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Autore: Fabio Brusa    18/07/2019    2 recensioni
"Fenrir Greyback è un mostro. Un assassino. Un selvaggio licantropo. Approcciare con cautela."
Quello che il mondo vede è solo il prodotto di ciò che mi è stato fatto.
La paura li ha portati a ritenerci delle bestie, dei pericolosi predatori da abbattere. E la vergogna per non averci aiutati li spinge a tentare di cancellare la mia stessa esistenza.
Forse finirò ad Azkaban. Più probabilmente, qualcuno riuscirà a uccidermi, prima o poi.
Non mi importa.
Non mi importa, fintanto che sopravvivrà la verità su come tutto è iniziato e sulla nostra gente.
Sui crimini del Ministero e sull'omertà di uomini come Albus Silente.
Su come il piccolo H. sia morto e, dalle sue ceneri, sia venuto al mondo Fenrir Greyback.
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GREYBACK segue la storia del famoso mago-licantropo. Attraverso vari stili narrativi, dai ricordi di bambino ad articoli di giornale, dagli avvenimenti post ritorno di Voldemort a memorie del mannaro a Hogwarts, in 50 capitoli le vicende dietro il mistero verranno finalmente portate alla luce.
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Fenrir Greyback
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Più contesti
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6/50

L'illusione di una vita normale cominciò a sgretolarsi all'arrivo della lettera per Hogwarts.

Un gufo scuro come il sottobosco autunnale si appollaiò alla finestra di casa, in un'umida mattinata scossa dal vento. Il profumo della rugiada sull'erba selvatica si mescolava a quello della ruggine. Le lamiere con cui era costruita la mia stanza gelavano durante la notte, per diventare poi roventi nelle giornate di sole. Dormivo vestito, sotto una montagna di coperte. senza un solo problema al mondo. 

Ero solo, quando ricevetti la lettera. Mio padre usciva prima dell'alba, per la consegna del latte a Culquhirk, Bladnoch e Kirkinner. Riflettendoci con attenzione, non lo avevo più visto avere a che fare con maghi e streghe  da molti anni. Lavorava per i babbani, comprava da loro, teneva nascosta la bacchetta per la maggior parte del tempo. A quell'età, però, non riuscii a rendermene conto.

Quale improvvisa felicità! Che gioia intensa riceve la lettera! Il pennuto se ne fuggì nell'istante in cui afferrai la busta: le dita tremavano, il cuore palpitava più rapido di una locomotiva e io ero talmente agitato da non riuscire ad aprire quel dannato pezzo di carta.

"Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts".  Finalmente anch'io avrei imparato. Ero convinto che sarei diventato un mago, capace e testardo. Magnus aveva già esperienza, mentre io non avevo idea di come impugnare una bacchetta, ma non aveva importanza. Volevo dare un significato agli anni passati a nascondermi per la mia diversità. Sarei stato accettato, avrei conosciuto altri ragazzi e ragazze come me e Magnus con cui fare squadra. Quelli del Palo del Martire, rozzi bulli pieni di paure, non contavano più nulla.

Stavo per fare il mio ingresso nella società adulta, un po' segreta e misteriosa come immaginavo il mondo dei grandi. Mio padre ne parlava spesso, soprattutto quando del bicchiere cominciava a vedersi il fondo. "A suo tempo" diceva. Avevo pazientato. Avevo atteso mantenendo un basso profilo, come aveva chiesto. Ora il tempo era giunto.

Attraversai le colline brulle per raggiungere la spiaggia, dove io e Magnus ci sentivamo liberi di dar fondo alle nostre energie in corse e lotte. Picchiava forte, devo ammetterlo. Nei brevi anni della nostra amicizia ancora giovane si era ingrossato. Il grasso si trasformava in muscolo, le gambe e il busto si allungavano verso il cielo come querce e l'odore che emanava si era fatto muschiato, acceso. Un odore che non avevo mai sentito, prima di quella volta in cui lo avevo aggredito. Portava ancora sulla spalla il segno dei denti e me lo mostrava ogni volta che intendeva giocare sporco per avere ragione. "Ringrazia che sia successo mentre avevo questa forma" gli ripetevo. Da allora, sapevo sempre dov'era, anche nelle notti di luna piena. La sua immagine non si era mai confusa con le ombre. Mi aveva visto mutare, ne era rimasto atterrito, ma alla fine della nottata era ancora illeso. Era l'unica persona che sapevo, sapevo, avrei sempre visto al mio fianco.

Quella mattina alla spiaggia, però, non venne mai.

Le onde si infrangevano stanche sulla battigia, sorvegliate a distanza da gabbiani speranzosi di rubare qualcosa al mare. Io aspettavo, cercando di far fare più saltelli possibile ai sassi sulla superficie dell'acqua. 

Le uniche impronte sulla sabbia spazzata dal vento erano le mie. "Da un momento all'altro spunterà da dietro la collina, agitando la sua lettera come se avesse vinto la lotteria" mi dicevo. Dovevamo andare insieme, infondo. Avevamo la stessa età. L'accettazione a scuola sarebbe dovuta arrivare anche a lui lo stesso giorno.

Sulla strada del ritorno, il cielo cambiò volto. Cominciò a piovere con rabbia, come se le nuvole avessero dato il via a una guerra contro i prati.

- Magari i suoi lo hanno già portato a comprare il necessario - mi dicevo a voce alta. L'unica voce che avevo ascoltato in tutta la giornata. Nascosi la busta sotto ai vestiti, sperando di non farla bagnare. - Poteva anche dirmelo. Potevamo andare assieme. -

Lampi e tuoni mi accompagnarono fino alla baracca di lamiera e legno di scarto che chiamavo casa. Non l'avevo mai vista così, per quello che era davvero: un riparo di fortuna, che allo scoppio luminoso del temporale sembrava solamente un recinto per cani.

Mio padre saltò sulla sedia nel vedermi entrare.

- Dove sei stato, H.? Ti rendi conto di che ore sono? -

In effetti, non lo sapevo. Quando avevo aspettato Magnus? Per quanto tempo ero stato con il culo sulla sabbia a figurarmi il castello di Hogwarts, le sue sale, il suo vociare per i corridoi pieni di studenti di magia?

Sbottonai il giacchetto, estraendo con orgoglio la lettera. Abbastanza asciutta, a differenza di me. - Oggi è arrivata questa. - La porsi a mio padre, cercando di stamparmi in volto un sorriso. Forse non era stata la miglior giornata dell'anno, ma avevo di che essere entusiasta. E l'arrabbiatura di mio padre sarebbe scomparsa, spazzata via in un soffio nella notte.

Lui l'afferrò e la lesse con una lentezza estenuante.

- Papà? -

Mi guardò dritto negli occhi. Non mi disse il suo pensiero: in quel momento, diede un ordine. - Tu non ci andrai. -

Il cuore mi si spezzò. Nel giro di un battito d'ali, mi si riversò nel petto e fra le tempie rabbia, angoscia, sconcerto. Cominciai a parlare senza il minimo controllo sul mio corpo. - Come no? Avevi detto che mi avresti portato! Avevi detto che avremmo comprato un bacchetta, e i libri, e tutto quello che sarebbe servito! -

- Non discutere. Tu non ci puoi andare a Hogwarts, ficcatelo in testa. -

- Avevi promesso! -

- Sei abbastanza grande, H.! Te lo dicevo quando eri un bambino, perché non potevi capire. Ma pensavo ci saresti arrivato anche da solo, dannazione! - Si ficcò la lettera in tasca e aprì una bottiglia. Si versò un dito di whisky, per poi frantumare il bicchiere contro la parete e attaccarsi al collo della bottiglia.

- Sono stato bravo, ho fatto tutto quello che mi hai detto tu! - Per la prima volta, la prima che io ricordi, stavo piangendo. - Non sono mai andato in giro con la luna piena, mi sono sempre incatenato. E sono stato lontano dagli altri bambini, anche quelli cattivi che se la prendono con me. Potrei farli a pezzi, ma non l'ho fatto! -

- Non sei mai andato in giro, eh? Ma a chi vuoi raccontarle? Lo so che sei uscito, cazzo! Lo sanno tutti. Ogni volta ci siamo spostati. Quante volte, eh? Cinque? Sei? Non posso continuare a obliviare tutti gli stronzi che ci capitano davanti al momento sbagliato, lo capisci questo? -

Mio padre era furente. E lo ero anche io.

- Quindi è colpa mia? Sei tu che non riesci neanche a comprarmi un paio di scarpe. Ed è colpa tua se la mamma è morta! Tu l'hai uccisa! Ti odio! -

Scappai nella notte e nella tempesta, lasciandomi alle spalle mio padre, la lettera e la sua bottiglia, le braccia a penzoloni e la bocca, muta, spalancata.

Non lo odiavo affatto, ma ero sconvolto.

Lo sarei stato molto di più, se avessi saputo che era l'ultima volta che avrei visto mio padre vivo.

 

 

   
 
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