L'ultimo capitolo, ciòè la fine di questa storia. Più volte in questo capitolo si interromperà sul più bello,
ma tutto si spiegherà alla fine, state tranquilli/e! Sono sicura che la fine vi piacerà tanto, ci ho messo
tutta la buona volontà possibile ed immaginabile. Intanto ringrazio chi ha recensito il capitolo 14 e chi ha aggiunto
la mia storia alle seguite e ai preferiti, ma anche chi ha solo letto. Spero di ricevere più recensioni possibili.
Sì, insomma, ci tengo a sapere se la mia storia vi è piaciuta, oppure no. Le critiche e i consigli mi aiutano,
i complimenti mi spronano a continuare a scrivere!
Beh adesso vi lascio alla lettura di quest'ultimo capitolo.
Baci e... alla prossima storia ;)
(QUESTO E' IL LINK DELLA CANZONE CHE CI SARA' PIU' AVANTI)
http://www.youtube.com/watch?v=3Q30-2QpZVc
*ç*
CAPITOLO 15
- THE REASON IS YOU -
- Pronto? -
“Cindy?”
- Sì… chi è? -
“Come chi sono?! Vuoi dire che hai già cancellato
il mio
numero?”
- Ah sei tu… che vuoi? -
“Devo chiederti un enorme favore.”
Cindy deglutì. Dopo tutto quello che le aveva detto due
sere prima voleva anche un ‘enorme favore’?
M-ma con quale
facciaaa??! Dopo avermi chiamato puttana vuole anche che gli faccia un
favore!
È proprio fuori!!! pensò,
sentendosi presa in giro.
Mmm… forse aveva capito male.
- Mi vuoi chiedere un favore?! -
“Esattamente.”
- E come mai proprio a me lo chiedi? Da quanto mi hanno
detto le puttane non ti piacciono… -
“Infatti. È solo che non so a chi altro
chiederlo.”
- Chiedilo a Jessica! - sbottò, infastidita.
Come… si…
permetteva!!!
“Neanche sai che cosa voglio chiederti e già mi
aggredisci
così! Devi essere proprio arrabbiata! Non dovresti. In fondo
ho detto solo la
verità l’altro giorno.”
La ragazza
sentì le lacrime bruciarle negli occhi, ma si
decise a trattenerle.
Piangere per quella persona sarebbe stato un ulteriore
oltraggio al suo orgoglio. Un oltraggio inutile e deludente.
Decise invece di rispondere con tutta la freddezza
possibile ed inimmaginabile.
Perché si meritava solo freddezza, indifferenza, odio puro.
Possibile che fosse l’unica persona esistente sulla faccia
della Terra che amava e odiava allo stesso tempo?
Strinse i pugni e si morse il labbro. Le occorreva calma.
- Non vedo perché dovrei risponderti diversamente. Comunque
la mia risposta è no, qualunque cosa sia. -
“Cindy, mi serve il tuo aiuto.”
- Come se me ne importasse qualcosa. -
“Non fare la stronza.”
- Non so se l’hai notato. Io sono
stronza. -
“Mai quanto me tesoro.”
- Vaffanculo. -
“Vuoi sapere sì o no che cosa voglio che tu faccia
per me?”
- No. -
“Perfetto, te lo dico lo stesso. Devo far ingelosire una
ragazza.”
Cindy sgranò gli occhi e strinse forte il cellulare tra le
dita, con il preciso intento di mandarlo in frantumi.
Non voleva sentire più
una sola parola di quello che aveva da dire.
Bastardo, bastardo, bastardo…
L’odio crebbe e le lacrime si asciugarono
all’interno degli
occhi.
Piangere? MAI.
Non per un bastardo simile.
Dov’era finito il Marco che avrebbe fatto di tutto per
riaverla? Dov’era finito il Marco che aveva lentamente
imparato ad amare e a
desiderare?
Adesso si era già buttato su un’altra
più facile?
- E in questo che c’entro io? - cercò di
rispondere nel
tono più indifferente possibile, ma le tremava la voce.
Sperò con tutto il
cuore che da dietro il cellulare lui non avesse percepito la sua
incertezza.
“Devi baciarmi, poi riprenderemo la scena.”
- Come al solito. -
“Allora accetti?”
- No. Preferirei baciare un verme piuttosto che baciare te,
anche se l’effetto sarebbe lo stesso. -
“L’altro giorno non sembravi tanto riluttante a
baciarmi.”
- Vaffanculo. -
“Accetti sì o no? Se farai questo per me
sparirò per
sempre.”
- Così va benissimo. Affare fatto. -
“Vediamoci stasera alle otto e mezzo, alla
spiaggia.”
- Ok. - Cindy riattaccò. Rimase a fissare il vuoto davanti
a sé, immobile, finché non si sentì
avvolgere da due braccia, calde e forti.
Rispose
all’abbraccio, sentendosi fredda, vuota, senza la
più piccola traccia di
calore.
- Giò… - sussurrò, maledicendosi per
quella piccola scia
luminosa e umida che lentamente scivolava sul suo viso.
Non avrebbe dovuto piangere.
- Cosa ti ha fatto
tesoro? -
- Niente. Mi ha solo spezzato il cuore. -
Era stato talmente cattivo che stentava a credere di
aver davvero pronunciato quelle parole.
Ed era talmente arrabbiato che avrebbe
spaccato il mondo.
Ma non con sé stesso, con Cindy. Come poteva credere alle
sue parole dopo essersi umiliato più volte per lei?!
La odiava per non aver voluto credere ai suoi sentimenti
verso di lui, la odiava perché lei lo odiava, la odiava
perché lei odiava il
fatto di amarlo.
Tre motivi per odiarla, ma milioni in più per amarla.
- Wow cugino, sai fare la merda alla perfezione. -
- Tiziano, non mi sembra proprio il momento di scherzare. -
- Non prendertela con me eh! Tu hai combinato questo casino
e tu devi tirarti fuori, da solo. -
- Lo so che è colpa mia cazzo! Perché continui a
rinfacciarmelo?! -
- Perché così impari. -
- Cosa faccio stasera?! Io… non so davvero come
comportarmi. -
- Intanto calmati. Poi le dici tutto quello che le devi
dire. -
- Ok… e se non funziona?! -
- Pazienza. La vita va avanti. -
- Non sei d’aiuto. -
- Lo so, ma non vedo cos’altro posso fare. Però
forse…
un’idea ce l’ho… -
- Dimmi. -
- Senti un po’… -
Sapeva che Cindy ne era innamorata, ma non riusciva a
non arrabbiarsi quando la vedeva piangere per lui.
- Sì, almeno mi lascerà in pace una volta per
tutte. -
- Credi che lo farà davvero? -
- Lo spero, anche perché con una puttana non vuole avere
nulla a che fare, quindi non dovrebbe più calcolarmi. -
rispose Cindy, fredda.
Dentro ci soffriva maledettamente, ma era quello che pensava. Mentire a
sé
stessa non sarebbe stato per niente d’aiuto.
Meglio essere sinceri fino in
fondo, piuttosto che illudersi sempre.
- Tu non sei una puttana Cindy. -
- Lo so. Ma lui la pensa così. -
- Lasciagli pensare quello che vuole. -
- Esatto. - si mise il lucidalabbra e osservò il proprio
riflesso sullo specchio.
Sfoggiava un’abbronzatura perfetta, risultato delle
sue giornate passate sulla spiaggia a prendere il Sole.
- Anche se non ti trucchi sei bellissima lo stesso. -
l’abbracciò da dietro e le stampò un
sonoro bacio sulla guancia, riuscendo a
strapparle un sorrisetto.
- Dai basta! Così mi spezzi le ossa!!! -
- Sempre la solita esagerata! Lo sai che ti voglio bene,
non ho altri modi per dimostrarti il mio affetto. -
- Lo so Giò, ti voglio bene anche io, anche se non sai
cucinare. -
- Perfida, lo sai che sono negato… -
- Ahah. Ora però devo andare fratellone. A più
tardi. -
- Ok tesoro, stai attenta. -
- Tranquillo. -
Uscì
dalla porta e sospirò, poi si diresse alla spiaggia.
Il cielo cominciava a striarsi di rosa, arancione, rosso… i
colori del tramonto.
Il momento magico di Cindy, che in quell’esatto momento per
lei non aveva nulla di magico, proprio per niente.
Un cielo come un altro.
Si dirigeva sempre più incerta verso la sua meta. Tra le
braccia di Marco.
Baciarlo di nuovo per gioco sarebbe stata l’ennesima
pugnalata allo stomaco, ma almeno non
l’avrebbe più
calcolata e forse un giorno si sarebbe decisa che dimenticarlo
definitivamente era la cosa più giusta.
Quando arrivò a destinazione si ritrovò di fronte
alla
desolazione più totale. Non c’era nessuno.
A parte lei, ovviamente. Si avvicinò al bagnasciuga e
rimase immobile a fissare il tramonto. Pensava e basta.
Perché diavolo aveva accettato l’offerta di Marco?
Era
talmente ridicolo!
Probabilmente, convinto com’era, avrebbe pensato che lei
avesse ceduto perché non vedeva l’ora di gettarsi
tra le sue braccia, ma se era
quello che pensava si sbagliava.
Tuttavia gliel’avrebbe lasciato credere: se ne
era convinto… non voleva rovinargli la festa.
Era in ritardo, e lei era ancora in tempo per andarsene.
Quando si voltò per tornare a casa, si sentì
stringere il
polso da una mano. La sua mano.
Si liberò con uno strattone dalla sua presa e senza battere
ciglio si voltò verso di lui.
- Credevo che non saresti più venuto. -
- Non credevo che avresti accettato. -
Cindy rise, sprezzante.
- Se voglio che tu mi lasci in pace per sempre mi tocca
farlo. -
Ed ecco la stessa maledetta freddezza dell’altro ieri, una
freddezza che non le si addiceva affatto.
- Sisi hai ragione. -
- Ci muoviamo? Ho da fare. -
- Calmati, so che hai fretta di andartene, ma la cosa
richiede tempo. -
- Perché scusa? È solo un bacio… -
- Sì ma credo proprio di essermi innamorato di questa
ragazza, voglio fare tutto alla perfezione. -
Innamorato?
Aveva sentito bene? Era innamorato di
un’altra?!
Era come se le fosse stato inferto un colpo mortale,
sentiva l’angoscia e la gelosia impossessarsi invincibile di
ogni parte del suo
corpo, compreso il suo petto.
Non fosse stata frenata dal suo orgoglio
l’avrebbe ucciso con le sue stesse mani. Due sere prima
quindi aveva continuato
a giocare con i suoi sentimenti.
Continua a
mentire sui
suoi sentimenti verso di me! pensò
Cindy, in preda ad una rabbia al di fuori di ogni
immaginazione.
Come aveva potuto approfittare del fatto che lei lo amava a tal
punto da perdonargli anche la più meschina delle
accuse?!
Credeva che lui fosse
realmente interessato e invece…
- Bene, ma vedi di fare più in fretta possibile, altrimenti
puoi anche cercarti qualcun altro. - rispose, più acida del
limone.
- Siamo acidelle oggi? -
- Non più del solito. Allora vogliamo muoverci?!!! -
- Stai calma! -
- Sarò più calma quando me ne tornerò
a casa, dal mio Ricky. -
A Marco quasi venne un infarto. E se… no, non doveva
pensarci.
L’orripilante pensiero del biondo spasimante che stringeva
tra le braccia la
sua Cindy era uno dei motivi per i quali si sentiva sempre
più determinato a
seguire il piano.
La gelosia era un sentimento terribilmente triste.
- Bene, incominciamo. -
Ah adesso
ignora anche
quello che dico?!!! Adesso gliela faccio vedere io! pensò
Cindy, nera di rabbia.
‘Cindy, perché sei così
scema???’
Scema sarai tu,
brutta
deficiente di una vocina rompiscatole!
‘Come puoi non capire cosa vuole davvero Marco?!’
L’ho
capito benissimo,
vuole qualcuna con cui scopare e io non sono disponibile.
‘Invece
non hai capito un accidenti! Aaaah cosa devo fare
con te?!!!’
Ho un
suggerimento
brillante: stare zitta.
Prima
che Teresina potesse replicare, Cindy venne riportata
bruscamente alla realtà.
Marco l’aveva presa per i fianchi e l’aveva gettata
sulla
sabbia, andandole sopra senza tanti complimenti.
Rimase perplessa, immobile,
fissando il cielo striato di rosso, mentre il suo collo veniva
tempestato da
miriadi di baci.
Non ne era per niente felice, stava male, sapeva che non lo
faceva per lei, sapeva che era tutta una maledetta finzione.
Non voleva rimanere lì con lui un solo secondo di
più, ma
non riusciva a muoversi. Le gambe erano immobili sulla sabbia fresca, e
le sue
mani erano come paralizzate.
Si sentiva intrappolata sotto di lui, schiacciata
dal peso di essere usata da lui come esca; quella prospettiva era
davvero
umiliante, ma non poteva fare a meno di pensarci.
Continuò a fissare sgomenta il cielo rosso, che piano a
piano diventava sempre più intenso, il
suo cielo rosso.
Il suo momento magico. Ma la magia dov’era sparita in quel
momento?
- Cindy non sei convincente. - le sussurrò Marco
all’orecchio.
- Beh se non sono abbastanza soddisfacente come attrice
perché non vai a cercartene un’altra! - si
liberò del corpo di Marco e se ne
andò, furiosa con sé stessa per avergli permesso
soltanto di sfiorarla.
Lui non fece niente per fermarla. Un po’ si aspettava che
capitasse, un po’ non voleva peggiorare la situazione
già critica.
In compenso salvò il video e fece una chiamata.
- Il piano A è
fallito. -
- Quindi passiamo a quello B? -
- No, passiamo a quello C. -
- Ma non ho escogitato nessun piano C!
-
- Tu no, ma io sì. -
- Quindi… secondo te dovremo lasciarci? -
- Sì, è meglio così. -
- Puoi almeno dirmi perché? -
- Giò, io non provo più niente per te. -
- Perché ti sei innamorata di un altro vero? -
- Io… mi dispiace Giò… -
- Basta dire mi dispiace, rispondimi. -
- Sì mi piace un altro. -
- Lo conosco? -
- S-sì. -
- Chi è? -
- Io non credo che… -
Cindy entrò come una furia e sbatté violentemente
la porta
d’ingresso, facendoli sobbalzare entrambi.
- Ciao Cindy. - salutò Roberta, visibilmente a disagio.
Per tutta risposta Cindy non la degnò di uno sguardo e si
diresse in camera sua, buttandosi a capofitto sul letto e scoppiando in
lacrime
poco dopo.
Trattenerle? Per quale motivo avrebbe dovuto farlo?
Giò sbiancò e lasciò Roberta da sola
nell’ingresso, andando
di tutta fretta in camera della sorella.
Aprì la porta e la vide sdraiata nel letto, con il viso
rigato dalle lacrime e le braccia strette al cuscino.
Si sedette sul letto e le accarezzò i capelli corvini.
Lei non smise per un solo secondo di singhiozzare, sempre
più forte.
- Appena lo vedo gli spezzo le ossa. - si limitò a dire,
abbozzando un sorrisetto.
- Giò io sto così male che… non ce la
faccio più. -
- Che ti ha fatto stavolta? -
Tra le lacrime gli spiegò tutto quello che era successo,
compreso il fatto che Marco l’aveva trattata come una
perfetta estranea.
Come
se non fossero mai stati insieme, come se il loro ultimo bacio per lui
non
fosse mai esistito.
Come se dieci mesi non fossero mai passati dalla prima
volta in cui si erano parlati… come se avesse premuto il
tasto Canc su quegli
ultimi mesi.
- Oh
sì, gli spezzo le ossa. -
- No, lascia stare. -
- Perché continui a difenderlo? In fondo ti sta facendo
solamente soffrire! -
- Perché lo amo Giò. Non ci posso fare niente. -
Rimase interdetto di fronte alla confessione della sorella,
convinto che fosse uno scherzo.
Lei innamorata? Impossibile.
Non era una ragazza che dava il suo cuore facilmente, ma
allora cosa…?
- Cindy… non stai dicendo sul serio, vero? -
La ragazza continuò a piangere, senza aprire bocca.
- Giò, torna da Roberta. Voglio stare un po’ da
sola. -
- Maledizione… - sussurrò Giò, uscendo
dalla stanza.
Proprio in quell’istante sentì il cellulare
vibrargli in
tasca, così lo estrasse e lesse il numero.
Non gli sembrava di conoscerlo.
Comunque accettò la chiamata.
- Pronto? -
- Giò? -
- Sì, chi è? -
- Sono Marco… -
- Ah! Stavo giusto per chiederti che diavolo
hai fatto a mia sorella! -
- Non le ho fatto un bel niente. -
- Oh si vede che non le hai fatto niente, dato che in
questo preciso istante sta solo piangendo! - sbottò
sarcastico, sentendo la
rabbia montargli dentro.
Non le aveva
fatto un
bel niente! Tsk, bastardo! pensò
Giò.
- S-sta piangendo? - chiese Marco, sconcertato.
- Sì, pezzo di deficiente! Sta piangendo! -
- Lo sapevo che non era una buona idea… senti
Giò, mi serve
aiuto. -
- Aiuto?! E perché lo chiedi a me? -
- Perché sei suo fratello. -
- Ti serve aiuto con Cindy? -
- Esattamente. -
- Perché dovrei? -
- Ascoltami, io ci tengo a lei, ma lei non mi crede. -
- E che c’entro io in tutto questo? -
- Ascolta… -
- E così alla fine ci hanno mollato. -
- Sì, e ora che ci penso… questa storia va avanti
da molto
tempo. -
- Già. È tutto iniziato con la notizia della
coppia
misteriosa. Da quel giorno Marco non è stato più
lo stesso con me! -
- Non prendertela Jessica, in fondo era da tanto che mio
fratello voleva lasciarti. -
Fece un ultimo tiro e gettò la sigaretta in acqua, buttando
fuori il fumo.
- E questo chi l’ha detto?! - sbottò la ragazza,
infastidita.
- Sarò pure stupido, ma i ragazzi non amano quelle troppo
appiccicose e Marco non sembrava affatto gradire il tuo modo di fare da
polipo.
Peccato perché sei molto carina. -
- Secondo te sono stata troppo appiccicosa con lui? -
- Esatto. Forse è il caso che non pensi più a
lui, mi rendo
conto che gli piace Cindy. -
Jessica aggrottò le sopracciglia, confusa.
Non si aspettava una risposta così tranquilla, in fondo
Cindy era stata la sua ragazza.
- Non ti da’ fastidio? Sembrava che ti piacesse lei. -
Carmine rispose con un’alzata di spalle.
- Con lei è stata una storiella, niente di più e
poi da
quando ho conosciuto Katsue non sono più lo
stesso… sono molto cambiato.
Ultimamente penso solo a lei. Anche se siamo stati poco tempo insieme,
lei mi
piace molto. -
- Credo che lei tuttavia abbia un certo interesse per tuo
cugino. -
- Lo so bene e credo che anche Tiziano ricambi ampiamente.
Si vede da lontano che è innamorato perso e non mi stupisco.
Kat è una ragazza
molto affascinante. -
Stava calando il tramonto ed era ora di tornare a casa.
Jessica sospirò e si sollevò da terra, con le
lacrime agli
occhi.
- Grazie della chiacchierata Carm, mi serviva parlare con
qualcuno. -
Fece per andarsene, ma l’altro si alzò in piedi e
le mise
una mano sulla spalla.
- Se vuoi qualche volta possiamo uscire, così parliamo
ancora un po’. Sempre se ti va… - sorrise.
Lei gli prese la mano e la strinse, poi sorrise triste,
abbassando lo sguardo.
- Sarebbe una buona idea. - lui strinse la presa sulla mano
della bionda e le stampò un bacio sulla guancia.
Poi lei sciolse la presa.
- Ci sentiamo Carm. -
- Certamente Jess. -
- Come te lo devo ripetere?! In cinese
per caso?!!! -
Continuò a camminare a passo deciso, calpestando rabbiosa i
piedi sulla sabbia.
Possibile che continuasse a provarci e riprovarci, anche
quando gli aveva detto a chiare lettere che non erano fatti per stare
insieme?
- Kat, aspetta. Dobbiamo parlare. -
Katsue si fermò e chiuse gli occhi. Il cuore non faceva
altro che batterle all’interno del torace, più si
allontanava da lui più il
dolore aumentava.
Infine li riaprì e si voltò, con il preciso
intento di
fronteggiarlo.
- Che c’è da dire?! Io non capisco, anzi proprio
non riesco
a capire, perché continui a provarci!
Tra noi è finita Tiziano e non tornerò
indietro!!! Spero che sia chiaro una volta per sempre! -
Tiziano continuò ad avvicinarsi. Non ce la faceva
più a sentirsi
ripetere sempre le stesse maledette parole.
Le avrebbe impedito di pronunciarle una volta per tutte,
anche se questo implicava tapparle la bocca.
Non poteva sopportare ancora una volta un suo rifiuto
categorico, era al di fuori del suo autocontrollo.
- Perché fai così? Noi due stavamo
così bene insieme!
Eravamo felici ed ora a causa di uno stupido litigio e per colpa del
tuo
stupido orgoglio devi soffocare i tuoi ed i miei
sentimenti?! -
La ragazza fece per replicare, ma boccheggiò a lungo.
La verità la colpì nel profondo.
Era tutta colpa del suo orgoglio, non riusciva a metterci
una pietra sopra.
Ma lei sapeva di desiderarlo. Desiderava solo Tiziano, il
suo unico amore.
Sapeva che i suoi sentimenti le ordinavano di zittirsi e di
baciarlo, mettendo da parte il suo onore.
I suoi sentimenti e la sua stramaledetta vocina.
‘Katsue questo è un ordine!!!!!! Lascia perdere
per almeno
qualche secondo il tuo orgoglio!’
No…
non ce la faccio.
‘Sì
che ce la fai tonta!!!’
Stai
zitta…
‘Ma
io veramente…’
TI STAI
ZITTAAA?!
- Non
rispondi? Che c’è? Ti sei sentita toccata da
quello
che ho appena detto? -
Katsue strinse i pugni e abbassò lo sguardo. Sapeva di
meritare profondamente ogni parola che lui le aveva rivolto,
ma…
come poteva
non capire che per lei era difficile rinunciare alla vittoria del suo
onore e
lasciarsi andare al suo cuore?!
Lei lo amava, non poteva mentire a sé stessa. Lui avrebbe
dovuto capirlo.
Si morse il labbro, talmente forte che quasi si tagliò.
Perché continuava a rimanere in silenzio?
Perché cazzo non
le sbatteva contro tutto ciò che pensava di lei?!
Probabilmente si sarebbe
sentita meglio, si sarebbe resa conto che tra di loro non avrebbe
più potuto
funzionare e la storia sarebbe finita lì.
Ma lui continuava a stare zitto, immobile, continuando a
penetrare i suoi occhi e lei era stanca di essere osservata, di essere
trafitta
dai suoi occhi di ghiaccio.
Finalmente si decise a rispondere, ma smise di guardarlo
negli occhi.
Non le sarebbe stato facile mentirgli mentre i loro occhi
erano in contatto.
- No. Non mi sento toccata. Io non provo più niente per te.
-
- Perché non mi guardi negli occhi mentre me lo dici eh?
Guardami negli occhi e dimmi che è tutto finito. -
Lei scosse il capo, sentendo le lacrime bruciarle negli
occhi.
Era troppo per lei.
Scelse la via più facile: si voltò per andarsene.
Scappare era forse la maniera migliore per mettere fine a
quell’incontro.
Ma quando si sentì stringere al petto le difese che aveva
eretto attorno alle sue emozioni crollarono, così come le
mura invisibili che
aveva costruito per arginare le lacrime.
Si ritrovò appoggiata al suo petto a
piangere in silenzio, accarezzata dalle sue mani.
Perché era scoppiata a
piangere? C’era proprio bisogno di mostrarsi debole ai suoi
occhi?
Non era forse un modo per fargli capire che la lontananza
da lui le provocava solo dolore?
- Sei uno stupido… - sussurrò, infuriata con
sé stessa.
- Sì, lo so. Sono sempre il solito plancton stupido. -
Katsue sollevò lo sguardo, incredula.
Aveva veramente ammesso di essere uno stupido?
Scosse il capo, confusa.
- Che cosa stai… -
- Sono stato veramente uno stupido ad innamorarmi di te. -
Quando le loro labbra si incontrarono fu come se una
scarica di calore li avvolgesse entrambi, e si accorsero di amarsi
ancora di
più di quanto già non sapessero.
E fu in quell’istante che Katsue capì di non
voler lasciare mai più Tiziano.
Lo amava, punto. Non c’era altro da sapere. Niente
orgoglio, niente onore. Niente di niente.
Era con lui che doveva stare e ci sarebbe stata, fino a
quando avesse voluto.
Tiziano la strinse, intenzionato a tenerla per sempre con
sé.
Il tocco autoritario delle sue mani non faceva che farle
ardere ancora di più il fuoco che sentiva dentro il cuore,
che divampava sempre
più rapidamente, fino a che non lo sentì bruciare
in tutto il corpo.
- Ti amo. - disse e niente le sembrava più vero di quel
sentimento.
- Ti amo
anche io… principessa. - sorrisero, ancora ad occhi chiusi,
e la luce dei loro
stessi sentimenti li riavvolse, conducendoli a riunire le loro
labbra proprio
mentre la luce del giorno lasciava spazio
all’oscurità della notte.
C’era
qualcosa di strano in tutta quella situazione.
Non aveva
mai visto suo fratello tanto agitato in vita sua e si chiedeva che cosa
diavolo
fosse successo.
- Giò? -
chiese, interrogativa. Per tutta risposta il ragazzo le
lanciò uno sguardo
nervoso dal divano.
Tamburellava
le dita sulla coscia da almeno mezz’ora e Cindy era finita
per innervosirsi
notevolmente.
- Sì? -
distolse lo sguardo, spostandolo verso qualunque
cosa potesse distrarlo dallo sguardo della sorella.
Ma perché
diavolo aveva accettato?! Quell’attesa lo faceva sentire
ansioso e nemmeno ne
conosceva il motivo.
Doveva per
forza stare calmo, altrimenti avrebbe mandato a monte tutto.
Compresa la
felicità di Cindy, e non era questo che voleva.
- Sei
nervoso per caso? È da almeno mezz’ora che fai
casino con le dita! -
- Nervoso?
E… cosa te lo fa pensare? - continuò a guardarsi
attorno, senza tuttavia
trovare niente di interessante su cui posare lo sguardo per tutta la
durata della
conversazione.
- Prima di
tutto: non mi guardi negli occhi. Secondo: ti guardi intorno. Terzo:
è da
mezz’ora che tamburelli con le dita!
Quarto: ti si legge in faccia che sei
nervoso e non mi serve considerare i primi tre punti per capirlo. -
- Sì è vero,
sono nervoso! -
- Di questo
me n’ero accorta, ma non capisco il perché. -
- Beh… -
doveva trovare una scusa in fretta, non poteva assolutamente dirle
niente! -
ieri io e Roberta ci siamo lasciati. -
Non era una
scusa, ma poteva essere un buon motivo per essere nervoso, anche se in
genere
essere lasciati non provoca nervosismo, ma rabbia allo stato puro.
Cindy
sgranò gli occhi e si sollevò immediatamente
dalla sedia per sedersi vicino a
Giò, sul divano.
- Scusa,
io… non lo sapevo. E… perché? -
Giò sollevò
lo sguardo ed incontrò gli occhi di sua sorella, nei quali
lesse la
preoccupazione.
-
Tranquilla, non è poi così grave. Sapevo da tempo
che non sarebbe durata a
lungo. -
- Ah… ma
perché vi siete lasciati? -
- Lei dice
di essersi innamorata di un altro. -
- E ti ha
detto di chi? -
Lui scosse
il capo.
- Un
secondo prima che rispondesse sei entrata come una furia e ho preferito
sapere
che avevi, piuttosto che stare a sentire le spiegazioni di quella
stronza. Tu
sei decisamente più importante. -
- Ah,
capisco… -
- Stai
tranquilla, non me ne importa se mi ha lasciato. Già da
tempo non la sopportavo
più. E poi non era il mio tipo. -
- Sei
proprio sicuro che sia tutto a posto? -
Giò alzò
gli occhi al cielo e sbuffò.
- Ne sono
sicurissimo. Parola di scout. - rispose, portandosi una mano al petto.
Lei scosse
il capo con un sorrisetto.
- Beh,
allora io ritorno a studiare ok? Prima finisco i compiti delle vacanze
più
tempo avrò per divertirmi. -
- Giusta
osservazione sorellina, ma… prima devi farmi vedere una
cosa. -
Lei
aggrottò le sopracciglia.
- Cosa
dovrei farti vedere? -
- Ehm…
vedi, dovresti farmi entrare un attimino nel blog della tua scuola con
il tuo
computer. -
- Perché? -
- Devo,
ehm… leggere una cosa. -
- Ok, va
bene. -
- Vai ad
accenderlo allora? -
- Perché
io? -
- Solo tu
sai la password eh! -
- Giusto… -
Si sollevò
dal divano e attraversò il corridoio, sparendo poi dietro la
porta della sua
camera.
Giò la
seguì, sperando che tutto andasse a buon fine.
Entrò nella
stanza di Cindy e si fermò dietro la sedia dove si era
appena seduta.
Appena il
computer si accese Cindy aprì una pagina di Internet, poi
entrò nel blog.
Ciò che
vide nella home la fece rimanere di sasso.
- Io vado
un momento in bagno Cindy, ok? -
- S-sì va
bene. -
Quando Giò
uscì dalla stanza, Cindy rilesse la frase a caratteri
cubitali che era stata
pubblicata in bacheca.
“LA COPPIA MISTERIOSA HA PERSO IL
SUO
MISTERO”
Non
è possibile… pensò
Cindy, sgomenta.
Scese con
il cursore e notò un’altra frase che la
lasciò a bocca aperta.
“Questo
video è stato inviato alla mail della redazione del giornale
scolastico da uno
dei due innamorati che per mesi e mesi ci hanno incuriosito con i loro
baci
appassionati.
Chi è questo ragazzo? Beh, guardate questo video e
scoprirete
tutto ciò che è rimasto in segreto per tutto
l’anno scolastico.”
Rimase con
il fiato sospeso per qualche secondo, poi cliccò su play per
iniziare a vedere
il video.
Ma con il
video partì anche una canzone… una canzone
bellissima.
As many things I wish I didn't do
But I continue learning
I never meant to do those things to you
And so I have to say before I go
That I just want you to know
L’aveva sempre trattato con la più completa
indifferenza, e da quella maledetta
mattina era cambiato tutto.
Si era innamorata del fratello del suo ex…
Poi pensò
al senso delle parole della canzone e si sentì gelare.
Molte cose desidererei non aver mai fatto,
Ma continuo ad imparare.
Non avrei mai voluto farti questo.
E quindi devo dirti prima di andare via
Che voglio solo che tu sappia che...
L’ultimo
bacio, quello sulla sabbia… quello della sera prima.
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is You…
and the
reason is You…
and the
reason is You…
and
the reason is You…
Sapeva che
stava piangendo ancora prima di scappare via, mettersi le scarpe e
uscire dalla
porta di casa.
Per cambiare tutto quello che ero solito essere.
Una ragione per ricominciare di nuovo,
e la ragione sei tu…
e la ragione sei tu…
e la ragione sei tu…
e la ragione
sei tu…
Le parole
che più di tutte le altre l’avevano fatta sentire
bene, ma anche male.
TI AMO CINDY E
SE MI AMI ANCHE TU IO
SARò
ALLA SPIAGGIA STASERA, AD
ASPETTARE CHE IL MIO UNICO AMORE MI DIMOSTRI CHE HA BISOGNO DI ME.
Se non
avesse scritto esplicitamente il suo nome non avrebbe mai pensato che
tutto
questo fosse stato fatto per lei, ma ora che aveva visto il video,
capito le
parole del testo e letto il suo nome sapeva esattamente
com’erano andate le
cose.
Lui la
amava, lei lo amava, e tutto era più facile.
Si sentiva
una stupida a correre per la strada.
Primo,
perché tutti i passanti la fissavano come se fosse appena
uscita dal manicomio
e secondo, perché stava piangendo come una disperata e i
passanti la fissavano
come se fosse appena uscita da un centro per depressi.
Quando
arrivò alla spiaggia smise di correre. Marco era immobile di
fronte
all’orizzonte ed osservava il mare illuminato dalla luce
rosea del tramonto.
Ancora il tramonto. Il tempo era trascorso talmente in fretta quella
sera che
non si era accorta dell’orario.
Lui si voltò e, appena la vide, si aprì sul suo
volto un gran sorriso.
Cindy gli
andò contro a passo spedito, assalita da una rabbia cieca,
incontrollabile.
- Tu!!! Brutto stupido che non sei
altro!!!
- gli urlò contro, prendendolo a pugni sul petto.
Lui rimase
interdetto, poi le bloccò i polsi con le mani e
riuscì a farla calmare.
- Ehi
Cindy, ma che ti prende??? -
- Vorrei
spaccarti quel bel faccino che ti ritrovi, brutto deficiente! Ecco che
diavolo
mi prende!!! Come hai osato trattarmi in quel modo barbaro per tutto
questo
tempo, eh?!
Come ti sei permesso di prendermi in giro e di umiliarmi davanti
a…
-
- Ho dovuto
farlo, ma non capiterà mai più. Mai
più… -
Le baciò la
fronte, facendole chiudere gli occhi.
- E cosa me
lo garantisce? -
- Il fatto
che ti amo. -
- E cosa mi
garantisce che tu mi ami? -
- Questo… -
Un attimo
prima che le sue labbra si posassero su quelle della ragazza, Marco
aveva già
capito che Cindy non gli aveva fatto quella domanda seriamente, sapeva
già che
l’amava.
Il video ne era stata una prova più che sufficiente.
Non c’era
stata resistenza da parte sua quando Marco aveva cercato la sua lingua
all’interno della sua bocca, né quando
l’aveva letteralmente esplorata con le
dita sotto la sottile maglietta
né tantomeno quando il bacio era diventato poco
più che pura passione. L’aveva lasciato fare,
segno che l’aveva perdonato e che
aveva ancora voglia di amarlo.
All’improvviso
attorno a loro si levò un coro di applausi e di urletti.
Si
guardarono intorno: tutta la scuola si era riunita attorno a loro,
curiosa.
C’era chi
applaudiva, chi strillava e chi sorrideva e basta.
Ma c’era
anche chi si prendeva per mano e si rifiutava di smettere di guardare
la persona
che amava.
Cindy
sorrise debolmente, poi incatenò i suoi occhi a quelli del
ragazzo che amava e
per un attimo, un attimo soltanto, si sentì triste.
Forse perché quel bacio era
finito troppo presto. Poi si rese conto che poteva averne altri, fino
all’infinito
e la gioia riacquistò la priorità
all’interno del suo cuore.
- Ti amo. -
sentirsi dire quelle parole dalla ragazza che amava era bellissimo,
niente lo
avrebbe potuto rendere più felice.
- Sei la
mia vita. - Cindy chiuse gli occhi e sotto quel cielo rosso
baciò le labbra di
Marco, perdendosi nella lucente eternità di quel bacio.