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Autore: queenjane    29/06/2019    2 recensioni
Su Nicola II e sua moglie Alessandra, uno spaccato, cercando di ignorarne la tragica e nota fine, fin dal principio, luci e ombre, dl testo "..Prima della vestizione aveva pianto, per la tensione, la stanchezza, il nervosismo, ma era orgogliosa e felice mentre si avvicinava all’altare, un mazzo di rose e mirto tra le dita, sorrideva a Nicola che ricambiava di rimando, erano una coppia innamorata e felice.
La cerimonia si tenne nel primo pomeriggio, seguì un lungo banchetto e poi gli sposi si ritirarono, che lei aveva il mal di testa. La mattina dopo lei scrisse sul diario che mai avrebbe creduto che ci potesse essere una felicità così completa al mondo, un tale senso di armonia tra esseri mortali, lo amava, quelle parole raccoglievano in sé tutta la sua vita"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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La sua nascita ebbe luogo il 16 maggio 1868, evento annunciato da colpi di cannoni dalla Fortezza dei Santi Pietro e Paolo, a San Pietroburgo, capitale del regno di tutte le Russie.
Era il figlio dello zarevic Alessandro e di sua moglie Maria, principessa di origini danesi, che in principio doveva sposare Nicola, fratello di Alessandro, tranne che il ragazzo era morto giovane e Alessandro si era trovato erede al trono, con una fidanzata già assegnata.
La loro unione fu lunga, feconda, fedele.

Nella capitale, si stapparono vodka e champagne.
 
I Romanov avevano un nuovo discendente, ottima cosa ma i più superstiziosi rilevarono che la data fosse di cattivo auspicio,infatti,  il 16 era il giorno di San Giobbe, il più sventurato tra i santi ortodossi.

Il bambino venne chiamato Nicholas, come il bisnonno e il fratello premorto di Alessandro, e il suo nomignolo per gli intimi era  Nicky.
Lo zar Alessandro II, suo nonno,  era detto il sovrano liberatore,che aveva abolito la servitù della gleba, aveva fede nel progresso, peccato era morto giovane, in un attentato, nel 1881.

La sua agonia fu lenta e penosa, raccontò attento e preciso, dopo,  Nicky, le urla, il sangue che impiastrava le mani, gli arti staccati dal colpo della bomba, lui era presente e stupito di spartire la infausta tradizione dei Romanov di morire nel sangue piuttosto che tranquilli nel proprio letto (un presagio? Lui non avrebbe fatto eccezione).

Noi prenderemo seriamente i destini del nostro impero, che da ora in avanti saranno discussi solo tra noi e Dio”, dichiarò Alessandro III salendo al potere, nel 1881, sua legge erano il ferro ed il sangue, non conosceva alcuna misericordia, non voleva conoscerla, stante la tragica fine di suo padre.

Sua moglie, Maria, dimostrò talento nel predisporre grandi feste, circondata da un cercle mondano e spassoso, chic e curata, era sempre all’ultima moda. Invece il marito era assai più parco, agli intrattenimenti scintillanti organizzati dalla consorte preferiva la vita in famiglia.
 Lavorava come un amanuense certosino alla scrivania, studiando tutti i documenti che affluivano da ogni angolo dell’impero.
Massiccio e altissimo, poteva piegare a forma di ferro di cavallo una forchetta per divertire i figli e i suoi sbuffi risuonavano come una stufa scoppiettante.


Lo  zarevic e i suoi fratelli crebbero in modo duro e spartano, a titolo di esempio era frugale il sonno in un duro lettino da campo come il cibo, una volta si mangiò l’interno di cera di un crocifisso d’oro donatogli per il battesimo, al cui interno vi era un asserito frammento della vera croce, per la fame, trangugiò tutto. Si vergognava, ma era buono, ammise poi.


Nel 1884, uno zio di Nicola, Sergio, sposò Elisabetta d’Assia, tra le damigelle vi era la sorellina di lei, Alix, che contava 12 anni, lo zarevic 16.
Nicky annotò nel suo diario che aveva cenato vicino ad Alix e che gli piaceva moltissimo.
Elisabetta sposò il granduca Sergio nella cappella del Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo, la sua sorellina era vestita di bianca mussola, una acconciatura di rose sulla testa.
Alix disegnava abiti da sposa nel suo diario, lei era la nubenda, Nicky annotava  che, in ogni occasione, si sedeva vicino a lui, giocando e correndo nel giardino, scambiando fiori e parole, scrivendo addirittura i loro nomi sulla mensola di una finestra. Si amavano, scrisse Nicola, un tenero ed ingenuo sentimento.



Comunque, Nicky era cresciuto, giovane e snello, con appena un accenno di barba, ora prestava servizio negli ussari,  cene e balli e feste, un flirt con la ballerina Ksensiskya e via dicendo.. Le sbornie erano solenni e rinomate, giocavano ai lupi, ovvero i giovani ufficiali pascolavano a carponi nelle sere estive, lappando le botti di vino e chiaretto che i premurosi valletti rovesciavano loro addosso. Il risultato erano inaudite sbornie e emicranie il giorno successivo. 


 E nel 1889 lo zarevic aveva ritrovato Alix d’Assia, alta, sottile e avvenente, dai bei capelli color oro fulvo, che soggiornava di nuovo in Russia, dalla sorella, ma quel crescente e rinnovato affetto incontrava l’ostilità dell’imperatrice madre, che disapprovava, un conto gli sfoghi ed i flirt giovanili, altro le nozze dell’erede al trono, che ben  poteva trovare di meglio rispetto alla figlia timida e sgraziata di un oscuro granduca... In termini di rango e prestigio..
Nicky pensava alla ballerina, a Alix e … alla principessa E., scoprendosi “infiammabile”, e rifletteva sulla stranezza del cuore umano, che oscillava come un periscopio.
Era giovane e lo zar suo padre lo preparava poco ai futuri compiti, il Grand Tour, compiuto nel 1890 fu una occasione di svago in Oriente, vi furono molte bisbocce ma poco studio, un gioco goliardico, non la seria osservazione sui luoghi e i costumi  che era la ragione ufficiale.
In Giappone, lo zarevic fu vittima di un tentativo di agguato, da cui ricavò una cicatrice sulla fronte e una eterna antipatia per i musi gialli, una definizione spregiativa per i giapponesi.
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Nello specifico, colei che faceva battere il cuore del giovane zarevic era nata come Alix d’Assia e del Reno, sestogenita del granduca Luigi e di Alice d’Inghilterra, figlia di Vittoria, Regina di Gran Bretagna e Irlanda, poi imperatrice delle Indie.
Vantava illustri ascendenze, da Carlo Magno, a Elisabetta di Ungheria, passando per Maria di Scozia,  e di  tale retaggio sarebbe sempre stata orgogliosa.
 
Alice d’Inghilterra si era sposata nel luglio 1862, appena sei mesi dopo la morte del Principe consorte, Alberto di Sassonia Coburgo,l’amato marito tedesco di Vittoria.  
 La Regina, da allora in avanti cominciò a vestire  sempre di nero, uniche concessioni al colore una candida cuffietta sopra la pingue faccia e qualche gioiello d’oro.
 
Un testimone riferì che pareva più la celebrazione di un funerale piuttosto che di uno sponsale, tutti piangevano e all’uscita dalla chiesa scoppiò un temporale apocalittico.
Un tragico monito per una delle più sventurate famiglie reali della storia.

La corte degli Assia non era ricca e le continue guerre nel corso degli anni successivi, come quella dei ducati del 1864, contro la Prussia nel 1866 e via di seguito, ne ridussero ancora di più le sostanze.

La famiglia granducale era tuttavia in continua espansione, così che per risparmiare Alice allattava lei stessa i suoi bambini, ne riciclava i vestiti, le vacanze erano Inghilterra, ospiti della regina Vittoria, tranne che i soldi per l’acquisto di treni e navi dovevano essere accantonati con largo anticipo.
 Non  concedeva agi o mollezze, così come prescriveva la sua rigida educazione  ma nel contempo faceva di necessità virtù. I suoi bambini facevano bagni in acqua fredda, mangiavano porridge e mele al forno.

Dura e inflessibile, sosteneva che la vita era fatta di doveri, non di piaceri, che "la felicità non appartiene a questo mondo”, frase che ripeteva spesso, per prepararsi alla malasorte ma così non era, quando giunse era un mero pro forma.
Nel 1873 morì il più piccolo dei suoi figli maschi, Frittie, di tre anni appena per le conseguenze di una caduta.
Anche se  il bimbo riprese conoscenza, le complicanze dell’emofilia di cui soffriva ne causarono il decesso.
Alice non si riprese mai dalla morte di Frittie, scriveva a sua madre di essere lieta di avere una piccola immagine colorata del suo tesoro, ma si sentiva  più triste che mai e le mancava  fino allo spasimo, continuamente, sognava il paradiso con il suo bimbo e il padre morto troppo presto.
Quella tragedia la segnò,ineludibile,  da quel giorno Alice d’Inghilterra non rise quasi più, mentre aumentava la distanza con il marito Luigi, ritenuto dalla moglie farfallone e distratto.
 
L’eterna mancanza di mezzi finanziari, la gestione della Casa reale e del Granducato (erano saliti al trono nel 1876) esaurirono ancora di più la principessa inglese, che cercava ristoro nei libri  e nella musica e nelle lunghe conversazioni con il teologo Strauss, creando non poco scandalo intorno a lei, la definivano atea, se non libertina.
Si preoccupava di tutto e tutti, cercava di fare del proprio meglio.
Sempre tesa e preoccupata, cercava di  soccorrere gli afflitti e aveva sempre un rimprovero per il marito, così Alix ricordava sua madre, anni dopo, aggiungendo che aveva perso la salute in giovane età, cosa che poi accadde alla sua piccola figlia.
 
Gli eventi precipitarono nel dicembre 1878.
Morì di difterite, dopo avere seppellito la figlia più piccola Maria.
Lasciava un  vedovo e cinque figli, la più grande aveva 15 anni, Alix solo di 6.
 
La bambina, chiamata Sunny, ovvero "Raggio di Sole", in famiglia per il suo carattere vivace ancorché timido, divenne sempre più malinconica e triste, sviluppando un grande attaccamento verso il padre Luigi e il fratello Ernie, nomignolo di Ernesto Luigi.
 
La regina Vittoria, detta “Granny”, o “Gangan”, si occupò sia da vicino che da lontano dell’educazione della bambina, di cui lodava lo splendido aspetto e cercava di indurla ad acquisire maggiore fiducia in sé stessa, invitandola a fare discorsi dinanzi a un circolo di sedie vuote, o suonare il pianoforte dinanzi a più di due persone.
Cardini educativi della giovane principessa furono l’impegno, il ferreo senso della morale, l’abnegazione, l’imperativo che non bisognava mai cedere né moralmente né spiritualmente.
 
La sua bionda avvenenza e la sua incantevole timidezza colpirono il giovane zarevic.

Dopo il soggiorno di Alix in Russia nel 1889, i due giovani svilupparono una corrispondenza per il tramite della granduchessa Ella, sorella di Alix e zia acquisita di Nicola, che divenne sempre più appassionata negli anni.
 
Il matrimonio del futuro zar di Russia non era solo un affair di cuore, sottolineava Alessandro III, occorreva che la sposa portasse un ottimo nome, una buona dote e ricche alleanze.
Per quanto nipote della regina Vittoria, dal 1876 imperatrice delle Indie, la giovane Alix  era  solo la figlia di un piccolo granduca, di scarsi mezzi e fortuna.
Per quanto avvenente, la sua timidezza poteva essere un freno nella vita dell’alta società, considerato l’impegno mondano in cui si erano profuse le ultime imperatrici russe.
Che la giovane fosse colta, educata, pia e di inoppugnabili costumi non pareva interessare nessuno tranne che Nicola.
Principe cui erano proposte varie candidate, possibili unioni che per un motivo o l’altro non si completavano, come la principessa Elena di Orleans o Margaret di Prussia.

Verso la metà del 1893 la salute di Alessandro III cominciò a declinare e le lettere tra i giovani conobbero un nuovo slancio.
Tuttavia vi era una questione, la sposa dello zar doveva essere di credo ortodosso  ma Alix era di fede luterana, occorreva che si convertisse, come avevano fatto tante altre principesse prima di lei.
 
“.. Mio caro Nicky, cerca di capirmi, sai quello che provo per te.. ma questo fatto mi tormenta e mi rende infelice …. Non posso agire contro la mia coscienza e mutare credo religioso, sarei afflitta per tutta la vita. Come potrebbe essere felice una unione che inizia senza la benedizione di Dio? È un peccato cambiare la religione in cui sono cresciuta e che amo, perderei la pace e sarei una compagna indegna, di nessun aiuto nelle difficoltà della vita…”
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 Nel mese di aprile 1894 Nicola si recò a Coburgo per le nozze di Ernesto, il nuovo Granduca di Assia, amato fratello di Alix,  essendo il loro padre Luigi morto nel 1892, dopo una vita di scandali e illusioni mancate.
Nicholas aveva il permesso di proporsi, tuttavia, ove lei lo avesse rifiutato, si sarebbe messo l’anima in pace e avrebbe cercato altrove.
La sposa, Vittoria Melita di Edimburgo, era molto graziosa, faceva una splendida figura con Ernie, era un accordo, non un amore, lui era omosessuale, lei era innamorata di un altro, tranne che le attenzioni erano rivolte a Alix e a Nicola.
Lui si propose e lei rifiutò, in lacrime.
 
Tuttavia, il loro comune cugino, Guglielmo, detto Willy, imperatore di Germania dai folti baffi e dalla radiosa risata, si mise in mezzo, come la granduchessa Elisabetta, sorella di Alix e zia acquisita di Nicola, che aveva sposato uno dei fratelli dello zar Alessandro III, ovvero Sergio.
Il cugino Willy convinse Nicola a riprovare, poi parlò alla “cara Alix”, rilevando che era una grande occasione e Elisabetta rincarò la dose, evidenziando i punti di contatto tra il credo luterano e quello ortodosso.
Era inutile che facesse la martire, la vita era già un duro affare e ormai aveva quasi 22 anni, rischiava di rimanere zitella, la assediarono con quei discorsi e la ragazza un poco piangeva e un poco rideva..
Si voleva solo far convincere e recitare la martire.

Non era affatto una stupida e comprese che quella era davvero la sua ultima occasione.
Il giorno dopo, Nicky si propose di nuovo e lei accettò,tra lacrime e preghiere,  cosi che furono fidanzati, in modo ufficiale,  la sua felicità era palese, era vestita di grigio fumo e tra rose e lillà Nicola la baciava, si sarebbero sposati, aveva il suo lieto fine, al dito il suo anello di fidanzamento con le perle rosa e in testa un suntuoso elenco di gioielli da chiedere.
Amava sia perle e zaffiri come rubini e smeraldi e ametiste, la futura suocera chiedeva di scegliere tra una di quelle gemme, la cara Alix precisò di non avere preferenze, che tutte erano gradire, fin da principio apparve avida e smaniosa.
Molti anni dopo, Alix rievocava quei giorni di primavera, i lillà e i baci di Nicola, il vestito che indossava,  la trepida felicità di quei giorni.
Da figlia di una nullità o quasi in termini araldici, dopo avere rifiutato proposte più o meno prestigiose, sarebbe divenuta imperatrice di Russia, signora di un sesto delle terre emerse, ricca, riverita e potente, sposata all’uomo che amava.
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Quell’estate, Nicola raggiunse Alix che faceva le sue vacanze in Scozia, studiava il russo e il credo ortodosso in vista della sua conversione.
Nicky raccontò alla sua fidanzata della relazione intrattenuta con la ballerina, che tra loro non dovevano esservi segreti
Una rivista inglese, “The Lady”, in un numero uscito nel luglio 1894, dichiarava, come molti testimoni, che il loro comportamento era tale da far apparire che il loro era un matrimonio d’amore.
Alix era ferrea nel senso della morale, non tollerava che una donna sposata avesse relazioni, mentre una etoile era ammissibile che fosse di facili costumi, uno scapolo doveva pur sfogarsi.
Alix era bella e fredda e timida, così timida che il suo disagio e la sua goffaggine passavano per alterigia e freddezza e noncuranza.


Nell’autunno 1894, la salute dello zar Alessandro III peggiorava di ora in ora, era a Livadja, in Crimea, i medici erano costernati, incerti i ministri, lo zarevic in attesa dell’arrivo della fidanzata.

Non sono pronto, disse Nicholas,  nella camera ardente, lo zar suo padre spirato da poche ore, era il 10 novembre 1894 e adesso era lui lo ZAR, supremo autocrate di tutte le Russie, e si chiedeva cosa sarebbe stato di tutti loro, non sapeva governare o parlare con i ministri, diceva,sono il sovrano ma senza idea di come agire.
E sorsero i dubbi, leciti, se entrava in crisi per organizzare i funerali del padre, come se la sarebbe cavata a governare la nazione?
Alla fine la salma del defunto giunse, dopo un lungo viaggio, nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo, dopo un trasporto in ferrovia, i funerali si tennero tra incenso, preghiere e centinaia di candele e canti ..
 
Lei si convertì alla religione ortodossa, assumendo il nome di Alessandra Feodorovna, devota credente.
 

Non fu a favore di Alessandra giungere dietro a una bara, quella dello zar Alessandro III, e sposarsi pochi giorni dopo, la chiamavano per quello la sposa in lutto . Per i più, avrebbe portato solo lutti e devastazione. 

Il 26 novembre 1894 lo zar Nicola II sposò Alix, pardon Alessandra, ornata di seta candida e oro e diamanti e piume.
 

Suo fratello Ernie l’aveva accompagnata all’altare, scortandola attraverso una galleria umana di uniformi e abiti di lusso inaudito, che la scrutavano in ogni minimo particolare.
Prima della vestizione aveva pianto, per la tensione, la stanchezza, il nervosismo, ma era orgogliosa e felice mentre si avvicinava all’altare, un mazzo di rose e mirto tra le dita, sorrideva a Nicola che ricambiava di rimando, erano una coppia innamorata e felice.
La  cerimonia si tenne nel primo pomeriggio, seguì un lungo banchetto e poi gli sposi si ritirarono, che lei aveva il  mal di testa. La mattina dopo lei scrisse sul diario che mai avrebbe creduto che ci potesse  essere una felicità così completa al mondo, un tale senso di armonia tra esseri mortali, lo amava, quelle parole raccoglievano in sé tutta la sua vita.
Era tenera e feroce, la figlia di un drago.
Inesorabile verso la rovina.
E anni dopo Alix avrebbe sempre rievocato quei giorno di primavera a Coburgo,  i dolci baci che aveva sognato e desiderato da “Nicky” per lunghi anni, conservava il vestito grigio che indossava e i fiori rosa che avevano raccolto in romantiche passeggiate.
Tutto per lui e con lui.

 
   
 
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