Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: Io_amo_Freezer    15/07/2019    1 recensioni
Monkey D. Luffy è un ragazzo di diciannove anni, ma con la testa, troppo, tra le nuvole ed un cuore grande e ricolmo di innocenza. Purtroppo si porta alle spalle un grande segreto e dentro un profondo dolore che continua a tormentarlo senza sosta.
Tornare nella sua città natale gli sembra la cosa migliore per cullarsi nella tranquillità e nella pace, ma lo sarà davvero con quello che sta passando?
E se sulla sua strada incontrasse un gruppo di amici ed uno spadaccino leali e molto speciali? Riusciranno a salvarlo dai suoi incubi? In una città invisibile, lasciata indietro e dimenticata; tra nemici e nuove conoscenze, qui, Luffy si ritroverà ad affrontare un po' di avventure e molte e più distrazioni. Ma il suo sogno lo chiama, riuscirà a liberarsi dai suoi fantasmi per tornare a seguirlo?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: ASL, Donquijote Doflamingo, Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ridacchiai, euforico per quel bacio. Anche se lui, avvolto nei suoi sogni, non ne era a conoscenza, e forse non lo avrebbe mai saputo. Però mi sentivo comunque fiero e pieno di gioia per averlo fatto, e tornai a respirare, e presi tutta l'aria che serviva ai miei polmoni in quel momento: persi anche loro in quel vortice di emozioni avevano smesso di fare il loro lavoro. Continuai a ridere, ignorando gli sguardi straniti e indignati della gente, mentre io mi sentivo così appagato. Iniziai anche a saltellare per la gioia, guardandomi attorno e ammirando il cielo; non mi sentivo così gioioso da davvero tanto, e non pensavo che bastasse così poco, un bacio, per tornare ad esserlo, come non pensavo di tutta questa fusione di sensazioni positive ed inspiegabili, era come se fossi pronto ad esplodere per far sentire a tutti quello che provavo, per far sentire a tutti che ero in pace; finalmente felice. Non ero solo, non ero solo; mi ripetevo sicuro. Avevo Zoro, Nami, Sanji e tutti gli altri simpatici amici con cui avevo fatto conoscenza. Dovevo ricordarmelo, dovevo. Dovevo perché altrimenti i ricordi amari di quell'incidente sarebbero tornati fino ad uccidermi.
Mi fermai che ormai ero nel portico di casa mia. Ripresi fiato, senza mai lasciare quel sorriso che, per quanto tirasse non faceva nemmeno male, forse anche per il fatto che fossi di gomma. Entrai senza indugi e mi catapultai sul divano a gambe incrociate, con l'affanno per tutta quella euforia che sembrò abbandonarmi appena compresi tutto quello che fosse realmente accaduto, che avevo fatto: avevo dato un bacio ad un ragazzo, e quel ragazzo era Zoro. Rimasi a fissare, in piedi, il soffitto con una malinconia innata che nacque dopo aver concretizzato il gesto fin troppo dolce che avevo dato, che non mi apparteneva, e rimasi così forse per minuti interminabili, a pensare ai sentimenti verso lo spadaccino, troppo fuori luogo per semplice affetto di amicizia, e a quello che poteva compromettere con il mio rapporto con lui; temendo di dover soffrire ancora, di dover patire ancora la solitudine, che mi avrebbe abbandonato dopo aver scoperto che volevo qualcosa di più, ma poi, a pensarci bene, nemmeno sapevo cosa significasse quel "più" che tanto agognavo tutto ad un tratto. Certo, se Zoro se ne andava mi rimanevano gli altri, ma sentivo che non potevo perdere lui, che era speciale più degli altri. Lui aveva fede in me, ma io meritavo tutta questa fiducia?, pensai per poi borbottare a voce alta in quella casa vuota, sentendomi così confuso e disorientato da tutti questi pensieri, mi faceva solo male rifletterci, mi faceva venire un gran mal di testa e poi, più pensavo di poterlo perdere, più tornava ad avvolgermi il mio alone di disperazione e depressione.
Sbuffai stizzito e chiusi gli occhi, buttandomi di botto e di spalle contro i cuscini del divano, cercando di ritrovare la felicità perduta che non sembrò rivolermi con sé. E invece mi tornarono in mente le parole del mio amico, mi caddero addosso come un fulmine a ciel sereno.
-Cercare di continuare a vivere il mio sogno anche per loro. Gli è lo devo.- ripetei piano, voltandomi con il capo a guardare intensamente il pavimento appena mi misi disteso a pancia in giù.
Strinsi i pugni, osservando il sole ancora in cielo oltre la finestra e decisi di alzarmi, recandomi in fretta, anche se con un po' di esitazione, in camera, deciso della mia idea anche se con il timore che le mie gambe potessero decidere di voler scappare da un momento all'altro. Arrivando a destinazione mi piombai difronte l'armadio, avvicinando la mano ai pomelli e, prendendo un grosso respiro, lo aprii con timore, quasi come se da un momento all'altro potesse attaccarmi o aizzarmisi contro. Guardai verso terra, dove si trovava la mia valigia, e con un grande sospiro mi chinai di colpo sulle ginocchia, rimbalzando un po' per poi aprire la cerniera con agognata lentezza, percorrendo tutta la sagoma della borsa con un movimento studiato nei piccoli dettagli, e forse stavo esagerando, però avevo così paura, così voglia di fuggire e non entrare più in quella camera se l'armadio mi avrebbe ancora mostrato quel borsone con le ante spalancate, odiandomi tanto perché sentivo di star commettendo un errore, uno dei più gravi. Però, alla fine l'aprii e studiai l'interno con un tuffo al cuore, strofinandomi gli occhi per impormi di non piangere, ma alla fine mi decisi e presi il costume azzurro, recandomi in bagno per mettermelo sotto i vestiti. Tornai indietro molto in fretta, e adocchiai nella valigia il borsellino dove tenevo i miei occhialini e chissà cos'altro che non ricordavo, visto da quanto l'avessi abbandonata, e non capivo nemmeno con quale forza fossi riuscito a portarmela dietro, forse più dicendomi che l'avrei abbandonata nel posto in cui tutto era cominciato. Così presi il borsone con tutto quello che conteneva, mettendoci dentro anche il telefono che segnava le 16:27, davvero presto, o forse tardi per ciò che stavo per fare, sempre se lo avrei fatto.
Varcai la soglia della piscina, scrutandomi attorno, ma come al solito non sembrava esserci nessuno. Alzai le spalle, e mi addentrai nella sala dove si poteva accedere ai controlli. Inclinai il capo da un lato, confuso da tutti quei pulsanti nella tabella; alzando le spalle iniziai a schiacciarli quasi tutti, accendendo e spegnendo luci e chissà altro, cercando solo quello che apriva il flusso del cloro per depurare l'acqua.
-Ehi, tu! Cosa stai facendo?- scattò, un uomo di vecchia età da come si poteva intuire dall'andatura ricurva e dai capelli grigi; dal tono e dallo sguardo sembrava anche furioso.
-Voglio usare la piscina.- risposi con sufficienza all'inserviente che mi fissò un attimo incredulo.
-Cosa?- mi chiese, come se non avesse sentito bene.
-Ho detto che voglio usare la piscina.- ripetei, con un broncio annoiato: non volevo aspettare oltre, avevo paura di poter cambiare idea, cosa che poteva accadere anche in quel momento stesso.
-Va bene, ragazzo.- borbottò con un sospiro di resa, anche se non aveva resistito troppo, avvicinandosi per sistemare il mio macello. -Sei fortunato, abbiamo appena finito di lavare tutte le piscine; scegli quale preferisci.- mi incitò con un mezzo sorriso, ridacchiando rauco per poi dirigersi fuori dalla stanza, raggiunto da un altro inserviente, forse un po' più giovane, che mi osservò di sfuggita prima di andarsene con il suo amico.
Risi per il nervoso, perché era come se tutto l'universo mi stesse imponendo di tornare ad essere il vecchio me quando io volevo solo chiudermi in casa, o da qualche altra parte, senza che nessuno mi disturbasse. E così, alla fine, mi recai verso quella olimpionica, la stessa dove mi aveva portato Zoro per salvarmi da quei brutti ceffi, e sedendomi a terra, praticamente vicino alla parete e lontanissimo dall'acqua, iniziai a sfilarmi la camicia, i sandali e le bermuda. Restai solo col costume e strisciai in avanti, avanzando con le mani fino al muretto, perdendomi ad osservare l'acqua con le gambe portate al petto. Mugugnai triste e mi strinsi con le mani il cappello contro la fronte, con il battito che mi straziava per come corresse all'impazzata dalla paura, dannandomi per quelle sensazioni così atroci che non riuscivo a sconfiggere.
-Ehh...-
Sentì sospirare pesantemente e mi voltai di scatto, riconoscendo Zoro che si mise seduto sul pavimento, ad un passo da me, osservandomi riflessivo come al solito. Inclinai il capo da un lato, mentre la paura sembrò diradarsi un po' dal mio petto, come se la nebbia che mi assediava il cuore stesse svanendo grazie al faro che risiedeva imponente proprio davanti a me e in quel preciso momento.
-C... Come hai fatto a trovarmi?- ripresi fiato come se fosse in apnea, mordendomi il labbro per non farmi vedere debole, non da lui, e avvolgendo le gambe con le braccia ancora di più, e nascondendo il mento nell'incavo del gomito, continuando però a guardarlo. Lui alzò le spalle, senza darmi risposta si distese e chiuse gli occhi; sorrisi:
-Okay.-
Tornai a guardare l'acqua, ammirandola in quel suo splendore che sempre l'aveva caratterizzata e che sempre mi aveva colpito, e continuai così per minuti atroci senza muovermi. Sembrava più fuoco che acqua quella in cui mi dovevo immergere, ed io non sentivo di doverlo fare come non sentivo di potercela fare; e alla fine i minuti non passarono, diventarono interminabili. Con il cuore in gola mi mordicchiai nervoso il labbro inferiore con così tanta forza fino a spaccarlo e farlo sanguinare, gettando subito dopo uno sguardo a Zoro che, con mio grande rammarico, si era addormentato, proprio quando sentivo di volergli parlare, di chiedergli aiuto. Era lì, ed io ne volevo approfittare, come se fosse la mia unica ancora, volevo che mi aiutasse in qualche modo.
Tornai serio e cercai di calmarmi, raccogliendo aria e trattenendola per un po' prima di buttarla via come un sospiro. Lui era al mio fianco, non ero solo, mi ripetei nella mente. Sorrisi pacato e allungai una mano verso il suo volto, accarezzandogli una guancia e adagiandogli sul capo il mio amato cappello di paglia che gli ricadde in avanti, coprendogli gli occhi. Presi ancora respiro e dopo aver dato un ultimo sguardo al mio nuovo tesoro mi sporsi, allungando le gambe in acqua fino ad immergermi completamente ad occhi chiusi, con il gelo ad avvolgermi completamente, quasi facendomi diventare una statua di ghiaccio. Non avrei mai immaginato che un giorno l'avrei affrontata come nemica, l'acqua, e invece eccoci qua. Aprii gli occhi, muovendo i piedi sott'acqua per rimanere a galla per poi osservare i palmi delle mie mani riversi verso di me, tenendole sopra l'acqua e stringendole a pugno con decisione, ma tutta questa volontà svanì nel ricordarmi le mie colpe, nel ricordarmi gli orrori che mi perseguitavano. Spalancai la bocca con l'affanno, bloccando i piedi, tenendo gli occhi sgranati ed il cuore fermo come morto. Era colpa mia, compresi ancora nella testa d'impulso, tirando su con il naso e stringendo i denti, mentre andavo a fondo senza impormi, lasciando all'acqua il privilegio di aiutarmi a farla finita, ad annegare le mie colpe in tutti i sensi, a lasciarmi andare.
-Va tutto bene.- mi assicurò Zoro, sussurrandomelo nell'orecchio da causarmi un brivido e un calore anomalo al cuore che palpitò con più forza, tenendomi stretto, con le sue braccia muscolose che mi circondavano il petto impedendomi di raggiungere il fondo. Era arrivato così all'improvviso e con solo un costume verde addosso, cosa che mi permetteva di ammirare al meglio i suoi muscoli mentre individuai i suoi e i miei vestiti piegati e messi vicini, con, adagiato sopra il mio cappello. Nel vederlo in costume capii che doveva essersi organizzato anche lui prima di venire qui, e cercai di resistere alla tentazione di aggrapparmi alle sue spalle e di adagiarmi con la testa al suo petto con tutte le forze.
Annuii con una smorfia a quelle sue parole così calde e affettuose nonostante continuasse a mantenere un atteggiamento rigido e serio nei miei confronti, e ascoltai le sue mani spostarsi e stringere le mie spalle con rassicurazione mentre restavamo a galla solo grazie al suo sostegno. Strinsi i pugni e mi misi a dorso sopra l'acqua, galleggiando e ricercando quella fiducia che avevo in me stesso e che di solito riponevo nell'acqua, sentendo Zoro sorreggermi da sotto con i palmi delle mani, e con il suo sguardo su di me. Questa pratica non l'avevo mai amata, in realtà: restare fermo, ad aspettare... Non faceva per me, ma ora era necessario per tornare un tutt'uno con l'acqua.
-Come ti senti?-
-Annoiato.- borbottai, con l'acqua che mi finiva un po' in bocca e che si trasformava in bollicine appena pronunciavo qualche parola. -Però non mi sento pronto per tornare a nuotare, non ancora.- sussurrai mogio, socchiudendo piano le palpebre; lui sorrise, uno di quelli strafottenti che iniziavo ad amare.
-Grazie per essere qui.- tornai a parlare in quel silenzio, sentendomi di doverglielo dire, e coccolandomi tra le sue braccia.
-Non devi ringraziarmi: siamo amici.- spiegò, una parola che apprezzai molto ma che fece stranamente male, come se una lancia mi avesse appena trafitto il cuore, come se mi avesse appena tradito di qualcosa di imperdonabile, ed io continuai a non capire.
Socchiusi gli occhi per non pensarci e lasciai fare all'istinto, con un tenue sorriso mi aggrappai alle sue spalle, adagiando la testa sul suo petto per ascoltare il battito del suo cuore, e mi sorpresi nel sentirlo rombare feroce come un motore che aveva appena messo il turbo, ignorando che stavo facendo proprio quello che mi ero imposto di non fare.
-Ti voglio bene.- mugugnai mentre mi riportava seduto sul muretto, con lui che restò in acqua a fissarmi dal basso verso l'alto, con le braccia incrociate sopra le piastrelle.
Non rispose, ma non lo biasimavo; avevo capito da tempo che non amava esternare le sue emozioni, e mi andava bene così. L'importante è che mi restasse vicino quando ne avevo bisogno. Rimanemmo in quella piscina fino a sera inoltrata, tra prove di nuoto e lunghe pause, il tutto nel completo silenzio, a guardarci negli occhi, a scrutarci, studiandoci a vicenda; non avevo la forza di aprire la bocca e lui aspettava solo me e la mia voglia di vivere, gli è lo si leggeva negli occhi, ed io non c'è la facevo proprio ad accontentarlo, che ironia.
Quando decisi che avevo fatto abbastanza mi distesi tra le mattonelle, e quasi mi addormentai, ma stavo morendo più di fame, così mi vestì assieme a Zoro e ci recammo fuori, diretti da Sanji.
 
 
-Ciao!- esultai entrando festoso, portandomi dietro Zoro che non sembrava esattamente su di giri come me, mentre lo tiravo per un braccio tra le risate.
-Ehi!- salutò Usop intanto che il cuoco uscì dalla cucina con uno straccio bianco per asciugarsi le mani, sempre con una sigaretta in bocca.
-Siete arrivati proprio in tempo, stavamo per chiudere.- spiegò Nami, con un sorriso furbetto sul volto, forse bramosa di soldi.
-Zoro, hai deciso di farti portare da Luffy visto la tua mancanza di orientamento? Forse d'ora in poi non ti perderai più.- ghignò il cuoco, provocando con quella frecciatina l'irritazione di Zoro che si staccò da me bruscamente per andargli incontro.
-Taci cuoco da strapazzo! Vedi di cucinarci qualcosa piuttosto! Sempre se ci riesci. E poi dovresti decidere di sistemarti quei sopracciglioni che ti ritrovi!- sghignazzò dopo essere arrivato al bancone, mentre i loro sguardi furiosi si trapassavano con delle saette.
-Ecco che ricominciano...- sospirò il nasone abbassando le spalle, stanco di quella sceneggiata che vedeva, forse, troppo spesso visto l'affermazione che aveva dato.
Feci una smorfia annoiata e mi sedetti di botto sullo sgabello, guardando poi con un sorriso il cuoco ed incitandolo a cucinare per me e la mia pancia.
-Farò in un lampo.- mi assicurò per poi guardare male il mio amico, nonché anche suo: -Con te non ci spererei molto...- borbottò, tornando in cucina, mentre Zoro fumava di rabbia.
-Mhm...- mugugnai controllandomi le tasche, realizzando troppo tardi di essere senza soldi; un po' come al solito.
-Pago io, non preoccuparti.- mi rassicurò lo spadaccino, portandosi le braccia, unite sopra il bancone.
-Ma non puoi: ha detto che non ti porterà niente.-
-Adesso dovrà per forza se Nami vuole mettere qualcosa in cassa.- ghignò, sottolineando meglio l'ultima affermazione per farla udire anche alla ragazza in questione, e facendomi l'occhiolino, e per quello, senza motivo mi sentì emozionare, con il mondo che sembrò fermarsi, vorticare veloce e poi stopparsi ancora insieme al mio respiro per poi riprendere a velocità normale. Anche per quel gesto così banale riusciva a farmi sentire sempre sperduto, i suoi sguardi erano come un pozzo verde di vita in cui dovevo tuffarmi e vivere.
-Sanji hai sentito? Cucina subito per Zoro!- ordinò Nami che aveva udito forte e chiaro le parole dello spadaccino, come ogni volta che si parlava di soldi.
-Certo, mia cara Nami!- strillò festoso da dentro la cucina, mentre si sentiva lo stridio dell'olio contro la padella.
-Allora, che ci dici?- mi domandò Usop, sedendosi sull'altro sgabello.
-Che mi sto divertendo un mondo!- ridacchiai, dondolandomi con lo sgabello e rischiando anche di cadere, barcollai, ma tornai subito in equilibrio per fortuna, ignorando di star mentendo e che Zoro mi avesse mandato un'occhiata curiosa, per poi capire che non volevo parlarne con gli altri e rispettare la mia decisione; come faceva a capire ogni cosa di me era davvero un mistero, ma anche una cosa incredibile.
-Ecco a voi!- esclamò Sanji porgendomi la carne, lo stesso a Zoro anche se con una smorfia di rabbia, dandogli anche un boccale di birra e a me della semplice acqua.
-Oh, siete tutti qui.- entrò Robin, insieme a tutti gli altri ragazzi dietro di sé.
-Ciao.- le sorrise Usop, alzando la mano.
-Vedo Super che c'è anche Luffy!- esclamò Franky, mettendosi in posa prima di sedersi ad un tavolo vicino a noi, mentre Nami uscì per mettere il cartellino "chiuso" alla porta.
Ascoltai i soliti rimproveri di Chopper che in un attimo mi travolse, iniziando a visitarmi, mentre continuavo a mangiare, e appena comprese, sollevato e felice, che stessi completamente bene si allontanò per prendere dello zucchero filato, ed io, vedendo Zoro distrarsi per parlare di qualcosa con Sanji, forse un'altra litigata, ne approfittai e presi qualcosa, frettolosamente anche dal suo piatto, ma mi ritrovai il suo sguardo omicida su di me, con una mano che mi tirava violento per un lembo del colletto della camicia al suo viso che protestava con un "Ma sei un ingordo!" prima di buttarsi su di me per lottare, furioso dello scherzo fatto, con tutti che se la ridevano in sottofondo.
Ridacchiai quando lo vidi rimettersi seduto appena Sanji adagiò altro cibo nel suo piatto, più per non volere sedie e tavoli rotti che per fare un favore allo spadaccino mentre io rimasi un altro po' a terra con il cappello sul mio petto, guardando sottosopra gli altri, con Chopper che ballava dopo essersi messo due stecche nel naso sotto le note del violino di Brook.
Continuai a guardarli sorridendo; perfino Nami, dopo essere stata pagata, iniziò a cantare, bere birra e ballare. Adoravo la loro compagnia, non potevo non ammetterlo. Continuando a sorridere mi coprì gli occhi con il cappello, e mentre il tempo passava gli ascoltavo essere felici, continuando ad esserlo anch'io perché rendevano felice anche me.
 
 
-Luffy... Ti porto a casa.- sentì prendermi di peso e socchiusi un occhio, impastato dal sonno solo per vedere il volto impassibile di Zoro tenermi stretto tra le sue rassicuranti braccia, e mi accoccolai meglio con amore prima di addormentarmi di nuovo, e anche se sapevo che gli incubi sarebbero venuti a bussare di nuovo per quella notte mi lasciai avvolgere dal suo calore che, lo sentivo, serviva per potermi proteggere; ne ero certo: lui era qualcosa di più. Ne ero certo, perché c'era qualcosa di più che mi legava a lui, anche se ancora non capivo o concretizzavo a pieno questo "più", o forse ero solo io che amavo pensarla in questo modo.
 

 
  
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