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Autore: Io_amo_Freezer    15/07/2019    1 recensioni
Monkey D. Luffy è un ragazzo di diciannove anni, ma con la testa, troppo, tra le nuvole ed un cuore grande e ricolmo di innocenza. Purtroppo si porta alle spalle un grande segreto e dentro un profondo dolore che continua a tormentarlo senza sosta.
Tornare nella sua città natale gli sembra la cosa migliore per cullarsi nella tranquillità e nella pace, ma lo sarà davvero con quello che sta passando?
E se sulla sua strada incontrasse un gruppo di amici ed uno spadaccino leali e molto speciali? Riusciranno a salvarlo dai suoi incubi? In una città invisibile, lasciata indietro e dimenticata; tra nemici e nuove conoscenze, qui, Luffy si ritroverà ad affrontare un po' di avventure e molte e più distrazioni. Ma il suo sogno lo chiama, riuscirà a liberarsi dai suoi fantasmi per tornare a seguirlo?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: ASL, Donquijote Doflamingo, Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ascoltai il rumore dolce e secco di Zoro che usciva dalla piscina, riprendendo le katana per poi prendermi di peso dalle costole, sollevandomi e adagiandomi a terra sulle gambe tremolanti, pronti a vacillare da un momento all'altro, ed io lo lasciai fare, lasciando che mi manovrasse come se fossi stato un corpo senza vita. Dondolai un po' a destra e a sinistra per le spalle, colpa la stanchezza e il dolore, quella colpa che mi portavo dietro e che mi opprimeva intanto che mi rimisi i sandali, che si erano sfilati quando mi aveva fatto cadere in acqua, e guardai a terra con occhi vacui e risentiti. Lo sentì asciugarmi alla bene e meglio, con la fascia verde non avendo altro sotto mano, ed infilarmi addosso la sua casacca che però si inumidì al contato della mia pelle, ma almeno era meno bagnata della mia, e poi Zoro mi teneva a caldo tra le sue braccia: prendendomi in braccio e sorreggendomi le gambe con un braccio e con l'altro la schiena potevo avvertire tutto il suo calore affettuoso e intenso, era caldo nonostante fosse stato in acqua. Penzolai con la testa per adagiarla contro il suo petto muscoloso e pieno di piccole goccioline che scorrevano lente e veloci, e mi chiesi perché il mio cuore stesse martellando con così tanta insistenza là dentro. Sospirai per calmarmi, e socchiusi gli occhi cercando di individuare i suoi movimenti per distrarmi, e dopo che ebbe preso tutto uscimmo da quell'enorme edificio cristallino e pieno di vetrate, solo per venir avvolti l'attimo dopo dal calore dei raggi del sole, ormai alto in cielo. Percepì la sua mano sulla mia fronte e sorrisi, con il cuore che, se possibile, si mise a tremare di gioia, e così mi decisi ad accoccolarmi meglio a lui.
In un attimo ci ritrovammo a casa sua, anche se non seppi davvero come avesse fatto, forse nel mentre mi ero appisolato. Mi adagiò su una poltrona con il poco garbo che di solito aveva, e lo osservai piegarsi sulle ginocchia davanti al camino per preparare il fuoco, volendo riscaldare la casa prima di dirigersi a prendere delle coperte. Mi passai una mano su un lato della mia faccia con fare esausto, facendo uscire un gemito ed una smorfia per il dolore che i lividi mi procuravano; ammirai la luce intensa e calda delle fiamme, e anche se ero stanco, che non avevo nemmeno dormito, o almeno così mi sembrava, mi alzai, mettendomi seduto sul tappeto accanto al divano, volendo più calore possibile da quelle fiamme, perché avevo freddo, davvero freddo, tanto freddo.
-Luffy.- mi disse brusco, tornando e chinandosi sulle ginocchia per porgendomi quattro coperte leggere e piccole ma che nell'insieme rendevano l'idea di calore e protezione, così le presi in fretta e furia, come se potesse rubarmele, e me le avvolsi addosso come si fa con un involtino, facendolo scoppiare a ridere, cosa che mi fece rallegrare molto mentre mi porse anche una coscia di carne appena cotta, ma non mi sentivo affamato come mio solito, e iniziavo a temere che la febbre si fosse alzata.
-Mangia e riposati un po'.- sussurrò, infilandosi una maglia verde a maniche corte mentre osservai il kit medico appoggiato a terra, al suo fianco e che si era portato dietro insieme a tutto il resto.
-Non lo so...- borbottai tornando a guardare le fiamme con occhi spalancati come ipnotizzato da esse, forse per la stanchezza, ma poi chiusi gli occhi assaporando con la pelle quel calore che era davvero intenso mischiato a quello della febbre. -Che patto hai fatto con lo squalo?- borbottai stanco, con le palpebre che cedevano ad ogni battito, vogliosi di rimanere chiusi, chissà, forse per sempre.
-Lui non avrebbe toccato i miei amici ed io non avrei toccato lui o i suoi uomini.- spiegò, iniziando a bagnare la ferita al braccio con acqua ossigenata per lavarla per poi passarci un altro liquido come disinfettante.
-Cos'è?- chiesi, socchiudendo le palpebre e osservando la bottiglietta. -E poi, non era più facile sconfiggerlo?- domandai cambiando discorso, fremendo per il dolore che attraversava il mio corpo per i tagli e iniziando a mugugnare, strizzando un occhio e mostrando una smorfia contrariata e rigida.
-Iodopovidone. Chopper mi ha assicurato che serve a guarire le ferite, non preoccuparti.- affermò per poi, guardandomi negli occhi, continuare con la seconda risposta: -L'ho sconfitto, gli ho sconfitti tutti. Per questo hanno voluto stipulare con me questo patto... molto inutile in verità. Io non ero nemmeno d'accordo a dirla tutta, ma non potevo di certo cacciarli dalla città visto che hanno diritto di viverci quanto me, così ho accettato pensando che almeno sarebbero stati buoni per un po', infatti attaccano molto raramente, e nel farlo cercano sempre di vendicarsi nei miei confronti.- spiegò serio e dalla mia faccia confusa capì di aver parlato a vuoto: non avevo capito niente.
-Ascolta, io...- mi bloccai ancora, ma volevo dirglielo, desideravo togliermi quel peso.
-Lo sai che non devi se non vuoi.- mi assicurò, finendo di fasciarmi il braccio e iniziando a medicarmi la faccia con lo stesso procedimento di prima.
-No, io voglio. Tu sei mio amico, e poi non c'è la faccio più a tenermi tutto dentro.- spiegai malinconico sopprimendo i gemiti, chinando il capo tra una smorfia e l'altra, mentre lo osservavo tamponarmi i lividi, il volto e provare a pulire le ciocche dal poco sangue che mi sporcava con dell'ovatta prima di coprire i tagli dai cerotti finita la medicazione.
-Okay.- mi diede tempo, appoggiando una mano sulla mia spalla. Presi un grande respiro e chiusi gli occhi, lasciandomi trascinare dai ricordi per un po', nonostante questo mi distruggesse, e aprendo le palpebre iniziai a sfogarmi, a parlare tra i balbettii:
-Un mese fa, io avevo vinto un'altra gara, e così andammo a festeggiare insieme ai miei amici, tra cui anche i miei fratelli; sai erano più grandi di me di tre anni, stavamo sempre insieme... Quando finì ce ne andammo. Io ero in macchina con i miei fratelli, ma era molto buio, e la strada era piena di curve... non abbiamo fatto in tempo ad accorgercene che un camion ci venne addosso e...- mi bloccai e iniziai a singhiozzare sempre più forte, coprendomi la bocca con entrambi le mani che tremavano incessantemente.
Osservai Zoro con le lacrime agli occhi, mordendo, mordendo il labbro e maledicendomi, sentendomi troppo colpevole, troppo; ignorando le parole dello spadaccino che tendeva a volermi parlare con gli occhi, ma io non li capivo, troppo annebbiato nelle mie colpe, con la mente affogata nell'oscurità.
-Gli ho visti morire... davanti a me... E-ed Ace mi ha anche protetto, se non lo avesse fatto forse sarebbe ancora qui!- dissi a voce boccheggiante sempre più alta, piangendo e toccandomi la cicatrice con ambedue le mani mentre, digrignando i denti continuavo a impormi di fermarmi, ma tutto il dolore si riversò all'esterno con troppa ferocia perché io potessi resistervi.
-Mi dispiace molto.- sussurrò lui, limitandosi a questo dopo avermi ascoltato in silenzio, avvolgendomi in un caldo abbraccio che non mi aspettai proprio, mentre continuai a piangere, con forza e agitazione.
-Io... ho perso tutto in una notte... E' solo colpa mia!- esclamai rauco, affondando la faccia contro la sua maglia così radiosa di verde, stringendone un lembo con le mani.
-Questo non è vero. Non devi pensarlo nemmeno! Dovresti continuare a coltivare il tuo sogno, è per questo se...-
-Sì, invece. Se non fossimo andati lì...- piagnucolai interrompendolo, tirando su con il naso -Io non ho fatto niente per impedirlo, per salvarli... Mi merito gli incubi che mi porto dietro! Io... Io...-
 
 
 
Era svenuto tra le mie braccia per la sofferenza. Sospirai, stringendolo a me come se in questo modo potessi proteggerlo da quei ricordi, prima di prenderlo e portarlo a letto. Mi sentivo ancora scosso per la storia che mi aveva raccontato; doveva essere stato atroce vedere una scena tanto raccapricciante e dolorosa, e sentendomi perso senza quel sorriso che lo caratterizzava. Adagiai il suo telefono sul comodino, poggiando anche il mio, e decisi di sedermi appena presi il termometro, mettendoglielo in bocca, sicuro che anche se dormiente avrebbe funzionato lo stesso. Presi di nuovo la bacinella dal bagno, mettendoci dentro altra acqua, immergendoci la pezza nel liquido freddo e gelido, e adagiandola sulla sua fronte, lasciandomi sfuggire due dita che andarono ad accarezzargli la cicatrice sotto l'occhio sinistro, osservandolo, scrutando il suo volto luminoso e quello stesso segno; era così dolce, anche quando dormiva. Portai una mano in avanti, sistemandogli le coperte, e accarezzandogli una guancia con l'indice gli levai il termometro dalla bocca con dolcezza per non svegliarlo, anche se non sarebbe accaduto comunque in quel frangente di dolore, poi mi alzai per abbassare le tapparelle; deciso a non lasciarlo solo con i suoi incubi sarei rimasto, sollevato che non fosse aumentata la temperatura. Mi sfilai le katana poggiandole al muro, affianco al letto, e tornai a sedermi sulla sedia, ponendola davanti al corpo disteso del ragazzo, lasciandomi cullare da quel silenzio muto, ma tutto venne interrotto quando avvertì la vibrazione di un telefono che non mi apparteneva e così, indeciso se rispondere o no, lo presi schiacciando sul tasto verde del touch-screen, ma tenendo costantemente d'occhio il mio amico.
-Pronto?- borbottai.
-Scusa, ma chi parla?-
-Dipende, chi lo vuole sapere?- chiesi secco.
-Un suo amico in pena per lui! E tu? Perché hai il suo telefono?- scattò nervoso, forse preoccupato temendo che il ragazzo si fosse cacciato in qualche guaio, cosa che effettivamente era successa.
-Sono un amico di Luffy anch'io. Al momento sta dormendo, ma posso dirti che sta bene, per quanto può esserlo con quello che sta passando...- sussurrai le ultime parole serio, con gli occhi che riflettevano il dolore del ragazzo, capendo benissimo cosa si provasse a perdere una persona. Scrollando dalla mente quei pensieri rivolti a Kuina cercai di pensare a lui, non mi piaceva vederlo soffrire, desideravo proteggerlo con tutto me stesso. Nel pensarlo però percepii un calore anomalo che attorniava il mio petto, lo stesso di ogni volta che incrociavo i suoi occhi, senza però comprenderne il significato; e un po' non potevo che temere queste sensazioni, ma potevo anche sbagliarmi. In fondo lui era un ragazzo proprio come me, cosa mai potevo provare se non amicizia?, riflettei, riprendendomi visto che il ragazzo oltre la cornetta fosse tornato a parlare dopo averci pensato un po' su se fidarsi o meno del sottoscritto.
-D'accordo. Quando si sveglia digli che Kidd ha chiamato.- disse con un lieve tono di diffidenza, sbuffando, forse capendo dalle mie ultime parole e da quel tono che non stessi mentendo.
Riattaccò e per sicurezza controllai la scritta sul desktop: "Kidd"; era molto bizzarro come nome, ed era un altro messo tra i preferiti. Sospirai, gettando uno sguardo a Luffy; non sembrava agitato come al solito e mi sentì più sollevato, così mi alzai e presi il mio telefono, decidendo di andare fuori a chiamare Chopper per non disturbarlo.
-Ciao.- salutai, adagiandomi contro la porta chiusa. Sentendolo parlarmi preoccupato del fatto di non aver trovato Luffy in casa mi sbrigai a rassicurarlo -Ho controllato la febbre, è scesa a 37 e mezzo.-
Lo ascoltai sospirare più tranquillo per poi suggerirmi le medicine e gli approcci da usare, ignaro di quello che fosse accaduto con Hody e i suoi uomini. Affermai che lo avrei fatto e lo salutai, tornando dentro la stanza dove, oltre al silenzio, regnava un amabile calore. Mugugnai annoiato e incrociai le braccia al petto, adagiandomi contro lo schienale e chiudendo gli occhi.
 
 
Sbadigliai stiracchiandomi, infastidito al suono della mia dannata suoneria, ma se Usop aveva scelto quella c'era un motivo: era l'unica a farmi svegliare. Aprì un occhio con malavoglia e subito scattai per chiudere la chiamata, ricordandomi che Luffy stesse dormendo, ma nel vederlo agitarsi sudato mi affrettai a svegliarlo prima che il suo incubo potesse degenerare in qualcosa di peggiore.
-Va tutto bene, ci sono qui io.- gli assicurai quando le sue palpebre si spalancarono. Lui si limitò a fissarmi con le pupille ridotte a due puntini, spaventato e tremante. -Shhh...- ripetei per un po' in un sussurro appena si catapultò ad abbracciarmi, poggiando una mano sulla sua schiena, e non feci a meno di sbuffare nel risentire la mia suoneria, alzando gli occhi al cielo con tono infastidito.
-Cosa c'è?- sbottai nel rispondere, alzandomi dalla sedia, e, nonostante mi fossi staccato da Luffy, lui non si era staccato da me, attaccato come un koala al suo albero. -Ancora? Maledizione... Sì, ho capito, ho capito.- gli dissi scontroso, seccato da tutti questi allenamenti in un momento del genere, anche se in realtà per me era la norma.
-Posso venire?- lo ascoltai borbottare, con il viso affondato nella mia maglia, forse sentendo la voce all'altro capo della cornetta, tanto era vicino al mio volto.
-Certo.- esclamai, strofinandogli la mano sulla spina dorsale, percorrendola più e più volte. Aveva bisogno di distrarsi; infondo era per questo che era venuto in questa città.
-Grazie.- ridacchiò spensierato, anche se i suoi occhi mi mostravano altro, subito nascosti dalle ciocche nere e corte che sventolavano piano per il gesto improvviso.
-Vado a prepararmi nell'altro bagno, tu usa questo.- e indicai con il capo quello nella stanza, aspettando che scendesse da me.
-Mi tengo la tua casacca?- mi domandò ingenuo, toccandosi con l'indice la maglia in questione. Lo guardai un attimo confuso, lasciandolo delicatamente in ginocchio sul materasso per poi annuire e recarmi in bagno in fretta, sciacquandomi veloce e preparandomi.
 
 
 
Piano piano scesi in soggiorno, tenendo con due mani il laccio del borsone e trascinandomelo fino al divano, sedendomi e incrociando le caviglie tra loro aspettai l'arrivo del mio amico, dondolandomi a destra e sinistra innocentemente, coccolato da quell'abbraccio su cui mi ero fiondato e che ancora danzava nella mia mente riscaldandomi il cuore e lasciando in un angolo i brutti pensieri per un po'.
-Ehi, Luffy hai visto per caso il mio...?- si bloccò mentre scendeva le scale e mi voltai a guardarlo. Lo scrutai raggiungermi appena notò che l'oggetto dei suoi pensieri risiedeva al lato del divano. -Prima che me ne dimentichi... Un certo Kidd ti ha chiamato, prima, mentre dormivi.- mi avvisò.
Annuì, chiedendomi cosa mai volesse, o come fosse riuscito ad avere il mio nuovo numero, e guardai lo spadaccino prendere il borsone con una mano pronto ad uscire. Quando mi fece cenno di andare annuì di nuovo e in tono festoso, affiancandolo e correndo fuori, ma venni bloccato sulla soglia da Zoro che ci tenne a controllare la temperatura sulla mia fronte e a porgermi un giubbotto prima di lasciarmi libero. Ridacchiai e tornai a correre veloce, seguito subito da lui mentre ci dirigevamo, come l'altra volta, al campo da football mentre lasciai aperto il giubbotto nero che mi aveva costretto ad indossare.
Arrivati raggiunsi gli spalti, guardando dall'alto la squadra che si preparava all'allenamento, e lui si diresse agli spogliatoi per cambiarsi per poi entrare in campo, sempre con il suo sguardo serio e impassibile, venendo accolto dal suo coach con euforia; proprio come l'altra volta, notai ridendo mentre lo salutai dall'alto, con lui che ricambiò con un'occhiata. Ridacchiai di nuovo, perché i suoi occhi avevano scintillato di gioia per quel mio gesto, e ne andai fiero.
-Ma guarda chi c'è!- mi sentì chiamare, e voltandomi riconobbi Nami che mi fissava truce -Aspetto ancora l'incasso della scommessa.- affermò esigente, piegandosi con il busto appena mi fu vicina e puntandosi le mani ai fianchi, scoperti per via del fatto che indossasse una maglietta corta e scollata, ed un jeans lungo fino alle ginocchia; mi ispezionò in attesa di una risposta ma ad un tratto piegò un sopracciglio confusa:
-Sbaglio o indossi ancora la casacca di Zoro?-
-Hai ragione!- ricordai della scommessa, sorpreso, ridendo e grattandomi la nuca spensierato -Prometto che dopo l'allenamento te li darò.- esposi tranquillo -E sì, indosso ancora la sua maglia.- risi.
-Aahh!- un urlo spaventato attirò la mia attenzione, così mi voltai osservando la renna corrermi in contro. -Ma come mai sei qui? Dovresti restare a letto a riposare!- mi rimproverò Chopper, gesticolando sconvolto.
-Dai, non esagerare. Sto bene.- non terminai la frase che mi ritrovai con un termometro in bocca, con il dottore che mi faceva tutti gli esami possibili, e gli altri che ridevano per quella scena ed il mio sguardo risentito per non essere stato ascoltato.
-Tieni.- mi disse il cuoco sedendosi al mio fianco e aprendo un cesto da picnic, porgendomi una coscia di carne. Sentì la sensazione disgustosa della nausea che saliva, ma i morsi della fame ebbero la meglio su di me, così afferrai il cibo appena la renna mi tolse il termometro per controllare la temperatura corporea mentre il gruppo si mise seduto in cerchio, tranne Nami che si avvicinò ad un terzo cestino, prendendo da dentro, richiuso in una busta, la mia camicia rossa.
-Ecco a te.- mi sorrise ed io la presi, ringraziandola per il disturbo.
-37.2... Stai migliorando.- disse sollevato, posando tutti i materiali dentro lo zaino, io annuì e tornai a guardare Zoro che dopo il riscaldamento aveva iniziato a giocare, schierandosi dietro la linea d'attacco, subito dietro il Centro che al momento dello snap gli diede la palla, passandogliela da sotto le gambe. Ricevuta la palla, guardai il Centro andare a bloccare la pressione della difesa insieme alla offensive linee e formando quella che Zoro aveva chiamato "tasca", che serviva come barriera per proteggere il quarteback, in modo che esso avesse tutto il tempo per effettuare un lancio al ricevitore smarcato, tirandogli il pallone ovale e marrone tipico di quello sport. L'ho trovavo così buffo e divertente, e ripensando a quando lo avevo affermato a Zoro e che lui aveva sorriso, divertito e compiaciuto del mio commento ridacchiai, mentre i suoi amici battevano le mani, fieri del punto ottenuto a favore dell'amico anche se quello era solo un allenamento.
E quanto terminò, e già era durato più del solito, ci avviammo agli spogliatoi, restando ad aspettarlo fuori. Quando uscì, dopo essersi lavato e cambiato, Zoro ci guardò smarrito.
-Voi che ci fate qua?- borbottò.
-Volevamo cenare insieme. Ma prima i soldi!- spiegò pacata per poi riferirsi severa a me, ed io risi, annuendo. -Ottimo.- sorrise fiera.
-Visto che ci siamo, tanto vale cenare direttamente a casa tua.- espose Usop ed io alzai le spalle, pensando che così mi sarei anche potuto cambiare, rimettendomi la mia camicia, anche se adoravo quella casacca che aveva impresso l'odore dello spadaccino.
Arrivammo più in fretta del previsto, con il sole quasi del tutto tramontato e che aveva lasciato spazio di già alle stelle. Varcando la soglia acesi la luce del soggiorno, abbassando le tapparelle e aprendo di poco la finestra per far cambiare un po' l'aria.
-Aspettami qui, Nami. Vado a prenderti i soldi.- sorrisi, tenendo ancora tra le mani la camicia, osservando gli altri preparare la tavola mentre altri ancora si mettevano comodi, con Franky, Usop e Chopper che esaminavano la casa, quasi con occhio critico come a volersi accertare che non crollasse a terra, che fosse a norma per la mia sicurezza e anche in fatto di pulizia per la mia salute, ma anche con uno sguardo bonario.
-Certo. Comunque, il tuo debito è aumentato in questi giorni, mi devi il 35% in più.- espose decisa con un sorriso, mentre Usop protestava con rammarico.
-Okay. Quindi in tutto quanto ti devo?-
-Abbiamo scommesso 500 berry, quindi, più il 25% e più i soldi ai danni alla locanda... In tutto viene 15.500,35.- sorrise giuliva, con Chopper e Usop che spalancarono la bocca fino a terra.
-Perché quella faccia?- domandai curioso, non capendo -Accetti carte di credito?- mi rivolsi poi a Nami.
-Come puoi dire di sì ad una somma del genere?- scattò il nasone, alzando una mano per essere interpellato.
-Perché? Sono tanti?- inclinai il capo da un lato.
-Cosa?- domandò con tono sottile e sorpreso, bloccandosi senza respiro per lo shock -Sì! E' una somma inverosimile!- scattò poi.
-No, accetto solo contanti.- mi informò lei, ignorando i commenti di Usop che si beccò un pugno in testa.
-Ottimo, torno subito.- ridacchiai andando di sopra con Nami che festeggiava; erano davvero simpatici.
Entrai in camera mia e mi sfilai con rammarico la maglia di Zoro, lasciandola sopra il letto per poi mettermi la mia camicia senza però abbottonarla, dirigendomi poi nella stanza del nonno; lì, le tapparelle, erano ancora tutte chiuse. Andai verso l'armadio, aprendolo tentai di ricordare la password della mia cassaforte dove tenevo tutti i risparmi che avevo lasciato, che il nonno mi spediva ogni settimana sapendo quando spendessi in cibo, sempre se poi mi ricordavo di pagare, e altri che mi ero portato dietro. Picchiettandomi il mento con l'indice e guardando la manopola di metallo mi illuminai nel ricordare il codice, per non dire sollevato temendo di non poter più ripagare Nami. Avevo di già pagato sia il negozio che il locandiere del primo giorno, per mia fortuna non mi avevano denunciato o cose del genere, e sempre per mia fortuna avevo abbastanza soldi per la mia amica. L'aprì e presi qualche banconota, tentando di contarle, ma non ero mai andato a scuola e a malapena contavo fino a dieci; a questa consapevolezza misi il broncio, avviandomi.
-Certo che ha una bella casa.- sentì la voce di Brook, mentre suonava qualcosa di dolce e melodioso dal suo violino e sorrisi, felice del complimento, arrivando alle scale per portare i soldi alla mia amica.
-Ma è così vuota.- commentò Robin, guardandosi attorno.
-In che senso?- chiesi curioso, tornando in soggiorno e porgendo i soldi, con un sorriso, a Nami che iniziò a contarli bramosa e con gli occhi lucenti.
-Ci sono solo mobili, niente foto che ritraggano bei momenti insieme alla tua famiglia.- spiegò, seduta sul divano con le gambe accavallate e le mani appoggiate sulle cosce.
-Oh.- risposi, sapendo che gli avevo solo nascosti da qualche parte, mentre Nami mi richiamò:
-Luffy, mi hai dato una cento in più.-
-Oh, davvero? Beh, tienila per il disturbo che ti sei data per avermi lavato la camicia.- ridacchiai per poi saltare sulla poltrona a gambe incrociate, guardando Zoro seduto sul divano affianco a Robin e Chopper che sorridevano.
-Come fai ad essere così accondiscende con lei? Sono soldi tuoi quelli!- protestò Usop, incredulo che avessi davvero donato una somma simile, ma io non sapevo nemmeno se fosse davvero così esagerata.
-Meglio così.- commentò Nami fiera, posando i soldi nella sua borsetta a tracolla.
-Ma come "Meglio così."?- scattò ancora il nasone, senza parole.
-Allora? Nemmeno una foto?- mi chiese ancora Robin, sporgendosi con il busto sul divano davanti a me, e piegandosi, tenendosi il mento con una mano, con il gomito sulla coscia ed un sorriso.
-Beh, ecco...- mi feci pensieroso non volendo rispondere, con l'acuto sguardo di Zoro che mi teneva d'occhio, ma in quel modo mi sentivo protetto da esso, e mi piaceva.
-Una con i tuoi genitori?- osò Chopper vedendomi in difficoltà, stringendosi teneramente il cappello.
-No, non ho mai conosciuto i miei genitori. E non ho foto perché mio nonno sta sempre fuori per lavoro e non ha tempo per queste cose famigliari; è sempre stato un tipo che preferisce più il lavoro alla famiglia...- commentai con un sorriso falso che forse fu troppo evidente, cercando di distogliere i miei pensieri dai miei fratelli, osservando i loro sguardi farsi cupi per quelle parole; forse erano tristi perché non avevo conosciuto i miei genitori? Ma per me non era mai stato un problema, non ne avevo mai sentito il bisogno; stavo bene così.
-Sei... sempre solo, allora?- borbottò Chopper, e quelle parole, così veritiere ora, mi aprirono la mente, stringendomi il cuore.
-I-io... Già.- farfugliai confuso, come in un blackout, osservando per terra ad occhi sgranati per quella consapevolezza amara e inaspettata. Odiavo stare solo e avevo sempre cercato con tutte le forze di non esserlo, ed ora, con ironia, lo ero.
-Su, forza: mangiamo!- esclamò festoso Franky, cercando di alleggerire la tensione, con l'immediato accompagnamento: musicale di Brook, e canoro di Usop e Chopper che oltre a cantare, ballavano anche, cercando di rallegrarmi, come tutti gli altri.
Mi dondolai, tornando a ridere, osservando Sanji servire tutto sul tavolo apparecchiato per otto; anche se avevano aggiunto un posto, con il cuoco che fece sedere in modo elegante le due ragazze che lo ringraziarono, felici del gesto. Guardai Zoro oltrepassarmi dopo aver adagiato sulla mia spalla, per un attimo sfuggevole, la sua mano, come per dirmi: "Non sei solo. Ci siamo noi, non vedi?". Sorrisi ancora; ormai tutti erano al tavolo, ed io li raggiunsi assieme a Brook che volteggiava insieme alla sua musica. Non mi andava proprio di mangiare con quella nausea che mi restava continuatamente in bocca e che diventava impellente appena sentivo odore di cibo, ma provai ad assaggiare un boccone e maledì Sanji per come cucinasse da Dio; perché se non rischiassi di rimettere tutto dopo avrei già finito di mangiare. Guardai di sottecchi gli altri che erano tornati a ballare e cantare, e allora, senza volere, mi dedicai a Zoro che rideva a crepapelle, con un boccale di birra in mano, per la scena di Chopper con due stecche nel naso a spalancargli la bocca. Sorrisi lievemente e tornai a fissare il piatto di carne, avvertendo la pancia sottosopra, la testa che girava e il sapore disgustoso della nausea in bocca solo nel guardare il cibo, così distanziai il piatto da me involontariamente, ma per fortuna nessuno sembrò accorgersene, almeno per ora.
-Forza! Tutti insieme!- incitò Brook, suonando e cantando una canzone piratesca che conoscevo bene, si intitolava "Il liquor di Binks".
Ma non potevo restare, o rischiavo di rimettere tutto davanti a loro. Non avevo toccato cibo, ma la nausea aumentava vistosamente, procurandomi fastidi e crampi allo stomaco e vari capogiri nonostante la mia immobilità. Presi velocemente il telefono dalla tasca, nascondendolo sotto il tavolo e componendo il primo numero che mi venne in mente, e in quel momento pensai d'istinto solo a Kidd che per mia fortuna rispose subito. Sorrisi e pensai di correre via, mentre tenevo il telefono all'orecchio.
-Ehi, Kidd!- salutai, alzandomi con tutti gli occhi su di me e salì in fretta le scale per dirigermi in bagno, chiudendomi la porta alle spalle e sedendomi a terra solo per poter respirare a fondo e riprendermi, almeno avevo avuto una scusa per allontanarmi.
-Luffy! Mi hai fatto preoccupare: sei scomparso da un giorno all'altro senza lasciare tracce; hai cambiato anche numero! Se non fosse stato per Garp non avrei saputo come contattarti!- mi rimproverò severo.
-Scusami Kidd... Non hai dato a nessun altro il mio numero, vero?- sperai con tutto il cuore.
-Mi spiace non averlo fatto, e dico davvero.- affermò secco -Siamo tutti in pensiero. Perfino il tuo manager! So che pensi che Law ti spinga ad oltrepassare i tuoi limiti contro la tua volontà e a dare sempre e solo il massimo, ma ti sbagli. Ti avrebbe dato tempo, e sarebbe stato al tuo fianco a darti man forte, proprio come tu avevi fatto con lui. E ora sta solo sperando di saperti sano e salvo!-
-Non dovreste essere preoccupati...- mugugnai.
-E allora dimmi dove ti trovi e quando torni! E visto che ci sei dimmi chi era il tipo che mi ha risposto questa mattina al tuo telefono!- ordinò senza troppi giri di parole, sottolineando sull'aggettivo "tuo".
-Non penso di tornare. Io... Non me la sento di continuare per quella strada.- balbettai sentendomi sul punto di rimettere e mi strinsi lo stomaco con una mano, avvertendo un conato venire su, ma lo bloccai in gola con un gorgoglio, un miscuglio di acido e vomito, ringoiandolo con una smorfia per il saporaccio.
-Ma cosa stai dicendo? Senti, questo è solo un momento, ma ti passerà. Dimmi dove ti trovi, perché hai bisogno di noi.- ci tenne a dire, con un tono preoccupato e severo al tempo stesso.
-No, no...- negai ripetutamente muovendo anche la testa, e riattaccai, lasciando malamente il telefono a terra e gattonando verso il water come se fosse la mia unica speranza, stringendolo alle basi e rimettendo tra la tosse, e il vomito dal gusto amaro e disgustoso.
Sentì la porta cigolare per poi richiudersi piano, e qualcuno camminare nella mia direzione per poi sedersi a terra dietro di me con apparente calma. Mi ero dimenticato di chiudere a chiave la porta; accidenti, pensai.
-Sono io, Luffy. Non preoccuparti.- sentì una morsa al cuore appena avvertì la sensazione calda di quelle parole invadermi la mente intanto che continuavo con quel maledetto rigetto. -Di sotto tutti si chiedono chi sia questo Kidd.- ridacchiò per smorzare quell'aria pesante, passandomi una mano sulla spina dorsale e alzandosi per aprire la finestra, e far cambiare aria.
-E' solo un mio caro amico...- tossì con la voce fredda che fece da eco dentro il gabinetto prima di allontanarmi dal water e appoggiarmi contro il muro fresco, così rinfrescante in quel momento. -Perché sei venuto?- respirai a fondo.
-Ti ho visto allontanare il piatto e poi smanettare con il telefono da sotto il tavolo. Mi sono insospettito.- spiegò chinandosi sulle ginocchia a due passi da me, mentre al mio lato destro regnava il suo braccio muscoloso con cui si reggeva al muro.
-Eri preoccupato?- domandai sorpreso, fissandolo dritto in quegli occhi verdi che potevo solo amare. Mi fissò indeciso, non sapendo come rispondere, ma poi affermò:
-Forse un po'.- passandomi un asciugamano bianco, bagnato con acqua calda, sulle labbra, guardandomi serio come sempre per poi passarmi un flaconcino di pillole; le medicine. Feci una smorfia, e controvoglia presi una pasticca, ingerendola insieme ad un po' d'acqua presa dal lavandino.
-Grazie.- sorrisi prendendo il tessuto vaporoso e soffice tra le mani e posandolo sulle gambe, adagiando poi il capo contro il suo petto e chiudendo gli occhi fino ad addormentarmi per la stanchezza che mi sentivo addosso, forse colpa ancora di quella maledetta febbre.
 
 
 
Aprì un occhio, osservandomi attorno assonnato, e ascoltando il frusciare delle coperte mi voltai a guardare Luffy che si stringeva a me e ai lembi della mia maglia con le mani ed il volto scosso da smorfie di terrore. D'istinto lo avvolsi di più con le braccia, scuotendolo per svegliarlo piano e con dolcezza.
-Z... Zoro...- mugugnò sorpreso e flebile, alzando lo sguardo per osservarmi negli occhi, ormai sembrava un'abitudine per lui, una delle quali mi procurava sollievo e tranquillità, regalandomi un senso di libertà mai provato e non sapevo se apprezzare o meno tutto questo.
-Tutto okay.- assicurai, alzandomi e lasciandolo lì da solo tra le lenzuola; sembrava così indifeso in quel momento, mentre si era tirato le lenzuola fino alle labbra come a coprirsi, con gli occhi luccicanti e teneri.
Alzai le tapparelle veloce facendo filtrare il sole, continuandomi a chiedere come mi fosse passato per la testa di dormire con lui, e poi mi ricordai: dopo che la festa finì, dopo che tutti erano tornati a casa e che Chopper aveva dato un'ultima occhiata a Luffy, lo avevo preso di nuovo in braccio e mi ero diretto in camera sua per adagiarlo sul suo letto. Avevo provato di tutto, ma continuava a non staccarsi di dosso da me, così ci avevo rinunciato e mi ero disteso con lui che aveva sorriso, ed il cuore mi si imperlò di gioia in quell'abbraccio, scaldandomi l'anima, così tanto che rinunciai e non ci pensai più di tornare a casa.
-Scusa.- disse mettendosi seduto, per poi scostare le coperte e alzarsi, dirigendosi chissà dove, forse intuendo che non avevo gradito la cosa dal mio sguardo.
Sbuffai irritato, sentendomi anche in colpa; addirittura? In colpa? Non avevo fatto nulla di male!, pensai con stizza, con rabbia proprio perché in realtà se era andato via era per via del mio sguardo. Così lo seguì per fermarlo, ma uscendo lo trovai seduto a terra, di schiena contro il muro del corridoio, tenendosi la fronte con la mano per coprirsi da me per le lacrime.
-Voglio stare solo...- piagnucolò, tirando su con il naso; ignorai le sue parole e lo osservai dall'alto, cercando di capire perché ora si comportasse in quel modo. -Te l'ho già detto... Sono solo un debole.- e si strinse nelle spalle.
-Davvero, smettila! Smettila di ripetere la stessa scena di dolore, smettila di maledirti e di distruggerti!- esplosi, lasciandolo guardarmi smarrito con gli occhi lucidi -Se ti hanno difeso, se ti hanno salvato, lo hanno fatto per continuare a far vivere te! Secondo te vogliono vederti così, loro?- scattai, mentre lui negò col capo, mogio, ma non ero tanto convinto che avesse concepito le mie parole appieno.
-Non sei solo, d'accordo?- gli sussurrai facendomi posto con lui, accarezzandogli i capelli mentre si adagiò contro il mio petto, singhiozzando tra altre lacrime e annuendo piano. -Cerca di continuare a vivere il tuo sogno anche per loro. Gli è lo devi.-
Sorrisi e lo presi di peso, portandolo in soggiorno per preparagli qualcosa. Adagiandolo sul divano gli controllai la fronte e realizzai, sollevato, che la febbre fosse svanita del tutto, così mi diressi in cucina, prendendo il cibo che Sanji aveva lasciato per noi la sera prima.
-Si mangia!- esultò lui, correndo e iniziando ad abbuffarsi anche della mia parte; ora ne ero certo: la febbre era davvero scomparsa del tutto.
-Ehi!- protestai avviandomi per prendere dei pancakes prima che se li inghiottisse tutti in una volta. Se la rise e continuò a mangiare tranquillo, ghignai e quando finimmo di fare colazione dovetti, vedendolo distruggere ogni stoviglia che prendeva in mano, lavare i piatti al suo posto.
-Senti Zoro, oggi posso venire da te per vederti allenare?- mi chiese euforico, mentre asciugavo le ultime posate.
-Allenamento? Non mi ha chiamato ancora nessuno...- dissi, pensandoci affondo, ricordandomi anche che mancassero pochi giorni all'incontro con la squadra di Doflamingo.
-No, intendo nel dojo. Ti alleni ogni mattina, posso stare a vederti?- mi chiese sorridente. Comprendendo che si riferisse a questo, annuì.
Finendo di pulire ci recammo fuori dopo che lui ebbe preso il suo amato cappello ed io le mie katana. Arrivati iniziai dalle flessioni, con lui seduto lontano a gambe incrociate sul tatami a fissarmi con quel sorriso di cui, ammisi, non potevo più fare a meno.
-Mi piace tanto la tua compagnia...- borbottò quando ormai ero arrivato ai sollevamenti pesi, non pensavo che potesse restare ad aspettarmi fino a così tanto, credevo sarebbe morto di noia dopo cinque secondi; ma ghignai a quelle parole, sapendo di provare la stessa cosa.
Adagiai il bilanciere al suo posto e mi alzai dalla barra, restando seduto e guardando sorpreso l'asciugamano che le sue mani mi porsero. Ghignai di nuovo, afferrandolo e usandolo per asciugarmi la faccia da tutto quel sudore, mentre lui si sedette a cavalcioni sulla barra, davanti a me, continuando a dondolarsi avanti e dietro con le gambe e con il busto.
-Devo fare una doccia, mi aspetti qui o in soggiorno?- chiesi posando le katana al loro posto per mettere in ordine, e lui alzò le spalle, così lo lasciai lì.
Raggiungendo la mia stanza presi il cambio dei vestiti per poi entrare in bagno. Girando la manopola della doccia lasciai scorrere l'acqua calda sulle mie spalle e sul mio petto, chiudendo gli occhi mi rilassai, annusando il vapore tiepido che mi circondava, e senza pensarci il mio pensiero volò diretto a Luffy, a come fosse forte, e a come fosse fragile; sapeva esternare i propri sentimenti con una tale normalità, non era come me; io sapevo essere più riflessivo ed introverso, lui invece faceva uscire fuori ogni cosa che provava, desiderava che tutti sapessero come fosse in ogni istante della giornata, senza vergogna, senza timore. Con un mezzo sorriso sul volto sospirai pacato, ma poi mi ricordai di quanto fosse scappato dalla stanza, e capì che voleva stare solo a volte, desiderava il suo spazio per soffrire, ma avrei accettato quella parte di sé solo quando lui avrebbe accettato la scelta dei suoi fratelli e sarebbe andato avanti. Prendendo la spugna rossa mi insaponai, e alzando lo sguardo al soffitto misi lo shampoo, strofinandolo veloce sui capelli, risciacquandomi per poi uscire dalla doccia. Coprendomi la vita con un asciugamano mi cambiai, per poi dirigermi con le ciocche gocciolanti in camera mia per prendere il telefono che avevo appoggiato prima sulla scrivania.
Scesi le scale con l'intenzione di raggiungere il dojo e Luffy, ma ritrovai quest'ultimo in soggiorno ad attendermi sul divano, seduto all'incontrario, in ginocchio, appoggiato di petto allo schienale con le braccia incrociate dove nascondeva la faccia per la noia, finché non mi vide arrivare e allora saltò dalla gioia, letteralmente.
-Andiamo a mangiare?- mi chiese bramoso, con la lingua di fuori per la fame.
-Certo.- sospirai pesantemente per poi sogghignare e lasciami trascinare dalla sua furia famelica, iniziavo ad adorarlo un po' troppo, però anche io avevo fame, quindi andava bene così per ora.
 
 
Mi distesi di schiena contro il tetto di una casa e mi portai le braccia dietro la nuca mentre lui finiva la sua ultima coscia di carne, strappandola a morsi senza ritegno, recuperando tutti i pasti saltati. Lo osservai sedersi per godersi il panorama, con la luce del sole al suo fianco che faceva risplendere anche il più piccolo particolare: dai suoi capelli ai suoi occhi, fino alla sua bocca. Mi sentì avvampare nell'osservare, come ipnotizzato, quelle labbra rosee e carnose, ma decisi di cambiare subito traiettoria e i miei occhi si dedicarono all'azzurro del cielo prima di richiudersi, pronti ad assopirsi.
-Ehi Zoro...- si bloccò, ingoiando, forse l'ultimo pezzetto di carne rimasto attaccato all'osso mentre avvertivo la sua ombra sporsi sopra di me -Ma stai dormendo di già?- borbottò deluso, stavo per aprire un occhio, un po' scocciato, per vedere cos'altro volesse, ma prima che potessi esserne in grado avvertì qualcosa di soffice e caldo sfiorarmi con incredibile dolcezza la guancia sinistra. Non sentì più l'ombra di Luffy sopra di me, però ascoltai la sua risata, e la sua voce flebile ed estasiata che esclamò fiera:
-Sogni d'oro!-
Rimasi impassibile, capendo che stesse andando via per lasciarmi dormire in pace. Ascoltai lo sfrigolare delle tegole, forse per via del fatto che stesse scivolando giù come su uno scivolo per poi atterrare indenne in strada. Ascoltai il battito dei suoi sandali correre per andare chissà dove e lasciai che un ghigno invadesse il mio volto nel ripensare a quel bacio inaspettato che mi aveva donato; non aspettandomi un gesto simile, così, tutto ad un tratto.
 

 
  
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