Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: tonksnape    26/07/2009    2 recensioni
Seconda parte di una fic scritta poco prima dell'uscita del settimo libro, basandosi sulle anticipazioni. La prima parte è di qualche mese fa. Buona lettura.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

2.

Tonks e Hetta si Smaterializzarono non appena videro comparire gruppi di Mangiamorte nella zona a sud del paese.

Poco prima di scomparire Hetta scoprì un Mangiamorte che le osservava da dietro un albero, un po’ stranito, come se si fosse appena materializzato e lo schiantò a terra, bloccandolo con delle corde. Tonks gli prese la bacchetta e la spezzò. Hetta gli chiuse la bocca e lo fece crollare contro un albero.

Quando comparvero nella strada principale si trovarono già nel mezzo della battaglia. Si divisero immediatamente secondo gli accordi presi con Malocchio che aveva diretto la parte strategica con Kingsley.

Tonks era attesa vicino a casa Potter, dentro la quale Harry, Ron e Hermione stavano già combattendo contro i primi Mangiamorte.

In pochi minuti arrivarono tutti i rinforzi attesi e la battaglia si spostò all’esterno della piccola villetta, lasciando i tre giovani nelle retrovie per non rischiare la loro vita.

Tonks si trovò a combattere contro Dolohov, schernita per il fatto di essere donna. Fu un duello lungo, ma riuscì a Schiantarlo a terra con un colpo improvviso quando venne distratto da un urlo di Lucius Malfoy, ferito da Malocchio.

Tonks lo tenne a terra con la bacchetta alla gola mentre Remus lo finiva riempiendolo di vesciche urticanti.

La momentanea vittoria su Malfoy senior non fu sufficiente per Moody: venne attaccato mentre tentava di allontanarsi e si ritrovò Schiantato a terra. Furono i gemelli ad andare in suo soccorso portandolo in una piccola viuzza laterale, prima in quel momento di pericoli.

“Andate, piccoli mostri!!” urlò contro i gemelli mentre questi lo lasciavano scivolare  a terra con poca grazia. “Via di qui! Non servite a me, disgraziati!”

“Lieti di averti salvato la vita, Moody!” gli urlò in risposta George mentre con il fratello ritornava verso il cimitero per riunirsi al gruppo di Lee Jordan e altri studenti di Hogwarts impegnati a difendere quella zona.

Tonks si era spostata di nuovo vicino a casa Potter.

Davanti all’ingresso della casa, nel piccolo giardino che la circondava Hetta era alle prese con un Lucius Malfoy nuovamente furente.

Gli sprazzi di luce degli incantesimi mostravano la velocità e la ferocia dello scontro. Hetta era bersagliata di anatemi e si difendeva cercando ancora di evitare la morte dell’avversario.

“Uccidilo!” sentì gridare Tonks alla sua destra, mentre ancora era incerta se intervenire o lasciare campo all’amica.

Si girò verso la voce e vide arrivare Remus che correva. Stava urlando contro Hetta, non contro di lei. Facendolo però l’aveva distratta e Lucius ne approfittò per colpirla.

“Protego!” urlò Tonks riuscendo a sviare il colpo quando ormai aveva sfiorato Hetta che crollò a terra semicosciente.

“Bastarda traditrice!” la insultò Lucius. “Avad…”

“Crucio!” gridò lei colpendolo in pieno petto. Lucius si piegò in due per il dolore. Tonks tenne la bacchetta contro di lui per lasciare tempo a Remus di recuperare Hetta e spostarla dal giardino.

Poi Schiantò Lucius facendolo volare oltre lo steccato direttamente in un campo di ortiche.

Lo lasciò ad urlare per il dolore mentre caracollava via già colpito in più punti dalle piante.

“Lo prendo io!” gli gridò Charlie spuntando da poco distante.

Mentre la battaglia riprendeva tra i due Tonks corse verso Hetta.

Nel farlo passò di fronte alla porta d’ingresso di casa Potter e le parve di vedere il volto scavato e teso di Piton.

Si bloccò un attimo, incredula, guardando direttamente verso la porta, ma vide solo il legno scuro.

Maledicendosi per la propria stupida speranza oltrepassò il giardino e vide Remus chino sopra Hetta, appoggiata ad un masso.

Remus era inginocchiato al fianco dell’amica e con la bacchetta stava terminando di controllare che non avesse ferite troppo profonde.

“Hetta!” gridò.

Remus parlò prima ancora di guardarla.

“Cerca di convincerla a fare il suo lavoro!” Era decisamente inferocito, pensò Tonks. “Non possiamo farcela se lei ha paura di uccidere!”

“Non ho paura, stupido!” urlò Hetta mettendosi a sedere.

Remus scattò in piedi guardandola quasi sconvolto dall’insulto. Le aveva appena salvato la vita e quella ragazzina gli si rivoltava contro?

“Non ho paura!” continuò lei con altrettanta determinazione. “Penso che sia ancora meglio averlo vivo con delle informazioni che morto senza poterci ottenere nulla!”

Mentre parlava si era messa in piedi, anche se barcollava. Remus d’istinto allungò una mano e le prese il braccio per sostenerla.

Hetta lo fissò. Remus colse disagio, forse fastidio e un luccicare strano degli occhi.

“Non permetterti più di giudicare il mio lavoro. Non sei neppure il mio capo!” gli disse con astio, liberandosi il braccio con uno scatto e andandosene verso Tonks.

“Come sono?” le chiese. Remus rimase alle sue spalle, senza mai perderla di vista.

“Cerca Charlie, se la sta vedendo ancora con Lucius… per il resto…” Tonks guardò verso Remus.

“Siamo in netta supremazia,” le aggiornò lui, mentre anche Hetta si girava a guardarlo e arrossiva. Lui rimase perplesso per quella reazione. “Ancora non si vede Voldemort, ma stanno arrivando i suoi luogotenenti più vicini, quindi…”

Remus di bloccò. La terra stava tremando. Continuava a tremare.

“Giganti!” urlò Tonks. “Sono giganti!”

Tutti e tre si guardarono intorno e li videro. Stavano marciando da sud ed erano una decina. Enormi, brandendo mazze di legno grandi come tronchi d’albero

Remus rimase fermo un attimo, cercando di pensare ad una soluzione. Gli ultimi informatori davano per sicura la neutralità dei giganti impegnati in quel periodo in una faida interna tra gruppi per la definizione della loro sovranità. Era stato preparato un piano di emergenza che però adesso doveva essere coordinato.

“Remus, ci penso io!”

Alla sua destra stava arrivando, zoppicando, Moody. “Mandami Charlie e Hagrid!” gli urlò.

“Prendo il posto di Charlie!” gridò in risposta Hetta, guardando Remus e correndo poi verso l’altro lato del giardino.

“Ricompongo la difesa qui davanti!” disse Tonks. E corse verso il centro del giardinetto, guardandosi attorno. Oltre ad Hetta erano con lei Bill, Fleur, Dean Thomas e Kingsley.

Li vide tutti impegnati contro due Mangiamorte. Quando riuscirono a finire uno dei Carrow, si sentì la risata acuta di Bellatrix arrivare dal fondo della strada. Kinglsey e Fluer erano alle prese con l’altro Carrow.

“Siamo agli sgoccioli se arriva lei!” gridò Tonks agli altri. “Preparati Harry!” gridò verso la casa.

Sentì dei passi alle spalle e girandosi vide arrivare Ron e Hermione.

“Adesso stiamo qui,” le dissero semplicemente.

“Harry?” chiese Tonks.

“Sa cosa fare,” disse Ron, cercando con lo sguardo Bellatrix. “Sei con noi?” le chiese.

“Certamente. Dean!” chiamò.

“Dimmi!”

“Moody si sta organizzando contro un gruppo di giganti e Hetta è andata contro Malfoy, alla tua sinistra! Aiutalo e ritornate qui!”

Dean non rispose nulla e corse nella direzione indicata da Tonks.

“Paciock!” stava gridando sua zia. “Non puoi fami nulla, come quei due disgraziati…”

Sentirono l’urlo di Neville. Ron e Hermione scattarono verso la strada decisi a dare una mano.

Tonks tenne la posizione, affiancata da Kingsley.

Bill e Fleur erano andati da Moody, facendo un cenno a Tonks.

I due Auror si guardarono attorno, ansanti. Non c’era segnale di nessun movimento. Intorno c’erano grida, scoppi, scintille colorate, ma lì vicino tutto era innaturalmente fermo.

Poi sentirono il grido di Bellatrix e all’improvviso tutti alzarono gli occhi al cielo per guardare Voldemort che planava davanti al cancello di casa Potter.

Era emaciato, scheletrico, con due pupille rosse fiammeggianti. Non aveva volto, né espressione. Si mise in piedi davanti al cancello, la bacchetta che danzava tra le mani, senza dire una parola.

Tutto si fermò, tranne la battaglia contro i giganti.

Senza che nessuno dicesse nulla dietro a Voldemort si misero, a scudo, tutti i Mangiamorte rimasti. Erano otto persone. Lucius, Bellatrix, uno dei Carrow. Tonks vide anche il volto giovane di un ragazzino dell’età di Harry. Non c’era Narcissa, né il figlio.

Vicino a lei e a Kinglsey era arrivato Remus, i due Weasley maggiori, Hetta e Dean.

Dalla sua destra arrivarono Ron e Hermione che si spostarono davanti al portone d’ingresso, quasi a fargli da scudo.

Lentamente, a lato del giardino, arrivarono anche altri componenti dell’Ordine, tutti i più giovani ed i feriti. Dall’altro lato qualche sparuto Mangiamorte.

Tonks sentiva i brividi lungo la schiena, brividi freddi. Cercava di controllare il respiro, quasi fosse proprio quello a regolare le sue emozioni. Sentiva salire dentro la rabbia soprattutto nei confronti di sua zia, che rideva con un’espressione da pazza alle spalle del suo Signore.

“A quanto pare Lucius, i piccoli Weasley sono meglio del tuo figliolo,” sibilò Voldemort, squadrando Bill, Charlie e Ron. “Anche se mi pare che ne manchi qualcuno. Siamo riusciti a decimare la famiglia, Bellatrix?” chiese con tono suadente.

“Ancora no, mio Signore. Sono sparsi per il campo di battaglia, ma purtroppo vivi…” sghignazzò la donna.

“Beh, ci penseremo dopo. Voglio Potter, tutti voi potete sparire. Volontariamente o meno,” disse Voldemort osservandoli in attesa che si spostassero.

“Sono qui,” sentirono dire da Harry.

Solo allora, lentamente, si spostarono di lato per lasciargli posto.

Tonks si portò vicina a Charlie, la bacchetta pronta ad agire, tesa.

Nessuno sapeva quello che Harry avrebbe fatto.

“Il piccolo Potter. Ci rivediamo, dunque…”

“Già.”

Tonks non poteva che ammirare l’apparente freddezza e determinazione di Harry. Se ne stava in piedi dritto davanti a Voldemort, guardandolo negli occhi. Al suo fianco erano rimasti solo Ron e Hermione.

“Manca la tua piccola Weasley, Potter. Come mai?” chiese con scherno.

“Non ti riguarda,” rispose Harry. Ma c’era un leggero tremore nella sua voce e Voldemort riuscì a sentirlo perché si mise a ridere.

“Ancora l’amore, Potter. Che sciocchezze senza significato,” minimizzò con uno scatto della bacchetta. “Sei qui per morire Potter, lo sa anche lei vero?”

“Se muoio io te ne vai anche tu, Voldemort,” gli rispose Harry con un piccolo sorriso.

Voldemort rise.

“Non è una minaccia, ma la verità,” ribadì Harry con una sicurezza tale che Voldemort bloccò il dondolare della sua bacchetta e lo fissò apertamente.

“Sorpresa…” sussurrò Harry. “Hai commesso un errore. E quell’errore sono io. Se io muoio tu muori con me…”

“Che stai dicendo Potter?” Il tono di voce era irato e stupito.

Tonks per la prima volta vide un’immagine di Voldemort senza la solita fredda perfidia. Era incerto. Non sapeva se credere al ragazzo.

Tonks sentì crescere la speranza, proprio a causa di quello stupore che incrinava la sicurezza di Voldemort. Si guardò intorno e vide che altri percepivano le sue stesse emozioni. Bill aveva gli occhi sgranati. La mano di Fleur, che lo aveva raggiunto, stringeva quella del marito con tanta forza da essere esangue.

Senza muovere la testa Tonks riuscì a intravedere Arthur e Molly, Hetta e Moody. Tutti impietriti dallo stupore, dalla paura e forse da una minima speranza.

“La tua anima, Voldemort. Divisa in sette parti, giusto?” gli chiese.

Tonks sentì rimbombare quelle parole nella testa. Horcrux… oh, Merlino… Horcrux. Voldemort aveva usatola Magia Oscura per sopravvivere.

Di scatto cercò Remus per una conferma. Lo vide scambiare uno sguardo d’ansia con Arthur e con Moody. Neppure lui sapeva quello che Harry aveva fatto. Poi lo vide riportare l’attenzione su Harry e Voldemort.

Harry aveva fatto quello in quei mesi? Aveva cercato l’anima di Voldemort?

“Tu che ne sai?” sibilò Voldemort.

“Molto, molto. Diario…” iniziò ad elencare mentre lo sguardo di Voldemort si allargava di stupore e terrore.

Harry sorrise.

“Coppa di Tassorosso… Tiara di Corvonero… L’anello di tuo nonno, dei Gant…” continuò ad elencare di fronte ad un Voldemort che stava vivendo il suo incubo peggiore.

Tonks vide lo smarrimento negli occhi dei Mangiamorte alle spalle del loro Oscuro Signore. La completa ignoranza. Nessuno di loro capiva quello che stava accadendo. Neppure sua zia sembrava seguire quel dialogo.

Poi Harry rimase in silenzio e Voldemort sorrise, inclinando la testa di lato.

“Ah, già,” aggiunse allora Harry. “Il medaglione nel lago…”

Voldemort urlò il suo furore. Un grido che scosse tutti quelli che lo sentirono. Un urlo di rabbia incontrollabile.

Harry era apparentemente impassibile, pensò Tonks quando riportò lo sguardo su di lui. Anche Hermione e Ron erano a conoscenza di quanto stava dicendo. Erano impassibili, determinati.

Il rumore secco di un oggetto di metallo che cadeva a terra fece sobbalzare tutti. Ron aveva ancora la mano alzata e ai suoi piedi c’era una coppa annerita e bruciacchiata. Subito dopo Hermione lasciò cadere a terra un anello e una tiara in diamanti. Anche questi oggetti erano anneriti e rovinati.

Harry aprì la mano e mostrò a Voldemort un medaglione aperto a metà e bruciato. Lo lasciò cadere a terra.

“Il diario sappiamo dov’è Riddle,” aggiunse Harry. “Per ultimo il tuo serpente, Naningi, quello che hai lasciato in custodia a Piton, perché lo proteggesse con la sua stessa vita,” disse Harry.

Nel sentire quel nome Tonks rabbrividì visibilmente. Sentì un braccio avvolgerle le spalle e quasi sobbalzò, prima di accorgersi che era Hetta, al suo fianco.

“Quello non lo avrai, Potter,” affermò con sicurezza Voldemort.

“Troppo tardi.” La voce giungeva da un punto alle spalle di Harry. Secca.

Tonks si girò di scatto, la bocca aperta, il cuore in gola, i brividi sul corpo.

Era lì.

Sulla porta.

In piedi, al centro dell’uscio.

Braccia incrociate.

Con un enorme serpente morto ai suoi piedi.

Emaciato, bianco in volto. Un volto scavato e spigoloso.

Con un maglione arancione e dei pantaloni grigi.

I capelli raccolti.

Tonks si aggrappò alle mani di Hetta e fissò Severus Piton che contrastava lo sguardo di Voldemort dopo averlo definitivamente tradito.

La rabbia dell’Oscuro Signore esplose immediata.

“Avadra Kedavra!”

La fiammata verde uscì dalla sua bacchetta diretta verso Piton.

Le bacchette di Harry, di Ron e Remus si alzarono quasi contemporaneamente.

“Protego!” Tre voci distinte eressero uno scudo davanti a Piton tale che l’anatema di Voldemort non solo si spezzò contro la barriera, ma la sua stessa forza lo fece rimbalzare all’indietro colpendo un inconsapevole Amicus Carrow che cadde morto ai piedi di Lucius.

Prima che volassero altri incantesimi, Harry gridò.

“Ne manca uno, Voldemort. Ancora un Horcrux!”

Fu sufficiente.

Voldemort alzò un braccio e tutte le bacchette dei Mangiamorte si femarono.

Remus e Kingsley fecero dei cenni affinché anche dalla loro parte le bacchette fossero abbassate.

Mentre tutto questo accadeva, Tonks cercò con il proprio sguardo quello di Piton, ma lui sembrava evitare di distogliere il suo da Voldemort.

Tonks sentì il cuore chiuso da artigli dolorosi. Era vivo. Si accorse di aver trattenuto il respiro.

Gli occhi bruciavano di vento, polvere e dolore, umidi di lacrime. Lui continuava a non guardarla. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé, rivolto a Voldemort.

“Soffrirai Severus,” sibilò Voldemort. “Soffrirai per questo…”

“Lo so,” gli rispose l’uomo senza spostarsi dalla casa e senza abbassare gli occhi da quelli rossi e brillanti dell’Oscuro Signore.

Tonks aveva brividi su tutto il corpo.

“Harry Potter…” disse lentamente Voldemort rivolgendo lo sguardo verso il ragazzo. “Una profezia che ci unisce…”

“E un tuo errore…” aggiunse Harry.

“Io non commetto errori,” affermò con astio Voldemort, lentamente.

“Io sono un tuo errore.”

Voldemort rimase in silenzio, fissando il ragazzo. Poi un lampo di comprensione gli attraversò il volto e la bacchetta riprese a girare tra le sue mani.

“Tu… sei parte di me…” Sorrise leggermente, ironico.

“Una parte di me è una parte di te,” scandì Harry con decisione. “Io sono figlio dei miei genitori.”

“Rivendichi questo e sminuisci il nostro legame?” ironizzo Voldemort puntando la bacchetta contro di lui.

“Esatto.”

“Errore,” lo corresse Voldemort. “Io so più cose di quante ne sappia tu sulla divisione dell’anima umana, Potter. So di poter sopravvivere senza di te.”

La tensione intorno a loro era sempre più forte.

Oramai molti dei presenti erano riusciti a ricostruire quello che Harry e i suoi amici avevano fatto.

Tonks stessa sentiva l’orgoglio per la loro impresa, la soddisfazione di averli aiutati in questo. Ma Piton non la guardava ancora.

“Dove si trova Ginny?” sentì sussurrare da Hetta al suo orecchio.

Tonks si guardò intorno. Ginny non si vedeva e non si era vista per tutta la battaglia, a dire il vero.

Scosse impercettibilmente la testa verso Hetta, con un sguardo di perplessità.

“Uccidimi,” affermò Harry nel silenzio generale.

Si sentì un gemito, ma non era possibile capire da chi proveniva.

Voldemort alzò subito la bacchetta, ma si fermò prima di puntarla contro Harry.

“Troppo sicuro di te, ragazzo…” osservò. “Non hai paura di morire?”

“No,” rispose Harry, con la bacchetta ancora allungata contro un fianco.

Quella sicurezza, pensò Tonks, era allarmante.

Voldemort sembrò non prenderla in considerazione e sferrò l’attacco.

“Avadra Kedavra!”

L’anatema colpì Harry, facendolo inginocchiare a terra, tra gli sguardi atterriti di tutti.

Ron e Hermione comparvero al suo fianco sbarrando la strada agli altri, mentre inspiegabilmente parte del lampo proveniente dall’anatema si disperdeva attorno ad Harry, come polvere al vento.

Harry rimase in ginocchio a fissare Voldemort, sbattendo gli occhi e annaspando.

Non cadde a terra.

Tonks lo fissava con il cuore in tumulto, la bacchetta sguainata contro il gruppo di Voldemort e dei Mangiamorte, ma lo sguardo fisso su Harry.

Mentre il respiro accelerava lo vide allungare le mani verso Ron e, con l’aiuto dell’amico, rialzarsi lentamente sulle sue gambe.

Incredula lo fissò come tutti attorno a lei.

E, più di tutti, Voldemort.

“No!” urlò puntando nuovamente la bacchetta contro di lui.

Tonks lo guardò incredula. Barcollava, stringendosi una mano al petto, gli occhi che brillavano, lo sguardo di un uomo all’improvviso consapevole di quello che gli sarebbe accaduto.

Da dietro il corpo di Harry arrivò un lampo verde mentre la voce fredda di Severus Piton urlava.

“Avada Kedavra!”

Voldemort venne colpito in pieno petto, mentre Ron e Hermione gettavano a terra Harry, proteggendolo e l’anatema uscito dalla bacchetta di Voldemort passava sopra i loro corpi infrangendosi contro casa Potter, per l’ennesima volta.

Tonks vide il lampo verde colpire Voldemort, lo vide crollare a terra e sentì l’urlo di dolore di Bellatrix.

Il più veloce di tutti fu ancora una volta Kingsley. Schiantò Bellatrix.

Tonks si riprese solo in quel momento e entrò in battaglia fermando Lucius Malfoy.

In pochi minuti tutto era finito. I Mangiamorte erano a terra, morti o immobilizzati e i vincitori, attoniti, guardavano il corpo di Voldemort e Harry Potter che si alzava in piedi sostenuto da Ron e Hermione.

Harry sorrise ai due amici, dolorante e vivo.

Il solo rumore furono i passi affrettati di qualcuno che usciva da casa Potter correndo.

Harry allungò un braccio e accolse contro di sé Ginny Weasley, abbracciandola.

Fu quel gesto a far esplodere di gioia gli altri.

Tra le urla, Moody e Charlie Weasley riuscirono a riorganizzare l’Ordine della Fenice affinché venissero controllati i prigionieri e sistemati i cadaveri.

Tonks rimase sul posto, cercando con lo sguardo ancora una volta Severus Piton. Lo vide parlare con Harry, mettendogli una mano sulla spalla.

E solo allora lui la guardò.

Con un’intensità tale che la rabbia di Tonks, la rabbia di aver pianto di dolore per un uomo che l’aveva ingannata, venne annullata dalla forza di quello sguardo, dalla determinazione che mostrava, nonostante tutte le sue bugie.

Rimasero a fissarsi ignorando quello che avveniva intorno a loro. Il primo a muoversi fu Severus che tentò di avvicinarsi a lei. Ma barcollò.

Tonks scattò verso di lui, correndo indifferente a tutto, fino ad arrivargli davanti, gli occhi pieni di lacrime.

Lo abbracciò per sostenerlo. “Perché?” gli chiese con voce tremante. “Perché?”

Severus le restituì l’abbraccio e le baciò i capelli, sporchi di polvere, ma profumati di sole.

“Per non essere tradito dal tuo amore,” le rispose bruscamente, con la solita fredda sincerità. “E dal mio per te.”

Tonks allora lo guardò, con le lacrime che non riusciva a controllare, il respiro che incespicava, le mani che non riuscivano a stare ferme.

“Ti odio!” singhiozzò.

Severus chiuse gli occhi. “Lo so, lo so ragazzina.”

Tonks lo tempestò di pugni, piangendo contro il suo maglione, lo stesso che gli aveva regalato. Piton rimase fermo, con la faccia contro i suoi capelli, gli occhi chiusi, respirando il suo profumo.

Intorno a loro, lentamente, scese il silenzio.

Le persone se ne andavano via, alla ricerca dei propri familiari, degli amici e si erano formati alcuni gruppi sparsi.

Tonks non vide la madre che la guardava sorridendo, né sentì lo sguardo di Hetta o di Remus su di sé.

Quando si staccò da Severus fu perché lo sentiva tremante contro il suo corpo.

“Entriamo in casa,” gli sussurrò all’orecchio.

Lui non rispose, ma si fece accompagnare all’interno.

La casa era diroccata e rovinata dalle intemperie degli anni, ma la cucina era un locale abitabile per quello che serviva loro.

Tonks lo fece sedere vicino ad un tavolo e si inginocchiò davanti a lui. Gli mise le mani sul volto e lo guardò.

Aveva le occhiaie profonde, la pelle del viso rovinata, le labbra screpolate. Delicatamente lo accarezzò con la punta delle dita.

“Da quanto non mangi?”

“Non lo so… non molto comunque…” le rispose a mezza voce.

“Te la senti di Smaterializzarti con me a casa mia?”

“No,” le rispose secco, deglutendo. “Non a casa tua!”

“Severus…”

“No.” Il tono era determinato e sfinito.

“Aspettami qui…” gli disse accarezzandogli una mano.

Severus fu sul punto di chiederle dove secondo lei sarebbe potuto andare in quelle condizioni, ma era già sparita oltre la porta d’ingresso.

Ritornò quasi subito, con Remus.

“Ciao, Severus.”

Alzò lo sguardo e fece un cenno di saluto.

“Grazie,” aggiunse Remus.

“Per cosa?”

“Per quello che hai scelto di fare.”

Severus accennò ad un sorriso di scherno.

“Che ne dici di andare a Grimmauld Place? Saremo solo io e te,” aggiunse Remus.

Piton guardò Tonks con un piccolo sorriso.

“Ti ha convinto lei a dirlo oppure è vero?” gli chiese, ironico.

Remus rise apertamente. “È vero,” rispose. “Anche se credo che sarebbe disposta a picchiarmi pesantemente per farmelo dire. Harry andrà alla Tana per ora. Ci siamo solo io e te nella sede. E credo Tonks a questo punto.”

“Cerca comunque di convincerla ad andare a casa ogni tanto. Io non penso che avrò molta forza per farlo, una volta arrivato lì.”

“D’accordo,” promise Remus.

“Grazie per avermi considerata!” sbottò Tonks, alle spalle di Remus con le braccia incrociate e lo sguardo furente.

“Buona, ragazzina!” la sgridò Piton. “Sai anche tu che non sarò un malato facile da trattare.”

“Oh, bah!” sbottò lei. “Ti ho sopportato pure per tutti quei giorni e non stavi certo bene! E mi posso vendicare del fatto che sei vivo…”

Severus alzò gli occhi al cielo.

“Tu lo sapevi?” chiese Tonks all’improvviso. Severus la guardò. Aveva un dito puntato contro lo sterno di Remus e la bacchetta contro il suo fianco.

“L’ho saputo solo dieci giorni fa” le disse lui con tranquillità.

“Non mi hai detto nulla!”

“Non me lo ha permesso,” spiegò Remus alzando le spalle.

“Tonks…”

Tutti e tre girarono lo sguardo verso la porta.

Hetta era ferma sulla soglia. Sporca, spettinata e dannatamente bella, pensò Remus.

“Non togliermi il piacere,” le disse.

Tonks tolse dita e bacchetta. “Ah, già!”

Remus guardò Hetta con insofferenza. Lei non ricambiò lo sguardo. Severus accennò un sorriso.

“Dove andrai, Hetta?” le chiese Tonks.

“Devo ritornare a casa e vedere quello che è rimasto.”

Tonks annuì.

“Rimasto di cosa?” le chiese Remus.

“Della casa dei miei genitori. Mia sorella ed io abbiamo abitato lì dopo la loro morte, ma adesso che è stata uccisa anche lei, devo decidere cosa fare.”

“Quando è stata uccisa?” le chiese Remus, aggrottando le sopracciglia.

“Nello scontro all’Albert Hall a Londra, tre mesi fa.”

“Jennifer Miles… mi dispiace Hetta,” sussurrò Severus.

“Grazie professore.” Hetta lo guardò per la prima volta.

“La conoscevi?” chiese Remus a Severus.

“Jennifer e Hetta sono entrambe Serpeverde. Le conosco bene.”

Hetta gli sorrise tristemente. La voce aveva un tono dolce, quando parlò.

“Dovrebbe preoccuparsi per lei adesso, professore.”

Tonks gli si avvicinò e lo aiutò ad alzarsi.

“Se ti serve qualsiasi cosa, anche una compagnia per il te, chiamami,” disse a Hetta.

L’amica le sorrise.

“Potrai contare anche sulla compagnia di due vecchietti ingrigiti e debolucci,” sorrise Severus guardandole con un ghigno di schermo.

Entrambe arrossirono. Hetta di vergogna, Tonks di rabbia.

“Quando starai meglio me la pagherai, credimi!” gli promise.

Remus guardò il trio che aveva davanti, senza capire.

“Confidenze tra donne, Remus. Tonks non sapeva che stavo ascoltando…” gli spiegò brevemente Severus.

“Muoviti!” esclamò sbrigativa Tonks, prima che il suo uomo si lasciasse sfuggire qualche altra confidenza poco gradita.

Fece un grazioso giro su se stessa e si Smaterializzò con lui nell’ingresso di Grimmauld Place.

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: tonksnape