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Autore: Keeper of Memories    28/07/2019    2 recensioni
"La determinazione del giovane templare bruciava nel suo sguardo, infondendone anche a lei, che mai come allora si era sentita forte e risoluta nell'affrontare il suo dovere.
"Nel tuo cuore arderà una fiamma inestinguibile", pensò e mai parole furono più adatte a quel momento.
Tutti loro alimentavano quella fiamma e lei l'avrebbe usata per far luce in quell'epoca oscura, per riportare ordine in quel caos, la giustizia a coloro che la cercavano."
La storia dell'Inquisitrice Trevelyan, della sua insolita famiglia e della loro altrettanto insolita sorte.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Inquisitore, Nuovo personaggio
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I primi figli del Creatore guardarono attraverso il Velo,
E divennero gelosi della vita,
Non potevano sentire, non potevano toccare,
Nell’invidia più nera nacquero i demoni.
 
- Erudizioni 2:1
 
 
Selene appuntò l’ultimo fermaglio, sistemando a dovere i morbidi capelli neri nel suo usuale chignon alto. Nel minuscolo specchio che Josephine era miracolosamente riuscita a procurarle, per qualche istante, credette di vedere sua madre mentre le spiegava come sistemare meglio le forcine, un fugace ricordo della sua infanzia. Ricordava come, da bambina, sua madre le sembrasse bellissima ed elegante, una vera nobildonna, e quanto desiderasse assomigliarle. Crescendo però, perse interesse nelle lezioni di etichetta, di ballo o musica, preferendo sgattaiolare tutte le volte che poteva nell’enorme libreria di famiglia, rubacchiare qualche tomo ed andare a nascondersi nei posti più impensati, a leggere. La somiglianza tra lei e sua madre dunque finiva lì, con quella folta chioma corvina acconciata in uno chignon.
«Lady Selene? Siete pronta?» Cassandra faceva capolino dalla porta.
«Arrivo subito!»
Chiuse gli ultimi bottoni della nuova giacca di cuoio rifinito che aveva acquistato da uno dei nuovi mercanti: abbastanza formale per incontrare dei nobili, abbastanza comoda per combattere, in caso di necessità. Raccolse la faretra con le frecce e il suo arco, quindi uscì in fretta, diretta alle stalle, dove i suoi compagni la stavano aspettando.
Cassandra le fece un cenno, poco prima di issarsi in sella, l’armatura scintillante sotto il sole invernale. Varric invece stava assicurando Bianca alla sella del suo cavallo.
«Era ora, Freccia!» l’accolse bonariamente. Sapeva che Varric aveva molti fan tra i nobili, lei stessa era tra quelli, ed era sicura che sarebbe stato perfettamente in grado di stordirli se non con la sua parlantina, con Bianca.
«L’Araldo ha tutto il diritto di farsi attendere. È la donna del momento, dopotutto.» disse una voce femminile alle sue spalle.
«Lady Vivienne», si voltò, «Sono felice di vedere che avete accettato il mio invito.»
Vivienne si era unita all’Inquisizione da poco, un nome importante come quello della Prima Incantatrice del circolo di Montsimmard e Incantatrice di corte dell’Imperatrice Celene avrebbe fatto sicuramente colpo sui nobili che si apprestavano ad affrontare, su Lucius stesso, con un po' di fortuna. La maga le rispose con un cenno della testa e quel freddo sorriso che aveva visto tante volte ai “giocatori” della corte orlesiana.
«Cara, non me lo sarei perso per nulla al mondo», rispose mentre montava a cavallo, facendo frusciare un fin troppo sontuoso abito da viaggio.
Selene la imitò e il gruppo partì alla volta di Theirinfall.
 

Al loro arrivo, un folto gruppo di nobili li attendeva nel cortile della fortezza.
«Mia cara, sei arrivata!»
Una donna in eleganti abiti orlesiani li raggiunse, il volto coperto da una maschera intarsiata lasciavano intravedere gli occhi smeraldini, gli stessi che illuminavano il volto di Selene.
«Zia Helene! Non sapevo ci fossi anche tu.» la salutò.
«Perdonatemi, questa nobildonna è vostra parente, Lady Selene?» chiese Cassandra.
«Certo, che maleducata. Vi presento mia zia, Comtesse Helena Doucy, sorella minore della mia defunta madre.»
«È un piacere conoscere i membri della famosa Inquisizione» disse, facendo un breve inchino.
«Il piacere è nostro, vossignorìa» rispose Varric.
«Mi ricordo di voi, Comtesse Doucy, siamo state presentate al Ballo d’Estate.»
«Lady Vivienne! Quale coincidenza!», esclamò sua zia, «Se volete scusarmi, vorrei parlare in privato con mia nipote.»
«Certamente. Lady Selene, vi aspettiamo all’interno.» disse Cassandra. Quindi, i membri dell’Inquisizione si allontanarono.
«Mia cara, come stai?» le chiese, posandole le mani sulle spalle.
«Ho avuto giorni migliori, zia.»
«Loraine manca molto anche a me. È stato un duro colpo per tutti noi.»
«Non ne voglio parlare, zia.»
«Certamente. Parliamo di questa tua Inquisizione, allora.»
«Troveremo i responsabili delle morti al Conclave e riportare l’ordine. Non c’è molto altro.»
«Sei sicura che non sia un desiderio di vendetta a spingerti? Sarebbe comprensibile.»
«Non è vendetta, è giustizia zia.»
«Molto bene» decretò «Farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarti.»
«Davvero? Non temi di mettere a rischio l’onore dei Doucy?»
«Mia cara, ti conosco da quando gattonavi, e credo di non averti mai vista così sicura di te. Ti darò una possibilità, in nome della mia defunta sorella.»
«Non te ne pentirai zia.»
«Certamente. Faremmo meglio a rientrare, i tuoi compagni ti staranno aspettando.»
 

Raggiunse i suoi compagni e, insieme a sua zia, si diressero verso le porte principali, dove un giovane templare li attendeva. Selene lo riconobbe, era quello che era intervenuto a suo favore a Val Royeaux. Un paggio di sua zia prese la parola.
«Vi presento il cavaliere templare Ser Delrin Barris del Ferelden. Ser Barriss vi presento-»
Ser Barriss non lo lasciò finire, rivolgendosi direttamente a Selene.
«Avete detto che l’Inquisizione sta lavorando per chiudere questo squarcio nel Velo. Non pensavo avreste portato una compagnia così altolocata
«Siamo stati costretti. Come ben ricorderai, il Lord Cercatore si è rifiutato di parlare con un gruppo così poco rilevante come l’Inquisizione.»
«E ci siete riusciti.», confermò, «Tutto questo non ha senso. Il cielo brucia, lacerato dalla magia, ma il Lord Cercatore non ha mosso un dito fino all’arrivo della vostra compagnia!»
Il brutto presentimento che Selene ebbe al Bazar d’Estate sembrava sempre meno infondato. Il templare aveva ragione, c’era qualcosa sotto.
«Cassandra, secondo la tua esperienza, è un comportamento sensato per un Lord Cercatore?»
«Se ci fosse un’emergenza di qualche tipo, forse. Il suo scopo però resta quello di ripristinare l’ordine.»
«Ha preso il comando permanentemente, per mandato divino dice.»
«Questo è nelle sue facoltà.»
Ser Barris la guardò fissa negli occhi, Selene poteva leggervi l’ansia e l’urgenza in quello sguardo.
«Il Lord Cercatore ha promesso di ripristinare l’onore dell’Ordine, per questo l’abbiamo seguito. Invece siamo qua, in un angolo dimenticato dal Creatore, a guardare mentre il mondo va in rovina.», sospirò, «Un templare dovrebbe conoscere il proprio dovere, anche quando viene trattenuto dal compierlo.»
«Un templare che conosce i propri obblighi. Splendido.» commentò Vivienne.
«Convincete il Lord Cercatore e, giuro, ogni templare qui presente vi seguirà, pronto ad aiutarvi a chiudere il Varco.»
La determinazione del giovane templare bruciava nel suo sguardo, infondendone anche a lei, che mai come allora si era sentita forte e risoluta nell’affrontare il suo dovere. “Nel tuo cuore arderà una fiamma inestinguibile”, pensò e mai parole furono più adatte a quel momento. Tutti loro alimentavano quella fiamma e lei l’avrebbe usata per far luce in quell’epoca oscura, per riportare ordine in quel caos, la giustizia a coloro che la cercavano.
«Portami dal Lord Cercatore.»
«A tal proposito, il Lord Cercatore mi ha chiesto di farvi compiere un rito, per testare la vostra fede.»
«Ser Barris? Ti ho chiesto di portarmi dal Lord Cercatore.»
«Agli ordini.»
Entrarono nell’anticamera di una delle caserme, dove attesero Lucius per alcuni minuti. Ad accoglierli non fu però il Lord Cercatore.
«Alto Capitano!» Ser Barriss scattò sull’attenti.
«Attendevate il Lord Cercatore, vedo. Invece, mi ha mandato a morire per voi.»
Cassandra e Selene si scambiarono un’occhiata. L’aria si era fatta tesa e qualcosa nel modo di fare dell’Alto Capitano inquietava Selene, qualcosa di raccapricciante.
«L’Alto Capitano Denam presumo?» intervenne sua zia, «Il Lord Cercatore vi ha fornito una giustificazione per la sua assenza, spero.»
«Questa è la grande alleanza che l’Inquisizione offre?» la sua risata glaciale echeggiò nella stanza.
«Zia, fatti da parte.»
L’urgenza nella voce di Selene convinse la Comtesse a eseguire l’ordine.
«Il Lord Cercatore aveva un piano, ma l’Inquisitore l’ha rovinato.»
«Come prego?»
«Voi!», alzò la voce, rivolto ai pochi templari presenti, «Voi dovreste essere già mutati! Per colpa vostra, dobbiamo uccidervi.»
Selene estrasse l’arco e incoccò una freccia. Altri templari entrarono nella stanza, alcuni avevano delle strane escrescenze sul volto, ma tutti possedevano lo stesso sguardo spiritato dell’Alto Capitano, e uno stemma templare rosso brillante sull’armatura.
«L’Antico sta tornando! Nessuno lascerà Theirinfall!» gridò e, contemporaneamente, i templari mutati si avventarono su di loro.
«Zia vattene da qui! Fai uscire tutti i nobili!» gridò Selene, scoccando la freccia che trapassò il cranio del templare più vicino. La donna uscì trafelata.
Attorno a lei, Cassandra aveva tagliato una gamba a un templare che ora ruzzolava a terra mentre Vivienne ne congelava un altro.
«Varric?»
«Dimmi, Freccia.» le rispose, mentre Bianca schioccava euforica i suoi dardi.
«Facciamo fuori gli arcieri, le due dame hanno bisogno di copertura.»
«Quando vuoi!»
Uno ad uno, gli arcieri caddero sotto il fuoco incrociato di Selene e Varric, permettendo a Cassandra e Vivienne di eliminare i combattenti in mischia, congelandoli prima e frantumandoli poi. In meno di dieci minuti, non rimase più alcun nemico da combattere, nemmeno l’Alto Capitano che, nonostante tutto, non era morto. Selene recuperò in fretta più frecce possibili, mentre Vivienne controllava le ferite di Ser Barris, tutte superficiali per fortuna.
«Ottimo lavoro, Freccia!»
«Grazie! Anche tu e Bianca siete stati fantastici!»
«Se avete finito, vorremmo andare a cercare il Lord Cercatore» sbuffò Cassandra.
«Certo, proseguiamo!»
«Vi condurrò da lui, si trova nella chiesa.»
«Facci strada, Ser Barris.»
Attraversarono l’edificio e tagliarono per il cortile, dove non mancarono di essere attaccati da altri templari corrotti. Ad uno ad uno Selene li affrontò e, grazie anche all’aiuto dei suoi compagni, ad uno ad uno essi caddero. Ad ogni freccia che scoccava, Selene sentiva l’adrenalina invaderle il corpo, ad ogni nemico che cadeva si sentiva più forte, invincibile quasi. Affidarsi a questo finto senso di potere fu il suo più grande errore.
La chiesa si stagliava conto il cielo grigio, in cima ad un’imponente scalinata. Davanti alle sue porte, Lucius li attendeva, di spalle. Selene scattò in avanti, lasciando indietro i suoi compagni, una freccia già incoccata nell’arco. Giunta in cima, pensò di cogliere di sorpresa il Lord Cercatore ma in realtà fu lui a prenderla alla sprovvista: si voltò di scatto e l’afferrò per le spalle, mentre le porte alle sue spalle si aprivano, trascinando entrambi nell’oscurità.
 
 
Selene si risvegliò in un luogo buio, dai contorni indefiniti. Riusciva a distinguere i cadaveri che bruciavano, stesi a terra o in ginocchio, in mezzo all’erba alta. Non c’era dubbio, quello era un sogno. Camminò per un po' tra i cadaveri, prima d’incontrare qualcuno. Un giovane uomo dai capelli rossi, in armatura da templare. La smorfia terrificante che assunse quel volto così familiare la lasciò basita. In più i suoi consiglieri erano ora sbucati dal nulla.
«Questa forma è utile? Mi aiuterà a conoscerti?» disse con voce spettrale. “Fantastico, un demone”, pensò Selene, “proprio quello di cui avevo bisogno”.
Il demone si avvicinò ad una inerme Leliana, un pugnale stretto in mano, e le tagliò la gola senza mai distogliere lo sguardo da Selene.
«Ogni cosa qui mi parla di te», continuò, avvicinandosi a Josephine e facendo lo stesso. Quindi si spostò verso Cullen.
«Questo, per esempio, mi dice qualcosa.» disse, mentre sgozzava il Comandante. Sentì una stretta al cuore, ma non lo diede a vedere: aveva letto molto sui demoni, mostrarsi deboli era il primo passo per lasciarsi possedere.
«Stai cercando di impressionarmi, demone?» lo provocò, cercando di capire di quale demone si trattasse. Il modo in cui l’aveva attaccata le diceva già molto.
«Stai cercando di impressionarmi demone?» ripeté questo con voce grave, prima di erompere in una sinistra risata. Un’altra figura apparve, un mago a giudicare dalle vesti, con gli stessi capelli rossi del templare e stessi occhi verdi di Selene. La sua sicurezza vacillò quando il templare tagliò la gola al mago.
«Essere l’Araldo sarà decisamente più interessante di essere il Lord Cercatore» continuò il demone, mantenendo l’aspetto da templare. «Vuoi vedere cosa farò con la tua Inquisizione, quando sarò te?»
«Non m’interessa, non succederà mai, Invidia.»
Il templare sparì, continuando a ridere.
«Siamo intelligenti, vedo. Non ti sarà d’aiuto però, l’Antico ti ucciderà e diventerà un Dio! Così io prenderò il tuo posto.»
«Vuole diventare un Dio? Mi sembra l’aspirazione di un mortale.»
«L’Antico può tutto e vuole che tu lo serva, morendo qui.»
«Continua a parlare demone. Non mi spaventi.» disse, bluffando palesemente. Nessun mortale è esente da paure e questo sia lei che Invidia lo sapevano bene. Il demone riapparve, questa volta con le sembianze di Cullen.
«Io sono Invidia! Non il tuo burattino!» tuonò «Ti conoscerò in ogni tuo aspetto. Forza Araldo, dimmi cosa pensi.»
Il demone si avvicinò a quello che inizialmente sembrava un soldato ma, osservandolo meglio, Selene capì essere il piccolo Oliver. Con un colpo di spada il demone/Cullen gli tagliò la testa.
“Non è reale”, continuava a ripetere tra sé e sé, “Oliver è ad Haven, al sicuro”. L’immagine cambiò, ora Cullen era chinato sul tavolo da guerra, le pedine in fiamme.
«Dimmi cosa provi, Araldo!»
Il tavolo da guerra e Cullen sparirono. Sentendo qualcuno alle sue spalle, Selene si voltò di scatto, giusto in tempo per afferrare con un braccio il mago che aveva visto prima, i vibranti occhi verdi si spegnevano lentamente mentre il sangue gli sgorgava dal ventre. Con orrore, notò che era lei stessa a reggere il pugnale intriso di sangue nella mano libera. Istintivamente, lo scagliò lontano, mentre la figura del mago spariva lentamente.
«Dimmi cosa vedi.»
Selene intravide una parete in pietra con una porta aperta e l’attraversò, trovandosi in quelle che sembravano prigioni dove invidia stava riproducendo il suo primo incontro con Cassandra. Altre porte e altre stanze si susseguirono, in ognuna di esse, Invidia le mostrava cosa lui avrebbe fatto con l’Inquisizione, oppresso i deboli, accumulato potere, schiacciato nazioni.
«Stai diventando monotono, demone.»
«Monotono, uh? Sei sicura che questo sia quello che farei io e non quello che faresti tu, con la tua cara Inquisizione?»
«Sicurissima.»
«Davvero? Pensi di essere così buona e giusta come dici di essere?»
«Non ascoltarlo.», intervenne una voce nuova, «Invidia ti vuole ferire. Riflessi di riflessi dei ricordi. Un volto che può sentire ma non imitare. Voglio aiutare. Aiutare te, non Invidia.»
«Chi sei? Ti ho già sentito prima?» chiese Selene. In qualche modo sentiva che, chiunque fosse la voce misteriosa, era sincera nel suo intento.
«Io sono Cole.» disse e davanti a lei apparve un ragazzo vestito di stracci, gli occhi nascosti dai capelli biondi e da un cappello a falda larga.
«Ho osservato», aggiunse, «Siamo dentro di te, o meglio, io lo sono, tu sei sempre dentro di te.»
«Si, questo credo sia un mio sogno, nella mia testa.»
«È facile ascoltare, più difficile essere parte di quello che ascolti. Io sono qua, ascolto, aiuto, spero. Invidia ti vuole ferire, ti sta ferendo, io volevo aiutare e ora sono qui, ascolto, n-non è così di solito.» spiegò concitato.
«Non ti seguo, spiegati meglio per favore.»
«Ho osservato. Tutti i templari erano impressionati dal tuo arrivo ma mai come il Lord Cercatore.»
«Non è il Lord Cercatore ma un demone dell’Invidia. Adesso non vuole più essere lui, vuole essere me, giusto?»
Cole annuì. «Ha corrotto i comandanti, sono arrabbiati, rossi dentro. Ora sei congelata, sta cercando di prendere il tuo volto. L’ho sentito e ti ho raggiunto e alla fine sono arrivato qui.»
«Va bene Cole», sospirò, «Se vuoi aiutarmi ti ascolto. Come esco da qua?»
Quali altre alternative aveva? Non poteva lasciare che Invidia facesse ciò che le aveva mostrato.
«Tutto questo è invidia. Se prosegui, dovrà allungarsi. Serve forza per allungarsi. Essere una persona è difficile, esserne tante, troppe è impossibile. Lui si rompe e tu esci.»
«Uhm... Quindi basta proseguire?»
«Forse. Dovrebbe essere d’aiuto. Sicuramente è meglio che restare qui, ad aspettare di perdere il volto. Da questa parte»
Cole proseguì nella stanza successiva. Un muro di fuoco si frapponeva tra loro e la porta.
«Come…?»
«È la tua mente, le tue idee contano. Pensa all’acqua.»
Selene obbedì e dal soffitto prese a cadere una fitta pioggia. Il muro di fuoco si spense poco dopo.
Continuarono così, in ogni stanza Invidia mostrava loro quanto l’Inquisizione sarebbe stata temuta, quanto odio e dolore avrebbe sparso, proprio come avevano fatto i suoi predecessori ottocento anni prima.
«Nulla di questo è reale. Accade solo se tu lo vuoi» le ricordava sempre Cole.
Qualunque cosa fosse quel ragazzo, era grata del suo aiuto. Si sentiva meno sola, più padrona delle sue azioni. Il sogno, la pessima recita messa in piedi da Invidia si sgretolava così ad ogni suo passo, tra le grida rabbiose del demone. Provò a mandarle contro dei nemici, come ultima risorsa a sua disposizione, ma inutilmente.
Si ritrovò infine a Theirinfall, davanti alla chiesa dove Invidia l’aveva “congelata”. Salì la scalinata, il demone la attendeva lì, con le sue sembianze. In un battito di ciglia l’assalì, scaraventandola a terra, le mani strette attorno alla sua gola.
«Riproviamo, più dolore questa volta», sibilò.
«Ha paura di te.»
Cole era ancora lì con lei. La sua apparizione aveva distratto il demone per un attimo, sufficiente però per permettere a Selene di liberarsi dalla sua presa, far leva sulle braccia e scaraventarlo giù dalle scale.
Ci fu un lampo, poi Selene tornò ad essere sé stessa.
   
 
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