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Autore: Esca_    10/07/2019    1 recensioni
Hermione vide Joyce, se stessa, e un nuovo risvolto della sua vita, positivo o negativo che fosse. Holden.
Era pericoloso, lo sapeva, ma avrebbe potuto aiutarla ad andare avanti.
Andare oltre Ron e Michael, oltre tutto ciò che aveva scritto e che si portava dentro. Oltre tutto ciò che nemmeno lei sapeva di avere dentro di sé.
Nonostante tutto, però, era pur sempre Malfoy, serpe o furetto che fosse.
E lei, poi, era una Grifondoro come mai lo era stata prima. Fiera e testarda come sempre, mai disposta ad abbassare la testa.
Forse, però, questa volta sarebbe stata costretta a farlo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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                                                             CAPITOLO VI - OCCHI GRANDI

 

La prima cosa che Draco vide furono gli occhi grandi che tanto lo avevano tormentato. Adesso, però, erano un po’ meno tristi di prima.
Qualche secondo dopo, ci unì un bel naso fine, delle labbra carnose e un fiume di riccioli marroni.
Oddio, no.
Fu in quel momento che la sua salvatrice parlò.
«Malfoy, molla quel foglio. È mio.» disse Hermione in tono protettivo.
«Joyce? Sei tu?» Draco la guardò stralunato, osservandola da capo a piedi.
«Che hai da guardare? Davvero, lascia la pergamena. Mi serve per un tema. E non esiste nessuna Joyce.»
Draco continuò a guardarla, con il foglio stretto in mano.
Fece vagare lo sguardo dalla sua mano al foglio, dal foglio alla mano di Hermione e alla sua faccia.
Poi, più incredulo di prima, ricominciò da capo.
«Non ci credo. Io cerco di essere felice, ripongo tutte le mie speranze nella donna della mia vita e questa è la Mezzosangue.» sospirò il ragazzo, scuotendo la testa, ancora seduto a terra.
«La donna di che? Io non sono la donna di nessuno. Non te lo ripeto più. Dammi la pergamena.»
«Tu non puoi essere Joyce. Lei è sensibile, amareggiata, lei mi capisce! E poi tu non hai lasciato proprio nessu…» Draco alzò lo sguardo e vide Ron, che guardava i due nella confusione più totale.
«Ah, Weasley. Ora capisco tutto. Lo scimmione indifferente è il tuo caro rosso. Bella descrizione, complimenti.»
«Ti ringrazio.» borbottò Hermione turbata, piegando la testa. «Mi sono fatta prendere, tutto qui. Adesso scusami, ma devo andare. Tu puoi restare qui a terra, se ci tieni.»
Draco le prese il braccio in fretta. «Granger, ho bisogno di parlarti. Non puoi dirmi di no.»
«Sì che posso: no. Addio, Malfoy, e non parlare di ciò che hai letto con nessuno.» Hermione gli sorrise con finta gentilezza e raggiunse la porta della Stanza, pronta a portare l’ultimo pezzo della storia al suo posto.
Draco sbuffò, seguendola fuori. «Granger, davvero. Non so cosa hai scritto, ma ne ho bisogno. Io devo leggere il resto.»
«Non c’è niente da leggere, quindi vai via, prima che ti lanci una fattura.» Hermione lo guardò in modo minaccioso e lo superò, imboccando il corridoio.
«Quindi, presumo che domani mattina ognuno leggerà il tuo bel romanzetto rosa dalla copia che ho nella mia stanza. Immagino già la faccia dello scimmione, con la bocca aperta e le guance rosse. Secondo te quanto ci vorrà, prima che capisca che parli di lui?» disse Draco, appoggiandosi ad una colonna con aria soddisfatta.
Hermione chiuse gli occhi indispettita, fermandosi di scatto.
«Voi Serpeverde dovreste estinguervi. Nulla di personale.»
Draco fece spallucce, indifferente a quel commento. 
«E voi Grifondoro siete tanto coraggiosi quanto stupidi. Nulla di personale. Andiamo, Mezzosangue, ne va della mia felicità. Non vuoi che io sia felice?»
«No, Malfoy, nel caso in cui non lo avessi ancora capito. Non me ne importa nulla di te. E non mi piacciono le minacce a vuoto.»
«Granger, mi sono mai abbassato a tanto? Di me puoi dire tutto, ma non che non mantengo le promesse. Devo sapere come essere felice e il tuo libro me lo dirà, ma non posso leggerlo se non me lo dai tu. Credimi o no, non è stato bello leggere quella pagina senza sapere chi stesse scrivendo. Dammi il tuo scritto, lo disinfetterò, lo leggerò e poi vedremo il da farsi.»
«Non c’è proprio un bel niente da disinfettare! Il mio libro non è sporco e non lo sono nemmeno io, per quanto ti ostini a pensarlo. E poi, non sono stupida. Più pagine ti farò leggere, più potrai minacciarmi.»
«Granger, sei più ostinata della McGranitt. Fammi leggere ciò che hai scritto e non succederà nulla. Te lo prometto, parola di Malfoy.»
«Stai solo peggiorando la situazione, Malfoy, credimi. Ti farò leggere una pagina e basta, nulla di più. Così, magari, mi lascerai in pace.»
Hermione lo guardò rassegnata e si sentì all’improvviso smascherata, nuda di fronte all’unica persona che aveva letto i suoi sentimenti.
L’ultima che avrebbe dovuto leggerli, pensò.
«Sono un uomo semplice, mi accontento. Domani mi porterai una pagina e il segreto della felicità. Poi si vedrà.»
Hermione fece una smorfia disgustata, alla visione di Draco che sorrideva entusiasta.
«Malfoy, tu lo sai che leggere il mio libro non ti renderà felice, vero?»
«Può darsi, ma devo tentare. Domani sarò la tua ombra, Mezzosangue.»
Detto questo, Draco scivolò via e scomparve, lasciando Hermione da sola nel corridoio.
Quale maledizione aveva avuto, perché lei e Malfoy condividessero il suo segreto?
Hermione si batté una mano sulla testa, pensando alla sua sfortuna perenne.
D’altro canto, però, era anche una nuova avventura per Joyce.
In fondo era contenta di aver scoperto quel lato di sé, per quanto questo la portasse ad avere a che fare con gente poco raccomandabile come Malfoy.
Si affrettò a tornare al dormitorio, con le idee per la sua storia che le ronzavano in testa.
Avrebbe dato a Draco la prima pagina della sua storia. Magari si sarebbe ricreduto e avrebbe lasciato perdere tutto.
Sperava fosse così. Più o meno.
Allo stesso tempo, però, lo conosceva. Testardo e perfido come ogni Serpeverde.
Non avrebbe mai rinunciato, non prima di leggere tutto.

Poco dopo essere tornata, Hermione riprese il blocco di fogli e inspirò profondamente, rendendosi conto solo adesso di quanto fosse andata oltre in quella situazione assurda.
All’improvviso le tornarono in mente tutte le serate passate furiosamente a scrivere, protetta dalle mura del suo baldacchino.
Si ricordò, come in un flash, delle lacrime versate sulla pergamena, con l’inchiostro che scivolava via. Sentì un sussulto al cuore, alla vista delle parole rabbiose che sembravano voler scappare dal foglio.
Non era forse anche quella, un tipo di magia?
Intrappolare la propria rabbia e lasciarla a marcire lì dentro, aspettando che scorresse via da sola, senza farsi più sentire?
Hermione scosse la testa stancamente.
Prima o poi la farò finita con questa roba, si disse.
Poi, però, la sua mente iniziò a viaggiare.
Hermione vide Joyce, se stessa, e un nuovo risvolto della sua vita, positivo o negativo che fosse.
Holden.
Era pericoloso, lo sapeva, ma avrebbe potuto aiutarla ad andare avanti.
Andare oltre Ron e Michael, oltre tutto ciò che aveva scritto e che si portava dentro. Oltre tutto ciò che nemmeno lei sapeva di avere dentro di sé.
Nonostante tutto, però, era pur sempre Malfoy, serpe o furetto che fosse. 
E lei, poi, era una Grifondoro come mai lo era stata prima. Fiera e testarda come sempre, mai disposta ad abbassare la testa.
Forse, però, questa volta sarebbe stata costretta a farlo.
O era solo un compromesso? le suggerì la voce dentro di sé.
Sotto sotto, non era stato costretto anche Malfoy a venire a patti con se stesso, per parlare con lei? O per dipendere da lei, come lui diceva di fare?
Forse, aiutandolo avrebbe aiutato se stessa.
Per un attimo, le si parò davanti agli occhi uno scenario assurdo.
Se avesse aiutato Draco Malfoy ad essere felice, anche lei lo sarebbe stata.
Hermione sospirò, sperando che quella tortura finisse presto.
Tornò all’inizio del suo manoscritto sfogliando con cura le pagine.
Le sembrava così lontano il giorno in cui era nato il primo capitolo, piangendo e sbuffando di rabbia. Lo ricordava ancora. In realtà, non credeva lo avrebbe mai dimenticato.
Era entrata in camera così furiosa da cacciare fuori Calì e Lavanda senza farle nemmeno protestare. Si era guardata intorno arrabbiata, probabilmente cercando qualcosa da spaccare, ma aveva trovato solo il calamaio e una pergamena vuota, come se la stessero aspettando.
Alla fine, le invettive contro Ron erano diventate qualcosa di più.
E adesso, eccola a garantire la felicità di quella serpe.
Fece una copia della prima pagina, senza sapere in cosa sperare.
Cosa avrebbe preferito, che Malfoy si innamorasse delle sue parole, o che ne fosse deluso e disgustato?
Non lo sapeva, ecco tutto. Restava a lei decidere se scoprirlo o no.
In quel momento, la porta della camera si spalancò.
«Hermione, mi spieghi perché mezza scuola parla di te e Malfoy che scappate via insieme su una scopa?» le chiese Ginny stupefatta, stendendosi sul letto.
«Abbiamo solo parlato per un po’ fuori dalla Stanza della Necessità. Nessuna scopa e nessuna fuga romantica, non preoccuparti.»
«Ne sono un po’ delusa, lo ammetto. Però sono curiosa, voglio sapere qual è il miracolo che ha fatto parlare Hermione Granger e Draco Malfoy in pace per più di 5 minuti.»
«È una storia lunga, credimi. E non abbiamo parlato in pace. Ci siamo azzannati, piuttosto.»
«Herm, sono la tua migliore amica e abbiamo tutta la notte. Devi dirmelo, non si discute.»
Hermione sospirò, passandosi le dita sulle palpebre.
Lanciò uno sguardo all’amica, aprì la scatola e ne uscì i fogli, pronta a tornare ancora una volta all’inizio della sua storia.

  
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