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Autore: Dragonfly92    09/07/2019    8 recensioni
“Non fa niente.”
“Con quanti 'non fa niente' ti sei ferito, Yuuri?
Quanti te ne sei imposti?”
“Aveva ragione.
Mi guardi.”
“Lo faccio, Yuuri.
E vedo un ragazzo che sta morendo sotto strati di 'non fa niente'.”
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Tematiche delicate: Bulimia
Questa storia è per BerriesTart_LilacSweet
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mila Babicheva, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo Due

 

 

 

“Vi siete rivisti il giorno dopo?”

“A…

Colazione, sì.”

 

Una pausa.

Un sospiro lungo.

 

“È successo allora.”

“È successo allora.”

 

Victor scompiglia i capelli a Yura, bacia Yuuri.

Si siede capotavola, fra i due.

Yura non ha ancora detto una parola, da dopo la gara.

Ma se si considera che è scomparso dopo pochi minuti e che è ancora mattina…

Bè, è normale.

 

Yuuri sembra sereno, sereno davvero.

Non è solo la vittoria, ma l'esser riuscito a credere di poter interpretare quel ruolo.

Stesso motivo, poi, per cui Yura è così arrabbiato.

Sa di non averlo interpretato, sa qual è stato il suo errore.

Ma è un buon punto di partenza, potranno lavorarci, potrebbero esercitarsi su questo.

Magari facendogli improvvisare dei pezzi, mirati al trasmettere sensazioni, non tecnica.

Magari oggi stesso, magari…

Yuuri, che c'è?”

Il cellulare, nella sua mano, trema.

Yuuri?”

Yura alza la testa.

Anche lui, si immobilizza.

Perché Yuuri è sconvolto, ha la bocca socchiusa, il respiro frammentato.

E mentre il pollice scorre, le lacrime cascano senza che se ne occupi.

Offuscano la vista, ma non a sufficienza da impedirgli di vedere.

 

Yuuri, ma cosa diavolo sta succedendo?”

Victor gli sfila il telefono dalla mano.

E quella rimane lì, sospesa, immobile.

Gli occhi ancora fissi sull’immagine, sulle parole.

Poi uno scatto, dritti su Yura.

 

Ma è un secondo, una frazione di secondo.

Non ce la fanno, non resistono.

Yuuri si alza, il rumore del movimento attutisce il singhiozzo.

I richiami di Victor.

Il mondo.

 

“Cosa c'era, Yuuri?

Cosa hai visto?”

 

Una foto.

Una foto pubblicata da Yura.

Una sua foto, pubblicata da Yura.

 

“Vuoi che ci fermiamo, per oggi?”

 

Yuuri sulla spiaggia.

Semi sdraiato, i gomiti puntati nella sabbia, il collo allungato a seguire l'indice di Victor.

È estate, sono entrambi senza maglia.

E nella sua posizione, il ventre forma due naturali onde.

 

Mi sono fatto battere da uno che non riesce nemmeno a vedersi i piedi.”, recita la didascalia.

 

E i commenti.

I commenti.

 

“Hanno…”

 

L’eros dei poveri.

 

“Hanno s-scritto…”

 

Katsuki, ti ha punto una medusa sui fianchi?

 

“Tante cose…

Cattive.”

 

Abbiate rispetto per chi è evidentemente appena uscito da una gravidanza.

 

“Yuuri…”

“P-puoi uscire?

P-per favore!”

 

Yuuri si tappa la bocca ma il singhiozzo riempie la stanza.

E si copre la faccia, con le mani, con le braccia.

 

Fa male, fa sempre male come se ancora vedesse.

Come se ancora leggesse.

 

L'amore è cieco ma la giuria di più.

Per non parlare di Nikiforov poi…

 

E fa dolore lo stomaco, lo stringe, lo attorciglia.

E viene da vomitare, ma sarebbe deleterio e allora sono respiri enormi, difficili.

Si soffoca, si soffoca.

 

“Bevi un po' d'acqua, bevi Yuuri.”

E chissà quando c'è arrivata quella mano sulla sua guancia.

Chissà quando Mila si è avvicinata così tanto.

“Ok, ok.

È tutto ok, Yuuri.”

 

“M-mi piaceva quella f-foto!

M-mi piaceva t-tanto!”

 

Le confessioni, i singulti, il dolore.

 

“N-non avevo mai visto che…

Che facevo così…

Così SCHIFO!”

 

Mila lo stringe, ma Yuuri urla.

E l’esplosione sfocia in panico e arrivano le infermiere.

E Mila deve uscire.

E Yuuri deve calmarsi.

E non si vedono più, per due giorni.

 

 

 

“Victor e Yura hanno discusso?”

 

 

 

Cosa credevi di fare?

Sei impazzito?

Non ti vergogni?”

Yura ostenta indifferenza.

Victor non si trattiene.

Hai perso una stupida sfida e cosa fai, Yura?

È questa la tua rivalsa?

È cercare di distruggere le persone che ti fa sentire vittorioso?”

Stai esagerando come sempre.”

Victor sbatte i pugni sul tavolo, Yura lo guarda indignato.

Se fosse stato lui a farlo, non reagiresti così, Victor!”

Non ci credi nemmeno tu, Yura!

Vergognati, devi solo vergognarti!”

E tu devi solo fotterti!”

 

Victor deve andarsene, deve.

 

Vai ad asciugargli il moccio?”

Vuoi che finisca di allattarti, prima?”

 

Ma Victor se ne va e Yura rimane di fronte al display.

E legge, incazzoso.

E continua a leggere, incredulo.

E scorre, scorre, scorre.

Colpevole.

 

“È stata la prima volta che hai vomitato?”

“Non è stato intenzionale.

Avevo fatto colazione, ero salito su di corsa.

E, insomma…

La doccia, i pensieri.

Mi viene ancora la nausea se ripenso a quella fotografia.”

 

Yuuri è più calmo.

Il sondino ha creato un livido che Mila evita con lo sguardo.

Ma spicca sulla pelle chiara, come la macchia sullo zigomo, sulla tempia.

 

“E dopo?”

 

Yuuri chiede di esser lasciato solo.

Dopo più di un'ora, Victor lo accontenta.

Non allena Yura, quel giorno.

E la mattina successiva, a colazione, si respira un'aria di finta quotidianità.

 

Smettiamola.

Basta.”

 

Yuuri non permette né a Yura né a Victor di ribattere.

Durante l’allenamento è il primo ridare vita alla normalità.

Victor e Yura si lanciano sguardi di fuoco.

Ma quando posano gli occhi su Yuuri, entrambi provano lo stesso identico dispiacere.

 

Hai ricomprato la Vaniglia.’, gli scrive Yura quella notte.

E mai nessuno saprà che ingoierà il cuore nell'attesa della risposta.

Fiori di vaniglia, sì.’

Né che sentirà un nodo indecente nella gola al suono della notifica.

Grazie.’

Né che si flagellerà per la sua incapacità di dire quel che dovrebbe.

O per la ninna nanna di lacrime in attesa di una risposta che non arriverà.

 

“Non ero arrabbiato con lui.”

“Chiunque sarebbe stato arrabbiato con lui, Yuuri.”

“Non lo ero.”

“Perché?”

“Perché…”

“Perché, ancora una volta, eri arrabbiato con te.”

“Non parliamo della foto, va bene?”

“Va bene.

Parliamo del dopo.

Parliamo di quando le cose hanno iniziato a peggiorare.”

 

 

Dai, solo per oggi, fammi felice!”

Non insistere, per favore.”

Dai Yuuri… Ti prego!”

Una cantilena di tentativi.

Victor…”

Ti prego, amore! Assaggialo e basta, almeno...

Un pezzettino solo…”

Smettila, non mi va.”

Ti prego, mio Katsudon!”

Ti ho detto di no!

E piantala di chiamarmi così!”

 

Yuuri ha le lacrime agli occhi e Victor è mortificato.

 

Scusa, io…”

Niente. Colpa mia. Lascia stare…”

Victor prova a dire qualcosa ma Yuuri è andato via.

 

“Ti dava fastidio quel soprannome?”

“No, in realtà…”

Yuuri ci pensa.

“Non credo.

Forse…

Lo so che Victor lo diceva con affetto.”

“Ma questo non cambia il disagio che sentivi.”

 

Un' alzata di spalle.

 

“Non fa niente?”

 

Un sorriso minuscolo.

 

“Tutti questi Non fa niente fanno tanto, Yuuri.”

 

La scena si ripete.

Sempre più spesso.

Ma Yuuri è sempre Yuuri.

E ferire Victor gli fa male.

 

Per il compleanno di Yura.

Un pezzettino e basta?”

Va bene.”

 

Yura non commenta, Victor tocca il cielo con un dito.

Yura osserva, in un silenzio che si è imposto e, sempre tacitamente, esulta.

Yuuri, poco dopo, spinge le dita in fondo alla gola.

Tutti sono felici.

 

“Come ti sentivi, dopo?”

“Bene.

Bene davvero.

Mi sentivo svuotato.

Svuotato da tutto e…

Leggero.

Mi sentivo leggero.

Sentirmi leggero mi faceva stare bene.”

“All’inizio…”

“All'inizio.”

“Poi?”

“Poi ho iniziato a distruggere tutto.”

 

Sei bellissimo, Yuuri…”

Smettila, Victor…”

Tu non mi credi?”

Uno sbuffo spazientito.

Non credermi ma sei bell…”

Smettila!”

Victor passa dall'essere sorpreso all'essere arrabbiato.

Ma cosa ti sta succedendo, Yuuri?”

A me? Sei tu che sei insistente!”

Ma ti rendi conto che ogni volta che ti faccio un complimento tu reagisci così?”

Forse perché non voglio che tu li faccia? Non ci vuole molto a capirlo!”

E a te quanto ci vuole a capire che a volte ho bisogno di dirti quello che penso?

Dannazione, Yuuri!

Ce li ho anche io dei sentimenti!

Ed ogni singola volta che provo a dimostrarteli tu, TU...”

Victor scuote la testa.

È amareggiato, è ferito.

 

Victor…”

Lasciamo stare.

Non ho voglia di discutere. Doveva essere una bella serata!”

Victor sbatte la porta e le lacrime, meritate, cascano.

La cena è diventata indigeribile.

Ma nemmeno vomitare, nemmeno svuotarsi, nemmeno essere leggero…

Lo fa sentire meglio.

 

 

Katsuki, muoviti!”

Yura rallenta e si volta, l’espressione scocciata.

Non ho tutto il giorno!”

Continua a correre sul posto attendendo che Yuuri lo raggiunga.

Yuuri che ha le mani sulle ginocchia e non riesce a racimolare abbastanza ossigeno.

E dai, ti vuoi muovere?”

Perché non ti avvii tu?

Perché non te ne vai se hai tanta fretta?”

Yura rimane sorpresa dal tono ostile.

Ma di più dalla ferita che luccica in due occhi offesi.

Ma che cazzo…”

Vai.

Se sei così veloce, vai.

Vai che arrivi primo.

Vai, che stavolta vinci.

Era quello che volevi, no?”

 

No.

Lo sanno entrambi.

Ma Yura se ne va.

E Yuuri rimane piegato sulle sue ginocchia.

Senza la forza di piangere.

 

“Eri stanco?”

“Spaventato.”

“Iniziavi a stare male?”

“Mi sembrava di morire.”

 

Prima la stanchezza.

Poi la testardaggine.

Il fiato che manca.

L’energia che manca.

Gli attacchi di panico.

E, per nasconderli, è necessario.

È necessario allontanare tutti.

 

“Li ho feriti.”

“Volevi proteggerli?”

“Volevo che non vedessero.”

“E loro non hanno visto.”

“E loro non hanno visto.”

 

 

Il senso di leggerezza scompare.

E ficcarsi le dita in gola rimane necessario ma non funziona più.

Yuuri non ha più resistenza, sulla pista.

Spinge, spinge il corpo al limite.

Spinge la mente.

Vacilla.

Vacilla e si nasconde.

 

“A volte…

Mi sentivo…”

Yuuri ingoia un nodo di sentimenti.

Respira.

Riprende a parlare.

“Mi sentivo soffocare e…

Non riuscivo a muovermi.

E volevo...

Volevo solo…”

“Cosa, Yuuri?”

 

“Che finisse...”

 

Una mano sulla sua.

Un momento per congelare la tristezza.

“Ti sei reso conto che avevi un problema?”

“Non riuscivo più a smettere…

Io…

Mi ritrovavo in quel bagno e…

Ha mai conosciuto qualcuno più patetico di me?”

 

Una domanda sincera, dolorosa.

 

“Io no, non ho mai conosciuto nessuno di tanto assurdo e...

Stupido come me e…”

Yuuri piange.

Piange e si arrabbia, ancora.

 

“Perché ce l'hai tanto con te, Yuuri?”

 

Perché non dovrebbe?

Yuuri era grasso.

Poi Yuuri era magro.

Yuuri era malato.

Yuuri era irritabile.

Yuuri era magro, grasso e irritabile e inutile.

E…

Yuuri era la colpa, la colpa di tutto.

 

“Sei arrabbiato con te perché eri triste?”

“Si può essere tristi perché si è grassi, Dottoressa?

Le sembra un motivo valido?

Con tutti i problemi che ci sono nel mondo, l-le sembra un motivo valido?”

 

Il labbro trema, mentre Yuuri domanda.

“Si.”, dice lei.

Semplicemente.

Accorda il permesso.

Forse perdona.

E allora, Yuuri, Yuuri piange.

Scuote la testa, ma piange.

“Si può esser tristi per la nostra immagine, Yuuri.

Hai il diritto di essere triste per quel che vivi.

Qualsiasi cosa sia.

Hai il diritto di essere arrabbiato se qualcuno condanna un tua fotografia all'umiliazione.

Hai il diritto di essere triste se qualcuno di paragona a un porcellino.

Hai il diritto di essere triste quando sei triste.

Hai il diritto di essere triste e arrabbiato.

Anche con chi ti ama.

Se, per qualche motivo, ti ferisce.”

 

Non c'è convinzione nell'annuire di Yuuri.

Solo necessità di nascondere il viso e non mostrarsi.

 

“Cosa è successo dopo?”

 

Yuuri diventa minuscolo.

Mila capisce con un secondo di ritardo che si sta nascondendo.

Yuuri ha già iniziato a boccheggiare.

Si vedranno tre giorni dopo.

 

 

 

“Cosa gli hai detto, Yuuri?”

Uno sguardo lontano, lontano.

Arresa in un sospiro, accettazione in due occhi asciutti.

 

Yuuri si può sapere che ti prende?

Cos’era quella?

La performance di un novellino?”

 

I polmoni in fiamme, la fatica curva la schiena.

Lo stomaco frizza.

 

Ehi Koutsudon, Popovich ha più vitalità di te, lo sai?”

 

Un conato di vomito trattenuto a stento.

Le mani sull’addome.

 

Yuuri, che c'è?”

La mano sulla schiena scacciata via.

Nausea placata, ritorno alla realtà.

 

C'è che mi avete stufato!

Voi e questo dannato sport!”

Sei solo stanco, Yuuri…

Non…”

Si, sono stanco di te!

E di te!

E di tutto questo!”

 

Yuuri abbandona nel palazzetto un eco di sgomento.

Che si solidifica, incomprensione che lo rincorre, fino a casa.

Spiegami che succede!”

Niente, niente di niente!”

Yuuri!”

Victor, basta!

È finita, basta!”

 

Mila controlla i valori, il ritmo accelerato del cuore.

“Yuuri, sei con me?”

Il lenzuolo stretto fra le mani, le vene in risalto sulla pelle.

 

Yuuri apri la porta!

Apri la porta!”

 

Yuuri fatica ad alzarsi.

A staccare le mani dalla ceramica, a controllare le gambe e riportarle dritte.

Il corpo è un fascio vibrante.

Arrivare al lavandino è uno sforzo ma, almeno, il contatto con l'acqua gelida gli dà sollievo.

La gola brucia, lavarsi i denti è necessario.

La menta del dentifricio mette alla prova la resistenza dello stomaco.

La voce insistente di Victor, quella della sua mente.

 

Un attimo!”

Yuuri non controlla la rabbia.

Non controlla più niente.

Oggi non si è ficcato le dita in gola.

Non è stato necessario.

Il viso affacciato sulla tazza è stato sufficiente a farlo rimettere.

Di nuovo?”, sembrava chiedergli.

Di nuovo qui, Katsuki?”

 

“Yuuri?”

“Si, si, mi scusi…”

Mila lo accarezza con il suo sguardo affettuoso.

“Io…”

Yuuri guarda, attraverso un punto inarrivabile, il passato.

Lo fissa.

Senza espressione.

Le contratture della mascella tradiscono la sua apatia.

“Sono uscito dal bagno.

E ho preparato le valigie di Victor.”

 

È finita, Yuuri?

Mi stai mandando via?

Ti stai arrendendo?”

 

Vestiti piegati in fretta.

Fotografie.

Bagnoschiuma, profumi.

 

Parlami, Yuuri!”

Non ho niente da dire!”

 

A parte tutto.

A parte un mondo.

Che spinge per evadere, che preme per esser liberato.

 

Ma è tanto assurdo da non meritare voce.

Tanto irrilevante da meritare una morte silenziosa.

 

“Quanto tempo era passato, Yuuri?”

“Da… Da cosa?”

“Tu e Victor.”

“Quasi un anno.

Avremmo festeggiato l'anno qualche giorno dopo.

Ma ho cambiato i piani.”

“Non era questo che volevi.”

“Ha importanza ormai?”

“Si, ce l'ha.”

 

Yura e Victor se ne vanno la sera stessa.

La porta di casa e quella del bagno si chiudono simultaneamente.

Lo stomaco sta per esplodergli, Yuuri ne è certo.

Ma sa anche di meritarlo.

Il vomito arriva accompagnato da un senso di liberazione.

E terrore.

Yuuri non riesce a respirare.

Trema.

Le gambe cedono.

 

Passerà, si dice.

Ma non passa.

Non

Passa

Più.

 

 

 

“Hai detto una piccola bugia, vero?”

Imbarazzo.

Colpa.

“Quando hai iniziato, Yuuri?”

“Poi ho smesso, davvero.”

 

Un sorriso gentile.

Uno sguardo sfuggente.

 

“Ti credo.”

 

Un ricordo disseppellito.

 

“Scuola.”, dice Yuuri.

Ma non riesce ad aggiungere altro.

 

 

Yuuri scivola per terra.

Il panico è prepotente, più di ogni altra volta.

Ma quando si accorge che non è quello, il colpevole.

Quando si accorge che la saliva ha un gusto ferroso.

Quasi si convince ad urlare.

A chiedere aiuto.

 

Ma non riesce a parlare.

 

Se lo merita.

 

 

 

“Yuuri, ricordi chi ti ha portato qui?”

“No, non ho chiesto.

Non…

Credo di volerlo sapere.

So che è venuta la mamma.

L'ho sentita.”

 

“Ti ha fatto male quello che hai sentito?”

 

Silenzio.

 

“Come darle torto, Dottoressa?”

 

“Ma aveva torto, Yuuri.”

 

Suo figlio soffre di disturbi alimentari.

Bulimia, Signora.”

Una risata isterica.

È questa la vostra diagnosi?

Lei ha visto mio figlio?

Lo ha visto?

Non sia ridicola!

Le sembra anoressico?

Lo guardi! Mio figlio era quello che a scuola rubava le merende dei compagni!

C'è qualcos’altro!

Qualcosa che voi non volete trovare!”

 

Bulimico, Signora.

Non anoressico.

È…”

 

Non ascolterò le parole di qualcuno che evidentemente non ha nemmeno guardato mio figlio!

Chiami il suo superiore!”

 

“Non fa niente.”

“Con quanti non fa niente ti sei ferito, Yuuri?

Quanti te ne sei imposti?”

 

“Aveva ragione.

Mi guardi.”

 

“Lo faccio, Yuuri.

E vedo un ragazzo che sta morendo sotto strati di non fa niente.”

 

 

 

 

 

 

 

Fine Seconda Parte

   
 
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