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Autore: kiaroski    27/07/2009    1 recensioni
Shin è una ragazza strana. Il suo aspetto è diverso da quello di chiunque altro, non per niente la chiamano lo Spettro: capelli come vetro, pelle bianca e coperta da tatuaggi luminosi, occhi come specchi...in lei c'è molto più di quanto sembri, e le dita di un passato che si tendono ad afferare il presente e il futuro viaggiano con lei e con i suoi quattro inconsapevoli compagni di viaggio...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kayon

Quando entrai nella casa Erysdlin insieme agli altri sospettati* la prima cosa che feci fu dileguarmi nell'ombra. Nessuno mi noto': grazie ad un piccolo incantesimo da me eseguito il mio aspetto era simile a quello di qualunque elfo ella notte, e data l'agitazione presente nella casa -di cui ignoravo l'origine- venni facilmente scambiato per un servitore e nessuno si preoccupo' di identificarmi, come in altri momenti – sicuramente tra gli umani- sarebbe probabilmente successo. Gli elfi non si aspettano la disobbedienza all'autorita' quando e' in gioco la sicurezza della nazione, specie se non si chiede che di rimanere fermi in un luogo. Salii senza intoppi fino alle stanze nobili, e origliai la conversazione tra Shridan, sua madre e il suo maestro. Mi accorsi distrattmente di avere un filo trasparente legato come un anello attorno all'anulare della mano destra, ma ero piu' interessato a capire quello che stavano dicendo. Capii che la ragazza era fuggita, e maledissi tra me e me il tempo che avevo perduto, e che la stavano cercando. Oltre a questo udii degli accenni a delle antiche leggende e la parola Yrbith. Poiche' la ragazza non era piu' li e si avvicinava qualcuno che avrebbe potuto scoprirmi risolsi immediatamente di cercarla di persona nella foresta, con una vaga intuizione riguardo la direzione in cui condurre le mie ricerche. In quel modo si spiegavano anche le misure straordinarie adottate dagli elfi come il controllare ogni straniero nel caso in cui la ragazza avesse utilizzato dei travestimenti magici, e sorrisi tra me e me a quel pensiero della loro ingenuita': una persona che non era stata mai neppure sfiorata in settant'anni in una citta' sospesa nel vuoto e densamente popolata...come potevano pensare che nella sterminata grandezza della Foresta Azzurra sarebbero riusciti a trovarla? Arroganza elfica.

Ma non mi chiesi come avrei fatto io, che pure ero da solo. Avevo ancor meno possibilita', eppure dovevo tentare. Se gli elfi l'avessero trovata prima...beh, sapevo in quel caso dove cercarla.

Procuratomi un ippogrifo mi diressi verso sud ovest, che per qualche motivo mi sembrava il luogo migliore in cui cercare. Volavo da pochi minuti quando mi accorsi di un innaturale chiarore verso sud: la foresta andava a fuoco. Quella vista mi sconvolse: nonostante abbia vissuto molto piu' tempo tra gli umani che tra gli elfi non posso rinnegare la mia natura, e l'amore per le piante e' una delle poche cose che ho ancora in comune con i miei simili. Oltre a questo mi sconcertava il fatto che potesse accadere una cosa simile nella Foresta Azzurra, sempre cosi' accuratamente controllata, e immaginai le reazioni sulla popolazione: ogni singolo elfo abile sarebbe andato da quella parte a cercare di spegnerlo, e la ricerca della ragazza sarebbe passata in secondo piano.


*Poiche' non viene precisato, e' doveroso rendere noto che e' capitato in passato di dover rintracciare qualcuno per i piu' svariati motivi -raramente si procede in questo modo se il ricercato e' al corrente di esserlo-. In questi casi i membri appena entrati nella Foresta, gli stranieri, o semplicemente i sospetti vengono invitati dalle guardie a recarsi in un luogo predisposto in cui possono venire interrogati o arrestati definitivamente. La popolazione si presta volentieri a questa pratica, anche se puo' durare ore che agli umani potrebbero parere eccessivamente lunghe, e spesso si rivela efficace.


Mihael

Alla faccia delle storie secondo cui un umano non resiste dentro la Foresta Azzurra piu' di due ore perche' lo buttano fuori prima io avevo passato una settimana -una infernalissima settimana- in quel posto senza incontrare neppure mezzo elfo e ormai ne avevo abbastanza. Non sono mai stato un amante della natura: io preferisco le citta' con le loro comodita' e il chiasso, e non avevo mai passato tanti giorni all'aria aperta e da solo fino a quel momento. Come risultato avevo fame, avevo bisogno di farmi un bagno e avevo un sacco di pensieri poco piacevoli sulla mia situazione che si aggravavano di minuto in minuto. La mia resistenza era logorata: lo Spettro poteva andare al diavolo, io volevo solo uscire da li' e pazienza se tornato a casa mi aspettava una punizione. Oramai ci ero abituato, e io il mio dovere fin dove avevo potuto lo avevo fatto. Inoltre mi ero completamente perso per cui a quel punto anche volendo sarei stato fortunato a riuscire a portare alla capitale me stesso. Andando a logica cercai di dirigermi verso sud, dove era piu' probabile arrivare al confine. L'ultima sera della mia permanenza mi accampai e decisi per una volta di accendere un fuoco e cucinare della carne. Fino a quel momento mi ero nutrito di frutta e delle prvviste che avevo con me. Pazienza se mi vedevano, anzi sarebbe stato quasi un sollievo incontrare qualche elfo. Cucinai alcuni pesci che avevo catturato, ma mentre l'oscurita' avanzava uno dei timori che mi assillavano ogni sera inizio' a crescere nella mia mente. E se fossi stato attaccato da una bestia? E se approfittando del buio qualche elfo avesse deciso di attaccarmi di nascosto? Non avevo un'alta opinione di loro. In genere quelle paure scemavano mano a mano che iniziavo ad avere sonno ma quella sera sentii un rumore poco distante dal mio piccolo falo'. Non avevo modo di sapere se era un innocuo animale selvatico, una fiera o un orecchie a punta, ma quando controllai e vidi che non c'era nessuno tirai un sospiro di sollievo. Mi diressi quindi verso la mia cena.

E lo Spettro era li.

Seduto al mio posto.

A osservare con aria assorta i MIEI pesci.

Rimasi bloccato, incredulo. Prima di tutto fui colpito dal suo aspetto: la pelle candida e ricoperta di tatuaggi che brillavano leggermete, i capelli trasparenti e sottili come fili di vetro, e gli occhi, quegli occhi spaventosi...poi dalla sua espressione perplessa mentre contemplava e infine dall'assurdo di quella situazione. Per sei mesi l'avevo cercata dappertutto, in cielo e in terra -letteralmente- e adesso me la ritrovavo li', quasi nello stesso istante in cui avevo deciso di rinunciare a lei. Il primo impulso fu di strangolarla.

"Ciao" disse mentre me ne stavo li interdetto "io sono Shin. Tu mangi queste cose? Prego prego, non fare complimenti" e mi fece cenno di avvicinarmi. Obbedii e mi mise in mano il pesce. Non ne aveva toccato nessuno. Meccanicamente iniziai a mangiarlo, sentendomi stupido ma quando gliene offrii rifiuto'. Si guardava attorno con aria incuriosita, come se aspettasse qualcosa e intanto una linea d'azione prese forma nella mia mente. Scartai tutte le ipotesi su come perche' e in che modo fosse arrivata da me -ci sarebbe stato tempo per pensarci in seguito- e mi concentrai su come tenermela stretta fino alla capitale. Ammetto che ebbi una rapida visione del sottoscritto ricoperto di fama e gloria passare per le vie della citta', compreso un piacevole interludio in cui il colonnello si mangiava il cappello ma riservai quelle dolci visioni a un momento piu' opportuno.

"Ho visto la citta' degli elfi" mi annuncio' quindi Shin, continundo a guardarsi attorno e me la descrisse in poche parole. Mentre parlava il suo aspetto inizio' a farsi via via meno inquietante, una sensazione che non sono stato l'unico a provare. Ascoltai per meta' quello che diceva mentre per l'altra meta' mi dibattevo tra la possibilita' di legarla e portarla di peso fino a casa e quella di proporle di venire con me. Vinse quest'ultima. C'era sempre tempo per la seconda.

"Perche' non vieni con me alla citta' imperiale?" le chiesi valutando attentamente il tono.

"No, non e' li' quello che cerco. La cosa buffa e' che non e' neanche qui, anche se pensavo di si." mi rispose in tono tranquillo, come se le avessi chiesto di passarmi il sale.

"E cosa cerchi?"

"Non lo so, ma quando lo trovero' lo sapro'"

"E...come fai a trovarlo se non sai cos'e'?"

"Beh, ma un sacco di persone cercano qualcosa anche senza saperlo e si accorgono che lo stavano cercando solo quando lo trovano, no? Non e' cosi' che succede di solito?"

Rimasi un attimo in silenzio, cercando di capire.

"Sei sempre stata a Zeusia, prima?" domandai e lei annui'.

"Per settant'anni?"

"Non saprei...sono stata li' da quando sono nata senza allontanarmi mai"

"E perche' non ti sei messa prima a cercare quello che stai cercando?"

"Beh, ma prima mica cercavo qualcosa"

Ecco, a quel punto lasciai perdere la conversazione. Tanto a me interessava catturarla, non ascoltare i suoi discorsi.

Assorto com'ero dalla situazione avevo abbassato la guardia e non mi accorsi che qualcuno si stava avvicinando. Probabilmente mi sarebbe stato difficile anche se avessi conosciuto le vie della foresta e il mio addestramento militare era stato piu' qualcosa di simbolico che di pratico, data la pace dell'impero. Mi accorsi di essere in pericolo solo quando un sonno innaturale inizio' a farmi abbassare le palpebre. Cercai di lottare con quella sensazione ma inutilmente. Mi addormentai, e quando mi risvegliai non ero piu' nella Foresta Azzurra, e neppure in un luogo di mia conoscenza, bensi' in alto mare insieme ad altri sfortunati che come me erano stati catturati dagli schiavisti che oramai da decenni infettano le nostre terre.


Kayon

Giunsi nel luogo in cui si trovava Shin appena in tempo per vedere dei banditi che riconobbi come schiavisti legare lei e due ragazzi, un umano e un elfo della notte, e trascinarli lontano. Trattenni il mio stupore per la loro temerarieta', capendo immediatamente come fosse stato possibile l'incendio e li seguii, facendo piu' attenzione possibile, fino al mare. Riflettei durante il viaggio sul da farsi: non potevo sperare di sopraffarli, non se non avessi incontrato almeno una pattuglia di elfi -poco probabile dato l'incendio- ma non volevo lasciare la mia preda: solo lei poteva farmi ottenere quello che desideravo, e finalmente, ora che l'avevo vista, ne avevo la certezza. Quando pero' arrivammo alla spiaggia disperavo di trovare un modo per catturarla: le navi degli schiaviti erano li, pronte per salpare, e in mare non potevo certo sperare di seguirle ne' di intrufolarmi come clandestino. Anche se lo avessi fatto non avevo idea di dove erano dirette, perche' in nessuna parte dell'Impero o della Foresta Azzurra la schiavitu' era tollerata e anzi nessuno sapeva con precisione da dove giungessero. D'altronde era la mia unica possibilita', per cui mi preparai a sgattaiolare all'interno dell nave piu' grande, quella in cui stavano portando la ragazza. Inutilmente. Per pura casualita' un gruppetto era rimasto indietro e mi noto' mentre spiavo le navi e diedero l'allarme. Circondato e senza speranze mi arresi e venni caricato a mia volta come schiavo nella stessa nave che ospitava, oltre a Shin, il ragazzo castano che mi era oramai familiare e il giovane elfo della notte che avevo visto portare fino a li, oltre a una ragazza umana che avrei imparato a conoscere nel mio sconosciuto futuro.


Tina

Bene, ora e' il mio turno di parlare di me.

Sono nata in un piccolo villaggio sulla spiaggia chiamato Nolobio, nell'Impero delle Nuvole, e me ne sono andata di casa a dodici anni, poco dopo che mia madre si era risposata con un tizio del posto. Doveva pur avere un qualche compagno di bevute, dop che la buonanima di mio padre -si fa per dire- ci aveva lasciate. Tutta sola soletta arrivai a Vibera, la citta' piu' vicina, e cercai un posto di lavoro ma tutto l'aiuto che ottenni fu quello della tenutaria di un bordello. Non pensate male: e' una persona fantastica, e non mi ha mai costretto a fare alcunche' contro la mia volonta', anzi con mio sommo disappunto si e' rivelata assai meglio della mia oramai defunta mamma. Mi ha presentata il mio maestro, e di questo non la ringraziero' mai abbastanza. Fino a circa i diciassette anni sono stata una sua allieva, poi mi sono messa in proprio e adesso me la cavo piuttosto bene con il mio mestiere, specie nel campo informazioni e ridistribuzione di beni a tempo perso. Il motivo per cui sono parte di questo gruppo e' presto detto: un amico del mio paese mi e' venuto a cercare e mi ha detto che il mio patrigno era morto e che mia madre se ne stava andando, cosi' ho deciso in un impeto di malinconia di andarla a trovare e sperando di riuscire a porgerle il mio ultimo saluto, o almeno di seppellirla...soprattutto di seppellirla.

E cosi' mentre dopo tanto tempo me ne stavo a dormire nel mio vecchio lettuccio e sognavo di dare fuoco alla mia vecchia casa l'indomani non so bene come ma mi sono ritrovata a bordo di una nave diretta a qualche mercato degli schiavi. Cioe' lo so...ho sentito qualcuno entrare in casa e ho provato a fuggire o farlo scappare, ma devono avermi tirato addosso qualche incanto perche' ho un buco di memoria tra quel momento e quello del risveglio.

Ora non avete la piu' pallida idea di quanto me la sia fatta sotto al mio risveglio. L'unica consolazione, se cosi' si puo' chiamare, era che non ero sola nella mia disgrazia dato che eravamo parecchi. Avevo sentito parlare di schiavisti che razziavano le coste, ma mai cosi' impunemente. Ignoro quanti fossimo, ma eravamo tantissimi e credo che la nave non fosse normale ma che viaggiasse molto velocemente forse per magia, a un livello non ancora raggiunto dalle nostre. Maschi e femmine erano divisi, e a loro volta se ne stavano umani da una parte ed elfi dall'altra. Non ho grandi ricordi di Mihael e Shridan nella nave, se non perche' hanno fatto una delle innumerevoli discussioni della nave, chi mi e' rimasto piu' impresso e' stato Kayon perche' veniva escluso sia dagli umani che dagli elfi e questo mi aveva incuriosita. Un'altra cosa che mi e' rimasta impressa e' stato lo sguardo degli elfi nei confronti degli schiavisti della loro stessa razza...sembravano mogli che beccano il marito in fragrante mentre le tradisce con un'altra. Lo so perche' al bordello ne ho viste un sacco. Ma mogli tipo pudiche vergini, non donne degne di questo nome che piantano il marito. La maggior parte degli elfi schiavi sembrava semplicemente incredula e fuori dal mondo, come al risveglio da un sogno meraviglioso a un orribile incubo e si e' tipo chiusa in se stessa, diventando una specie di cadavere ambulante. Ma non ho visto nessuna mamma cadere in quello stato. Anzi, ho avuto l'impressione che tra mamme umane ed elfiche ci sia stata una specie di tacita intesa...non saprei spiegarlo meglio. Chissa' cosa si prova...

Comunque il viaggio e' stato lungo e orribile, anche se non e' durato tanto come credo sarebbe stato logico aspettarsi visto che nessuna delle nostre navi ha mai trovato quel posto. E quando siamo scesi io sono stata acquistata da un umano, che ha provveduto a mettermi al collo un affare che mi ha permesso di capire bene lo strano dialetto di quel posto.

  
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