Film > Il gobbo di Notre Dame
Segui la storia  |       
Autore: Angelica Cicatrice    23/07/2019    2 recensioni
Clopin aveva dedicato tutta la sua vita nel donare il sorriso ai bambini di Parigi. Non desiderava altro nella sua umile vita da giullare della piazza. Eppure, qualcosa stava per stravolgere quella felice monotonia, e la paura di essere dimenticato o messo da parte ( per colpa dell'arrivo di un nuovo cantastorie ) lo avrebbe logorato. Per non parlare dell'imminente giorno della Festa dei Folli. I due giullari si sarebbero scontrati in un duello all'ultimo spettacolo? O sarebbe accaduto qualcosa di assolutamente inaspettato da far rovesciare gli eventi? Il re degli zingari non si era mai posto il quesito: e se esistesse, in questo mondo folle, una persona come me ?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clopin, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                                                                                 
                                                                            Ferisce più il violino che la spada

Qualcosa di diverso nell'aria si stava diffondendo, lì nel piazzale di Notre Dame. Forse perché ben presto ci sarebbe stato il festival più esilarante e pazzo di tutto l'anno: la Festa dei Folli. O forse, perché il giullare più amato della città, aveva dato il meglio di sé, in quella mattinata. Si era svegliato ancor prima dell'alba, quando le botteghe erano chiuse e le strade ancora offuscate dalla nebbia. Dopo aver raccattato tutto il materiale che potesse servirgli, nastri, coriandoli, vernice, tele per fondali, e ovviamente stoffe di ogni colore, si era precipitato al suo teatrino mobile, e vi si era rifugiato lavorando come non aveva mai fatto in passato. Si stava preparando per il gran duello. Finalmente avrebbe avuto la sua vittoria contro quel nuovo cantastorie che aveva osato prendersi gioco di lui. Poco prima che il sole fece la sua comparsa per illuminare la bella Parigi, le porticine si aprirono e una nuvola di colore fuxia si dilatò, accompagnata da un suono che assomigliava a uno scoppio. Tutto ciò colse di sorpresa le persone che passavano da quelle parti, specialmente i più piccoli. Il pupazzetto dalle sembianze di Clopin fece la sua apparizione, muovendosi da una direzione all'altra.
- Benvenuti, madame e monsieur, alla corte reale di Clopin - annunciò il piccoletto, mentre le tendine del teatro si aprivano mostrando un fondale che lasciò a bocca aperta i bambini; un paesaggio colorato, con una collina su dove si ergeva un castello degno di un gran sovrano. Clopin fece la sua apparizione, nella maniera più festosa possibile. Stelle filanti volarono dappertutto e coriandoli di mille colori scintillarono come piccoli diamanti. Presentandosi con un lungo mantello dai bordi piumati e una coroncina dorata, il re dei giullari fu accolto da applausi scroscianti e urla entusiaste.
Lo spettacolo iniziò, e con la voce vellutata e soave del giullare, la storia prese vita con effetti scenici che non si erano mai visti prima, Il piccolo Clopin faceva la parte di un sovrano malvagio che voleva usurpare il trono dell'altro re, tanto amato dal popolo, e per questo si scontrarono in un duello all'ultimo sangue ( personaggi e situazioni sono puramente casuali e non rispecchiano la realtà, vero Clopin?).

PV Clopin

- Arrenditi, brutto impostore! Grazie alla fedeltà e all'amore del mio popolo, non sei riuscito nella tua malvagia impresa! -.
Così dicendo, colpì il mio piccolo "collega" con una spada finta e lui ansimante cadde a terra. Attivai la chiusura delle tendine color porpora, mentre avvertivo già i primi applausi. Quando le riaprì, mi mostrai nuovamente, mentre coriandoli piovevano dall'alto (che uscivano da un sacco che avevo posizionato in un incavo, sotto le tegole del carretto). Non si fecero attendere grida e urla del mio pubblico adorato, e ovviamente le monetine apparvero, saltando come grilli sul davanzale. Feci un profondo inchino e da dietro la schiena apparve anche il piccolo Clopin per raccogliere quelle attenzioni (era giusto che anche lui avesse la sua parte di gloria). Dopo aver ricevuto vari complimenti, i bambini cominciarono ad allontanarsi per recarsi in altri luoghi, e 
io potei rilassarmi e godermi i frutti del mio duro lavoro. Ero molto stanco, dato che mi ero svegliato prestissimo, e non avevo smesso di  lavorare nemmeno per un attimo. Mentre mi stiracchiavo sul mio caro divanetto dalla copertura in stoffa blu, diedi un'occhiata al davanzale e l'interno del mio teatrino: tutto era ricoperto di stelle filanti, coriandoli, e polvere colorata. Ahi, ahi, dovrò dare una bella pulita! Però, ne è valsa la pena, dai! Ero molto soddisfatto, alla fin fine. Sbadigliando rumorosamente, mi accoccolai meglio, abbracciando un cuscino, e lasciai che la quiete mi cullasse. Mentre lasciavo riposare gli occhi, sentì in lontananza il suono delle campane a Notre Dame. Il caro Quasimodo ci stava annunciando che era ora di pranzo.
A quel pensiero, il mio stomaco brontolò, e io non potei che essere daccordo con lui. Non avevo toccato cibo da quando avevo aperto gli occhi, quella mattina.
- E va bene - dissi ad alta voce - andiamo a mettere qualcosa sotto i denti -. Decisi di non cambiarmi (avevo ancora il costume da giullare) perché avevo troppa fame, e poco tempo a disposizione. Inoltre, ero molto curioso di vedere se il mio rivale mi avesse lasciato un altro messaggio di sfida. Uscii fuori dal carretto, e controllai sulla porta se c'era un foglio di pergamena.
Ma niente. Nessun messaggio. A quel punto, un sorrisetto si fece strada sul mio volto. A quanto pare devo averlo intimorito. Avrà capito dalla mia risposta di ieri che non sono un tipo con cui scherzare. Scommetto che si sarà così spaventato, che avrà tolto le tende, recuperato baracca e burattini e se la sarà data a gambe. Logico. Avevo una gran voglia di ridere a squarciagola, ma dovetti trattenermi. Mentre ridacchiavo dentro di me, sentì alcuni bambini correre lì nei paraggi, e qualcuno gridare: 
- Andiamo a vedere! Corri! -. 
Incuriosito, mi girai per capire cosa stesse succedendo. In effetti, c'erano dei bambini che correvano nella direzione opposta al mio teatrino, precisamente dall'altra parte del piazzale. Lì, dove il mio sguardo si posò, c'era ancora quel maledetto teatrino mobile, circondato da una folla notevole. Non ci posso credere...
Rimasi spiazzato quando mi resi conto che tutto quel trambusto era causato dal mio peggior nemico. Avvertendo applausi e fischi, compresi che stava per iniziare uno spettacolo. Strinsi i pugni per la rabbia, e senza rendermene conto le mie gambe si mossero e mi portarono in mezzo a quel gruppo di persone, così attente a guardare l'esibizione. Appena arrivai, mi accorsi che erano presenti non solo bambini, ma anche alcuni adulti. Un senso di fastidio mi martellava nel profondo del mio orgoglio. Mah, chissà cosa avrà di tanto speciale questo teatrino, sembra molto simile al mio, pensai. E in effetti era così, ma la mia certezza mutò quando accadde quel che vidi. Proprio come avveniva in tanti teatrini di marionette, ecco che sbucarono fuori due pupazzetti di stoffa, ben cuciti e definiti, dovevo ammettere. Ma ciò che era diverso, e che mi lasciò molto stupito, era che quelle marionette non erano controllate dalle mani, bensì dai piedi. Proprio lì, su un comune davanzale, di un comune teatrino, erano appoggiati due piedi fasciati dai due pupazzi. Ma nonostante ciò, si muovevano perfettamente e davano bene il senso della recitazione. Che stranezza, pensai. Il burattinaio non si vedeva, probabilmente era seduto su uno sgabello all'interno del teatrino, e nella penombra si scorgeva giusto la sagoma, ma non i dettagli. Solo le gambe, lunghe e affusolate in una calzamaglia, e i piedi con i pupazzetti, erano ben visibili. Poi, mentre mi stavo grattando la testa, sentì un suono dolce, melodioso, ma anche vibrato. Un violino. 
- Che bella musica! - sentì dire in mezzo alla folla. Per un attimo mi sono sentito strano, quasi rapito da quella melodia, così dolce e malinconica. A passo di musica, le due marionette, che dovevano rappresentare una coppia, cominciarono a ballare, simulando una romantica scena d'amore. Una donna, che si trovava a qualche centimetro da me, stava guardando la scena ed emise dei sospiri. Diedi un'occhiata generale a quel gruppo. Tutti, sia bambini che adulti, erano con gli occhi incollati a quella strana esibizione. 
Cosa c'è di così bello? Io mi sto annoiando! Dissi nella mia mente. Una ridicola e schiocca scena sdolcinata. Mah, che noia!
Proprio quando avevo finito di lamentarmi, ecco che tutto ad un tratto, la musica cessò. Un suono stridente del violino mi fece venire i brividi.  I  pupazzetti smisero di danzare. I piedi del giullare scattarono in un gesto per far volare via quelle marionette, per poi scoprire che sotto ce ne erano altre due del tutto diverse. Erano due animaletti, forse due caprette. La musica si scatenò in modo più festoso e frizzante. Le caprette ballarono a ritmo di musica, e a quella scena i bambini, che erano rimasti calmi, cominciarono a saltare e a ridere divertiti. Gli adulti, non da meno, battevano le mani, come per accompagnare quella stravagante musica. Ma cosa...? Solo io rimasi interdetto, con le braccia che mi cascavano ai lati, e gli occhi rivolti a quella esibizione insolita. Non riuscivo a capire le mie emozioni. Trovavo tutto così strano e inusuale, ma non potevo fare a meno di rimanere lì, a guardare la scena. Ero come ipnotizzato. Significava che in fin dei conti mi stava piacendo? Intanto, la musica terminò, i pupazzetti, grazie ai movimenti dei piedi, fecero il loro inchino (wow, che elasticità!). La folla sembrava impazzita. Ci fu un applauso che durò per tanto tempo. Per non parlare delle monete d'oro che riempirono completamente il davanzale. 
- Ancora! Ancora! - gridò un bambino davanti a tutti. Insieme a lui, altri si unirono alla richiesta. Se quel pubblico festante aveva le bocche spalancate per gioire, la mia era scesa fin giù a terra per l'incredulità. Ma davvero?! Volevano anche il bis? Senza neanche una pausa?
Ggrrr! Ringhiai sottotono, come un cane che non poteva nemmeno arrabbiarsi. Era tutto così assurdo. In un solo spettacolo era riuscito a conquistare un buon numero di persone e a crearsi un pubblico che già lo adorava. Mentre il mio cervello stava andando in fumo dalla collera, aspettai lì, senza muovermi.
Almeno potrò finalmente vederlo in faccia. Ora davvero dovrà mostrarsi per forza, per presentarsi a tutti.
Forza, ti sto aspettando.
Ma diversamente dalle aspettative della folla, e dalle mie, il cantastorie non uscì allo scoperto. Ritirò indietro le gambe, ma rimase nell'ombra. Una nuvola di fumo rosso, con tanto di brillantini, scoppiò e si dilatò. Le tendine e le porticine si chiusero, mentre dei foglietti colorati volarono verso la folla. I bambini fecero a gara a chi riusciva a prenderne uno, mentre gli adulti già stavano commentando con note positive lo spettacolo. 
- Peccato, mi sarebbe piaciuto vederne subito un altro. Questo nuovo cantastorie è davvero fantastico - sentì dire da alcuni di loro. Tutti sembravano felici e divertiti, e man mano ognuno si allontanò da quello spazio. Solo io rimasi. Non riuscivo più a percepire nulla. Perfino la fame di poco fa si era dissolta. Emozioni contrastanti mi frullavano dell'animo. Ma la mia testa era lucida, e mi riportò sulla giusta via. Ritrovata la razionalità, gonfia il petto e mi avvicinai con decisione alle porticine del teatrino. Basta coi giochetti, pensai. Bussai forte sulla superficie legnosa, e aspettai un po’. Nessuna risposta.
- Lo so che ci sei - gridai, appoggiando le labbra alle porticine per farmi sentire bene. - Cos'era quello? Un vero artista di strada dovrebbe portare rispetto al suo pubblico, e come minimo mostrare la propria faccia. Parlo con te! Non avevi detto che volevi incontrarmi di persona? Mantieni la tua parola, da vero uomo e artista! - conclusi, tutto d'un fiato. In quel preciso momento, una delle porticine si aprì leggermente, giusto uno spiraglio, in modo che un foglietto di carta uscisse fuori, per poi richiudersi velocemente. Fissai per un attimo quel pezzo di carta di colore verde. Sembrava proprio uno di quelli che aveva lanciato sulla folla. Ma mi stava prendendo in giro? Afferrai quel foglietto e ne lessi il contenuto:
" Grazie per essere venuti. Vi aspetto al prossimo spettacolo". Ne avevo abbastanza. Non riuscendo più a resistere, emisi un grido di rabbia. Strappai in mille pezzetti il foglio e gettai tutto per terra, calpestando in mezzo alla polvere.
Dovevo assolutamente allontanarmi da lì, altrimenti avrei fatto qualcosa di cui pentirmene. Ma dopo qualche passo, mi voltai nuovamente verso il teatrino del mio rivale, che era tornato silenzioso come sempre. Con un dito puntato dissi a voce alta.
- Ti sei messo contro l'uomo sbagliato! Giuro che te ne farò pentire! -. E senza aspettarmi nessuna reazione, tanto ne ero sicuro, ritornai sui miei passi, dirigendomi verso la mia destinazione. Non avevo voglia di andare a ubriacarmi da Marcel, e nemmeno disturbare Quasimodo. Volevo solo  vedere lei. 
Il sole si stava andando a nascondere dietro a un cumulo di nuvole grigie. Forse stava per venire a piovere. Ancora con il costume da giullare addosso, mi precipitai dall'altra parte del piazzale, in un angolo dove era stata montata una grande tenda rossa che conoscevo bene. Senza indugiare vi entrai.
- Esmeralda, ci sei? - chiesi, con voce pacata. Da dietro un separé intravidi una sagoma seduta. 
- Clopin. Sì, sono qui con Zephyr - mi annunciò lei, con un tono di voce basso. Prima che potessi andare avanti, mi soffermai e chiesi piano.
- Ti ho forse disturbata? -. La sua ombra si mosse, e capì che si stava alzando dalla sedia. Dopo qualche minuto, lei si materializzò da dietro il separé. Si stava sistemando meglio l'apertura della vestaglia color blu. Con un sorriso mi accolse e mi invitò a sedersi vicino a lei su dei cuscini.
- Tranquillo, sei arrivato al momento giusto. Da poco Zephyr ha fatto la poppata. Si è addormentato subito - mi spiegò con naturalezza. L'avevo immaginato.
Anche se eravamo fratello e sorella, e lei era sempre così naturale, come se non provasse disagio, io riservavo sempre per lei dei modi rispettosi. Era pur sempre una donna, e rispettavo la sua privacy, lasciandola sola nei momenti più delicati della sua maternità, come quello dell'allattamento. Lei lo aveva capito, e mi accarezzò la mano come a volermi tranquillizzare e ringraziare allo stesso tempo. La mia sorellina era il mio bene più prezioso.
Era sempre stata con me, fin da bambina, da quando sua madre era morta. L'avevo sempre protetta e l'avrei fatto anche in futuro. Nonostante i primi dubbi sull'unione tra lei e Febo, fui davvero felice di dare la mia benedizione, sia come fratello che come re degli zingari. Lui mi aveva dimostrato che amava Esme più della sua stessa vita. E ancora oggi, la rendeva una donna e una moglie felice. Dando un'occhiata ai miei vestiti mi chiese:
- Sei in pausa? Tornerai presto a lavorare, immagino. Come mai allora sei qui? -.
In quel momento, ricordai il motivo per cui ero corso da lei. Volevo tanto sfogarmi e raccontarle cosa era successo. Avevo bisogno di sentirmi dire da una persona a me cara, che andava tutto bene. Mi bastava solo quello. Ero sul punto di iniziare, quando da dietro il separé sentimmo un pianto improvviso. Zephyr si era svegliato. Doveva aver sentito le nostre voci. Esmeralda si alzò subito e corse dal suo piccolo. Poco dopo tornò da me, con in braccio il mio nipotino. Esme lo teneva alzato, con la testolina appoggiata sulla sua spalla, e con la mano gli dava piccoli colpetti sulla schiena. 
- Questo è quello che succede con le poppate abbondanti - rise lei, tornando a sedersi vicino a me. Essere madre era una bella responsabilità, pensai. Fu in quel momento che le mie intenzioni cambiarono. Non potevo dare altre preoccupazioni o pensieri alla mia Esmeralda. Già era dura prendersi cura di un neonato, e lei cercava comunque di essere sempre presente per me e per gli altri. Non mi sembrava giusto farla stressare ulteriormente.
- Allora, volevi dirmi qualcosa? - disse alla fine. Ma io avevo già preso la mia decisione. Con un sorriso rassicurante, scrollai la testa, e risposi:
- Nulla, cherì. Volevo solo vedere come stavate te e il piccolo. Con tutto il lavoro che c'è, a volte non riesco a passare nemmeno un po’ di tempo con voi - spiegai. In effetti, avevo lavorato un po’ troppo ultimamente (chissà perché ...). Mi alzai dai cuscini, diedi un bacio sulla fronte di Esme, e lei mi ricambiò con un sorriso pieno d'affetto. Accarezzai piano la testolina di Zephyr, che intanto si era del tutto calmato. Li avrei protetti, a qualsiasi costo.
- Ora devo proprio andare, il mio pubblico mi aspetta - dissi, e mi voltai per avviarmi verso l'uscita. Ma subito Esme mi richiamò. 
- Aspetta, Clopin, a dire il vero c'è una cosa che devo dirti io - mi spiegò, mentre teneva ancora in braccio Zephyr in quel modo. Io rimasi fermo a guardarla e aspettai. Era un po’ titubante, ma dal tono capì che non era niente di allarmante. 
- Sai che dopodomani è la Festa dei Folli - cominciò. Giusto! La festa! Me ne ero completamente dimenticato. Ed era grave, dato che anche per  quell'anno sarei stato io a presentarla. Dopo questa illuminazione, annuì a mia sorella, e le feci cenno di proseguire. 
- Ecco, credo che per quest'anno io ne farò a meno - concluse, volgendo lo sguardo di lato, in direzione del piccolo.
Ah, ecco! Da quando Esme era diventata mamma, da poco per giunta, il suo istinto materno era cresciuto e non perdeva mai di vista il suo bambino. In effetti, pensandoci, non era il caso per lei di stancarsi troppo, e al tempo stesso avere in continuazione la preoccupazione per Zephyr, anche se fosse rimasto al sicuro con una balia. 
- Non preoccuparti, mon cher, capisco perfettamente - le dissi, tranquillo - Vorrà dire che farò tutto da solo quest'anno - aggiunsi con ironia. 
- Oh, no. Non sarai da solo. Ho trovato una sostituta degna per l'evento - disse. Una sostituta? Di solito non mi fidavo di gente nuova e sconosciuta, faceva parte del mio carattere. Ma se era Esmeralda a dirmelo, mi fidavo ciecamente. Dopo un momento di silenzio, acconsentì.
- Va bene, l'importante è che sia brava - dissi, mentre mi preparavo per uscire fuori dalla tenda. Si stava facendo tardi e dovevo muovermi.
- Molto brava. L'ho conosciuta stamane, si è offerta personalmente di sostituirmi, e ho avuto modo di vederla all'opera. Sarà perfetta, vedrai - mi assicurò lei. Era deciso. I miei occhi si alzarono verso il cielo che si stava annuvolando sempre di più. Speriamo che il tempo sia bello nel giorno della festa.
- Ah, e si chiama Roxanne - mi disse ad alta voce Esme per richiamare la mia attenzione. Mi voltai e ripetei 
- Roxanne? - 
- Sì, si chiama così - mi confermò.

Lasciata la tenda rossa, il re dei giullari si diresse verso la cattedrale di Notre Dame. Voleva fare visita al suo amico campanaro per chiedergli di aiutarlo con i preparativi per la festa. Si era così tanto ridotto all'ultimo minuto che da solo non ce l'avrebbe mai fatta. Ma Clopin non era l'unico ad avere tutta quell'ansia per l'evento più importante dell'anno. Nel carretto delle marionette, che quel giorno aveva avuto tanto successo, vi era una persona che si stava esercitando. Due menti così speciali, due cuori così pieni di vita, si stavano preparando alla fantastica e pazza Festa dei Folli. E forse, sarebbe stato il giorno più folle della loro intera vita. 

Angolo dell'autrice:
mi dispiace per averci messo più tempo del solito, ma sono tornata da poco dal Rimini Comix ( fiera cosplay ), e non ho avuto mai tempo per poter continuare a scrivere ^^'' Non vedevo l'ora di pubblicare questo nuovo capitolo. Ammetto però che volevo far uscire allo scoperto il nuovo cantastorie proprio in 
questo capitolo, ma c'era giustamente volevo prima mostrare la prima fase del duello, prima di passare alla rivelazione ( almeno per clopin, che tanto già  si è capita la cosa XD). Comunque se siete arrivati fino a qui, allora vedrete nel prossimo capitolo - La festa dei Folli - cosa accadrà, la reazione di Clopin e tutto il resto. Mi metterò subito a lavoro, che ho tutto stampato in mente **
Alla prossima
Ditemi pure la vostra e quanto siete curiosi di scoprire i prossimi capitoli <3     

                                                                                                     
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Il gobbo di Notre Dame / Vai alla pagina dell'autore: Angelica Cicatrice