Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Io_amo_Freezer    13/07/2019    1 recensioni
Monkey D. Luffy è un ragazzo di diciannove anni, ma con la testa, troppo, tra le nuvole ed un cuore grande e ricolmo di innocenza. Purtroppo si porta alle spalle un grande segreto e dentro un profondo dolore che continua a tormentarlo senza sosta.
Tornare nella sua città natale gli sembra la cosa migliore per cullarsi nella tranquillità e nella pace, ma lo sarà davvero con quello che sta passando?
E se sulla sua strada incontrasse un gruppo di amici ed uno spadaccino leali e molto speciali? Riusciranno a salvarlo dai suoi incubi? In una città invisibile, lasciata indietro e dimenticata; tra nemici e nuove conoscenze, qui, Luffy si ritroverà ad affrontare un po' di avventure e molte e più distrazioni. Ma il suo sogno lo chiama, riuscirà a liberarsi dai suoi fantasmi per tornare a seguirlo?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: ASL, Donquijote Doflamingo, Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi alzai di scatto stringendo la cicatrice all'addome con alcune lacrime agli occhi; era come se la sentissi bruciare di nuovo, come se mi trovassi di nuovo lì. Ero così turbato, prigioniero ancora di quell'incubo. Catturai a me tutta l'aria, smettendo di singhiozzare e mi scrollai di dosso le coperte scompigliate, bagnate del mio sudore, osservando l'orologio sul comodino che segnava le 5:00; anche quella mattina avevo dormito solo due ore. Mi morsi forte il labbro inferiore e trattenni il respiro sperando che potesse aiutarmi a resistere a quel dolore, dondolandomi avanti e dietro convulsamente tra l'ansia e il cuore palpitante stringendo le mie gambe portate al petto, ma invece le lacrime uscirono con più pretesto, quasi voracemente, cadendo sul materasso per inzuppare il copri-letto bianco, creando una pozza bluastra che ignorai. Chiusi gli occhi, restando seduto e ascoltando il mio battito nelle orecchie che accelerava ad ogni minuto che passava mentre i polmoni sembravano opprimermi, sul punto di scoppiare aridi di aria, l'oggetto dei loro desideri e della loro sopravvivenza, nonché anche la mia. Gli accontentai inspirando avidamente, ma continuai a immergermi sempre di più nella mia sofferenza, nella mia debolezza, nella mia angoscia; in quell'oblio senza fine, mentre il tempo sembrava passare lento come in una clessidra. Decisi di distendermi con la schiena contro il morbido materasso, lasciando il lenzuolo e le coperte a terra dal letto mentre osservai la poca luce che illuminava il soffitto, filtrando dalla finestra. Speravo tanto che il tempo scorresse in fretta, mi bastava anche solo arrivare alle 6:00, perché sapevo che ormai il sonno non mi avrebbe più accolto nel suo mondo, non in quello stato sconvolto in cui mi trovavo e io desideravo solo il sole in quel momento, volevo i suoi raggi rincuorarmi e riscaldarmi da quel freddo, quel gelo che si stava insediando nel mio cuore, e portare un po' di luce all'oblio più nero nella mia testa. Singhiozzai, tremando continuamente tra i pianti delle lacrime, con un groppo in gola che mi torturava prima di portarmi i palmi delle mani sugli occhi, coprendoli, intanto che sentivo il respiro mozzarsi, il cuore desistere per tutto ciò. Sentivo la forza vacillare, la determinazione venire meno e continuai a piangere, detestandomi per quello che avevo fatto, per quello che ero. Alla fine urlai, gridai come successe in quella notte tra la voglia di morire e la consapevolezza di non poterlo fare, perché loro credevano in me.
 
 
Alla fine nonostante il buio avesse resistito per molto e il tempo fosse rallentato, forse detestandomi anche lui, giunsero le 6:00. Lo capì dai lievi raggi che, oltrepassando dai fori delle tapparelle illuminavano la stanza fiocamente, e dall'orologio tecnologico nero che lampeggiava rosso le lettere di quei numeri, ed io mi alzai barcollante con ancora il terrore vivo e lampeggiante negli occhi. Mi sentivo uno straccio così mi diressi in bagno per una doccia veloce, con le braccia e le gambe molli che non sembravano nemmeno più in grado di reggere il mio stesso peso. Sentivo gli occhi rossi che mi prudevano per tutto quel pianto e i pomoni, come la gola, davvero stremati dalla mattinata che avevamo appena lasciato indietro. Entrai nella cabina dopo essermi levato di dosso i miei indumenti, con le mani che tremavano convulsamente quasi non permettendomi di compiere quel gesto comune e quello successivo che richiedeva solamente di sollevare la manopola del rubinetto. Venni investito di botto dall'acqua calda che immediatamente mi avvolse a sé come una coperta rassicurante e che mi aiutò a riprendermi, procurando tanto vapore intorno a me da sembrare di essere alle terme. Amavo questa sensazione di torpore, di respiro che mi dava, tranquillizzandomi dai cattivi pensieri, dalle paure e dalle preoccupazioni.
Mi cambiai come mio solito: in modo trasandato; dirigendomi affamato in cucina insieme al mio fidato e amato cappello che, nonostante tutto, riusciva a consolarmi. Prendendo il poco cibo che avevo "preso in prestito" l'altro giorno al negozio e che mi sarei dovuto ricordare di pagare entro quel giorno mi spaparanzai sul divano con il cibo tra le braccia e un pezzo di pane in bocca mugugnando piano, annoiato, e accesi la televisione al plasma con la colazione sul mio addome facendo un giro veloce di canali. Ma mi ritrovai smarrito tutto d'un tratto, così iniziai a pensare un secondo, stralunato da quella situazione e alzandomi col busto senza far cadere niente per fare mente locale: non ero al mio nascondiglio? Chi mi aveva portato a casa?, pensai e subito mi ricordai che con me, ieri, ci fosse Zoro.
Mi appoggiai di schiena contro il bracciolo, volgendo gli occhi verso le tapparelle semi-aperte dove si stagliava il paesaggio della città e del sole così radioso che io ora guardavo sotto-sopra. Quella casa era così intrisa di ricordi, quasi mi sembrò di rivederli, di rivedere la mia sagoma fantasma da bambino felice e spensierata, innocente e incurante dei problemi, giocando a rincorrersi con loro due che, tra le risate unite alle mie erano sul punto di acciuffarmi tra gli ostacoli di quel soggiorno come le sedie o i vasi, ricordando la felicità che provavo nel non sentirmi solo, ma nel possedere una famiglia... Con uno scatto mi alzai, spegnendo la televisione e correndo fuori con il cappello in testa, alla ricerca del mio amico.
Corsi sfrenato per la città guardandomi attorno alla sua ricerca, cercando di individuarlo tra gli alberi o tra gli edifici ma, frenandomi di botto chinai il capo da un lato con un broncio: non lo trovavo. Sbuffai e allungai le braccia verso un tetto, slanciandomi contro il cielo sperando che dall'alto potessi individuarlo, e prima di atterrare sulle tegole studiai il perimetro però non c'era niente di rilevante che mi potesse portare a lui.
Saltai da un tetto all'altro scrutando le strade di pietra, i marciapiedi con alberi e fiori e le case di ogni colore; e appena adocchiai il gruppo di ieri con cui si erano fermati Usop e Zoro, con l'aggiunta anche di Nami, scesi a chiedere informazioni.
-Ehi, avete visto Zoro?- domandai con un sorriso a trentadue denti.
-Ehm... Ciao. Comunque no, ma forse ora sarà ad allenarsi. Aspetta! Ma... tu sei davvero quel Luffy?- borbottò le ultime parole tra l'imbarazzo una piccola renna dal naso blu.
-Sì.- risposi con sufficienza alla domanda, più occupato a pensare al mio amico -Grazie, sai anche dirmi dove si allena?-
-Mi ha ringraziato, sono stato gentile.- esultò piano la renna, iniziando a pavoneggiandosi in una strana danza di felicità a cui rivolsi uno sguardo divertito.
-Oh beh, si allena in palestra. Vicino casa sua se non lo hai notato si trova un dojo, quello di suo padre.- spiegò la corvina dai lunghi capelli e con un libro in mano.
-Grazie!- esclamai felice, tornando a correre verso casa sua.
-Ehi, aspetta.- protestò Nami, forse volendo chiedermi qualcosa, ma non l'ascoltai concentrato più sulla mia meta che riuscì a raggiungere facilmente saltando da un tetto all'altro.
Mi frenai di colpo, osservando il giardino della sua casa con accanto quello che doveva essere il dojo, ridacchiai estasiato all'idea di rivederlo. Avevo davvero bisogno di qualcuno al mio fianco, non volevo essere solo e lo avevo capito proprio ieri sera, con lui al mio fianco.
Mi avvicinai, entrando dalla piccola porta in quella sala rettangolare e salendo sul tatami, guardando le quattro pareti orientate lungo i punti cardinali e dove, a nord vi era lo Shinden a cui erano stati riportati frasi in Kanji o immagini dei maestri di quell'arte mentre a destra c'era una porta aperta che conduceva ad un corridoio dove vi erano due porte chiuse.
-Ehi Zoro!- salutai alzando una mano, osservandolo allenarsi nella pratica del kendo impugnando lo shinai nelle mani, ma si fermò nel vedermi entrare.
-Che cosa ci fai qui?- chiese con il petto che si abbassava ed alzava velocemente con l'affanno per tutto quello sforzo e il sudore dovuto all'allenamento.
-Sono venuto a trovarti.- dissi sincero, ridacchiando.
Lui si mise dritto con la schiena tenendo la spada sulla spalla e, prendendo un asciugamano mi si avvicinò. A guardarlo meglio lì, senza maglia potei osservare, oltre ai suoi tanti muscoli scolpiti, ricoperti da goccioline di sudore, anche una cicatrice obliqua, di lato, che partiva dal petto sinistro per finire poi sul ventre destro, con forse venti o più punti.
-Capisco.- commentò piano guardandomi con un sopracciglio alzato, forse confuso ma alla fine abbassò le spalle e posò l'arma di bambù -Vieni, devo rinfrescarmi un po'.- esclamò avviandosi verso una di quelle porte a destra che collegava direttamente alla propria casa.
Lo seguì festoso, trotterellando, e ritrovandomi in un lungo corridoio di legno per poi giungere nel soggiorno caldo e accogliente della sua enorme casa.
-Aspettami qui. Faccio una doccia e torno.- mi spiegò salendo le scale, ed io annuì sorridente sedendomi sul grande e morbido divano, mettendomi comodo e facendo come se fossi a casa mia, anche se lui non mi aveva detto di farlo.
 
 
Entrai in bagno facendo uscire l'acqua calda e preparandomi di già i vestiti puliti prima di spogliarmi dai pantaloni e dalla panciera e immergermi in quella cascata di calore termale che mi rinfrescò dal duro e stremante allenamento. Passandomi le mani sui capelli verde smeraldo per lavarli pensai all'incontro che avrei dovuto sostenere da lì a poco contro la squadra di Doflamingo, a football. Quel tipo lì era un osso duro, ma la cosa più importante da tenere a mente era che ricorreva sempre a doppi fini per raggiungere la vittoria, di conseguenza sarei dovuto stare attento senza mai abbassare la guardia. Sbuffai, chiudendo l'acqua e dirigendomi fuori dalla cabina con le gocce tiepide che scorrevano lente percorrendo tutto il mio corpo, gocciolando a terra una dopo l'altra e creando così una pozzanghera di cui mi sarei occupato presto. Asciugandomi velocemente mi vestì, indossando una camicia azzurra con le maniche rimboccate fino ai gomiti e lasciandola sbottonata da mostrare la cicatrice, con i pantaloni verdi ed una nuova panciera, verde chiara legata alla vita per poi pulire con delle scope e con lo straccio per terra con estrema velocità, usando la mia abilità da spadaccino nel tenerle saldamente e passarle sul pavimento. Appena finito, dopo aver lasciato una finestra semi-chiusa per far cambiare aria scesi in soggiorno, con Luffy che si dondolava a gambe incrociate per la noia, proprio come un bambino.
-Allora, come mai questa visita inaspettata?- domandai curioso, sedendomi e appoggiandomi contro lo schienale, con l'avambraccio sul bracciolo.
-Avevo solo voglia di vederti.- rispose tranquillo, ancora con quel sorriso smagliante ed io restai confuso da quel ragazzo, ma il suo atteggiamento mi piaceva.
-Va bene. Ascolta, la festa di cui ti avevo parlato... ricordi?- chiesi e lui fece cenno di sì, così continuai -Si terrà domani sera verso le 21:00, vicino al college.-
-Ci sarò di sicuro!- rise, estasiato all'idea.
-Se ti interessa, sopra la piazza, vicino il college c'è la piscina comunale. Non ci va più nessuno da qualche mese, ma penso che gli inservienti la tengano ancora in buone condizioni.- tenni a spiegargli pacato, ma mi bloccai vedendolo nascondersi gli occhi con il cappello e rabbuiarsi di colpo.
-No, grazie.- balbettò senza volere, stringendo convulsamente i lembi delle sue bermuda azzurro cielo.
-Che hai?- alzai un sopracciglio preoccupato, chinandomi per osservare i suoi occhi, ma lui distolse subito lo sguardo prima di riprendersi, alzarsi e uscire velocemente dopo un dispiaciuto "Scusami."
Chinai il capo da un lato, troppo confuso da quel ragazzo ma poi alzai le mani. Era inutile, non lo avrei mai capito, pensai.
 
 
Sedendomi e riprendendo fiato mi sedetti sulle tegole di un tetto molto in alto, ammirando il cielo coprirsi di nuvole e mi strinsi in un abbraccio, con le gambe al petto e le braccia legate ad esse. Che peccato, volevo passare del tempo con lui ma nel sentirmi oppresso da quella domanda ero fuggito via. Chiusi gli occhi a capo chino, coperti dal cappello mentre il vento soffiava forte contro la mia schiena ed io avevo solo la voglia di piangere perché non riuscivo ad avverare più il mio sogno, intanto che nella mia mente mi ripetevo ancora "Non adesso, non qui.". Ed era davvero, davvero una sensazione terribile che riusciva sempre a piegarmi, quasi spezzandomi quello che rimaneva del mio cuore già distrutto e devastato.
Stranamente mi sentì scuotere per una spalla, alzando il capo mi voltai verso sinistra ritrovandomi una mano femminile che svanì subito dopo com'era apparsa. Corrugai confuso la fronte mentre sentì delle voci da terra chiamarmi. Gattonai con le mani sulle rigide tegole rosse verso l'estremità del tetto, reggendomi sulle grondaie di metallo arrugginito e scrutando la strada sottostante.
-Ciao!- salutò Usop amichevole e con un sorriso, accompagnato dagli altri e non capivo cosa volessero così, reggendomi alla grondaia scesi senza pensarci, usando il braccio come rampino.
-Cosa c'è?- domandai con voce impastata ed il cuore frantumato; loro non sembrarono accorgersene, ma il mio stomaco brontolò voglioso di cibo e così mi feci forza per ridacchiare, sperando che non si insospettissero per me per quegli occhi.
-Beh, penso che per prima cosa dovremmo mangiare. Vieni, andiamo da Sanji.- affermò la ragazza corvina con un lieve sorriso allontanandosi insieme agli altri ed io li seguì, non vedendo l'ora di mangiare e nascondendo col cappello i miei occhi lucidi con una fitta al cuore che per un attimo smorzò il mio fiato, ma decisi di non cedere, non davanti a loro. Presi un profondo respiro, ridestandomi e cercando di pensare solo al buon cibo che mi attendeva.
-Super! Allora, cosa ti Super porta qui?- mi domandò un ragazzo alto e robusto, con una chioma azzurra a banana, uno slip nero ed una camicia rossa sbottonata.
-Non ne ho idea.- risposi, ridendo con le mani in tasca.
-Sei così simpatico.- commentò in una bizzarra risata lo scheletro dalla chioma afro, dentro uno smoking elegante.
-Anche voi.- dissi portando le braccia dietro la nuca e finalmente arrivammo a destinazione, entrando e salutando con felicità Nami e Sanji.
-Alla fine lo hai trovato Zoro?- mi chiese la ragazza dietro al bancone; sedendomi ad uno sgabello annuì vago visto che stavo pensando di più al cibo.
-Ehi, ragazzi, come va?- domandò il cuoco ed io notai che fosse carente di clientela quel giorno il locale, come notai che Nami non ne era esattamente estasiata, anzi tutt'altro.
-Bene, vorremmo mangiare.- espose Usop sempre con orgoglio e con l'aria di uno che si pavoneggiava troppo.
-Certo.- rispose il biondo, più rivolto alla ragazza con noi che ad Usop che lo osservò con incredulità prima che lui si rimettesse ai fornelli ed io attendevo con l'acquolina in bocca.
Dopo pranzo, pieno come un uovo, arrivò Nami affamata di soldi che venne soddisfatta da Usop che decise di offrire a tutti il pranzo senza pretese, anche se pentito visto quanto avessi mangiato. Robin se la rise per quella faccia disperata mentre Nami lodava i suoi berry.
-Voi come vi chiamate?- chiesi ad un certo punto ai quattro ragazzi, guardandoli incuriosito.
-Io sono Brook, piacere di conoscerti.- si presentò elegante con una mano sul petto ed un lieve inchino, lo scheletro.
-Mentre io sono Super Franky!- urlò entusiasta il tizio dalla chioma fluente e azzurra, portando il corpo di lato su un ginocchio piegato e con le braccia muscolose e toniche in alto e unite.
-Io Chopper.- disse timido la renna, nascondendosi dietro un barile in modo bizzarro; invece di nascondersi si vedeva tutto, con le zampe arpionate al barile dalla paura.
-Io invece sono Nico Robin.- disse dolce con un piccolo sorriso, ed io annuì a tutti loro.
-Ora che ci penso, prima che tu scappassi senza alcun ritegno dovevo chiederti una cosa... domani faremo una festa in convitto, ti andrebbe di partecipare?- chiese Nami finendo di mettere i soldi in quella strana macchina grigia dai tanti tasti e ognuno di essi produceva un flebile ma dolce suono.
-Oh, sì. Me ne aveva parlato Zoro ed io avevo già accettato.- risi, dondolandomi sopra lo sgabello come mio solito.
-Ottimo.- disse Sanji accendendosi una sigaretta in bocca e mettendosi accanto ad una finestra.
-Più siamo meglio è!- commentò Brook festoso, volteggiando su se stesso con il violino che si era portato dietro sulla spalla, suonandolo con foga e cura.
Annuì convinto mentre le porte si spalancarono di colpo ed io credetti, con gli occhi luccicanti di speranza che si trattasse dello spadaccino, ma vidi entrare solo uno strano tipo: uno squalo bianco dal gilet scuro, pantaloni chiari maculati di nero e dalla pelle grigiastra, grosso e muscoloso e con i capelli ricci bianchi come la neve, mentre le mani erano palmate. Non mi sembrava poi così importante dargli retta, ma vedendo come tutti lo osservarono tetri mi ricredetti, anche se non capì.
-Allora, come saprete sono qui per riscuotere le tasse.- e rise sguaiato con le braccia alzate, mostrando i denti aguzzi.
-Hody Jones...- sentì dire a denti stretti da Nami con occhi spenti e cupi, stringendosi il braccio, all'altezza della spalla dove si trovava un tatuaggio un po' bizzarro a forma di girandola e di mandarino, dal colore sprizzantino di azzurro., forse immersa nei ricordi.
-Maledetto, questa non è la tua città!- ruggì Sanji stringendo forte la sigaretta tra i denti, piegandola e quasi spezzandola, stropicciando la cartina bianca.
-E qui chi abbiamo?- domandò, ignorando il cuoco e rivolgendosi a me mentre tutti mi osservarono, preoccupati della mia sorte. -Uno nuovo?- chiese con uno sguardo sorpreso, ma io non ci badai, scrutandolo dall'alto in basso, serio e tranquillo.
-Lascialo stare!- urlò Usop nascosto dietro a Franky con le gambe tremanti, e lui continuò a ridere.
-Allora, come ti chiami? Lo sai vero che dovrai pagare una tassa per rimanere qui?- affermò ma io non lo guardavo nemmeno più, e forse infastidito da ciò, adagiò una mano sopra al mio cappello -E questo cos'è?- osò domandarmi prendendolo in mano e a quel punto lo guardai truce, prendendogli il polso e immobilizzandolo di colpo, cercando di pensare solo che potevo farcela mentre sentivo di già le forze abbandonarmi per le mie colpe, per non averli salvati.
-Nessuno può toccare il mio tesoro.- ringhiai cupo per poi dargli un calcio in faccia e scagliarlo contro il muro, lasciando tutti sbigottiti mentre ripresi da terra il mio cappello, pulendolo dalla polvere con una mano -E comunque mi presento, il mio nome è Monkey D. Luffy, piacere di conoscerti.- dissi pacato, ma lui, appena lo udì iniziò a gattonare all'indietro colto dalla paura più viva, spalancando occhi e bocca.
-T... Tu sei il nipote di Garp?- balbettò prima di correre con la coda tra le gambe fuori dal locale, ed io inclinai il capo confuso.
-Wow..- sussurrò ad occhi sgranati la renna per quella scena, sempre nascosta ma stavolta dietro Robin.
-Ma cosa centra mio nonno?- farfugliai tornandomene al mio posto mentre Usop si alzò da terra appena il nemico fuggì.
-Non centra niente tuo nonno, il merito è tutto mio! Avrà di certo avuto paura del grande..- non terminò la frase che Nami gli diede un violento pugno in testa.
-Finiscila.- gli ringhiò con un respiro furente per poi spiegarmi, guardando truce quest'ultimo: -Ha paura di tuo nonno perché fa parte della marina militare.-
-Dici che è perché verrà qui?- domandai ancora confuso, chinando il capo da un lato con le braccia incrociate al petto, cercando di elaborare la situazione.
-Davvero? Tuo nonno verrà qui?- domandò incredulo, Chopper, ormai di nuovo seduto sullo sgabello.
-Beh, mi ha detto che sarebbe venuto a trovarmi appena sarebbe stato libero.- borbottai tranquillo.
-Capisco...- commentò Nami, per poi esultare -Il che è un bene per noi!-
-Qui serpeggia davvero troppa criminalità.- spiegò Sanji pacato, guardando poi la frattura alla parete a cui rivolsi a mia volta l'attenzione.
-Per i danni mi dovresti molto, ma chiuderò un occhio visto che hai fatto scappare Hody.- spiegò la proprietaria portandosi una ciocca arancione dietro l'orecchio -Quindi in tutto mi devi.. 15.000 berry.- esclamò unendo le mani per la felicità e senza troppi pretesti.
-Non pensi di esagerare?- espose Usop alzando una mano per parlare, oltraggiato da quella cifra.
-Ehi, guarda che gli ho fatto anche lo sconto!- rispose acida, guardando di nuovo male il nasone.
-Va bene.- dissi io senza pensarci una volta.
-Come?- chiesero stupiti Usop e Chopper.
-Infondo il danno l'ho procurato io, è giusto che lo ripaghi.- risi.
-Ehi, ragazzi.- salutò lo spadaccino dei miei pensieri, entrando e sedendosi al mio fianco, scrutandomi un attimo prima di osservare il muro crepato, perspicace.
-Lunga storia, te la racconterò dopo io.- disse Usop.
-Sempre se non ne inventerai una delle tue.- commentò Robin con un sorriso.
-Ehi!- protestò lui di rimando, offeso.
-Ma perché tutta questa poca clientela?- domandai io poi, scrutandomi attorno incuriosito dal vuoto dei tavoli.
-E' colpa di quei tipacci.- borbottò acido il cuoco riferendosi a Hody. -Va bene. Per oggi penso sia meglio chiudere prima.- propose a Nami che abbassò le spalle sbuffando, per poi acconsentire con un cenno del capo, piano.
-Mi dici perché arrivi solo ora? Non fai altro che dormire!- protestò il cuoco furioso, osservando con un'occhiata mortifera lo spadaccino. -Non che avessi bisogno di te, sia chiaro. Ma sei tu quello che ha fatto un patto con loro per tenerli buoni, o sbaglio?-
-Taci, sopracciglia dipinte!- rispose a tono lui mentre io continuai a pensare a cosa fosse la storia del patto, ma poi lasciai scorrere via il pensiero, divertito da loro due.
-Dipinte? Idiota di un marimmo!- scattò pronto a colpirlo, ma fra i due si sovrappose Nami che gli rimproverò e, stanca di loro gli scansò, ignorando le lodi di Sanji.
La osservai chiudere le porte della locanda appena fummo fuori e così ci incamminammo per le strade ascoltandoli discutere del più e del meno mentre gli osservavo, ridendo.
-Che sogni vorreste avverare?- chiesi all'improvviso incuriosito, portandomi le braccia dietro il capo mentre mi osservavano con uno sconcerto generale che durò solo per pochi istanti.
-Io diventerò l'uomo più coraggioso del mondo!- urlò fiero Usop, con le braccia portate ai fianchi e lo sguardo deciso rivolto al cielo, attirando a sé l'attenzione dei passanti.
-Io invece voglio diventare il cuoco più bravo del mondo e trovare l'all blue; un mare dove ci sono tutti i pesci del mondo.- mi rispose Sanji estasiato e gli occhi che brillavano nel risentire le proprie parole con tanta determinazione.
-Oh... Allora, visto i tuoi piatti sei sulla buona strada.- commentai ripensando ai suoi cibi prelibati.
-Grazie.- sorrise con la sigaretta in bocca sospirando una boccata di fumo, grato del complimento.
-Io voglio creare la mappa del mondo.- espose vittoriosa, Nami.
-Scoprire la storia nascosta che nessuno sa.- rispose Robin, sorridendo.
-Essere il miglior carpentiere al mondo.- si gasò Franky mettendosi sempre in quella posa che mi divertiva.
-Io desidero solo rincontrare un vecchio amico.- spiegò lo scheletro, ridendo felice.
-Io voglio curare tutti i malati.- asserì deciso la renna, con uno sguardo serio.
-E come già sai, io voglio essere il miglior spadaccino del mondo.- mi rispose Zoro con un ghigno.
-Wow, siete molto ambiziosi.- mi congratulai, estasiato dai loro sogni che mi ricordavano tanto anche il mio.
-E' bello poter riuscire ad avverare i propri sogni, vero?- mi chiese innocente la renna, guardandomi dolce.
-Oh, eccome! Ti senti davvero realizzato. Poter vedere che la tua determinazione ti ha portato così in alto da un momento all'altro, senza mai vacillare.. E poi, quando lo avveri è la cosa più bella perché puoi cercarti un altro sogno.- e risi, nonostante dentro fossi triste nel comprendere che io avessi mollato, avevo vacillato proprio a metà strada mentre tutti mi guardavano sorridenti, fieri delle mie parole, ammirandomi quasi, facendomi sentire un falso.
-Già, è bello.- ridacchiò dolce la renna, dondolandosi a destra e a sinistra mentre avvertivo lo sguardo di Zoro stranamente preoccupato su di me, capendo qualcosa dal mio sguardo che nessuno di loro vedeva.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Io_amo_Freezer