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Autore: Tati Saetre    26/07/2009    10 recensioni
Bella è un affermato medico, che lavora al Western Eye Hospital di Londra. Ogni giorno affronta malati, operazioni, e casi davvero strani. Ma nel Western Eye Hospital Bella troverà anche l'amore, che cercherà di negare con tutta se stessa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Secondo Capitolo

Lo squillo del mio cellulare mi fece svegliare di soprassalto. Caspita, mi ero addormentata appena Rose se ne era andata. Risposi, con la voce ancora impastata dal sonno.
«Pronto». Dissi, accompagnando quella parola da uno sbadiglio.
«Bella? Dormivi?» Ma che razza di domanda era? Non si sentiva dalla mia voce?
«No mamma. Ho solo un pò sonno». Era meglio dirle così, se le avessi detto che dormivo, avrebbe sprecato metà del suo credito per scusarsi.
«Ok, com'è andato il viaggio? L'aereo ti ha nauseto? Stai bene? Com'è il dottor Cullen?...» Oddio! Persi il conto di quante domande mi aveva fatto, in un solo minuto.
«Alt, alt!» Dissi.
«Oh tesoro, hai ragione, scusami! Sarai sfinita... Allora? Almeno comincia a rispondermi». La solita Renee. Presi un bel respiro, e cominciai a rispondere alle sue domande.
«Il viaggio è andato bene, e no, non ho avuto la nausea. Ma non ho dormito per niente! Sto bene, anche se un pò stanca , e ancora non ho visto il dottor Cullen. All'areoporto sono venuti il nipote del dottor Cullen, con sua moglie, ok?» Le spiegai tutto, almeno non avrebbe fatto più domande.
«Va bene, tesoro. Ma quando cominci a lavorare, in ospedale?»
«Domani alle quattro devo andare a vedere l'ospedale, mi devo ambientare». Spiegai, anche se la questione dell'ambientarmi non mi era andata a genio. Io che a Forks ero l'unica dottoressa, con soli due infermieri, compresi quelli delle scuole.
«Sono sicura che ti troverai benissimo! Senti, ma già ti hanno dato due giorni di riposo?» Due giorni di riposo? Ma come se ne era uscita mia madre?
«No mamma, domani vado a vedere l'ospedale, e dopodomani sicuramente comincierò il mio turno».
«Tesoro, oggi è ventisei Novembre». Disse mia madre, come se fossi una deficente che si era dimenticata che giorno era... Aspetta, ventisei Novembre? Io ero partita il venticinque, e alle sei della sera già ero a Londra... Ma quanto avevo dormito?
«Mamma, che ore sono?»
«Sono le dieci della mattina, tesoro. Già ti sei persa la cognizione del tempo?» Sbiancai. Le dieci della mattina del giorno dopo e io... Avevo appuntamento per cercare casa con il dottor Cullen. Che figura!
«Oddio mamma! Devo riagganciare, mi dispiace. Giuro che stasera ti chiamo, scusa! Ciao». Le attaccai il telefono praticamente in faccia! Per fortuna che Rose il giorno prima mi aveva lasciato il suo numero. Rispose subito.
«Pronto», disse.
«Rose ciao, sono Bella. Senti per caso ricordi a che ora avevo appuntamento, con il dottor Cullen, stamattina?» Dissi, tutto d'un fiato.
«Aspetta, chiedo a Emmett». Per fortuna, che era insieme a lei. La sentii parlare con Emmett, ma non capivo cosa si stavano dicendo. «Bella alle undici veniva a prenderti, fuori all'albergo, ok?» Mi accasciai sul letto, emanando un sospiro di sollievo. Avevo ancora una buona oretta per lavarmi e prepararmi.
«Rose grazie, me ne ero letteralmente dimenticata». Confessai.
«Va bene, ma non dimenticarti che oggi devi venire all'ospedale con me!» Mi rimproverò.
«Non ti preoccupare, quello proprio non me lo dimentico». Rose fece una risatina soffocata.
«Allora ci vediamo oggi, ciao ciao», salutò.
«Ciao Rose, e grazie ancora», così dicendo riagganciai. Ora potevo farmi una bellissima doccia bollente, per rilassarmi.


Conoscevo il dottor Cullen, quindi non potevo nè perdermi, nè parlare con la persona sbagliata.
«Dottor Cullen!» Dissi, appena entrata nella hall dell'albergo.
«Isabella! E' un piacere rivederla. Come state?» Che uomo gentile, e premuroso, pensai.
«Benissimo dottore, ma non dovevate! Fra il volo in prima classe, questo albergo stupendo... Le restituirò i soldi». Il Dottor Cullen mi regalò uno splendido sorriso.
«Isabella, non dovete dirlo nemmeno per scherzo. E poi chiamatemi Carlisle ok? Oramai siamo colleghi, no?» Aveva ragione.
«Va bene, ma lei mi chiami Bella» Annui con il capo. Carlisle cominciò a camminare, e io lo seguii.
«Dobbiamo visitare tre villette, che sono mie. Sai, mia moglie è un architetto, quindi progetta case. Una di quelle ville è destinata a te, Bella. Devi solo decidere che villa vuoi. Ovviamente io sono un uomo, quindi non sò come consigliarti, sulle varie case. Ti accompagnerà mia figlia, Alice. E' in macchina». Volo in prima classe, Hotel finchè non avrei preso la casa, gratis, a cinque stelle, una villa con già tutto il mobilio. Sicuramente quella l'avrei pagata.
«Carlisle, io non so come ringraziarla», dissi, quasi venerando quell'uomo.
«Bella, sono io che devo ringraziare te! Non sai che onore è, avere una dottoressa brava come te, nel nostro Ospedale». Perchè Carlisle esagerava sempre? Sorrisi, timidamente. «Dai sali». Disse, aprendomi la portiera di una porsche gialla.
«Ciao!» Disse una figura minuta, appena entrai. Aveva corti capelli neri, e gli occhi marroni. «Sono Alice Cullen, la figlia di Carlisle». Finì la frase.
«Ciao», risposi di rimando. «Io sono Bella, la nuova dottoressa». La informai lo stesso, anche se già ne era venuta a conoscienza.
«Bè, allora sei pronta?» Da come l'aveva detto, sembrava che dovevamo andare in guerra.
«Certo».


Visitare le villette con Alice, era stato estenuante, e mi arresi immediatamente. Convincendola che la seconda casa che avevamo visto, era stupenda. Non era un modo per liberarmi di lei, ma quella villa era veramente bella. Aveva un salone enorme, una cucina, due bagni e quattro camere, più il secondo piano. Per fortuna che dovevo abitarci da sola...
«Alice, io non so come ringraziarti! E' bellissima».
«Si, è vero. Ma sei sicura che non vuoi visitare anche l'altra?» No!
«Non preoccuparti. Mi sono innamorata di questa casa!» Era davvero bellissima, e già tutti i mobili erano messi al proprio posto.
«Hai ragione! Che ne dici di fare due chiacchiere?» Annuii con il capo, e ci dirigemmo verso l'enorme divano, che era nel salone.
«Allora Alice, che lavoro fai?» Chiesi, Rose non aveva parlato di una dottoressa di nome Alice, quindi non lavorava nell'Ospedale.
«Sono un'insegnante di ballo. Insegno ai bambini, dai due ai dieci anni».
«Wow, sarà bellissimo! Come mai non hai seguito le orme di famiglia? Ho saputo che anche tuo fratello, è un dottore».
«Sangue, aghi, gente che soffre... Non è per me!» Risi. «Tu invece perchè hai scelto di fare il dottore?» Questa era una bella domanda.
«Non lo so con precisione. E' che finchè da piccola, invece che giocare con le bambole, andavo nel giardino e guarivo gli animali feriti... Un uccellino che non sa volare e così via. Mio padre dice che è sempre stato nel mio DNA, aiutare gli altri. Ed eccomi qui, a Londra». Spiegai.
«Sono sicura che ti troverai bene... Però voglio darti un consiglio, anche se il tuo capo è il dottor Denali, tu non seguire i suoi ordini. Bella, fai quello che ti senti di fare... Lui è un medico solo perchè ha ereditato tutto questo, ma nemmeno sà fare un'ignezione...» Da quello che ero riuscita a sentire, nessuno amava il dottor Denali.
«Sei la seconda persona che mi dice questa cosa».
«Seconda persona?» Chiese Alice, alzando le sopracciglia.
«Si, ieri all'areoporto è venuto tuo cugino Emmett, con sua moglie Rosalie. E lei mi ha detto la stessa cosa». Alice si accasciò sul divano, e non disse più una parola.


«Alice grazie ancora! Allora ci vediamo». Così dicendo uscii dalla porsche gialla. Avevamo chiacchierato per tre ore buone, ed ora erano le quindici e trenta. Avrei aspettato Rose nella hall dell'albergo. Quella mezz'ora volò, e Rose era stata puntualissima. Infatti alle sedici era entrata nell'Hotel, con una bellissima gonna lunga, e una maglia giallastra, che metteva in risalto la sua chima bionda.
«Rose!» Chiamai, mentre vedevo che mi stava cercando.
«Bella, sei stata puntualissima». Sorrisi.
«Veramente questa mattina sono andata con Alice Cullen, a vedere la casa». Dissi.
«Allora? L'hai trovata?» Disse, mentre ci dirigevamo verso la sua macchina, rossa fiammante.
«Si! E' bellissima». Rivelai.
«Ci credo, se l'ha arredata Esme».
«La conosci?» Chiesi, mentre salivo sul lato del passeggiero.
«Certo, e anche molto bene. La madre di Emmett è morta quando lui era ancora piccolo, ed Esme si è presa cura di lui mentre suo padre lavorava, giorno e notte. Così Emmett è cresciuto insieme ad Edward, visto che hanno la stessa età, da piccoli giocavano sempre insieme. Ora sono in buoni rapporti, ma non come prima». Ebbi una stretta al cuore, povero Emmett.
«Come mai non hanno più buoni rapporti?» Chiesi a Rose, mentre affondava il piede nell'acceleratore.
«Loro hanno sempre frequentato le stesse scuole, finchè hanno preso il diploma, e le loro strade si sono divise. Edward dopo i diciotto anni è diventato un tipo da 'una botta e via' e questo ad Emmett non piaceva, affatto. Continuava a dirgli di cambiare, ma lui niente. Io incontrai Emmett al college, così ci fidanzammo. Loro non si frequentavano più come prima, anche perchè allora avevano esigenze diverse. Poi Edward lasciò il college... Bella, Edward è bravo come dottore, ma ha quel posto di lavoro solo grazie a suo padre, e alle sue solite scappatelle con la figlia del capo». Con quella frase capii che Rosalie non amava molto Edward... Anzi, peggio.
«Allora voglio solo immaginare cosa devo aspettarmi, appena entrerò nell'Ospedale». Rosalie rise, mentre parcheggiava la macchina e urlava 'Siamo arrivate'. Prima di scendre guardai la struttura, color salmone. Non era molto grande, anzi era un vecchio edificio costruito nel 1801. E sopra c'era una scritta, a caratteri cubitali: Western Eye Hospital. Il mio nuovo ospedale. «Oddio». Dissi, ancora dentro la macchina.
«Se ti stupisci soltanto per l'esterno della struttura, voglio vedere cosa farai quando entreremo». Feci una piccola risatina isterica. Perchè Carlisle era venuto a Forks, quel giorno? Io stavo tanto bene, nel mio caro Ospedale. Scese dalla macchina, Rose mi guidò verso un entrata secondaria, forse da lì passavano i dottori.
«Qui passiamo noi dottori». Infatti. Una volta dentro, non sapevo dove guardare. Era enorme. Dodici piani, sale ovunque. Delle persone nei corridoi che aspettavano, altre che parlavano o con dottori, o con infermieri.
«Dottor Denali». Chiamò Rosalie. Mi si raggelò il sangue nelle vene. Perchè dovevo conoscere il capo, subito?
«Dottoressa Hale, cosa diamine vuole?» Era brutto. Aveva corti capelli bianchi, gli occhi erano neri, come la pece. Ed aveva rughe, che gli tiravano tutta la pelle.
«Volevo presentargli la dotteressa Swan». Il dottor Denali lasciò da parte le carte che stava leggendo, e mi guardò.
«Salve», dissi timidamente, porgendogli una mano.
«Dottoressa Swan, è un vero piacere conoscerla. Spero che il dottor Cullen non mi abbia fatto fare la cosa sbagliata, facendola entrare nel nostro Ospedale». Deglutii rumorosamente. Perchè era così meschino?
«Non si preoccupi, non la deluderò». Mentre dicevo quella frase, ricordai le parole che mi aveva detto Alice, nel pomeriggio: devi tener testa al dottor Denali.
«Lo spero, comunque ora devo andare. E Rose, ho bisogno di te». Rosalie mi guardò di sfuggita e se ne andò. E ora cosa facevo? Non conoscevo nemmeno il posto. Decisi di andare al distributore, per prendere un caffè.
«Salve», disse una ragazza, con dei capelli mossi, marroni.
«Ciao». Risposi di rimando, proprio non mi andava di chiacchierare, ora che Rose mi aveva abbandonata.
«Scusi se la disturbo, ma questo piano è riservato al personale dell'Ospedale». Sospirai, e mi voltai per guardare quella minuta ragazza. Aveva un camice bianco, e sopra un cartellino: Infermiera Jessica Stanley.
«Jessica, io sono la dottoressa Swan». La ragazza sgranò gli occhi. Se quella era stata la mia prima impressione su di lei, non saremmo mai diventati una squadra.
«Jessica, Jessica!», una voce urlava il nome di quella ragazza.
«Dottoressa sono qui!» Rispose lei.
«Si può sapere dove diavolo eri finita?» Chiese un'altra ragazza, più o meno della mia età.
«Ho avuto modo di conoscere la dottoressa Swan». Disse, Jessica.
«Oh! Benvenuta, io sono la dottoressa Angela Weber. Mi scusi, se la mia specializzanda l'ha disturbata». Era veramente risentita.
«Non si preoccupi, Angela». Lei mi regalò un timido sorriso.
«Bella mi spiace, ma ora dobbiamo proprio andare. Ci conosceremo meglio domani».
«Domani?» Chiesi.
«Si. Ho letto sulla lavagna dei turni, che lei domani farà il turno di pomeriggio». Non ne sapevo nulla.
«Posso sapere dove trovare... Questa lavagna?» Rispose Jessica.
«Basta che giri quell'angolo». Sorrisi, e ringraziai. Mentre giravo l'angolo andai a sbattere su qualcosa di duro, bianco e... Oddio!


Mi scuso per il ritardo O.O Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e... Dove sarà andata a sbattere, la nostra cara Bella? Rispondo alle vostre bellissime recensioni:
debblovers: Grazie mille! No, i Cullen non sono vampiri! Un bacione :*
Louise89: Sono contenta che ti sia piaciuta. Spero che questo capitolo non ti abbia deluso. Un bacione :*
vale_cullen1992: Grazie mille, anche se non ho preso spunto da Grey's Anatomy. Un bacio :*
JessikinaCullen: Grazie mille, è un onore ricevere dei complimenti da te! Seguo tutte le tu storie... Un bacio :*
S1lv1a: Grazie! Un bacione :*
feeg: Grazie mille, ma non so che materia insegni Emmett O.O Io lo vedo bene, come insegnante delle elementari... Lui è un bambinone, pensalo alle prese con dei bambini dai sei ai dieci anni :D Un bacione :*
Bellissima Cullen: Graazie milleee! Un bacio :*
Sabry87: Tesoro, grazie mille! Un bacio :*
Little_Princess_In_A_LoveStory: Grazie mille! Un bacione :*

Ringrazio le 19 persone che mi hanno messo la mia storia tra le preferite, le 21 tra le seguite e le 16 tra gli autori preferiti! Grazie a tutti!


Le mie FanFiction:
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Come What May (Twilight)
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La vita, in un soffio. (Twilight)
Concluse:
Isabella. (Twilight)
La Controfigura (Kristen Stewart, Robert Pattinson)
   
 
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