Storie originali > Azione
Segui la storia  |       
Autore: ChrisAndreini    08/07/2019    1 recensioni
"Le prime cinque regole imposte alla società dei supereroi sono:
1) Ogni supereroe deve avere un localizzatore nel flusso sanguigno, che deve essere impiantato entro due anni dalla nascita del suddetto;
2) I supereroi non possono utilizzare i loro poteri se non in territorio da loro posseduto o con specifici permessi elargiti dalla DIS, pena la reclusione immediata;
3) Ogni supereroe deve indossare, non appena uscito di casa, uno speciale bracciale che elimina il potere, e non può essere rimosso per nessuna ragione fino al ritorno in casa o con il permesso elargito dalla DIS;
4) Non sono permesse relazioni romantiche e soprattutto procreazione tra supereroi e persone prive di poteri superumani, e ogni matrimonio tra supereroi deve essere approvato e supervisionato dalla DIS;
5) Se e solo se la DIS lo riterrà utile, un supereroe ha il dovere di servire la DIS con il suo potere e di lavorare in un ambito che possa sfruttarlo nel modo migliore"
Quando un'onda di energia magica si abbatte sulla città, creando il caos, Eryn Jefferson, supereoina nata senza poteri, cercherà di cambiare le cose.
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Su la maschera

 

Pat fu dimesso dall’ospedale in fretta, dato che dall’avvento di quella che ormai era universalmente riconosciuta come “La Lega del Male” stava provocando davvero molti feriti nei loro caotici e imprevedibili attacchi che molti consideravano impossibili da combattere e troppo random per prevederli.

Di certo il venticinquenne non se ne lamentò, dato che non vedeva l’ora di andarsene dall’ospedale e tornare ai suoi affari.

Suo fratello era tornato in città per aiutarlo i primi tempi, ma Pat lo mollò subito per farsi accompagnare da Eryn in negozio, per mostrarle quello di cui le aveva parlato in ospedale.

La ragazza non sapeva cosa aspettarsi quando aprì la porta e lo seguì dentro. 

Per fortuna gli attacchi della Lega del Male non avevano colpito il negozio, che ancora una volta sembrava non attirare gli sguardi di nessuno.

-Apriamo il negozio?- chiese Eryn guardandosi intorno e cercando qualcosa che fosse fuori posto.

-Per il momento meglio lasciare chiuso, ho bisogno di te sul retro- la informò Pat, trascinando la sedia a rotelle verso il suo ufficio.

Eryn non aveva mai varcato la soglia di quella porta nascosta dallo scaffale, e non sapeva se essere eccitata o preoccupata dal fatto che Pat volesse renderla finalmente partecipe, dopo più di un anno da quando aveva cominciato a lavorare lì, dei suoi affari segreti.

Optò per l’eccitazione, e dopo aver controllato che la porta fosse chiusa in modo che nessuno entrasse, si affrettò a seguire Pat dietro lo scaffale.

Quello che trovò in quello che teoricamente doveva essere il suo ufficio ma già da tempo Eryn sospettava fosse qualcosa di più la deluse non poco.

Rimase ferma a fissare a bocca aperta quello che a tutti gli effetti era un magazzino polveroso e davvero piccolo, senza segni particolari di sorta oltre la polvere e qualche ragno vagante. 

Pat non sembrò accorgersi della sua delusione, e avanzò con una certa difficoltà vista la sedia a rotelle in direzione di una crepa sul muro che era chiaramente abitata da insetti molesti.

-Dovrei creare un meccanismo per la sedia a rotelle. Per ora, Eryn, ti dispiacerebbe utilizzare la tua superforza per trasportarmi?- chiese con naturalezza, mettendo un dito nella crepa.

-Trasportarti dove, esattame…?- iniziò a chiedere Eryn, confusa, ma l’apertura di una porta segreta nel pavimento la ammutolì, e si chiese come avesse fatto a non pensarci. Era ovvio che qualsiasi cosa facesse Pat di tanto strano non la faceva alla luce del sole, ma in un qualche scantinato segreto.

Il problema era il tipo di faccende in cui il suo capo era invischiato.

-La botola è abbastanza grande per far passare la sedia a rotelle, per fortuna. Se non ci riesci cercherò di attrezzarmi in altro modo- spiegò Pat, avvicinandosi all’entrata.

Eryn annuì.

-Ci posso provare, non sono ancora molto esperta con la superforza, ma nella peggiore delle ipotesi ti posso riprendere con la telecinesi-gli assicurò.

-Mi fido di te- le sorrise Pat.

Cercando di concentrarsi sulle sue braccia, Eryn prese la carrozzella, e fece le scale senza troppi problemi.

Una volta entrata nello scantinato segreto, per poco non lasciò cadere la carrozzella.

Davanti a lei non c’era un semplice scantinato segreto, c’era un vero e proprio laboratorio tecnologico pieno zeppo di macchinari, invenzioni e attrezzi di vario genere, ed era il doppio più grande rispetto al negozio sovrastante.

Eryn rimase immobile a bocca aperta. Pat ridacchiò tra sé vedendola così sconvolta.

-Benvenuta nel mio ufficio. Puoi lasciarmi adesso- la incoraggiò, sbloccandola.

-Mi sono sempre chiesta come facessi a pagare sia me che l’affitto, ora credo di averlo capito- commentò lei, posando la sedia a rotelle e sedendosi sull’ultimo gradino per riprendersi.

-Ammetto di vendere mie invenzioni in giro di nascosto dalla DIS. Ma tranquilla, mai a dei veri e propri criminali. Solo persone che cercano di vivere meglio la loro vita nonostante tutte le restrizioni- spiegò Pat, avviandosi verso la scrivania principale e dando una spolverata.

Eryn gli si avvicinò. 

-Immagino che la maggior parte dei tuoi clienti siano supereroi- suppose. Pat annuì. 

-Non solo però. A volte faccio anche semplici riparazioni a modico prezzo. Si fa quel che si può per tirare avanti- alzò le spalle, e controllò delle carte, che poi mise a posto in un cassetto.

-Perché mi hai portato qui?- chiese Eryn, andando al nocciolo della questione.

Pat sospirò, poi le indicò la sedia a rotelle della scrivania.

Eryn si sedette e iniziò ad ascoltarlo.

-Premetto che puoi astenerti dall’idea, e non ti biasimerei, ma da quando c’è questa fuga di poteri e sono venuti alla ribalta questi nuovi criminali trovo che sia profondamente ingiusto che i supereroi stiano venendo discriminati ulteriormente- iniziò, stringendo i denti.

Eryn annuì, provava esattamente la stessa cosa. La DIS aveva iniziato a chiudere gli accessi dei supereroi in città, e a licenziare il personale supereroico in ruoli troppo di rilievo. Persino sua sorella Madison, la perfettina Madison, era rimasta toccata da queste restrizioni.

-Perciò vorrei approfittare del fatto che ci siano dei supereroi non registrati e non rintracciabili, come te…- continuò Pat, prima di interrompersi un attimo.

Prese un respiro e continuò, guardando Eryn negli occhi -…per creare un nuovo team di supereroi, o anche solo una supereroina che si batta con la Lega del Male e faccia capire al mondo che i supereroi sono utili e creare in questo modo un equilibrio- si spiegò, gesticolando per farsi capire meglio.

Eryn rimase zitta, valutando le sue parole.

-Mi stai chiedendo di farne parte?- chiese, per essere sicura.

Pat annuì.

-Va bene- disse lei, senza la minima traccia di incertezza.

Pat rimase sorpreso.

-Eryn, devi pensarci bene. È illegale, la DIS sicuramente sarebbe alle tue costole senza pensare che è estremamente pericoloso, dato che i criminali non scherzano- Pat cercò di mettere tutti i pericoli sul tavolo, ma Eryn non aveva bisogno di pensarci. Aveva sempre voluto fare qualcosa, e non aveva mai avuto la possibilità di farlo. Questa era la sua occasione per fare la differenza e sentirsi finalmente parte del mondo che da sempre l’aveva esclusa.

-Non ho bisogno di pensarci, sono dentro, quando cominciamo?- chiese, decisa, e alzandosi come se fosse pronta a menare qualche criminale.

Pat le fece cenno di sedersi.

-Non possiamo ancora cominciare. La DIS ha dei potentissimi congegni di rilevamento, ed è probabile che tra le dichiarazioni dei testimoni e le foto che ti verrebbero scattate potrebbero risalire a te molto in fretta, anche se indossi una maschera o una parrucca, specialmente visto che tua madre e tua sorella lavorano alla DIS- le fece notare Pat, iniziando a prendere appunti su qualcosa.

-Quindi, mentre trovo il modo di preservare la tua identità, l’operazione è rimandata. Ma sono davvero felice che hai accettato- Pat le sorrise, prima di ritornare a prendere appunti.

Eryn ci rifletté, 

Serviva qualcosa che potesse celare la sua identità, una maschera particolare che potesse confondere chiunque la guardasse, anche telecamere o parenti. Qualcosa di magico ma reperibile, qualcuno come…

 

-Blaire!- Eryn raggiunse l’amica in mensa, il giorno successivo. In un primo momento Blaire sobbalzò, sorpresa di essere stata chiamata, e temendo fosse l’ennesimo scherzo, poi, alla vista di Eryn, si rilassò, e si fermò a parlarle, sorridente.

-Ciao Eryn, come stai? Hanno dimesso Pat?- le chiese, per fare conversazione.

Ormai parlavano quasi costantemente, in chiamata o per messaggio, dal loro caffè il giorno che avevano scoperto i poteri reciproci.

-Sì, ieri pomeriggio siamo stati insieme al negozio. Ho un enorme favore da chiederti- esordì la ragazza, facendosi coraggio e ripetendosi che Blaire era affidabile, nonostante in realtà la conoscesse da pochi giorni.

La ragazza piegò la testa, ma non si tirò indietro.

-Dimmi pure, se posso farlo lo farò senza problemi- acconsentì, con un sorriso incoraggiante.

-Devi promettermi però che non dirai a nessuno quello che sto per dirti- si fece promettere.

Il sorriso di Blaire si incrinò leggermente.

-Riguarda… il nostro piccolo segreto?- chiese sottovoce, avvicinandosi.

Eryn annuì.

Il sorriso di Blaire si spense, e la ragazza assunse un’espressione molto più seria.

-Farò tutto il possibile, di cosa hai bisogno?- chiese, un po’ incerta ma determinata.

Eryn sperò che non acconsentisse vedendo la cosa come un ricatto, e cercò di essere chiara e incoraggiante.

-È una cosa un po’ controversa, e a tratti anche illegale, perciò se non vuoi averne niente a che fare va benissimo, ma se puoi per favore non dirlo a nessuno sarebbe l’ideale- spiegò, a bassa voce.

Blaire annuì.

-Certo, puoi fidarti di me. Non credo che tu e Pat siate il tipo di persone da fare del male a qualcuno- la rassicurò.

-Infatti è proprio il contrario. Hai qualche minuto?- chiese Eryn, indicando una panchina poco distante.

Blaire la seguì senza far storie.

-Allora, cosa vuoi chiedermi?- la incoraggiò, torturandosi le mani un po’ a disagio.

-Hai presente la Lega del Male?- iniziò Eryn, che non sapeva esattamente come introdurre il discorso.

Blaire rabbrividì leggermente.

-Ovvio che ne ho sentito parlare, è spaventosa. E sta affossando parecchio l’immagine dei supereroi. Vorrei tanto che qualcuno facesse qualcosa- commentò, tra sé, preoccupata.

-Esatto!- esclamò Eryn, facendola sobbalzare. Non era sua intenzione, ma Blaire aveva toccato il nocciolo della questione.

-Io e Pat vorremmo fare proprio quello. Vorrei usare i miei poteri e diventare una supereroina, ma non posso rischiare che i riconoscimenti facciali della DIS e la mia famiglia mi riconoscano, per questo avrei bisogno del tuo aiuto- iniziò a spiegarsi Eryn, Blaire pendeva dalle sue labbra, concentrata.

-Hai bisogno del mio potere?- tirò ad indovinare.

-Più o meno. Pensavo che dato che Pat è un genio può trovare un modo per utilizzare il tuo potere, o il tuo sangue, per creare una qualche maschera per celare la mia identità. Ovviamente non ti voglio coinvolgere se non vuoi, capisco che è tanto da chiedere, ma non conosco nessuno che possa aiutarmi- concluse, maledicendosi per come aveva messo la situazione. Non era brava con le parole, lei era più una donna d’azione. Perché avesse scelto giurisprudenza era davvero un mistero, dato che era certa sarebbe diventata il peggior avvocato di tutti i tempi.

-Va bene- acconsentì però Blaire, sorprendendo l’interlocutrice.

-Va bene?- chiese, non del tutto convinta di aver sentito bene.

-Certo, va bene. Metto il mio sangue a disposizione, se può aiutarvi. Ho fatto tante analisi nella mia vita, non sarà un problema. Ma non credo che diventerò una supereroina. Ho un po’ paura delle conseguenze e dei cattivi- ammise, vergognandosi un po’.

-Ma è naturale, non preoccuparti. Non me lo aspettavo neanche a dire il vero- ammise Eryn, felice di aver raggiunto un risultato.

 

Nel frattempo, dopo qualche giorno in segreteria mentre Denzel Jager sbrigava le pratiche per farla diventare la schiavetta dei De Marco, Madison era ufficialmente entrata nel ruolo, e si approcciava con professionalità ma sguardo glaciale verso l’imponente edificio dove aveva indagato circa una settimana prima.

Avrebbe preferito tornarci con l’agente Anderson per arrestare i De Marco per qualche motivo, ma purtroppo quello sarebbe rimasto un sogno irrealizzabile.

Strinse i denti, e suonò al campanello, sistemando i capelli già prefetti specchiandosi nella superficie riflettente del pomello della porta.

Li odiava, è vero, ma voleva comunque fare loro una buona impressione.

Ad aprirle fu un agente di sicurezza come lei, che la squadrò da capo a piedi, soffermandosi in particolar modo sul bracciale della DIS e storcendo il naso.

-I supereroi non sono ammessi qui- disse in tono burbero. Madison non si scompose, e mostrò il cartellino.

-Sono Madison Jefferson, e sono stata inviata dalla DIS come protezione per Finnegan De Marco, visti gli attacchi sempre più frequenti ad opera dei supereroi affetti dalla “fuga di poteri”- spiegò, professionale e carismatica, con un sorriso di cortesia.

-E per fermare i supereroi mandano supereroi? Tsk, ora le ho sentite tutte- rise lui, e fece per chiudere la porta, ma Madison la bloccò con una forza insospettabile.

-Chieda al suo capo invece di mandar via la nuova guardia personale del signor De Marco- lo incoraggiò, tenendo ben aperta la porta.

La guardia di sicurezza grugnì, ma si decise ad andare ad informare i De Marco della nuova venuta.

Madison entrò e chiuse la porta dietro di sé, iniziando a guardarsi intorno e aspettando composta davanti alla porta.

Poco dopo la guardia tornò, e le fece cenno di raggiungerla, con un sorriso soddisfatto che Madison non capì.

Raggiunse la cucina e vide che la giovane De Marco stava guardando la televisione stravaccata sul divano, e ridacchiava sentendo le notizie dell’ennesima banca rubata e dei feriti che la Lega del Male aveva causato.

Ma quella ragazzina non andava mai a scuola?!

Anche Finnegan De Marco osservava la televisione mentre si allacciava la cravatta. A differenza della sorella sembrava davvero toccato dalla situazione, e non riusciva a farsi decentemente il nodo della cravatta.

Madison però non poté concentrarsi troppo sui due De Marco davanti alla televisione, perché il De Marco Senior la aspettava proprio all’ingresso del salotto, con occhi che mandavano scintille.

Fu un bene che fosse lì davanti, perché altrimenti l’istinto di Madison per la perfezione l’avrebbe portata dritta verso Finnegan per allacciargli la cravatta in modo decente.

-Che ci fa qui, signorina Jefferson?- chiese Oscar De Marco, in tono freddo e furente.

-Sono stata inviata dalla DIS come guardia personale di Finnegan De Marco. Ma sono certa che lei e suo figlio lo sappiate, dato che il mio capo ha mandato tutti i documenti pertinenti e la richiesta è stata approvata- lo informò Madison, senza scomporsi.

Sia Drusilla che Finnegan si voltarono verso di lei, rendendosi conto solo in quel momento che era entrata nella stanza.

La prima guardò la nuova venuta con uno sguardo di sufficienza e malevolo divertimento. Il secondo sbarrò gli occhi, e lasciò perdere la cravatta per avvicinarsi ai due.

-Impossibile! Non avremmo mai accettato di assumere una supereroina!- si stava indignando Oscar, con i pugni chiusi.

-L’ho accettata io, padre- lo interruppe però Finnegan, mettendogli una mano sulla spalla per cercare di calmarlo e allontanarlo da Madison.

Lei rimase parecchio sorpresa dalla gentilezza nella sua voce.

-E per quale motivo, di grazia, avresti accettato? Senza dirmelo, perlopiù- Oscar si rivolse al figlio maggiore, che abbassò la testa dispiaciuto.

-Ho pensato fosse più sicuro, e la signorina Jefferson era la candidata con il curriculum migliore. Padre, devi fidarti di me- gli sussurrò, cercando di escludere Madison dalla conversazione.

Madison apprezzò che cercasse un po’ di privacy e non desse spettacolo. Non apprezzava particolarmente chi dava spettacolo di sé in questo modo davanti a degli estranei. Da piccola si era spesso vergognata dei litigi pubblici di Robin con sua madre.

Era così imbarazzante. 

Cercò di lasciar loro un po’ di privacy e notò che Drusilla la stava osservando con uno sguardo malevolo.

Cercò di non ricambiare, e si limitò a farle un cenno di saluto, che la ragazzina bionda non ricambiò.

Alla fine, Finnegan sembrò convincere il padre, che guardò la nuova guardia del corpo con lo stesso malevolo divertimento della figlia.

-Benvenuta a bordo- la salutò Finnegan, con un sorriso di cortesia, porgendole la mano.

Madison rimase sorpresa. Raramente qualcuno le porgeva la mano. Tutti sembravano aver paura di rimanere contagiati in qualche modo, come se fosse malata.

Rispose al saluto.

-Sarà un piacere lavorare per lei- mentì, con un sorriso affabile.

-Il piacere è mio- rispose Finnegan, ricambiando il sorriso.

 

-Pat, ti ricordi di Blaire?- chiese Eryn, entrando in negozio e sperando con tutto il cuore che la sua nuova amica non fosse in realtà un inviato della DIS, anche se le possibilità erano infinitesimali.

Patrick era dietro il bancone, e alzò la testa, per poi sorridere caldamente alla nuova venuta.

-Certo, spero che quei ragazzi non ti abbiano più dato fastidio. Sei venuta a comprare qualcosa?- chiese con il suo tono da venditore.

Blaire iniziò a torturarsi le mani, a disagio.

-Veramente è venuta qui per aiutarci con quel nostro progetto di cui parlavamo stamattina- spiegò Eryn per lei, controllando che non ci fossero altri clienti in negozio.

Pat sembrò parecchio sorpreso, e squadrò Blaire con interesse.

-Un’altra newbie?- chiese, un po’ tra sé.

Blaire aggrottò le sopracciglia.

-Una che?- chiese, senza capire.

-È il termine con cui si riferisce ai nuovi super… per così dire- spiegò sottovoce Eryn alla ragazza -È per evitare che qualcuno capisca qualcosa se dovesse monitorarci- 

Blaire annuì.

-Sono una newbie- ammise, arrossendo leggermente, a disagio -Ma non faccio male a nessuno- ci tenne ad aggiungere.

-Neanche Eryn. Tranquilla, sei tra amici. Qual è il tuo talento?- indagò, curioso.

-È molto brava ad immedesimarsi negli altri- spiegò Eryn, usando un codice che Pat sembrò capire appieno.

-È perfetto. Esattamente il talento che ci serviva per attuare il nostro progetto. Su, vieni in ufficio, ti spiegheremo tutto- le fece cenno di seguirlo, poi abbandonò il bancone e spinse la sedia a rotelle in ufficio.

-Tu sei un newbie?- chiese Blaire, curiosa, affrettandosi a stargli dietro. Anche Eryn lo seguì.

-No, purtroppo. Ma ammiro molto i supereroi, e tranquilla, ho molti scheletri nell’armadio a mia volta, puoi fidarti di me- la rassicurò. Blaire sembrò rasserenata.

Una volta dentro lo scantinato, la nuova venuta rimase a bocca aperta.

-Sembra uscito da un film di fantascienza- commentò, iniziando a guardarsi intorno.

-Credo che lì le apparecchiature non siano fatte tutte a mano- sminuì Pat, sorridendo al suo entusiasmo.

-Le cose fatte in casa sono le migliori- commentò Blaire, eccitata.

-Allora, avete bisogno del mio sangue, giusto. Sono pronta- Blaire si avvicinò a Pat, e sollevò il braccio, con un sorriso.

Pat lanciò un’occhiata a Eryn, poi ritornò su Blaire, e sorrise grato.

-Non potevamo trovare un’alleata migliore- commentò, incoraggianto Blaire a raggiungerlo e prendendo un ago per prendere un campione del suo sangue.

Blaire sorrise.

Una volta finito di prelevare il sangue, Pat si mise a lavoro. Blaire poteva anche tornare a casa, ma decise di restare e guardarsi intorno.

Eryn iniziò ad allenarsi a dosare la forza e usare i due poteri insieme.

Blaire iniziò ad osservarla, e ci rimase per più di due ore.

-Eryn, sei davvero incredibile- si complimentò Blaire, con occhi brillanti, dopo un pugno ben riuscito.

-Credo di stare finalmente imparando a dosare la forza- si esaltò Eryn orgogliosa di sé. Era finalmente riuscita a spaccare un pezzo di legno con un pugno senza danneggiare il muro dietro o farsi male alla mano.

-Hai già pensato a quale sarà il tuo nome da supereroina?- chiese Blaire, curiosa, e molto più energica di quanto Eryn l’avesse mai vista.

-In realtà non saprei proprio. Quando io e Madison giocavamo ai supereroi ero sempre “la sorella di Reality Maker”. Probabilmente perché cambiavo sempre i miei poteri- ridacchiò Eryn, ricordando i vecchi tempi e ancora incredula che finalmente i suoi sogni di allora fossero diventati realtà.

-Forse è per questo che hai due poteri- osservò Blaire, pensierosa.

-Nei giochi cercavo sempre di darmene il più possibile. I miei preferiti erano questi quattro che…- Eryn iniziò a raccontare, ma Pat la interruppe, avvicinandosi con il modello di una maschera nera di tessuto che a prima vista sembrava normalissima.

-Credo di aver finito. Potresti provarla, Eryn?- chiese, porgendogliela.

La ragazza se la mise, e la sentì più pesante del dovuto, ma fondamentalmente comoda.

Sentì Blaire trattenere il fiato, Pat sorrise orgoglioso.

-Allora, funziona?- chiese Eryn, tastandosi il viso come cercando qualche differenza fisica, anche se sembrava tutto normale.

-Se non sapessi che sei tu non ti riconoscerei!- esclamò Blaire, dondolandosi sulla sedia entusiasta -Ti è bastato un po’ del mio sangue per realizzarla?- chiese poi a Pat, con occhi brillanti.

Eryn doveva ammettere che era una bella novità vederla così, invece che incerta e spaventata da tutto.

-Ho isolato il potere e ho cercato di riprodurlo nella maschera in modo da rendere Eryn sempre sé stessa, ma mutevole agli occhi di chi la osserva, telecamere comprese. Dovrei provare a fare una foto, aspetta che prendo il mio telefono- Pat si allontanò un attimo, con un po’ di difficoltà vista la sedia a rotelle e lo spazio stretto.

-Quindi non mi riconosci?- chiese Eryn non del tutto convinta.

-Solo perché lo so, altrimenti giuro che non capirei mai che dietro la maschera ci sei tu- la rassicurò Blaire.

-Wow, Pat è proprio un genio, e il tuo potere è straordinario- ammise Eryn, cercando di specchiarsi da qualche parte.

Blaire sorrise imbarazzata.

-Beh, non ho fatto altro che dare un po’ di sangue, e non è che lo volessi questo potere- borbottò tra sé.

In quel momento Pat tornò.

-Un bel sorriso- chiese a Eryn, che si preparò alla foto.

Blaire si affrettò subito accanto a lui per controllarla, e lo stesso fece Eryn.

Rimasero tutti e tre a fissare l’immagine per qualche secondo, poi fu Eryn a parlare.

-Lo ribadisco, sei un genio!- commentò, facendo leggermente arrossire Pat, che accennò un sorriso soddisfatto.

Infatti dalla foto era impossibile capire che la persona ritratta era Eryn. Appariva come sfocata e in costante mutamento. Era incredibile e assurdo allo stesso tempo.

-Sul serio, come mai non sei al reparto ricerca e armamenti della DIS?- chiese Blaire, stupita quanto Eryn, facendolo arrossire ulteriormente.

-Beh, c’è bisogno di una laurea per lavorare lì, e non avevo i soldi per permettermi di andare all’università. E comunque al momento non vorrei lavorare alla DIS per nulla al mondo- spiegò Pat, alzando le spalle e cancellando la foto per non lasciare tracce compromettenti.

-Forse dovrei realizzare anche una supertuta con lo stesso meccanismo, in modo che non possano riconoscerti per via delle tue misure- rifletté, avviandosi di nuovo nella postazione chimica dove aveva lavorato fino ad allora.

Blaire lo seguì. 

-Serve altro sangue, basta chiedere, io sono disponibile- porse già il braccio, ansiosa di rendersi utile.

Eryn sorrise, e ritornò al suo allenamento, cercando di spostare qualcosa e usare la sua superforza nello stesso momento, ma senza riuscirci.

In compenso la maschera non le dava minimamente fastidio mentre si allenava.

Una piccola scossa sismica mise tutti all’erta.

-Oh no. Un altro attacco?!- esclamò Blaire, preoccupata, afferrando inconsciamente il braccio di Pat, e trasformandosi in lui.

Lui non sembrò farci caso, e guardò il soffitto, come controllando che non cadesse giù, anche se era impossibile, dato che il laboratorio era a prova di qualsiasi disastro naturale.

-La scossa era di breve intensità. Probabilmente sono molto lontani- suppose, all’erta.

Una seconda scossa, parecchio più forte, smentì la sua precedente affermazione, e fece sobbalzare vistosamente Blaire, che tornò sé stessa.

Pat prese in fretta il telefono.

-Dobbiamo capire dove si trovano, anche se non penso che siamo pronti ad agire. Eryn, come pensi di…- Pat iniziò a cercare informazioni su dove si svolgesse l’attacco, ma quando alzò lo sguardo per chiedere suggerimenti alla sua sottoposta, le parole gli morirono in gola.

Perché Eryn non c’era più.

Blaire e Pat si guardarono intorno confusi, poi si guardarono a vicenda per qualche istante.

-Eryn!- urlarono poi insieme, prima di precipitarsi verso l’esterno dell’edificio, per impedire in qualche modo che la ragazza facesse qualche sciocchezza.

La ragazza in questione, spinta dal desiderio di giustizia che da anni premeva dentro di lei, si era precipitata in strada, e non ci mise molto a trovare il luogo dove la Lega del Male aveva sferrato il nuovo attacco: un grande negozio di mobili costosi e antiquariato di valore ad un paio di isolati di distanza. Era uno dei principali rivali in affari di Pat, ma non meritavano di certo una rapina da parte di un gruppo di criminali in erba talmente infantili che annunciavano la loro presenza come a chiedere un pubblico per sbattergli in faccia la loro superiorità.

Eryn odiava le persone così, ed era decisa più che mai a fermarli.

Arrivò nell’edificio determinata, e analizzò in fretta la situazione.

L’attacco era appena cominciato, ma sembrava già in procinto di finire.

Dalle grandi vetrine, Eryn vide tre uomini mascherati, parecchi clienti terrorizzati e il venditore che tremante e spaventato stava svuotando lentamente la cassa, cercando di prendere tempo anche se dal suo sguardo si capiva che non era minimamente convinto dell’aiuto che la polizia o la DIS avrebbero potuto offrire.

Prima di buttarsi nella mischia, Eryn cercò di analizzare la situazione.

Un tipo osservava gli ostaggi, un altro aveva sotto scacco il venditore, e sembrava divertirsi come un matto, mentre il terzo guardava gli oggetti esposti come fosse un cliente normale, e li commentava con quello che controllava gli ostaggi.

Da come si atteggiava era sicuramente il capo della banda, anche se era piccoletto rispetto agli altri due.

Eryn trovò un punto cieco, e si intrufolò cautamente dalla finestra.

La scelta migliore era agire in stealth, e cercare di non farsi vedere.

Si nascose dietro una vetrinetta antica, e osservò la situazione.

Riusciva a sentire quello che diceva il capo, in tono casuale e a tratti divertito dalla situazione.

-Tsk, duecento monete per una statuetta del genere? E poi si lamentano se uno li deruba- commentava, rigirandosi una statua d’oro di un drago con una giada incastonata, seduto a gambe incrociate su un cassettone di legno e rifiniture in madreperla, che sembrava in procinto di rompersi sotto il suo peso. A differenza dei compagni, che tenevano la situazione sotto controllo con dei fucili, non era armato. 

-È antichissima. Viene dalle isole di Zil, oltre il mare di nebbia. È normale che costi tanto- osservò, quasi tra sé, il compagno che teneva sotto controllo gli ostaggi.

Eryn non sapeva dire perché, ma gli stette quasi simpatico dopo quel commento.

L’avrebbe comunque catturato e consegnato alla giustizia, ma magari l’avrebbe malmenato meno rispetto al suo amico irrispettoso verso i tesori antichi.

-Beh, se ti piace tanto te lo regalo. E poi non dire che non faccio mai niente per te- il capo lanciò la statuetta al sottoposto, che la prese al volo con la mano libera, e un po’ titubante se la mise nella borsa.

-Shockwave, ci vuole ancora molto?- chiese poi il capo al terzo compagno, che stava prendendo il sacco con i soldi.

-Vorrei assicurarmi che non abbia nulla di nascosto, capo- rispose lui. A differenza del tipo che controllava gli ostaggi, Shockwave sembrava molto più sottomesso al capo generale.

Eryn non aveva tempo da perdere.

Avrebbe potuto togliere la maschera e confondersi con gli ostaggi, muovendo poi oggetti in giro con la sua telecinesi, ma era un grande rischio. Oltre al fatto che avrebbe danneggiato tesori di inestimabile valore, rischiava di dare via la sua identità, e non poteva farlo. rimase quindi nascosta, elaborando un piano.

Shockwave controllava meglio la cassa, tenendo sotto scacco il commesso con il fucile ma senza tenerlo abbastanza saldamente.

Il capo si stava rimirando da uno specchio con il manico dorato mentre lo sgherro senza nome lo guardava con una punta di preoccupazione, il fucile sempre puntato verso gli ostaggi, che erano a terra terrorizzati.

Di certo disarmarli li avrebbe portati in svantaggio enorme, almeno con gli ostaggi.

Eryn non sapeva esattamente quali fossero i poteri della Lega del Male, ma togliere i fucili sembrava un buon punto di partenza per indebolirli.

Si concentrò su entrambe le armi, e sperando con tutto il cuore che funzionasse, fece un brusco ma silenzioso movimento con le mani, e i fucili volarono i due direzioni diverse, dritti lontani dalle mani dei criminali, e fuori dall’edificio tramite due finestre.

Ci fu un attimo di sbigottimento da parte dei criminali, poi il capo prese le redini.

-Chi è là?!- chiese, in tono minaccioso, alzandosi in piedi sulla vetrinetta e mettendosi all’erta.

-Shadow, scopri l’infiltrato- ordinò allo sgherro senza nome, dandogli un nome. Lui annuì e sparì nel nulla.

Ok, Eryn non era preparata a questa evenienza.

Gli ostaggi e il commesso iniziarono ad agitarsi.

-State giù e in silenzio!- ordinò loro il capo, facendo un breve movimento della mano e alzando un gran vento fuori dal negozio, isolando la zona.

-Shockwave, tu…- iniziò ad ordinare il capo, ma Eryn non perse tempo, e lanciò contro il sottoposto la busta con i soldi, iniziando a malmenarlo e non lasciandogli tregua.

Provò anche a prendere un candelabro da lanciare contro il capo, ma era troppo stancante muovere due cose contemporaneamente, e si limitò a farlo cadere dal mobile, ammaccandolo.

Il capo strinse i denti, ma non fece altro, e si limitò ad incrociare le braccia e tenere alto il tornado che aveva nel negozio il suo occhio del ciclone, probabilmente aspettando che il compagno sparito nel nulla la trovasse.

Era solo questione di tempo, perciò Eryn cercò di mettere a frutto quello che le rimaneva.

Effettivamente ora che era dentro una situazione supereroistica, capire esattamente cosa fare era difficile. 

Allora, gli ostaggi erano la priorità, ma non potevano uscire finché c’era il tornado, perciò doveva far finire il tornado, e l’unico modo era mettendo fuori gioco il capo. 

Decise di concentrarsi su di lui.

Lasciò perdere Shockwave, che cadde a terra sputando banconote, e riprese controllo del candelabro, cercando di spedirlo contro il capo a tutta velocità, ma lui lo schivò con grande abilità, deviandolo anche con del vento che usciva ed entrava nel tornado che aveva creato.

Forse era aerocinetico, perciò Shockwave era quello che creava i terremoti, dato che l’altro spariva.

Non avere un’idea chiara dei poteri dei cattivi era un ulteriore punto a suo svantaggio.

-Shadow, inizia ad irritarmi, trovala!- ordinò il capo, fermando il candelabro con una mano e lanciandolo contro un ostaggio.

Eryn lo fermò appena in tempo, ma prima che potesse rilanciarlo contro il capo cattivo, una voce al suo orecchio la fece sobbalzare, togliendole completamente il controllo del suo potere.

-Salve signorina- 

Eryn si girò di scatto e senza un motivo apparente, Shadow fu sbandato dall’altro lato della stanza.

Che avesse inconsciamente usato la telecinesi su di lui? Meglio così.

-È dietro la vetrinetta antica- Shadow informò il superiore, prima di sparire nuovamente nel nulla.

Prima che Eryn se ne rendesse conto, la vetrinetta le cadde addosso, rischiando di schiacciarla, e tenne le mani in alto come a proteggersi con la sua super forza.

Ma non sentì il contatto con la vetrinetta.

-Che diamine… non aveva la telecinesi?- commentò il capo, sorpreso.

-Indago- si propose Shadow, che nel frattempo era tornato accanto a lui.

Eryn cercò di riflettere in fretta su cosa fosse successo, e si rese conto che inconsapevolmente aveva sollevato un campo di forza quasi invisibile attorno a sé. 

Si segnò mentalmente di esultare a operazione finita, e non vedeva l’ora di dire a Pat che aveva scoperto un terzo potere. 

Cercò di concentrarsi sul presente, e prima che Shadow potesse in qualche modo raggiungerla, Eryn ingrandì il campo di forza in modo da lanciare la vetrinetta contro il capo, che però si scansò in tempo. Poi si alzò in piedi, pronta ad affrontare il team anche a mani nude, ma sempre tenendo attorno a sé il campo di forza.

-Ciao di nuovo- sentì una voce alle sue spalle, e si girò.

Shadow era riuscito in qualche modo ad entrare nel campo di forza ed era proprio dietro di lei.

-Scusa, eh, ma sei un po’ tra i piedi- la informò, prima di prenderla con forza per un braccio e girarla in modo da bloccarla.

Il campo di forza crollò, ma Eryn non aveva intenzione di arrendersi così facilmente. Mise nel braccio la massima forza e si liberò con forza dalla presa di Shadow, spedendolo dall’altra parte della stanza.

Gli occhi del capo, di colore verde scuro, si infuocarono.

A quanto pare, non gli andava proprio giù che il suo braccio destro venisse malmenato. Avrebbe dovuto scegliere una carriera migliore.

Eryn si mise pronta ad uno scontro, sfidando con lo sguardo il capo, che però non sembrava tipo da sporcarsi le mani.

-Shadow, Shockwave, uccidetela e basta. Poi prendiamo i soldi e andiamo via- ordinò ai sottoposti.

Shadow, che si era alzato in piedi a fatica, spalancò gli occhi, e si rivolse al capo.

-Ucciderla? Le…- il capo lo fulminò con lo sguardo -…Disaster King…- si corresse -…non ti sembra esagerato. Siamo ladri, non assassini- provò a farlo ragionare.

Eryn decise che sì, Shadow era senz’altro il suo preferito.

-È una stupida ragazzina che gioca a fare l’eroina e può solo darci problemi. Che importa che fine fa?- si infervorò il capo.

Da come si rivolgevano l’uno all’altro sembravano conoscersi davvero bene. In effetti, considerata la cattiveria di Disaster King, se Shadow non fosse stato suo amico era probabile che sarebbe morto solo per aver provato a contraddire il capo.

Shockwave rimase lì in silenzio pronto ad agire ma aspettando un nuovo ordine più diretto.

Eryn approfittò della discussione del team per dirigersi lentamente verso gli ostaggi, e trovare un modo di farli uscire sani e salvi dall’edificio che era ancora circondato da un uragano.

Forse poteva creare un campo di forza che fungesse da arco tra la finestra e la strada. 

Purtroppo il capo, o meglio, Disaster King, si accorse della propria distrazione, e lanciò un getto d’aria che spedì Eryn dritta su Shadow, con un sonoro e categorico: 

-Fallo e basta!- rivolto al suo braccio destro.

Shadow sembrava sconfitto, e tirò fuori un coltello dalla cintura. Eryn si affrettò a scansarsi in tutta fretta, e si mise pronta per un combattimento. Per sua fortuna era un’esperta di difesa personale, e la superforza le dava un vantaggio non indifferente.

Per prima cosa, però, lanciò un’occhiata a Shockwave, pronto ad entrare nella mischia, e racimolando la massima concentrazione e forza nel minor tempo possibile, riuscì a spedirlo con la telecinesi dritto fuori dalla finestra. Fu davvero difficile, ma Shockwave si perse nell’uragano.

Shadow rimase sorpreso per un attimo, Disaster King si limitò a sbuffare seccato, ma non sembrava molto scosso.

Incoraggiò Shadow a continuare, e lui si rivolse a Eryn, con una punta di rimpianto: 

-Non è niente di personale- le sussurrò quasi tra sé, prima di attaccarla con forza e attenzione.

Eryn avrebbe voluto buttare via dalla finestra anche lui, ma non glielo rendeva possibile. I suoi attacchi erano veloci e richiedevano concentrazione per essere evitati, soprattutto visto che aveva un coltello in mano.

E ogni volta che Eryn provava ad afferrarlo o a spostarlo con la telecinesi o con i campi di forza, lui spariva dalle sue mani e riappariva quasi immediatamente alle sue spalle, e lei lo evitava per un pelo. Probabilmente capendo la logica dei suoi poteri sarebbe riuscita ad anticiparlo, e possibilmente metterlo KO.

Ma non riusciva a pensare nel susseguirsi rapido dei colpi.

Alla fine Shadow riuscì a colpirla e a farla cadere a terra, frastornata e battendo la testa.

Le salì sopra, alzando il coltello.

Eryn vedeva tutto sfocato. Ottimo, stava per essere uccisa il suo primo giorno di lavoro come supereroina, poteva quasi sentire le prese in giro di suo fratello.

Disaster King ridacchiò tra sé. 

-È arrivata la tua ora, eroina senza nome- la prese in giro, divertito dal suo fallimento e soddisfatto dal lavoro del suo braccio destro.

Shadow però esitò un attimo, la mano che teneva il coltello tremò.

E in quell’attimo, la mente di Eryn ebbe un’illuminazione che sembrò farle tornare tutte le energie.

Ma certo, il nome!

Si ricordò una frase che le aveva detto Madison sull’importanza dei nomi dei supereroi, quando da piccola lei le aveva chiesto a cosa servissero, dato che l’identità di ogni supereroe era conosciuta.

“I nomi servono a capire immediatamente grossomodo i poteri dei supereroi. Non tutti conoscono tutti, ma in una situazione di emergenza dai nomi si capisce chi chiamare. Se è in arrivo uno tsunami chiami Water Boy, non Snake Girl”

Shadow.

Spariva.

Era ovvio quale fosse il suo potere, Eryn si sentì una stupida a non averlo capito prima.

Proprio mentre il coltello iniziava ad abbattersi su di sé, Eryn sollevò un campo di forza davanti a sé, scansando l’uomo da sopra di sé e scheggiando il coltello.

Lui sparì un attimo dopo, ma ora Eryn sapeva dove guardare. Osservò attentamente l’ombra, che al contrario di lui non scomparve, ma iniziò a muoversi verso di lei, cercando di passare sotto il campo di forza.

Eryn si allontanò e controllò il campo di forza in modo che la coprisse interamente, anche sotto i suoi piedi.

Shadow era completamente isolato.

Dopo qualche secondo riapparve fuori dal campo, sembrava senza fiato. La guardò infastidito.

Disaster King sbuffò.

Eryn fece un sorrisino soddisfatto, e concentrata in modo da mantenere il capo di forza intorno a sé, cercò di raggiungere gli ostaggi, per liberarli in qualche modo.

Gli ostaggi erano sempre la priorità.

Shadow non provò neanche ad intervenire, e guardò il capo in cerca di ordini.

Disaster King si limitò a sollevare la mano, e dalla finestra, lanciato via dal tornado, verso di lui si avvicinò velocemente il fucile che Eryn aveva strappato dalle mani di Shadow o Shockwave.

Lo puntò verso Eryn, che rimase ferma ma tenne con forza il campo di forza davanti a sé, quasi sfidandolo a provare ad intaccarlo.

Le armi non potevano assolutamente nulla contro quegli scudi di energia.

Disaster King sembrò rendersene conto, perché dopo aver puntato il fucile verso di lei, sembrò ripensarci, fece un malvagio sorrisino vittorioso, e lo puntò senza esitazione verso gli ostaggi, premendo il grilletto.

La reazione di Eryn fu istantanea. 

Non ebbe neanche bisogno di pensarci, e il corpo agì prima di lei.

Sollevò una mano verso gli ostaggi e sollevò verso di loro un enorme campo di forza, per proteggerli dalla scarica di proiettili che Disaster King stava lanciando verso di loro. Gli ostaggi si stringevano tra loro, urlando a squarciagola.

-È il tuo momento- Disaster King si rivolse a Shadow, che esitò nuovamente.

Eryn non si era mai sentita tanto vulnerabile, ma non poteva permettersi di lasciare la presa sugli ostaggi neanche per un attimo.

-Bene, faccio da solo- rendendosi conto dell’esitazione del compagno, Disaster King prese una pistola da dietro i pantaloni e la puntò contro Eryn.

Per la seconda volta nel giro di un paio di minuti la ragazza si sentì ad un punto dalla morte, ma questa volta non fu una rivelazione all’ultimo momento a salvarla, bensì una voce gracchiante alla finestra, che distrasse l’attenzione dei tre superumani.

-Capo, capo, sono tornato- Shockwave era rientrato goffamente dalla finestra, un po’ acciaccato ma chiaramente vivo e pronto a seguire ogni ordine del capo.

Disaster King sorrise, e porse la pistola verso il nuovo arrivato, continuando a sparare, in modo più sporadico per non sprecare troppi proiettili, verso gli ostaggi.

-Allora fammi il piacere e ammazza quella seccatura- gli ordinò.

Shockwave si affrettò a raggiungerlo, e prese la pistola.

Shadow lo guardava con occhi socchiusi, non sembrava molto convinto.

Anche Eryn doveva ammettere che era ben diverso dall’esagitata spalla che aveva visto prima. Tremava un po’ e i suoi occhi sembravano spaventati.

Prima che uno dei due potesse fare qualcosa, però, Shockwave alzò la pistola… e la sbatté con forza sulla testa di Disaster King, facendolo svenire sul colpo.

Eryn rimase a bocca aperta, così sorpresa da lasciar andare il campo di forza. Fissò Shockwave a bocca aperta.

Shadow sobbalzò, e non perse tempo a correre verso il suo capo.

Probabilmente voleva solo vedere le sue condizione, ma si stava avvicinando con uno sguardo poco rassicurante e un coltello in mano, perciò Eryn, senza neanche rifletterci, gli lanciò contro un candelabro, colpendolo in testa e facendolo svenire a sua volta, proprio davanti a Shockwave, che tremava visibilmente e teneva con mani tremanti la pistola in mano.

Il ragazzo sorrise imbarazzato ad Eryn, che lo guardò visibilmente confusa.

Prima di spiegarsi, però, Shockwave si rivolse agli ostaggi.

-Uscite. Il tornado si è placato- con voce calma e rassicurante.

In effetti dopo la botta in testa di Disaster King, il tornado si era fermato di botto.

Gli ostaggi non se lo fecero ripetere due volte, e corsero fuori spaventati urlando e quasi calpestandosi tra loro.

Eryn si appoggiò al muro. Era davvero finita? Probabilmente tra poco sarebbero entrati dei membri della DIS a controllare e arrestare i criminali. Ma Eryn cosa doveva fare con Shockwave?

L’ex-criminale le si avvicinò sollevato, e la guardò con dolcezza, mettendole una mano sulla spalla.

Eryn rimase immobile, senza sapere cosa fare.

-Credo che dovremmo andare. Hai corso davvero un grande rischio venendo qui. Sono felicissima che stai bene-senza preavviso, Shockwave la abbraccio. Eryn era troppo scioccata per reagire. Era questo il suo potere? Scioccare gli altri.

Un momento… felicissima? Perché aveva usato il femminile.

-Blaire?- chiese Eryn al suo orecchio, a voce bassissima in modo che solo lei potesse sentirla.

Shockwave la lasciò andare, e la guardò sorpresa.

-Sì, sono io- poi si osservò le mani, come se si fosse resa conto solo in quel momento di essere ancora il finto cattivo.

-Oh, giusto. Non mi hai riconosciuta. Significa che sono stata brava? Pensavo fosse ovvio che non ero davvero lui- ridacchiò imbarazzata.

Eryn le sorrise, rassicurata, e la abbracciò di nuovo, con molta più sincerità.

-Grazie. Credo che ora dovremmo…- una volta separatasi dall’abbraccio cercò con lo sguardo i due criminali a terra, ma erano spariti. Probabilmente Shadow si era ripreso per primo e aveva usato i suoi poteri per trascinare via il capo.

-Diamine! Li vado a cercare!- esclamò Eryn, avviandosi verso la finestra, ma una voce alla porta la fermò.

-DIS, mani in alto!- sentì la voce di un agente della DIS, e quando si girò vide un’intera squadra che stava circondando l’edificio.

La DIS non era conosciuta per aspettare, perciò Eryn sollevò uno scudo davanti a lei e al finto Shockwave, proprio mentre la DIS iniziava a sparare.

Purtroppo erano proiettili anti-supereroe, che lasciarono piccoli buchi nello scudo della ragazza. Incoraggiò Blaire a nascondersi, e di avviò in tutta fretta sul retro, senza sapere bene come uscire.

Se si fosse fatta catturare o uccidere dalla DIS era certa che suo fratello sarebbe stato ancora più deluso, e sicuramente sua madre avrebbe avuto un esaurimento nervoso.

-Qualche idea?- chiese a Blaire, nel panico.

Si aspettava di vedere l’amica in un simile stato, ma lei sembrava stranamente calma, e osservò un condotto di areazione.

-Sì, tu scappa da lì e confonditi con la folla fuori, aspettami lì senza maschera e senza felpa o potrebbero riconoscerti- le ordinò.

-Riconoscermi?- chiese Eryn, confusa.

-Fidati di me- Blaire le fece un occhiolino, più sicura di sé di quanto Eryn credesse possibile, e spinse Eryn verso il condotto.

Eryn riuscì ad entrare appena in tempo. Sentì la porta dell’ufficio spalancarsi, e degli agenti della DIS entrare in tutta fretta con le pistole puntate.

Poi sentì una bambina piangere.

Decise di fare come Blaire le aveva detto, e una volta fuori controllò che non ci fosse nessuno, si tolse la felpa che buttò in un angolo, si sciolse la coda e intascò la maschera.

Poi uscì in strada e si confuse con la folla di ostaggi, troppo occupati a parlare con gli agenti, abbracciarsi tra loro o guardare il negozio per badare a lei.

Poi aspettò, guardandosi nel frattempo intorno per controllare che non ci fossero i criminali, che però sembravano spariti nel nulla.

Pochi minuti dopo, uno degli agenti uscì portando in braccio una bambina bionda di cinque anni, che piangeva sulla sua spalla.

Avevano dimenticato un ostaggio? Eryn sperava davvero che la bambina stesse bene. Si avvicinò leggermente.

Quando la bambina la vide, spalancò gli occhi.

Diamine! L’aveva riconosciuta?

-Babysitter!- esclamò lei, porgendole una mano.

Eryn era decisamente confusa.

L’occhio destro della bambina divenne per un attimo ambrato e le fece un occhiolino.

Eryn capì.

-Piccola! Grazie al cielo stai bene! Ero così preoccupata per te- Eryn si avvicinò all’agente, che la squadrò un attimo prima di porgerle la bambina.

Eryn la abbracciò e la prese in braccio.

-Grazie, grazie infinite. Non so cosa avrei fatto se le fosse capitato qualcosa- ringraziò l’agente, che sorrise e le fece un cenno.

-Vi dovremo tenere qui per qualche domanda- la informò. Eryn però non poteva permetterselo.

-La prego, la bambina è sconvolta. Devo portarla a casa dai suoi genitori. Sono oltre l’orario. Saranno preoccupatissimi- cercò di convincerlo.

L’agente tentennò, la bambina gli fece degli occhioni da cucciolo, ed infine cedette.

Eryn tenne Blaire in versione bambina in braccio finché non raggiunse il negozio di Pat.

Una volta lontana dagli sguardi indiscreti, Blaire tornò sé stessa.

Quando finalmente riuscirono a tornare da Pat, nello scantinato, Eryn tirò un profondo sospiro di sollievo, e si lasciò cadere su una sedia, stanca morta ma anche parecchio soddisfatta, anche se avrebbe certamente potuto fare di più.

Blaire, al contrario, iniziò a saltellare da una parte all’altra della stanza, esaltata come non mai.

-È stato incredibile, non ho mai avuto così tanta adrenalina. Stavano per scoprirci, e poi mi sono trasformata, e se la sono bevuta. E poi quando ho colpito il cattivo… non avevo mai colpito nessuno prima. È stato straordinario!- esclamò, con occhi brillanti.

Pat si avvicinò sulla sedia a rotelle e passò lo sguardo su entrambe, chiedendo spiegazioni, dato che non aveva assistito.

Guardava Eryn con una certa disapprovazione.

La ragazza capì, e abbassò lo sguardo.

-Ok, ammetto che precipitarmi lì senza un piano non è stata un’ottima idea- ammise, alzando le mani in segno di resa.

-Lo puoi ben dire, grazie al cielo c’era Blaire. La prossima volta consultami prima di prendere una tale decisione- la rimproverò.

-Lo farò, promesso. Ho una buona notizia, però. Beh, due buone notizie e una cattiva: abbiamo salvato il negozio rapinato, ma non abbiamo catturato i criminali- iniziò a raccontare, segnando le notizie sulle dita della mano.

-Questo lo sapevo. Anzi, hanno dato a voi la colpa. Siete sui notiziari. La bella notizia?- chiese Pat, sperando in una bomba.

-Ho scoperto un terzo potere- gli raccontò Eryn, eccitata -Posso creare degli scudi di energia- 

-Confermo. Ci ha protetto e ha protetto gli ostaggi- le diede man forte Blaire.

-Beh, è un punto di svolta. Dovrai esercitarti però. Sarai da sola contro tutti i criminali che ti troverai davanti, sarà dura affrontarli simultaneamente- Pat iniziò a riflettere, pensieroso.

-Non sarà sola! Ci sarò anche io!- affermò Blaire con sicurezza.

Eryn e Pat la guardarono sorpresi.

-Come?- chiese Eryn, senza credere alle sue orecchie.

Blaire si ritirò, per niente abituata ad avere l’attenzione su di sé, ma insistette con sicurezza:

-Ci sarò anche io. Voglio far parte del team. Fare del bene ed essere una supereroina- 

-Sei sicura? È pericoloso, e illegale. Potresti finire in grossi guai se venissi presa dalla DIS o dalla Lega del Male- cercò di metterla in guardia Pat.

Blaire sembrò titubante, poi pensò a quello che aveva fatto, e sorrise, determinata.

-Qualcuno dovrà pur tirare fuori dai guai Eryn. Contate pure su di me. Ho passato tutta la vita nell’ombra. Voglio uscire dal guscio e fare qualcosa di significativo. Mi sono stancata di lavorare dietro le quinte: voglio essere una protagonista- affermò con una luminosa luce negli occhi.

Eryn le circondò le spalle con un braccio.

-Di certo le doti attoriali non ti mancano!- la incoraggiò, riferendosi alla messa in scena di poco prima. -Saremo un ottimo duo- sollevò una mano, e Blaire le diede il cinque.

Pat sorrise.

-Allora d’accordo. Inizierò a lavorare su delle supertute che si adattino ai vostri talenti. Ho sempre sognato di farlo. Vi invito a riflettere sui vostri nomi da supereroine. E dato che sono quasi le otto vi invito anche a riposarvi per il momento. Ci rivediamo domani pomeriggio, va bene?- le congedò, e le due ragazze annuirono, e uscirono dal laboratorio, chiacchierando e iniziando a pensare a come lavorare insieme.

Pat sorrise tra sé, e tornò a lavoro, con una punta di tristezza.

Prese il telefono per controllare i telegiornali dal vivo, ma si soffermò qualche secondo sulla sua immagine di sfondo del telefono: una foto di lui ed Eryn che la ragazza aveva scattato a tradimento rubandogli il telefono.

Sospirò.

Stava davvero facendo la cosa giusta? Lui voleva far tornare alla ribalta i supereroi, ma non voleva che Eryn rischiasse la vita per quel sogno.

Teneva davvero troppo a lei.

 

Quando Eryn tornò a casa, si sentiva energica come non lo era da anni. Le sembrava di essere tornata bambina, quando con Madison giocava ad avere i superpoteri e si immedesimava abbastanza da crederci davvero per qualche secondo. Ora li aveva davvero, ed era più straordinario di quanto avrebbe mai creduto, anche se non li usava ancora molto bene, e a volte sembrava che il corpo li rigettasse.

Ma lentamente si sarebbe abituata.

Entrò in casa, salutò la madre con un bacio sulla guancia, commentando che non vedeva l’ora di cenare perché era affamata ma prima avrebbe fatto una doccia veloce e si avviò saltellando in camera, convinta che niente avrebbe potuto turbare la sua gioia.

Beh… si sbagliava.

Perché non appena entrò in camera per prendere tutto l’occorrente per lavarsi, venne accolta da Robin, seduto a braccia incrociate sul suo letto, con dei vestiti sporchi di sangue, i suoi vestiti sporchi del sangue di Pat, in una mano, e il telefono che trasmetteva le ultime notizie nell’altra.

L’espressione del fratello era una maschera di ferro.

Ed Eryn perse un battito, temendo il peggio.

 

Nel frattempo, all’aeroporto, una donna dai capelli color paglia tenuti indietro da una treccia era appena arrivata in città dopo un viaggio all’estero. 

Aveva appena recuperato la valigia e doveva solo fare gli ultimi controlli.

Il lungo cappotto nero la copriva interamente.

-Signora, potrebbe per favore mostrare i polsi?- le chiese una guardia di sicurezza.

La donna sollevò le maniche ubbidiente, mostrando un bracciale da supereroina nel braccio destro.

-Al momento i supereroi non possono entrare in città. La prego di attendere in sala d’attesa e richiedere un permesso dalla DIS- il controllore le indicò una stanza adiacente, con malcelato disgusto nello sguardo e senza toccarla, come se fosse infetta.

Sorpresa, la donna entrò nella sala, e si accomodò nell’apposita area per supereroi, dove un altro paio di persone erano ubicate, parlando al telefono e confuse quanto lei.

La donna osservò lo schermo che trasmetteva le ultime notizie.

Nonostante fosse muto, non ci mise molto a fare due più due.

Sotto l’immagine di un edificio dove quattro criminali avevano tentato una rapina per poi rivoltarsi l’uno contro l’altro, almeno a quanto sostenevano i testimoni oculari, si leggeva la scritta “Fuga di poteri ancora irrisolta: DIS brancola nel buio”

La donna sospirò, e scosse la testa.

-Oh, tesoro. Perché l’hai fatto?- commentò tra sé, prima di prendere il telefono pronta a chiamare la DIS.

Non poteva permettersi di restare lì.

Doveva assolutamente tornare in città.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Non pensavo che ci avrei messo così tanto, ma questo capitolo è stato particolarmente complesso, dato che c’è il primo vero combattimento.

Ho cercato di renderlo interessante, ma non sono brava nelle scene d’azione. Perciò ogni consiglio è ben accetto.

Comunque in questo tempo non sono stata con le mani in mano. Ho fatto un punto della situazione della storia e ho iniziato a progettare i prossimi capitoli. È probabile che ci saranno tre “arc” che caratterizzeranno la storia. Con questo capitolo siamo ufficialmente entrati nell’”arc” della lega del male. I prossimi due sono inediti.

Parlando del capitolo, è molto Eryn-centrico.

Forse è anche uno dei motivi per cui ci ho messo tanto. Non è così semplice il punto di vista di Eryn, sebbene sia la protagonista. Nel prossimo capitolo Robin sarà molto importante, e spero che vi piacerà, perché è uno dei miei personaggi preferiti.

Spero che Disaster King e Shadow vi siano piaciuti, così come i loro poteri. Quelli di Disaster King non sono ancora spiegati del tutto, nel prossimo capitolo probabilmente li vedremo più in azione.

Ve l’aspettavate il segreto di Pat? Penso di sì. 

Chissà chi è la donna dai capelli color paglia.

E chissà cosa ha capito Robin e come gestirà la cosa Eryn.

Concludo l’angolo autore dicendo che Blaire è il mio personaggio preferito e ho adorato scrivere di lei.

Scusate ancora del ritardo e spero che il capitolo vi piaccia. Se volete lasciare una recensione sarà gradita.

Un bacione e alla prossima :-*

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Azione / Vai alla pagina dell'autore: ChrisAndreini