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Autore: steffirah    24/07/2019    1 recensioni
Un'altra possibilità? O l'eterno ripetersi della stessa storia...?
Una maledizione? Una colpa da scontare? Una speranza? Un futuro in cui vivere, in cui sopravvivere?
"Da quel momento in poi, cantammo del nostro immenso ed eterno amore."
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Raccolta di one-shot dedicate alla "2B9S week" indetta su tumblr dal primo al sette dicembre 2017.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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2. [K]iss


 

“2B…”
“9S… perdonami…”
La sua bocca, esalava il suo ultimo respiro.
Il suo corpo, sprofondava verso il fondo del mare, sparendo nel suo impassibile blu, abbracciato da miriadi di bollicine.
“2B, apri gli occhi…”
No, non voglio. Non voglio guardare!
“2B, apri gli occhi!” lo sentì ripetere in maniera più nitida, quasi le parlasse direttamente all'orecchio.
Fece come diceva, sforzandosi di rientrare nella modalità desta. Se lo trovò chino su di sé, manifestando una profonda preoccupazione. Era insopportabile.
“Va tutto bene?” domandò, e solo allora si accorse che le stava accarezzando i capelli. “Stavi avendo un incubo?”
“Un ricordo…” replicò appena, sentendosi sempre più distrutta.
La realtà. Quella era la realtà.
Lo vide meditare per un po’, prima di proporre: “Desideri che te lo cancelli?”
Prese in considerazione quell'idea, per un brevissimo istante. Non aveva mai trovato il coraggio di farlo da sola, perché in un modo o nell'altro era qualcosa che la teneva legata a lui. Ma se fosse stato lui a farlo…
Scosse la testa, mettendosi seduta. Non poteva cancellare il loro passato, né il loro presente, né il loro futuro. Non c'erano altre possibilità. Non c’era via di fuga. Non c’era speranza.
Mostrandosi fredda, si allungò ad afferrare le sue bende scure, volendo quantomeno celare tutto quel che provava, come faceva sempre. Ma stavolta lui glielo impedì. Stavolta prese la sua mano, prese il suo viso, fece sì che si voltasse verso di lui, e le posò un piccolo bacio su una guancia.
Lei ne riconobbe l’azione, rievocando quella volta in cui ne aveva sentito parlare tra colleghe androidi, in una precedente vita di 9S. Erano tutte entusiaste per la nuova scoperta; la voce si diffuse in fretta, lui le ascoltò più interessato di quanto potesse mai esserlo lei e poi, quasi per scherzo, col suo solito tono da burla le domandò: “Vogliamo provarci?”
Considerando il significato celato dietro quel gesto, considerando il veto imposto su emozioni e sentimenti, glielo negò. E anche se lui si imbronciò, non insistette. Fu allora che la sua mente fu attraversata da una supposizione che le provocò un certo fastidio: e se, poiché lei si era rifiutata, ci avrebbe provato con qualcun altro?
Da quando quel dubbio s’era insinuato in lei lo tenne d'occhio più del solito, ma quel minuscolo timore rimase costante, finché alla fine non decise di metterlo in atto lei stessa, nel modo più brutale che potesse, andando contro il suo stesso significato, pur aggrappandosi a quell'amore che…
Amore… proibito.
Sollevò lo sguardo su di lui, fingendo indifferenza.
“9S, che stai facendo?”
“Ho letto che può aiutare a sentirsi meglio. Gli umani lo facevano spesso, per infondere conforto, e io sono qui per darti supporto, no?”
Sorrise come al solito, illuminando tutto attorno a sé, e ora che poteva anche vedere quei suoi occhi cristallini era tutto peggio.
Lui non aveva idea. Non aveva idea di quello che aveva fatto. Non aveva idea di quello che stava per fare.
“Ora, ti va di raccontarmi che tipo di ricordo era?”
Avrebbe potuto accontentarlo, tanto la sua memoria presto sarebbe stata resettata. Ma avrebbe potuto essere tanto crudele?
“Ci sono cose che è meglio non sapere” rispose meccanicamente, recitando una battuta che conosceva a perfezione.
Lui parve pensarci su e si appoggiò meglio al suo letto, scrutandola più da vicino.
“È un ricordo che riguarda noi?”
Non chiedere più di così, ti prego…
Si ritrasse, incapace di sostenere quello sguardo, quella curiosità.
“In passato ti ho fatto del male?”
“No” negò immediatamente, struggendosi. Era esattamente l'opposto.
“Allora… è un ricordo delle volte in cui mi hai ucciso?”
Si pietrificò, sentendosi mancare il respiro. L'aveva scoperto di nuovo.
“Sono un modello E…” ricordò, più a se stessa che a lui.
“È il tuo dovere, lo so.”
“È…”
Era terribile. Un compito terribile, che ogni volta non voleva portare a termine. Persino la prima volta era stato difficile. Si illudeva che andando avanti sarebbe diventato più semplice, mentre invece… invece era sempre peggio. Sempre più arduo.
“Giusto così.”
Lo fissò incredula, chiedendosi da dove uscisse tutta quella calma. Le altre volte in cui aveva capito non sembrava mai tranquillo, com’era ovvio che fosse.
“Non hai… paura di me?”
“Non potrei mai avere paura di te.” Le sorrise con dolcezza, prima di ridacchiare. “Anche se c'è da ammettere che per qualsiasi nemico tu sia un avversario temibile. Ma io non sono un tuo nemico e, in ogni caso, non potrei mai… Non riuscirei mai a temerti.”
“Non mi detesti?” rincarò, non credendoci. Non lo riteneva normale.
“Sarebbe impossibile.” Tornò a mostrarle quel sorriso, drizzandosi al suo fianco. Osservò per qualche minuto il soffitto, rilasciando un inudibile sospiro. “L'unica cosa che detesto è doverti sempre spingere a tanto.”
“Non è colpa tua.”
Era creato per essere così. Per essere curioso. Per ficcare il naso dappertutto. Era necessario, per raccogliere informazioni in maniera efficiente. Tutti i modelli Scanner erano così, ma 9S era… era diverso. Lui aveva una scintilla in più, una vitalità in più, che lo differenziava dai suoi simili, e lei ogni volta doveva portargliela via.
Non rispose a quello, ma stavolta 2B si accorse che tremava.
“E l'unica cosa di cui ho paura… è che non riesca più ad incontrarti. Da un lato sarebbe meglio, ti libererei da questa condanna, ma dall'altro il pensiero di non rivederti più è insostenibile.”
Non vederlo più, anche per lei sarebbe stato insostenibile. Non importava quante volte dovesse soffrire e farlo soffrire, agognava la sua vicinanza, sempre, costantemente.
“Se questa è la nostra ultima sera, almeno in questa vita, voglio mostrarti una cosa. Non è detto che in futuro lo saprò.”
2B si domandò, inevitabilmente, se quella pacata serenità non fosse forzata. Se non stesse facendo un tentativo solo per lei, per risollevarla.
“9S…”
Ignorandola si accucciò sul suo letto, gattonando fino alla finestra di quella piccola e vecchia stanza, una delle poche rimaste intatte in quell’edificio abbandonato dove avevano trovato rifugio. Ne scostò la tenda, facendole segno di accostarsi a lui.
Strisciò quindi al suo fianco, provando a mettersi comoda e dimenticare quello che sarebbe successo di lì a poco.
“Guarda” le disse, indicando verso il cielo.
2B sollevò lo sguardo, seguendo il suo indice, notando che lo spostava in più direzioni.
“Per ogni stella che vedi, se le unisci puoi creare una costellazione.”
“Costellazione?”
Che strano, quel termine sembrava rievocarle qualcosa di distante, di antico, di concluso.
“Sì, è un artificio dell'uomo che nasce da qualcosa di già esistente, di naturale. In epoche antiche gli uomini, osservando il cielo notturno, s’accorsero che vi fossero delle stelle che sembravano distinguersi in qualche modo, formando delle figure fisse facilmente riconoscibili. Col tempo, a questi ‘disegni astrali’ cominciarono ad associare storie di personaggi. Si trattava in realtà di una mera convenzione, spesso utilizzata per potersi direzionare identificando la posizione di una stella nel cielo. Ad esempio, quella stella più luminosa è la stella polare, fa parte della costellazione dell’Orsa Minore e molti navigatori vi si affidavano per conoscere la traiettoria da seguire e la direzione in cui si muovevano, basandosi sulla sua altezza angolare per determinare la latitudine, calcolandola attraverso uno strumento chiamato ‘sestante’. Queste costellazioni venivano poi tracciate su delle mappe e vi si davano nomi presi in gran parte dalla mitologia greca, come Ercole o Pegaso, altre furono legate ad invenzioni del periodo, come l’Orologio, mentre le dodici costellazioni che seguono il percorso del Sole compongono i segni zodiacali. Quella lì a forma di W è Cassiopea. Nei miti Cassiopea era nota per la sua vanità e sposò Cefeo, re d’Etiopia, il cui nome fu assegnato alla costellazione collocata vicino ad essa, quella che sembra una punta di matita. Pare che siano le uniche due costellazioni dedicate ad un marito e una moglie.”
Proseguì a raccontarle le storie dietro quelle costellazioni, quasi fino al sorgere del sole.
Lei lo ascoltò con interesse, assimilando tutto, assicurandosi di non lasciarsi sfuggire neppure un particolare, che fosse una parola, che fosse il tono della sua voce, che fosse il modo in cui le sue iridi luccicavano per il piacere di poterlo condividere con lei.
Quando si interruppe 9S sentì la stanchezza prendere il sopravvento e si appoggiò alla sua spalla, sospirando. Prese una sua mano, portandosela al viso, poggiandoci la guancia contro.
“Va tutto bene, 2B.”
Conclusasi quella notte che avrebbe sperato potesse divenire infinita, 2B cominciò a sentire il peso di quel che stava per accadere.
Non voglio non voglio non voglio.
“Andrà tutto bene. Non ti perderò, ti ritroverò. Perché tu sei la mia costellazione, 2B.”
Non sorridermi così, non dirmi queste cose, ti prego, ti prego…
“Quindi… puoi farlo. Anche adesso.”
No no no no no!
“Io sono pronto.”
Io no!
Percepì il suo corpo oscillare, a malapena accorgendosi che i suoi condotti lacrimali si erano attivati.
“2B…”
9S la richiamò con dolcezza, stringendola delicatamente a sé, stendendosi sul suo letto. Chiuse gli occhi, ascoltando i suoi singulti, desiderando sparissero.
“2B, non piangere. Non è la fine.”
Continuò a parlarle con calma, per quanto lui stesso non desiderasse allontanarsi da lei, ma era vero quello che aveva detto. Si sarebbero rincontrati. Avrebbero ricominciato. E in futuro avrebbe cercato di stare più attento, per non farle rivivere simili traumi.
Deciso che fosse giunto il momento, prese le sue tremule mani, accompagnandole sul proprio collo. Lei si sollevò di poco, scuotendo la testa, il suo viso un torrente di lacrime agonizzanti. Lui stesso guidò le sue sottili dita, affinché facessero pressione attorno alla sua pelle, e si sforzò di sorridere, fino a che questa sua vita non avesse avuto termine.
“2B, per favore. Sorridimi.”
Lei strinse i denti, ma si decise ad andare incontro a quel suo ultimo desiderio. Tese le labbra verso l'alto, e lui parve rilassarsi. Le sue mani già sapevano cosa fare e le lasciò agire in maniera automatica, concentrandosi sui suoi occhi. Ne vedeva la sofferenza celata dietro la calma e la pace. I suoi occhi…
Si fece più vicina per giungervi parallela, le sue lacrime gli caddero sulle gote. Il sorriso di 9S si stese di poco, mentre con un ultimo sforzo provava ad asciugarle una guancia. Ma era ormai al limite, e lei non poteva più sopportarlo. Soprattutto perché piccole lacrime avevano cominciato a scivolargli giù verso le tempie.
Non voleva vederlo così, mentre fingeva di stare bene. Voleva illudersi che stesse bene. Ma voleva anche che stesse realmente bene.
Per questo chiuse le palpebre, privandosi della vista, e si abbassò sul suo viso, poggiando le labbra sulle sue.
Anche stavolta rubandogli il respiro.
Anche stavolta rubandogli la vita.

L'amore, era proibito. Eppure era proprio in quei momenti in cui lo perdeva, in cui gli era più vicina che mai, che ci pensava di più.
9S, ti amo. Ti amo, così tanto.









 

Angolino autrice:
Buongiorno! Finalmente riesco ad aggiornare (quasi non ci credo di essere libera). 
Passando subito alla storia - cercherò di essere più breve e meno logorroica - immagino sia piuttosto palese che mi sia ispirata ai primi due script del NieR Music Concert: The Memories of Puppets ("A repeating prayer" e "Project YoRHa", spero li abbiate ascoltati/letti/visti anche voi). Ho immaginato qui due delle 47 volte in cui... oh cielo, non riesco neppure a parlarne. Diciamo, "2B ha dovuto portare a termine il proprio compito" (come se ciò potesse alleggerire il tutto, solo rileggendola ho ricominciato a piangere come la prima volta). Dal secondo script, invece, ho ripreso quella parte in cui Zinnia parla delle costellazioni. Inoltre, voglio far notare che, pur avendo parlato di un "sorgere del sole", questa storia è ambientata nel "Regno dell'oscurità" (si chiama così in italiano? Insomma, la parte della Terra in cui è costantemente notte), quindi più che a un'alba vera e propria è un riferimento all'ora in cui il sole si leva. 
Bel modo per usare il tema "kiss", neh? Avrei potuto scrivere qualcosa di più leggero, e invece l'angst mi scorre nelle vene. 
Auguro a tutti una buona settimana, e intanto mi auguro di riuscire ad aggiornare più velocemente d'ora in avanti. 
Saluti da Steffirah

  
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