Salve a
tutti!
Eccovi
il diciassettesimo capitolo!
Avete visto, questa volta son stata
veloce, ma non preoccupatevi, il capitolo è lungo lo stesso!
Ben 18 pagine word, posso dire di
essere
soddisfatta di me questa volta ^____^
Bhe, finalmente, dopo tanta attesa,
ecco il capitolo che porta il nome ‘Uno
scontro bagnato dal tramonto’, godetevelo!
Vorrei annunciare che, salvo
cambiamenti che spero di non dover apportare, ho uno schema preciso di
tutti i capitoli futuri e in tutto
dovrebbero
essere 45, per cui non
preoccupatevi, avrete ancora molto da leggere xD
Inoltre, vorrei dedicare questo capitolo alla
mia gemellina Michela, che ha
cominciato a seguire questa storia e mi aiuta con gli errori e con i
capitoli
ed è, quindi, diventata la mia Beta Reader!
Gemy,
questo capitolo è
tutto per te, ti voglio un bene infinito! *_____*
Grazie per tutto!
Soprattutto per vederti
Harry Potter 800 volte insieme a me xD
Rendetemi
felice*________*
SPAZIO
PUBBLICITA’
Ancora
una volta, ci tengo a
pubblicizzare il mio forum personale, all’interno del quale
troverete tante
informazioni su questa fic e sulle altre che sto scrivendo!
Inoltre, ci sono disegni, lavori
grafici e altro ancora, proprio su questa fic!
Se siete curiosi, fateci un salto e
lasciatemi un salutino^^
~Un Particolare In Più~
[See the devil on the doorstep now
Telling everybody
Oh just how to live their lives]
I giorni, nella scuola di
magia e stregoneria più famosa del mondo, erano passati in
modo sereno, ma
anche abbastanza strano, soprattutto per Alexandra Black.
Subito dopo il giorno dell’
‘incidente’ con le oche, era venuta a sapere che le
cinque ragazze – tranne
ovviamente Pansy Parkinson – erano state trovate accasciate
in varie parti del castello
e la loro memoria, era stata totalmente cancellata. Fortunatamente
l’incantesimo non era partito da mani adulte, quindi per
Silente e per gli
altri insegnanti, ristabilire l’ordine era stato facile e le
quattro oche
avevano riacquistato i loro ricordi. Tuttavia, non si erano azzardate
ad
avvicinarsi neanche più di un passo alla piccola Black.
L’unica che, ancora, le
lanciava occhiate di gelido odio, era Pansy, ma, per il momento, si era
limitata solo a quello.
I rapporti con suo fratello
andavano a gonfie vele e, almeno una volta alla settimana, si
incontravano
sotto la grande Quercia in riva al Lago Nero, dove staccavano la spina
e si
limitavano a rilassarsi, felici di poter stare insieme –
anche se, purtroppo,
le motivazioni erano ben diverse. Harry, da quel lontano giorno in
corridoio,
non aveva più cercato di baciarla o di avere altri strani
approcci con lei,
però, a volte, il modo in cui la guardava, la metteva un
po’ a disagio. Ma
andava avanti, cercando di ignorare quelle occhiate profonde e sviando
sempre
il discorso, prima ancora che avesse la possibilità di
nascere. E, fino ad
allora, tutto era sembrato procedere per il meglio.
Con Draco, invece, era tutta
un’altra storia. La loro ‘relazione’
–se poi, davvero così poteva essere
definita- non era ufficiale, nè agli altri, nè
tanto meno a loro. Continuavano
a comportarsi come sempre: un battibecco di qua, una tortura maliziosa
di là,
un bacetto a fior di labbra strappato nei corridoi, una carezza di
sfuggita ad
una guancia o ai capelli, e tanti complici scambi di sguardi.
Alexis non riusciva a capire
se stavano insieme o meno, perché Malfoy Junior non ne
faceva mai parola. E
lei, non aveva quasi il coraggio di chiederglielo, per non rischiare di
rovinare quel rapporto che, tutto sommato, le piaceva.
Come ormai, innegabilmente,
le piaceva lui.
E
tanto anche.
Le piacevano i suoi
capelli
fini e platinati, così morbidi al tatto.
Le piaceva la sua pelle
bianca e vellutata, sempre perennemente gelida.
Le piacevano i tratti del
suo viso, eleganti ed affilati.
Le piacevano i suoi occhi,
argento ghiacciato della consistenza di specchi.
Le piaceva la sua bocca,
così gentile quando incontrava le sue labbra, morbida ed
esperta.
Le piaceva la sua voce,
carica di gelida malizia, eppure così deliziosamente bella,
che le accarezzava
l’udito in modo sublime.
E le piaceva il suo profumo:
quel fresco odore di pioggia appena versata, a volte mischiato
all’odore della
cannella e del cocco delle sue sigarette, che la faceva andare in Paradiso.
Sì, era innegabile ormai che
a lei, di Draco Lucius Malfoy, quel piccolo Demonio senza scrupoli,
piaceva
ogni cosa. E non poteva evitarselo.
Stranamente, quell’anno non
era successo ancora nulla di grave o pericoloso – da
ricordare invece, il Troll
dell’anno precedente – così, il corpo
insegnanti aveva deciso di organizzare una
festa per dare un po’ di svago agli studenti.
Per cui, tra sistemazione
della Sala Grande, ordini in cucina, scelta di costumi, inviti e
fabbricazione
di dolci, l’intero corpo studentesco era in visibilio.
E la stessa identica cosa,
era anche per le due compagne di stanza Diamond Anne Cherin e Alexandra
Walburga Black.
-Hai già deciso da cosa ti
travestirai stasera?-
Chiese la prima, mettendo a
posto i libri dell’ultima lezione fatta.
Alexis si voltò a guardarla,
lasciando perdere il proprio armadio, e storse naso e bocca, in
un’espressione
poco convinta.
-Veramente no…Tu invece?-
Domandò a sua volta,
tornando a riporre la divisa pulita in uno dei cassetti.
-Obviously,
my Dear!-
Esclamò
entusiasta,
mostrandole un abito rosso e bianco.
Alexis corrugò la fronte,
piegando il viso su di un lato, per poterlo vedere da
un’altra prospettiva.
Era un vestitino corto, a
quadretti bianchi e rossi, con un corpetto senza maniche, tutto
merlettato, e
una gonna pomposa, con tanto di velo a balze sotto, ma talmente corta
da poter
coprire a malapena il fondoschiena. Sulla gonnellina c’era un
grembiulino
bianco, con tanto di ciliegie come decorazione. Abbinato al tutto,
c’era una
lunga mantella rossa, con tanto di cappuccio.
-Che..che cos’è?-
-Il vestito di Cappuccetto
Rosso, Darling! Io mi
travestirò da
lei e Theodore sarà il mio bel lupone cattivo!-
Ghignò Diamond, con una nota
maliziosa nella voce e una scintilla sinistra che le accendeva lo
sguardo
scuro.
Degno
di una vera Serpeverde.
Theodore Nott era
l’ultima
conquista di Diamond: dopo Kain Montague c’erano stati Marcus
Flint, Adrian
Pucey, Terence Higgs, Chandler Warrington e altri due- di cui Alexandra
non
ricordava il nome-, ma nessuno era durato più di una
settimana.
Ora erano sette giorni pieni
che stava con Theo e, a quanto diceva lei, andava tutto benissimo, era
decisamente l’uomo della sua vita, lo avrebbe sposato!
Dopo le prime due volte,
Alexis aveva smesso di dar peso alle sue parole: diceva così
ogni volta che se
ne trovava uno nuovo.
-Non è eccitante?!?-
Esclamò la biondina,
saltellando sul posto e stringendosi l’abito addosso, quasi
abbracciandolo.
Alexis ridacchiò e scosse la
testa.
-Sì, suppongo di sì…-
Rispose, chiudendo le ante
dell’armadio e lasciandosi cadere, stanca, sul letto.
Diamond le si avvicinò di
soppiatto e poi, si accovacciò ai piedi del materasso, con
un sorrisino
malandrino per niente rassicurante. La punzecchiò su di un
braccio, con
l’indice.
-Tu invece, ci vai con
Dracuccio bello?-
Chiese, con tono pettegolo,
aggiungendoci una risatina maliziosa, come ogni volta che si
ritrovavano a
parlare del bel biondo.
Alexis si voltò a guardarla
e, di nuovo, fece una smorfia.
-Non è obbligatorio andarci
a coppie, no?-
Rispose, un po’ seccata.
Diamond alzò entrambe le
sopracciglia e poi si strinse nelle spalle, punzecchiandola di nuovo.
-Non ti ha invitata, vero?-
Chiese ancora, con voce
cantilenante, lasciando penzolare la testa prima da un lato e poi
dall’altro.
Alexis si voltò a lanciarle
un’occhiataccia e poi si tirò su a sedere,
fissando la finestra, oltre la
quale, la magia, lasciava intravedere una giornata nuvolosa.
No, in effetti Malfoy non
l’aveva invitata alla festa, e la cosa le bruciava un
po’.
Si scambiavano baci e
carezze, ma non stavano insieme.
Erano complici di occhiate
che solo loro potevano vedere e conservare, ma lui non la invitava
neanche ad
una stupida festa di Halloween.
Non credeva che si
vergognasse o desse peso alle insinuazioni di molti, sul lato
‘incestuoso’
della loro relazione, dal momento che lei avrebbe dovuto essere la
cugina della
madre di Draco.
Ma allora, non capiva cosa
c’era che non andava.
E la cosa, la rattristava e
la innervosiva allo stesso modo.
Aveva declinato l’invito di
molti ragazzi – primo fra tutti quello di Harry –
nella speranza che fosse Lui ad
invitarla, ma non lo aveva fatto.
Insomma,
lei non era una bambolina alla quale
dedicare attenzioni di tanto in tanto, e che diamine!
Basta, aveva deciso:
appena
lo vedeva, lo avrebbe affrontato e gliene avrebbe dette quattro!
Si alzò in piedi, e si
diresse verso la porta.
-Non bisogna presentarsi a
coppie, per forza.-
Ribadì, prendendo la borsa
da sopra il comodino.
-Non abbatterti, piccola
Black, vedrai che oggi ti invita!-
Sghignazzò Diamond,
alzandosi da terra e prendendo a sua volta la cartella.
Alexis alzò gli occhi al
cielo e si strinse nelle spalle, uscendo.
Alla fine, Diamond aveva
avuto ragione e Alexandra lo aveva scoperto quel pomeriggio stesso,
subito dopo
pranzo.
Si trovava nella Sala
Studio, con Diamond e, insieme, stavano finendo i compiti di Storia
Della
Magia. L’intera aula era avvolta nel silenzio e il motivo era
principalmente
uno: Severus Piton.
Dal momento che, con la
festa di Halloween, poco voleva avere a che fare, era stato incaricato
di
sorvegliare gli studenti che si sarebbero recati lì il
pomeriggio, per fare i
compiti assegnati.
C’era il pienone, a dire il
vero: tutte e quattro le tavolate delle Case erano stranamente occupate.
Al tavolo di Grifondoro
c’erano Harry, Ron ed Hermione e, quest’ultima,
bisbigliando, stava evidente
spiegando qualcosa agli amici. Accanto a loro, Ginny stava svolgendo
gli stessi
compiti della Black e della Cherin, china su un grosso tomo di Storia
Della
Magia.
Alexis stava sottolineando
una frase importante sulla ‘Rivoluzione dei folleti del
309’, quando le porte
della Sala si spalancarono, producendo un gran rumore nel silenzio.
Tutti alzarono la testa e la
voltarono verso lo studente che, incurante delle occhiate, avanzava con
passo
lento e cadenzato, quasi annoiato.
Il professor Piton lo guardò
per un lungo istante, prima di voltarsi e continuare a leggere il
compito che
uno studente di quinto anno gli aveva consegnato in precedenza.
Chi
poteva essere, se non Lui?
Draco Malfoy avanzava,
scivolando quasi sul pavimento, con il suo passo elegante. I suoi occhi
incontrarono
subito la figura che lo interessava, intenta a scribacchiare distratta
su di
una pergamena. Gli si avvicinò, silenzioso come un gatto,
prima di sbattere la
mano aperta sul tavolo, giusto accanto a lei, facendola sobbalzare e
costringendola a prestargli attenzione.
Alexis si voltò lentamente,
per ritrovarsi il viso mozzafiato dell’ultimo erede dei
Malfoy a pochi
centimetri dal suo, che la guardava con quella serietà
spaventosa, che la
faceva sentire quasi nuda. Se ci aggiungete anche il fatto che tutti
gli occhi
erano puntati spudoratamente su di loro, troverete comprensibile il
fatto che
la piccola Potter desiderasse sparire sotto terra, risucchiata da
sabbie mobili
improvvisate.
Il biondino la fissò per un
lungo momento, che non dovette durare più di qualche secondo
scarso, ma che a
lei sembrò una vera e propria eternità.
-Black: tu e io andiamo alla
festa insieme stasera.-
Proferì repentorio, con una
voce che non ammetteva repliche.
Non
era un invito, nè una gentile richiesta: era un
ordine.
Alexis lo
guardò dal basso,
e boccheggiò: Dio, sbagliava o oggi il suo profumo era
più buono del solito?
Draco la fermò prima che
potesse proferire anche solo ‘A’.
-Non è una domanda, Black.
Per cui non accetto un no come risposta.-
La informò, e ghignò malizioso,
prendendole una ciocca di capelli e portandosela sotto il naso. Prese
un lungo
respiro, imprimendosi nelle narici quel buonissimo odore di albicocca
che aveva
sempre indosso. Poi gliela ripose con delicatezza dietro
l’orecchio,
lasciandole una carezza sulla guancia, che fece rabbrividire lei e
sospirare
tante altre ragazze nella stanza.
Si avvicinò di più al suo
viso, tanto che le punte dei loro nasi si sfiorarono.
-Ah: se hai già un cavaliere
per il ballo, disdici. Se ha da ridire, mandalo da me, Tiger e Goyle
saranno
felici di…aiutarlo a comprendere.-
Sibilò le ultime parole con
cattiveria, mentre si bagnava, maliziosamente, le labbra con la punta
della
lingua. Rimase ad osservarle la bocca, con bramosia, ma non la
sfiorò neanche,
allontanandosi subito dopo.
Alexis lo guardava
imbambolata, troppo occupata a controllare i battiti del suo cuore per
spiccicare parola.
-A stasera allora.-
La salutò con semplicità,
voltandosi e ripercorrendo tutta la Sala, senza badare alla moltitudine
di
occhi che lo fissavano.
Poi, quando si trovava sulla
soglia della porta si voltò e la fissò di nuovo.
-Ah, quasi dimenticavo: il
tema di stasera sarà vampiri in maschera, per noi. Il tuo
vestito è già nella
tua camera.-
E con queste parole, uscì
dalla Sala, senza degnare più nessuno di ulteriori
attenzioni.
Alexis riprese a respirare
solo quando l’ultimo ciuffo di capelli platinati
abbandonò la sala,
accasciandosi poi sulla sedia, stanca e con il batticuore.
Maledetto
Demonio di un Malfoy!
I bisbigli presero tutti
intorno a lei, concitati, mentre qualcuno, di tanto in tanto, le
lanciava
qualche occhiatina indiscreta e lei si sentiva avvampare, desiderando
di
sparire in quel momento.
Si chinò sui libri e finì di
scrivere la frase che aveva sottolineato.
Diamond le si avvicinò maliziosa.
-Uuuuh…Che ti avevo detto?-
Ammiccò, facendole un
occhiolino.
Alexis le lanciò
un’occhiataccia e sprofondò con il viso nel libro.
Un rumore improvviso fece
zittire tutti: questa volta proveniva dalla tavola del Serpeverde.
Pansy Parkinson aveva l’odio
dipinto in viso, che le sformava quei lineamenti solitamente eleganti.
Si alzò,
rifilò un’occhiata carica di rabbia alla Black, e
poi uscì di corsa dalla Sala.
E di nuovo, tutti ripresero
a parlottare.
‘E’ gelosa, è evidente!’
‘Ma chi si crede di essere
quel Malfoy?’
‘Lo odio!’
‘Io lo trovo fantastico…’
‘Beata lei, pagherei tutti i
Galeoni del mondo per essere al suo posto…’
‘Ma non erano cugini?’
‘Bhe si sa che i purosangue
si sposano tra parenti infondo!’
‘La Parkinson era furiosa.’
‘Quell’Alexandra è proprio
strana, però…’
Un nuovo rumore interruppe
quei bisbigli fastidiosi: questa volta era stato Harry James Potter a
chiudere
un libro di scatto e ad uscire dalla Sala.
Un secondo e gli studenti
parlottavano di nuovo.
‘Che gli è preso a Harry?’
‘Sarà geloso della Black: ho
visto che le ronza sempre intorno!’
‘Sì, certo che è proprio
sculata ‘sta qui!’
‘Già, arriva il primo anno e
si prende i meglio! Dannata!’
‘Sta a vedere che tra poco
pure Zabini le striscerà ai piedi!’
‘Noooo! Il mio Blaisuccio
no!’
‘E’ tutto merito del cognome
che porta, perché poi non è tutto ‘sto
granchè!’
‘Solo il cognome? Perché, le
amicizie?’
‘Già, è compagna di stanza
della Cherin, chissà quante ne combinano insieme quelle
due!’
‘E’ vero! La Cherin ha un
ragazzo nuovo ogni settimana, ma come fa?’
Ancora una volta, una botta
secca lasciò tutti interdetti. E questa volta, era Alexandra
Black a lasciare
la Sala, innervosita e con un diavolo per capello.
Ma
che andassero tutte all’Inferno quelle oche da
strapazzo!
Lei, invece, aveva solo bisogno di calmarsi e rilassarsi, e c’era solo un posto dove poterlo fare: la Quercia ai piedi del Lago Nero.
Il loro posto.
Ed è proprio lì che, con passo affrettato, si diresse.
Quando arrivò, però, ai piedi della Quercia c’era già qualcuno: sdraiato supino, con le mani intrecciate sullo stomaco, i capelli scarmigliati e gli occhiali storti, sonnecchiava pigramente Harry Potter.
Alexis sorrise nel vedere quella scena, e poi gli si sedette accanto, piano, per non svegliarlo. Rimase ad osservarlo, stupita di scoprire, ogni volta, quante cose aveva in comune con Lily e James.
Ma soprattutto, con lei.
Lo stesso taglio d’ occhi, grandi e un po’ allungati, la stessa curva del naso e il medesimo sorriso, solo che il suo, a volte, era maledettamente più malandrino.
Sperava con tutta se stessa che Harry non si soffermasse mai ad osservarla tanto a lungo come invece era solita fare lei, perché altrimenti, le somiglianze, sarebbero state alquanto evidenti – e anche un po’ ambigue, a dirla tutta.
Il moretto aprì pigramente un occhio, osservando di sottecchi la giovane Black, che si limitò a sorridere, timida.
-Da quanto sei qui?-
Le chiese sbadigliando, e stropicciandosi gli occhi prima di rimettersi dritti gli occhiali.
-Da un po’…-
Ammise lei, mentre si poggiava con la schiena al tronco, subito seguita da lui, che si tirò su a sedere.
-Potevi svegliarmi!-
Si lamentò il giovane e lei si strinse nelle spalle.
-Dormivi così bene…!-
Si giustificò, ridacchiando.
-Non pensavo di trovarti qui, oggi.-
Ammise poi, guardandolo di sottecchi.
-Neanche io, veramente: credevo che fossi occupata con i preparativi per stasera.-
Rispose Harry, con tono duro, accompagnato da una smorfia infastidita.
L’aveva irritato parecchio la patetica scenetta di Malfoy, e si era avviato alla Quercia solo per stare in pace con se stesso, senza pensieri, o altro.
Alexis spostò lo sguardo, fissandolo sull’orizzonte lontano del Lago Nero, dove il sole stava, già, lentamente, calando. Eh sì, le giornate si erano proprio accorciate.
-Non ho molto da fare, veramente. Pare che qualcuno abbia già scelto tutto per me.-
Disse, un po’ scocciata, accompagnando le parole con una smorfia contrariata.
-Dovrò solo mettermi il vestito e truccarmi. Niente che non si possa fare con una buona oretta!-
Si strinse nelle spalle, sospirando.
Harry rimase ad osservarla un po’, poi sbuffò rumorosamente e si prese la testa con una mano, poggiandola sulla fronte, quasi avesse bisogno di sostegno.
-Perché ti fai controllare così a bacchetta da Malfoy, Black? Non ti da fastidio che lui ti tratti come una bambolina di pezza con la quale pulirsi le scarpe di tanto in tanto?-
Sbottò, infuriato, voltandosi a guardarla con espressione rabbiosa, ma controllata.
Lei si limitò a ricambiare lo sguardo, un po’ interdetta.
Le facevano male quelle parole, anche se sapeva che erano dette per gelosia, le facevano male. Forse, perché erano esattamente le stesse che lei, a volte, si formulava nella mente, senza avere davvero la forza – o il coraggio?- di rispondersi.
Boccheggiò appena, senza sapere bene cosa rispondere, ma non ebbe neanche il tempo di farlo.
-Cos’è, ti ha fatto qualche incantesimo o ti minaccia in qualche modo? Perché altrimenti, non riesco proprio a capire perché ti fai trattare in questo modo!-
Alexis si morse il labbro inferiore, mentre Harry le rivolgeva una lunga e profonda occhiata, quasi cercasse di studiarla.
-No…non è assolutamente così, anzi! Devi credermi…-
-E allora?-
-Allora…è un po’ complicato da spiegare, Harry…-
Rispose con tono delicato, abbassando lo sguardo e puntandolo, con innaturale interesse, sulle proprie mani, che si stava torturando in grembo.
-Il tempo non mi manca di certo.-
Rimbeccò secco, incrociando le braccia al petto e inchiodandola con un’occhiata dura.
Alexis deglutì, senza avere la forza per rispondere.
Che pretendeva che gli dicesse?
Non lo sapeva nemmeno lei perché permetteva a Draco di trattarla così – non che, a ben vedere, potesse scegliere.
Forse era perché…
-Ti piace Malfoy?-
Le domandò a bruciapelo e lei alzò il viso di scatto, per incontrare quegli occhi smeraldini, ancora arrabbiati ma evidentemente feriti.
Una morsa dolorosa le strinse il cuore con violenza, lasciandola senza fiato e costringendola, ancora, a boccheggiare.
-N-no..! Cioè, io…Non lo so!-
Balbettò insicura, prendendo a torturarsi una ciocca di capelli che le scendeva morbidamente ad incorniciare il viso.
Harry la guardò per qualche altro secondo, poi spostò lo sguardo sull’orizzonte lontano del Lago Nero e sospirò, stanco. Abbandonò il capo contro il tronco della Quercia e socchiuse gli occhi.
-Lasciamo perdere.-
Disse infine e lei non aggiunse altro, limitandosi ad abbassare lo sguardo e a torturarsi il labbro inferiore.
Stava andando tutto a rotoli, ogni giorno di più.
Ogni volta che i due fratelli sfioravano quell’argomento, finiva sempre peggio.
Per quanto ancora avrebbe dovuto mentire?
Per quanto ancora avrebbe dovuto soffrire e farlo soffrire?
Non ce la faceva più.
Fu Harry a riaprire la conversazione, dopo qualche minuto buono di silenzio, e, questa volta, sia i suoi occhi che la sua voce erano più calmi e gentili.
-Scusa…Non dovrei fare queste scenate di gelosia ogni volta: tu non mi appartieni.-
Proferì, sorridendo mesto.
-Evidentemente essere rifiutato una sola volta non mi è bastato…-
E ridacchiò senza troppa gioia, imbarazzato, mentre portava la mano a scompigliarsi i capelli.
Alexis lo guardò indecisa, poi, di slancio, gli circondò il collo con le braccia, e si strinse a lui, in un abbraccio carico di affetto. Nascose il viso in una spalla del ragazzo, che, colto di sorpresa, non ricambiò subito la stretta. Rimase un po’ così ferma, e solo quando lui le circondò la vita con le braccia, afferrandola con una presa salda e urgente, alzò il viso, quel tanto che le bastava per far si che le loro guance si sfiorassero, in una dolcissima carezza.
- Harry: capirai, te lo prometto…Ma ora non posso parlare, non posso dirti nulla: ti prego.-
Gli sussurrò, prima di metterglisi di fronte, per poterlo guardare in quegli occhi che la osservavano perplessi e preoccupati.
Fece per chiedere il significato di quelle parole, ma lei lo fissò seria e scosse lentamente la testa. Poi, gli lasciò un bacio a fior di labbra sulla fronte, prendendogli il viso tra le mani, prima di sciogliere l’abbraccio.
Harry rimase a fissarla, un po’ imbambolato. Doveva essere arrossito, perché lei ridacchiò allegra, lasciandogli un buffetto su di un braccio per farlo riprendere.
Alla fine, le sorrise di rimando, un po’ malandrino e le si avvicinò pericolosamente al viso.
-Saprò aspettare, Alexandra Black: te lo prometto.-
E, imitandola, le prese il viso tra le mani e le lasciò un bacio leggero sulla fronte, prima di allontarsi e ammiccare in sua direzione.
Lei ridacchiò e poi, si accoccolò accanto a lui, con un sorriso dolcissimo sulle labbra, che gli scaldò il cuore.
-Sono davvero felice di averti conosciuto, Harry…-
Disse, piegando il viso su di un lato e guardandolo dal basso, appoggiata ad una sua spalla. Il moretto la osservò con un sorriso, sempre malandrino, e le sfiorò una guancia con la punta dell’indice.
- Ah sì? E perché mai?-
Domandò sornione, ridacchiando leggermente, pur conoscendo già la risposta.
-Bhe…Mi piace stare con te, mi rende serena. Mi fa stare bene. Mi rende semplicemente, felice…-
Rispose, quasi in un sussurro, come se avesse paura che rivelarlo a voce appena più alta, avrebbe potuto rovinarne il significato che voleva imprimergli.
Sincerità.
Affetto.
Felicità.
-E’ la stessa cosa anche per me…-
Asserì lui, osservandola con un sorriso molto simile al suo.
Questa volta fu il turno di Alexis, di meravigliarsi e fare la sorniona.
-Dici sul serio?-
-Obviously, My Dear!-
Rispose, scimmiottando la Cherin e strappandole una risatina bassa e divertita.
Ridacchiò anche lui, prima di tornare serio e di fissarla con intensità.
Questa volta, però, era un’intensità diversa dal solito.
Non era la stessa che poteva scorgere anche negli occhi di Draco Malfoy.
Sembrava quasi…fraterna.
-No, seriamente. Quando sto insieme a te, riesco a dimenticare ogni problema…Ultimamente mi capita spesso di essere triste, ma tutto sembra sparire di fronte al tuo sguardo…Aspetto questi piccoli attimi rubati dei pomeriggi della settimana, per poterti rivedere e stare semplicemente bene.-
Confessò, senza avere paura di guardarla negli occhi.
<<
Guardami negli occhi e non avere
paura di
oltrepassare il mio sguardo.
Guardami dentro e non spaventarti della
confusione che troverai.
Guardami con amore ed entra nel mio
cuore, ma non ti soffermare:
Vai più a fondo, arriva alla mia anima.
Solo così scoprirai che sono sincero,
quando dico di amarti. >>
- Certo, ho Ron ed
Hermione
e sono veramente dei grandi amici, ma loro non riescono a capire. Non
come sei
capace di capirmi tu! Sembra quasi che tu abbia vissuto il mio stesso
passato e
lo leggo nei tuoi occhi, così simili ai miei…E il
tuo sorriso…Il tuo sorriso è
quasi una droga per me Alexandra: e non lo dico perché provo
attrazione per te
o per farti piacere!-
Si interruppe, chiarendo
quel punto con un gesto perentorio della mano.
- Il tuo sorriso mi è quasi
necessario per andare avanti, dal primo giorno che ti ho vista, al
Ghirigoro. –
Alexis aprì appena le
labbra, sempre più sorpresa da quelle parole.
-Mi avevi notata?-
Domandò con un sussurro
smorzato, non riuscendo a trattenersi.
-Sì, ti ho notata. – annuì –
vicino a Ginny. Avrei voluto domandarti tante di quelle cose quel
giorno,
sebbene non ti avessi mai vista prima. Eppure, il tuo sguardo mi aveva
mosso
qualcosa dentro. Qualcosa che ancora adesso non so ben
definire…Quasi un senso
di familiarità.-
Ammise, fissandola e poi
sorrise mesto.
-Ma questo non è possibile,
tu sei una Black infondo.-
Alexis deglutì a vuoto, con
la gola improvvisamente arida.
-Già…-
Rispose, mordendosi quasi a
sangue la lingua, per non buttarglisi di nuovo tra le braccia e
rivelargli
tutta la verità.
“Harry,
io lo so quello che provi, perché sento la
stessa cosa anch’io! Io sono tua sorella!”
Avrebbe voluto dirgli,
ma
invece decise di tacere.
Masochista
del cavolo.
Sarebbe stato tutto
più
facile, se glielo avesse rivelato.
Ma non poteva.
Non poteva!
Doveva pensare a Sirius.
Doveva farlo per lui.
Harry la guardò per un lungo
istante, prima di continuare.
-Però il tuo sorriso…Il tuo
sorriso è l’unica cosa in grado di farmi
dimenticare tutti gli anni passati in
solitudine che sono stato costretto a vivere, non chiedermi
perché, è così e
basta…-
Rivelò, con un sussurro
pacato e dolcissimo, prima di lasciargli una carezza gentile, che le
percorse
tutta la linea della guancia, facendole singhiozzare il cuore.
-Per questo ti
ringrazio…Alexandra Black.-
E le sorrise, mentre lei
respirava piano, temendo che le sarebbe preso un infarto molto presto,
con il
cuore che andava a mille e il fiato che le entrava a tratti, quasi
tremante.
-Ti mancano, mamma e papà…?-
Domandò poi lei
all’improvviso con un sussurro smorzato, senza pensarci.
Quando si rese conto di ciò
che aveva detto, si morse violentemente la lingua, sperando che Harry
non
facesse troppo caso né alle sue parole, né al suo
tono, né tanto meno alla
malinconia evidente che aveva attraversato i suoi occhi, veloce e
dolorosa come
un lampo a ciel sereno.
Lui la guardò sorpreso,
strabuzzando prima gli occhi, per poi assottigliarli con studiato
accorgimento.
Aveva detto proprio “mamma e
papà”?
E perché lo aveva fatto con
quella familiarità, con
quell’affetto, con quella malinconia, con quel viso triste?
-Come…?-
Le chiese, con un fil di
voce, osservandola incerto.
Alexis abbassò lo sguardo e
strinse le mani, nervosa.
-…uhmmm…quello che volevo
dire…è se ti mancano i
tuoi…genitori…-
Mormorò, cercando di dare un
tono disinvolto a quelle parole.
Si sforzò
poi di sorridere e tornò a
guardarlo.
-Ma forse, sono stata un po’
troppo invadente…Infondo non sono affari miei: scusa la
domanda, non so che mi
sia pr-- -
-Tutti i giorni…-
Asserì Harry, stroncando sul
nascere quel fiume di scuse.
Lei lo guardò stupita, tanto
che, le labbra, si socchiusero.
-Cosa…?-
Chiese, con voce così bassa
che non era sicura che Harry l’avesse davvero sentita.
-Mi mancano tutti i giorni…-
Ripetè lui, con quel
sussurro carico di amarezza e sincerità.
Lei lo guardò e sentì gli
occhi pizzicarle sotto la fastidiosa forza di quelle lacrime che,
ormai,
scorrevano su sul viso un po’ troppo spesso.
Decisamente
troppo.
Il suo cuore singhiozzò
ancora, facendole alzare ed abbassare il petto di scatto, prima che
quest’ultimo prendesse dolorosamente fuoco, quasi fosse
attraversato da una
miriade incontabile di piccoli aghi incandescenti. Le interiora, le si
contorsero nello stomaco, rischiando di farla vomitare.
Abbassò lo sguardo,
socchiudendo gli occhi per evitare alle lacrime di bagnarle il viso,
mentre,
come al solito, si mordeva il labbro inferiore.
-Ma…chi mi manca di più…-
Continuò poi Harry, il cuo
sguardo, che scavava insondabile nei suoi occhi, sembrava essere
diventata
dolorosamente cieco.
-E’
mia sorella…-
Alexis alzò
il viso di
scatto, fino ad incontrare quello sguardo smeraldino, carico di dolore
e
frustrazione. Si sentì mancare, di fronte a quegli occhi
così sinceri, così
malinconici.
-Tua sorella…? Per…perché
proprio lei?-
Riuscì a domandare, con un
moto curioso e atroce, che la stava distruggendo velocemente.
Lo sguardo di Harry si
accese di nuovo, e un sorrisino mesto e triste gli dipinse le labbra.
-Perché so che lei è ancora
viva…Anche se non me la ricordo, io posso sentire che
è vicina…Alexis non è
morta e un giorno tornerà da me…Lo so,
è così e basta.-
Rispose, sicuro delle sue
parole.
Alexis si morse il labbro
inferiore con quanta più forza poteva, per non piangere
ancora.
Ma non ci fu niente da fare.
Le lacrime le gonfiarono
prepotenti gli occhi e poi, appena le ciglia si chiusero lentamente,
vennero
rilasciate, senza dare alcuna possibilità di essere
controllate od ostacolate,
mentre scivolavano giù lungo tutto il profilo della guancia,
fino ad
incontrarsi con le gemelle, sul mento, per poi ricadere, lente e
inesorabili,
sulle mani strette in grembo.
Piccole gocce di cristallo, prodotte da smeraldi
sinceri, che sfuggono a nere ali di farfalla, troppo delicate per
rinchiudere
un dolore così forte.
E
addolorato.
Vederla piangere, gli
metteva addosso angoscia e tristezza.
Non voleva più vederla così
triste.
Voleva raccogliere tutte le
sue lacrime e gettarle via, lontane, dove lei non avrebbe
più potuto trovarle.
Ma
era come paralizzato.
Perché in quel momento, Alexandra Black, gli sembrava
terribilmente familiare.
Con quello sguardo verde
pieno di tristezza.
Quelle labbra piccole, umide
di lacrime.
Quelle guance arrossate e
piene di lunghe scie lucenti sotto i raggi di sole.
Ma chi?
Chi
gli ricordava?
Fu un attimo.
Un flash nella sua mente.
Un album.
Una foto.
Quale
foto?
Non riusciva a ricordare.
Aveva quel volto così
familiare davanti agli occhi.
Ma chi era?
E perché, vederla così, gli
scaldava il cuore, oltre a fargli provare una fitta di dolorosa
malinconia?
E
nostalgia?
La mano, senza
controllo, si
mosse automaticamente e, con gentilezza, raccolse le lacrime, lasciando
dolci
carezze.
Dio,
quanto gli faceva male, vederla così!
Avrebbe preferito morire, che continuare a guardarla
soffrire in quel modo.
-Mi…mi
dispiace Harry…io…-
Singhiozzò, ma lui non la
lasciò finire perché, istintivamente, protese le
braccia verso di lei e la
strinse forte a se, lasciandole nascondere il viso sul suo petto,
mentre le
accarezzava, con gesti lenti e rassicuranti, i lunghi capelli.
-
Ssssh…tranquilla Alexis...-
La moretta, al sentire quel
nome, sbarrò gli occhi e alzò il viso di scatto,
guardandolo con un misto di
terrore e sorpresa.
-Mi hai chiamata…?-
Harry sorrise colpevole, e
scosse lentamente la testa.
-Scusa…E’ che a volte ho
come l’impressione che mia sorella ti somiglierebbe
molto…Non chiedermi perché,
sento che è così…I tuoi occhi, le tue
espressioni, il tuo carattere…Venderei la
mia anima a Grindelwald se questo farebbe di te la mia
sorellina…-
Le rivelò, con un sorriso
sincero, mentre le prendeva una ciocca di capelli e gliela deponeva
dietro
l’orecchio, asciugandole altre lacrime che avevano preso a
scorrere sul bel
visino.
Alexis lo guardò indecisa:
no, non poteva continuare così.
Lei
doveva dirglielo.
Suo fratello aveva il diritto di sapere!
Si morse il labbro
inferiore, poi gli prese la mano che le stava accarezzando una guancia,
e la
fermò su di essa, prendendola tra le sue e strusciandoci
contro, socchiudendo
gli occhi.
- Harry…-
Riaprì lentamente gli occhi,
per fissarli in quelli del fratello.
Lui corrugò la fronte, ma
non disse nulla.
Alexis lasciò un sospiro,
tremante, si umettò le labbra e…
-Ma che scenetta
commovente!-
Li interruppe una voce
sprezzante, fredda e strascicata, accompagnata da un leggero battito di
mani.
Lo sguardo di Harry si
spostò oltre le spalle della sorella, con espressione
cattiva.
La moretta si voltò
velocemente, per trovarsi davanti la figura elegante – e
terribilmente vuota –
di Draco Malfoy, che avanzava con passo lento e cadenzato.
Alexis si alzò, barcollando
un po’, mentre, con fretta, si asciugava le lacrime con i
dorsi delle mani. Il
Grifoncino la seguì, e le si mise accanto.
-Lasciaci in pace Malfoy!-
Ringhiò il moro,
fulminandolo con lo sguardo.
Il biondino gli si avvicinò,
e gli si mise di fronte, puntando quello sguardo bollente
d’odio in quello
rabbioso di Harry.
-Non credo proprio: tu hai
qualcosa che mi appartiene.-
Ghignò, lanciando
un’occhiata carica di significato ad Alexis, che osservava la
scena dal basso,
lasciando scorrere lo sguardo da Harry a Draco e poi di nuovo ad Harry,
preoccupata.
-Ma davvero? Alexandra non è
tua!-
Ribattè il Bambino
Sopravvissuto, con voce tesa, fronteggiandolo minaccioso.
Draco scoppiò
inaspettatamente in una fredda risata.
-Ti illudi invece che sarà
mai tua, Potter?-
Sputò con disprezzo,
fissandolo con un’occhiata decisa.
Harry deglutì,
assottigliando pericolosamente lo sguardo, attraversato, solo per un
secondo,
da una nota ferita.
E
consapevole.
Si sarebbero fatti male,
molto male.
Doveva intervenire, fare
qualcosa.
Qualunque cosa!
Si infilò in mezzo ai due,
costringendoli a distanziarsi, dando le spalle ad Harry.
-Io non sono, né sarò mai di
nessuno, chiaro? Smettetela di fare i bambini!-
Sbottò, un po’ infastidita,
lanciando un’occhiataccia ad entrambi.
Draco ghignò arrogante e,
con velocità, le serrò una mano intorno al polso.
-Tu sei mia, Black!-
Ribadì e poi, con uno
strattone violento, fece per portarsela addosso.
Ma Harry glielo impedì,
prendendolo per un polso e allontanandolo dalla ragazza, per poi
fronteggiarlo
di nuovo, ponendolesi davanti, quasi a modi protezione.
-Lasciala in pace!-
Sibilò, assottigliando
pericolosamente lo sguardo.
-Come hai osato?!?-
Sbraitò Draco, colto di
sorpresa, per poi estrarre la bacchetta e puntarla con rabbia contro il
petto
di Harry.
-Malfoy! No!-
Urlò spaventata Alexis, ma
non fece in tempo a fare nulla.
L’aveva
chiamato Malfoy.
Malfoy.
Non Draco.
Malfoy.
Lo sguardo del biondino
si
riempì di rabbia, mentre, con un gesto veloce, roteava la
bacchetta.
-Stupeficium!-
Urlò, riversando in
quell’unico incantesimo tutto il suo odio.
Il
suo odio verso Harry Potter.
Un potente fascio di
luce
rossa colpì Harry in pieno petto, che, colto di sorpresa,
non fece neanche in
tempo a difendersi. Venne invece sbalzato qualche metro più
indietro, cadendo
pesantemente in terra e rotolando sull’erba .
Alexis si voltò ad osservare
il fratello, inorridita.
-Harry!-
Esclamò, e fece per
corrergli vicino, ma una mano di Draco che, ancora, si serrò
intorno al suo
braccio, le impedì ogni movimento e la costrinse ad uno
strattone forzato, che
la fece scontrare con il suo petto.
Draco avvicinò il viso sul
suo, poggiandolo su di una spalla, e le sfiorò la guancia
con le labbra.
-Non ci provare Black. Non
costringermi a far del male anche a te.-
Sussurrò, con voce morbida e
pericolosamente minacciosa, mentre le sfiorava una tempia con la punta
della
bacchetta.
-Lasciami andare, Malfoy!-
Sbottò lei, troppo preoccupata
per il fratello, per essere impaurita dall’atteggiamente del
biondino che,
sempre più furioso, le strinse la presa attorno al braccio.
Alexis cercò di
divincolarsi, facendosi solo più male.
-Tu sei mia, Black! Solo
mia.-
Ribadì ancora, con un sussurro
roco, tracciando il profilo del suo viso con la bacchetta.
-Expelliarmus!-
Improvvisamente, la mano di
Draco venne sbalzata indietro, ma riuscì a trattenere la
bacchetta, lasciando
andare Alexis, che barcollò in avanti, richiando di cadere.
Alzò lo sguardo e vide che
Harry stava puntando il Principe delle Serpe con la bacchetta.
-Harry!-
Lo rimproverò, lanciandogli
un’occhiata allarmata.
-Tu, brutto…-
Ringhiò Draco dietro di lei
e gli puntò la bacchetta contro a sua volta.
Si fronteggiavano, con
sguardo minaccioso, le espressioni indurite dall’odio e dalla
rabbia, che ne
contraeva ogni muscolo, ogni guizzo di piccole vene, che pulsavano
pericolose.
Alexis, al centro, lasciava
scorrere lo sguardo da uno all’altro, sempre più
preoccupata.
-No, fermatevi! Non fate
sciocchezze! Vi espelleranno! Vi farete male!-
Urlò, nel panico più totale,
cercando di farli ragionare.
Ma quelli, non sembravano
neanche sentirla.
Gli sguardi quasi ciechi si
studiavano con cautela.
Con
determinazione.
Con rabbia.
Con odio.
-Everte Statum!-
Urlò Draco all’improvviso, e
un raggio di luce blu la sfiorò, senza toccarle
nè farle del male, e si diresse
veloce verso Harry, che scartò di lato, evitando di essere
colpito.
-Locomotor Mortis!-
Urlò subito dopo, e un altro
fascio di luce, questa volta dorata, la sfiorò quasi,
puntando verso Malfoy.
-Protego!-
Gridò quest’ultimo, e
l’incantesimo si infranse su di una barriera invisibile.
Guardò il Bambino
Sopravvissuto, con odio, e poi avanzò di qualche passo,
superando Alexis e
mettendosela dietro le spalle, per poi distanziarsi di qualche altro
metro.
-Sta indietro.-
Le ordinò repentorio,
tenendo sotto tiro Harry con la bacchetta, che faceva lo stesso.
-Non vorrei che questo
idiota ti ferisse accidentalmente.-
Potter gli scoccò
un’occhiataccia, ma non protestò: era
d’accordo, non voleva che Alexandra ci
andasse di mezzo.
Quella
era una faccenda tra loro due.
-Languelingua!-
Urlò poi Harry, ma Draco si
spostò di lato.
-Diffindo!-
Rispose all’attacco, e un
raggio nero partì dalla sua bacchetta. Harry
cercò di evitare il colpo,
lanciandosi di lato, ma l’incantesimo lo colpì di
striscio, lacerandogli la
parte sinistra della maglietta e aprendogli qualche graffio.
Si rialzò subito da terra e,
ansimante, guardò l’avversario con odio.
-Petrificus Totalus!-
Gridò, e un raggio azzurrino
partì verso Draco che, con un nuovo
‘Protego’ si difese facilmente.
Basta, non potevano
continuare così!
Doveva fermarli, e subito!
Draco stava per alzare la
bacchetta e lanciare il prossimo incantesimo, quando Alexis gli corse
dietro e
lo prese per il braccio, strattonandolo.
-No! Dai! Basta! Fermatevi!
Basta ho detto!-
Gridò angosciata, cercando
di allontanare il biondino.
-Lasciami andare Black!-
Ordinò lui, perentorio,
tentando di scrollarsela di dosso, prima che Potter gli lanciasse un
incantesimo a tradimento. Ma, involontariamente, nel scuotere il
braccio, mise
troppa violenza e il gomito colpì forte sul naso della
ragazza, che venne
sbalzata indietro, cadendo sul pavimento.
Sbattè il sedere in terra,
cacciando un gemito di dolore.
Quando riaprì gli occhi, la
scena che aveva davanti le fece raggellare il sangue nelle vene.
Draco ed Harry la
osservavano, arrabbiati, spaventati, pietrificati.
Quasi temessero che le fosse
successo qualcosa di irreparabile.
Così, si affrettò a
rialzarsi, barcollando un pochino, e alzò le braccia,
scuotendole
freneticamente.
-S..Sto bene! Sto bene! Non
è successo nulla!-
Gridò, agitata e preoccupata
per la reazione che tutto ciò avrebbe potuto avere sui due.
Specialmente
su Harry.
Ma loro continuavano a
fissarla, con espressioni vuote e apprensive.
Fu allora che avvertì
qualcosa colare dal suo naso.
Si portò una mano sopra la
bocca, fiorando le narici e fu costretta a chiudere gli occhi per il
dolore.
Quando li riaprì, le sue dita erano sporche di sangue.
Si
era rotta il naso.
O meglio, Draco le aveva rotto il naso.
Ma l’aveva fatto
involontariamente, ne era sicura!
Spalancò gli occhi, intuendo
il perché di quel gelo improvviso e si affrettò a
ripulirsi con entrambe le
mani.
-S…Sto bene! Non è niente!
Davvero!-
Ripetè, agitata.
Ma, invece di ripulirsi,
stava solo peggiorando la situazione, spargendosi il sangue su tutte le
labbra
e sul mento, tingendosi anche le mani.
Cercò allora di nascondere
il tutto, coprendosi bocca e naso con le mani.
Ma non servì a molto.
Harry fu il primo a
riprendersi, mentre il suo sguardo si accendeva di pura ira.
Puntò la bacchetta contro
Draco che, ancora più pallido del solito, la fissava con
espressione assente,
senza reagire.
-Petrificus Totalus!-
Urlò Harry, un raggio
azzurro colpì Malfoy di spalle, congelandolo sul posto.
-No!-
Gridò terrorizzata Alexis,
mentre Harry si avvicinava al corpo pietrificato, con passo di marcia,
e lo
guardava furioso dritto negli occhi.
-Brutto figlio di puttana!-
Sbraitò, e gli assestò un
potente pugno in bocca, che fece volare il biondino qualche metro
più dietro.
-HARRY!-
Urlò ancora la piccola
Black, guardandolo scandalizzata.
Potter fissava con odio il
corpo di Malfoy riverso sul pavimento, ansimando stanco.
Doveva aver messo in quel
pugno tutta la sua potenza.
Alexis lo fissò sgomenta,
poi si voltò e raggiunse Draco.
-Malfoy! Malfoy, svegliati!-
Lo scosse, ma quello era
rigido come un pezzo di legno.
Estrasse la bacchetta e
gliela puntò contro.
-Finite Incantatem!-
Mormorò con velocità, e un
raggio rosa si diffuse per tutto il corpo del biondino, che le
scoccò
immediatamente un’occhiata furente.
Si alzò a sedere e si pulì
la bocca, dalle cui labbra spaccate usciva del sangue.
Harry gli puntò ancora la
bacchetta contro, pronto a scagliargli un altro incantesimo al primo
passo
falso.
Alexis si voltò a guardarlo,
angosciata, poi tornò ad osservare Draco.
-Sei ferito…-
Affermò, allungando una mano
per sfiorargli il labbro spaccato.
Lui le schiaffeggiò la mano,
infastidito, senza nemmeno guardarla.
-Non mi toccare.-
Sibilò, furioso, continuando
a tenere lo sguardo fisso su Harry.
-E così questo è il famoso
coraggio dei Grifondoro: ti faccio i miei complimenti, Harry Potter!-
Proferì Draco con
cattiveria, lanciandogli un’occhiata carica di significato,
mentre si alzava da
terra – elegante anche in quelle condizioni – e si
sistemava la cravatta.
-Attaccare un nemico alle
spalle: il cappello deve aver sbagliato, tu saresti stato un Serpeverde
perfetto!-
Ghignò, cattivo, pulendosi
un rivolo di sangue che gli scendeva sul mento, con il dorso della mano.
Harry boccheggiò sorpreso e
la mano che stringeva la bacchetta tremò pericolosamente.
-No…Non è vero.-
Mormorò, deglutendo.
Lui era un Grifondoro.
Sì,
un Grifondoro.
Eppure,
l’aveva scelto lui:
il cappello avrebbe voluto mandarlo a Serpeverde.
A
Serpeverde.
Non a Grifondoro.
-Oh sì
invece, Potter!-
affermò il Principe, incrociando le braccia al petto.
–Tradire i tuoi ideali.
Per chi poi? Per una Serpeverde. Per una Black.-
Sibilò maligno, lasciando
scorrere lo sguardo su Alexis, che lo guardava, ancora inginocchiata in
terra.
-Dimmi, Potter: lo sai chi è
lei? Il cognome Black non ti dice nulla?-
Proferì serafico, tornando a
guardarlo.
Harry corrugò la fronte, ma
non fece in tempo a proferire parola.
-Malfoy: no!-
Lo interruppe Alexis,
guardandolo dal basso con espressione disperata, i capelli che le
coprivano
parte del viso e il sangue che ancora le sporcava naso, bocca e mento.
Lui non la degnò neanche di
un’occhiata, e rimase impassibile, concentrato sul Bambino
Sopravvissuto.
-Allora, Potter?-
Harry fissò la ragazza per
un lungo istante, e poi tornò a guardare Draco, abbassando
la bacchetta.
-Di cosa stai parlando?-
Chiese sospettoso,
assottigliando lo sguardo.
Draco si finse sopreso, e
aprì le belle labbra, piegando il viso su di un lato, mentre
alzava entrambe le
sopracciglia.
-Ma come? La tua cara Alexandra non
te ne ha mai
parlato? Eppure mi sembravate così…intimi!-
Sostenne, con una nota
cattiva nella voce calma e controllata.
Harry scoccò un’occhiata
alla moretta, ma quella continuava ad osservare Draco, disperata.
-Che vai dicendo Malfoy?-
Sibilò irritato,
scoccandogli un’occhiataccia.
Quello si esibì in un
sorriso angelico, mentre si stringeva nelle spalle.
-Non lo sai davvero! Bhe,
non mi stupisco: mentire deve essere una sua specialità.-
Rispose cattivo,
assottigliando lo sguardo che brillò con odio.
-Smettila di dire stronzate
e parla!-
Sbottò irrequeito il
Grifondoro.
-Alexandra è la sorellina
del mio caro cuginetto: Sirius Black, ti dice qualcosa questo nome,
Potter?-
Ghignò maligno, mentre
quello lo osservava, sconcertato, prima che l’informazione
penetrasse appieno
nella sua mente.
-Basta! Basta, ti prego! Per
favore Draco…-
Gridò Alexis, guardandolo
dal basso, mentre nuove lacrime le stavano scivolando giù
per il visino
dall’espressione di supplica.
Al sentire il suo nome, il
biondino finalmente si voltò a guardarle e – si
maledisse mille e mille altre
volte – il suo cuore si fermò di botto, nel
vederla così.
Ringhiò quasi, prima di prenderla
per un polso e tirarla su con violenza.
-Mi hai rotto.-
Le sibilò cattivo ad un
centimetro dalle labbra, prima di darle un forte strattone e
trascinarla via,
lasciando Harry a fissare il vuoto, troppo occupato ad elaborare quella
notizia
shokkante.
La trascinò al
limitare
della foresta oscura, senza degnarsi di sentire le sue proteste sul
fatto che
le stava facendo male al polso.
La spinse con violenza
contro un albero, lasciandola gemere per protesta, mentre le lasciava
finalmente il braccio e le dava le spalle.
Alexis lo osservò
spaventata, massaggiandosi il polso dolorante. Poi,
sobbalzò, quando lo vide
assestare un potente pugno ad un albero non troppo robuso, che si
abbozzò,
lasciando la sua mano perfetta cosparsa da una miriade di schegge di
legno, che
prese a sanguinare.
La moretta trattenne il
fiato, guardandolo preoccupata, mentre lui si voltava e la inchiodava
con
un’occhiata terribilmente vuota.
Le si avvicinò, lento e
pericoloso, e la osservò per qualche minuto. Poi, con uno
strattone, la
allontanò dal tronco e la prese per i capelli, dietro la
nuca, tirandola quel
tanto che gli bastava per poterla sovrastare con il viso.
-Hai finito di giocare,
Black.-
Proferì e la voce atona e
priva di sentimento, con cui pronunciò quella frase, la rese
ancora più
pericolosa che se l’avesse urlata, rabbioso.
Alexis lo guardò in viso,
con timore.
Le pietre di luna opache,
che aveva al posto degli occhi, sembravano prive di vista.
Alexis cercò di
indietreggiare, spaventata, e lui glielo permise, lasciando la presa
sui suoi
capelli.
-Draco…?-
Mormorò, con un fil di voce.
Ma lui non sembrava sentire.
Quando
un Serpente non morde, è solo allora che devi
avere veramente paura.
Un rumore secco, di
legna
spezzata, si diffuse in tutta la foresta, che nel silenzio,
risuonò forte e
chiaro, accompagnato da un’eco che non sembrava voler
smettere di diffondersi.
Il piede della ragazza aveva
calpestato, involontariamente, un rametto secco, riverso sul terreno e
quel
piccolo e insignificante rumore, era entrato nelle orecchie del biondo,
con il
suo continuo eco, rimbalzando nella sua mente, come una pallina da
ping-pong
impazzita, e lo aveva costretto a destarsi.
Lo sguardo riprese il colore
del ghiaccio più freddo, e divenne più affilato
della lama di una spada di
cristallo.
E si puntò, con velocità, su
quello verde e impaurito, che si stava allontanando.
La sua occhiata d’odio puro,
la immobilizzò sul posto.
Sentì le gambe farlesi
improvvisamente pesanti, come macigni che non potevano essere spostati.
Ma al
tempo stesso, le sentiva deboli e incapaci di sorreggere il suo peso.
Il suo corpo si era fatto
immobile, tanto da sembrare una bella statua di marmo. Eppure, lo
sentiva
tremare chiaramente. Ogni tendine, ogni lembo di diafana pelle, era
scosso,
come percorso da una continua scossa elettrica.
Scossa
lanciata da quegli occhi furiosi e penetranti.
Era sicura che, insieme al
suo corpo, anche il suo cuore si fosse fermato. E contemporaneamente,
lo
sentiva battere veloce contro il petto, così forte, da far
male. Il suono sordo,
ma potente, le tamburellava nelle orecchie, togliendole
l’udito.
Le mancava l’aria, ma
avvertiva il suo respiro veloce, immetterle ossigeno puro nei polmoni.
Mai, come in quel momento,
aveva provato tanta paura di Draco Malfoy.
Incredibile,
quello che puo’ generare uno sguardo
infuriato, rivolto ad un cuore che sa di aver sbagliato.
Imbrogliato.
Mentito.
Dopo quelli che
sembrarono
decenni, passati a guardarsi, finalmente Draco si mosse.
E
Alexis avrebbe preferito che non lo avesse mai
fatto.
Lento e inesorabile,
come la
morte, le passò accanto.
E la oltrepassò.
Non uno sguardo.
Non una parola.
Quel silenzio valeva più di
mille sguardi e di infiniti fiumi di parole.
E
poi, se ne andò.
Lasciandola sola.
Con un buco nero, nella
parte sinistra del petto.
Le gambe le tremarono
violentemente e traditrici, la lasciarono cadere a terra.
Le ginocchia picchiarono nel
terreno umido della foresta, ma lei non ne avvertì il dolore.
Le mani si strinsero sulle
ginocchia, con forza. Le unghie le si conficcarono nei palmi, ma non
sentiva
nemmeno questo.
Il respiro le si era fatto
improvvisamente corto, e sentiva il petto bruciarle, chiedendo ossigeno
con
urgenza.
Come se il cuore, si fosse
veramente fermato, e avesse smesso di pompare il sangue necessario per
la vita.
Non si era mai sentita così.
Avvertì le lacrime
pizzicarle sugli occhi, e non ne ostacolò la fuoriuscita.
Le lasciò scorrere, una dopo
l’altra, sul bel visino arrossato.
Lasciava che si unissero sul
mento, e poi scivolassero copiose sul terreno, macchiandolo come una
violenta
pioggia.
Perché non l’aveva sgridata?
Perché non l’aveva
schernita?
Perché non l’aveva
minacciata?
Perché non l’aveva
torturata?
Perché non si era comportato
come al solito?
Cosa c’era stato di diverso,
questa volta?
Perché,
l’aveva abbandonata?
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x
sackiko_chan:
Ehilà! Eccoti qui il nuovo capitolo,
dopo solo una settimana, contenta?^____^ Spero sinceramente che ti sia
piaciuto!! Innanzitutto, come al solito, grazie mille per i complimenti
*////*
Son davvero felice che il mio Draco ti piaccia ^-^ Anch’io lo
immagino
esattamente così: cattivo fuori, ma davvero buono infondo,
specialmente con le
persone che ama! Per quanto riguarda il momento della
verità, ci sarà
esattamente tra dieci capitoli, riuscirai a resistere? xD Ma
sì, infondo non
son poi così tanti, no?^-^ Bene, ora ti lascio con la
speranza che vorrai farmi
sapere che ne pensi! Inoltre, mi farebbe immensamente piacere se
facessi anche
un salto sul forum, se ti va^.-
Un bacione,
Ada =*
Bhe, ti
lascio! Un bacione <3
Fammi sapere
che ne pensi, come al solito, e magari fai anche un salto sul forum se
ti va,
mi farebbe piacere ^.-
Un bacione,
Ada =*
E grazie mille
anche per aver consigliato la mia storia a Shin *O* Ne sono onorata!
Bhe, se ti va
fai un salto sul forum, mi farebbe piacere!
Un bacione,
Ada =*