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Autore: _camus_    25/07/2019    16 recensioni
Due occhi di pece incontrano i suoi, finestre sul nulla. Non ricordava che fossero così neri.
Un battito.
Due battiti.
Tre battiti.
«Eccoti, finalmente».

C'è chi trascorre anni interi nell'attesa di vivere un solo istante.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Anatomia di un istante

Anatomia di un istante




Il suono frenetico dei suoi passi rimbomba nel tunnel buio, amplificandosi a dismisura; la luce livida, malata, delle fiaccole getta sulle pareti miriadi di ombre che paiono correre più forte di lui. 

Nonostante il respiro sempre più affannoso a causa della mancanza d’aria, Naruto accelera l’andatura, ignorando le fitte al petto: anche un solo minuto potrebbe fare la differenza.

A ogni vicolo cieco, a ogni diramazione che incontra ricaccia indietro la frustrazione e prosegue dritto, perché ormai è solo questione di attimi prima che ciò che sta cercando gli compaia dinanzi.

«Adesso, adesso, adesso!»

Se lo ripete come un mantra, urlandolo internamente fino a sovrastare qualunque altro pensiero: non può permettersi di dubitare.

Per anni si è preparato a questo momento, alla cui attesa ha riservato tutta la sua – poca – pazienza; per anni ha orientato le sue scelte in funzione di ciò che ora, arrivati a un punto simile, deve per forza accadere.

«Tutto quello che ho fatto sino a ora, l’ho fatto per te… Sasuke».

Lasciare Konoha, il suo paese natale, senza sapere se l’avrebbe rivisto; congedarsi da quei compagni che, dopo tanto penare, finalmente poteva chiamare “amici”; sottoporsi a un allenamento estenuante dopo l’altro, scontrandosi incessantemente con le proprie paure e carenze in una perenne lotta contro se stesso; sopportare il freddo, la fame, la stanchezza e le ferite fino a crollare a terra, incapace di compiere il più elementare dei movimenti. 

Ma la cosa più difficile di tutte – «a parte, ovviamente, convivere con la tua assenza» – era stata non dare peso al sottile velo di pietà che, certe volte, adombrava il viso del maestro Jiraiya.

Il vecchio Eremita dei Rospi si era dedicato anima e corpo ad addestrare Naruto, arrivando persino a rischiare la vita per permettergli di imparare ad utilizzare il chakra della Volpe a Nove Code senza rimanerne sopraffatto; l’aveva spronato a dare sempre il massimo, sostenendolo in quella sua buffa maniera scanzonata e un filo paternalistica di cui il ragazzo si era accorto ben presto di non poter più fare a meno.

Eppure. Eppure, a Uzumaki non era sfuggito come, nell’ascoltarlo parlare di ciò che lo spingeva a impegnarsi tanto duramente, l’espressione dell’uomo si facesse sempre stranamente grave, rivelando d’improvviso tutte le stagioni che i suoi occhi avevano visto passare. Come se fosse stato intimamente convinto della vanità di tutti i loro sforzi, e avesse biasimato Naruto per non riuscire ad accettarlo.

«In ogni caso, Naruto, devi smettere di pensare a Sasuke. Nessuno l’ha costretto a seguire Orochimaru, è stata una sua decisione. Niente può fargli cambiare idea, perciò rassegnati».

Naruto ricorda ancora quelle parole, tuttavia l’unica cosa che non è riuscito a fare è stata, per l’appunto, rassegnarsi.

E non ha alcuna intenzione di farlo adesso: dimostrerà al mondo intero, maestro Jiraiya compreso, che Sasuke non assomiglia affatto a Orochimaru; che il suo amico non è un mostro assetato di sangue, bensì un essere umano lasciato a brancolare nel buio e nel rancore per troppo tempo, schiacciato dallo sguardo scarlatto del fratello e dalle macerie di un clan in rovina; che, oltre la gelida nebbia di cui gli piace ammantarsi, v’è un cuore pulsante di orgoglio e senso di giustizia più forti di qualsiasi desiderio di vendetta.

«Io lo so, Sasuke: l’ho visto. E lo mostrerò a tutti, persino a te. A costo di farmi ridurre a pezzettini».

Un rumore assordante, proveniente da poco lontano, lo distoglie d’un tratto dalle sue riflessioni, riportandolo bruscamente alla realtà.

«Sento il chakra di Sai!» dice il capitano Yamato arrestandosi di botto, subito imitato da Sakura e Naruto.

Già, Sai. Sai e la sua missione segreta, affidatagli da Danzo all’insaputa dello stesso Hokage. Sai, che un minuto prima sembra aver avuto una sorta di epifania sulla sua esistenza e l’attimo successivo estrae la spada per colpire alle spalle. Come ogni ANBU che si rispetti.

Stupido, stupido – «idiota, diresti tu» – Naruto, che proprio non può fare a meno di credere nell’altrui bontà d’animo e si lascia ingannare da un semplice sorriso, tanto costruito da risultare sincero.

«Se ti ha torto anche solo un capello, se ne pentirà amaramente. Parola di Naruto Uzumaki».

Lo stesso pensiero pare attraversare anche la mente di Sakura, che serra ancora di più i pugni – peraltro già inverosimilmente contratti.

«Proviene da là, vero?» domanda, quindi riprende la corsa senza aspettare risposta.

Questione di qualche metro e finalmente, in fondo al corridoio, ecco apparire la luce; in seguito all’esplosione di poco prima le pareti del tunnel sono infatti franate su loro stesse, aprendo un varco con l’esterno.

E lì, in piedi al centro dello spiazzo creatosi fra le macerie, c’è Sai.

«Aspetta, Sakura!» grida inutilmente Yamato, mentre la ragazza copre la distanza che li separa dal loro nuovo compagno di squadra in meno di un secondo, per poi attaccarglisi al collo con fare minaccioso.

Qualcosa, però, distoglie quasi subito la sua attenzione dal membro della Radice, giacché si blocca all’improvviso, come paralizzata; le sue mani lasciano lentamente il colletto della giubba di Sai ed ella alza lo sguardo dinanzi a sé, spalancando gli occhi in modo quasi disumano.

Naruto non ha alcun bisogno di vedere, per capire cosa – chi – Sakura stia fissando: solo una persona può essere capace di svuotare l’energica, la volitiva Sakura Haruno fino a ridurla a una statua di sale.

Un battito.

Due battiti.

Tre battiti.

«Adesso» sussurra Naruto, ma le gambe, che pure l’hanno sempre sorretto nei sentieri più impervi senza mai un’incertezza, nel percorrere quel brevissimo tratto gli paiono fatte di piombo, tanto che inciampa più volte; la luce del sole lo abbaglia quando, come Sakura, volge il viso in alto verso la figura che li sovrasta.

Due occhi di pece incontrano i suoi, finestre sul nulla. Non ricordava che fossero così neri.

Un battito.

Due battiti.

Tre battiti.

«Eccoti, finalmente».

Sasuke.



 .

 

 

Note dell’autore

Salve a tutti! Devo confessare che sono un tantino emozionata: erano letteralmente anni che non pubblicavo qualcosa su Efp… onestamente, pensavo che mai più l’avrei fatto.

Ma si sa, “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”: evidentemente la mia passione per le fan fiction non era deceduta come credevo.

Tali (noiose) premesse vorrebbero fungere da scusante per la brevità della cosa sovrastante; nonostante mi sia approcciata a Naruto soltanto da poco, posso già affermare con certezza che la scena da me così maldestramente dipinta – tratta, come penso si sia intuito, dall’incipit e dagli episodi 50 e 51 di Naruto Shippuden – è già diventata una delle mie preferite dell’intera serie: mi sono pertanto lasciata trasportare, ed ecco qua!

Specifico che i dialoghi sono ripresi dai suddetti episodi 50 e 51, mentre la frase in grassetto corsivo è stata pronunciata da Jiraiya nell'ultimo episodio della prima serie (L'ultimatum di Jiraiya).

Una precisazione, infine, sul target "Shonen-ai”: nonostante l'abbia inserito, la natura dei sentimenti che animano le riflessioni di Naruto sono liberamente interpretabili (anche se devo ammettere che io, da brava romanticona, preferisco leggerci del sentimentale).

Ringrazio in anticipo chi sia giunto fin qui e, ancor di più, chi eventualmente vorrà lasciare un commento.

Ps: il titolo non è farina del mio sacco: l’ho preso in prestito dall’omonimo romanzo di Javier Cercas (anche se i due scritti non potrebbero trattare argomenti più diversi!).  

 

 

 

 

 

   
 
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