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Autore: hikaru83    26/07/2019    9 recensioni
La storia di Sherlock e John, il modo in cui si sono incontrati, tutto ciò che hanno vissuto, la conosciamo bene. Molti di noi avranno rivisto la serie abbastanza volte da citare le frasi senza che le altre persone riescano a capire, ma neanche ci importa, noi sappiamo (e se il nostro interlocutore abbassa la media di intelligenza dell'intero quartiere non è nemmeno colpa sua). E molti di noi hanno avuto problemi con il modo con cui l'hanno conclusa (per ora). E allora che fare? Allora ho deciso che la storia provo a scriverla come vorrei fosse andata, magari grazie a qualcuno che ha sempre osservato ma non abbiamo mai visto. Qualcuno che come noi era sempre con loro, ma al contrario nostro ha potuto cambiare le carte in tavola.
Rivivremo la storia, e basterà cambiare una cosa, per cambiare un sacco di cose.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci al secondo capitolo. Sono davvero felice della risposta al primo, e spero che sarò sempre in grado di mantenervi curiosi fino all'ultimo.

Da questo capitolo faremo un salto temporare indietro come vedete, e ripercorreremo tutto quello che è accaduto (a grandi linee ovviamente) e giusto per farvi mettere il cuore in pace dall'inizio, non saprete chi è la "protagonista" finchè non ritorniamo da dove siamo partiti, quindi dovete armarvi di santa pazienza.

Mi sono molto divertita a leggere delle vostre teorie, e vi ringrazio davvero per le belle recensioni. La mia beta (quella sorta di supereroina il cui super potere, oltre che sopportarmi, è il capire che diamine scrivo) è nella vostra stessa situazione e mi insulta in continuazione (ma tanto lo so che mi vuole bene 😂)

Sperando che questo capitolo sia all'altezza del primo, vi auguro una buona lettura.




Dalla tua parte



2010
Londra


Era tornato a casa, e questa era la cosa più importante.

Acciaccato, dolorante e sfiduciato, ma era a casa.

Avrebbe voluto stargli vicino, ma negli anni aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per distruggere il loro rapporto, e stargli accanto non lo avrebbe aiutato.

Ora che era tornato in patria, il poco che aveva potuto fare, l’aveva fatto.

Ma questo non voleva dire che non si sarebbe più occupata di lui. L’avrebbe protetto senza che lui ne fosse cosciente, come aveva fatto dal momento in cui l’avevano mandato al fronte.

Aveva deciso da tempo di distruggere tutti i legami che, stupidamente, si era creata fino a quel momento, pensando – non sapeva neanche lei spiegarsi come aveva potuto farlo – che si sarebbe meritata una vita normale, come quella di chiunque altro, nonostante il fatto che fosse un killer professionista.

Un killer a servizio del governo, certo, dalla “parte dei buoni” (e questa cosa se la ripeteva ogni volta che andava in missione, ogni volta che premeva un grilletto, ogni volta che il suo “lavoro” respirava per l’ultima volta) ma rimaneva comunque un killer. Il migliore del Regno Unito e probabilmente una dei migliori al mondo.

Ma alla fine aveva capito che non poteva permettersi una vita normale. Non poteva costringere qualcuno a legarsi a lei senza poter essere sincera su ciò che faceva. Dover nascondere il suo lavoro era essenziale; non poteva pretendere di addossare il suo peso addosso ad altre persone. E in più li avrebbe messi a rischio, se la sua identità fosse stata scoperta...

Non voleva nemmeno pensare alle conseguenze di una cosa simile.

Così, aveva fatto quello che era giusto fare e aveva troncato i rapporti con tutti quelli che tenevano a lei, e a cui lei teneva.

Farsi odiare piuttosto che metterli in pericolo era la scelta giusta per loro. Per lei, beh... Non si poteva accontentare tutti, no?

Nemmeno John sapeva che lavoro facesse in realtà. Lui che era la persona che la conosceva meglio di chiunque.

Poi lui era stato mandato in missione, e lei lo aveva seguito passo dopo passo per essere certa che fosse al sicuro.

Era riuscita a uccidere chiunque stesse per colpirlo prima che riuscisse a sparare. Quell’esplosione aveva quasi infranto tutto il suo lavoro. Ma alla fine si era rivelata una fortuna insperata. Lui era tornato a Londra, colpito a una spalla, ma comunque vivo.

Lasciava la guerra per sempre.

Sarebbe stato al sicuro.


Ed era certa che le cose sarebbero andate davvero così; almeno finché non lo aveva visto per la prima volta con quell’uomo.

Lei, i guai, li sapeva riconoscere a chilometri di distanza, e quell’uomo aveva scritto in fronte GUAI a caratteri cubitali.

Inoltre, osservandolo per giorni, aveva notato che era sempre tenuto sotto osservazione da degli agenti in borghese. Questo voleva dire che doveva veramente essere un tizio pericoloso.

Era stato un incubo quando, pochissimo tempo dopo aver conosciuto quell’uomo, John era salito su una berlina nera e per quasi un’ora non era riuscita a sapere dove fosse, né se stesse bene. Poi dal nulla, proprio come era sparito, era ricomparso. Sembrava stesse bene e che non avesse subìto nessuna ferita. Ma quell’accadimento aveva aumentato il suo livello di guardia.

Fu proprio allora che conobbe Mycroft Holmes.

Aveva fatto in modo di dividerlo dalle sue guardie mentre la seguiva, senza che lui se ne accorgesse – o almeno era quello che aveva creduto. Dopo aver scoperto chi fosse, aveva avuto dubbi in proposito – e solo quando si era sentita in un luogo abbastanza sicuro lo aveva chiamato.

«Ehi tu, uomo misterioso, vuoi seguirmi ancora per molto o decidi di uscire allo scoperto e presentarti? Non è molto carino da parte tua seguire in questo modo una donzella indifesa.»

Una risata aveva rotto il silenzio, poi dall’ombra era uscita una figura misteriosa. Avanzò sicuro, come se non fosse sorpreso di essere stato scoperto. Si avvicinò, rimanendo comunque a una certa distanza di sicurezza. Si fermò appoggiandosi al suo ombrello come fosse un bastone, una mano in tasca, incrociando persino le gambe, del tutto rilassato.

«In effetti non è un comportamento molto adeguato alla mia normale condotta. Ma non si può certo dire che tu sia una donzella indifesa.»

Si interruppe, guardandola negli occhi per qualche istante, poi tolse la mano dalla tasca e spostò lo sguardo sulle unghie curate, osservando con interesse la manicure probabilmente appena fatta.

Si era resa perfettamente conto che due dei suoi uomini li avevano raggiunti, alcuni movimenti nell’ombra erano evidenti, e inoltre lui non avrebbe spostato lo sguardo da lei se non fosse stato del tutto certo di essere al sicuro.

«Non secondo il tuo fascicolo,» aggiunse, sollevando di nuovo lo sguardo nel suo e osservandola attentamente per testarne la reazione.

Se all’interno lei era davvero sorpresa e spaventata dal quell’uomo che doveva essere senz’altro molto potente se era a conoscenza del suo fascicolo, all’esterno riuscì a mantenere la sua facciata più distaccata e anche un po’ irriverente. «Il mio fascicolo? Ma bene, quindi tu sai chi sono, ma io non so chi sei tu. Un altro punto in meno ai tuoi modi! E pensare che a guardarti sembri un vero gentiluomo.» Si era guardata attorno. Aveva diverse vie di fuga. Aveva scelto il posto giusto.

«In effetti non mi sto comportando nel migliore dei modi, ne convengo. Perché non mi dai un’altra possibilità e ricominciamo da capo?»

«Vedi di non sprecarla, non ne do spesso,» aveva risposto secca. Era stanca di giocare. Sperava che quell’uomo lo capisse, e che sapesse che aveva ucciso per molto meno. Nessuno poteva pensare di non rispettarla.

«Molto bene.» Evidentemente il suo tono aveva fatto capire che era il momento di mettere le carte in tavolo. «Il mio nome è Mycroft Holmes, e sono il tuo capo.»

«Il mio capo? Mr. Government in persona?» Non avrebbe dovuto, ma le venne da ridere. In un certo senso, se l’era immaginato sempre molto simile all’uomo che le era davanti.

«Così dicono.»

«Perché mi segui?»

«Perché tu stai tenendo sott’occhio qualcuno di mio interesse.»

«Qualcuno? Lo spilungone?»

«Esatto.»

«E perché sarebbe di tuo interesse? È un pericolo?»

«Per sé stesso, principalmente,» era stata la sua laconica risposta.

«Aspetta!» l’aveva interrotto all’improvviso, come colta da una rivelazione. «Hai detto di chiamarti Mycroft Holmes, giusto? E il nome di quel tizio è Holmes. Non mi dire che...»

«Sì, è mio fratello.» La cosa stava diventando davvero ironica, e persino lui lo doveva aver pensato visto il leggero sorriso che le aveva rivolto.

«Non smetterò di seguirlo. Non finché sarà in compagnia...»

«Del dottor Watson, immagino. Io non sono qui per farti desistere dalla sorveglianza ma, anzi, sono qui per darti una missione che credo tu accetterai di buon grado.»

«Una missione?»

«LA missione. L’unica missione che ti sarà affidata. Avrai le migliori attrezzature, nessun limite di fondi e io sarò il tuo unico referente.»

«Che missione?» Rimanere distaccata non era facile. Parlando dal punto di vista lavorativo, era la migliore occasione che le potesse capitare. Lavorare direttamente con il Capo, altro che James Bond. Ma se questo le avesse impedito di proteggerlo, la sua risposta sarebbe comunque stato un bel no.

«Sorveglianza e sicurezza di Sherlock Holmes e del dottor Watson.» Allungò la mano verso di lei. «Affare fatto?»

Lei lo aveva guardato negli occhi mentre afferrava la sua mano. «Affare fatto!»
 

Continua...


Note: i primi capitoli sono un po' più brevi, poco alla volta inizieranno ad allungarsi. Come detto, spero che ci sia piaciuto, non vedo l'ora di leggere le vostre impressioni.
A settimana prossima!
  
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