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Autore: Leatessa    22/07/2019    2 recensioni
POSTATO CAPITOLO 28
Dalla storia:
“Possibile che nella nostra famiglia, nessuno e sottolineo nessuno, sia in grado di comportarsi normalmente? Chi ha avuto questa idea? Io non intendo partecipare … non contate su di me …”.
Quelle furono le ultime parole famose di Albus Potter. Ovviamente, come giusto che fosse, prese parte all’iniziativa.
Quella domenica mattina, Rose lo buttò giù dal letto di malagrazia. Lo spinse sotto la doccia e tra una lamentela, un Merlino e un Salazar invocati a pieno Impeto riuscì a trascinarlo al villaggio.
-Lily, quindici anni di astuzia e prodigi, innamorata e senza freni darà inizio alla rivoluzione. Jim e Al aiuteranno il padre e la sua squadra di Auror nelle missioni più disperate. Il resto della combriccola sarà lì a dare una mano, l'amicizia riuscirà a tenerli tutti uniti?
La paura costringerà vecchi nemici e muovi amici a riunirsi ad uno stesso tavolo, per risolvere una serie di gialli che sconvolgeranno l'intero mondo magico!
Buona lettura...
{Capitoli:Prologo/Intro/Alla scoperta dei Black/Le disavventure di Lily&Tunia/La terrorista/Segreti di Famaglia/Le scelte sbagliate}
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Black, Famiglia Dursley, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, James Sirius/Dominique, Lily/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'FORBIDDEN lOVE '
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Ciao a tutti
Come avrete notato non sono solita lasciare commenti alla fine dei capitoli, tanto meno all’inizio quindi, questa è una grandissima eccezione per me. Sarò di poche parole, come avrete sicuramente notato (scusate la ripetizione) nel corso della lettura ogni capitolo inizia e finisce narrando l’arco di una giornata dei nostri amati protagonisti. Dal capitolo tredici non è così, difatti il capitolo a seguire è ambientato nella stessa giornata e sarà così anche per il capitolo successivo. Scrivendolo mi sono resa conto che era veramente lungo per questo motivo ho deciso di dividerlo in tre parti. Inoltre, sta arrivando il momento Lily-Scorpius e continuo a modificarlo perché non mi sembra mai abbastanza.
Buona lettura

 







 
CAPITOLO QUATTORDICI
 
Sdraiata sul quel suntuoso letto a baldacchino, con le finestre spalancate con la vana speranza che un filo d’aria tediasse il calore, Petunia, ascoltava sconcertata il racconto di sua cugina Lily.

“Finalmente si è preso di coraggio il ragazzo!” Esclamò entusiasta, eliminando dalla sua testa il resto del racconto. In realtà, poco le interessava di dove fosse e cosa facesse Lucas Black, era però molto interessata agli sviluppi amorosi della sua cuginetta e perché no, anche di quelli di Malfoy. Era un suo amico dopotutto e, anzi, avrebbe dovuto aggiungere, quasi un parente considerando la parentela che univa lui e il suo fidanzato.
“Preso di coraggio? Ma hai sentito una parola di quello che ho detto? O hai estrapolato dal discorso solo quello che interessava a te?” Le rispose Lily, contrariata e lapidaria lanciando per aria una matassa di vestiti con la speranza di centrare la cesta dei panni sporchi.

Lei, Lily, non poteva credere alle parole della cugina. Lui non si era preso di coraggio, aveva semplicemente fatto un gesto stupido e sconsiderato. Un gesto che le aveva dato fin troppo fastidio. Avrebbe dovuto chiederle il permesso come minimo!

 
***

Lily era arrivata a Bristol a pomeriggio inoltrato. Non si era minimamente accorta di essere seguita e con il senno di poi se lo sarebbe sempre rimproverata, non tanto per gli eventi che avrebbero sconvolto il suo stato da adolescente bensì perché non avrebbe mai ammesso a sé stessa, di essere stata così poco accorta. Lei aveva l’ambizione di diventare Auror, come suo padre e suo fratello e una simile svista sarebbe rimasta come un’onta sulla sua ancora inesistente carriera.

Scorpius Malfoy l’aveva seguita fino al portone del palazzo dove, secondo ciò che aveva letto dagli appunti di suo padre, alloggiava Lucas. Era una semplice palazzina babbana, anonima come si suole dire e Lily era pronta ad entrarci senza battere il minimo ciglio. Durante il viaggio sul nottetempo si era ripetutamente chiesta il motivo che la spingesse a mettersi nuovamente nei guai, non un semplice pasticcio alla Lily Potter in cui sarebbe finita a pulire le segrete senza bacchetta ma un guaio bello grosso, il dipartimento Auror non sarebbe stata clemente con lei solo perché figlia dì e questo lo sapeva molto bene. Suo fratello James si era beccato due mesi di punizione quell’anno in accademia e secondo i resoconti che le aveva fatto, le punizioni di Hogwarts o della mamma erano una barzelletta in confronto. Eppure, lei era lì. Era lì per vedere Lucas. Perché a lei piaceva Lucas!?
Lily si era convinta di sì. Unica spiegazione possibile altrimenti non avrebbe potuto spiegare come il suo interessamento nei suoi confronti non fosse andato via via scemando nel corso di quei mesi. Lui non le scriveva, non aveva uno stralcio di notizia e con ciò, non era minimamente disposta ad arrendersi.

Varcò la soglia del portone di ingresso, salì le scale e una volta raggiuta la porta 106 bussò tre volte. Nessuna risposta. Ribussò, giusto per essere sicura che Lucas avesse sentito. Nulla. Non si sarebbe data per vinta, lei voleva vedere Lucas e non sarebbe stata una stupida porta babbana ad impedirglielo. Sfoderò la bacchetta e dopo un semplice “alomorà” si ritrovò in un appartamento vuoto. Non arredato e dal forte odore di aria stagnante. Lì non ci viveva nessuno. Da anni probabilmente.

“Un viaggio a vuoto Potter!”. Se Lily non avesse riconosciuto la sua voce, sarebbe morta di crepa cuore, parola di strega. Scorpius Malfoy era l’ultima persona che si aspettava di incontrare lì. Degli Auror probabilmente, che con la forza l’avrebbero riportata da suo padre ma, non di certo lui. Non lì. Non ora. “Mi hai seguita?”

“Potter, seguita è un termine vago, diciamo che ti ho vista e non potevo di certo rischiare che la sorella del mio migliore amico rischiasse l’ennesimo incidente nel mondo babbano!” Scorpius, mentre diceva quelle esatte parole, si rese conto quanto esse fossero vere. Quell’appartamento era inquietante, buio e puzzolente. L’intera palazzina non invitata, nessuna persona normale, ad entrarci, decadente com’era. L’immagine di Lily morente tra le sue braccia gli comparve vivida nella mente, come se non fosse quasi passato un anno da quella lontana sera al Malfoy Manor.
“Quindi mi hai seguita, cosa hai in quella testa Malfoy? Cosa pensavi mi sarebbe mai potuto capitare? Sono venuta a trovare Lucas, non il più grande mago oscuro di tutti i tempi!”

Scorpius Malfoy se glielo avessero raccontato non ci avrebbe mai creduto, lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Non l’avrebbe fatto se il caldo di quei giorni non gli avesse mandato in palla il cervello. “Lucas, ancora con questa storia Potter? Non ti sarai innamorata di quel babbano?”
“Non credo siano affari tuoi Malfoy!” Ma lui, Scorpius Malfoy, non la pensava proprio così in quel momento. Non l’avrebbe mai ammesso. Non avrebbe mai trovato le parole per spiegare alla Potter o a chicchessia quello che gli stava passando per la testa e se avesse dovuto proprio dirla tutta, non avrebbe avuto la minima idea di come spiegarlo a sé stesso. Quando era cominciato? O perché? O se avrebbe mai trovato una soluzione a tutto questo? E l’unica cosa che gli riuscì di fare fu baciarla. Non l’aveva premeditato. Lui quel pomeriggio era uscito di casa per parlare con lei, per dirle quanto fosse bella mentre tutta concisa studiava in biblioteca con una piuma tra i capelli o quanto lo facessero sorridere tutte le sue strambe idee di conquista del mondo. Il suo modo buffo di camminare, il suo agitarsi per ogni minima frivolezza come se non ci fosse rimedio, le guance rosse con la prima neve e l’aria annoiata già dai primi giorni di sole. Ma non parlò. La baciò.

La baciò con rabbia, con quella folle idea che Lucas Black gliela avrebbe portata via. Con la rabbia di farle capire che lei doveva guardare lui e non quello sciocco babbano. Con la rabbia di una persona che finalmente ammette a sé stessa i suoi sentimenti. A Scorpius Malfoy piaceva Lily Potter. Le piaceva da matti. Le sue labbra gli piacevano, labbra che per una manciata di secondi avevano risposto alla furia di quel bacio. Una manciata di secondi.
Scorpius non se ne accorse nemmeno, uno schiaffo l’aveva colpito in piena faccia e lei non era più lì. Volatilizzata.

“E ora come spiego a mamma e papà che Lily è scomparsa?” Scorpius Malfoy pensava che al peggio non ci fosse fine, ma doveva ricredersi, il suo migliore amico, barra fratello dell’interessata, era proprio lì. Dieci passi da lui, sconvolto. “Posso spiegare!”
“Prima è il caso di trovare Lily, credo si sia smaterializzata accidentalmente!”
Albus Potter quella sera, sfortunatamente per lui, aveva diverse gatte da pelare. In primis trovare sua sorella, che Salazar solo sapeva come era riuscita a smaterializzarsi senza averlo mai fatto in vita sua e per secondo, torchiare finalmente il suo migliore amico. Lui, era comunque Albus Potter, e che il suo migliore amico provasse interesse per Lily non doveva di certo venirlo a sapere così, gli era bastato osservarlo in quei mesi per appurare la situazione. Aveva semplicemente aspettato da bravo Serpeverde che fosse lui a girare le carte.

 
***

“Ti sei smaterializzata?” Esclamò Petunia mollando lì i suoi vestiti e avvicinandosi verso Lily. “E poi …”.
Lily prese area, si appoggiò alla finestra e finì di raccontare la storia assurda che le era successa.
“E poi nulla …  mi sono smaterializzata nel parco giochi ad un isolato da qui e me ne sono tornata casa. Per fortuna non c’erano babbani in giro a quell’ora!”

In realtà non era andata proprio così, Lily accortasi di non essere più di fronte a Malfoy era entrata in panico. Per due diversi motivi: primo si era smaterializzata da sola, sena averlo mai fatto prima e senza aver ancora compiuto la maggiore età; secondo Malfoy l’aveva appena baciata, senza nemmeno darle un preavviso di quello che stava per succedere.
In quei mesi, più volte, aveva pensato di baciare Malfoy. In uno dei corridoi del terzo piano, in biblioteca e nell’aula in cui avevano preparato la pozione ma, lei non aveva minimamente immaginato che anche lui volesse baciarla. Come era potuto succedere?

“Albus e Scorpius?”

“Quando sono rientrati a casa io ero già lì. Avevano delle facce Tunia – Lily rise all’idea di aver fatto preoccupare quei due – e, ovviamente vuoi che non ci scappava una punizione!?”.
Lily, come spesso avveniva, si era beccata la sua ennesima punizione. I fatti si erano svolti più o meno di quest’ordine: Albus, vedendola in cucina pronta ad azzannare un sandwich, aveva dato di matto. “Come hai fatto? Dove eri finita? Siamo stati in giro per ore – indicò il suo caro e migliore amico Scorpius, lì al suo fianco e in silenzio – quando mamma e papà lo sapranno si infurieranno a morte Lily!”; Albus, quella sera a cena, aveva raccontato tutto l’accaduto ai suoi genitori. Sua madre era rimasta senza parole e suo padre, che non l’aveva mai punita in quindici anni, le aveva sequestrato la scopa e bloccato il conto alla Gringott.

“E Scorpius!” Insistette, ancora, sua cugina Petunia stanca di sentir parlare di tutto tranne che di Scorpius.
“Se ne andato prima che rientrassero i miei. Non sono neanche riuscita a parlarci? Mi sono smaterializzata … Petunia, io non credo che una cosa del genere sia mai successa. Penserà che mi ha fatto schifo? O che lo odio …” Iniziò a blaterale tirandosi indietro i capelli.

“Quindi ti è piaciuto?” Questo era l’unica informazione che Petunia era interessata a conoscere. Certo, tutto quello che era avvenuto dopo il bacio era da annoverare nelle stranezze di Lily e con molte probabilità avrebbe passato qualche mattina al San Mungo o al Ministero per farsi dare una controllata ma, l’unica cosa veramente importante erano gli ultimi soliloqui di Lily. Le era piaciuto il bacio con Malfoy e tanto bastava.
“Si. E ora che facciamo?”
“Ci facciamo belle e ci intrufoliamo nella festa privata che stanno organizzando!”. Esclamò Petunia dirigendosi verso la cabina armadio di Lily.
“Adoro le feste!”.
***

In una sala riservata del Ministero della Magia, un gruppo poco omogeneo di maghi e streghe, stava prendendo posto per dare inizio ad una delle riunioni più segrete degli ultimi anni. Quello che non sapevano, quei maghi e quelle streghe, erano tutti gli obiettivi all’ordine del giorno da confermare, migliorare e approvare.

In fondo alla sala sedevano quattro Auror: Teddy Lupin, rientrato a Londra quella mattina, dopo aver concluso la sua missione nel peggiore dei modi. Molly Weasley, armata di taccuino e bacchetta e disarmata del suo orgoglio dopo il fiasco, in Cornovaglia, della sua missione top – secret; Louis Weasley, mandato a chiamare quella mattina presto, con una passaporta già pronta per farlo rientrare il più velocemente possibile nel suo paese. Un po’ ammaccato ma felice di essere rientrato; Marianna DeBettini, Auror Italiano, che non aveva voluto sentir ragione e a discapito di tutto, aveva seguito il suo fidanzato in Inghilterra. All’altro capo del tavolo, la squadra di ricerca più male assortita che tutto il paese avesse mai visto, continuava a discutere delle ultime scoperse. Con dei picchi di tonalità piuttosto alti. I quattro Auror, guardandoli, non avevano ancora deciso se ridergli in faccia senza badare a spese o se continuare a stare zitti sperando di capirci qualcosa.

Hermione Granger e Draco Malfoy, discutevano da parecchi minuti sugli appunti di Albus Silente. Lucy Weasley li osservava in silenzio. Ogni trenta secondi, girava la testa e osservava la sorella, sorrideva e tornava a guardare gli appunti, Malfoy ed Hermione.
Non si sa bene dopo quanto tempo ma ad un certo punto la porta di spalancò. Harry Potter e il suo assistente Franz Van Liszùn avevano fatto il loro ingresso. La riunione poteva iniziare. La prima questione all’ordine del giorno e che nessuno di loro aveva supposto potesse esistere, fu sollevata da Hermione Granger, chi altro se nò!
“Prima di iniziare la riunione, credo ci sia qualcosa che tu, Harry, dovresti decidere!”.

Qualsiasi cosa fosse, Harry, non ne aveva la minima idea. Il suo orologio da polso segnava le otto di sera, per tutto il giorno era stato rintanato nel suo studio a firmare documenti su documenti. Approvazioni di trattative con la Spagna, l’esportazione di un nuovo prodotto altamente pericoloso ma indiscutibilmente fruttuoso con il Marocco ecc. ecc. Harry, si chiedeva per quale assurdo motivo, se tutti i documenti erano già stati approvati dai capi dipartimento, dovessero essere firmati anche da lui. Odiava la burocrazia. “Sarebbe!”.

“Dovresti attuare e approvare un consiglio privato del Ministro della Magia. Una squadra che gestisca più rapidamente la burocrazia e con cui riunirti per una visione a trecentosessanta gradi ti tutte le questioni del paese. Con tutto quello che sta succedendo, non puoi gestire tutto da solo. Che ne pensi?”. Harry osservo la sua migliore amica allungo e si rese conto che non aveva tutti i torti, gli serviva qualcuno che lo aiutasse. Qualcuno di cui si fidava e che non si chiamassero Hermione Granger e Franz Van Liszùn.
“Non è un’idea malvagia, ovviamente la procedura sarà molto lunga e mi porterà via più tempo di quanto ci abbia messo tu a pensarlo, vero Herm?”. Harry non voleva scoraggiare Hermione, soprattutto perché l’idea era ottima ma, seriamente parlando, ci avrebbe messo mesi per far approvare un consiglio privato. “Sciocchezze, il Wizengamot ha approvato. Metti due firme su questi fascicoli, presenti una lista di candidati e noi ne approveremo cinque. Entro lunedì, ora andiamo avanti … parola agli Auror”.

Louis e Marianna, per una buona ora, si cimentarono nel racconto altamente dettagliato sul bliz a cui avevano preso parte in Maremma. “In conclusione, il dipartimento Auror Italiano, pensa ci sia stata una soffiata. Questo vuol dire che c’è una talpa o più una all’interno del Ministero Italiano.” Soffiò Louis spossato dal racconto.
“Per questo motivo è stata creata una squadra di Auror autonoma. Io e Louis siamo dentro, così facendo riusciremo a seguire i progressi e possibilmente ad arrestare i terroristi.” Continuò per lui Marianna. Louis non le aveva chiesto nulla. Lei, senza chiedere, come se conoscesse la sua famiglia da molto prima di lui, era scesa a patti con sé stessa e l’aveva seguito fin lì. La squadra speciale di cui facevano parte non doveva entrare in contatto con nessuno e, nessun membro era autorizzato a parlarne all’infuori della squadra. All’inizio, Louis aveva pensato che il loro capo squadra gli avrebbe fatto giurare o firmare qualche liberatoria magica che gli avrebbe impedito di sviscerare i piani e le mosse che sarebbero state elaborate. Così non era stato e non avendo nessun vincolo, né lui né Marianna, erano pronti a raccontare ad Harry le poche ed ultime novità. “Il mio dipartimento ha le prove che siano ancora in Italia. È stata riscontrata la stessa magia nera in un’aria isolata sulla costa della Sicilia. Ci stiamo riorganizzando.” Soffiò Marianna. Si mise comoda sulla sedia e osservò il suo fidanzato. Lui, quel ragazzo, era il motivo per cui era lì. Non voleva tradire il suo paese. Non l’avrebbe mai fatto ma era conscia del fatto che l’unica persona che avrebbe potuto snodare la matassa, altro non era che Harry Potter. Louis l’aveva portata in quella stanza e ne era grata.  “Ci servirà qualche mese per riorganizzarci e poi riattaccheremo!” finì Louis dopo aver stretto la mano di Marianna.
“Tornerete in Italia domani stesso. Con la prima passaporta disponibile. Trovate un alibi per oggi e continuate con il vostro lavoro. Molly, vuoi parlarci della Cornovaglia?”.

Molly osservò sua sorella e poi il suo fidanzato prima di prendere parola. “Zio, permettimi il linguaggio ma, è stato un cazzo di fiasco!” Smottò, conscia del fatto che a suo zio non sarebbe bastata come riposta.
“Per più di un mese ho cercato di capirci qualcosa in quegli appunti. Nulla. Non c’era nulla che avesse un senso. Mappe di luoghi che ho setacciato palmo a palmo, per giorni. Fotografie di persone non collegate al caso. Maghi e babbani, li ho interrogati uno per uno. Nulla neanche lì.” Molly, la nipote più paziente che avesse, in quel momento era irascibile e frustrata.
“Poi il signor AppleWhite viene a confessarci quello che è successo anni fa, alla sorella Lelia. Sia chiaro, io non sono una donna empatica ma per un momento ho pensato: povero professore, mai una gioia. Beh ci ho ripensato quando si è rilevato del tutto inutile!”.
Molly, dopo aver interrogato il professore AppleWhite, credeva di aver trovato una luce in quella notte infinita. Così non era stato. Era stata costretta ad arrestare il suo ex professore, metterlo agli arresti domiciliali e sorvegliarlo giorno e notte, due giorni dopo che si erano messi a decifrare quei dannati e incomprensibili appunti. “Non so cosa sia successo di preciso, avevo toccato quella scatola moltissime volte in quei giorni. Poi l’ha toccata lui ed è scattata la maledizione. È completamente impazzito, non potevo fare altrimenti. Zio mentre lui impazziva e sguainava la bacchetta la scatola è bruciata lasciando questa pergamena.” Molly passò la pergamena a suo zio Harry e a sua zia Hermione. Lucy, interessata dal racconto, si avvicinò agli zii per poter meglio osservare le parole incise nere su bianco su quella vecchia pergamena.

“E’ un cerchio alchemico!” Furono le parole prime parole di Lucy. “Posso studiarlo ma non sono un’alchimista, zio è il caso che tu ne trova uno e che sia bravo.” Harry sapeva quanto sua nipote Lucy avesse ragione. Già da qualche settimana era alla ricerca di un alchimista che li aiutasse a decifrare la modalità di funzionamento dei macchinari trovati nella villa in Maremma. Nessuno però gli era sembrato all’altezza della situazione. Dove avrebbe mai potuto trovare un buon alchimista? Di certo, come aveva potuto accurare, in Inghilterra non ce ne erano.
“Lucy se riesci a capirci qualcosa informa me ed Hermione. Molly, per l’amor di Godric, rilascia il professore AppleWhite. È stato curato e non c’è nessun bisogno di tenerlo segregato in casa. Ed in fine, se non c’è più niente di utile in quella casa, raccogli tutto ed archivia. Hermione, Draco – strascicò Harry – novità dalla scuola?”.

Il turno, di quella strana coppia di nemici, era arrivato. Harry non aveva ancora ben capito come, e quando, si era evoluta quella situazione. Hermione, una mattina, di buona lena gli aveva proposto Malfoy per sbrigare quella faccenda e lui, stanco di tutti i fallimenti precedenti, non aveva potuto dire di no. Figurarsi, gli mancava solo uno scandalo giornalistico per non aver appoggiato l’aiuto del suo più vecchio nemico e poi si sarebbe potuto rifugiare in Alaska per la vergogna.

“La piuma dell’accettazione e il libro dell’ammissione sono stati gravemente danneggiati…” Malfoy non aveva proferito parola per circa due ore. All’inizio non aveva ben capito perché si trovasse lì. La Granger poteva benissimo occuparsene da sola senza trascinarlo fin lì, invece, senza remore non gli aveva dato possibilità di scelta. Col senno di poi, avrebbe ammesso, che stare lì, nella stanza dove tutti i nodi del caso venivano esposti, non era una cattiva idea. Soprattutto perché lui, al quel punto, faceva parte della squadra. Non si era neanche accorto di quando fosse successo. Lui? Draco Malfoy, lavorava spalla a spalla con Sfregiato e la Granger. Lui, Draco Malfoy era, probabilmente, il meno sciockato dell’assurdità della situazione.
“E’ un’antica maledizione. Sapete il funzionamento degli artefatti no? La piuma e il libro si mettono d’accordo. La piuma è pronta scrivere i nomi di ogni bambino che sin da piccolo presenti tracce di magia, il libro ne blocca la scrittura finché non è certo che non sia magia residua della madre. Il loro è un compromesso che è stato distorto. Se la penna non insiste per scrivere il nome il libro non prende il bambino in considerazione, per questo motivo manca il nome della Black!” finì Malfoy, calmo e rilassato al contrario di tutti gli altri in quella stanza.

“Quindi potrebbero mancare altri nomi?” Intervenne Marianna, curiosa del funzionamento dei due artefatti. “A questo proposito ho richiesto di consultare gli appunti di Silente.” Disse entusiasta Lucy “Dai primi controincantesimi di Silente, che ho provato, sembra che la maledizione fosse prettamente indirizzata alla bambina Balck, come successe allo zio Harry con il Calice di Fuoco.”

“Silente aveva appunti su quella faccenda?” Intervenì Harry allibito dalla scoperta. “Non ne ero a conoscenza nemmeno io Harry, una intuizione di Lucy!” Proferì Hermione facendo cenno alla nipote di riprendere il discorso. “Seguirò gli appunti di Silente e vedrò cosa riuscirò a scoprire e se riuscirò a risalire alla bacchetta che ha lanciato l’incantesimo. Ho bisogno di qualche altro giorno.”

“Tutto il temo che ti serve. Pensa tu quel vecchio di Silente… anche da morto non riesce a fare a meno di non metterci lo zampino!”.

Dopo tre ore in quella stanza, Teddy finalmente, prese la parola. Era l’ultimo a parlare. Tutti erano stanchi e non vedevano l’ora di rientrare dalle loro famiglie. Lui, comunque, non aveva molto da dire, non in quella stanza. Aveva effettuato un’attenta ricerca sul nonno di Lucas: le sue amicizie, i luoghi in cui aveva vissuto, dove aveva lavorato, con chi e dove si era incontrato, come aveva conosciuto la moglie e chi erano le amicizie della moglie … non aveva dimenticato nulla. Passo dopo passo, ogni parola che aveva raccolto su quell’uomo l’avevano portato lì.
“Nessuna novità, Harry. Quell’uomo è un mistero!”.
Mentre ognuno di loro si apprestava ad andar via dal Ministero, con la scusa di un saluto affettuoso, Teddy Lupin fece scivolare una busta nella tasca sinistra del suo padrino. Sorrise ad Harry e gli promise di portare la sua bambina al pranzo pasquale.
Harry Potter tastò la tasca con disinvoltura. Un brivido gli percorse la schiena e capì: la verità stava in quella busta.

 
***

La sera del due maggio era stranamente limpida. Non si scorgeva nemmeno una nuvola all'orizzonte e la temperatura, anche se sera, si era mantenuta più tosto alta. Lily e Petunia, vestire di tutto punto, stavano decidendo in che modo arrivare alla festa e come si sarebbero imbucate. Il problema principale però era un’altra, nessuna delle due aveva la minima idea su dove dovessero andare. Albus non era in casa da ore e James non era nella lista degli invitati. A quel punto della serata, entrambe, dovettero ammettere che il piano faceva acqua da tutte le parti. “C’ė un’unica soluzione” intervenne Lily, stanca di camminare per la stanza come una prigioniera in gabbia. “Chiediamo aiuto a Rose.”

Petunia, che in quegli anni aveva ben capito come ragionasse la Weasley, aveva intuito prima del tempo che la loro richiesta di aiuto sarebbe stata l’ennesimo fiasco.

Al contrario di quello che sarebbe opportuno pensare, Lily aveva più libertà di quello che dovrebbe essere consentito ad una ragazza di quindici anni. Con la scusa di non avere i genitori in casa tutto il giorno tutti i giorni, con James che da mesi si era trasferito a Londra, l'unico parente che Lily vedeva assiduamente era suo fratello Albus. Albus, da come è stato possibile appurare, era un serpeverde fatto e finito. Passava gran parte delle sue giornate in camera a studiare, la sera usciva con gli amici e Lily, se non fosse stato per le sue cugine ed Alice, gironzolava per casa senza nulla da fare, ad esclusione dei compiti delle vacanze. Per questo motivo, ogni volta che si presentava l’opportunità, si dava un gran da fare per cacciarsi nei guai. Per questo motivo, entrava ed usciva di casa senza che nessuno venisse a saperlo. La maggior parte delle volte, quando non ne combinava una delle sue. Così armate di polvere volante, le due cugine, si apprestavano a raggiungere Rose.

 
   
 
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