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Autore: kianeko    23/07/2019    2 recensioni
Questa storia partecipa alla "Challenge delle Mani" indetta sul gruppo facebook "Il Giardino di Efp".
Genzo, Maki e Kojiro si alternano fra le drabble di questa raccolta divisa in tre parti, una per ognuno. Le mani come protagoniste del loro rapporto, le mani come rappresentazione dei sentimenti, le mani in 41 varianti di vita e amore.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kojiro Hyuga/Mark, Maki, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kojiro e Genzo: l'amore è complicato'
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L’amore tra le mani
Terzo e ultimo capitolo della chanllenge "Le Mani" indetta dalla pagina facebook de "Il Giardino di EFP". L'ultimo atto l'ho affidato a Kojiro.
Alcune delle drabble sono incomprensibili perché non hanno una collocazione definita per voi.
Grazie per questa lettura e spero che lasciate una recensione.
L’amore tra le mani
Kojiro
3. Schiocco di dita;
Maki schioccò le dita come se avesse avuto un’illuminazione «E che ne dici se la facessimo in un posto tranquillo, ma da dove si vedono i fuochi d’artificio del matsuri?».
«Sì, perché no!» esclamò Kojiro convinto «Tra l’altro quest’anno il mio compleanno cade proprio il giorno del Tanabata».
Sapeva quando Genzo fosse legato al Tanabata matsuri: non glielo aveva detto subito, ma alla fine si era confidato con lui. Doveva aiutarlo a tutti i costi, non poteva più vederlo soffrire in quel modo. Se stava male, di riflesso, si sentiva a pezzi anche lui.
«Maki sei un genio!» disse baciandola.
6. Zampa e mano;
Kojiro osservava Genzo che stava facendo dei giochetti con il cane.
«Seduto!» ordinò all’animale e questo eseguì «Bravissimo John!» esclamò mentre il cane si rimetteva su quattro zampe scodinzolando felice.
«Tu gli ordini le cose e lui lo fa, pure contento?».
«Certo è un cane».
«Io non lo farei mai».
Genzo rise di gusto «Certo che no, sei la Tigre».
Kojiro non capiva cosa ci trovasse di bello: anche Wakashimazu aveva insegnato dei giochetti simili al suo.
«Prova!» disse Genzo all’improvviso «Allunga la mano verso di lui e digli zampa».
«Zampa!» e immediatamente John poggio la zampa sul suo palmo.
9. Mano ferita;
«Uno che fa il portiere dovrebbe avere più cura delle mani» disse Maki rimproverando Genzo.
«Lui si è scansato e ho colpito un albero» rispose l’interessato.
«Non dare la colpa a me, potevi anche evitare di cominciare a rompere i coglioni».
«Non ti ci mettere anche tu: avete sbagliato entrambi».
Kojiro sapeva che Maki aveva perfettamente ragione e se ne stava rendendo conto proprio in quel momento che lei bendava la mano ferita di Genzo. Si era spostato per riflesso incondizionato, istinto, non si era accorto dell’albero alle sue spalle.
«È possibile, che non riusciate a stare insieme senza picchiarvi?».
12. Grazia o morte, segnale con il pollice;
Kojiro sbuffò nervoso «Un pollice in su e uno in giù. Perché non vi mettete d’accordo?».
«Non mi piace la camicia» disse Maki.
«Ma che dici, è uno schianto» constatò Genzo.
Si stava pentendo, veramente tanto, di aver chiesto consiglio a quei due: una volta la camicia, un’altra la cravatta, un’altra ancora i pantaloni. Gli stavano saltando i nervi mentre quei due battibeccavano.
In uno scatto di rabbia iniziò a spogliarsi pezzo dopo pezzo, fino a rimanere nudo.
«Così va meglio?» chiese ironico e spazientito.
Maki e Genzo si scambiarono uno sguardo d’intesa e alzarono entrambi il pollice in su.
15. Mani che si stringono;
Se c’era una cosa che Kojiro voleva più di ogni altra, era poter stringere la mano di Genzo in qualsiasi momento, poter “controllare” la sua presenza sempre. Da bambino aveva sofferto così tanto per la morte di suo padre che ora non poteva fare a meno di cercare il contatto fisico con le persone che amava. Mentre con Maki era una cosa naturale prendersi per mano, con Genzo era impossibile perché era un uomo: le uniche cose che gli restavano da fare per poterlo toccare, era prenderlo a pugni, congratularsi con lui e stringergli la mano per aiutarlo a rialzarsi.
18. Indicare qualcuno;
«Che ti prende?» chiese Genzo alla ragazza di fianco.
«Credo che quel tipo con gli occhiali da sole ci stia pedinando» rispose guardando la vetrina davanti a sé.
«Tu guardi troppi polizieschi» le disse sconsolato.
Kojiro non si faceva suggestionare, ma durante tutta quella passeggiata si era sentito osservato. Era strano da spiegare, eppure anche lui aveva notato un tipo strano fin da quando erano usciti. «Credo abbia ragione».
«Kojiro ti ci metti anche tu adesso? Avanti, dove sarebbe questo tizio con gli occhiali?» domandò ancora il portiere.
La ragazza si voltò e indicò un uomo dietro di loro, «Lui».
21. Promessa stretta con i mignoli;
«Dammi il mignolo» gli disse Maki decisa.
«Non siamo all’asilo, per favore» protestò Kojiro.
Lei strinse gli occhi arrabbiata e gli mise la mano chiusa a pugno con il mignolo alzato sotto il naso, «Non puoi fare sul serio».
Quando quella donna si metteva una cosa in testa, era impossibile smuoverla. Si era fatta promettere che, il primo giorno libero che avesse avuto, l’avrebbe portata a fare shopping, ma a lei non bastava: dovevano per forza fare quella cosa con i mignoli come fosse “voto infrangibile”.
«E va bene» cedette sfinito, mettendole la mano chiusa con il mignolo alzato davanti.
24. Impugnare coltello;
Genzo impugnava il coltello con grande maestria, sembrava non facesse altro dalla mattina alla sera: affettava le verdure come uno chef. Quando all’inizio lui gli aveva detto di aver seguito un corso di cucina, Kojiro non ci aveva creduto, invece non solo sapeva cucinare, ma sapeva farlo anche dannatamente bene.
«Ti ha insegnato tua madre?».
«Mi madre non sa fare neanche un uovo sodo.» rispose senza distogliere lo sguardo dalla cipolla che stava affettando «È stata la nostra governante in Giappone».
Chiunque fosse stato in realtà non gli importava, perché non poteva fare a meno di trovarlo sexy mentre cucinava.
27. Mani sudate;
Kojiro aveva le mani sudate, gli scivolava qualunque cosa, non era mai stato tanto agitato in vita sua.
«Ti vuoi calmare?» chiese Genzo.
«Non ci riesco, va bene?» sbuffò nervoso.
«Non dovrebbe essere difficile: le hai proposto di fare l’amore in tre con nonchalance e ti agiti per un semplice “vuoi sposarmi”?».
«Semplice? Ti pare possa essere una cosa semplice?».
Era la Tigre, ma non era certo colpa sua se fare la proposta di matrimonio a Maki lo agitava: aveva paura del no. Inspirò a fondo cercando di riprendere fiato, ma le mani non volevano saperne di smettere di sudare.
30. Toccare un animale;
Kojiro non aveva mai avuto un animale: quando suo padre venne a mancare aveva 9 anni e anche se ne avesse voluto uno non potevano permetterselo. La sua vicina di casa, però, aveva una gatta che ogni 6 mesi circa scodellava cucciolate di gattini. Naoko passava da lei per giocare con quei batuffoli: la prima volta che l’aveva accompagnata a vederli, si era ritrovato assalito da gattini miagolanti: aveva appena staccato da lavorare e aveva addosso l’odore di fritto del ristorante dove era stato a consegnare le bibite.
A lui piaceva molto toccare quel pelo soffice e liscio, lo rilassava.
33. Guanto;
Kojiro osservava il guanto di Genzo poggiato sulla panca: era enorme come enormi erano le mani del portiere. Non si rendeva mai conto di quanto fossero grandi finché non gli vedeva indossare i guanti. Gli piaceva sentirsele addosso, amava quello che gli facevano quando erano in camera da letto, nonostante ciò, con i guanti incutevano quasi timore. Era strano che una cosa così stupida potesse fare la differenza.
«Qualcosa non va, capitano?» gli chiese Wakashimazu.
«No, pensavo alla partita» mentì spudoratamente.
Perché se le mani di Genzo lo impressionavano con i guanti, quelle di Wakashimazu lo impressionavano con e senza.
36. Lasciare la presa;
«Lasciami andare» sibilò la ragazza arrabbiata.
«Solo se mi prometti che gli parlerai» disse Kojiro stringendo più forte la mano intorno al suo braccio.
«Non dire stronzate. Non prometto proprio un cazzo».
La strattonò verso di sé «Genzo sta soffrendo e non voglio che accada, per cui gli parlerai con le buone o con le cattive».
La ragazza fissò la mano che Kojiro stringeva attorno al suo bicipite, «Stai davvero cercando di intimidirmi?» alzò gli occhi verso di lui «Pensi che questo basti per ottenere una mia promessa?».
Kojiro sapeva che non serviva a nulla e sconsolato lasciò la presa.
39. Tatuaggio.
Non c’erano dubbi, quello sul dorso della mano era un tatuaggio: sembrava tanto la coda di un drago o forse di un serpente.
«Sei sicura sia tuo cugino?» chiese titubante Kojiro.
«Sì, perché?» domandò a sua volta lei.
«Ha un tatuaggio sulla mano».
«Se ti stupisce quello, dovresti vedergli la schiena».
Kojiro si voltò basito verso Genzo, che come lui osservava il ragazzo davanti a loro con aria perplessa.
«Mi sento un po’ a disagio» gli disse piano «Sei sicuro che usciremo vivi da qui?».
«Lo spero proprio, ho il contratto con il Bayern in scadenza e vorrei tanto rinnovarlo».
Grazie a tutti per essere arrivati fin qui, spero davvero vi siano piaciute queste mie piccole pazzie.
Vorrei ringraziare Fafanella per la pazienza e le stupidate piene di risate che si siamo dette su questi tre.
   
 
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