2. Tyrion & Jaime
“Come ti hanno trovato?”, disse Tyrion entrando sommessamente nella tenda dove Jaime era stato incatenato, ancora una volta da solo. In effetti quella situazione gli fece venire in mente i tempi in cui era prigioniero di Robb Stark. Tante cose erano cambiate da allora, il Giovane Lupo era morto e con lui una moltitudine di altri uomini, ma lui era ancora lì ed era di nuovo ai ceppi. Trovò in tutto ciò persino un pizzico di ironia.
Per rispondere al fratello, Jaime sollevò la mano dorata. Tyrion rinvenne e sospirò.
“Hai mai pensato di togliertela?”.
“Una volta Cersei mi disse che ero il più stupido dei Lannister”.
Jaime non era il più stupido dei Lannister. Era, forse, solo il più impulsivo, soprattutto se confrontato con le menti lucide e manipolatrici di Tyrion e Cersei. Per non parlare di suo padre Tywin.
“Eppure stai tornando da lei”. Le parole di Tyrion arrivarono alle sue orecchie non come un rimprovero, bensì come una sorta di supplica: voleva che ci ripensasse. E sembrava esserci dell’altro…
“Sono stato io a difendere Approdo del Re l’ultima volta, posso dirti con certezza che domani la città cadrà. E Cersei morirà”, proseguì il Folletto.
“L’hai già sottovalutata in passato”.
“Morirà comunque. A meno che tu non la convinca a cambiare i suoi piani”. Nel dire ciò, Tyrion estrasse dalla tasca una piccola chiave, che Jaime capì subito essere quelle delle sue manette. I suoi occhi, scuri e asimmetrici, erano sempre più supplichevoli.
Jaime si stupì ancora una volta dell’astuzia di suo fratello, ma non arretrò di un centimetro sulla sua posizione. “Quando mai sono riuscito a convincere Cersei a fare qualcosa?”, disse con un ghigno intriso di divertimento e amarezza allo stesso tempo.
“Provaci ancora, un ultima volta. Ora ha un motivo per ascoltarti, anzi ce l’avete entrambi. Fallo per l’innocente che porta in grembo”.
“Le cose più orrende Cersei le ha fatte proprio per i suoi figli”. L’espressione di Jaime mutò, divenendo terribilmente cupa. Anche lui, inevitabilmente, pensava a Joffrey, a Tommen, a Myrcella. Anche lui, durante il lungo viaggio che li aveva portati a quella guerra, aveva perso tanto.
Tyrion gli si avvicinò di qualche passo e Jaime sentì una nuova sfumatura farsi largo nella sua voce: la paura.
“Allora scappate, scappate insieme. Se continui a scendere le scale sotto la Fortezza Rossa, arriverai ad una spiaggia: lì ci sarà una barca a remi ad aspettarvi. Vi porterà a Pentos”. Jaime ascoltò quelle indicazioni con gli occhi spalancati.
“Iniziate una nuova vita nel continente orientale. Promettimi che lo farai, Jaime”.
Lo Sterminatore di Re guardò per qualche istante il suo piccolo fratello, che continuava a ravvivare il barlume di speranza che ormai si era acceso dentro di sé.
“Hai la mia parola”.
Tyrion parve sollevato quando udì quelle parole, dunque si adoperò per liberarlo. “Se il piano funziona, dà l’ordine di suonare tutte le campane: per Daenerys sarà il segnale che Approdo del Re si è arresa”.
“La tua regina ti ucciderà per questo”.
“Se dovesse riuscire a conquistare il Trono senza inutili spargimenti di sangue, forse risparmierà la vita a colui che ha reso possibile la cosa. E se pure dovessi morire? La vita di migliaia di innocenti per quella di un nano non esattamente innocente, mi sembra uno scambio equo”.
Jaime non seppe cosa rispondere, quindi tacque. E pensava che anche Tyrion sarebbe rimasto in silenzio prima di uscire dalla tenda. Ma poi il fratello lo sorprese ancora una volta, un’ultima volta.
“Senza di te non sarei sopravvissuto neanche alla mia infanzia”.
Jaime alzò gli occhi e incontrò quelli di Tyrion. Erano lucidi. Le parole gli stavano morendo in gola, ma trovò la forza di farle uscire.
“Certo che lo avresti fatto”. Il Folletto scosse il capo.
Per qualche assurda ragione, Tyrion pensò a Tysha. Aveva sempre provato una punta di rancore nei confronti di Jaime, per avergli fatto credere all’amore laddove non ce n’era traccia. Ma crescendo, aveva capito che l’aveva fatto per un solo motivo: perché gli voleva bene. Era l’unico ad avergli voluto bene ed era l’unico a volergliene ancora.
“Sei stato l’unico che non mi ha mai trattato come un mostro. Eri tutto ciò che avevo”.
Era nato col fardello di aver condotto alla morte sua madre Joanna. Suo padre e sua sorella lo avevano odiato fin dal primo momento. Joffrey lo aveva umiliato pubblicamente in più occasioni. Shae lo aveva illuso per poi tradirlo a bruciapelo e gettarsi nel letto di suo padre. Sansa lo aveva sposato con le lacrime agli occhi e mai gli aveva permesso di diventare suo marito. Gli altri cortigiani lo disprezzavano da sempre ed altre persone avevano persino provato ad ucciderlo. Ma Jaime…Jaime era l’unico ad essere rimasto dalla sua parte, dal primo giorno fino ad allora.
I due infine si sciolsero in un abbraccio liberatorio, che aveva infiniti significati.
Tyrion, abituato a godersi la vita tra vino, donne e lusso, non sorrideva più da tempo immemore e stava ancora cercando il suo posto nel cuore dell’ennesima donna, Daenerys, che amava senza essere corrisposto. In più, si sentiva tremendamente invecchiato e stanco del mondo intorno a lui.
Jaime aveva perso quasi ogni traccia del vecchio se stesso: forte, affascinante, orgoglioso e sbeffeggiatore. Adesso era un uomo sfinito, privato di tutte le certezze. Quelle certezze che si materializzavano nella mano destra che gli era stata tagliata. La mano della spada. La mano che aveva trafitto il Re Folle rendendolo famoso in tutti i Sette Regni.
Si abbracciarono a lungo e con le lacrime agli occhi. Poi si separarono, Tyrion uscì dalla tenda, e i due fratelli seppero che non si sarebbero più rivisti.
Per rispondere al fratello, Jaime sollevò la mano dorata. Tyrion rinvenne e sospirò.
“Hai mai pensato di togliertela?”.
“Una volta Cersei mi disse che ero il più stupido dei Lannister”.
Jaime non era il più stupido dei Lannister. Era, forse, solo il più impulsivo, soprattutto se confrontato con le menti lucide e manipolatrici di Tyrion e Cersei. Per non parlare di suo padre Tywin.
“Eppure stai tornando da lei”. Le parole di Tyrion arrivarono alle sue orecchie non come un rimprovero, bensì come una sorta di supplica: voleva che ci ripensasse. E sembrava esserci dell’altro…
“Sono stato io a difendere Approdo del Re l’ultima volta, posso dirti con certezza che domani la città cadrà. E Cersei morirà”, proseguì il Folletto.
“L’hai già sottovalutata in passato”.
“Morirà comunque. A meno che tu non la convinca a cambiare i suoi piani”. Nel dire ciò, Tyrion estrasse dalla tasca una piccola chiave, che Jaime capì subito essere quelle delle sue manette. I suoi occhi, scuri e asimmetrici, erano sempre più supplichevoli.
Jaime si stupì ancora una volta dell’astuzia di suo fratello, ma non arretrò di un centimetro sulla sua posizione. “Quando mai sono riuscito a convincere Cersei a fare qualcosa?”, disse con un ghigno intriso di divertimento e amarezza allo stesso tempo.
“Provaci ancora, un ultima volta. Ora ha un motivo per ascoltarti, anzi ce l’avete entrambi. Fallo per l’innocente che porta in grembo”.
“Le cose più orrende Cersei le ha fatte proprio per i suoi figli”. L’espressione di Jaime mutò, divenendo terribilmente cupa. Anche lui, inevitabilmente, pensava a Joffrey, a Tommen, a Myrcella. Anche lui, durante il lungo viaggio che li aveva portati a quella guerra, aveva perso tanto.
Tyrion gli si avvicinò di qualche passo e Jaime sentì una nuova sfumatura farsi largo nella sua voce: la paura.
“Allora scappate, scappate insieme. Se continui a scendere le scale sotto la Fortezza Rossa, arriverai ad una spiaggia: lì ci sarà una barca a remi ad aspettarvi. Vi porterà a Pentos”. Jaime ascoltò quelle indicazioni con gli occhi spalancati.
“Iniziate una nuova vita nel continente orientale. Promettimi che lo farai, Jaime”.
Lo Sterminatore di Re guardò per qualche istante il suo piccolo fratello, che continuava a ravvivare il barlume di speranza che ormai si era acceso dentro di sé.
“Hai la mia parola”.
Tyrion parve sollevato quando udì quelle parole, dunque si adoperò per liberarlo. “Se il piano funziona, dà l’ordine di suonare tutte le campane: per Daenerys sarà il segnale che Approdo del Re si è arresa”.
“La tua regina ti ucciderà per questo”.
“Se dovesse riuscire a conquistare il Trono senza inutili spargimenti di sangue, forse risparmierà la vita a colui che ha reso possibile la cosa. E se pure dovessi morire? La vita di migliaia di innocenti per quella di un nano non esattamente innocente, mi sembra uno scambio equo”.
Jaime non seppe cosa rispondere, quindi tacque. E pensava che anche Tyrion sarebbe rimasto in silenzio prima di uscire dalla tenda. Ma poi il fratello lo sorprese ancora una volta, un’ultima volta.
“Senza di te non sarei sopravvissuto neanche alla mia infanzia”.
Jaime alzò gli occhi e incontrò quelli di Tyrion. Erano lucidi. Le parole gli stavano morendo in gola, ma trovò la forza di farle uscire.
“Certo che lo avresti fatto”. Il Folletto scosse il capo.
Per qualche assurda ragione, Tyrion pensò a Tysha. Aveva sempre provato una punta di rancore nei confronti di Jaime, per avergli fatto credere all’amore laddove non ce n’era traccia. Ma crescendo, aveva capito che l’aveva fatto per un solo motivo: perché gli voleva bene. Era l’unico ad avergli voluto bene ed era l’unico a volergliene ancora.
“Sei stato l’unico che non mi ha mai trattato come un mostro. Eri tutto ciò che avevo”.
Era nato col fardello di aver condotto alla morte sua madre Joanna. Suo padre e sua sorella lo avevano odiato fin dal primo momento. Joffrey lo aveva umiliato pubblicamente in più occasioni. Shae lo aveva illuso per poi tradirlo a bruciapelo e gettarsi nel letto di suo padre. Sansa lo aveva sposato con le lacrime agli occhi e mai gli aveva permesso di diventare suo marito. Gli altri cortigiani lo disprezzavano da sempre ed altre persone avevano persino provato ad ucciderlo. Ma Jaime…Jaime era l’unico ad essere rimasto dalla sua parte, dal primo giorno fino ad allora.
I due infine si sciolsero in un abbraccio liberatorio, che aveva infiniti significati.
Tyrion, abituato a godersi la vita tra vino, donne e lusso, non sorrideva più da tempo immemore e stava ancora cercando il suo posto nel cuore dell’ennesima donna, Daenerys, che amava senza essere corrisposto. In più, si sentiva tremendamente invecchiato e stanco del mondo intorno a lui.
Jaime aveva perso quasi ogni traccia del vecchio se stesso: forte, affascinante, orgoglioso e sbeffeggiatore. Adesso era un uomo sfinito, privato di tutte le certezze. Quelle certezze che si materializzavano nella mano destra che gli era stata tagliata. La mano della spada. La mano che aveva trafitto il Re Folle rendendolo famoso in tutti i Sette Regni.
Si abbracciarono a lungo e con le lacrime agli occhi. Poi si separarono, Tyrion uscì dalla tenda, e i due fratelli seppero che non si sarebbero più rivisti.