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Autore: bookwormmpotterhead12    14/07/2019    1 recensioni
Teddy Lupin è un bambino gentile, allegro, combinaguai e brillante. Poi un ragazzo geniale, protettivo oltre ogni limite, coraggioso e sempre in mezzo ai guai. E' un Metamorfomagus, un gentiluomo, e un orfano.
Cresciuto nel Clan Weasley, sotto lo sguardo vigile della nonna Andromeda e le carezze sulla testa dello "zio" Harry, si ritrova presto nella posizione di fratello maggiore per una dozzina di marmocchi urlanti. Ma ha, da quando riesce a ricordare, un' alleata.
Victoire "Vic" Weasley, primogenita di Bill e Fleur; non è in grado di ricordare un solo secondo della sua vita senza che Teddy ne facesse parte. Lo conosce letteralmente da quando è nata e, nonostante il primo periodo della loro convivenza sia costellato da grida e dispetti, il loro legame diventa più stretto e profondo ogni giorno che passa. Non potresti mai immaginare l'uno, alto e molto turchese, senza l'onnipresente, minuta biondina appesa al braccio.
Teddy ama la Luna, ricordo vivo e sempre presente dei suoi genitori, con tutta la forza della sua anima innocente. Vic capisce ogni suo pensiero e e ha gli occhi grigi, grigi come la Luna.
Come crescono due ragazzi inseparabili, in un Mondo Magico ormai in pace?
by bookwormmpotterhead12 (Wattpad MPotterhead12)
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Remus/Ninfadora, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Gli anni successivi scorsero come quelli di un'infanzia relativamente normale, per Teddy e Vi. Non potevano dimenticare chi erano, ma erano bambini e andavano a scuola, giocavano, combinavano guai. Teddy si appendeva spesso ai rami dell'albero nel cortile per fare una sorpresa alla cugina, la quale a sua volta non aveva perso il gusto di essere la sua compagna d'elezione. Il piano malvagio di Ted aveva effettivamente funzionato: Vi era coinvolta nella maggior parte delle marachelle del Trio a scuola, all'insaputa di tutti. Era la bimba innocente che inciampava, era la piccola lettrice incallita che pregava di poter prendere in prestito un certo libro, era gli occhi insospettabili che annunciavano il momento opportuno. Mai sospettata e mai beccata, aveva collaborato in tutti gli scherzi epici lanciati da Teddy e i suoi amici negli anni. I topolini nel laboratorio di scienze? Lei stava chiedendo al tecnico di spiegarle come crescessero i fiori. Il porridge inspiegabilmente rosa a mensa? Mentre Teddy e Jackie si intrufolavano nella cucina per versare il colorante nel pentolone, Victoire aveva distratto la cuoca offrendole dei biscotti cucinati da lei stessa. Quella volta che i tre idioti si erano arrampicati fino in cima al tetto per lanciare palloncini pieni d'acqua e soprattutto incidere le loro iniziali sul punto più alto della scuola? Be', chi credete che stesse piagnucolando disperata nell'atrio per un dolore insopportabile alla gamba proprio mentre andavano su?

Ovviamente, anche le sue iniziali vennero incise accanto alle altre.

Tra lei e Teddy, niente cambiava, se non, lentamente, loro stessi. Crescevano, ma quel legame esistente da sempre non sembrava avere alcuna intenzione di allentarsi. Il ragazzino non sapeva rifiutarle un giro sulla sua scopa, e cominciò persino ad insegnarle, in segreto. Si schiantarono qualche volta, certo, ma ne valeva la pena.

Ted adorava con tutto il cuore ognuno dei suoi cuginetti: Lucy e Molly, detta Jr, tanto esasperanti quando amabili; Dom, che ormai non era più oggetto di così tanta gelosia da Vi e stava diventando una piccola principessina; i tre coetanei, le Tre Disgrazie, James Sirius e Freddie e Louis, il cui potenziale distruttivo era pari a quello di un uragano; Al con i suoi silenzi scrutatori e Rose che non stava un attimo zitta; l'appena nata pasticcina caffellatte, Roxanne, e poi, alla fine, Hugo dagli occhi limpidi e l'incontenibile Lily Luna. Non ci fu mai uno solo di loro che Teddy non sopportò con tutta la pazienza dell'affetto e si auto-incaricò di proteggere, ma il suo angolino speciale di cuore rimase sempre a Victoire. A Vi che conosceva da sempre e che sembrava radiografarlo con lo sguardo, a Vi che sapeva sempre quando scherzare e quando rimanere in silenzio. Nonostante una differenza di due anni d'età che sembrerebbe insormontabile per dei bambini, niente ancora li aveva separati.

 

L'anello d'oro che portava al collo e la ciocca rosa tra i suoi capelli, però, sebbene fosse felice ed amato, cominciarono a pesargli sul cuore sempre di più. Che cosa sapeva, in fondo, dei suoi genitori? Solo quello che gli era stato raccontato. Ed era vero, tanto gli era stato detto, però la mamma di Jackie tirava le sue treccine quando lo andava a prendere a scuola e il padre di Alan lo portava a vedere il West Ham quasi tutte le domeniche. Teddy ogni domenica compariva con Harry negli stadi del Quidditch per vedere la zia giocare, ed era un tifoso accanito, ma a volte non poteva fare a meno di chiedersi se lui e Dora avrebbero portato i capelli dello stesso colore o se magari un giorno Remus gli avrebbe insegnato come evocare un Patronus, come aveva fatto con Harry. A volte avrebbe soltanto voluto avere un ricordo felice dei suoi genitori con cui dare forza allo stesso incantesimo.

Certe notti, in Grimmauld Place, quando non riusciva a riaddormentarsi, scendeva le scale fino in cucina per bere un bicchiere di latte e stare un po' in silenzio nella penombra. Non era raro che vi trovasse lo zio Harry, spesso in compagnia della zia Gi, seduti al tavolo con una tazza di tè. A parte la prima volta, non cercavano di convincerlo a tornare a dormire. Stavano lì insieme, senza parlare, finché gli occhi di Ted non tornavano a farsi pesanti e il padrino lo riaccompagnava in camera sua.

Lassù, le tende non erano mai tirate. Quando il cielo era sereno, la luce della luna scivolava dolcemente sulle pareti colorate e si posava sulla collezione di disegni e sulle foto che se ne stavano appese sopra il letto, immortalando attimi diversi della vita di Teddy. La cornice d'argento che teneva la foto con suo padre era sempre al suo posto, e proprio lì accanto ce n'era un'altra di Teddy bebè e Tonks, coordinati nei colori. Una sdentata Vi gli tirava i capelli ridendo dal comodino.

Ogni volta che Teddy si trovava in quella stanza, era sommerso da ricordi dei suoi genitori. A Casa Uno, lo stesso. Eppure Teddy aveva sempre l'impressione di non sapere abbastanza. Conosceva tutta la storia, a grandi linee, e particolari sparsi, e di certo sapeva di più del resto dei bambini Weasley-Potter, ma non bastava. Avrebbe voluto conoscere ogni singolo dettaglio, ogni parola, ogni incantesimo. La sua brama di memorie cresceva con lui, lasciandogli un vuoto sempre più opprimente. Voleva sapere tutto. Voleva conoscerli.

Quando una notte fu svegliato da un incubo che lo lasciò ansimante, e poi corse giù fino alla cucina, quasi sopraffatto da tutto, senza riuscire a respirare, Harry non fu stupito di vederlo spalancare la porta con quella luce negli occhi. Rassegnato, forse. Era un luce che riconosceva. La aveva vista nei propri occhi.

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Il vento sferzava il viso di Teddy, giustamente gelido in quel giorno di fine gennaio, mentre arrancava in trenta centimetri di neve per tener dietro allo zio. In quel momento i suoi amici erano in classe, seguendo – più o meno – le loro lezioni di quarta elementare, mentre Vi era sicuramente impegnata a scrutare corrucciata Miss Grundy.

Teddy invece si era risvegliato quella mattina in braccio al padrino, in cucina, e ora lo seguiva lungo una strada secondaria innevata i mezzo ad un bosco. Entrami erano silenziosi, persi nei propri pensieri. Il bambino sentiva un fremito all'altezza dello stomaco, di aspettativa o di terrore o forse entrambi, mantenendo al contempo una calma pacifica, come se l'aria fredda che inspirava lo aiutasse a bilanciare il rogo di emozioni che gli bruciava dentro. Harry, d'altra parte, era malinconico: si era aspettato quel giorno da sempre, ma non si sarebbe mai sentito pronto ad affrontarlo, tanto meno così presto. Il figlioccio che gli camminava accanto era stato caricato sin da piccolissimo di un peso che Harry stesso non riusciva ancora a sopportare, e posargliene altri sulle spalle era qualcosa che non avrebbe voluto dover fare mai. Eppure, quando Teddy gli aveva chiesto di raccontare, lui non aveva pensato per un secondo di tirarsi indietro. Gli avrebbe raccontato tutta la storia, sperando che avrebbe capito, che avrebbe trovato il modo di conviverci. Lo avrebbe fatto, ne era certo. Ed Harry sarebbe stato lì per lui in ogni momento.

Rimandare non avrebbe giovato, lo aveva provato sulla sua pelle. Teddy aveva il diritto e voleva sapere, e indorargli ancora la pillola non sarebbe stato abbastanza. Era un bambino, ma non era uno sciocco, e Harry capiva che le favole della buonanotte non colmavano più il vuoto. Era necessario riportare alla luce memorie che avrebbe tanto voluto lasciar affondare nell'ombra.

Anche con questa consapevolezza, quello che doveva fare non era facile. Si ritrovò ad avere le mani che quasi tremavano, quando svoltò in un viottolo nascosto da siepi incolte e sbucò in una radura spoglia in cui non aveva mai davvero messo piede fino ad allora. Una capanna semidistrutta, invasa dalla neve, era tutto ciò che vi rimaneva.

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La vocina di Teddy era più calma di quanto si sarebbe aspettato, mentre si guardava intorno con la bocca semichiusa e un milione di domande negli occhi, i capelli azzurrini schiacciati dal cappello. Harry sospirò profondamente, voltandosi a guardare il figlioccio.

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Nelle settimane successive, neppure sforzandosi con tutto se stesso Teddy riuscì a mascherare completamente come si sentiva. L'intera storia della Guerra Magica non era un peso leggero da trasportare sulle proprie spalle, e lui aveva solo nove anni. Anche se andò avanti a vivere la sua vita normale, con la sveglia ogni mattina per andare a scuola ed i pomeriggi passati con gli amici o con Vi, di tanto in tanto un'immagine riemergeva dal passato davanti ai suoi occhi ed era costretto a fermarsi di botto, nel suo banco a scuola o sopra la sua scopa volante, finché non riusciva ad inghiottirla e ripartire.

Non solo Harry, che lo osservava preoccupato con la coda dell'occhio, o la nonna Meda, le cui carezze erano persino più dolci e frequenti ma anche Victoire riconosceva nel viso del cugino un turbamento persistente che le faceva stringere il cuore. Alla bambina i capelli di Teddy sembravano sempre un po' troppo sbiaditi, gli occhi meno brillanti del solito. E poi, non voleva dirle cosa ci fosse che non andava.

Non era tristezza quella che attanagliava Teddy, non esattamente. Anzi,lui a malapena si rendeva conto di apparire diverso, nonostante sarebbe bastato uno sguardo allo specchio per notarlo. Era come immerso in una vasca d'acqua gelata: tutti i quotidiani momenti della sua vita continuavano ad avvenire, e lui si comportava normalmente, ma ogni parola suonava ovattata, ogni scena gli arrivava leggermente sfocata. Tutto intorno a lui galleggiavano pezzi di storie, visi, frasi pronunciate durante la guerra, che occasionalmente gli arrivavano addosso con una forza tale da lasciarlo senza fiato. Non percepiva con forza l'orrore di ciò che lo zio gli aveva raccontato, delle morti e le torture e le anime strappate in pezzi, e perciò non ne era tormentato. Ma l'intera storia che in un solo giorno aveva ascoltato gli si era avvolta intorno e non sembrava intenzionata a lasciarlo tornare alla realtà del suo presente, trattenendolo in un nebuloso limbo in cui al viso della nonna si sovrapponeva a volte quello di Bellatrix Lestrange, mentre Harry gli appariva per un secondo come un ragazzino dallo sguardo disperato.

Ed Harry era, anche quei giorni, un po' disperato: mentre il figlioccio osservava e riviveva nella sua testa le storie che gli erano state raccontate, con lo sguardo perso ed i capelli color ghiaccio, l'uomo stringeva la mano della moglie e pregava di aver fatto la cosa giusta.

Ma di questo Teddy non si accorgeva. Come era ignaro della nota di preoccupazione che faceva tremare la voce di Vi quando lo vedeva smarrirsi durante i loro giochi, quando all'improvviso Dora Tonks compariva nell'aria a pochi metri dal figlio ed emetteva un grido straziante ma muto, accasciandosi vicino ad un cadavere avvolto in un vecchio maglione marrone.

A volte si ritrovava seduto ai piedi delle scale, con le guance rigate di lacrime dopo aver visto lo zio Harry che rideva e baciava la zia Ginny, ma non riusciva a capire come mai stesse piangendo. Ed arrivava nonna Meda, passandosi una mano sugli occhi cerchiati di nero, che lo sollevava tra le braccia e domandava con dolcezza cosa ci fosse che non andava. Ma Teddy, appoggiato contro i soffici capelli della nonna, non poteva che rispondere che era tutto okay, perché davvero non c'era niente che non andava.

Andava tutto bene, anche tutte quelle mattine in cui gli zii lo scrutavano mordendosi le labbra e lo viziavano più del solito con una colazione da giorno di Natale, perché quella notte i fantasmi del passato si erano insinuati nei suoi sogni ed erano stati distorti ed abbruttiti fino a farlo svegliare gridando. Ma era caduto addormentato subito dopo, ed al mattino non si ricordava nulla.

Con il passare delle settimane, la cortina di storie passate che lo aveva tenuto prigioniero cominciò a dissiparsi, lasciando che il bambino tornasse il vero se stesso, esuberante e vivace in un modo che non sembrava più finto. La famiglia ne fu solleva e felice, Vi entusiasta, ma Teddy neppure ci fece caso. Lentamente le sue orecchie smisero di risuonare di minacce, urla e profonde frasi pronunciate da uomini e donne morti da anni; scene di battaglie, funerali o momenti felici non gli passavano più davanti agli occhi, ed i continui incubi lo lasciarono riposare.

Teddy tornò ad essere brillante ed allegro, un bambino frizzante a cui non si riusciva a tappare la bocca e che non stava un attimo fermo, ricominciò a giocare con Vi con la stessa passione che ci aveva sempre messo e ad accorgersi quando qualcosa la turbava.

Era di nuovo il dolce birbante dai capelli colorati, e lui neppure ricordava che ci fosse stato un momento in cui non era così.

   
 
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