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Autore: Io_amo_Freezer    17/07/2019    1 recensioni
Monkey D. Luffy è un ragazzo di diciannove anni, ma con la testa, troppo, tra le nuvole ed un cuore grande e ricolmo di innocenza. Purtroppo si porta alle spalle un grande segreto e dentro un profondo dolore che continua a tormentarlo senza sosta.
Tornare nella sua città natale gli sembra la cosa migliore per cullarsi nella tranquillità e nella pace, ma lo sarà davvero con quello che sta passando?
E se sulla sua strada incontrasse un gruppo di amici ed uno spadaccino leali e molto speciali? Riusciranno a salvarlo dai suoi incubi? In una città invisibile, lasciata indietro e dimenticata; tra nemici e nuove conoscenze, qui, Luffy si ritroverà ad affrontare un po' di avventure e molte e più distrazioni. Ma il suo sogno lo chiama, riuscirà a liberarsi dai suoi fantasmi per tornare a seguirlo?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: ASL, Donquijote Doflamingo, Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aprendo gli occhi di scatto mi ripresi dal mio turbolento sogno ancora una volta, e con la bocca semi-aperta alzai lo sguardo verso l'alto, ritrovandomi appoggiato al petto nudo di Zoro; credo, forse, nel suo letto, pensai, mentre lui dormiva profondamente. Mugugnai, stropicciandomi un occhio, stanco, e guardai l'orario, maledicendo il mio incubo; erano solo le 5:00.
Mi tirai su con il busto a forza, ancora semi-cosciente, lasciando oscillare la testa ad ogni mio movimento. Non pensai alle mie condizioni e mi diressi fuori dal letto, strisciando e sgusciando fuori dal materasso, portandomi sul pavimento sottostante in ginocchio, mentre mi reggevo alle lenzuola sul letto, come mio unico sostegno. Gemendo per il dolore strinsi convulsamente le coperte nei miei pugni, osservando con triste rammarico la porta del bagno così lontana e irraggiungibile; anche se ero fermo mi sembrava che si allontanasse sempre di più, ed era davvero orribile e fastidioso, come avere le vertigini. Strizzai gli occhi e mi adagiai, con la guancia, contro il tessuto fresco e soffice del lenzuolo, stringendo e sospirando mentre volsi gli occhi a Zoro, che, con un occhio aperto, scrutava i miei movimenti.
-Buongiorno!- esultai, alzando il capo e sorridendogli, uno falso, e ad occhi chiusi, cercando coraggio. Appena li riaprì me lo ritrovai dinanzi, ad un palmo dal naso, con il volto impassibile e un po' tetro mentre mi accarezzava la mano distesa sul letto.
-Ancora incubi?- mi chiese con voce dura e impastata, scostando piano le coperte e mettendosi seduto sopra il materasso al mio fianco, adagiando i piedi contro il gelido pavimento in legno; tutto ciò senza spostarmi di un millimetro mentre io lo osservai da terra senza poter rispondere a quella domanda; era troppo difficile e complicato anche solo rispondere con un tenue "Sì.". Troppo dolore nella mente per quei ricordi che mi turbavano, traumatizzandomi.
-Devo andare in bagno.- sussurrai riuscendo a mettermi in piedi, issandomi con le braccia su quel morbido letto, mentre lasciai lì a terra i sandali.
 
 
Era bello sentirlo al mio fianco, pensai per distrarmi dal mio sogno. Tirai lo sciacquone e mi guardai allo specchio dopo essermi lavato le mani, per poi sciacquarmi il viso sciupato dal sonno mancato. Mi adagiai a terra, osservando il pavimento bianco, come tutto là dentro, per poi dedicarmi alla finestra da dove il poco sole irradiava con la sua luce. Per come tutto fosse candido poteva sembrare di essere in paradiso; di solito è bianco, no?, pensai con innocenza. Non faceva nemmeno troppo freddo e mi piaceva quel sole, così sorridente e vivo; sapeva esattamente che cosa doveva fare, come tutti gli altri giorni, e cosa più importante: era libero. Un po' come il cielo, o il mare, immensi e decisi, senza fine, e a volte in tempesta, e a volte sereni; un po' come me. Non c'era cosa migliore della libertà.
-Luffy...- mi chiamò Zoro, sbadigliando e bussando.
Non risposi, così lui entrò, guardandomi con quello sguardo senza sentimenti ma con gli occhi profondi di uno che riusciva a sentire e vedere i vortici di emozioni, di tanti colori dentro alle mie pupille, ed ero sicuro che anche lui sentisse i suoi sentimenti; era abbastanza ovvio. Poi mi prese di peso e mi portò in cucina per mangiare. Sospirai, sorridendo per come mi trattasse in quel modo bizzarro e piacevole, e sfregandomi con la mia fronte contro il suo petto, nella parte dove c'era la sua cicatrice.
Finito di mangiare mi andai a rimettere i sandali e mi lavai, aspettando che lui facesse altrettanto, e poco dopo si recò nel dojo, con qualche minuto di anticipo rispetto agli altri giorni. Colpa mia, ma infondo non era un problema per lui: amava allenarsi. Lo raggiunsi e ridacchiai nel vederlo fare addominali, tra il sudore e la fatica, ma decisi di lasciarlo lì solo; uscì salutandolo e corsi a più non posso verso una meta non precisa, forse volevo solo correre finché le gambe non avrebbero ceduto, e lui avrebbe capito; mi capiva sempre, lo vedevo e lo sentivo che era così.
Alla fine, dopo ore, chinandomi sulle ginocchia tra gli affanni al centro della città, smisi quello sfogo, per poi sedermi di peso a terra, crollando, e adagiando la testa contro il muro di una casa dalle pareti arancioni, osservando il tempo passare insieme ai cittadini davanti a me, e scrutando la luce, gli edifici e le piante che sovrastavano il paesaggio.
-Ciao!- mi salutò Chopper, arrivandomi d'un tratto accanto e zampettando, con un'enorme sorriso.
-Ehi!- ricambiai con un sorriso, osservandolo stringersi le spalline azzurre del suo piccolo zaino.
-Non pensavo di trovarti qui... Cosa fai?- mi domandò, dondolandosi felice.
-Mhm... Pensavo di andare in piscina. Vuoi venire?- chiesi, ricordandomi di avere ancora il costume sotto i vestiti; volevo provarci ancora, e se c'era qualcuno con me era meglio, sempre se il coraggio avrebbe prevalso alla vista di quella distesa di acqua piena di cloro.
-Solo per poco, però.- mi disse. Io annuì, e prendendolo per una zampetta lo trascinai verso l'istituto mentre urlava, spaventato del gesto improvviso e appena compiuto, ma smise appena dopo qualche minuto, osservando il paesaggio correre veloce dalla parte opposta alla nostra, un po' divertito e un po' scombussolato.
Arrivati adagiai Chopper a terra, ancora scosso; non abituato a una cosa del genere, immaginavo. Mi recai alla solita piscina, conscio che gli inservienti la lasciavano già pronta per me, sapendo del mio imminente arrivo. Mi spogliai in fretta, non ascoltando le parole del dottore che sembrava emozionato di potermi vedere nuotare dal vivo, ero troppo concentrato; dovevo farcela stavolta. Potevo farlo, dovevo superare le mie paure. Trattenni il respiro e in un lampo mi tuffai, protendendomi in avanti e avviandomi a dorso, cercando di arrivare all'altro capo della piscina tra tutta quell'acqua fresca e azzurra, limpida; mi bastava anche solo superare il traguardo di ieri.
Gemendo di scatto mi bloccai di nuovo, con la cicatrice bollente nonostante mi trovassi in acqua. Restai paralizzato nello stesso punto di ieri, e di nuovo l'acqua mi attirò giù, nelle sue spire, ma in un attimo le braccia possenti di Zoro mi prelevarono a forza mentre ascoltavo le urla preoccupate e piene di paura di Chopper che correva avanti e dietro disperato, chiamando un dottore finché non si ricordò di esserlo lui stesso. Era stato tutto così veloce che non capivo più niente.
Tossì, disteso a terra con Zoro seduto al mio fianco con una gamba piegata verso il suo petto, intanto che strizzava la sua maglia blu, fradicia per colpa mia. Sospirai, socchiudendo gli occhi prima di essere avvolto dalla piccola figura della renna che iniziò a controllarmi come suo solito, compreso la cicatrice che continuava a fare male, impedendomi di continuare il mio sogno.
-Non farlo mai più senza la mia supervisione.- ci tenne a precisare, rimettendosi la maglia stropicciata e ancora un po' bagnata.
-C'è la posso fare.- sussurrai con occhi vacui, spenti, troppo vuoti per uno come me.
Alzandomi e scansando Chopper, che stavolta protestò, mi immersi ancora, tornando a nuotare come prima, voglioso di raggiungere il mio traguardo, ma restai arginato nello stesso punto ancora e ancora, con Zoro che continuò imperterrito a tirarmi su più e più volte, e Chopper che rimase a fissarmi preoccupato, non sapendo come reagire.
-Per oggi basta.- affermò lo spadaccino dopo la quinta volta che mi tirava fuori dai miei impicci, parandosi difronte a me quando alzai per tornare in acqua, come se fosse l'unico mio modo per continuare a vivere anche se mi uccideva.
Lo deviai, ipnotizzato solo da quella piscina, dalle piccole onde, da quell'acqua che mi aveva sempre attirato fin da piccolo; da quella nuova nemica, da quel nuovo ostacolo, e ancora una volta mi tuffai, nuotando più veloce che mai. Non importava se avrei esaurito tutte le mie energie, dovevo farcela; ignorando le proteste di Zoro che chiamava il mio nome a gran voce prima di tuffarsi per raggiungermi e salvarmi di nuovo. Mi prese per le costole quando non riuscì più a muovermi, pronto a trascinarmi verso il muretto mentre osservavo la meta farsi più irraggiungibile di quanto pensassi.
-E ora vedi di calmarti! Ci proverai un altro giorno.- scattò nervoso quando mi portò sul pavimento, stanco della mia ostinazione, ma di cui non gli dispiaceva nemmeno tanto, come sicuro che potevo farcela. Si fidava, e di questo gli ero grato, come ero grato di come si preoccupasse per me.
-M... M-ma, cosa gli prende? Perché non riesce a...- balbettò il dottore, pieno di paura, giocherellando con le zampette per il nervoso, tanto dispiaciuto per la mia condizione, ai suoi occhi così misteriosa.
-E' una lunga storia.- sospirò il mio lui, guardandomi di sottecchi. -Puoi anche andare, non preoccuparti. Come vedi posso pensarci io a lui.-
Lo osservai annuire piano, salutarmi con un tentennio luccicante negli occhi per poi andarsene, diretto al suo impegno di cui forse mi aveva parlato prima, prima che il mio sogno diventasse un'ossessione e una sfida. Mentre avvertivo il mio corpo scosso da tremiti di freddo ed il mio volto percorso da singhiozzi e lacrime, Zoro si mise sopra di me, e lo guardai nei suoi occhi per consolarmi un po' prima che mi lasciasse un profondo e agognato bacio nelle mie labbra, assaporandole con ingordigia, giocando e ispezionando con la lingua la mia bocca, stuzzicandola in modo avido, stuzzicando i miei sensi, per poi staccarsi e lasciarmi tra l'estasi più piacevole; accarezzandomi la chioma bagnata.
-Z-Zoro.- sussurrai tirando su il naso, affannato per tutto, e attaccandomi al suo collo con le braccia con uno scatto.
-Ce la farai, tranquillo.- mi consolò abbracciandomi forte, per poi alzarsi in piedi, osservandomi.
Gli regalai un sorriso tenue, appoggiando la mia fronte contro la sua, e stringendo le maniche corte della sua maglia gli regalai un altro sorriso.
-Restiamo insieme...- borbottai, pensando a voce alta; lui mi strinse, portandomi la testa all'altezza del suo collo.
-Andiamo a mangiare...- farfugliai, accoccolandomi, ma fui costretto a lasciare la presa: se dovevamo andare a mangiare dovevo prima provvedere a rivestirmi. Però sentivo il bisogno di togliermi il sapore di cloro dalla pelle, così mi recai nelle docce, portandomi dietro anche Zoro che all'inizio non capì mentre presi il borsellino rettangolare con dentro gli occhialini, il sapone e lo shampoo che lui mi aveva portato. Mi osservò spogliarmi del costume intanto che mi teneva i vestiti ed il cappello, ed io entrai nella doccia facendogli una linguaccia giocosa.
-Vieni?- chiesi, voglioso della sua compagnia.
Lui ghignò in risposta, e adagiando su una sedia i miei e i propri vestiti, più il prezioso cappello, mi raggiunse. Iniziò a insaponarmi e a strofinarmi le ciocche dei cappelli con la spugna, presa da dentro il borsellino; ridacchiai e mi misi sulle punta, lavandolo, ma con le mani piene di sapone e non con la spugna. Testai il suo cuoio e giocherellai con le sue ciocche verdi. Mi piaceva quel verde, rappresentava proprio la tranquillità. Smorzai il fiato, sgranando gli occhi nel sentire le sue dita che scendevano, percorrendo i pettorali e poi subito la mia pancia; evitando appositamente la cicatrice; con troppa lentezza, quasi per farmi desiderare sempre di più quel tocco. Guardai confuso il suo volto, bloccato, però mi piaceva, così lo lasciai fare e continuai a insaponare i suoi cappelli con una risata. Lui sbuffò, divertito, e mi portò contro il gettò d'acqua, lasciando scorrere via tutta la schiuma dal mio corpo e dalla mia chioma. Sorrisi e iniziai a spruzzargliela addosso, bagnando non solo lui, ma tutto il pavimento.
-Smettila.- affermò infastidito, anche se ghignava, bloccandomi i polsi ed io gli sorrisi ancora, baciandolo sul naso e amando il suo modo di fare, mentre chiuse il getto d'acqua calda con una mano, attirandomi a sé con l'altra, e assaporando ancora una volta le mie labbra.
 
 
 
Lo osservai abbuffarsi sotto lo sguardo inebetito dei clienti, mentre Nami esultava per i soldi con cui l'avevo pagata; per fortuna si erano un po' asciugati nonostante tutti i tuffi che avevo fatto per salvare quel bel tipetto, e lei si era saputa accontentare. Sorseggiai dal boccale, sorreggendomi il mento con una mano e scrutando malamente il cuoco che continuava ad elogiare Nami che lo osservava con un sorriso forzato, mentre pensai a poco fa, in quella doccia, che mi era toccato anche pulire per il disastro che lui aveva combinato nel gettare a terra l'acqua sulle piastrelle, ma ne era valsa la pena; tutte quelle sensazioni, e l'approvazione che, inconsciamente, mi aveva dato con gli occhi mentre lo toccavo: si stava lasciando trasportare, ma io avevo preferito fermarmi lì; non era ancora il momento. Sospirai e continuai a bere, sollevato di aver chiarito i miei sentimenti con me stesso e con Luffy, che scese giù dallo sgabello con un saltello, venendomi ad affiancare con i suoi sorrisi.
-Vado a vedere che vende il negozio qui a fianco, ci vediamo dopo?- mi domandò festoso, con gli occhi luccicanti di gioia, riferendosi all'emporio di souvenir.
Annuì con il boccale portato alla bocca, aspettandomi che corresse via; e non capivo come facesse ad avere tutta quella forza di spirito visto quando dormisse poco. Ma prima di andarsene mi regalò un fugace bacio sulla guancia e quasi mi strozzai con l'alcool: non credevo fosse pronto a rendere pubblica ogni cosa, ma da uno come lui forse avrei dovuto aspettarmelo. Non ne avevamo parlato, ma ormai era ovvio per entrambi: stavamo insieme. E schietto com'era avrebbe rivelato ogni cosa senza problemi per il semplice fatto che per lui, questo, non era un problema, e aveva davvero ragione.
-Zoro, sbaglio o ti ha... ecco...- non seppe come continuare, Nami, stralunata visto che non amavo mostrare facilmente le emozioni, figurati le attenzioni da parte di altri mentre osservava la porta da dove era uscito il ragazzo.
-Sì...- borbottai continuando a bere. -Stiamo insieme.- commentai portando lo sguardo nella direzione della ragazza con disinvoltura.
-Davvero?- domandò sorpresa, quasi non credendoci mentre Sanji, tenendosi un'altra sigaretta spenta in bocca analizzava la situazione.
Ignoravo gli sguardi scettici e increduli dei clienti: poco mi importava di loro; io non avevo mai fatto nulla di cui pentirmi, ed era lo stesso anche ora. Riguardo i miei amici, mi fidavo di loro, ero certo che mi avrebbero accettato e sostenuto per ogni mia scelta, per quanto strana o incoerente potesse sembrare.
-E' una bella notizia! Non avrei mai creduto che tu potessi innamorarti!- esclamò ad un tratto, giuliva mentre mi sentì arrossire, lievemente dall'imbarazzo, deviando lo sguardo da lei alla bevanda dentro il boccale di legno.
-Molto spiritosa...- borbottai ironico, guardandola schietta per poi dedicarmi a Sanji, aspettandomi qualche frecciatina, ma invece si recò in cucina, tornando a preparare cibarie dopo essersi rimboccato le maniche.
Ghignai, per una volta il cuoco aveva capito, pensai. Finita la mia razione di alcool ripresi le katana e salutai i ragazzi prima di dirigermi fuori, incamminandomi in strada per raggiungere Luffy, ma alzai la guardia nel sentirmi tenuto d'occhio da ombre minacciose, nascoste. Facendo una lieve smorfia portai la mano al manico bianco di una delle mie katana, guardando torvo i loro occhi da rapace che sbucavano, uno alla volta, nelle varie direzioni di quella strada.
-Zoro!- esultò, saltandomi addosso di peso, quasi facendomi crollare a terra. Strizzai un occhio, e reggendolo con un braccio lo lasciai rimanere attaccato a me, come al solito.
-Trovato qualcosa di interessante?- borbottai, mentre lui mise su un broncio annoiato, disegnando dei cerchi sulla mia maglia.
-Anche troppe, ma ho dimenticato ancora di portarmi dietro i soldi. E ora che mi ci fai pensare devo chiamare il nonno per dirgli che gli ho quasi finiti.- spiegò alzando gli occhi su di me.
-Colpa tua, hai voluto darli tutti a Nami.- commentai, riportando la mia attenzione alle persone che ci circondavano, anche se ancora nascoste dagli edifici.
-Non è vero!- sbottò imbronciato, staccandosi per guardarmi dritto in faccia, scaturendo la mia ilarità.
-Va bene. Vuoi andare al nascondiglio?- chiesi, accarezzandogli i capelli giocoso.
-No.- farfugliò a sguardo basso. -Non ora, almeno...- si corresse frettoloso, tornando a guardarmi con un sorriso.
-Motivo in più per andare.- decisi, ignorando le sue proteste sorprese, guardandolo dimenarsi per sfuggire dalle mie braccia che lo tenevano fermo per le spalle.
-Ma Zoro...- desiderò spiegarmi la sua motivazione per quella scelta, però una lama che mirava dritta nella sua direzione gli è lo impedì, ma per fortuna mi tuffai a terra con lui, lasciando che la lama si schiantasse contro il muro al nostro fianco.
-Maledizione...- imprecai, guardando male Hody venire fuori dalle ombre tra mille risate e tra mille uomini. -Che vuoi?- scattai, alzandomi da terra e sguainando le katana, lasciando a terra il loro bersaglio che ci fissava confuso e innocente.
-Stasera ci sarà la partita, non dovresti essere qui a preoccuparti per quel moccioso, bensì allenarti.- mi fece una ramanzina, studiando la situazione, con i suoi uomini che ci circondarono. 
-Vieni a farmi la predica, e da quanto ti preoccupi per la mia carriera?- sbottai con il sapore metallico del manico bianco in bocca, scandendo bene le parole perché potesse sentirmi.
-Io no, ma tu dovresti.- rise, per poi dare l'ordine di attaccare.
Ringhiai, e con una delle mie giravolte gli scaraventai a terra grazie alla mia forza e alle mie katana. Osservai Luffy alzarsi da terra con uno sguardo serio, e mettersi in testa il cappello, pronto alla lotta. Ero sicuro di non dovermi preoccupare, così, vedendo Hody attaccarmi con un pugno, mi preparai a bloccarlo con le mie lame.
-Non male, sei migliorato faccia da pesce.-
-Non sai quanto.- mi rispose minaccioso, e con uno scatto mi fece indietreggiare di un passo.
-Non perderò, lo sai.- assunsi uno sguardo serio, indietreggiando solo per poi scattare verso di lui con le lame protese in avanti, colpendolo dalla parte che non tagliava e facendolo crollare al suolo.
Voltandomi osservai Luffy sistemare gli ultimi uomini ancora in piedi, abbattendoli con i suoi pugni allungabili ad una velocità pari a quella di una mitragliatrice, per poi rimettersi il cappello in testa che era caduto per strada per colpa del vento, e tornare ad osservarmi sorridente.
-E quindi stasera c'è la partita?- mi domandò, puntando i piedi a terra appena mi fu difronte, ridacchiando felice.
-Già.- ghignai e mi prese per mano, tirandomi dentro l'emporio di cui mi parlava prima.
-E posso venire?- mi chiese mentre mi indicava degli oggetti su degli scaffali, con la negoziante che tremava di paura per lo spettacolo a cui era stata spettatrice da fuori le vetrate.
-Sicuro? Partirò entro le 14:00 di questo pomeriggio.- e per sicurezza controllai l'ora, allarmandomi nel vedere che mancassero solo trenta minuti.
-Allora muoviamoci! Compreremo i souvenir un'altra volta.- asserì trascinandomi ancora una volta fuori, e allungando un braccio sopra ad un tetto volammo in alto sotto le mie, urlate, proteste, e mentre allungava di nuovo il braccio, aggrappandosi ad una grata per darsi ancora una spinta arrivammo; anche se rimasi scombussolato da quel suo modo di viaggiare, arrivammo a casa mia.
-Forse per te è routine muoverti così in città, ma per me non è la stessa cosa.- commentai, schiantato a terra di schiena, un po' dolorante, e con lui seduto sopra le mie gambe che se la rideva, fermandosi solo quando si udì la mia suoneria.
Sbuffai, prendendo il telefono risposi schietto e frettoloso, sapendo già che volesse solo avvisarmi, o meglio, ricordarmi del loro arrivo per l'imminente partenza. Chiudendo, osservai Luffy alzarsi e lo seguì a ruota, facendo lo stesso per poi guardarlo saltellarmi intorno impaziente.
-Tra poco l'autobus sarà qui, vado a prendere il borsone.- lo avvisai, divertito dal suo modo di fare, e corsi di sopra il più in fretta possibile dopo che lui annuì, estasiato dalla notizia del viaggio.
 
 
 
Studiai con poca attenzione i volti sconosciuti della squadra e mi dedicai maggiormente all'aspetto dell'enorme autobus privato, davvero spazioso e comodo. Sembrava di essere in una stanza più che altro; c'erano mensole chiuse sopra e poltroncine sotto, incluso un bagno e un piccolo frigorifero. Ridacchiai e seguì Zoro passo passo quando salì dopo aver lasciato la borsa nel bagagliaio laterale, mentre salutava i suoi compagnia che ricambiavano estasiati.
-Sarà una partita indimenticabile!- affermò uno, battendo il cinque con l'amico accanto.
-Siediti qui.- mi disse Zoro, facendomi posto accanto al finestrino.
-E gli altri e Perona?- chiesi, riferendomi ai nostri amici.
-Vengono in macchina, lo stesso vale per Perona, dice sempre che non ama stare con i miei compagni perché puzzano di sudore.- mi informò adagiando una mano sullo schienale del divano a due posti, accarezzandomi il retro del collo, mentre dall'altro lato aveva adagiato, sui cuscini, le katana; le portava davvero ovunque, pensai con una dolce risata che lo fece sorridere.
-Okay.- annuì deciso, consapevole che non avesse bisogno di incitamenti, osservando il paesaggio volare, la finestra vibrare impercettibile e il rumore delle ruote e del motore accelerare tranquillamente.
Mi lasciai cullare da tutto questo, con l'aggiunta delle sue attenzioni, della sua mano che mi restava vicino, continuando ad accarezzarmi il retro del collo finché il sonno non mi fece da padrone nonostante le mie proteste, la mia volontà. Speravo davvero di non avere incubi, non in quel luogo così importante per Zoro, e così accogliente.
 
 
-Luffy...-
-Mhm...- strinsi gli occhi avvertendo una forte luce su di me mentre le visioni di morte e sangue scivolarono via dalla mia mente come l'acqua di un fiume, ma lasciando lo stesso una sensazione acerba in bocca e una stretta al cuore intanto che le mie palpebre si aprirono con difficoltà per via della densa luminosità di quei neon sopra il tetto del pullman. Ispezionando il volto acceso di Zoro, che, con quegli occhi mi cullò dai miei ricordi gli sorrisi, cercando di scacciare quelle sensazioni negative, fredde e oscure come il mondo fuori da quel mezzo di trasporto.
-Vieni, siamo arrivati.- sussurrò ancora, asciugandomi le lacrime.
-Okay.- dissi rauco, con la gola e il tono spezzato. -Mi dispiace.- feci con un mezzo sorriso mentre mi teneva stretto le mani, voglioso di non lasciarle andare mai, e mi aiutò ad alzarmi, e solo allora notai che erano scesi tutti, mentre gettai lo sguardo alla vetrata, ammirando notte, una di quelle piena di stelle brillanti.
-Non è niente.- mi assicurò, duro nella voce, ma dolce nello sguardo, ed insieme scendemmo, io più in fretta di lui, più per fargli capire che mi ero ripreso dalla tristezza; per poi recarci negli spogliatoi.
Arrivato dentro e stropicciandomi un occhio in quella sala piena di rumori e voci, densa di quelle luci, che per me erano accecanti, mugolai contrariato vicino alla soglia, già stanco. Diedi un'occhiata veloce in giro con lo sguardo, ispezionando il posto fatto di piastrelle bianche per terra e colorata di azzurro tutto attorno; panchine in legno attaccate alle pareti al mio fianco e armadietti grigi in metallo attaccate al muro davanti a me; con delle sale adiacenti intorno, e mille corridoi. Decisi di sedermi, aspettando e guardando cambiarsi Zoro tra i miei enormi sbadigli mentre nella mia testa si sovrappose una domanda che mi fece imbarazzare, chiedendomi se, nell'avere quegli incubi avessi parlato inconsciamente durante il tragitto, e se qualcuno, oltre a Zoro mi avesse sentito; però poi mi rassicurai, perché ero sicuro che lui non lo avrebbe mai permesso, e mentre pensavo, il suddetto mi osservò, e ridacchiò nel vedermi in quelle condizioni: mezzo addormentato e con gli occhi semi-aperti, sul punto di chiudersi un'altra volta.
-Se vuoi puoi restare qui finché non ti sarai svegliato del tutto.- mi consigliò, stringendomi una spalla in modo dolce, per poi andare dai suoi compagni.
Sospirai vago, con gli occhi ancora semi-chiusi, voltandomi a guardare, con sonnolenza la porta da dove era uscito e cercai di darmi energie, traendone dall'aria che presi, portandola all'interno dei miei polmoni per poi sbuffarla tutta e adagiarmi, con la testa, contro il muro fresco e gelido dietro di me. Chiudendo gli occhi, cullandomi di quel silenzio, mi stavo lasciando trascinare, senza accorgermene, dallo stesso sogno da cui scappavo.
-Sarà divertente...-
Aprì un occhio e puntai la pupilla verso la stessa porta di prima, scrutando di sottecchi le ombre che si vedevano a terra sul corridoio, una delle quali che sghignazzava. Mugugnando mi tirai su, avvicinandomi e strisciando con i piedi per la stanchezza: oggi non ero proprio in vena di essere pimpante.
-La vittoria sarà nostra, dobbiamo solo attuare il nostro piano.- borbottò, sorridendo maligno per non farsi sentire da orecchie indiscrete, diretto all'amico di spalle con una pelliccia rosa che mi sembrava di aver già visto da qualche parte mentre mi appostai verso l'unico e piccolo spiraglio che la porta semi-chiusa possedeva in quel momento.
-Smettila di farfugliare di questo. Non qui, almeno.- scattò l'altro, serrando i pugni e tornando ad incamminarsi proprio da questa parte, e, nel vederlo in faccia, nonostante gli occhiali da sole sugli occhi, lo riconobbi: era quel Doffy, no, Mingo? Doffymingo? ...Ah, Doflamingo, ecco come si chiamava, pensai.
In un attimo mi nascosi dietro la porta, a fianco agli armadietti, portandomi le mani alla bocca per non farmi scoprire, annaspando dalla sorpresa: non mi aspettavo di incontrarlo. Però, a pensarci meglio, Zoro me lo aveva anche detto che doveva sconfiggerlo, quindi era ovvio che lo avrei incontrato, forse più che altro visto che incontrato; anche se non capivo perché erano lì e non in campo.
-Ma non c'è nessuno, non vedi?- scattò l'altro in protesta dopo aver studiato l'interno dello spogliatoio, con la testa che sbucava di poco dalla soglia, ma non riuscì comunque a riconoscerlo, forse perché non lo conoscevo proprio. -Infondo la partita è già iniziata, chi rimarrebbe qui?-
-Forse hai ragione, ma è meglio essere prudenti.- commentò con sufficienza Mingo, entrando e fissando a fondo gli armadietti, l'esatto posto dove mi ero nascosto nell'istante in cui l'altro ragazzo era sbucato fuori a controllare; e per poco non arrivai al punto di farmi scoprire, colto dalla voglia di urlargli contro; soprattutto per sapere i suoi piani. Zoro ci teneva molto a quella partita e aveva lavorato molto duramente per arrivare fin lì, non potevano sabotarla, o imbrogliare!
-Beh, capo? Andiamo? Sono curioso di vedere come sta andando, anche se è già ovvio di chi sia la vittoria...- ghignò il ragazzo che, notai, possedeva una strana cicatrice orizzontale che gli percorreva sotto gli occhi come una linea, come se tagliasse a metà tutta la faccia.
-Sì, muoviamoci.- ringhiò il biondo, e con la solita, strana camminata da cowboy si diresse verso le panchine.
-Devo avvisare Zoro...- compresi, ormai sveglio più che mai, correndo nella direzione opposta a quella di Doflamingo: verso le panchine della squadra del mio spadaccino.
Arrivando alla meta fissai i posti a sedere, ma tra loro non vedevo Zoro, e mi rattristai; cosa potevo fare ora?, provai a pensare.
-E tu che ci fai qui? Il pubblico non può stare qui!- scattò l'uomo che avevo visto a tutti gli allenamenti e che ora possedeva la maglia della squadra, con la scritta Wolf, solo che alla fine vi era la sagoma verde di una lupo.
-Non si preoccupi coach: è con Zoro.- spiegò uno dei ragazzi delle riserve, con in mano il casco, seduto con gli altri che discutevano tra loro, o incitavano quelli in campo.
-Okay.- sbuffò nervoso -Vedi di non disturbare i giocatori.- ordinò risoluto, tornando a tenere d'occhio la partita.
-Ma Zoro dov'è? Dovrei dirgli una cosa.- commentai, studiando il campo per individuarlo, ma si muovevano tutti troppo velocemente, e quelli della squadra di Zoro poi, erano vestiti tutti così uguali che era impossibile riuscire a riconoscerlo.
-Gli è la dirai alla fine della partita! Ora siediti, maledizione!- ruggì furibondo, facendomi sobbalzare per la sorpresa di quello scatto.
-Ma perché fa così?- borbottai infastidito, sedendomi piano come richiesto, cauto come per timore di imbestialirlo di più anche solo con quel semplice gesto.
-Da quando Doflamingo è entrato in campo le cose sono peggiorate per noi.- fece con una smorfia il giocatore al mio fianco e, a quelle parole, mi rabbuiai.
Ma poi mi feci interrogativo tutto ad un tratto, non capendo una cosa. Lo avevo visto poco fa, come poteva essere in campo già da tempo? Inclinai il capo da un lato, incrociando le braccia al petto prima di dirigermi di nuovo verso lo spogliatoio; ignorando gli sguardi confusi della squadra, ma invece di entrare in quel posto mi recai più avanti, volendo sapere che fine avesse fatto Mingo; da ora in poi lo avrei chiamato così, visto che era troppo lungo il suo nome per potermelo ricordare tutto.
-Sono degli idioti se credono di poterti sconfiggere.-
Mi bloccai nel sentire delle risate, e poi quella frase... Strinsi i pugni e mi avvicinai alla porta dello spogliatoio della squadra nemica, osservando da un piccolo spiraglio le persone dentro. Erano tre, una era proprio Mingo insieme al tizio di prima con la cicatrice, e l'altro invece doveva essere il coach, aveva la stessa maglia di quella del coach di Zoro, solamente cambiava lo stemma e il nome. Assottigliai lo sguardo, tendendo le orecchie e restando ad ascoltare.
-È fantastico. Loro non sanno proprio niente, nemmeno che sei tu a frenare i loro movimenti con i tuoi fili.- e rise, il coach, divertito dall'avere la vittoria in pugno, bevendo anche e forse un po' alticcio visto il volto così rosso: stava già festeggiando; e questo mi fece adirare molto, anche perché avevo capito che stavano davvero imbrogliando, senza vergogna alcuna.
Misi il broncio, infastidito e aprì la porta di scatto con un irritato: -Ehi!-.
-Questo non è giusto!- continuai imperterrito, furioso, avvicinandomi a grandi solcate.
-Sai che non è corretto ascoltare i discorsi altrui?- borbottò truce il tizio dalla cicatrice, alzandosi e volandomi davanti come una tempesta di sabbia, disseminando quei granelli ovunque, facendoli volare, e ne rimasi sorpreso.
-Aspetta! Ma tu... sei Monkey D. Luffy? Il nipote di Garp, della Marine?- affermò il coach scattando in piedi, nonostante fosse ubriaco mi aveva riconosciuto, mentre Mingo rimase seduto elegantemente sopra una sedia, o meglio, poltrona.
-Comunque sia, hai sentito troppo.- commentò l'uomo-sabbia, trasformando un arto nel medesimo elemento che sapeva controllare a piacimento.
-Gomu Gomu...- sussurrai portano indietro ambedue le braccia -Bazuka!- urlai scattandole in avanti per colpirlo, ma non ci riuscì: il suo corpo si dissolse come polvere per poi riformarsi e prendermi per la gola con la mano destra, visto che l'altra era stata rimpiazzata da un grosso uncino d'oro, alzandomi da terra mentre tentavo di sfuggire alla morsa.
-Cosa pensavi di fare?- rise lui, premendo sempre di più sulla mia gola tra i miei rantoli.
-Fermo, se lo facciamo fuori si insospettirebbero tutti della sua scomparsa. Per ora, è meglio immobilizzarlo e tenerlo buono fino alla fine della partita e poi... Beh, vedremo.- ghignò Mingo, e dopo essersi alzato si diresse fuori per andare chissà dove, mentre io protestavo, dimenandomi da quella presa ferrea.
-Taci, vedi di goderti questi ultimi momenti.- asserì il coach, seguendo a ruota il suo giocatore come un bravo maggiordomo, anche se un po' barcollante per via del tasso alcolico ingerito.
-Tsk...- sbuffò il "sabbioso", lanciandomi a terra dopo avermi legato con delle manette di ferro.
-Lasciami andare!- esclamai innervosito, tirando i polsi legati dietro di me in avanti, provando a rompergli ma mi sentì davvero stanco in un attimo, e non ne capivo il motivo, ma non per questo demorsi, anzi, aumentai di più le mie proteste, muovendomi e contorcendomi, volendo liberarmi ad ogni costo.
-Zitto!- ruggì quello tirandomi un pugno in faccia, facendomi andare a sbattere di testa contro il muro, e mentre la mia vista si offuscava guardai quell'uomo allontanarsi tra le risate, fino a che il buio mi circondò completamente.
 
 
Strizzai gli occhi, ascoltando il suono secco e turbolento che mi circondava, simile ad un tamburo ovattato ma che, più mi riprendevo più si dissolveva, piano piano; e osservai, davanti a me il nulla di uno sgabuzzino, buio e tetro, illuminato solo dalla luce che filtrava da sotto lo spiraglio, a terra. Ero solo, potevo approfittarne. Tirai forte in avanti, dove le mani erano legate da quella che mi sembrò essere una piccola colonna, dietro di me; tirai e continuai a tirare finché, all'ennesimo strattone, non sgranai gli occhi, con le pupille ridotte a due fessure prima di scatenare vari e dolorosi versi rauchi. Strinsi forte i pugni per la sofferenza, gettando il capo in avanti, lasciandolo abbassato verso il terreno tra i mugugni mentre avvertivo la straziante e viscida sensazione del liquido rossastro gocciolare fuori dai miei polsi a terra: mi ero tagliato. Gemendo per il dolore mi sfiorai, con le dita i tagli appena procurati sui dorsi e più sopra, con la pelle così collosa per via del sangue che usciva fioco mentre sentivo avere le lacrime agli occhi per quanto bruciassero. Digrignai i denti e, deciso ad uscire portai indietro la testa, fino a toccare la colonna con la mia cute, e scattai in avanti per colpire la porta con tutta la forza possibile. La osservai venirmi vicino, ma proprio quando ero arrivato quasi a toccarla con un ciuffo dei miei capelli tornai bruscamente indietro come una molla, sbattendo forte contro il muro, duro e rigido di quella stramaledetta colonna: purtroppo non avevo preso abbastanza spinta. Mugugnai scombussolato, cercando di non perdere i sensi e di capire perché mi sentissi così debole: forse quel metallo che mi imprigionava era speciale; non importava, dovevo liberami: Zoro aveva bisogno di me. Ascoltai dei passi nel corridoio e scattai rigido col capo, scrutando l'esterno da quella linea sotto la porta così radiosa con esitazione, ma anche provando a restare cosciente visto come quella botta di poco fa avesse fatto male da far avere le vertigini. Riconobbi subito il suono di quella camminata, percepivo, da come si avvicinava, quell'andatura che lo caratterizzava: pacata e orgogliosa; sembrava camminare tranquillo, ma con la voce che chiamava il mio nome con preoccupazione e tensione mi lasciò pensare il contrario. Però quel tono mi fece capire subito tutto, non mi lasciò dubbi: Zoro, era Zoro!
Sperai solo, e tanto, che questo non significasse che fosse già finita la partita ma solo il primo tempo, e che Mingo e il "sabbioso" si fossero scordati di me visto che non erano venuti a controllarmi ancora. Frettolosamente iniziai a scuotermi, dando poi un'occhiata minacciosa alle manette, come se in questo modo potessi folgorarle, sperando solo di riuscire a liberarmi, perché il tempo era agli sgoccioli, e se non mi sarei fatto sentire da Zoro lui sarebbe andato via.
 

 
  
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