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Autore: Emmastory    05/07/2019    4 recensioni
Dopo essersi unita al suo Christopher nel sacro vincolo del matrimonio, Kaleia è felice. La cerimonia è stata per lei un vero sogno, e ancora incredula, è ancora in viaggio verso un nuovo bosco. Lascia indietro la vecchia vita, per uscire nuovamente dalla propria crisalide ed evolvere, abituandosi lentamente a quella nuova. Memore delle tempeste che ha affrontato, sa che le ci vorrà tempo, e mentre il suo legame con l'amato protettore complica le cose, forse una speranza è nascosta nell'accogliente Giardino di Eltaria. Se avrà fortuna, la pace l'accompagnerà ancora, ma in ogni caso, seguitela nell'avventura che la condurrà alla libertà.
(Seguito di: Luce e ombra: Essere o non essere)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
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Luce-e-ombra-III-mod
 
 
 
Capitolo XII

Cuore maturo

Al sicuro. Finalmente, Christopher ed io eravamo al sicuro. Agli occhi di altri, una spelonca come quella in cui ci eravamo rifugiati poteva sembrare una trappola, ma non certo ai nostri. Lento, il tempo scorre come l’acqua del laghetto dei cigni Honor e Promise, e nel silenzio dell’oscurità, mi sento protetta. Protetta da coloro che più amavo, e con la mano stretta da un’altra. Stavolta si tratta di Lune, che piccola e spaventata, si erge piano sulle punte per guardarmi con quei suoi grandi occhi scuri. “Kia, salva? Salva?” chiede, sforzando quelle parole, parole che a quattro anni una bambina, non dovrebbe neanche conoscere. Restando ferma a guardarla, quasi non ho la forza di rispondere e sentendo un’ennesima lacrima rotolarmi sulla guancia, non riesco a fermarla, e confortata dalla presenza del mio amato e dei miei familiari, scossi la testa per calmarmi e ragionare. Seppur inquieta, aprii la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono. “Sì, piccola, è salva adesso.” Le rispose una voce alle mie spalle, che nello spazio di un momento scoprii appartenere ad Aster. Voltandomi a guardarla, mi sforzai di sorridere, e avvicinandomi, l’abbracciai ancora. Al nostro silenzio si frappose il rumore dell’acqua che scorreva fra le mura di roccia, e rinfrancata da quel gesto d’affetto, mi staccai da lei. “Grazie.” Biascicai appena, sentendo il fiato sparirmi dalla gola mentre questa si chiudeva dolorosamente. “Aster, davvero, grazie. Tu non sai… non sai cosa tutto questo significhi per noi.” In quel momento fu Christopher a parlare, con un tono a metà fra il mesto e il riconoscente. Non proferendo parola, mi scambiai con lui un’occhiata d’intesa, e i miei occhi, sempre azzurri come il vasto oceano, brillarono di felicità. Guardandomi, nessuno l’avrebbe detto, ma anche fra le lacrime, ero felice, e lo ero davvero. “Posso solo immaginarlo, ragazzi, e sappiate che esiste sempre una via d’uscita.” Ci rispose lei, per poi scivolare nel silenzio e attendere una qualsiasi risposta. Per sua fortuna, questa non arrivò mai, e sempre vicina a Lucy e Lune, finalmente smisi di piangere. Abbassando lo sguardo, incontrai ancora i suoi occhioni di bambina, e stringendola a me, la consolai. “Sono libera adesso, Lunie. Te lo prometto.” Le sussurrai, accarezzandole amorevolmente i capelli. Lasciandomi fare, la pixie si ridusse al silenzio, e in risposta, come se in qualche modo mi avessero capito, le altre sue minuscole simili mostrarono la loro luce. Una luce verde, del colore della speranza, unico colore assieme a pochi altri in cui nel tempo avevo imparato a credere. La mia esperienza con Christopher m aveva aperto gli occhi alla tradizione delle lanterne, e ricordavo bene che se il giallo simboleggiava la gioia, il significato del verde era la speranza, e con lo sguardo fisso stavolta su quel soffitto di pietra, sospirai. Ora stavamo bene, ed era vero, ma mentre il tempo scorreva, anche quella certezza cominciava a vacillare. Ansiosa, mi guardai intorno, e non vedendo altro che mura, sentii il cuore accelerare i propri battiti. “Chris…” chiamai, già quasi senza forze. “Kaleia, amore!” quasi urlò, correndomi incontro e riuscendo a impedire che cadessi, per poi guardarmi negli occhi e stringermi a sé, protettivo. “Pixie, stai bene?” azzardò mia madre, preoccupata. Improvvisamente confusa, quasi non sentii la sua voce, e mugugnando parole senza senso, per poco non svenni. Svelte, Aster e Sky si avvicinarono, e adagiandomi in terra senza farmi alcun male, mi permisero di chiudere gli occhi e riposare. Di lì a poco, il mondo attorno a me prese a ruotare vorticosamente, e lentamente, ogni cosa attorno a me perse colore. Ad essere sincera, non sapevo cosa mi stesse accadendo, e scivolando nell’incoscienza, attesi, riuscendo a sentire a malapena il battito del mio cuore e lo scorrere del mio caldo sangue. “Aster, che succede? Ti prego, dimmi che sta bene.” Implorò Christopher, preoccupato e divorato dall’ansia. Ormai incosciente, non potevo sentirlo, ma il cuore batteva ancora. Non solo per permettermi di vivere ma anche e soprattutto per lui. Eravamo sposati, ero sua moglie, la sua fata prediletta, e lui teneva a me. Restavo in silenzio, a volte aprivo bocca solo per dirgli che lo amavo, e proprio ora che volevo farlo, parlare e ringraziarlo per tutto ciò che aveva fatto e faceva per me, non potevo. Un’ennesima ondata di malessere, per fortuna diversa dalle altre mi aveva investita e travolta, e con il viso pallido e quasi esangue, restavo lì, su quel pavimento di fredda roccia. Anche ad occhi chiusi, mi sentivo come osservata, riuscendo a riprendermi quasi per miracolo e sussultare quando la mano di Aster mi sfiorò il petto. “Si riprenderà, ha soltanto avuto un eccesso di magia.” Spiegò, mantenendo una calma che avrei potuto unicamente definire mostruosa. “Un… un cosa?” chiese Sky, prendendo la parola diventando a sua volta pallida come un cencio. “Calma, figlia del vento, calma. Non è la prima volta che ne vedo uno, e non è letale, sappi solo che accade se una fata giovane come lei riceve troppi stimoli. I boccioli hanno cercato di comunicare con lei per darle coraggio, e la sua magia ha cercato di reagire, e il suo corpo non ha retto. È stabile, ma ha bisogno di riposo.” Quelle furono le parole di Aster, che dando mostra delle sue conoscenze di magia e forse anche medicina del nostro mondo, riuscì a calmare mia sorella. “Boccioli, hai detto? È così che voi ninfe chiamate le pixie?” azzardò a quel punto Lucy, ancora tremante di spavento ma sinceramente incuriosita. “Esatto, piccina. Per noi dei boschi tutto è diverso, e forse un giorno anche loro potranno giocare con te.” Continuò la mia amica, sorridendo debolmente e scostandosi dal viso una ciocca di capelli. Per qualche istante non si udì altro che il silenzio, poi un’altra dolce voce riempì l’aria. “Adesso?” era Lune, che spaventata quanto e forse più della sorella, era riuscita a malapena a parlare, e ora cercava nel gioco una distrazione dal resto delle proprie emozioni. Nel buio, la luce azzurra che le incorniciava il corpo era ben visibile, e muovendo qualche incerto passo in avanti, mia madre si offrì di consolarla. “No, Lune. Mi dispiace, ma ora non si può. Kia non si sente bene, e deve riposare.” Le disse soltanto, abbassandosi al suo livello e posandole una mano sulla spalla. Annuendo, la piccola rimase muta, e pochi attimi più tardi, la terra tremò leggermente. “Non è giusto, non è proprio giusto.” Disse Lucy, con i pugni stretti e il corpicino scosso da tremiti sempre più evidenti. Colpito, il resto dei presenti si fermò a guardarla, e a bocca aperta, Aster notò qualcosa che gli altri non videro. Tacendo la sua scoperta, attese che la piccola si calmasse, ma invano. “Christopher, diglielo anche tu. Tu e Kia vi amate tanto, eppure guarda come sta. È bloccata, costretta a soffrire per colpa della ninfa cattiva. A me non piace!”pregò la piccola, lamentandosi di quella realtà che ancora non comprendeva mentre la terra sotto i suoi piedi non voleva saperne di acquietarsi. “Lucy…” la richiamò la madre, tentando di rassicurarla. “No! Dico davvero, questa è un’ingiustizia!” replicò la bambina, pestando i piedi e mantenendo un perfetto equilibrio anche dopo una nuova scossa. Esasperata, Aster chiuse gli occhi, e sollevando una mano, diffuse tutt’intorno una calma a dir poco mistica. “Ragazzi, basta. Calmatevi, tutti quanti.” Disse, seria e calma al tempo stesso. Punta sul vivo da quelle parole, Sky reagì a quelle parole con un’occhiata carica di veleno, e respirando profondamente, si impose il silenzio. “Aster, noi non…” tentò Christopher, più confuso e sconvolto di prima. Ancora persa in quel pietoso stato, non riuscivo a muovermi né a parlare, ma forse a causa della grandezza dei miei poteri, riuscivo a sentire la mia anima e quelle dei miei amici agitarsi. Assieme a queste, mille pensieri si mossero nella mia mente, e forse per la prima volta nella mia vita, riuscii ad ascoltare voci diverse da quelle che erano solite tormentarmi. Troppo stanca per concentrarmi a dovere, non capivo davvero cosa dicessero, ma era come se stessero cercando di parlarmi, sussurrando una sorta di strano, vecchio e dimenticato mantra che non comprendevo. Avrei voluto svegliarmi, rialzarmi e calmare le acque, ma non potevo, e sforzandomi, diedi voce ad un rantolo strozzato, che in un attimo spezzò la tensione in quel quasi sacro luogo. Nello spazio di un momento, Christopher mi fu accanto, e con lui anche il resto della mia famiglia. Veloce, il mio amato cercò il mio polso, constatando con gran sollievo la presenza del mio battito cardiaco. Ero viva. Non mi muovevo e avevo spaventato tutti, ma ero viva, e quando finalmente riaprii gli occhi, fu come tornare a respirare dopo un lungo periodo di apnea. Di lì a poco, spalancai gli occhi, e il cuore, ancora furioso nel mio petto, riuscì ad acquietarsi. “Kaleia!” chiamò mia madre, incredula. “Dea Onnipotente, ma allora stai bene!” esclamò Aster, sollevata e felice all’idea di rivedermi in forze. “S-Sì, a-almeno credo. Sapete, è stato… strano.” Balbettai, riacquistando a  poco a poco la capacita di esprimermi e parlare normalmente. “Davvero, e dimmi hai visto o sentito qualcosa mentre non eri con noi?” chiese la mia amica, stavolta realmente preoccupata, forse perfino più di prima. Incerta sul da farsi, non proferii parola, ma chiamando a raccolta le mie forze e il mio coraggio, mi decisi. Quel gruppo di umani e creature magiche era per me come una famiglia, e in quanto membro, ognuno di loro doveva sapere. “Sì.” Esordii, convinta. “Non saprei come dire, è stato come se qualcuno, da lontano, cercasse… di parlarmi. Non capivo cosa dicesse, ma non era da solo, e forse… forse mi incoraggiava.” Aggiunsi poco dopo, continuando a parlare e terminando quella frase in quel modo così criptico. Ascoltando senza interrompere, Aster si limitò ad annuire, e avvicinandosi, mi posò delicatamente la mano sul cuore. Il battito calmo e regolare non la sorprese, e ritraendola con un sorriso lieve, parlò ancora. “Sei davvero un caso raro, creatura naturale. È passato molto tempo, e il tuo viaggio può continuare. Quando il cammino sarà impervio, e il cielo triste e oscuro, resta con chi ami, e il tuo cuore conserverai puro.” Parole che ascoltai in religioso silenzio, proferite come una poesia vecchia più del nostro mondo. Ad essere sincera, non ero sicura di cosa si trattasse, se di una formula magica, un incantesimo o solo un semplice aforisma, ma qualunque fosse il caso, ora non importava. Il mio benessere fisico e psicologico erano le uniche cose a contare, specialmente dopo il mio svenimento, e dopo un lungo lasso di tempo trascorso a meditare nell’angolo riservato ai cigni in quella grotta, mano nella mano con il mio Christopher, presi senza esitare la decisione più importante della mia vita. Sempre al suo fianco, stavolta avrei detto la verità anche ad Amelie, pronta a lottare e combattere perciò in cui credevo, proprio come diceva Aster, con l’aiuto della mia forza di volontà, di coloro che mi amavano, e della purezza nascosta nei battiti del mio cuore ora maturo. 





Un buongiorno ai miei lettori, che hanno aspettato così tanto per questo capitolo. Perdonatemi ancora il silenzio, ma lo studio e gli impegni si accavallano sempre, anche se ora riesco a gestirli meglio. Comunque sia, spero che queste righe abbiano incontrato il vostro favore. Vi ringrazio tutti indistintamente, ci rivedremo nel prosieguo delle vicende di Kaleia,


Emmastory :)     
 
   
 
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