Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: Scarlett Morgenstern    21/07/2019    0 recensioni
"Io non voglio il mondo, io voglio te".
Da questa frase di Alec ho preso l'ispirazione per scrivere una raccolta di storie sulla vita quotidiana di questa bellissima coppia. Ho visto che molti lettori della saga li notano maggiormente per la loro tragicità, io voglio mostrarli invece nella loro normalità.
Genere: Comico, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Non so quanto potrò stare tranquillo. » disse Magnus, con sguardo preoccupato.

«Sai che da quando è arrivato Max sei diventato paranoico e ansioso? Sei un papà, la metamorfosi adesso è completa! » rispose Alec, intento a rasarsi e con una nota di sarcasmo nella voce.

In realtà adorava vedere Magnus preoccupato per il loro bambino, in qualche modo lo rendeva sexy agli occhi dello shadowhunter- non che ce ne fosse particolarmente bisogno comunque.

«Non è che non mi fidi di Jace, lo sai- riprese lo stregone, sempre più agitato- è che Max sta scoprendo solo adesso i suoi poteri, non è facile avere a che fare con un Nascosto neonato e che non si sa controllare. E Jace è... inesperto. » Magnus pronunciò quest’ultima parola con un tono incerto, come se non fosse sicuro che quella fosse la parola giusta: perchè “in effetti la parola giusta è “irresponsabile”” pensò Magnus.

Alec si girò con sguardo inquisitore:

«Stavi per dire irresponsabile... »

«No... sì... forse... » concluse Magnus.

Alec si rivoltò di nuovo verso lo specchio, studiando la propria immagine e cercando di radersi in maniera perfetta, com’era suo solito fare.

«Vedrai che se la caverà. Terrà Max solo per qualche ora, abbiamo bisogno di una serata solo nostra, in uno di quei ristoranti dove non ci sono i menù da colorare o i labirinti per i draghi. Davvero, piuttosto che far uscire di nuovo quel draghetto rosa da quel dannato labirinto, mi disegno una runa dell’agonia. » rispose Alec, in parte scherzando, ma in parte decisamente frustrato da quel piccolo animaletto – anche perchè per quanto ci provasse, non riusciva mai a far uscire il drago dal labirinto.

Magnus sembrava convinto, quindi, in silenzio, si aggiustò i capelli con uno schiocco di dita: i ciuffi rossi, che prima ricadevano stancamente sulla fronte dello stregone, ora si erano disposti perfettamente dritti sulla sua testa e tali sarebbero rimasti fino alla fine della serata.

Era la prima volta che i due uscivano senza il piccolo Max e, sebbene non volesse darlo a vedere, anche Alec era agitato all’idea di lasciare Jace col suo bambino, tanto da aver disposto una serie di rune di protezione per tutta la casa e anche nel raggio di dieci chilometri. Voleva mantenere un’aria calma e sicura per non preoccupare ulteriormente Magnus che, dopo l’ultima esperienza col piccolo, aveva temuto che Max potesse farsi male nello sperimentare i nuovi poteri.

Mentre i due si preparavano per la loro cenetta intima, Max stava giocando col gatto sul pavimento dell’ingresso: l’animale non sembrava gradire sempre la compagnia del bambino, che spesso era irrequieto e a tratti brusco con lui; tuttavia avrebbe graffiato chiunque si fosse avvicinato al piccolo stregone senza il suo consenso, cosa che era capitata negli ultimi tempi, quando Simon osò prendere in braccio Max in un modo che, evidentemente, il gatto non gradiva.

Ad un certo punto si sentì il suono del campanello che suonava, dunque Max, da buon padroncino di casa, si avvicinò gattonando goffamente alla porta e, sedutosi lì davanti come in attesa, emise una risata che spalancò magicamente l’ingresso.

Davanti a lui sull’uscio c’era zio Jace, che il bambino aveva rinominato “eccì”, vestito completamente di nero, i capelli biondi tirati all’indietro con un ciuffo ribelle che ricadeva sugli occhi, e una lunga spada alla cintola.

«Amore dello zio!- disse lui, con un sorriso, prendendo in braccio il suo nipotino- fai anche gli onori di casa adesso? » chiese ancora, e Max per tutta risposta lo abbracciò forte.

Max adorava lo zio Jace, ogni volta che veniva a trovarlo era una festa, giocavano moltissimo e si divertivano ad interpretare i supereroi: tra i vari passatempi che preferivano c’erano ‘bubusettete’, nascondino e la lotta contro i demoni; spesso però questi tre giochi finivano per mischiarsi tra loro.

Magnus e Alec arrivarono in ingresso e videro che lo shadowhunter era già entrato e aveva in braccio il piccolo stregone: Alec salutò l’amico con un abbraccio, schiacciando Max che protestò vivacemente, mentre Magnus, che era attento ad ogni cosa, spalancò gli occhi e urlò:

«Ti sembra il caso di portare un’arma per badare ad un bambino?! »

Jace, sinceramente confuso, rispose:

«E se ci fosse un demone nelle vicinanze? E se qualcuno provasse ad entrare? E se arrivasse... un’anatra?!- rispose lui, ponendo particolare enfasi sull’ultimo esempio- dovremmo poterci difendere, non trovi? »

Magnus avrebbe voluto replicare a tono, ma i due erano in ritardo per la cena, quindi decise di passare al sodo:

«Bando alle ciance, ho una serie di cose da dirti- disse lo stregone, gesticolando in maniera convulsa- niente mascalzonate, DI NESSUN GENERE: se scopro che hai portato mio figlio in missione o che gli hai dato del cioccolato prima di dormire, ti farò un incantesimo talmente potente che rimarrai coi capelli sciatti per il resto della tua vita. Ci siamo capiti, shadowhunter? » e con un tono decisamente inquietante, Magnus fissò Jace con sguardo minaccioso e il dito puntato, dal quale fioccavano piccole scintille blu.

«I capelli sciatti per il resto della vita? Ma questa è... perversione! » rispose Jace, accentuando il sarcasmo nella maniera più drammatica che riuscì a trovare.

Magnus non sembrava divertito, infatti lo sguardo minaccioso non cessò, così Jace rispose:

«VA BENE! »

«Perfetto... e sappi che se succederà qualcosa, lo verrò a sapere. Ho spie ovunque... » a queste parole Alec fece uno sguardo confuso e sinceramente spaventato: quante volte Magnus lo aveva fatto spiare dai suoi adepti?

Per smorzare la tensione Alec trascinò via Magnus con un «Vaaaaa beeeene.... », mentre lo stregone aveva ancora il dito minaccioso puntato verso Jace e lo sguardo da folle.

Alec e Magnus, dopo un’altra serie di coccole e bacini al piccolo, uscirono finalmente di casa: la prima uscita senza Max.

 

Lo shadowhunter e lo stregone camminavano insieme mano nella mano come due fidanzatini per le strade di Brooklin, passi lenti e tranquilli, senza che nessuno dei due tenesse in braccio il piccolo Max.

«Non sembra strano, vero?- esordì Alec – voglio dire...io e te...da soli...senza Mirtillo... »

«é un rischio che temevo, sai? E invece no! » rispose Magnus con un sorriso e apparentemente più calmo di prima.

«Sta crescendo in fretta... » aggiunse Alec con lo sguardo sognante, rivolto verso il fiume che stava loro di fianco.

«Sì... ti ricordi quando lo abbiamo preso? Era così piccolo! » rispose Magnus.

Ci fu un attimo di silenzio, poi improvvisamente Magnus disse:

«Beh, sai cosa? È la nostra serata, basta pensare a Max che starà sicuramente bene con Jace (anche perchè ho aggiunto delle barriere protettive, uscendo) » Magnus aveva sussurrato l’ultima parte della frase, ma Alec aveva sentito perfettamente e con un mezzo sorriso acconsentì al patto.

I due camminarono e scherzarono per tutto il tragitto come avevano sempre fatto: Alec raccontò a Magnus aneddoti dell’ultima missione, dove Clary era scivolata nel fango e Jace, che voleva fare il cavalier servente, aveva tentato di aiutarla, scivolando e cadendo nel fango a sua volta. Magnus, da canto suo, raccontò ad Alec le storie del Pronto Soccorso di Catarina che erano sempre avvincenti, sebbene spesso avesse a che fare con mondani svitati o con Nascosti ubriachi del nettare delle fate.

A forza di chiacchierare, i due arrivarono al ristorante: lo aveva scelto Magnus, ovviamente, ed era un ristorante molto esclusivo nel mondo dei Nascosti, gestito da un licantropo italiano. Data l’eccellenza del locale, Magnus aveva costretto Alec a indossare un vestito nero elegante e una cravatta azzurra che faceva risaltare in maniera evidente gli occhi color ghiaccio di Alec.

Magnus ovviamente non voleva essere da meno e aveva scelto pantaloni stretch neri, una camicia bordeaux con paillettes e una lunga giacca rosso mattone che scendeva fino alle caviglie ricoperta di ricami dorati.

Il mio fidanzato è proprio un gran figo” pensò Magnus.

«A che pensi? » chiese Alec che nel frattempo si era girato verso il suo stregone e aveva notato uno sguardo sornione che di solito voleva dire solo una cosa: fantasie erotiche.

«AH, niente... stavo pensando che tra tutti gli shadowhunters mi sono accaparrato il più sexy! » rispose Magnus, avvicinandosi ad Alec e tirandolo a sé usando la cravatta.

«AH, davvero? » rispose Alec, tentando goffamente di sembrare sexy, una cosa che faceva sempre impazzire Magnus.

Il proprietario del locale, Antonio, accolse i due ospiti all’ingresso: indossava uno smoking relativamente semplice e aveva in mano due menù da lasciare al tavolo.

«Benvenuti “Da Antonio”, dove vi porteremo in Italia senza aver bisogno di un portale – esordì lui, strizzando l’occhio a Magnus e cercando di non sembrare troppo imbarazzato nell’interrompere il tubare dei due clienti- posso farvi accomodare? »

«Certamente » rispose Alec, dandosi arie da dandy e offrendo il braccio a Magnus.

I due si avviarono al tavolo, scimmiottando un atteggiamento da gentiluomini, e una volta arrivati Alec scostò la sedia a Magnus per farlo sedere.

«Quante galanterie... » rispose Magnus, non troppo sorpreso perchè Alec spesso faceva questi piccoli gesti nei suoi confronti: era il suo modo di prendersi cura di lui.

Alec si sedette e in quel momento arrivò un cameriere, probabilmente un altro licantropo, che disse:

«I signori gradiscono il vino, per cominciare? »

«Direi di sì... » rispose Alec, prima che Magnus potesse intervenire.

«Alec tu non bevi molto, forse non è il caso di... »

«Non preoccuparti, amore! » lo interruppe Alec, che sicuro di sé ordinò un Rosso di Cerignola, solo perchè il nome sembrava interessante.

Il cameriere si allontanò per qualche minuto e poi tornò con la bottiglia che stappò e versò nei bicchieri di Alec e Magnus.

«Tesoro, sei sicuro? Ti ricordo che l’ultima volta che hai bevicchiato, ti sei lanciato con Jace dal ponte di Brooklin dicendo che avevi creato la runa del volo. E sappiamo entrambi com’è andata a finire! » disse Magnus, ridendo sotto i baffi mentre Alec assaggiava con aria da intenditore il vino.

«Sono sicurissimo! A noi, amore! »

«A noi! »

i due ragazzi brindarono e iniziarono a sbirciare i menù che Antonio aveva precedentemente lasciato loro sul tavolo.

«Cosa prendi? » chiese Alec.

«Sono tentato sia dalla pasta alla carbonara sia dalla trota in acqua pazza, ma non saprei... »

«PIZZA! » urlò improvvisamente Alec.

«Come dici, scusa? » chiese Magnus, visibilmente stupito.

«Qui sono italiani, giusto? Vediamo se reggono il confronto con la nostra pizza! » disse Alec, che con tono di sfida, e probabilmente già un po’ alticcio, chiuse il menù con decisione.

«Ho l’impressione che siano in grado di farla, amore, è praticamente il loro vanto nazionale! » rispose Magnus ridendo per la scompostezza di Alec, che di solito invece era molto attento al suo comportamento.

I due ordinarono i piatti e nel frattempo si smezzarono la bottiglia di Rosso: quando arrivarono le cibarie, la situazione era già abbastanza degenerata: mentre Magnus era perfettamente abituato e quindi non sentiva l’effetto dell’alcol, Alec iniziava a blaterare di draghi che bevono vodka, di fate ballerine e del Re Leone... non era chiaro come ci fosse arrivato, Magnus aveva perso il filo a un certo punto.

«Insomma, povero Simba!- finì Alec – e comunque avevi ragione, amore: gli italiani sanno come si fa la pizza! »

«Te l’ho detto » rispose Magnus, sorridendo e notando che il fidanzato si era sbranato la pizza in pochi minuti.

«Senti, ma... - iniziò Alec- se saltassimo il dolce e andassimo...lo sai... »

Magnus non riusciva a prenderlo troppo sul serio, ma allo stesso tempo l’idea di una notte d’amore con Alec lo solleticava parecchio, visto che da quando c’era Max i momenti di intimità erano molto diminuiti.

«Andare dove? » chiese Magnus, che sapeva benissimo dove Alec voleva andare, ma voleva sentirglielo dire.

«Adesso te lo dico » barcollando, Alec si avvicinò all’orecchio di Magnus e gli sussurrò qualcosa che fece tingere di rosso le guance dello stregone.

«Andata! » rispose lui.

Magnus aveva pagato il conto ed era uscito con Alec alla velocità del fulmine: i due avevano preso i cappotti ancora prima che Antonio li porgesse loro ed erano usciti quasi senza salutare.

 

 

Magnus sapeva benissimo dove portare Alec per la loro fuga d’amore e non poteva essere troppo lontano perchè lo shadowhunter era visibilmente troppo obnubilato dall’alcol per riuscire a percorrere troppa strada.

Magnus quindi schioccò le dita e improvvisamente apparve un portale blu luminoso di fronte a loro e i due lo attraversarono con decisione.

Alec e Magnus si ritrovarono in una lussuosa camera d’albergo a... Parigi! Il luogo dove era iniziata la loro prima (turbolenta) vacanza insieme, poco dopo la battaglia contro Valentine: per loro era un luogo magico.

L’hotel era lo stesso della loro vacanza e Magnus venne investito dai ricordi: le prime paure di Alec, quella voglia di conoscersi e di stare insieme e allo stesso tempo il terrore di essere feriti.

Alec tuttavia non sembrava tanto desideroso di ricordare, visto che in un impeto di passione saltò addosso al suo fidanzato baciandolo appassionatamente: prese il viso di Magnus tra le mani e lo baciò prima sulle labbra, poi scese verso il collo, mordicchiando la pelle tesa e liscia dello stregone.

Magnus, sorpreso e allo stesso tempo eccitato, ricambiò il bacio trascinando il fidanzato nell’enorme camera da letto, che era stata arredata con un lussoso letto matrimoniale rosso e oro a baldacchino e mobili antichi e specchi alle pareti.

Dalla grande finestra centrale si poteva avere una vista sull’intera città, luminosa, grande e romantica: i due non potevano chiedere una location migliore per la loro serata di passione.

Alec, con la grazia che contraddistingueva gli shadowhunters, si gettò sul letto e si trascinò dietro anche Magnus, non interrompendo il lungo bacio, se non per riprendere brevemente fiato ogni tanto: a un certo punto Alec iniziò a sbadigliare e Magnus, tra il sorpreso e l’offeso disse:

«C’è qualcosa che non va? »

«No, niente, amore – rispose Alec, ancora stordito dal mezzo litro di vino che aveva bevuto – sarà il vino! »

«Allora ammetti che non è stata una buona idea! » incalzò lo stregone, inquisitorio.

«Ne vuoi parlare proprio adesso? » chiese Alec, squadrando il suo fidanzato e ridacchiando per la situazione.

Magnus guardò in alto, fingendo di pensarci su, poi disse:

«No, in effetti non mi interessa... » e riprese a baciare Alec.

I due si contorcevano, le gambe di Alec intrecciate alla vita di Magnus, mentre lo shadowhunter infilava le mani sotto la camicia dello stregone, tentando di spogliarlo il più velocemente possibile.

 

Magnus da canto suo, passava la lingua sul collo lungo e muscoloso di Alec, e con le mani toccava gli splendidi pettorali che si intravedevano nonostante la camicia: Magnus era diventato meno superficiale nella scelta del partner, ma doveva ammettere che il fatto che Alec fosse così ben dotato sul piano fisico era una delle cose che amava di più; “ognuno ha i suoi punti deboli – diceva sempre – e il mio è la tartaruga”.

Alec era riuscito a spogliare completamente Magnus, mentre lo stregone non riusciva a sbottonare la complicata camicia da smoking di Alec, così il ragazzo, agile e svelto, ribaltò la situazione, facendo sdraiare Magnus e mettendosi sopra di lui.

Alec si sbottonò velocemente, continuando a baciare Magnus, ma emettendo un secondo sbadiglio.

«Sicuro di stare bene? » chiese Magnus, ora sinceramente preoccupato per Alec.

«Sì sì, ora ci penso io » rispose Alec, che si alzò tutto nudo e recuperò lo stilo che aveva nella tasca della giacca dello smoking, che era stato gettato sullo schienale di una poltrona nella concitazione del momento.

Lo stilo si illuminò e Alec, girato verso la parete e dando le spalle a Magnus (che nel mentre si godeva lo spettacolo del bel fondoschiena di Alec) si disegnò una runa sulla parte bassa dell’addome, e sebbene un po’ barcollante riuscì apparentemente nell’impresa.

Alec tornò verso il letto dicendo:

«Runa della forza: ora dovrebbe andare bene! »

e senza nemmeno dare a Magnus il tempo di rispondere, ricominciò a baciarlo: la situazione si era fatta decisamente dura per entrambi, i corpi caldi e sudati per l’eccitazione.

Alec poggiò la testa sul cuscino per baciare l’orecchio di Magnus, quando....iniziò a russare!

Magnus era impreparato a quest’evenienza ed era schiacciato dal peso del suo fidanzato che si era improvvisamente e profondamente addormentato.

«Alexander? » disse lui, dandogli qualche leggero scossone nel tentativo di svegliarlo.

Niente. Lo shadowhunter era crollato.

Lo sapevo che aveva bevuto troppo” si disse lo stregone, che non capiva come la runa avesse potuto fare così tanto cilecca...e come avesse potuto far fare cilecca anche ad Alec!

Di solito le rune funzionavano alla perfezione, la cosa non si spiegava: Alec aveva bevuto più del solito, ma non così tanto da cancellare l’effetto delle rune.

A malincuore e consapevole del fatto che non avrebbe concluso la serata nel modo sperato, schioccò le dita e il suo fidanzato si librò in aria per poi poggiarsi delicatamente sul letto a pancia in su.

Per curiosità Magnus diede un’occhiata alla runa che Alec si era disegnato sull’addome (come se avesse bisogno di una scusa per studiare a memoria gli addominali di Alec).

«Ora tutto si spiega » disse Magnus.

 

 

 

Qualche ora dopo...

 

Alec aprì gli occhi, confuso e frastornato e con un gran mal di testa: era nudo sotto un lenzuolo che lo copriva delicatamente e si trovava in una stanza lussuosa di un qualche albergo.

Si girò e vide Magnus accanto a lui, anch’egli nudo: lo stava guardando dormire.

«Cos’è successo? » chiese Alec, con voce roca.

«Beh... - disse Magnus – eravamo in un momento un po’....caldo, per così dire. Ma tu sbadigliavi e così... »

«Non dirmi che è quello che penso... » chiese Alec, che iniziava a ricordare, ma sperava fosse la sua immaginazione.

«Ti sei disegnato una runa. La runa della forza. Solo che non era la runa della forza.... » disse Magnus.

Alec scostò il lenzuolo, si guardò l’addome e, con un sospiro lasciò cadere la testa sul cuscino.

«é la runa del sonno... »

«Già » rispose Magnus, ridendo sotto i baffi e un po’ intenerito dallo sguardo dispiaciuto del suo fidanzato.

«Mi dispiace, amore... volevo che fosse tutto speciale stasera. » disse Alec.

«Non importa, tesoro – rispose l’altro, facendogli un buffetto sulla guancia – è stato divertente ugualmente.

«Devo confessarti una cosa – intervenne Alec – anche per me è stato difficile lasciare Max stasera. Volevo farti vedere che ero tranquillo per farti stare calmo, ma in realtà ho sistemato trappole antidemoni per tutto il perimetro di casa nostra. »

Magnus soffocò una risata e poi disse:

«Devo confessarti una cosa, Alexander: le ho messe pure io! »

I due ragazzi risero, divertiti nel vedere quanto li avesse cambiati avere il piccolo Max in casa e felici di aversi l’un l’altro per sopportare le loro follie da genitori di un bambino che cresceva nel Mondo Invisibile.

«Torniamo da Max? È tardi, Jace sarà preoccupato, saremmo dovuti tornare quattro ore fa. »

«Max starà dormendo come un angioletto... » disse Alec, immaginandosi il loro bambino blu nel box, addormentato col suo pupazzo a forma di ranocchio.

 

 

 

Alec e Magnus arrivarono davanti al portone di casa loro attraverso un portale, varcarono la soglia e salirono le scale per raggiungere il loro pianerottolo.

Il palazzo era silenzioso, tutti dormivano, ma più si avvicinavano alla loro porta, più aumentavano dei rumori, sembravano sedie che cadevano e padelle sbattute.

Alec e Magnus si lanciarono un’occhiata eloquente, dopodichè Alec si mise all’erta e Magnus schioccò le dita, pronto a lanciare incantesimi.

«Con tutte quelle trappole e con Jace di guardia, cosa può essere successo? »

«Adesso lo scopriremo. Pronto? » disse Magnus.

Alec annuì, quindi lo stregone con un gesto della mano aprì la porta di casa e i due si trovarono davanti uno spettacolo inaspettato: la casa era stata messa completamene a soqquadro, i mobili erano stati ribaltati, i quadri erano quasi tutti a terra e c’erano giochi ovunque sul pavimento – anche se quest’ultima cosa era la norma in casa di Alec e Magnus.

A un certo punto si sentì un grido, la voce di Jace, che arrivò correndo dalla camera di Max, con un lenzuolo legato al collo, dicendo:

«é un aereo? È un uccello? È CAPITAN MUTANDAAAAA......e il suo assistente! »

Max, anch’egli con un lenzuolino legato al collo, seguiva lo zio ed entrambi saltarono sul divano col sottofondo delle risatine isteriche del bambino che si divertiva un mondo.

Alec e Magnus si guardarono, ridacchiarono, ma poi tornarono seri e fecero la parte dei genitori.

«L’ora della nanna è passata da un pezzo! » esordì Magnus, guardando seriamente Jace e Max.

«Ops... » disse Jace.

«Oss... » gli fece eco Max.

 

 

Dopo aver scacciato Jace e dopo aver messo il pigiama a Max, Alec e Magnus andarono a letto, si portarono Max e se lo misero in mezzo, aspettando che si addormentasse.

«Beh, la serata tutto sommato si è conclusa bene... » disse Alec, guardando con gli occhi pieni d’amore Magnus e il loro bambino che dormiva con le braccia all’aria.

«Benissimo – rispose Magnus con un sorriso, poi si girò, guardò il soffitto e disse fra sé e sé: «Capitan Mutanda... », ridendo mentre ricordava la scena.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Scarlett Morgenstern