Effimera perfezione
Un raggio di sole prese ad illuminare il volto pallido di sua moglie.
Matt abbassò la veneziana, desideroso che Katie riposasse.
Dieci passi per arrivare all’ascensore.
Tre piani per raggiungere Ostetricia.
Pochi attimi per maledire quella scelta, trovandosi davanti innumerevoli bambini sani.
Matt abbassò la veneziana, desideroso che Katie riposasse.
Dieci passi per arrivare all’ascensore.
Tre piani per raggiungere Ostetricia.
Pochi attimi per maledire quella scelta, trovandosi davanti innumerevoli bambini sani.
Evan era stato così.
“È perfetto, Matt…”
“Come te, amore…”
“Come te, amore…”
Occhi esausti contemplarono culle disposte ordinatamente, visetti arrossati e manine strette a pugno.
Lacrime silenziose gl’imperlarono le ciglia, ricordandogli l’infausta condizione del suo bambino.
“Neuroblastoma?”
“Sono desolato.”
“Sono desolato.”
Evan aveva migliorato le loro vite.
La malattia le aveva sconvolte.
Il suo corpicino si deteriorava inevitabilmente - ogni giorno di più.
Note dell'autrice:
Comincio dicendo che scegliere questo argomento mi ha fatta documentare, anche se sommariamente, sulle malattie infantili e sull'immane sofferenza e gli strascichi che esse portano con loro.
Ho scelto di scrivere del Neuroblastoma perché, pur essendo uno dei cancri più diffusi in età infantile, è comunque un tipo di tumore molto raro che può evolversi in maniere totalmente diverse tra loro con prognosi estremamente differenti di caso in caso.
Il finale è volutamente "aperto" l'ottimista potrà credere che Evan si è salvato, il pessimista invece immaginerà la sua triste fine... io stessa ho immaginato entrambi gli scenari.
Stranamente sono piuttosto soddisfatta del titolo, che penso riassuma in maniera molto calzante il concetto espresso nel testo.
Al solito rimango in attesa di commenti, critiche costruttive e spunti di discussione.