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Autore: KwamiHunters    28/06/2019    4 recensioni
Dopo anni di lotte contro Papillon e Mayura, l'arrivo improvviso di una persona legata al passato di Fu aiuterà Ladybug e Chat Noir nella lotta contro il male. Riuscirà Gabriel ad ottenere i Miraculous per salvare la vita di Emilie?
Genere: Commedia, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Blind Hearts Saga'
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Capitolo 5 - Blind Hearts - KwamiHunters

 
 
 
Blind Hearts - Capitolo 6
 

 

Capitolo 6

*Dieci minuti prima nel covo di Papillon.*

Un rumore di ingranaggi preannunciò l’apertura della saracinesca esagonale ed una fioca luce iniziò ad entrare dal lucernario. Il profilo di un uomo alto e ben vestito si delineò grazie ai lampi del temporale che illuminavano a giorno il cielo notturno di Parigi.

Centinaia di farfalle bianche svolazzarono alzandosi nella stanza e crearono un turbinio tutto intorno a Papillon.

«Una giovane delusa da se stessa che non sopporta di aver ferito una persona che ama, toccante» esclamò soddisfatto. Poi aprì il palmo della mano e aspettò che una farfalla candida vi si posasse sopra. La coprì con l’altra mano e vi infuse il suo potere fino a farla diventare nera con leggere sfumature violacee «Vola mia piccola Akuma, trovala ed oscura il suo cuore».

 

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«Non è qui per te.»

«Marinette che ti prende?» domandò allarmato Chat tornando verso di lei.

La ragazza cercò di mantenere la calma e indietreggiando lentamente mise più distanza possibile tra lei e l’Akuma.

Chat Noir si posizionò davanti a lei per proteggerla e l’amica appoggiò la testa contro la schiena del giovane «Perdonami» mormorò e subito la farfalla smise di avanzare. Sembrò spaesata come se non avesse più alcun obiettivo, così lui ne approfittò per attaccarla.

«Cataclisma!» il Portatore del Miraculous del gatto nero caricò tutto il potere che aveva a disposizione nella sua mano e lo usò per distruggere la farfalla che si sbriciolò e divenne polvere all’istante.

Il giovane tirò un sospiro di sollievo e si voltò verso la ragazza che al contrario stava cercando di trattenere le lacrime. 

«Hey… che succede? Che è successo? Non capisco...»

Marinette abbracciò Chat e nascose il viso contro il suo petto cercando una risposta convincente.

«Non riesco a sopportare quando le persone che amo soffrono e tu… eri così triste. Non potevo vederti in quello stato» confessò senza però riuscire a guardarlo in faccia.

Il giovane arrossì a quelle parole: possibile che il motivo per cui Marinette non provasse più niente per Adrien dipendesse dal suo alter ego? In effetti si erano avvicinati molto negli ultimi mesi e le sue visite si erano intensificate parecchio ora che ci pensava, se le cose stavano così lui era diventato una specie di rivale di se stesso. Assurdo.

«Tu mi ami?» le domandò stupendosi che la voce a chiederlo fosse stata proprio la sua.

Marinette si irrigidì e prese leggermente le distanze, ma non alzò lo sguardo. Iniziò a giocherellare con i bordi della felpa stropicciandola in un profondo mutismo.

«Lo sai...» azzardò allora il biondino «trovo che tu sia una persona fantastica...»

«No!»

«No?» ripeté perplesso.

«Sono una persona orribile, ti ho appena messo in pericolo con quell’Akuma» mormorò sommessamente.

«Si sarebbe fermata» rispose lui convinto «L’ho vista io. Non ti avrebbe akumizzata, eri riuscita a controllare le tue emozioni. L’ho distrutta solo perché era pericoloso lasciarla andare in giro libera per Parigi». “E perché non avrei sopportato di rivedere Ladybug questa notte” pensò.

«Sono inutile» decretò lei «sei venuto a cercare conforto da me ed ho rischiato di combinare un casino».

«No, sono venuto a cercare conforto da te e tu sei riuscita a farmi stare meglio a tal punto che Papillon ha cercato di akumatizzare te e non me» scherzò lui.

«Non è divertente» lo rimproverò.

«Ma per me vuol dire tanto» affermò serio e nel farlo le alzò il mento per obbligarla o guardardarlo negli occhi «Non avrei mai pensato che qualcuno potesse tenere così tanto a me».

Marinette arrossì costringendosi ad attraversare la stanza per prendere più distanza possibile da lui.

«Non mi hai ancora rispos-…» il Miraculous emise un bip che avvertì il ragazzo che presto si sarebbe trasformato nuovamente.

«Devi andare» constatò Marinette grata di questa interruzione «Riesci a tornare a casa prima della fine della trasformazione? No, aspetta! Non dirmelo, è meglio che non lo sappia».

«Non ti preoccupare» la rassicurò «Farò mangiare il mio Kwami appena mi sarò trasformato, ho sempre dell’ottimo Camembert con me. Ti ho già raccontato di Plagg... è un tipo esigente».

«Facciamo così: scendo di sotto a prendere qualcosa anche per noi, nel frattempo puoi trasformarti e fargli recuperare le forze. Prometto di non entrare senza il tuo permesso».

Il giovane le sorrise e annuì, così lei uscì dalla stanza e corse al piano di sotto.

Si rinchiuse in bagno e il piccolo Kwami della coccinella sbucò dal cappuccio della sua felpa.

«Tikki, ho combinato un disastro!»

«Marinette è inutile piangere sul latte versato, ormai le cose sono andate così, cerca di tornare ad essere positiva e prova a far funzionare le cose.»

«Perché è venuto proprio da me? Mi sono sentita malissimo, hai visto quanto stava soffrendo, è stata tutta colpa mia.»

«Non c’era un modo carino per dirgli che doveva rinunciare a Ladybug» la confortò Tikki «Però mi è sembrato che il solo starti vicino lo facesse stare meglio».

«Sì, ma io mi sono sentita una traditrice, un’ipocrita! Come potevo consolarlo quando io stessa ho causato tutto questo.»

«Lasciarlo a piangere sul tuo terrazzo sotto la pioggia sarebbe stato crudele, hai seguito il tuo cuore e lo hai accolto nella tua casa per cercare di farlo stare meglio. Essere Ladybug e Marinette non è mai stato difficile come in questo momento, ma ricorda che stai facendo tutto questo per un bene superiore».

«Non mi sento un’eroina Tikki, non stasera.»

«Hai fatto quello che ti era possibile e non lo hai abbandonato, per Chat significa molto» il Kwami le diede un bacio sulla guancia «Hai problemi più importanti in questo momento».

La ragazza la guardò cercando di capire a che cosa si stesse riferendo.

«Credo che il gattino abbia travisato leggermente le tue parole» rispose l’altra ammiccando «Pensa che tu sia innamorata di lui».

Marinette sgranò gli occhi in preda al panico.


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Nel frattempo anche Adrien stava avendo una conversazione con Plagg, anche se questa sembrava essere a senso unico.

In un angolo della stanza Mullo era rimasto nascosto e ascoltava con interesse il loro discorso.

«Sto parlando da almeno cinque minuti… e tu hai finito il tuo formaggio da quattro… vuoi rispondermi?»

«Sto pensando» fu la risposta concisa del Kwami.

«Posso esserne messo al corrente? Presto Marinette sarà qui, perciò dobbiamo trasformarci».

«Perché sei venuto qui dopo il due di picche di Ladybug?»

«Devi davvero chiedermelo ora?» rispose a disagio.

«Voglio sentirlo dalla tua bocca» precisò Plagg.

«Non lo so, sono confuso» ammise Adrien sospirando sconsolato «Ho sempre visto Marinette solo come un’amica, ma mi sono reso conto che non l’ho mai trattata come meritava. Non dico di essere innamorato di lei, ma il modo in cui mi ha consolato prima… mi sono sentito bene abbracciandola. So che probabilmente ha passato lo stesso dolore che sto vivendo io con Ladybug, solo che nel suo caso la colpa è stata mia. Sento che devo rimediare, in qualche modo».

Plagg lo guardò scettico «Vuoi starle vicino per alleggerirti la coscienza?»

«Certo che no! Dico solo che non posso ignorare tutto quello che ho saputo e non darò più la sua amicizia per scontato. Ho sempre pensato che Marinette fosse fantastica, ma non avevo ancora capito quanto.»

«Però continuerai ad amare Ladybug» constatò il Kwami.

«Sì» rispose l’altro con voce sommessa.

«Potrebbe essere pericoloso».

«Qualunque cosa accada avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, ma cercherò di andare avanti. Ho promesso di farlo.»

Il piccolo gatto nero sorrise soddisfatto e con un ampio gesto teatrale indicò l’anello.

«Plagg, trasformami!»

 

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«Nathalie!» un urlo squarciò la tranquillità dello studio di Villa Agreste.

«Sì, Monsieur Agreste?»

«Sono appena stato testimone di un fatto piuttosto insolito» la informò meditabondo.

«Non è la prima volta che la signorina Dupain-Cheng sfugge alle mie akuma. Le sue emozioni sono molto intense, ma per qualche motivo riesce sempre a... contenersi».

«Non mi sorprende, grazie ai suoi finanziamenti la scuola ha reso obbligatori i corsi sulla gestione della rabbia e l’educazione affettiva per cercare di tenere i ragazzi al sicuro dalle loro emozioni negative» precisò la segretaria verificando ciò che stava dicendo sul proprio tablet per avvalorare le sue parole.

«Hai ragione, ma di solito l’akuma attende nei paraggi pronta a trovare qualche altro malcapitato, questa volta no» sorrise soddisfatto «È stata distrutta ancor prima che potesse lasciare la casa della ragazza. Chi potrebbe avere il potere per disintegrare qualcosa di così potente?» domandò retorico.

«Chat Noir?» esclamò sorpresa Nathalie.

«Esattamente» sogghignò «Vista la natura dei sentimenti che hanno destato la mia attenzione posso presumere che l’eroe di Parigi sia una persona molto vicina a lei. Sfrutterò la ragazza per arrivare a Chat Noir e gli altri Portatori, che cosa sappiamo di lei?»

Ci fu un attimo di silenzio in cui la donna continuò a pigiare sul touch screen del suo tablet.

«Marinette Dupain-Cheng, figlia di Tom Dupain e Sabine Cheng. Frequenta la stessa classe di suo figlio Adrien e sembrano essere buoni amici. È stata qui spesso per ricerche scolastiche e pomeriggi di studio. Ha vinto il concorso che ha indetto quattro anni fa nel loro istituto e Audrey Bourgeois ha espresso ammirazione per i suoi lavori proponendole uno stage a New York...»

«Ero presente all'offerta, sappiamo perché ha rinunciato?» la interruppe Gabriel.

«Da quanto ho capito non voleva allontanarsi dai suoi affetti e dai suoi amici» rispose pratica.

L’uomo annuì invitandola a continuare.

«È stata fotografata insieme ad Adrien durante la sua piccola fuga in occasione della proiezione di “Solitude”. Vestiva in modo davvero bizzarro» constatò ingrandendo l’immagine «Che cos’è, un pigiama?»

«Nathalie...» la riportò alla concentrazione il suo capo.

«Mi scusi Signore.... beh, non c’è molto altro: rappresentante di classe per quattro anni di seguito, da piccola ha frequentato corsi di ginnastica artistica ma non ha mai partecipato a nessuna gara perché spesso infortunata».

«Niente che mi interessi. Aggiornamenti recenti dalla sua scheda scolastica?»

«Risulta essere spesso in ritardo nonostante abiti vicino all’istituto, è sempre molto attiva nelle iniziative scolastiche. Sui suoi profili social pubblica foto con le amiche e si può facilmente evincere la sua passione per la moda. Sembra che stimi molto i suoi lavori».

«Interessante, potrà certamente tornarmi utile.»

«Inoltre ricorderà bene che è stata lei a riportarle il Grimorio dopo che Adrien lo aveva… smarrito».

«Bene, credo di avere un quadro abbastanza completo della situazione, prendi appunti su quanto sto per dirti, non tollererò errori!»

 

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Marinette salì le scale e quando arrivò in cima trovò la botola leggermente socchiusa. Lo interpretò come un "via libera" da parte di Chat Noir.

«Perché hai spento la luce?» chiese spostandosi un po' a tentoni «Se non fosse la mia camera mi sarei già rotta l'osso del collo».

«Ho pensato che se i tuoi fossero saliti non avrebbero gradito la mia presenza a quest'ora» rispose Chat improvvisamente alle sue spalle.

La giovane sobbalzò e rischiò di versare il bicchiere di latte che aveva portato con sé.

«Chat accendi la luce per favore, io non vedo al buio».

«Hai paura di me? Non ti va di giocare al gatto e al topo?» soffiò al suo orecchio facendola rabbrividire.

«Se hai così tanta voglia di scherzare credo che la mia presenza non ti sia più utile, perciò quella è l'uscita» chiarì indicando un punto alla cieca.

«Vorresti davvero cacciarmi con il tempaccio che sta imperversando lì fuori?» domandò iniziando a girarle attorno lentamente.

«Non è divertente Chat» esclamò lei cercando di trovare l'interruttore.

«Me ne andrò quando mi risponderai...»

«Non ti caccio, ma tu accendi la luce!» nel farlo riuscì finalmente a raggiungere il pulsante, ma prima che potesse premerlo il ragazzo appoggiò la mano sulla sua.

«Non è questa la domanda a cui mi riferivo» insistette serio «Che cosa intendevi quando mi hai detto che non sopporti veder soffrire le persone che ami?»

Marinette arrossí violentemente, rinunció ad accendere la luce pensando che un faccia a faccia sarebbe stato decisamente molto imbarazzante, poi realizzò che lui poteva vederla ugualmente, così si morse la lingua per non imprecare.

Tikki da dentro il cappuccio le diede delle leggere pacche sulla spalla, come a volerla incoraggiare.

«Non sopporto quando le persone a cui tengo soffrono» iniziò a precisare «i miei genitori, i miei amici, tu... mi faccio sempre coinvolgere troppo dalle situazioni e hai potuto constatarne i catastrofici risultati. È innegabile che provo un grande affetto per te» deglutí mordendosi poi il labbro inferiore «sto molto bene in tua compagnia, sei leale, coraggioso, sei l'eroe di Parigi» sorrise ancora «La mia è stima, fiducia, ti voglio bene Chat... ma non penso sia amore e per il mio e il tuo bene credo sia meglio così».

Il ragazzo sospirò, era davvero colpito dalle sue parole, lusingato anche, ma stava ricevendo un ipotetico due di picche anche da Marinette.

«Hai paura che Papillon possa farti del male?» le chiese sistemandole un ciuffo ribelle sulla fronte.

La ragazza sorrise tristemente «No, ho paura che potrei fartene io... non sono emotivamente stabile se non te ne fossi ancora reso conto».

«So che non lo faresti mai volontariamente.»

«Ci sono tante cose che non sai di me.»

«Beh, io ho un'identità segreta, vuoi davvero fare a gara? Sono certo che ti stupirei.»

Marinette alzò gli occhi al cielo divertita e più rilassata dopo quel chiarimento e Chat Noir decise di accendere la luce per porre fine al gioco.

«Per te» sorrise la ragazza porgendogli il bicchiere di latte ancora tiepido «I miei purtroppo erano in cucina, non sono riuscita a prendere di meglio».

«Della bottiglia di Vodka alla pesca nascosta tra i ritagli di stoffa cosa mi dici?» chiese con indifferenza mentre sorseggiava innocentemente il liquido bianco.

«Non è mia... è di Alya» ci tenne a precisare «L'ha portata l'ultima volta che lei e le mie compagne di classe sono venute a dormire da me e l'ha dimenticata» si giustificò «Certo che sei proprio un gatto curioso... chi ti ha dato il permesso di ficcanasare tra le mie cose? Stavi cercando un gomitolo di lana?»

«Ho fiuto per certe cose» rispose premendo leggermente un polpastrello sul suo naso «non sono un impiccione».

Marinette dondoló sul posto a disagio e decise che non avrebbe sopportato un altro terzo grado, di qualunque genere fosse. Si avvicinò alla finestra e controllò come fosse messo il tempo atmosferico, ma sembrava che il temporale non avesse intenzione di cedere.

«Puoi restare qui fino a quando non migliorerà un po'» decretò Marinette «a patto che tu non faccia o dica altro di sconveniente».

«Posso provarci» affermò alzando le spalle poco convinto. Poi si fermò e mosse le orecchie captando qualcosa «Credo stia salendo tuo padre».

«Ok, niente panico!» bisbigliò «Tu dentro l'armadio!»

Chat si rannicchió sul fondo mentre la ragazza socchiudeva le ante, poi corse a rotta di collo verso il suo letto cercando di fare il meno rumore possibile.

Si tolse la felpa e la lanciò sulla chaise longue e Chat Noir poté ammirare il corpo della ragazza coperto da un ridicolo strato di stoffa. Cercò di non muoversi in quello spazio angusto, ma spostò le mani puntellandosi per cercare una stabilità maggiore. Nel farlo urtò leggermente una scatola di cartone, il coperchio si aprì leggermente e lui riuscì a scorgere una sua foto. Era piuttosto sicuro che si trattasse di una vecchia pubblicità per un profumo e gli sembró di ricordare che fosse stata tra quelle appese. 

«Piccola tutto bene?» domandò Tom facendo capolino dalla botola con la testa.

«Sì papà» pigolò l’altra a mezza voce.

«Ultimamente sei sempre molto stanca, mi stupisce che tu non riesca a dormire» rispose l’altro in tono preoccupato.

«Non è niente, tranquillo» lo rassicurò sperando che se ne andasse in fretta senza scoprire l’ospite nel suo guardaroba.

«Perché non organizzi una serata con le tue amiche questo fine settimana? Ti farà bene svagarti un po’».

«Ottima idea papà, domani proverò ad organizzare qualcosa, grazie».

Chat Noir sapeva che Marinette stava sorridendo anche senza vederla. Si sentiva di troppo in quel momento, stava invidiando in qualche modo il rapporto che padre e figlia avevano, così lontano dalla sua realtà. Sapeva però in cuor suo che quella avrebbe dovuto essere la normalità e sperava che un giorno anche suo padre si sarebbe preoccupato per lui a quel modo.

«Preparerò macarons, croissant, soufflé...»

«Papà!» lo interruppe ridendo per frenare il suo entusiasmo «non è necessario».

«Ne parleremo domani» rispose l’uomo «prova a dormire ora. Buona notte piccola mia».

«Buona notte.»

Chat trattenne il respiro aspettando pazientemente che la botola si richiudesse. Attese in silenzio fino a quando non sentì Marinette che in punta di piedi scendeva dal letto per tornare da lui.

Il temporale all’esterno imperversava ancora, così pensò che poteva sfruttare il tempo che gli restava per capire qualcosa in più dei reali sentimenti della ragazza in quel momento.

Quando la giovane aprì le ante con movimenti misurati per evitare di farle cigolare, si ritrovò ad osservare il ghigno divertito dell’eroe di Parigi che ammiccando verso la foto che aveva trovato la scrutava in modo malizioso.

«Devo ammetterlo Marinette, non mi sarei mai aspettato di trovare nascosta una cosa del genere» la provocò restando sul vago.

«Beh, c’è chi ha degli scheletri nell’armadio, io preferisco infilarci gatti randagi e modelli» rispose sperando di mantenere la conversazione su toni giocosi.

«Siete in classe insieme giusto? Mi sono sempre chiesto se quel ragazzo è tanto perfetto come sembra» buttò lì per iniziare una conversazione.

«Adrien è molto più che perfetto» mormorò lei sovrappensiero mentre davanti alla finestra guardava il profilo di Parigi bagnato dalla pioggia.

Il giovane arrossì sotto la maschera, era lusingato dal commento così spontaneo che era sfuggito da quelle labbra color pesca.

«Non lo stai idealizzando un po’ troppo? È pur sempre una persona, avrà qualche difetto» Chat si diede mentalmente del cretino, sembrava stesse cercando di sabotarsi da solo.

La giovane si voltò con un’espressione seria in viso «È evidente che non lo conosci o non penseresti mai qualcosa di simile su di lui. Non solo è il migliore della classe, ma segue un sacco di attività extra: pianoforte, lezioni di cinese, scherma; per non parlare del suo lavoro da modello. Tutti i miei compagni lo adorano, è sempre gentile, altruista e attento agli altri. L’unico difetto che potrei attribuirgli è la sua bontà» rispose meditabonda e il Portatore del miraculous del gatto la guardò corrucciato.

«Che intendi?»

«Voglio dire che è fin troppo buono. Molti se ne approfittano. Chloé ad esempio: prima che diventasse Queen Bee e che iniziasse a maturare non si faceva riguardi ad usarlo per raggiungere i suoi scopi. In realtà sono contenta che siano amici, sono certa che senza la sua presenza Chloé sarebbe decisamente diversa da com’è ora».

«Sembra… speciale» azzardò sentendosi sempre più lusingato da quello che la ragazza gli stava confessando senza filtri.

«Lo è» sorrise per poi rattristarsi all’improvviso «Sai...» azzardò fermandosi subito, come se fosse combattuta nel dire ad alta voce quello che stava pensando «La sua situazione familiare non è delle migliori, sua madre è scomparsa prematuramente e suo padre, beh per quanto lo apprezzi come stilista non ho mai sopportato i modi freddi e distaccati con cui lo tratta. Ogni volta mi si stringe il cuore» confessò «Eppure Adrien lo rispetta e dimostra sempre molto affetto nei suoi confronti, fa qualunque cosa per non deluderlo. Ho visto spesso solitudine e tristezza dietro ai suoi occhi, ma nonostante questo appena qualcuno gli si avvicina sorride e si dimostra sempre gentile e disponibile».

Chat Noir deglutì reprimendo il groppo in gola che parola dopo parola gli si stava formando. Marinette doveva averlo osservato a lungo per cogliere ogni più piccola sfumatura e lui si sentiva uno stupido per essersi accorto di lei solo ora.

«A volte vorrei scuoterlo: vorrei dirgli che uscire dagli schemi è salutare, che urlare per sfogarsi è giusto e che non deve sempre compiacere il mondo. Dovrebbe essere più egoista e pensare almeno un po’ a se stesso».

Il ragazzo sentì un calore all’altezza dello stomaco che lo fece agitare. Aveva l’impulso di annullare le distanze che c’erano tra loro e di stringerla tra le sue braccia. Di rifugiarsi nuovamente in quel mondo dal profumo di burro e zucchero.

L’insicurezza però lo tradì e per l’ennesima volta sentì di avere bisogno di una conferma. Doveva essere sicuro al cento per cento, perché perdere Marinette sarebbe stato un errore imperdonabile.

«Sei innamorata di lui?» riuscì a chiederle dopo un po’.

«Geloso?» rispose lei stringendosi nelle spalle continuando a guardare fuori dalla finestra.

«Dopo tutto quello che hai detto di buono su di lui non potrei mai competere» scherzò «So riconoscere una sconfitta e tu sembra abbia trovato il principe azzurro che meriti».

«Non ho mai voluto un principe azzurro» sorrise Marinette guardandolo finalmente in viso «Le fiabe sono sopravvalutate ed io, per quanto potrò mai desiderarlo, non potrei mai stare al suo fianco».

Chat corrucciò la fronte leggermente preoccupato per quest’ultima affermazione «Perché?».

«Non sarò mai alla sua altezza» disse alzando le spalle con noncuranza «Sono imbranata, goffa e pasticciona. Gli arrecherei un danno d’immagine non indifferente e poi sarei solo un peso. Lo deconcentrerei dagli studi e da tutte le sue attività. Per questo ho deciso da un po’ di metterci una pietra sopra. Essergli amica è già un enorme privilegio per come la vedo io».

Il giovane si lasciò sfuggire uno sbuffo contrariato «Hai deciso tutto a priori, non lo hai minimamente coinvolto. Potrebbe essere innamorato perso di te e tu hai rinunciato ancora prima di metterti in gioco». 

Marinette lo guardò un po’ delusa e con sguardo triste «Se pensi che non mi sia mai messa in gioco ti sbagli di grosso. Ho affrontato le mie paure più grandi pur di stargli vicino e di poter essere per lui qualcuno su cui poter contare. L’ho amato in silenzio per anni ricevendo in risposta candidi sorrisi e pacche sulle spalle. Non mi sono arresa con lui, ho semplicemente capito che se in tutto questo tempo non gli è mai balenata nemmeno per un secondo l’idea che potesse esserci un “noi”, forse non era destino».

Chat sentì la gola secca e fece fatica a sostenere quello sguardo. Per l’ennesima volta quella sera si sentì davvero stupido.

«Scusa, ma sono stanca» disse la ragazza cercando qualcosa nell’armadio fino a quando non estrasse una coperta e una mantellina dall’armadio «Puoi dormire sulla chaise longue e se quando deciderai di andare dovesse ancora piovere potrai ripararti almeno un po’ con questa».

«Grazie» mormorò mentre poco convinto prendeva gli oggetti che gli stava porgendo «Io non volevo...»

«Non ha importanza» rispose lei scrollando la testa per poi tornare a sorridere come suo solito. Allungò una mano verso il viso di Chat accarezzandogli delicatamente il viso, poi si sporse verso di lui in punta di piedi e lo baciò su una guancia «Buona notte».

Il ragazzo la guardò salire le scale e stendersi nel suo letto. Sospirò e con le farfalle ancora in subbuglio nel suo stomaco le augurò a sua volta la buona notte.

Quando Marinette si svegliò, tardi come al solito per la scuola, non trovò il gatto nero appallottolato sulla chaise longue e forse in parte un po’ le dispiacque. Tikki le ronzò intorno augurandole il buongiorno e le portò un bigliettino lasciato dal suo ospite: «Grazie per esserti presa cura di me, sei meravigliosa. C.»

Mullo rise vedendo le gote della sua Portatrice imporporarsi «Che tu sia Ladybug o Marinette non ha importanza, è evidente che abbia una cotta per te».

 




 

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Note dell'autrice 
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui, fatemi sapere cosa ne pensate e se non volete perdervi gli aggiornamenti vi consiglio di aggiungere me o la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.

Chat Noir colpisce ancora! Chissà come si evolveranno le cose tra loro.
Che cosa starà tramando Papillon? Guai all'orizzonte!



Ancora grazie a tutti!
A presto! KwamiHunters
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