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Autore: Hi Ban    27/07/2009    3 recensioni
Ora si trovava lì, davanti alla morte, ma era un destino che aveva accettato. Lei, però, continuava a sorridere.
Hidan/Hinata
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hidan, Hinata Hyuuga
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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Without Pain


Ora si trovava lì, davanti alla morte, ma era un destino che aveva accettato. Quando si apprestava a prendere parte all’ennesima missione solo per poter rivedere lui, sapeva che la morte era tra le condizioni da accettare. Ma era felice comunque.
Hinata sapeva a cosa stava andando incontro quella mattina, quando si era presentata dall’Hokage, per chiederle di poter partecipare all’ennesima missione che avesse come obiettivo Hidan, traditore di livello S, membro dell’Akatsuki, appartenente all’ex villaggio delle Calde Primavere.
Quella missione, che aveva lo scopo di vendicare Asuma Sarutobi per Shikamaru, per Hinata aveva ben altri fini.
Ora era consapevole di trovarsi davanti a lui sotto lo sguardo sconvolto dei suoi compagni, che non potevano fare altro che fissare inermi la scena, consapevoli che non c’era più niente da fare. Quei suoi compagni che credevano di conoscerla, ma che invece si sbagliavano. Davanti a loro non c’era più la fragile Hyuga che si è fatta mettere sempre i piedi in testa. Era finito il tempo della paura. Non era più la ragazzina che pensava prima agli altri e poi a se stessa. Questa volta stava sacrificando il bene altrui per la sua causa, più che giusta. Davanti a loro c’era un’Hinata che sorrideva, consapevole del suo destino. Si resero conto che non la conoscevano affatto perché non capivano il motivo di quel sorriso, per loro tanto sbagliato in quel momento, perfetto per lei.
Quel sorriso, che non avevano mai visto, era ora al posto delle lacrime e delle preghiere.
Hidan dal canto suo tracciava il simbolo del suo Dio e la preparava ad essere vittima della sua maledizione, chiedendosi come tutti perché le sue labbra si incurvassero verso l’alto. Non lo aveva capito che stava per morire? Le porse mentalmente quella muta domanda al ché lei allargò impercettibilmente il suo sorriso, quasi a dargli una risposta affermativa.
Non era la prima volta che si trovavano faccia a faccia in poco tempo e non era di certo la prima volta che si chiedeva il perché si incontrassero sempre. Coincidenza? In fondo era una sua vittima come tante e lui, da bravo Jashinista, le avrebbe fatto il favore di farla entrare nelle grazie di Jashin.
Allora perché tutta quell’esitazione?
Lei continuava a sorridere.
C’era forse qualcosa di diverso in lei? No, era una qualunque mortale indegna di nota. Strinse maggiormente la presa sulla sua fedele asta, senza accennare a nessun movimento. Era cosciente degli sbuffi scocciati del compagno che voleva andare a incassare la taglia dell’ennesimo ricercato fatto fuori.
Quello era un dettaglio marginale, per lui.
Passavano i minuti; lui non si era mai dato così tante volte dello stupido. Perché non la uccideva? Perché continuava a sorridergli? Un sorriso che non gli era stato rivolto da tanto – troppo – e che ora si ripresentava in quella circostanza.
Si, quella ragazza era diversa. Non lo stava implorando di risparmiarla, come tutte le sua vittime, non lo stava riempiendo di inutili preghiere, che tanto lui non avrebbe ascoltato.
No. Stava semplicemente lì, immobile e osservarlo con un fottutissimo sorriso.
Ormai Hinata aveva aperto gli occhi. Era questa la sensazione che aveva provato non appena aveva compreso i suoi sentimenti, probabilmente non ricambiati, verso Hidan. Verso di lui che per lei era un angelo sceso in terra per salvarla dal dolore che provava, mentre per gli altri era solo un mostro senza cuore.
Anche loro dovevano aprire gli occhi, allora, comprendendo così la vera essenza di Hidan. Tanti anni sprecati a spezzarsi continuamente il cuore quando vedeva Naruto e non aveva la forza di parlargli.
Era incapace di portargli rancore dopo tutto ciò che le aveva fatto passare, lui non c’entrava. Ora era felice con Sakura e lei era felice per questo.
Non più una lacrima aveva solcato il suo viso quando finalmente aveva aperto gli occhi che per troppo tempo aveva confinato a vedere solo oscurità.
Per Hinata ora esisteva solo lui e sentiva a malapena le voci di Kiba e Shino che le dicevano di scappare. Lo sapeva, tanto lei quanto loro, che non poteva.
Sarebbe morta per mano del suo angelo e questa era la ricompensa migliore che si potesse aspettare per tutto il dolore passato.
Era pronta a provare anche dolore per lui. Infatti anche in quel momento il dolore le attanagliava il cuore. Dolore perché stava abbandonando i suoi compagni e stava anche tradendo il suo villaggio in fin dei conti. Angoscia perché si era innamorata dell’assassino dell’amato della sua Sensei. Avrebbe dovuto crescere quel loro figlio da sola.
Provava per lui quel sentimento che quel bambino non avrebbe mai ricevuto dal padre. Amarezza perché stava portando disonore al suo clan.
Tutto ciò nascosto da quel sorriso che celava anche felicità, perché quel dolore era destinato a finire grazie a Hidan. La stava salvando.
Senza accorgersene fece un passo verso di lui, che sgranò leggermente gli occhi.
Possibile che non avesse capito che stava per morire? Eppure aveva visto che fine aveva fatto quel Jonin poco fa.
Hidan la guardò negli occhi, quegli occhi in cui si poteva leggere tutto e niente, che rispecchiavano la purezza e il bene.
Ciò che lui non era. Lui non era bene. Fino ad ora aveva solo portato la sofferenza e ne andava altamente fiero.
Però appurare ciò attraverso i suoi occhi gli dava un senso di incompletezza. Lui viveva di dolore, nel vederlo propagare negli altri. Allora perché farlo provare a lei gli appariva come una cosa dannatamente sbagliata?
Basta. Si stava creando tanti problemi per niente. Almeno era quello che credeva Hidan. Quello, però, non era ‘niente’, ma era il tutto che si leggeva in quegli occhi lattei che ora era puntati nei suoi.
Alzò l’asta e con un gesto secco se la piantò nel cuore. Durante tutto ciò, quegli occhi non avevano abbandonato i suoi. Gli avevano provocato un senso di vuoto.
Gli urli disperati dei suoi amichetti riecheggiavano nelle sue orecchie mentre il suo corpo si accasciava a terra.
Aveva ancora quello stupido – e bellissimo – sorriso.
Fece una cosa inaspettata. Si avvicinò a lei e con una lentezza esasperante le chiuse gli occhi, per nascondere al mondo le bellezze che celavano. Perché gli occhi di Hinata davano tutte le risposte, se li si sapeva leggere.
Hidan le risposte le aveva trovate.
Si allontanò velocemente, sotto lo sguardo sbigottito del compagno di squadra.
L’aveva uccisa subito ed era il massimo che le poteva concedere.
Velocemente, senza provare niente.
Senza dolore.


Salve! Adorando questa coppia come potevo non *provare* a scrivere su di loro?
Hidan l'ha uccisa comunque, il massimo che ha potuto concedere ad Hinata è stato ucciderla senza farle provare dolore, che invece è proprio una delle caratteristiche del rito di Hidan.
Bye Bye!:)
  
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