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Autore: Daistiny    08/07/2019    0 recensioni
Si racconta fin dai secoli bui del re dinasta Raithwall, il prescelto degli dei, grazie alla spada dei Re e alla magilite donatagli dagli dei unificò sotto un unico regno, i popoli di Ivalice...
Nessuno sapeva che una parte della sua storia era stata nascosta e dimentica... alle genti d'Ivalice.
La storia racconta dell'ultimo compito che gli dei affidarono al re dinasta e a tutti i sui discendenti... di proteggere il Bagliore Bianco, nei secoli avvenire.. fino alla sua nascita.
Note: I GENERI che verranno trattati SONO- Avventura, Azione, Drammatico,Generale, Malinconico, Romantico, Guerra, Sentimentale, Lemon/(Lime a seconda del caso), Erotico.
Genere: Avventura, Azione, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ashe, Basch, Gabranth, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il vento e la sabbia..'
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CAPITOLO 18 --

*Presente*
706 Alto Valendiano -Rabanstre- Cripta della famiglia reale.

Erano passati due anni... quasi tre e per tutto quel tempo che si era celata agli occhi dell'intera Ivalice dimenticando il suo nome e il suo lignaggio. Nemmeno per una volta si era recata a piangere presso la tomba della sua famiglia, erano morti tutti e per loro non aveva versato nessuna lacrima, tale era la sua rabbia.
Si sentiva ferita nel profondo, fatta a pezzi... le loro bugie le avevano tolto tutto, ogni cosa. E lei, un tempo aveva creduto in loro.

Uscì di soppiatto dalle ombre, il capo coperto da un cappuccio insieme ad una mantella che le copriva tutto il corpo. Strisciò fuori e si mescolò alla folla tra le strade impolverate di Rabanastre.
Lo sguardo fisso a terra, avanzava silenziosa come l'ombra di se stessa.
Il viaggio dal suo nascondiglio al mausoleo reale fu molto lungo, li giaceva tutta la dinastia del Casato Dalmasca.

Voleva vedere quel posto, le sembrava quasi doveroso, voleva farsi un'idea... la rabbia la guidava. Notò che vicino il mausoleo reale c'era gente che ancora andava a far visita alle tombe dei reali, poco più in là dei soldati imperiali sorvegliavano quell'area.
La ragazza avanzò verso l'imponente costruzione di marmo bianco, che scintillava al sole, dalle splendide lavorazioni. Di fronte due grosse statue della dea Galtea, la ragazza alzò di poco lo sguardo che si posò sulle due statue identiche a lei.

Ciò le fece solo rabbia, maledicendo nel silenzio l'intera Dalmasca. Dentro il monumento scese lentamente le scale in marmo, giù fino alla cripta. 
L'odore dell'incenso offerto alla famiglia reale permeava quel luogo la infastidiva, definendo ciò un grande insulto. Se avesse potuto lo avrebbe distrutto con uno schiocco di dita, era ciò che loro si sarebbero meritati. 

Quel luogo non le piaceva, quello non era il suo destino. Lei non era un miserabile huma.

Scese i gradini, sentiva il rumore dei suoi tacchi battere contro la pavimentazione in marmo. C'era solo una debole oscurità, mentre i suoi occhi indaco vedevano con chiarezza anche nelle tenebre più oscure, pronunciò un incantesimo per accendere i bracieri.
Regnava il silenzio più assoluto in quel posto, rotto solo dalla sua presenza.
I bracieri sorretti dalle statue di Galtea poste a circolo si accesero al suo comando, portando luce in quella oscurità. 

La luce di Dalmasca avanzò in mezzo a quel cerchio, non pronunciò parola, rimase sola nel suo silenzio.  Proprio lì d'avanti ai suoi occhi si trovavano le otto tombe di quelli che credeva essere i suoi fratelli.
Ruppe il silenzio quando lesse alcuni nomi dei figli di Raminas, Roland, Valiant... Ronnah. Non li sentiva più così vicini, ma solo lontani.

Guardò poi la tomba quella che le avevano fatto credere fosse sua madre Achante.. verso costei non provava alcun astio, solo dispiacere. L'avevano usata come avevano fatto con lei.
Quella donna, che aveva creduto fosse sua madre, la sua vera madre... in verità non lo era.

Colei che credeva l'aveva messa al mondo, che per tanto tempo aveva così disperatamente voluto conoscere o meno vedere in realtà si era rivelata  una menzogna. 
Quale persona sana di mentre avrebbe anche solo potuto concepire una simile crudeltà durata più di quindici anni. Che senso aveva?

Per lei la ragazza disse solo parole di conforto, poi il suo sguardo si spostò sulla tomba della sua matrigna. Lei l'aveva chiamata "Madre" a provato per lei dell'affetto sincero, come l'aveva provato per tutti loro.

Invece si era rivelata essere un'altra ignobile come tutti loro. Ed infine lo sguardo di lei si posò sulle restanti tre tombe.

Quelle di Rasler, Ashe e Raminas. Si avvicinò alle tre tombe e le guardò attentamente.

Per lei non c'erano parole. Lei sapeva che delle tre tombe, solamente quella di Ashe era vuota... lei lo sapeva bene che era ancora viva e nelle mani dell'impero.

Lesse le date in cui i tre erano caduti e le commemorazioni incise sulle loro lapidi. La rabbia e il rancore crebbero come una furia, tanto che con un gesto dettò dall'ira guidò la sua mano sulle lapidi di costoro sfregiandole, riducendole a brandelli. Tale era la sua ira.

Il gesto non le diede sollievo come aveva sperato, senti solo una rabbia crescerle dentro e un dolore straziante la squarciò dentro. Come quando aveva saputo della morte del suo amato.

La sua rabbia furente e la sente di vendetta che le risiedevano dentro reclamavano a gran voce...le risposte ma soprattutto i PERCHÉ!? 
Lei voleva delle risposte alle sue domande, hai suoi dubbi e sapeva il timore di non poterle più avere.



-Perché?! Me lo chiedo ancora adesso, quale è il senso di questa mia vita e di tutto ciò! Io voglio delle risposte... sapevo di non essere una di voi, di non essere come voi... eppure mi sentivo parte di voi.

Io, ero considerata alla vostra stregua eppure ero solo l'ultima del carro.  Perché mi avete mentito? 

Non so se odiare l'Impero per ciò che ha fatto o amarlo per ciò che esso è ed offre. Per due anni non ho più voluto sapere niente di voi...

Vi adoravo, credevo davvero che voi tutti eravate la mia famiglia. Avrei dato l'anima e il cuore. Mi fidavo.

Ed ora che so la verità... vi odio. Esigo delle risposte anche ora che è troppo tardi.

Penso che vi siete meritate tutte queste disgrazie. E il volere divino per le vostre menzogne. Vorrei gioire delle vostre morti eppure non so per quale motivo non mi sento dello stesso avviso.

Di un'unica cosa sono certa, non avrete mai il mio perdono, ciò che avete fatto è imperdonabile. Non c'è cosa che lo giustifichi.

Vi mi avete preso in giro, dei miei sentimenti, della mia natura. Ed abusato dalle mia fiducia, manipolandomi.

Una delle poche cose che mi dispiace e che non siete più in vita per vedere cosa la vostra amata Dalmasca sia diventata.

Ho rinnegato ogni cosa che mi avete insegnato, e ciò in cui credere. Adesso sono libera. Nonostante ciò non mi sento appagata.

A causa di quello che mi avete fatto, sento di non sapere più chi sono e ne tanto meno da dove provengo. Sento solo il nulla.

Per tutto questo tempo, ho visto Archades e la sua gloria, godo della protezione dell'Imperatore... è ben lontano da come lo credevate, voi tutti. Hanno riconosciuto il mio valore, diversamente da quanto avete in passato, non ascoltando lei mie parole. 

Già che siete stati testimoni con i vostri occhi... avete pagato con la vostra vita, le vostre scelte. La mancata fede.

Voi potevate pure odiare l'Impero per ciò che vi ha causato...Ma la rovina è stata solamente vostra!  E della vostra arroganza!

Io non posso che schierami con loro.  Ho scoperto che condividiamo vedute simili. Il mio futuro non è mai stato con voi.

Eppure se oggi mi ritrovo qui di fronte, dopo tutto questo tempo è perché voglio far sapere la verità, dimostrerò con i fatti che ciò che ho visto anni or sono, non erano menzogne. Ma verità.

Questo è tutto ciò che resta della vostra cara figlia e sorella. La mia nuova persona, quella che vi odia e vi maledice in ogni lingua di Ivalice... Desidera solo l'annientamento di quello che vi rimane... augurand alla vostrea ogni indicibile infamia e sofferenza.

Ciò non avverrà per mia mano, data la mia natura, ho promesso di essere al di sopra delle parti. Non permetterò a voi, di inquinare quanto di più sacro possa esistere.

Perché tutto quest'odio che voi mi avete causato mi avvelena, e toccare con le mie mani la vostra ignobile stirpe non farebbe che corrompere la mia luce.

Io sono Galtea ed Ivalice è la  mia terra, di cui sono la legittima signora. 

A Dalmasca e al suo ignobile erede, non porgerò mai la mano in segno di pace, né il mio perdono.




*Rabanastre - Plazzo Reale*



Nelle sue stanze il Giudice Magister Gabranth aveva appena ricevuto il messaggio da parte della sua assistente che declinava gentilmente il suo invito, sostenendo e definendo la cosa come inappropriata, per il luogo e il momento in cui si trovavano. 

Ciò non piacque affatto al giudice, che aveva cercato la sua assistente per tutta la giornata, ma questa risultava irreperibile. Molte persone a palazzo avevano notato la mancanza di Chantal, anche se erano a conoscenza del giorno libero che aveva.







*Archades- Appartamento di Chantal *





Dall'altra parte di Ivalice, qualcuno come Gabranth si aspettava di ricevere notizie da parte di Chantal. Brace.

Il coinquilino di Chantal era decisamente preoccupato per la ragazza, visto che non la sentiva da quando questa era partita con Gabranth per Dalmasca. In casa avvertiva decisamente la sua mancanza, si chiedeva costantemente come poteva stare.

Gli mancano quei giorni in cui Chantal gli chiedeva di coprirla, quando silenziosa partiva per le sue cacce due o tre giorni nulla di più. Una chiamata ogni tanto per avvisare del suo ritorno.

Brace manteneva silenzioso le sue partenze, mentre aspettava che Chantal ritornasse. Per volere della stessa, quando entrambi erano nei rispettivi lavori fingevano di non conoscersi, quando al di fuori non era assolutamente così.

Il giovane imperiale si chiese se quell'assenza di notizie da parte della sua coinquilina era da indicarsi ad opera di Gabranth.  Che non era un giudice comune, ma era uno che ricopriva la più alta carica all'interno dell'esercito imperiale.

Un uomo il cui potere non aveva limiti, e non si sarebbe fatto scrupoli ad allungare le mire su ciò che desiderava. Non era tranquillo da quando la sua patner, inconsciamente,  gli aveva rivelato l'ubicazione del suo appartamento. 

Anche se in quella occasione Chantal non era stata bene. Trattenne la sua ansia pregando gli dei affinché non capitasse nulla alla sua amica.

La vita ad Archades per loro non era stata mai facile, tutto era una continua ascesa. Brace osservava il cambiamento che Chantal adottava quando si trovava in presenza della corte imperiale.

Non dava molta confidenza a nessuno,  manteneva sempre un certo distacco e  un modo di fare molto signorile. I suoi modi di fare affascinavano chiunque. Infondo con la sua esotica bellezza era normale che chiunque rimanesse incuriosito dalla sua persona.

Nonostante ciò, c'era una parte di nobili archadiani che non accettava la sua presenza a corte , tra questi c'erano molti giudici che diffidavano della sua dubbia provenienza. 
Non accettavano che una non imperiale riuscisse a fare carriera così in fretta e si fosse guadagnata l'appoggio dell'imperatore, come in precedenza era successo con Gabranth.







*Rabanastre -Ufficio di Vayne Solidor*




Gabranth era irritato non poco per il rifiuto di Chantal, quando all'improvviso si vide arrivare nelle sue stanze uno soldato, Vayne Solidor richiedeva la sua presenza. Voleva vederlo tra alcuni minuti nel suo ufficio, il motivo del loro incontro era parlare della Resistenza. 

I pensanti passi del giudice riecheggiavano lungo gli immensi corridoi del palazzo dalmasco, la sua ombra proiettata su ogni parete e il costante tintinnio della sua armatura lo accompagnarono lungo il tragitto.

Gabranth si ritrovò ad entrare in un piccolo ma elaborato studio, dove ad una scrivania triangolare lo stava aspettando Vayne, silenzioso come sempre.

Il Console era impeccabile nella sua posa, vestito di tutto punto nelle sue vesti imperiali che ne indicavano il rango elevato.

Il giovane huma si espresse nella solita maniera, fredda e pacata al tempo stesso, non batteva ciglio, ne tradiva un filo di emozione. Era placido, sotto l'apparente innocuità.

Gabranth guardò silenzioso il console, sapeva bene quanto Vayne poteva essere insidioso sia con le parole che con i suoi atti. Qualcosa in lui lo faceva ben guardarsi da questo imperiale.

il colloquio con costui fu più lungo del solito, e più spiacevole di quanto Gabranth si aspettasse.

-Giudice Magister Gabranth vi stavo aspettando, dagli ultimi resoconti ho saputo della fuga del nostro prigioniero, dopo la vita di cortesia che gli avete fatto. Vorrei sapere come stanno procedendo le ricerche a riguardo, non giungono nemmeno buone notizie dai nostri informatori per quanto riguarda la Resistenza. -Fece Vayne guardando con aria del tutto disinteressata il giudice, squadrandolo dalla testa ai piedi.

-Vostra Eccellenza, ho preso provvedimenti per quanto riguarda il Generale, i miei uomini lo stanno cercando. Supponiamo che voglia mettersi in contatto con i ribelli. -Lo informò Grabranth.

-Mi tocca vedere quanto ciò vi stia a cuore vostro fratello, specialmente dopo l'infamia che gli avete recato... 

A quelle parole Gabranth rimase silenzioso in attesa che Vayne continuasse nei suoi intenti. Le sue parole per quanto sottili, non facevano che celare un velato disprezzo nei confronti del giudice, era abbastanza ovvio come Vayne lo considerasse.

Il figlio dell'imperatore sapeva che Gabranth non era altro che gli occhi e le orecchie di suo padre, ma fingeva di non sapere, attendeva solo il momento opportuno in cui gli e lo avrebbe rinfacciato.

-Spero Gabranth che non mi deluderete, saprete di certo fare un buon lavoro, come lo avete dimostrato già in passato... -Disse il console guardando con nonchalance il giudice, al di là della sua scrivania ricoperta di tanti documenti.

-Non vi deluderò.-Fu l'unica risposta da parte di Gabranth in un tono secco e marziale, ma al tempo stesso sottomesso a chi gli stava di fronte. 

-Lo spero Gabranth...  Ah! Dimenticavo ricordate a Lady Chantal che Cid vorrebbe vederla al più presto. Preme per sapere come stanno procedendo le ricerche che le ha affidato. Mi dispiace non poterle complimentarmi con lei, di persona, per l'ottimo lavoro che sta svolgendo. Visto le grandi potenzialità.
So quanto tu la stia tenendo impegnata per via del suo praticantato, ma non vorrei che ciò ne risentisse sulle sue ricerche. Detto ciò, ora potete andare.-

Finì Vayne, Gabranth non era molto entusiasta riguardante l'ultima parte del discorso del Console. Non gli andava giù che Chantal potesse essere distratta da altre cose, tolto il suo ruolo presso di lui.

Il giudice era perfettamente consapevole, del fatto che la ragazza svolgesse un altro stage presso i lavoratori Draklor. Non era un segreto che Chantal avesse un vivido interesse per le ricerche del Dottor Cid, tanto da ricevere da questi la proposta di uno stage.

In due anni che la conosceva, Gabranth poteva intuire quanto la sua assistente fosse letteralmente informata riguardo ogni ricerca svolta da Cid.

Ma dato la sua posizione, si era sempre astenuto dal fare domande al riguardo, sapeva che quella non era una buona idea. Però avere un suo uomo che lavorasse agli ordini di Cid sarebbe potuto tornargli molto utile, un giorno se ciò sarebbe stato necessario.

Per tanto cercava dove poteva, di non coinvolgere troppo Chantal in affari come quelli che aveva avuto lui, con Vayne. Gabranth non desiderava questo per la sua assistente, sia lui che Drace sapevano quanto il fratello maggiore di Larsa poteva essere pericoloso.

Finché Chantal si sarebbe occupata di altri incarichi, poteva stare tranquillo, ma l'idea che Vayne potesse mettere le mire anche su Chantal e in qualche modo usarla per i suoi sopi, lo infastidiva parecchio.

Ultimamente il giudice si era sentito molto stanco riguardo a tutta quella situazione, per tante ragioni e le continue pressioni.

C'erano molte cose che Gabranth non amava dell'impero ed una di queste era oltre che servire Vayne, era avere a che fare con Cid. Non erano poche le volte che il giudice si era ritrovato ad incontrare il Dottor Cid, a causa delle circostanze in comune.

Il giudice aveva notato sempre che quello strano personaggio con gli occhiali doveva essere decisamente pazzo, lo vedeva parlare a vuoto. E non riusciva a capire come la sua assistente  potesse essere così interessata a lui e alle sue ricerche. Non capiva nemmeno del perché della strana amicizia di Cid con Vayne, ma sapeva che i due ne nascondevano  di molti segreti.

Tuttavia pur tenendo d'occhio Larsa,  e allo stesso tempo anche Vayne, Gabranth aveva deciso di usare una sua vecchia conoscenza per ottenere informazioni sull'operato di Cid e Vayne, non coinvolgendo così Chantal. Ben consapevole che i due la stessero tenendo d'occhio in quanto sua assistente.

Se l'avesse coinvolta sarebbe stato sgamato subito, cosi invece non avrebbe corso tale rischio.

Dopo il colloquio con Lord Vayne, e una lunga giornata piena di vari incarichi,  Gabranth si ritirò nei suoi alloggi vicino a quelli di Chantal.

Il giudice diede ordine ad alcuni domestici di preparargli abiti puliti ed un bagno caldo, chiedendo in fine di essere lasciato solo. Libero così dalla presenza di occhi indiscreti e di altri, l'huma si tolse il suo elmo rivelando il suo segreto più scuro.

Si liberò anche dell'armatura e si diresse verso il bagno, l'ampia stanza offriva un'enorme vasca interrata,  tutta decorata come il palazzo, da un bocchettone finemente decorato attaccato ad una parete sgorgava dell'acqua calda.

Un fitto vapore avvolgeva quella stanza, Gabranth completamente nudo si immerse in quell'enorme vasca, si fece scivolare dentro e gli sembroò che il calore gli portasse via ogni negatività.

Le sue membra di rilassarono e lasciò la sua mente vagare e perdersi. Si sentiva stanco e vuoto, era in quei momenti che lasciava andare il suo dolore.

Poteva essere se stesso, null'altro che un uomo tormentato dal profondo odio verso se stesso, a causa della sua incapacità nel proteggere la sua patria, la sua terra natale, proiettando quest'odio verso suo fratello colpevole di aver abbandonato lui e la loro madre malata, nel momento del bisogno fuggendo a Dalmasca.

Finito il bagno, il giudice indossò dei vestiti puliti ritornando in stanza, lì un domestico lo informò della visita di un suo amico Saven Breklin.

Saven era di qualche anno più grande di Gabranth, l'uomo era uno studioso e ricercatore dei reperti antichi riguardanti la storia imperiale. 

Era un uomo dai lunghi capelli castani, raccolti in una coda di cavallo, un leggero accenno di barba in torno al volto, i cui lineamenti erano molto spigolosi.  Saven presentava un carattere molto cinico e sarcastico e non era un simpatizzante del senato imperiale. 

Lo studioso indossava una camicia con un gilet avorio arricchito da ricami color petrolio, a torno alla vita portava una fusciacca di un verde più chiaro rispetto alla camicia, insieme c'era anche una cintura in cuoio marrone dal quale pendeva una spada.

I pantaloni scendevano larghi fino alle caviglie dove si restringevano, portava degli stivali di pelle pieni fibbie, squisitamente lavorati.

Saven sostava sulla porta dell'alloggio del giudice, aspettando che questi lo raggiungesse quando ad un tratto intravide l'amico. 

Gabranth aveva dismesso i suoi panni da giudice per abiti più semplici e comodi ed informali. Saven gli rivolse uno dei suoi sorrisi beffardi che da tempo erano diventati il suo marchio, al quale Gabranth non ricambiò, rimase solo a fissarlo dopo averlo salutato ed avergli indicato dove potersi accomodare.

Breklin notò subito il pessimo umore del suo vecchio amico, pensando tra se cos'era quella volta che avesse così infastidito il giudice, l'huma una volta accomodatosi chiese al suo amico il motivo del suo cattivo umore.

-Da quando ti conosco Gabranth hai sempre avuto questa espressione, ma noto che ora è ulteriormente peggiorata. Stravolta che cos'è che ti turba?

-Nulla, è solo stanchezza.-Rispose seccato il giudice a quelle parole.

-Ti conosco abbastanza bene, da sapere che la tua non è stanchezza... ma altro. E con molta probabilità è una donna? -Saven pose una certa enfasi sulle ultime parole.

-No!- Gabranth rispose in maniera secca e decisa, mostrando una certa riluttanza a tale argomento. Saven aveva appena toccato un tasto dolente.

-Ma sentiti... -Sghignazzo Saven fissando la reazione del giudice.-Beh a corte si vocifera di un certo interesse che hai per una certa persona... dopo la tua ultima storia con quella cantante lirica, Bryneli. Mi pare si chiamasse così.- Rivangando alla memoria del giudice un nome che lui non sentiva pronunciare da almeno cinque anni.

-Quelle furono solo delle voci!-Righiò Gabranth mostrando tutta la sua rabbia, lui non aveva mai dimenticato. -Non ho il tempo per simili assurdità.

-Non ti scaldare... -Saven cercò di rabbonirlo notando l'evidente nervosismo del suo amico, prima di riprendere l'argomento.- Non lo metto indubbio... ma sia io che te lo sappiamo che "non erano solo voci quelle", sei stato per diverso tempo l'amante di quella donna sposata, oltretutto fingendoti il fidanzato della figliastra... e il risultato sappiamo tutti com'è andata

Voci di corridoio mi hanno detto di te e Chantal... sono informato al riguardo, sappilo. Non è che Chantal ti ricorda tanto lei, quella nabradiana? La tua ex?

Gabranth distolse lo sguardo da Saven per spostarlo altrove, soffocò un ringhio mentre cercava di deglutire a fatica. Ma era evidente il suo disagio. Saven non si era sbagliato. Gabranth poi riprese parola.

-Quella storia mi pare essere stata chiusa due anni fa. Chantal non centra nulla con ciò... non lo sa nemmeno Drace.

-Uno dei tanti capitoli bui della tua vita. Comunque nominando anche Drace... so che non corre buon sangue con la tua pupilla.

-Si, quelle due si odiano. Il temperamento di Chantal non aiuta, dovrebbe rispettare i ruoli... Drace lo stesso... e...-Gabranth non andò oltre, non voleva pensare a quelle cose, le trovava stupide.

-Beh sei stato tu quello che quando mi ha parlato di Chantal, ponendo attenzione al suo modo di fare... distinto. Per chi non è imperiale come voi due è facile distinguersi. No?- Cercando di saperne altro.

-Non è quello. Chantal di norma tende a rispettare la gerarchia, ma con Drace il più delle volte e con altri giudici, non sa stare al suo posto.  Finché godiamo dell'appoggio dell'Imperatore e del suo favore, la cosa è tollerata... ma cosa succedesse se non ci fosse più? -Gabranth espresse la sua preoccupazione.

-Non mi stupisce se quella ragazza sia così arrogante, visto l'enorme potenziale che possiede. Dopo tutto, se lavora a stretto contatto con Cid e con te dimostra per forza di cose di avere talento e ne ben consapevole. Comunque mi pare di capire che ci siano altri problemi? -Aggiunse Saven mostrandosi sicuro delle sue parole.

-Fosse solo questo...- Sospirò Gabranth pensando a tutte quelle cose che gli davano ansia, da Larsa a suo fratello Basch.

-Sei fin troppo protettivo verso Chantal... Un conto è il tuo incarico con Larsa. Ma Chantal... beh penso che sappia quello che fa. Per il resto come ti va?-Domandò l'huma.

-Il solito. -Rispose Gabranth non scomponendosi più di tanto.

-Con le ultime notizie provenienti da qui, immagino tu abbia avuto il tuo bel da fare. -Disse Saven riferendosi alla nomina di Console di Vayne e l'assalto al palazzo da parte dei ribelli.

-Ci sono ancora delle questioni da risolvere.- aggiunse in fine Gabranth, a quelle parole Saven capì molte più cose di quanto il suo amico non volesse dire.

-Ancora lotti con i fantasmi del passato?- Chiese Saven abbassando lo sguardo, prima di riprendere parola.- Devi andare avanti... 

Concluse il ricercatore, con un'espressione abbastanza seria e un tono di voce grave. Non aggiunse altro alle sue parole.

Saven sapeva benissimo quanto Gabranth odiasse parlare del suo passato, quello non era di certo un buon argomento di conversazione. 

L'espressione sul giudice archadiana si era fatta cupa e livida di rabbia tanto da spaventare quasi Saven, lui non aveva mai visto l'amico in quello stato, ma poteva benissimo leggere l'odio e il rancore che si annidavano nei suoi occhi ambrati.

A quel punto Saven cercò di cambiare discorso.

-Hai mai pensato di prenderti qualche giorno per te?

La risposta di Gabranth si fece attendere, ma arrivò con un tono di foce freddo e privo di qualsiasi emozione.

-No. Ciò che più conta adesso è il bene dell'Impero, ha la massima priorità.

A quel punto Saven si lasciò sfuggire un commento che non piacque al suo amico, che lo innervosì molto.

-Prima quando ti occupavi di tua madre eri più umano, ma dalla sua morte sei cambiato... Per Faram, cosa ti è successo?- Disse l'archandiano abbassando la testa e scuotendola.

-Quel giorno, è nato Gabranth.- ammise il giudice guardando dall'alto in basso il suo amico.

-Così è ingiusto Gabranth, con quello che ti è successo, tu meriti molto di più...-Saven venne bruscamente interrotto dal giudice che aveva aggrottato le sopracciglia.

-Questo...!?- fece presente Gabranth e Saven non pote che annuire silenziosamente, nella stanza l'aria si era fatta pesante e si poteva percepire chiaramente una certa tensione tra i due.







*Archades-Magistero-Ufficio del Giudice Zargabaath*




Nella città imperiale, in particolare nell'ufficio del Giudice Magister Zargabaath capo della sesta divisione e comandante della 12 flotta e dell' Alexander.

Zargabaath era uno tra i giudici più anziani rispetto agli altri dodici, molti di loro erano poco più giovani di lui per qualche anno. Nonostante ciò Zargabaath dall'alto della sua esperienza, pur essendo uno dei giudici più silenziosi assieme a Gabranth, si dimostrava quello con più moderazione.

Specialmente era quello che cercava di smorzare i toni, soprattutto tra Drace, Bergan ed altri. 

Era un uomo fedele all'Impero piuttosto che all'imperatore. Sapeva stare al proprio posto come gli veniva richiesto ma sapeva anche tenete a freno la lingua.

Pur non parlando apertamente contro Vayne come invece la sua collega più giovane, Drace faceva, Zargabaath si guardava bene da non sfidarlo apertamente conscio della posizione del figlio di Gramis.

Conoscendo la mancanza di scrupoli che il suo giovane signore infliggeva ai suoi nemici.

Diversamente da Vayne e molti altri giudici, Zargabaath era ben consapevole del suo ruolo e di ciò che la posizione comportava, soprattutto dei suoi lati più nefasti.

Era quello che fungeva ed agiva come voce della ragione. Più di una volta si era trovato a moderare i termini di un'accesa discussioni tra giudici, in particolare Drace e Bergan.

L'argomento della discussione quella volta non poteva essere che il comportamento di Lady Chantal. Drace si stava lamentando della mancanza di rispetto dei ranghi da parte della giovane dalmasca,  Bergan invece dal suo lato non faceva che dire quanto quelle due non fossero poi tanto diverse, alludendo al comportamento fastidioso di entrambe.

Lui era dell'opinione che Chantal sarebbe stata buona ad altro e non prendeva di certo la considerazione a suo pari,  mentre considerava  Drace una spina nel fianco che andava al più presto sistemata prima o poi.

-Io ti consiglierei di darvi una calmata, Drace... tu e Lady Chantal non siete poi molto diverse. Al riguardo... quella cagna sta dimostrando qualche utilità.

-Certo... finché vi fa comodo. Del resto so che tipo di stima potrebbe avere uno come voi. -Ribbaté con rabbia Drace inferocita dalle squallide insinuazioni di Bergan.

-Volete darle una lezione?... Poi dovreste vedervela con Gabranth. Quel cane è da parecchio che c' ha messo su gli occhi. Ti ricordo che gode dell'appoggio di sua Eccellenza.- rispose pressante Bergan ricordando a Drace i favoritismi di cui godeva Chantal.

-Come può quella godere così del favore dell'Imperatore, cosa sappiamo di questa ragazza a parte la sua provenienza?- Drace sollevò delle domande che effettivamente avevano bisogno di una risposta in qualche modo.

-È una cosa che vorremo sapere tutti. Non siete l'unica che se lo chiede.- Rispose il giudice Bergan con un sorriso crudele dipinto sul suo volto. Più che un sorriso era un ghigno malevole alle sue parole piene di veleno.

-Al riguardo, Giudice Bergan, Lady Chantal a dato solo delle generalità. Quanto bastava a finché quello che si sapesse su di lei fosse accettabile e in ciò non ci vendo nulla di male, ne voler essere riservati. E poi è sotto la supervisione di Gabranth... se avesse nascosto qualcosa ci penserebbe lui a sistemarla.

Attualmente Chantal, non è solo una degli assistenti del giudice Gabranth, ma visto il grande interesse per il lavoro del dottor Cid e delle sue ricerche. Le è stato consentito di affiancare Cid nel suo lavoro. Ciò nonostante si è dimostrata all'altezza di entrambi i ruoli.-Ricordò loro Zargabaath.

-Davvero insolito... questa mi ricorda la storia di qualcun altro.-Sghignazzò Bergan con un'altra delle sue allusioni.

-Giudice Bergan, la ragazza si è mostrata degna del favore di sua Eccellenza. I risultati dell'Accademia Imperiale parlano chiaro. Non solo sta dimotrando un ottima gestione dei compiti che il giudice Gabranth le affida, con questo come la mette?- Lo affrontò Zargabaath, l'intervento non piacque a Bergan.

-Interessante... ma mi pare che Chantal per i vari favoritismi non comprenda bene la gerarchia. Come potete pensare che possa essere un buon giudice se continua ad avere questo disprezzo verso l'autorità? Non vi pare un controsenso Zargabaath?- Sottolineò aspramente Drace seccata da tutto quel parlare di Chantal, rendendo evidente un piccolo controsenso.

-Lei è ancora un'apprendista, è ancora giovane ed è naturale che mostri ancora una certa immaturità. -Zargabaath cercò di spezzar una lancia a favore della ragazza, ma Drace non era poi così convinta.

-Larsa di certo è educato meglio.- Drace rispose spazientita, al suo commento Bergan scoppiò in una fragorosa risata, cogliendo l'opportunità di lanciare un'altra delle sue insopportabili frecciatine.

-Beh a questo punto penso di capire perché abbiano voluto dare Chantal a quel cane. Quei due si somigliano.-Fece prima di scoppiare a ridere, una risata che non aveva nulla di divertente al contrario era abbastanza disturbante e fastidiosa.

-Quel cane... come lo definite voi, è il più capace di tutti.-Gli ricordò Drace in preda da un altro dei suoi feroci rimproveri.

-Giudice Bergan io non condivido la vostra opinione al riguardo, sono più del parere di Drace. Gabranth penso che sia la figura più adatta per la giovane Chantal e il suo temperamento.-

Fece presente Zargabaath guardando i due giudici fissi di fronte alla sua scrivania, seduti su due poltrone di velluto rosso. Bergan si dimostrò contrario a quanto daetto da Zargabbath, Drace invece alla reazione del suo pari scosse la testa in dissenso, odiava quel uomo con tutta se stessa.

Si senti rincuorata dalle parole di Zargabaath... ma allo stesso tempo non gli piaceva che fosse così indulgente nei modi verso Chantal, quella ragazza non meritava tutte quelle attenzioni.








*Rabanastre-Palazzo reale*





Dopo la sua ultima uscita Chantal passò i restanti cinque giorni, chiusa nel palazzo di Rabanastre ad occuparsi dei suoi impegni con il Dottor Cid e Gabranth.

Con il giudice il suo rapporto si era parecchio raffreddato, lui non aveva più preso il discorso della cena con lei. Trovava il comportamento della giovane veramente contraddittorio.

Un attimo prima Chantal andava dichiarando il suo odio per Dalmasca e le sue origini, un attimo dopo le rivendicava dicendo che non poteva accettare un innocuo invito a cena perché visto il posto in cui  si trovavano, era inammissibile che una donna dalmasca potesse intrattenersi con un imperiale, giudice o no che sia.

Quella era decisamente la più stupida scusa che aveva mai sentito,  sarebbe stato più semplice dire no. Che poi non era di certo la prima volta che passavano del tempo insieme, per via del praticantato,  molte volte Chantal era stata a casa sua per aiutarlo nel finire tutta una serie di documenti, che consisteva in lavoro "extra".

C'aveva pure passato la notte lì. Satine, la governante del giudice, una donna sulla trentina ed archadiana di nascita avrebbe potuto testimoniare la cosa.

Visto i vari impegni urgenti Gabranth sapeva che avrebbe dovuto mettere da parte la situazione per riprenderla più avanti.

I giorni passarono senza intoppi,  Chantal era presa dai suoi impegni, mantenendo sempre un modo di fare freddo e mostrando un vivido disprezzo per tutto ciò che era dalmasco.

Per tanto si dedicava anima e corpo ai suoi impegni, anche se in verità iniziavano ad annoiarla, con Cid non stava trovando nulla di interessante e con Gabranth si doveva occupare solo di documenti cartacei.

Era oltre che annoiata anche stressata, non sopportava quel posto sentiva e percepiva solo negatività da ogni parte. Ovunque posasse lo sguardo c'era sempre qualcosa che non andava e a cui non voleva assolutamente pensarci.

Gli allenamenti non aiutavano la situazione e Gabranth si accorgeva della mancanza di attenzioni della ragazza. 

I servi saputo delle origini dalmasche della ragazza, quasi non riuscivano ad accettarlo. Guardavano quasi con disprezzo la giovane donna, anche Arla quando lo aveva saputo non ci volle credere. Ma poi dovette rassegnarsi, si sentiva decisamente delusa, arrabbiata e indignata.

Come poteva una sua compatriota servire e giurare fedeltà all'Impero che aveva distrutto la sua patria, quale senso dell'orgoglio questa persona poteva avere? Con quale faccia e coraggio poteva andare in giro ad affermare di essere una dalmasca, di aver del amor proprio e di non scendere a compromessi?

Quando in verità era la prova vivente di una sporca doppiogiochista, senza un briciolo di orgoglio ed ideali. Quasi una meretrice che in cambio di una misera posizione di potere, si svendeva al primo imperiale.

Come poteva? Sapeva più di impero che di Dalmasca, una donna dalmasca non avrebbe mai avuto tali ideali. Lei dell'essere dalmasca non aveva proprio nulla. 

Chantal dall'altra parte dimostrava di avere una faccia tosta mai vista, dimostrando di non temere il disprezzo e il profondo dissenso dei domestici mostravano nei suoi confronti.

Diversamente dai dalmaschi i soldati imperiali, avevano un comportamento decisamente migliore e sicuramente più rispettoso. 

Al di là di tutto ciò Chantal andò avanti per la sua strada, aspettando l'occasione di poter avere abbastanza tempo libero per agire. Dopo altri giorni ancora avrebbe avuto di nuovo alcuni giorni liberi e ne avrebbe approfittato per uscire in giro per la città.

La dalmasca attraversò il più rapidamente possibile le varie sale del palazzo, desiderava disperatamente uscire nella maniera più rapida. 

Ad ogni suo passo sentiva una stratta allo stomaco, oltre l'enorme senso di fastidio. Inziò a scendere una rampa di scale, i suoi pensieri non facevano che ribadire quanto bel posto fosse una tomba.

Chantal dovette rallentare il ritmo mentre raggiungeva la fine delle scale.

-Lady Chantal!- una voce forte e poderosa, risuono per tutto l'ambiente delle scale,  richiamando l'attenzione della giovane dalmasca.

Chantal sospirò rumorosamente, girandosi di malavoglia. Una figura corazzata si trovava in cima alle scale, ad una certa distanza da lei. Una luce chiara che filtrava da una delle finestre poste in fondo alle scale evidenziava ancor di più la figura nera del giudice e la sua armatura, facendola risplendere.

-Qualunque cosa sia, vostro Onore.. Gabranth.- disse con malcelato fastidio e anche abbastanza irritata.-Non sono dell'umore giusto.- Si limitò nel dire.

-Dove state andando?- Chiese lui, scegliendo appositamente di ignorare la sua dichiarazione. -Cos'è quel comportamento?-

-Ho bisogno di camminare! E fare una passeggiata.- Affermò con fermezza la ragazza.

-Cosa intendi, con una passeggiata? Anche adesso stai camminando...- indicò lui.

-Cos'è uno dei vostri interrogatori?- Scattò irritata Chantal, quando si toccava la sua vita privata diventava estremamente aggressiva, voltandosi di spalle al giudice e scendendo gli ultimi gradini, incamminandosi lungo il corridoio.

-Sto uscendo da questo palazzo per qualche ora! Ne va del mio benessere al  meno!

-Non puoi farlo! Ci sono ordini precisi ed è richiesta la vostra presenza qui.- Le disse Gabranth in modo condiscendete, con l'espressione del suo viso che si induriva da sotto l'elmo.

-Sono più di nove giorni che sto rinchiusa qui a svolgere i vari ordini che ricevo da voi e il Dottor Cid, senza lamentarmi. Ed oggi che finalmente ho del tempo per me, tu vuoi costringermi a stare qua? In questo posto che odio più di tutto.

-Gabranth, ein Vogel in einem Käfig, singt nicht vor Liebe und singt vor Wut.

(Gabranth, un uccello in gabbia, non canta con amore e canta di rabbia)

Gli urlò Chantal esasperata, mostrando la sua rabbia. Quel affermazione in landisiano così improvvisa, fu sufficiente a rendere il Giudice Magister senza parole.

Dopo un lungo silenzio, Gabranth prese parola. -Facciamo così...- Disse, approfittando del silenzio -Proviamo di nuovo.

Chantal gli lanciò un lampo d'odio che il giudice colse, la dalmasca trasse un lungo respiro, cercando di rimanere il più calma possibile.

-Vado a fare una passeggiata...-Si espresse lentamente, in modo da assicurarsi che Gabranth la sentisse bene.

-Non ho bisogno che tu mi ribadisca quali sono i miei doveri, lo so perfettamente da me. E no, non ho nemmeno bisogno che tu mi accompagni... oltre che tu di questo posto non sai nulla.
Sono adulta e non ho bisogno di una bambinaia, capisci cosa sto dicendo? Ich muss unbedingt alleine sein.

Gabranth la guardò ancora, attraverso il suo elmo oscuro, desiderando per una volta di non indossare quel elmo maledetto, Chantal percepì bene quanto il giudice fosse arrabbiato davvero.

In quell'istante sapeva che poteva decidere se voleva davvero sfidarlo in quel modo come aveva fatto agli inizi della loro conoscenza o cercare di calmare le acque.

Per sua scelta scelse di assecondare la prima opzione e sfidare apertamente Gabranth.

-Bene...-Affermò con tono piatto.-Mi pare tu abbia capito, ora se vorrai scusarmi ma vado a cambiarmi per uscire...
-
Gabranth stava fumando.

-Cosa hai ottenuto da lei? Pensa... solo perché è tornata qui a Rabanastre si sente ad un tratto in diritto di sfidare apertamente gli ordini?... E Pensare che lei è quella che fino a qualche settimana aveva paura di tornare qui... deve proprio non sopportarlo. 
Chissà la sua famiglia....- Una voce arrivò dal profondo della sua mente, mentre altri pensieri gli invadevano la testa con pareri discordanti.

Forse Chantal stava cercando la sua famiglia e per quello che usciva, dopo avergli fatto alcune confidenze al riguardo. Gabranth si interrogò se non fosse per quello, il motivo delle varie uscite.

-Ritornare qui deve essere stato difficile dopo tutto questo tempo, senza avere un idea su dove possa trovarsi la sua famiglia. Da quando è qui chissà se ha avuto modo di trovarli... so bene cosa si prova.... specialmente adesso.

Gabranth continuava a pensare mentre vedeva Chantal farsi sempre più piccola mentre si dirigeva verso le sue stanze. Gli venne alla mente una frase che la ragazza che gli aveva detto qualche tempo fa.

-Io... non sono la stessa persona... che ero una volta.

Gabranth era stato molto vicino da chiederle sottilmente se voleva fare due passi con lui, ma si era visto stroncato sul nascere dalle parole di Chantal, che non aveva alcuna intenzione di fare un giro con lui per Rabanastre.

Considerato gli ultimi attriti tra loro, Gabranth convenne che la sua assiste sarebbe stata sicuramente più felice se avesse fatto come desiderava. Considerando il suo umore altalenante.

Sensa pensarci, il giudice aveva finito col seguire la figura della sua assistente ed adesso si trovava vicino hai suoi alloggi, ci vollero alcuni minuti prima di raggiungerla.

La porta delle stanze di Chantal improvvisamente si aprirono senza preavviso, sbattendo violentemente senza cerimonie contro le pareti del palazzo, sollevando efficacemente Gabranth dai suoi pensieri turbolenti.

A differenza del modo poco aggraziato con cui la ragazza l'aveva aperta, richiuse la porta lentamente, poi si voltò ad affrontare il giudice.

Quella non era di certo la prima volta che lo affrontava, già in passato ne aveva avuto modo. Gabranth era dal canto suo, grato all'elmo che indossava, così almeno Chantal non sarebbe stata in grado di vedere la sua mascella cadere incredula.

-Avete l'intenzione di andare vestita a quella maniera?-Indicando gli abiti della ragazza, quello era tutto ciò che poteva dire.

Non voleva risultare offensivo, ma a quanto parve il risultato non fu quello sperato.

-Il mio abbigliamento non ha niente di sbagliato, al contrario del vostro!- Replicò incrociando le braccia, indicando poi l'armatura del giudice.  Al posto della sua solita uniforme nera, Chantal indossava abiti civili.

Gabranth contrasse la mascella e le rispose di getto.

-Mi permetto di dissentire. Dove è l'uniforme?

Gabranth doveva ammettere che era stato interessante vedere quanto un cambio di guardaroba potesse modificare una persona. Quella  era una delle poche volta che la vedeva con qualcosa di diverso a parte la solita uniforme nera.

Ora la differenza in lei era decisamente sorprendente. Era entrata nella sua stanza con l'aspetto di una regale archadiana ed era uscita... come qualcosa che assomigliava molto ad un cittadino dalmasco, ma con un'enfasi maggiore sull'ordinario.

In quei giorni l'aveva vista anche indossare alcuni abiti tipici dalmaschi, ma di foggia molta più elaborata, e il risultato era magnifico non sembra una persona comune, rispetto al suo solito modo di vestire quando stava ad Archades.

Nel complesso l'abbigliamento di Chantal era estremamente semplice, composto da un semplice abito bianco di cotone col profondo scollo a barca e le maniche lunghe, la cui gonna era molto corta con due spacchi ai lati.

A torno ai fianchi portava una cintura a cui erano appese le sue due pistole, portava un paio di stivali stringati col tacco.

Un abbigliamento semplice per lui, ma quello era il problema. Se gli abiti e i tessuti usati non avevano segni rivelatori di essere fatti su misura, lui l'avrebbe considerata una contadina.

Una molto bella

-Sono terribilmente dispiaciuta vostro Onore.- il suo tono era leggermente caustico. -Vorreste che indossassi l'uniforme con questo caldo? A differenza della frescura che il palazzo offre durante le ore diurne, quest'abito si adatta meglio al di fuori di esso. Non vi pare?-

La risposta del giudice non tardò ad arrivare, rivelandosi piuttosto acida.

-Sembri un plebeo.- Brontolò, pronunciando ad alta voce la sua opinione al riguardo.

-Si... è questo potrebbe essere un concetto difficile da afferrare.- Gli passò accanto, senza preoccuparsi minimamente delle sue parole o di informarlo su dove fosse diretta.

-Quand'è che tornerai?- Fece lui. Chantal si voltò allarmata dal modo in cui era stato così diretto. Aveva in mente di andare in un posto, ma non aveva alcuna intenzione di dirlo al giudice, ne sarebbe andato del raggiungimento dei suoi obbiettivi.

-Ti ho fatto una domanda!- Le disse lui, osservando i suoi occhi spalancati.-E mi aspetto una risposta.- Chantal sussultò per brevi istanti, vedere Gabranth così doveva ammettere le faceva un certo effetto.

-Quand'è che tornerai?- Si ripeté pericolosamente.

-Sarò di ritorno prima di sera.- 

-Bene, come desideri.-Le rispose freddamente, guardandola allontanarsi da lui con espressione distaccata. Era quindi questo che la sua preoccupazione nei suoi riguardi meritava?

-Se non avessi avuto modo di conoscerti Gabranth...- dichiarò la voce di Chantal mentre si allontanava, ad alta voce in maniera che potesse sentirlo mentre si avviava verso la fine del corridoio. -Direi che ti preoccupi eccessivamente per me.

Girò velocemente l'angolo e sparì alla sua vista.

Gabranth serrò entrambe le sue mani guantate in due pugni. -Se non sapessi come sei...- sussurrò, ferocemente arrabbiato con se stesso per aver sentito le parole di lei in quel modo.-Direi che avevi ragione.

Finalmente fuori da palazzo Von Rosen si era occupata dei suoi impegni con il clan Centurio, in cui aveva superato brillantemente la prova diventando a tutti gli effetti uno dei suoi nuovi membri.

Sfortunatamente non tutti i suoi piani erano riusciti, non era ancora riuscita a trovare la resistenza e mettersi in contatto con loro.  Ogni volta che si era avventurata nella Città Bassa, si chiedeva dove potevano nascondersi, era certa che il loro nascondiglio doveva essere lì a quanto aveva visto dai rapporti di Gabranth.

Eppure nemmeno il suo potere di percepire i sentimenti e le emozioni altri, si stava rivelando utile. C'erano troppi sentimenti anti imperiali annidati in quel posto che rendeva difficile la localizzazione di un singolo gruppo o individuo legato alla Resistenza.

Era certa che i ribelli erano li. Per tanto Chantal ore dopo il suo impegno al clan, si diresse ai quartieri bassi di Rabanastre.

Cercò di passare inosservata nella Città Bassa, ma risultava impossibile, tutti la guardavano con sospetto, quella per Chatal era da considerarsi la prassi.

Vi passò parecchie ore nei bassi fondi alla ricerca di qualche indizio che la portasse al covo della Resistenza, fin quando questo suo ostinato cercare non fu premiato.

Notò un ragazzo all'incirca della sua età, aveva un modo di fare insolito e una certa agitazione, come se avesse il paura di essere visto. Il suo stato d'animo non sfuggì allo sguardo di Chantal.

Gli occhi della cacciatrice si posarono fissi sulla figura del ragazzo che si stava dirigendo verso un deposito pieno di scatole in legno e mal illuminato. Lì Chantal aveva notato che il posto era poco frequentato,  notava che d'avanti a quel posto c'erano sempre più o mene delle facce simili.

Guardando attentamente percepì in loro un sentimento oltre che di ostilità, anche una sorta di atteggiamento guardingo e una forte sentimento d'allerta.

Non aveva mai visitato quel posto, durante i lunghi sopralluoghi nei bassifondi, molti degli sbocchi portavano ai canali nelle fogne o ad altri edifici in superficie, tra cui lo stesso palazzo reale.

Chantal decise di seguire silenziosamente il ragazzo, era una cacciatrice sapeva come seguire la sua preda risultando invisibile ai suoi sensi. Non appena vide il ragazzo entrare in un ingresso ben celato tre le varie casse ed arazzi, decise di avanzare, ma una voce che ben conosceva la fermo dal proseguire, era l'uomo anziano che aveva conosciuto qualche tempo prima. Dalan.

Il vecchio le si avvicinò sorridendo dicendo che quello non era posto per lei.

-Vi siete persa? Mia signora quel posto non fa per voi... siete sicura che è ciò che volete?

Chantal lo guardò poco convinta, lei di lui non si fidava anche se gli aveva chiesto informazioni sulla resistenza e di tacere al riguardo. Sapeva che Dalan era un timo molto sveglio, probabilmente stava cercando di capire quali fossero le sue intenzioni.

La ragazza non rispose alle parole del vecchio, guardò dritto d'avanti a se, appena sarebbe entrata in quel posto sapeva che da lì non sarebbe più potuta ritornare su suoi passi.

Varcò senza esitazione la soglia, lasciandosi dietro Dalan, percepì subito un cambio di atmosfera, qualcuno era molto teso e lo sentiva pronto ad attaccarla. Stava per succedere qualcosa e lo percepiva, si preparò a rispondere.

I suoi piedi fecero qualche passo quando si vide circondata da alcuni uomini armati pronti ad assaltarla, al loro minimo movimento, Chantal lanciò su di se Haste, raddoppiando così la sua velocità.

Balzò rapidamente in avanti, usando uno di quegli uomini come trampolino per saltare e raggiungerli alle spalle. Con rapidi colpi, attentamente calibrati  colpì alcuni di loro che si trovano su entrambi i lati.

Non diede loro il tempo di reagire, che Chantal, zigzagando tra loro cercò di evitare i colpi per poi rispondere duramente, tanto da procurare loro un immenso dolore.

-Quella dannata si muove in maniera decisamente strana. -Costatò uno dei pochi dalmaschi rimasti in piedi, un uomo avanzando uscendo dalla penombra per avvicinarsi a Dalan.  Gridò al suo sottoposto di allontanarsi dalla ragazza.

-Adam allontanati, contro di lei non hai speranze.- Gli urlò, e l'uomo di ritirò come gli era stato ordinato.

La figura incappucciata vicino a Dalan, si voltò verso  Chantal chiedendole il suo nome, non c'era alcuna dolcezza nella sua voce che risuonava feroce ed aggressiva.

-Tu! Qual'è il tuo nome.-Le ruggì contro, Chantal dal canto suo si era fatta cupa in voltò mostrando apertamente la sua ostilità nei suoi confronti. Al suo posto rispose Dalan.

-È un'imperiale ed è una famosa cacciatrice proveniente dalla Costa Phon, di recente si è appena unita al Clan Centurio. Ed è molto conosciuta col nome di Princess. Stando a quanto mi hanno riferito...

-Giuro che lo uccido quel aviopirata!-Pensò la giovane cacciatrice.

-Dunque che siete venuta a fare qui? Che cosa state cercando?-Ruggì ancora l'huma incappucciato vicino a Dalan, il suo umore non era dei migliori. Non aiutava il fatto che un'imperiale lo stesse cercando e con facilità assoluta lo aveva trovato.

Già in precedenza l'aveva osservata  e fin da subito non le era piaciuta, dalla scena del bambino ne era chiaramente un valido esempio.

Prima di darli una risposta Chantal respirò ed ispirò, lo guardò come se d'avanti si trovasse il peggiore dei suoi nemici e poi prese parola. La sua voce risuonò decisa e dura, carica d'odio e disprezzo pur non attaccando direttamente l'huma che la stava squadrando.

-Non ti devo alcuna risposta alle vostre domande. Cercò la Resistenza e mi sembra di aver trovato solo un branco di rammolliti al suo posto.

-Forse sei tu ad essere nel posto sbagliato.-Gli rispose l'huma sullo stesso tono di Chantal.
.
-Ich denke nicht, Captain Azzelas! Einer der Hauptkapitäne des Ordens ist der Anführer dieser Rebellen. Sag mir, was hat dich dazu gebracht, so tief zu fallen, so viel zusammen mit diesen Verderben in den Abwasserkanälen zu kriechen?

Disse la donna, mentre un ampio e luminoso sorriso comparve sfacciatamente sul suo volto, i suoi occhi brillarono luminosi alla vista della situazione in cui quel uomo, che un tempo era stato un grande cavalie dalmasco, ora si trovava a vivere.

Chantal sentiva la rabbia e i sentimenti d'odio provenire dall' ex cavaliere dalmasco, a quel punto gli scoppio letteralmente a ridergli in faccia sfacciatamente come non aveva mai fatto prima.

-Bist du noch nicht müde? Glaubst du wirklich, dass du lange genug lebst, um deinen Traum wahr werden zu lassen?

Vossler rimase silenzioso scegliendo di ignorare le sue parole, mentre Chantal lo fissava compiacita di quella situazione, sapeva che non doveva esagerare. Eppure una  voce  dentro di se le gridava a gran voce... 


Uccidi il traditore! Ammazza quel lurido figlio di una cagna... versa il suo sangue nel nostro nome.

Fallo appezzi. Dirtuggili e togli loro ogni cosa così come hanno osato fare. Distruggi il traditore! Costui lo è! La sua sola esistenza è un oltraggio a noi. Uccidi l'ignobile huma!

L'Irato si era risvegliato e come lui, Chantal era pervarsa da un'ira cieca. 

Entrambi condividevano molto, ma Chantal era decisa ad avere il controllo assoluto sulle proprie emozione e sul raggiungimento dei propri obbietti. 

Ben si guardò dal assecondare la sua natura e il violento impulso di uccidere quell'uomo. Non poteva farlo, quello non era il suo fato. Ne aveva bisogno.

In passato aveva ucciso per molto meno e nella maniera più atroce possibile chi osava crearle ostacoli. Quel uomo non poteva essere toccato, non al momento, si ricordò il motivo per cui era li, quindi provvide a far scomparire il suo sorriso dalle sue labbra e riacquistare la sua solita espressione stoica a favore di un atteggiamento più serio.

-No, io sono esattamente dove dovrei essere.- Rispose Chantal mostrando al capita non unaltro lato della sua persona.

-È cosa vuole una cacciatrice da noi? Il brivido di un'avventura? -Le domandò l'ex cavaliere scrutando la fanciulla, poco convinto delle sue risposte.

-Ciò che mi spinge è qualcosa che sfugge alla vostra comprensione.- Ancora una non risposta vaga da parte di Chantal, quella donna non gli stava rispondendo come doveva.

Le sue parole evasive non avevano senso ai suoi occhi.

-Venite qui, dicendo di cercare qualcosa di cui noi non comprendiamo nemmeno l'esistenza. Forse avete perso il senno e di certo questo non è esattamente il luogo dove cercare, il vostro qualcosa. -Fece lui evidentemente seccato dal modo di fare della ragazza.

-Ve lo ripeto Capitano, così da potervi essere chiaro. Io sono nel posto giusto e no, non sono fuori di testa. Io non sbaglio mai.

-E dovrei credervi? Chi vi credete di essere? Qui non siete nella posizione di dettar legge... Conosco le persone come te, non siete altro che una spia dell'impero.- Le ruggì Vossler in faccia assottigliando gli occhi, mostrandole tutto il suo disprezzo.

-Capitano, a presentarmi è stato quel vecchio.-Si riferì a Dalan continuando a parlare- E in tutta risposta... non siete curioso di far luce sulla sorte di Dalmasca?- Velatamente lo canzonò, Vossler si mostrava sempre sulla sua difensiva, poco incline ad ascoltare le sue parole.

-Non siete curioso del destino di Amalia?- Bastò fare quel nome che Vossler di colpo impallidì sussultando sul posto, Chantal non potè che sentire le sue emozioni.

Ora aveva tutta l'attenzione di quel uomo, poteva farne ciò che voleva. Chantal sapeva che quel povero diavolo le voleva disperatamente chiedere di Amalia, ma lei non ne aveva la ben che minima intenzione di rispondere alle sue domande.

Quando sarebbe stato il momento è se gli sarebbe andato, lei avrebbe parlato. Ma fino ad allora, Chantal era fermamente decisa a condurre lei il gioco dove voleva ed imporre le sue regole.

-Ora che ho la vostra attenzione Capitano, che ne dice di metterci d'accordo. So che troverà la mia offerta decisamente interessante

A quelle parole, Vossler era certo di odiare quella donna, il suo sorriso, la sua sfacciataggine, la sua arroganza, lo disturbavano profondamente come pochi.

Chi diavolo era e cosa voleva da lui, come faceva a conoscere così tante cose.

Vossler era evidentemente allarmato da tutto e nei confronti di Chantal era pronto ad aspettarsi qualsiasi cosa, sicuramente il peggio.





Allora... mie luminose stelle eccovi un altro tanto atteso capitolo... e qui ne avremo di belle.. Gabranth e Chantal avranno un loro piccolo momento al quanto esilerante... e poi finalmente vedremo Vossler... 
Chantal è riuscita finalmente a trovare la Resistenza, vediamo come se la caverà trattare con Vossler, conoscendola lo tiene per le palle... 
Abbiamo anche l'introuzione di una vecchia conoscenza di Gabranth e scopriamo qualcosa di più sulla sua vita e la misteriosa Bryneli... 
E poi abbiamo il mieterioso personaggio di inizio capitolo... oddio nella parte del suo monologo volevo rendere il personaggio affranto, distrutto e dilaniato dalla rabbia, dolore, rancore e sentimento con un odio sviscerale per la famiglia reale dalmasca.
Volevo anche che patteggiasse per l'impero... ma vivesse sentimenti fortemente contrastanti e contraddittori... come se nemmeno lei sapesse bene cosa volesse veramente... ma fosse solo in balia dei suoi sentimenti... spero di esserci riusita e se no mi sforzerò di migliorare.
Il titolo di questo capitolo è un verso della canzone di Max Pezzali -Non Lo so.. su cui ho scritto anche una bellissima storia.Ciò che porti dentro non si dimentica.
Riguiarda i sentimenti di Chantal e di altri personaggi... il loro sentimenti positivi o no che si portano dentro... condizionano le loro scelte e i loro legami. E anche volendo non potranno dimenticarlo mai.
Raga io vi saluto al prossimo capitolo.
Daistiny






   
 
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