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Autore: amy_hime    03/07/2019    0 recensioni
Jeff sta per incontrare una persona che potrebbe cambiare la sua vita in modo radicale... una ragazza strana, che passa il suo tempo disegnando senza mai uscire di casa. Cosa potrebbe accadere?
Ambientata dopo Jeff vs Slendy
Primo capitolo pubblicato il 02/06/18 auguri Jeffrey, buon compleanno! (mi auguro che la data sia corretta ahahah)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeff the Killer, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jeff si ingobbì davanti allo specchio, puntellandosi sulle braccia. Aveva i capelli fradici appiccicati al volto. Sollevò lo sguardo, incrociando gli occhi chiarissimi del demone che era diventato. Era frustrato: Evelyn non faceva progressi. Appena metteva un piede oltre la soglia, stava male, e lui era costretto a riportarla all'interno dell'abitazione. Di quel passo non avrebbe mai raggiunto Liu.

Il killer scese in cucina e raggiunse i fornelli. Non era un ottimo cuoco, ma almeno ciò che preparava era commestibile. Mentre cucinava, svuotò la quinta bottiglia di vodka in tre giorni. Aveva finito le sigarette, e la cosa non faceva certo bene al suo umore. Terminato di preparare il pranzo, ne mise una porzione in un piatto, agguantò una forchetta e si diresse verso il divano.

- Ehi Eve, hai fame?

Lo sguardo spaventato della ragazza, legata e imbavagliata, lo seccò. Dopotutto, le stava offrendo un trattamento di favore. Jeff le si inginocchiò accanto, le liberò la bocca e prese ad imboccarla:- Oggi ci riproviamo, eh, Eve? Cosa ne pensi?

Evelyn scosse freneticamente il capo. Era pallidissima, non solo perché non prendeva il sole da quasi un anno. Il killer le accarezzò la guancia: Ssssst... Sai bene che non intendo farti del male... Prendere un po' d'aria fresca farà bene anche a te, vedrai.

 

Fu un altro fiasco. Jeff era furibondo, ma non poteva fare niente per uscire da quella situazione.  Minacciare Evelyn non sarebbe servito. Sovrappensiero, il ragazzo si diresse verso le cartellette in cui la ragazza teneva i disegni. Non aveva mai avuto l'occasione di guardarli tutti.

Erano tanti, tantissimi. Anche se non aveva una ragione per farlo, il killer badò a non rovinare i fogli, rimettendoli ordinatamente nelle rispettive cartellette, addirittura lisciando le pieghe sulla carta. Poi, un disegno attirò la sua attenzione. Erano loro tre, insieme, come nella fotografia che si erano scattati una settimana prima.

Che cosa sto facendo? Cosa sono diventato?

Jeff si alzò, estrasse il coltello dalla tasca e si avvicinò a Evelyn, addormentata sul divano.

 

 

Eve chiuse gli occhi, cercando di calmarsi. Non aveva la più pallida idea di cosa fare.

- Scusami. Ho sbagliato, non avrei dovuto coinvolgerti.

Jeff fece roteare il coltello nella mano, poi cominciò a tagliare le corde che bloccavano i polsi e le caviglie della ragazza. Quando ebbe finito, si calò il cappuccio sul volto e la salutò con la mano:- Spero tu possa ricominciare a uscire, prima o poi. Ti farebbe davvero bene, credimi.

Il killer uscì dalla finestra, senza voltarsi a guardarla.

 

A quanto pareva, si era portato via la fotografia. Eve raccolse i capelli dietro la nuca, fermandoli con la matita, cercando di trovare una soluzione a quella situazione. Non voleva che Jeff venisse arrestato. Improvvisamente, le venne un'idea.

 

 

Jeff digrignò i denti nel vedere la macchina della polizia. Aveva il coltello, ma la spalla non era ancora guarita. Cercando di non attirare l'attenzione, svoltò in un vicolo, resistendo a stento alla tentazione di voltarsi per accertarsi di non essere seguito.

- Ehi, tu! Fermati un attimo!

Il killer eseguì, senza voltarsi. Correre via significava ricevere un proiettile nella schiena.

- Girati.

Con voce mortalmente calma, il ragazzo domandò:- Per quale motivo, agente?

- Voltati e levati quel cappuccio.

Jeff si girò lentamente. L'uomo davanti a lui era alto e robusto, pelle chiara, stempiato, capelli e occhi castani. Appariva sospettoso, ma non poteva immaginare cosa lo aspettava. Il diciottenne infilò la mano destra nella tasca della felpa, stringendo le dita sul manico del coltello. Con calma, portò la sinistra sul cappuccio, ma non lo abbassò.

- Ha paura dei demoni, agente?

- Ma cos...!

Jeff tirò indietro il cappuccio, gustandosi la solita espressione sconvolta di coloro che non erano in grado di riconoscere la vera bellezza.

- Torni a dormire, agente.

Con un movimento fluido, estrasse l'arma dalla tasca. Uno, due, tre colpi rapidissimi nell'addome dell'uomo, poi si voltò e fuggì.

Appena svoltato l'angolo, Jeff si trovò davanti la macchina della polizia. Evitò di farsi travolgere, ma i poliziotti notarono le macchie di sangue sulla felpa. Il killer cominciò a correre, pur sapendo di essere fuori allenamento. Non si sorprese più di tanto quando si trovò circondato. Jeff infilò le mani in tasca, appoggiando la schiena al muro dietro di lui.

Liu... Peccato, avrei voluto salutarti un'ultima volta...

- Louis! Cosa stai facendo?

Jeff si voltò. La voce era indubbiamente quella di Eve. Quando vide la ragazza, rimpianse il fatto di essersi bruciato le palpebre. Quello sarebbe stato un buon momento per sbarrare gli occhi. La ragazza indossava un lungo vestito nero, una sciarpa scura che le copriva il volto e degli occhiali da sole.

- Scusatelo, quando si tratta di cosplay si cala troppo nella parte.

- Ah, la mia mortale nemica! Jane, non ti avvicinare!- improvvisò Jeff.

Gli agenti parvero perplessi, ma li lasciarono andare. Jeff afferrò Eve per un polso e cominciò a correre:- Scusami ma non posso fermarmi, Jane... Cioè, no, Eve... Ho mandato a dormire un agente poco fa...

- Jeff...

- Ah il vestito è stupendo, sembra davvero quello che le ho mandato quando ho scoperto che era sopravvissuta.

- Jeff...

- E complimenti, davvero. Sei riuscita a superare l'agorafobia.

- Jeff!

Il killer si fermò nel sentirsi strattonare verso il basso. Evelyn era rannicchiata a terra, le mani premute sulle tempie. Il ragazzo si inginocchiò accanto a lei:- Eve... Eve, stai bene?

La ragazza scosse il capo:- Lui potrebbe essere qui... Potrebbe trovarmi...

- Parli dello pseudo Slendy, vero?

Evelyn annuì. Jeff le mise una mano sulla spalla, cercando di tranquillizzarla:- Ehi, calmati. Ci sono io con te. Non permetterò a nessuno di farti del male.

Si bloccò, rendendosi conto di ciò che aveva appena detto. L'aveva sempre pensato, ma non era mai riuscito a esprimerlo ad alta voce.

- Dai, torniamo a casa. Riesci a camminare?

Senza aspettare la risposta, Jeff si passò il braccio di Eve intorno alle spalle, aiutandola a rialzarsi. Nel farlo, la sciarpa della ragazza scivolò via, mettendo in luce il sorriso che l si era disegnata sul volto con il rossetto.

- Eve... Cosa sarebbe quello?

- Eri contento... Quando avevamo tutti il sorriso.

Jeff sentì le lacrime agli occhi. Se si fosse messo a piangere, sarebbe stato un problema, così si passò alla svelta la manica sul viso.

 

- Jeff... Prima, eri serio?

Il killer lasciò nel catino pieno d'acqua la felpa che stava lavando, poi si voltò verso Evelyn:- Di che parli?

- Del fatto che non avresti permesso a nessuno di farmi del male...

Jeff si passò la mano insaponata sulla nuca, evitando di guardarla:- Uhm... Beh... Ecco... Sì, ero serio.

Ci era riuscito.

E adesso che gliel'hai detto, cosa credi che cambierà? Nulla. Sei un assassino, l'hai minacciata, per colpa tua ha rischiato di essere uccisa. Parecchie volte, inoltre.

Improvvisamente, Eve lo abbracciò:- Grazie.

Jeff ringraziò il fatto di non poter arrossire. Quando era normale, si imbarazzava subito.

Accarezzò i capelli della ragazza. Forse sarebbe tornato umano, grazie a lei. Dopotutto, valeva la pena tentare.

   
 
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