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Autore: Io_amo_Freezer    16/07/2019    1 recensioni
Monkey D. Luffy è un ragazzo di diciannove anni, ma con la testa, troppo, tra le nuvole ed un cuore grande e ricolmo di innocenza. Purtroppo si porta alle spalle un grande segreto e dentro un profondo dolore che continua a tormentarlo senza sosta.
Tornare nella sua città natale gli sembra la cosa migliore per cullarsi nella tranquillità e nella pace, ma lo sarà davvero con quello che sta passando?
E se sulla sua strada incontrasse un gruppo di amici ed uno spadaccino leali e molto speciali? Riusciranno a salvarlo dai suoi incubi? In una città invisibile, lasciata indietro e dimenticata; tra nemici e nuove conoscenze, qui, Luffy si ritroverà ad affrontare un po' di avventure e molte e più distrazioni. Ma il suo sogno lo chiama, riuscirà a liberarsi dai suoi fantasmi per tornare a seguirlo?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: ASL, Donquijote Doflamingo, Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi adagiò contro il divano di casa sua, accarezzandomi il volto con le dita; ridacchiai e gli misi il mio cappello in testa toccandogli il naso con la punta del mio e sfregandolo con dolcezza, lasciandolo guardarmi sorpreso. Ghignò e poi mi baciò sul naso, uno delicato come i petali di un fiore, e nessuno di noi sembrava chiedersene il motivo mentre mi perdevo in quel verde di quegli occhi così decisi e coraggiosi; mi piaceva quella sua particolare attenzione che mi riservava, così lo lasciai fare.
-Mangiamo?- gli chiesi euforico poi. Lui annuì con un mezzo sorriso strafottente e si diresse in cucina, ed io lo seguì a ruota come farebbe un cane con il suo padrone.
-Senti Luffy, mi dici cosa ti è successo? Ti sei sentito male?- domandò preoccupato all'improvviso e dopo un sospiro come si ci avesse riflettuto a lungo prima di chiedere, iniziando a cuocere un paio di cosce di carne sopra le padelle dopo che ebbe acceso il fornello.
-Non lo so...- borbottai capendo che si riferisse a come fossi piombato a fondo nella piscina; toccandomi la cicatrice al petto nel ripensare a come bruciasse; e lui, forse notandolo, si insospettì.
-E' meglio chiamare Chopper per quella.- affermò deciso, indicandola, ma io negai prendendolo, piano per il braccio e alzando lo sguardo verso di lui.
-Non sono ferito! E' solo la paura che mi ha intrappolato: facendomi credere che faccia male mi ha fatto sprofondare.- sussurrai le ultime frasi, deciso, chinando il capo, ma lo alzai appena avvertì la sua mano sicura adagiarsi contro i miei capelli e sfregarli per incoraggiarmi, senza dire parole, non ce ne era bisogno.
Spense il fornello e mi porse su un grande piatto l'amata scorta di carne. Ridacchiai e iniziai ad abbuffarmi in modo ingordo sedendomi al tavolo, con lui che mi guardava con un ghigno, bevendo birra dal solito boccale.
-Buongiorno, Zoro.- esclamò Perona, arrivando dalla sua stanza con la sua solita risata, bizzarra e anche orecchiabile, per poi osservarmi con una smorfia schifata per via del mio modo di mangiare. -Ciao anche a te...- farfugliò altezzosa, senza riservarmi attenzioni.
-Ciao.- borbottai con la bocca piena.
-Bleh! Come fai a frequentare gente del genere, non lo capisco proprio!- commentò, diretta al fratello che alzò le spalle per poi, fissandola di sottecchi, guardarla prendersi dei salatini.
-Sei di nuovo a dieta?- domandò incredulo.
-E allora? Una signorina non può tenersi in forma?- protestò indignata.
-Ti sei vista, vero? Sei magra.- puntualizzò, venendo beatamente ignorato mentre lei uscì di casa senza dire un'altra parola.
Lo osservai, continuando a masticare a bocca chiusa, divertito e felice di essere con lui, mentre il sottoscritto alzò un sopracciglio.
-Che c'è?- chiese confuso, sedendosi sulla sedia, con le mani sopra al tavolo.
-Niente, ti voglio bene.- esclamai con sufficienza ed un grande sorriso appena finì di mangiare, lasciandolo colpito finché non sbuffò con un ghigno per come fossi sfacciato, o forse per quanto fossi sentimentale.
-Allora, cosa vuoi fare? Ho saputo che ieri sono arrivate le giostre, anche se dubito che siano ape...-
-Giostre?- scattai, alzandomi e sbattendo le mani contro il legno duro del tavolo, facendolo traballare.
Esultando raggiunsi Zoro al suo fianco, che mi guardava stupito. Prendendolo per un braccio e tirandolo verso di me cercai di farlo alzare, ma senza grandi risultati; ero così voglioso di raggiungere la porta, bramoso di andare a vederle che quasi saltellavo dalla gioia, o forse lo stavo già facendo senza rendermene conto. Ero così su di giri, emozionato a pensare che potevo divertirmi per tutto il giorno!
-Calma, calma! Sono solo le 13:56, è ancora troppo presto perché siano aperte!- mi fece presente rallentandomi con uno strattone inaspettato che mi catapultò di faccia contro il suo pettorale; in un attimo avvampai con il cuore a mille e gli occhi sgranati, ma ripensando alle sue parole biascicai con un:
-Uffi...- allontanandomi di un passo quando si alzò dalla sedia, e misi il broncio. -Solo perché sono chiuse non vuol dire che non possiamo usarle!- brontolai chinando di lato il capo.
-Penso che sia proprio questo il significato di "chiuso".- disse, sottolineando l'ultima parola.
-Mhm...- mugugnai innervosito, saltellando sul posto furioso. -Dai!-
-Non fare i capricci, adesso.- sospirò con gli occhi al cielo, ma io continuai a fare baccano, nervoso.
-Voglio andare!- asserì deciso e furioso, mentre lui sbuffò passandosi una mano sulla fronte come succube di un tremendo mal di testa, per poi dire, sconfitto:
-Va bene, andiamo.-
-Sì!- urlai festoso, alzando le braccia al cielo; lo guardai esultante prima di mettermi in punta di piedi per dargli un bacio a fior di labbra sulla guancia per ringraziarlo. Lo ripresi per il braccio, senza accorgermi del suo sguardo inebetito e iniziammo a correre, fin quando mi resi conto di una cosa e frenai di botto, con Zoro che quasi mi venne addosso. -Dove sono le giostre?- gli chiesi, alzando lo sguardo e osservandolo sottosopra; lui mi sorrise e indicò, con il braccio, alla mia destra. Feci una smorfia, insicuro: - Non ci perderemo?- desiderai chiedere per sapere, lui non sembrò gradire il mio commento, così mi prese di peso come un sacco di patate, e mentre guardavo la sua schiena e la strada che ci lasciavamo dietro, dondolandomi per ogni suo passo, assaporai appieno l'odore che lo caratterizzava con un dolce e tenue sorriso sul volto.
-Luffy...- mi chiamò dopo qualche minuto, fermandosi e guardandosi attorno tra la vegetazione, ed io feci altrettanto: eravamo entrati nella foresta e non me ne ero nemmeno accorto.
-Sì?- ridacchiai, muovendo le gambe avanti e indietro e picchiettando piano contro le sue cosce.
-Penso che ci siamo persi.- confessò e ne rimasi deluso, con un broncio: volevo andare alle giostre!
-Ahh!- mugugnai annoiato e testardo dal non demordere dalla mia scelta, dondolandomi nervoso, ancora in braccio a lui.
-Ritroveremo la strada.- asserì con fermezza, accarezzandomi la schiena e lasciandomi scosso da un brivido di estremo piacere; era davvero una goduria sentirsi coccolato da lui, anche se non capivo perché provassi queste emozioni, ma alla fine non mi serviva saperlo per essere felice con lui, giusto?, riflettei tra me e me.
-Destra o sinistra?- domandai, alzandomi con il busto e voltandomi indietro per osservare le due strade da prendere davanti a noi.
-Destra.- mi rispose dopo averci pensato un po'.
-Allora andiamo a sinistra.- esultai, sapendo che così non avremmo sbagliato.
-Cosa? Da quando ogni decisione che prendo è errata?- esclamò offeso, ma nonostante questo prese la strada che avevo detto io, ed in un lampo ci ritrovammo alla meta.
Eravamo tornati in città per poi uscirne di nuovo e ritrovarci non nella foresta ma in un luogo molto lontano dalla popolazione, ci trovavamo vicino ad una biblioteca che sembrava abbandonata da tanto tempo, e accanto c'era un parco giochi, logorato dal tempo. Tra tutti e due, l'unica cosa ad abbellire il posto desolato erano le giostre dentro ad un piccolo piazzale, ce ne erano di tutti i tipi: fantastici e colorati; luminosi. Zoro mi mise giù ed io corsi, scavalcando il grande cancello verde, chiuso con un lucchetto e atterrando in piedi dentro una macchina a scontro, rossa, sedendomi mi guardai attorno, osservando la sala dei comandi e poi Zoro.
-Sai accenderlo?- domandai, bramoso di giocare.
-Posso provarci...- commentò dopo aver scavalcato il cancello imponente che divideva il cammino, entrando dentro quella cabina grigia attaccata alla pista e iniziando a premere dei pulsanti dopo aver collegato un filo rosso ed uno blu per avviare la macchina, visto che mancavano le chiavi.
Inclinai il capo, impaziente, ma all'improvviso le luci di quella giostra si accesero ed una dolce musichetta circondò il gioco, diffondendosi ovunque, e le macchine si accesero di impatto. Sorrisi, impugnando il volante tra le mani e iniziando a svoltare, mentre tenevo la lingua fuori, sul labbro superiore.
-Allora non sei un babbeo!- mi stupì, prendendolo in giro, guardandolo arrivare per mettersi dentro un'altra macchina, arancione.
-Cosa? Guarda che qui l'unico babbeo sei tu!- protestò adirato, ingranando e arrivandomi addosso senza scrupoli, facendomi indietreggiare di scatto.
Gli lanciai una linguaccia e schiacciai l'acceleratore, ma invece che andare avanti la macchina andò indietro, sbattendo contro il cornicione. Borbottai tra me e me e provai a farla funzionare bene questa volta; sorrisi e le ruote corsero finché non colpì il paraurti di quella di Zoro.
-Evviva!- esultai alzando le braccia al cielo, con il cappello che sventolò alle mie spalle, legato dalla cordicella al mio collo.
-Mai distrarsi.- mi informò Zoro caricando un altro colpo che mi scosse, lasciando traballare tutto il mio corpo, con la macchina che ruotò su se stessa un paio di volte.
-Ahio!- protestai con la testa che girava, ma rimettendo a fuoco la vista mi concentrai su di lui, rimettendomi subito in moto avanzai, però tornai a sbandare, curvando a sinistra invece che a destra e viceversa. -Questa macchina è rotta...- borbottai con un broncio bambinesco.
-Io credo che la colpa sia più del pilota.- commentò divertito, Zoro, provocando la mia illazione.
-Non è vero.- brontolai e lui rise, forse per la faccia imbronciata che gli mostrai.
-Sicuro? Da ciò che vedo non mi sembra tu sia un guidatore vissuto, anzi, non sembra neanche che tu abbia mai preso in mano il volante.- mi disse, alzandosi dalla macchina e dopo essersi stiracchiato si avvicinò a me, toccandomi lievemente una spalla e sedendosi al mio fianco, come volendo farmi vedere come si faceva.
-In effetti non ho nemmeno la patente.- risposi tra le risate, guardandolo tra i sorrisi.
-Davvero?- sbottò sorpreso -E come sei giunto fin qui?-
-Con l'autobus.- esclamai con sufficienza, adagiandomi contro la sua spalla e strusciandomi contro di lui, stranito nel sentirlo irrigidirsi -Mi sono incappucciato per bene, così nessuno mi ha riconosciuto.- spiegai, gonfiando una guancia e fissandolo in modo buffo.
-Se vuoi posso insegnarti, infondo hai diciannove anni. Non avrai la patente, ma nessuna legge mi vieta di farti da maestro.- borbottò, allungando una mano e avvolgendola contro la mia spalla, lasciandomi il permesso di restare adagiato a lui mentre quella richiesta mi aveva lasciato un nodo in gola.
-Non mi interessa, posso farne a meno.- farfugliai cupo, lasciando scorrere quella brutta sensazione di rammarico e terrore dal mio cuore che, attraversando il mio corpo, finiva dentro la mia testa, provocando nella mia cicatrice di nuovo il bruciore aspro e forte della paura al ricordo di quell'incidente; in fondo era solo colpa di quelle macchine era accaduto tutto quello.
-Va bene...- borbottò, come stanco, proprio non avendo la pazienza di controbattere sapendo quando testardo fossi mentre osservava il cielo, con la musichetta delle giostre tutta attorno ed io che cercavo di dimenticare il dolore tra quelle braccia dure e amorevoli al tempo stesso.
-Ehi, voi! Che cosa ci fate qui?- urlò a squarciagola un uomo ossuto e con la barba vispa che ci guardava torvo, facendoci alzare in piedi di scatto.
-Niente, volevamo giocar...-
Zoro mi mise una mano sulla bocca, frenando la mia parlantina, e prendendomi per un braccio con l'altra mano mi trascinò fuori, correndo a più non posso, trascinandomi il tanto da non toccare terra; svolazzavo per aria in pratica.
-Fermi, brutti...- imprecò un uomo più giovane, muscoloso e davvero furioso mentre continuava a sbraitarci contro.
-E' stato divertente, vero?- risi troppo, intanto che lui si frenò di colpo quando ci addentrammo nella foresta invece che verso il centro della città, riprendendosi tra gli affanni, ma continuando a tenermi stretto per il polso.
-Lo ammetto, sai come divertiti nonostante tutte le conseguenze.- farfugliò guardandomi negli occhi. E a quella frase non riuscì a trattenermi, rattristandomi di colpo; mugugnai, stringendomi la cicatrice che guardavo con malinconia.
-Secondo te è giusto che mi diverta tanto?- sussurrai, sentendo gli occhi pizzicare e farsi lucidi.
-Sì, Luffy. Te lo meriti.- mi disse tenue ma sicuro, chinandosi col busto il giusto da potermi guardare negli occhi dopo aver alzato il mio mento con due dita.
-Perché?- singhiozzai, forse volendo solo una risposta a tutto questo.
-Perché se loro ti conoscevano come ti conosco io, e di sicuro è così e anche di più, vorrebbero solo vedere il tuo sorriso.- mi rassicurò, accarezzandomi più volte la guancia con il pollice, toccandomi la cicatrice sotto l'occhio per asciugarmi una lacrima che uscì furtiva.
-F... Forse h..hai ragione, ma...- singhiozzai ancora, tirando su con il naso, tremando tutto -Mi mancano, Zoro! Mi mancano tanto!- piagnucolai restando rigido, con le braccia tremolanti lungo i fianchi anche se volevo buttarmi tra le sue braccia.
-Lo so, lo so... Passerà.- cercò di rassicurarmi, continuando ad accarezzarmi per le braccia e lasciandomi un delizioso bacio sulla fronte, sempre con il suo sguardo impassibile e freddo ma che in quel momento mi sembrava più caldo della lava, tanto da farmi stare meglio. -Andiamo a casa?- sussurrò con un mezzo sorriso, stavolta però non era un sorriso strafottente, bensì dolce e comprensivo.
Mugugnai strizzando gli occhi un paio di volte, lasciando alle lacrime di scorrere feroci e uscire mentre mi aggrappai a lui con foga, respirando piano, ma con avidità.
-Zoro... cosa c'è tra noi? Io... non riesco davvero a capirlo...- sussurrai sentendomi colpevole, come conscio che per lui fosse difficile starmi vicino in quel modo, sentivo che desiderasse di più, ma non capivo, davvero: mi restava sempre accanto, senza avermi completamente; era questo quello che leggevo nei suoi occhi. Ascoltai il suo respiro mischiarsi al mio, lasciandoci nel silenzio più completo che sembrò fastidiosamente infinito, intanto che guardavo la fitta vegetazione che ci attorniava.
-Luffy, noi siamo... amici.- mi coccolò, accarezzandomi la spina dorsale. -Su di me potrai sempre contare.-
-E il bacio?- domandai, ripensando prima a quello dato per un soffio in piscina e poi, senza volere, al secondo quando rischiavo di andarmene per sempre. Restai fermo, adorando rimanere tra quelle braccia e attesi, assaporando con la fantasia quel sapore delicato e indimenticabile.
-Il bacio sulla fronte?- borbottò anche se sapeva esattamente a cosa mi riferissi, mentre mi attaccai di più a lui legandomi con le gambe al suo busto e con le braccia attorno al suo collo, guardandolo dritto negli occhi, deciso.
-Voglio sapere, Zoro. Cosa provo per te?- borbottai piano avvicinandomi, inclinando il capo; la seconda frase però era più diretta a me stesso, mentre lui indietreggiò con la testa con una smorfia preoccupata e questo mi rattristò il cuore senza motivo -Io... non so cosa provo per te, ma sei davvero importante, molto più del mio cappello...- confessai a capo chino, lo sentì ghignare a quelle parole, come compiaciuto, e appoggiai la fronte sul suo petto.
-Lo so, è la stessa cosa che provo per te. Tu sei importante... moltissimo.- e, alzandomi il mento con due dita mi baciò tra le labbra ed io assaporai le sue chiudendo gli occhi, e fu come una scarica di un fulmine azzurro che elettrizzò ogni parte del mio corpo, come dei fuochi d'artificio che, esplodendo, contaminavano la mia bocca di amore, riempiendola di tutta la sua passione, e, anche se non comprendevo il significato di cosa stesse facendo, lo lasciai penetrare nella mia bocca e giocare con la mia lingua. Quando ci staccammo, con amarezza, per mancanza di ossigeno iniziammo a scrutarci, a entrare dentro gli occhi di ognuno con un vortice di sensazioni nuove, ma già sentite che ci estasiarono.
 
 
 
-È stato particolarmente bello...- sussurrò con le gote rosse dall'imbarazzo, chinando lievemente il capo verso il basso ma continuando a guardarmi negli occhi, vergognandosi, ma al tempo stesso felice come mai in quei giorni; così luminoso.
-Solo particolarmente?- ghignai, facendo lo sbruffone, mentre me lo tirai più su, reggendolo dalle gambe che si legarono al mio busto con ancora più forza, decise a non demordere la presa.
-Tu mi piaci tanto, tanto.- bisbigliò innocente al mio orecchio come se fosse un segreto ma al tempo stesso fiero, ridacchiando e strusciando il naso contro la mia guancia come un gattino in cerca di coccole -E ora so cosa sei per me.- ed era davvero incredibile come sapesse arrivare al dunque dentro ai suoi pensieri, esternando ogni cosa in modo sempre schietto: era così speciale.
Sempre tenendolo tra le mie braccia ci recammo al nascondiglio, con il sole che tramontava; arrampicarsi con un solo braccio fu un po' duro, ma alla fine raggiunsi la meta, entrando dentro lo adagiai a terra e lui con malavoglia slacciò le braccia dal mio collo e le gambe dal mio busto.
-Che c'è?- gli domandai pacato, accarezzandogli il mento con il pollice e adagiando le katana a terra.
-Le cose cambieranno tra noi?- sussurrò indeciso; guardando vago e imbarazzato con le pupille che si spostarono di lato per evitare le mie, con una gocciolina di sudore sulla fronte, grattandosi con un dito la guancia, facendo l'indifferente: in pratica stava mentendo, e lo si vedeva chiaro come il sole.
-Non sei bravo con le bugie, eh?- commentai, sospirando divertito, guardandolo indeciso a chiedermi la vera domanda.
-Ho un po' paura, Zoro...- confessò infine ed io ridivenni serio, sedendomi a gambe incrociate difronte a lui. Si osservò attorno, in quella casetta che richiudeva chissà quanti ricordi che portavano solo tanta malinconia. -Ho paura di perdere anche te, io non voglio essere di nuovo solo...- disse mogio, tornando a guardarmi negli occhi.
-Non mi perderai. E poi, oltre a me, hai Nami, Sanji, Brook e tutti gli altri.-
Lui annuì, ma non sembrava convinto delle mie parole, temeva troppo la solitudine, non voleva trovarsi più nella situazione di non essere capace di salvare qualcuno a lui caro. Stavo per dire altro ma le parole mi morirono in gola quando uno strano rumore, un gorgoglio si propagò per la stanza.
-Ho fame!- ordinò con la lingua di fuori, toccandosi lo stomaco che brontolava sempre più forte.
-Allora andiamo a caccia.- risposi ai suoi reclami con naturalezza, riprendendo le armi pronto a scendere. Lo guardai sorpassarmi di scatto e correre tra la fitta boscaglia, alla ricerca di animali succulenti senza darmi il tempo di raggiungerlo, e sogghignai.
-Carne!- urlò estasiato ed io mi precipitai a da lui per dargli man forte, ritrovandolo già con un orso abbattuto ai suoi piedi scuotei il capo divertito, e mi avviai a prendere un po' di legna per preparare il fuoco; sembrava aver recuperato tutta la forza che aveva, o forse era una mia impressione, quegli occhi erano ancora un po' troppo tristi e stanchi per averne la conferma.
Sistemata la legna, e dopo aver acceso il fuoco e preparato la carne iniziammo a mangiare vistosamente intanto che cercavo di afferrare il più che potevo prima che Luffy si finisse tutto peggio di un'aspirapolvere.
-Resteremo sempre insieme...- farfugliò ad un tratto, ingoiando un pezzo più grosso di carne.
-Sempre.- risposi con fermezza, osservandolo finire di mangiare e appollaiarsi con la testa sulle mie gambe incrociate.
-Sempre...- continuò a sussurrare con le palpebre che cedevano, voglioso con tutto il cuore di non essere abbandonato.
Ammirai di nuovo le sue caratteristiche; così fragile, lì, tra le mie braccia, nonostante possedesse una forza da leoni che, inconsciamente lo reggeva in piedi, invece di farlo strisciare nella disperazione. Lo guardai chiudere gli occhi con un grande sorriso sul volto e gli accarezzai con una mano la guancia, restando ancora in quel posto che, in quel momento, era così tranquillo e appagante di serenità.
 

 
  
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