È di nuovo tra quattro mura al sapore di muffa, con molle pronte a uscire dal materasso e ficcarsi nella sua schiena. Non c'era più abituato, Sam, così come non era più abituato a non trovarsi Amelia di fianco o il muso Riot a nulla dalla faccia quando si sveglia.
Si alza senza far rumore ed esce. L'Impala è parcheggiata davanti la finestra, in modo da tenerla d'occhio. Dean ha gli occhi chiusi, ma chi può sapere se sta davvero dormendo? Da quando è tornato, è il Terminator dei cacciatori.
Sam infila le mani in tasca e si appoggia al cofano. Solleva gli occhi sulle stelle. Sono tornate il suo soffitto, pensa, la strada è di nuovo la sua casa. Perché anche lui, come Riot, è un randagio.
La cosa gli dispiace meno del previsto. Il petto si gonfia, la calma scende come un balsamo. È quello, il suo posto.
Ora lo sa.
N/A: arrivo con un giorno d'anticipo a pubblicare l'aggiornamento della raccolta, perché mi sono resa conto che domani non mi sarà possibile e non voglio saltare (anche se è capitato in precedenza. Chiedo perdono).
Questa drable è ambientata poco dopo il momento in cui Sam decide di tornare a cacciare con Dean. Come dicevo nella risposta ad una recensione, mi piace scrivere dei momenti in cui Sam è diviso tra la vita normale che voleva e il mondo a cui suo malgrado appartiene. Se, dopo Stanford, Sam era sicuro di poter tornare a studiare, una volta ottenuta vendetta, qui secondo me sa che non ci sarà una vita normale. È più grande, del resto, e lui e Dean ci hanno provato in abbondanza (anche se io vedo il bunker come il loro scorcio di normalità).
Grazie infinite, come sempre, a chi passa da queste parti e si ferma ad ammirare le stelle.