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Autore: Keeper of Memories    29/07/2019    0 recensioni
"La determinazione del giovane templare bruciava nel suo sguardo, infondendone anche a lei, che mai come allora si era sentita forte e risoluta nell'affrontare il suo dovere.
"Nel tuo cuore arderà una fiamma inestinguibile", pensò e mai parole furono più adatte a quel momento.
Tutti loro alimentavano quella fiamma e lei l'avrebbe usata per far luce in quell'epoca oscura, per riportare ordine in quel caos, la giustizia a coloro che la cercavano."
La storia dell'Inquisitrice Trevelyan, della sua insolita famiglia e della loro altrettanto insolita sorte.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Inquisitore, Nuovo personaggio
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Benedetti siano coloro che resistono davanti
ai corrotti e ai malvagi e non vacillano.
Benedetti siano i portatori di pace, campioni dei giusti.

- Benedizioni 4:10
 

Le porte della chiesa si spalancarono, aperte dalla pallida e mostruosa figura contorta che Selene aveva scagliato in sogno. Invidia ringhiò sconfitto, prima di dissolversi e rintanarsi dietro l’abside semi crollato, protetto da una barriera.
«Lord Cercatore!» Ser Barris si lanciò in avanti.
«Un impostore», lo trattenne Selene, «Un demone dell’invidia con le sue sembianze. A quanto pare, avevo catturato la sua attenzione.»
«Invidia? Quindi il Lord Cercatore…» intervenne Cassandra. Ser Barris non disse nulla, si limitò ad osservare i templari radunati nella chiesa, che avevano assistito alla scena.
«In trappola, o morto» sentenziò alla fine, esprimendo il pensiero di tutti. «In ogni caso, quel mostro ha fatto in modo che fossimo impreparati all’emergenza.»
«Avete visto un giovane accanto a me?» chiese Selene. Voleva almeno ringraziare Cole, qualunque cosa esso fosse.
«Nessuno oltre a voi, Lady Selene» rispose la cercatrice.
«È quel lyrium rosso, vero? I capitani sapevano, avevano iniziato ad assumerlo regolarmente.»
«Aspetta cosa?» sbottò Varric, «Assumevate lyrium rosso? La cosa maledetta che ha fatto uscire di senno l’Alto Comandante Meredith e l’ha trasformata in pietra? Siete impazziti?»
 «Varric, per favore-» iniziò Selene.
«Per favore un corno, Freccia! Quella roba ha fatto perdere il senno a mio fratello!»
«Sapevo che quella roba era pericolosa.» intervenne Ser Barris, sospirando. «Succede spesso che ci offrano nuovi tipi di lyrium. I comandanti di rango più alto l’hanno provato per primi, per mostrarci che non era pericoloso. I cavalieri erano i prossimi.»
«Quindi il demone ha mutato prima i vostri capi, così non potevate opporvi agli ordini», osservò Selene, «Astuto.»
«È un demone dell’Invidia, tra i più rari e potenti. Qui vedo solo i templari più giovani, temo non ci sia nessuno in grado di affrontarlo.» rispose, abbassando lo sguardo.
«Ser Barris?», Selene richiamò l’attenzione del templare, «Aiutatemi a porre fine a tutto questo.»
Il fuoco che era divampato nell’animo di Selene bruciava ancora, non si sarebbe spento, non ora, non dopo aver scacciato quel demone dalla sua mente e smascherato davanti a tutti, non quando era così vicina al raggiungimento del suo scopo. Ser Barris sembrò capirla e annuì.
«Lo faremo. I comandanti sono persi ma i tenenti e i veterani potrebbero ancora essere puliti. Ci serve anche lyrium non corrotto.»
Ci fu un’esplosione, quindi uno squarciò si aprì nell’abside. Molti demoni minori si riversarono nella sala, attraversando la barriera senza difficoltà ed attaccandoli. Di Invidia non c’era traccia, probabilmente era ancora troppo debole.
«Dove si trovano?» chiese Selene con urgenza. Ser Barris indicò una porta laterale della Chiesa.
«Di là si va ai campi d’addestramento. Il magazzino con le scorte di lyrium è poco oltre.»
«Ottimo. Occupatevi dei demoni, noi andiamo a prendere i vostri tenenti e il vostro lyrium.»
«Che il Creatore vi assista, Araldo.»
Selene e i restanti membri dell’Inquisizione seguirono le indicazioni di Ser Barris. Stavano per raggiungere la porta quando un’Ombra li attaccò alle spalle, fermata prontamente dallo scudo di uno dei templari che, con un movimento fluido lo tagliò in due all’altezza del ventre. Cassandra voleva ringraziarlo, ma si bloccò, notando come questo stesse fissando Selene.
Selene lo conosceva, quegli occhi cerulei le erano fin troppo familiari anche sotto il pesante elmo templare, gli stessi occhi che aveva scorto alcuni giorni prima, a Val Royeaux.
«Cerca di non farti ammazzare fino al mio ritorno» gli disse, dirigendosi poi verso i campi d’addestramento senza attendere risposta. I suoi compagni continuavano a guardarla, confusi.
 
Trovarono i veterani mentre stavano fronteggiando una decina di quei templari orribilmente deformati dal lyrium rosso. Alcuni avevano delle orribili escrescenze rosse sul viso, altri non sembravano nemmeno più umani. Uno di questi, in particolare, era alto circa due metri, le braccia e la parte superiore del busto sproporzionate per la presenza massiccia di cristalli di lyrium.
Puntò Selene e caricò a testa bassa, troppo vicino per essere schivato in tempo. Selene fece l’unica cosa che in quel momento poteva fare: incoccò una freccia e mirò. Sfortunatamente non fu abbastanza, la freccia rimbalzò inutilmente contro la pelle cristalliforme del templare. Si stava preparando all’impatto, dandosi già per spacciata, quando da terra si sollevò un muro di ghiaccio che fece inciampare il mostro e finire faccia a terra. Quindi vide Cassandra scattare, portandosi sulla schiena del nemico e piantando la spada sul collo, in un punto in cui i cristalli erano meno fitti.
«Mia cara, cerca di restare in vita, o tutto questo sarà stato invano.» le disse Vivienne, cercando di sovrastare il clamore della battaglia.
«Farò più attenzione. Grazie Vivienne.»
Mi servirà un arco nuovo”, pensò.
Lo scontro riprese, senza grossi intoppi. Selene si limitò ad eliminare i templari meno mutati, soprattutto arcieri, con l’aiuto di Varric e Vivienne. Cassandra invece aiutò in prima linea i templari veterani, buttando giù quelli più grossi e deformi, in quello che a Selene sembrò un maestoso spettacolo: stesso Ordine, stesso stile di combattimento, i templari e l’ex cercatrice danzavano all’unisono sul campo di battaglia in una grandiosa coreografia mortale.
Tutto sommato, alla fine non andò così male: Cassandra zoppicava appena, l’imponente armatura ammaccata in più punti, e i tenenti sembravano perlopiù in salute, fatta eccezione per qualche ferita superficiale. Vivienne ansimava pesantemente, probabilmente per l’uso massiccio di mana fatto durante tutte quelle battaglie, e Varric si era beccato una freccia in una spalla, spartanamente curata con degli impiastri curativi e della magia di guarigione di base. Per quanto riguarda Selene, capì di essere inadeguata alla situazione: sapeva usare l’arco, certo, aveva anche un’ottima mira, ma non aveva ricevuto un addestramento militare, non riusciva a reggere delle battaglie così prolungate. Si appoggiò al muro, esausta.
«Stai bene, Freccia?» le chiese Varric. Cassandra stava parlando con uno dei tenenti, aggiornandolo sulla situazione probabilmente. Vivienne era accanto a loro.
«Avevi una freccia piantata sulla spalla fino a due minuti fa, e lo stai chiedendo a me Varric?» lo canzonò.
«Mi sembri solo molto provata. Da quando siamo arrivati saranno, cosa, due ore che combattiamo senza fermarci? E tu avevi quel coso nella testa!»
«A questo posso porre rimedio io, in parte.» intervenne Vivienne. Prese delle fiale dalla cintura, non più grandi di un dito e accuratamente nascoste sotto il mantello. Ne diede una a Varric, a Selene e infine a Cassandra, non appena li raggiunse. I templari invece stavano raggiungendo Ser Barris.
«E questo sarebbe?» Varric guardò con sospetto il liquido color ocra.
«Una pozione revitalizzante concentrata. Sarete freschi e riposati per mezz’ora circa.»
«Fantastico!» esclamò il nano.
«Ha degli effetti collaterali. Affaticamento grave, quando terminerà l’effeto»
«La useremo con attenzione dunque.» aggiunse Selene.
Si diressero verso quello che doveva essere il magazzino, l’unico edificio accessibile da lì, oltre alla chiesa da cui provenivano. Ciò che vi trovarono però, non era esattamente qualcosa che ci si aspetta di trovare in un magazzino. Erano in una stanza rettangolare, dal soffitto alto, le finestre situate molto al di sopra delle loro teste non fornivano abbastanza luce in quella giornata grigia. Alcune candele poggiate qua e là su dei tavoli sopperivano a tale mancanza, illuminando le pareti grottescamente affrescate con occhi stilizzati, dipinti con quello che Selene temeva essere sangue. Al centro della stanza si trovava un lungo tavolo rettangolare con altre candele, alcuni documenti sparsi e, al centro, il busto dell’Imperatrice Celene imbrattato.
«L’Antico la vuole morta»
Una voce familiare richiamò i presenti, mentre Cole usciva dalle ombre.
«La odia, la perseguita, la vuole morta, ma nasconde il motivo. Nasconde anche altre cose.»
La porta si aprì con violenza alle loro spalle, attirando la loro attenzione. In un battito di ciglia, Cole era sparito.
«Che opinione che deve avere di sé stesso, questo “Antico” se pensa di poter colpire l’Imperatrice!» sottolineò Vivienne con veemenza.
«Portiamo questi documenti a Leliana, sicuramente scoprirà qualcosa in proposito.»
«In ogni caso, da quello che vedo l’unico posto in cui potremmo trovare il lyrium è là» disse Varric, indicando una porta in penombra.
La stanza accanto, più piccola della precedente, conteneva un grosso deposito di lyrium rosso che sbucava dal terreno. Oltre a questo, c’erano solo due casse in legno, non lontane dalla porta.
«Ecco da dove viene il lyrium che il nostro amato “Lord Cercatore” dava ai templari.»
«Esattamente come ad Haven!» osservò il nano, «Come diavolo fanno ad averlo?»
«Se hanno anche solo pensato di toccarlo sono pazzi o stupidi.» ribadì Vivienne.
L’incantatrice aveva ragione, anche solo avvicinandosi al minerale si poteva percepire un’aura spaventosa, come se una bestia rabbiosa fosse in attesa di scaricare la sua ira, effetto probabilmente aumentato dalla connessione con l’Oblio che Vivienne possedeva, in quanto maga.
Cassandra e Selene controllarono le due casse: con grande sollievo, trovarono una buona quantità lyrium liquido in una di esse, non corrotto e perfettamente sicuro per i templari. Nell’altra invece trovarono delle pozioni per il mana, ancora blu.
«Se queste pozioni sono qui, può significare solo una cosa…» sospirò Cassandra
«La stessa mutazione è stata eseguita sui maghi. I ribelli che ci avevano chiesto aiuto, presumo.» concluse Vivienne, prendendo alcune pozioni e controllandone il contenuto.
«Raggiungiamo Ser Barris. Al resto penseremo dopo.»
 
Nel salone principale, la situazione era sotto controllo, per fortuna. Lo squarcio era abbastanza piccolo, si trovarono ad affrontare, qualche terrore, un demone della disperazione e alcuni wraith. Nulla che Selene non potesse infilzare con delle frecce. Tuttavia, poiché lo squarcio era ancora aperto, il numero di demoni restava sempre lo stesso, appena uno moriva, un altro lo sostituiva e mettendo a dura prova la resistenza dei templari.
 Consegnò il lyrium a Ser Barris, e lei e i suoi compagni si assicurarono che i templari non venissero disturbati mentre si adoperavano a distruggere la barriera. Ci vollero circa cinque minuti prima che si dissolvesse del tutto, poi fu il suo turno: mentre la battaglia continuava attorno a lei, rinfoderò l’arco e s’avvicinò all’abside. Il marchio sulla sua mano reagì immediatamente, sprigionando la ormai familiare luce verdognola che Selene rivolse prontamente verso lo squarcio, chiudendolo. Dopo aver sistemato i pochi demoni rimasti e recuperato le forze grazie alle pozioni, attraversarono la breccia in fondo all’abside, pronti ad affrontare Invidia.
Si trovavano in quello che un tempo poteva essere stato un giardino, attraversato da un trasandato viale di ciottoli e circondato da delle colonne in marmo, ormai ridotte a moncherini. Di fronte a loro, c’era il demone dell’invidia, un pallido e gigantesco mostro dalla postura scomposta, privo di occhi o naso ma dotato di una bocca larga che quasi ricopre l’intero volto, se così si poteva chiamare.
«Voglio aiutare» disse Cole, apparendo accanto a Selene.
«Grazie Cole. Abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile.»
Il lyrium che avevano trovato infatti era finito, consumato del tutto per rimuovere la barriera, rendendo quindi inutile qualunque ulteriore sostegno da parte dei templari. Erano però riusciti a fornire loro quell’occasione, l’unica che avevano per eliminare il demone. Se la sarebbero fatta bastare.
Rivitalizzati dalla pozione, attaccarono Invidia con tutto ciò che avevano, tra incantesimi, lame e frecce. Gli avvertimenti di Ser Barris però erano fondati, quel demone era davvero temibile. Nonostante le dimensioni, risultò molto difficile da colpire avendo la possibilità di smaterializzarsi e rimaterializzarsi a piacimento, vanificando gli attacchi di Cassandra che non faceva in tempo a colpirlo. Inoltre, spesso iniziava a urlare, la voce stridula penetrava nelle loro teste, interrompendo così qualunque incantesimo di Vivienne che le richiedesse più di qualche secondo di concentrazione. Infine, la pelle era più coriacea del previsto, le frecce che andavano a segno restavano semplicemente incastrate, senza sortire alcun effetto apparente.
Selene strinse la freccia che aveva in mano, l’ultima rimasta.
«Non dureremo ancora per molto!», la voce della Cercatrice la scosse.
Si guardò intorno. Cassandra, Varric e Vivienne erano stremati, l’effetto della pozione iniziava a scemare. Non avrebbero retto ancora per molto, doveva agire in fretta.
«Cassandra! Tienimelo lontano, pochi minuti basteranno!» gridò.
Cassandra la sentì. I suoi compagni la sentirono. Avevano riposto la loro fiducia in lei e Selene non l’avrebbe tradita.
Si arrampicò più in fretta che poté sul moncherino di una colonna e si posizionò con attenzione. Fece un respiro profondo. Un solo colpo.
Benedetti siano i portatori di pace, campioni dei giusti.
Incoccò la freccia e caricò l’arco, mirando alla testa del demone.
Benedetti siano i virtuosi, le luci nelle tenebre.
Scoccò la freccia.
Nel loro sangue la volontà del Creatore è scritta.
La freccia centrò la bocca spalancata del demone trapassandogli la testa, un verso stridulo echeggiò nel cortile mentre pian piano si dissolveva. Avevano vinto.
«State bene?» La cercatrice era accorsa per accertarsi della sua salute, nonostante fosse lei quella con più ferite. Selene sorrise debolmente.
«Cara, sei stata magnifica!» Vivienne le sorrideva, soddisfatta.
«Bel colpo, Freccia!» si congratulò Varric, probabilmente colpito dalla sua mira, «Io e Bianca vorremmo sfidarti, quando tutto questo casino con i templari sarà finito.»
A quelle parole, Selene scese rapidamente dalla colonna distrutta e scattò verso la chiesa, dimenticando la stanchezza. I suoi compagni la seguirono, nuovamente confusi.
«Dove ti sei cacciato?!» tuonò. Selene, la tranquilla e giudiziosa Selene, si stava alterando abbastanza da spaventare un manipolo di reclute templari lì presenti. Scandagliava i templari con attenzione, alla ricerca di qualcuno, qualcuno che in quel momento nessuno invidiava. Qualcuno che si era appena tolto l’elmo, liberando una scompigliata capigliatura rossa.
«Faust!»
«Oh, sorellona, io-»
Non riuscì a completare la frase. Selene accelerò nella sua direzione e gli tirò una poderosa testata in fronte, abbastanza forte da lasciare a entrambi un livido.
«Ahi!»
«Stupido idiota!» Selene non sembrava sentir dolore. «Hai idea di quanto tu mi abbia fatto preoccupare dopo quella maledettissima messa in scena a Val Royeaux?»
Era una domanda retorica, ovviamente. In realtà nessuno lo sapeva, non aveva voluto dirlo nemmeno ai suoi compagni più fidati.
«Mi dispiace…»
«Ti dispiace? Sei stato un incosciente!»
«Io-»
«Era palesemente una trappola!»
«Avevo degli ordini da seguire!»
Selene ammutolì. Il fratello aveva ragione e lei lo sapeva. Era un templare, tenuto a seguire gli ordini, per quanto fossero pessimi. Afferrò il fratello per le spalle e lo guardò negli occhi.
«Faust, dimmi che non hai bevuto quella robaccia rossa.»
Un silenzio carico di tensione era calato nella chiesa, mentre tutti osservavano basiti la scena.
«Non l’ho bevuta» rispose, roteando gli occhi, «Pare che io non sia ancora così importante.»
Un’ondata di sollievo attraversò Selene, liberandola dalla paura che la attanagliava ormai da giorni. Abbracciò il fratello.
«Stupido idiota.»
«Dimmi, al Conclave…»
«Sono morti tutti.»
Sentì le braccia del fratello stringersi attorno a lei. Lacrime solitarie ora le rigavano il volto.
   
 
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