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Autore: Martocchia    29/07/2019    1 recensioni
Sequel di "Ojos de Cielo"
Sono passati pochi mesi dalla scomparsa di Clara, ma tutto sembra essere cambiato nel mondo di Luca: tutto è nero, niente ha più valore per lui, neanche ciò che lo legava così strettamente a "lei". Sì, perché quel nome è impronunciabile per chiunque.
Le persone intorno a lui stentano a riconoscere in quel ragazzo cupo, sarcastico e menefreghista, Luca. Ma delle promesse sono state fatte e delle persone faranno di tutto per mantenerle e per farle mantenere.
Riuscirà Luca a trovare la forza per andare avanti? Riuscirà a cantare. suonare, amare ancora, come lei gli ha chiesto? E se sì. come?
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11 – Go the distance
 
Il don è in aeroporto già da una mezz’ora abbondante, ma del suo amico non c’è ancora traccia. Guarda l’orologio ed incrocia le braccia, guardandosi attorno, osservando la marea di persone che va e viene da quel luogo: c’è chi freme di eccitazione e non vede l’ora di partire all’avventura; chi si riabbraccia dopo tanto tempo e piange di felicità, mentre altri di tristezza, dovendosi salutare. Genitori con lo sguardo preoccupato, che devono lasciare che i propri pulcini lascino il nido; figli che non potranno mai abituarsi al fatto che il lavoro costringa la mamma o il papà ad allontanarsi da loro; amanti che non sanno quando potranno scambiarsi di nuovo un bacio.
- Tommaso! – il don, sentendosi chiamare, si riscuote dalle proprie riflessioni e cerca con lo sguardo la fonte di quella voce, trovandola, infine, in mezzo alla folla, in un uomo, pressappoco della sua età, con il volto bruciato e segnato dal sole e dalla vita, una t-shirt sbiadita, su cui poggia un crocifisso in legno scuro. Si sta sbracciando in direzione del prete, scuotendo da una parte all’altra il proprio borsone.
Il don gli va incontro sorridente:
-Lorenzo! Finalmente ci rivediamo! – i due si abbracciano con affetto, scambiandosi qualche convenevole, per poi dirigersi verso l’esterno dell’aeroporto.
Si erano conosciuti molti anni prima, in uno dei tanti viaggi che il don aveva fatto prima di entrare in seminario, erano diventati amici, tanto da girare il mondo insieme, vivendo un’infinità di avventure. Poi entrambi hanno sentito la chiamata di Qualcuno più in alto di loro, il quale aveva idee un po’ diverse per ognuno dei due. Tommaso era entrato nel seminario della diocesi di Milano e uscito da lì era giunto a Luino, per trascorrere i suoi primi anni pastorali come prete da oratorio, mentre Lorenzo aveva deciso di diventare un prete missionario, ora destinato in Siria, più precisamente nelle zone di Aleppo.
- Non vieni mai a trovarmi, Tommi. Mi costringi sempre ad attraversare i continenti per fare delle brevi rimpatriate. – si lamenta scherzosamente Lorenzo.
-Come se ti dispiacesse ritornare in Italia… Ammettilo che non vedi l’ora di mettere le mani su un piatto di pasta o una pizza! – gli replica ridendo il don, cambiando marcia prima di entrare in autostrada.
- Ti prego, dimmi che a cena ci sono entrambe! Con quanto più condimento possibile, mi raccomando. -.
- D’accordo. – continua a ridere il sacerdote – Comunque non è colpa mia se non riesco mai a prendermi delle vacanze abbastanza lunghe per raggiungerti. C’è troppo da fare a Luino, troppi giovani che hanno bisogno di me. -.
- La verità è che voi preti diocesani invecchiate non appena uscite dal seminario. Vi piace rimanere nella sicurezza delle vostre parrocchie. – lo stuzzica il missionario.
- Vecchio sarai tu! Io sono in perfetta forma! – il don gli lancia una finta occhiataccia – E poi, vai a dire che stanno al sicuro ai parroci di certi quartieri di Milano, vediamo come ti rispondono. Non sono tutti fortunati come me, in una cittadina tranquilla, sul lago. -.
- Infatti, tu fai la bella vita, vecchio mio. – don Tommaso lo guarda di nuovo di sbieco, senza però replicare – Insomma, davvero, quando vieni a trovarmi? -.
Il prete alla guida sospira, esasperato. Non si ricordava quanto potesse essere insistente ed irritante l’amico, ma in fondo gli mancavano le lunghe conversazioni senza capo né coda, che erano abituati a fare durante le notti in viaggio.
- Potrei riuscire a farmi dare una decina di giorni di ferie ad agosto, ma non ti assicuro nulla. Però potresti avere altra compagnia… - Lorenzo lo guarda incuriosito.
- Di chi stai parlando? Chi è il pazzo che vuole andare in Siria? -.
- In realtà non vuole, non ancora almeno. Non sa ancora che potrebbe avere questa opportunità… - ammette il sacerdote, mentre sulle sue labbra si dipinge un sorrisetto che la dice lunga.
- Ah, allora vuoi che tutto il lavoro sporco lo faccia io! – sbuffa il missionario.
- Devi solo parlare di ciò fai laggiù e palesargli una possibilità… - lo rassicura l’amico.
- Almeno mi vuoi dire qualcosa di questo individuo? – chiede Lorenzo, incrociando le braccia al petto.
- Si chiama Luca ed ha 19 anni. Sta per fare la maturità, ma a quanto pare non ha ancora le idee chiare per il proprio futuro. Non ha avuto il tempo per pensarci ultimamente… - incomincia a spiegare don Tommaso.
- In che senso “non ha avuto il tempo di pensarci”? Cos’altro dovrebbe fare un liceale? – lo interrompe con scetticismo l’altro.
- Fammi finire di parlare! – sospira il don – Ha passato dei brutti mesi e non ti dirò nulla di più. Se vorrà, ti racconterà lui, ma, credimi sulla parola, non ha vissuto nulla di semplice per un ragazzo della sua età. Quando l’ho conosciuto era letteralmente a pezzi, se non fossimo intervenuti… Tremo al solo pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere…- stringe più forte il volante fra le mani - Ma ora si sta riprendendo, è più forte di quanto pensa. -.
- Perché tieni così tanto a questo ragazzo? -.
- Perché ho fatto una promessa. – l’immagine di Clara in lacrime poche ore prima dello spettacolo, poche ore prima del collasso cardiaco che l’aveva portata via, passa fulminea davanti agli occhi del prete, il cui sguardo si rannuvola per un attimo.
- E quindi pensi che il modo migliore per mantenerla sia mandare il ragazzo nella tana del leone… - commenta divertito l’amico.
- A proposito… - il tono di don Tommaso si fa più serio – Ho saputo cosa ti è accaduto. Come ti senti? – a questa domanda Lorenzo si porta istintivamente una mano alla spalla. In alcuni momenti gli sembra ancora di provare quel dolore bruciante, ma non è altro che un miraggio, un ricordo che non vuole lasciarlo in pace.
- Sto bene. Ad altri è andata peggio di me. – un sorriso malinconico compare sul suo viso, insieme a sottili rughe d’espressione, che sembrano tracciare una cartina sulla pelle abbronzata.
- Mi dispiace per i tuoi confratelli. – il prete gli appoggia una mano su una spalla, stringendola lievemente. Lorenzo non risponde, si limita a rivolgergli un sguardo carico di gratitudine. Dopo qualche minuto rompe di nuovo il silenzio.
- Il ragazzo è pronto? Sei sicuro che ce la farà? -.
Il sacerdote si prende qualche secondo per considerare la domanda:
- Te l’ho detto: è forte, può reggere tutto ciò che potrebbe vedere laggiù. Lui ha un qualcosa… Lo capirai quando lo vedrai. Può fare grandi cose. -.
- D’accordo, ma non ti aspettare che io lo abbracci o lo consoli se dovesse mettersi a piangere come un bambino. Lo sai, io non sono un tipo delicato. La Siria non è affatto delicata. -.
- Esattamente ciò di cui ha bisogno. -.
 
Luca si chiude lo sportello della macchina alle spalle, facendo scattare la serratura. È quasi ora di cena ed il cielo si è dipinto dei colori del crepuscolo. Il ragazzo cammina con tranquillità lungo il marciapiede che corre lungo il perimetro dell’oratorio di Luino, giocherellando con le chiavi dell’auto, un po’ nervoso, ma soprattutto curioso di conoscere questo misterioso amico del don. Oramai sa bene che da lui può aspettarsi di tutto…
Il cancello è già aperto e dalla soglia fa capolino Marcellino, che miagola innocentemente a mo’ di saluto in direzione di Luca, come se fino ad un secondo prima non stesse cercando di andarsene a zonzo per la città.
- Ehi, piccola peste! Dove credi di andare? – gli domanda il giovane, accovacciandosi davanti a lui e dandogli una grattatina sotto il collo, assolutamente gradita dal gatto. Dopodiché se lo prende in braccio e si dirige all’interno dell’edificio, mentre Marcellino, dopo essersi un po’ divincolato, miagola sconfitto, accettando qualche carezza.
Lorenzo e don Tommaso sono nell’appartamento di quest’ultimo. Luca entra in casa proprio mentre stanno scolando la pasta.
- Oh, Luca, sei arrivato giusto in tempo! – lo accoglie il don allegramente, per poi spostare la propria attenzione sull’animale fra le sue braccia –E tu dove eri finito, birbante? – lo guarda con finta severità e per tutta risposta il gatto salta via dalla presa del ragazzo e si rifugia dietro al divano, facendo capolino solo con il musetto –Non so proprio cosa devo fare con te… - il prete ride, con le mani sui fianchi.
L’amico si schiarisce rumorosamente la voce:
-Pensi di fare gli onori di casa o devo fare tutto da solo? -.
- Hai ragione, hai ragione. Adesso faccio le presentazioni. Luca, lui è don Lorenzo, missionario in Siria. Vecchio brontolone che non sei altro, lui è Luca, uno dei nostri giovani. – i due si stringono la mano, quella del sacerdote è forte, ruvida, callosa, da persona che lavora con le proprie mani da tutta una vita; quella del ragazzo è grande, affusolata, giovane e gli unici calli che conosce sono quelli da chitarrista, segni dolci rispetto a quelli che segnano il missionario.
- Chiamami pure solo Lorenzo e dammi del tu. Non sono attaccato ai titoli come questi preti di città. -.
- Ma piantala! – lo rimbrotta subito l’amico – Non farci caso, si diverte a punzecchiarmi. – dice rivolgendosi poi verso Luca, con uno sguardo che chiede la sua pietà e pazienza.
- Eddai! È così tanto che non ci vediamo, devo riscuotere gli arretrati! – scherza Lorenzo, mettendo un braccio intorno alle spalle di don Tommaso, il quale non può fare altro che alzare gli occhi al cielo e scuotere sconsolato la testa.
Il giovane non può fare altro che sorridere di fronte a quell’amicizia, le cui dinamiche gli ricordano tanto il suo rapporto con Marco. Quel ragazzo sa essere molto molesto quando ci si mette d’impegno…
- Sediamoci a mangiare, altrimenti si fredda. – li incoraggia il don, come se ce ne fosse bisogno!
Infatti, per parecchi minuti, a vincere su quella strana consuetudine sociale per cui a tavola è buona norma intrattenere gli ospiti con piacevoli chiacchierate, è la fame.
Dopo aver riempito un po’ lo stomaco, i due sacerdoti incominciano a ricordare i vecchi tempi, raccontando a Luca i loro viaggi in giro per il mondo. Per la prima volta il giovane conosce un nuovo lato di don Tommaso, che mai avrebbe pensato fosse così avventuriero. Non che sembrasse un docile agnellino, proprio per niente! Nei suoi occhi ha sempre visto una luce vivace e un pizzico spericolata, ma non avrebbe mai potuto immaginare che lo fosse fino a questo punto.
- Davvero, adesso non diresti mai che questo vecchietto fosse così attivo! – commenta Lorenzo con un sorriso sardonico, al termine di uno dei loro aneddoti.
- Basta dire che sono vecchio! – esclama il don con tono offeso – E poi, in ogni caso, il più spericolato fra i due eri tu, ti cacciavi sempre nei guai e chi doveva tirartene fuori? Il sottoscritto! Potresti dimostrare almeno un po’ di gratitudine. -.
- D’accordo, su questo punto devo darti ragione, ma non è colpa mia se il gentil sesso era tanto attratto dal mio fascino italico. -.
- Sì, certo, da barbaro italico. – sbuffa l’amico per tutta risposta –Menomale che sei diventato prete. Poverina, altrimenti, la donna che ti avrebbe sposato! -.
- Fascino da barbaro?! Ma cosa ne sai tu?! Accetto pareri solo da Luca. Le tue compagne di classe avranno di sicuro un debole per te. – dice scherzosamente Lorenzo, facendo un occhiolino al ragazzo, il quale abbassa lo sguardo, leggermente a disagio. Non aveva mai fatto quel tipo di pensieri, figuriamoci dopo la morte di Clara.
Don Tommaso tira prontamente un calcio sugli stinchi dell’amico, accompagnato da un’eloquente occhiataccia.
- Ohi! O può darsi di no… - bofonchia il missionario, massaggiandosi la gamba dolorante.
A rompere il silenzio imbarazzante creatosi è, contro ogni aspettativa, proprio Luca:
- Il don prima ha detto che sei missionario in Siria, ma cosa fai esattamente? -.
Il sacerdote tira un altro calcio a Lorenzo, lanciandogli un ulteriore occhiata, che questa volta gridava un “Te l’avevo detto” forte e chiaro.
- Ahia! Beh, innanzitutto faccio il prete e quindi più o meno tutto ciò che fa anche Tommaso, anche se io sono costretto a spostarmi da un villaggio all’altro, o da una città all’altra e questo, in alcuni casi, può richiedere giorni, soprattutto in periodi particolarmente caldi dal punto di vista militare. Mi sono occupato della costruzione di alcuni luoghi particolari, come scuole, oratori ed anche l’ospedale, dove, quando posso, vado a dare una mano, a parlare con i malati e i tanti feriti. Cerco di aiutare come posso le persone del luogo, soprattutto quelle più colpite dalla guerra, e di difenderle da ulteriori orrori… - spiega il missionario con semplicità.
- Ma, nonostante la guerra in corso, vi lasciano stare là? Non è pericoloso? – chiede Luca con interesse. Il don si limita a seguire la conversazione in silenzio, sorseggiando il proprio bicchiere di birra.
- Noi andiamo dove c’è bisogno e là ne hanno tanto, credimi. Alla TV parlano molto di Isis, terrorismo, ma solo quando oltrepassa i confini occidentali, mentre i danni maggiori li fanno proprio a casa loro… Città, villaggi, ospedali, distrutti dalle bombe; bambini che calpestano per caso una mina o vengono colpiti da proiettili vaganti; donne stuprate; cristiani brutalmente perseguitati… - Lorenzo si appoggia con i gomiti sul tavolo e comincia a rigirarsi fra le mani il proprio bicchiere – Quando si parla di persecuzioni cristiane ciò che viene in mente sono gli anfiteatri romani, dove gli imperatori si divertivano a bruciare vivi i credenti, facendoli brillare come torce, oppure li usavano come pasto per le loro belve feroci ed esotiche. E punto. Capitolo chiuso. Tutti pensano che da quel momento la Chiesa abbia governato e tiranneggiato sul mondo, facendo il lavaggio del cervello a tutti e vivendo nel lusso, senza pensieri. -.
- Il mio non è affatto uno stipendio di lusso. – borbotta il don, con le sopracciglia aggrottate.
- Certo che non lo è, ma vallo a spiegare a certa gente che il Papa e tutti noi viviamo essenzialmente di carità e che le tanto rinomate ricchezza della Chiesa sono per lo più chiese, beni artistici e culturali, patrimonio dell’Unesco e quindi invendibili. - commenta in tono aspro il missionario - Comunque, tornando al discorso iniziale, le persecuzioni in realtà non si sono mai interrotte. Non immagini in quanti paesi ancora oggi i cristiani vengano uccisi per la loro fede. Donne e bambine rapite e costrette a convertirsi all’Islam e a sposarsi con perfetti sconosciuti; chiese bruciate durante la Messa domenicale; fedeli usati come bersagli per le mitragliette, donne, uomini, bambini, anziani, non fa differenza; suore stuprate e massacrate; preti e frati rapiti, torturati e decapitati. Ma tu di queste notizie ne senti così tante al telegiornale? – Luca scuote la testa in silenzio. Le mani di Lorenzo stringono tanto il bicchiere che i polpastrelli sono completamente sbiancati - Eh già, se non riguarda il loro piccolo mondo sicuro e felice, allora non importa. Hanno anche il coraggio di dire che in realtà la religione non c’entra nulla, che è solo una questione economica. Sicuramente la mente di tutto questo orrore potrà avere mire di quel tipo, ma le braccia non sono mosse dal desiderio del denaro, no, sono veri e propri invasati religiosi, che credono nell’istituzione di uno Stato Islamico tramite la forza. A loro sì che è stato fatto il lavaggio del cervello. Spero per loro che il Signore sia così pietoso da far conoscere a quegli scellerati la sua misericordia, perché io, con tutte le mostruosità che ho visto loro fare, non sono in grado di dimostrargliene. Dove opero la maggior parte della popolazione è cristiana… Hai idea di cosa significhi avere la costante paura che da un momento all’altro un pazzo con il mitra entri in casa tua ed uccida te e la tua famiglia solo per il dio che tu preghi? Senza contare la minaccia di bombardamenti. Eppure questa gente è disposta a morire pur di non rinnegare la propria fede…Sì, noi cristiani siamo proprio dei viscidi, ottusi, egoisti, bigotti, fermi al Medioevo. È quello che l’opinione pubblica pensa di noi, no? Di qualunque argomento si tratti tutti presumono di sapere cosa ne pensa la Chiesa, si riempiono la bocca di luoghi comuni e schifosi pregiudizi, senza informarsi, o quanto meno chiedere a persone competenti, senza considerare il fatto che Essa non è composta da esseri sovrannaturali, ma da uomini, fatti di carne e sangue e che, in quanto tali, sbagliano, come chiunque altro su questo pianeta. Ma sono anche persone in grado di sacrificarsi per ciò in cui credono, perché in questa Fede hanno trovato qualcosa che va oltre, è più importante della vita stessa. Io ho scelto questo tipo di esistenza consapevole dei rischi a cui andavo incontro ed ogni giorno sono pronto a mettermi davanti ad una famiglia, un bambino, di qualunque razza o religione, per difenderli. E come me lo è anche Tommaso e tutti i preti degni di questo ruolo. Anche qui in Italia, quanti sacerdoti sono morti solo perché volevano portare un po’ di luce in alcuni quartieri dove l’unica opportunità sembra essere il buio… - improvvisamente lascia andare il bicchiere e si passa una mano sul viso – Scusatemi, mi sono lasciato prendere, ma quando parlo di queste cose finisco sempre per inalberarmi e divagare troppo… -.
Luca gli sorride comprensivo:
-Non c’è bisogno che ti scusi. Io vedo solo un uomo che ama quello che fa e ciò in cui crede, tanto da poter sacrificare tutto per quella causa. Non posso non ammirarti per questo. -.
- Oh, ragazzo, grazie, ma è solo il mio dovere. Non potrei guardarmi allo specchio se non fosse così. – il don gli dà una leggera pacca sulla spalla, in segno di sostegno.
- In Siria, nelle zone dove operi, siete in molti? – chiede ancora il giovane e gli occhi di Lorenzo si rabbuiano per un istante.
- Troppo pochi, in realtà, rispetto alla quantità di lavoro da fare. Due mani in più sono sempre bene accette. – e dicendo ciò fissa deciso il proprio sguardo nelle iridi blu di Luca, il quale non può fare a meno di sentirsi preso in causa.
La serata si conclude abbastanza in fretta e dopo aver sparecchiato, messo i piatti in lavastoviglie e aver salutato Lorenzo e Marcellino, il ragazzo esce dall’oratorio, accompagnato dal don. Giunti di fronte all’auto, Luca si rivolge a lui:
- Secondo te dovrei andare in Siria con Lorenzo. – non è una domanda, ma proprio un’affermazione. E non è neanche un’accusa, il giovane ha parlato con tranquillità, come se il soggetto della frase fosse la lista della spesa e non un viaggio in un paese in guerra.
- È così evidente? – chiede il sacerdote sorpreso.
- No, probabilmente ho solo imparato a conoscerti. Non fai mai nulla senza un motivo e una ragione doveva pur esserci dietro questo invito a cena. In ogni caso ora ne ho avuto la conferma. – risponde l’altro ancora con la stessa flemma.
- Ho solo voluto mostrarti una possibilità. La scelta spetta a te, solo a te. -.
Luca alza lo sguardo al cielo con un sorriso tirato sulle labbra, poi, senza dire una sola parola, sale in macchina e se ne va.
Rientrato in casa, ad aspettare il don con le mani sui fianchi c’è Lorenzo, mentre il gatto gli si sta strusciando sulle gambe in cerca di attenzioni.
- Avresti almeno potuto avvisarmi sugli argomenti da evitare, invece di prendermi a calci e farmi fare figuracce. -.
- Mea culpa. – sospira l’amico, sedendosi sul divano e accogliendo sulle proprie ginocchia Marcellino, offeso per essere stato ignorato dal missionario – Comunque cosa ne pensi di lui? -.
- Mi sembra un bravo ragazzo, maturo, educato, con la testa sulle spalle. Se la potrebbe effettivamente cavare laggiù. – risponde sedendosi di fianco a lui.
- Solo questo? – lo incalza di nuovo il prete.
- E poi avevi ragione: ha un nonsoché di particolare… Cavolo, è chiaro che abbia sofferto terribilmente, in lui c’è ancora qualcosa di spezzato, ma in fondo agli occhi ha una luce, che vuole uscire a tutti i costi, che ho visto in poche altre persone. -.
- Ojos de Cielo… - sussurra il don, sorridendo lievemente.
- Come? – chiede l’altro confuso.
- Niente. – l’amico scuote la testa ridacchiando – Noi comunque abbiamo gettato il seme e lo abbiamo annaffiato per bene, ora dobbiamo solo aspettare di vedere se e come sboccerà. -.
 
Da quella panchina fuori dal liceo la vista del lago Maggiore è meravigliosa come sempre, ma quando comincia a fare caldo le sue acque sembrano diventare ancora più blu, è facile confonderle con gli occhi di Luca, il quale sembra essere completamente perso nei propri pensieri, mentre fa sentire a Marco l’arrangiamento pensato per il brano che dovrà cantare al musical fra poco meno di un mese. All’ennesimo accordo sbagliato, l’amico sbuffa:
- Metti giù la chitarra e dimmi cosa c’è che non va. -.
L’altro sgrana gli occhi sorpreso:
- Va tutto bene, sono solo un po’ stanco. – farfuglia, accarezzando meccanicamente le corde dello strumento. Marco alza un sopracciglio, lanciandogli uno sguardo piuttosto eloquente.
- Davvero? A questo punto pensi sul serio di poterti prendere gioco di me? -.
Luca sospira, pone la chitarra al suo fianco, appoggia la schiena allo schienale ed allunga le gambe, senza togliere gli occhi dal panorama lacustre.
- Il don mi ha fatto conoscere una persona, ma sicuramente tu questo lo saprai già, vero? – incomincia a parlare, infrangendo sul nascere l’espressione di studiato stupore che stava per dipingersi sul volto dell’amico, il quale rimane in silenzio, non sapendo come giustificarsi – Cavolo, il vostro passatempo è complottare alle mie spalle! Mi sembra di avere uno strano miscuglio fra due stalker e delle fate madrine. Non so quale delle due cose mi inquieti di più… - ride, con una punta di esasperazione, mentre Marco cerca di sembrare il più innocente possibile.
- Quindi ti hanno chiesto di andare in Siria? – chiede infine, per levarsi dall’imbarazzo.
- Non direttamente, ma era abbastanza chiaro che l’obiettivo della serata fosse quello. -.
- Ed ora questa opportunità ti attira… - constata l’altro, con un sorrisetto poco rassicurante dipinto sulle labbra.
- Che ti ridi?! Io non so cosa fare… Insomma, stiamo parlando di un paese in guerra, non di andare a passare le vacanze ai Caraibi! Ma don Lorenzo mi ha raccontato delle cose… Terrificanti, ma proprio per questo ora non posso fare finta di nulla. Sento il bisogno di fare qualcosa! Ed ho questa idea che mi gira per la testa… - il ragazzo si prende il capo fra le mani, piegandosi sulle ginocchia.
- Che idea? -.
Luca scuote la testa, senza dire nulla.
- Beh, a quanto vedo non mi sembri poi così confuso. La tua decisione l’hai già presa. – commenta Marco, appoggiando la testa al muro e chiudendo gli occhi, beandosi dei raggi del sole primaverile. L’amico rivolge il viso verso di lui. È impressionante il modo in cui quel ragazzo è in grado di leggere le altre persone, al limite del disagiante. Eppure è il suo migliore amico, un’altra persona a cui si è avvicinato grazie a Clara, la quale, a quanto pare, ha davvero rivoluzionato la sua esistenza.
- Pensi che faccia bene? – gli chiede sospirando.
- Non posso dirtelo io, non posso decidere per te. Se senti davvero il bisogno di farlo e pensi che ti aiuti a stare meglio, allora è la strada giusta. –.
- Non sei proprio d’aiuto, lo sai? – lo prende in giro Luca, dandogli una leggera spinta.
- Non c’è di ché. – replica lui, senza scomporsi minimamente.
 
Quella stessa sera Luca si reca in oratorio. Quando i due preti lo vedono arrivare, don Tommaso non può fare a meno di sorridere e guardare l’altro ancora una volta come per dirgli “Te l’avevo detto”.
- Sei diabolico. – è l’unico commento di Lorenzo, prima di avvicinarsi al giovane – Luca, immagino tu sia venuto per parlare con me. – il ragazzo annuisce energicamente, ma non fa in tempo a dire una parola, perché il missionario non gliene dà l’opportunità – Prima che tu dica qualunque cosa lascia che ti avverta un’altra volta: il tuo non sarà un viaggio di piacere, laggiù c’è la guerra, bombardano, sparano, uccidono, tu stesso potresti rischiare di rimanere ferito, se non peggio. Dovrei lavorare molto, non ci sarà il tempo per fare il turista, oppure tirarsi indietro. Vedrai orrori non descrivibili a parole… Devo essere sicuro che questa tua scelta non sia dovuta a semplice e istintivo entusiasmo, o alle aspettative di Tommaso. Devi essere fermamente convinto di volerlo, che sia la cosa più giusta per te. Ce la farai? – gli chiede infine, guardandolo dritto negli occhi, intensamente.
- Ce la farò. – è la semplice, diretta risposta di Luca, il quale sostiene fermamente lo sguardo del sacerdote davanti a lui. Negli occhi del ragazzo quella scintilla di vita sembra brillare più forte, fiera e spavalda.
- D’accordo. A metà luglio, dopo il tuo esame, tornerò e, se sarai ancora così convinto, ti porterò in Siria con me. -.
- Grazie, Lorenzo. -.
Il missionario sghignazza in tono ironicamente amaro:
- Aspetta a ringraziarmi, ragazzo, non hai idea di cosa ti attende realmente. -.

Angolo dell Autrice

Ecco un nuovo capitolo! L'ho pubblicato prima del previsto perchè nei prossimi giorni non so quanto tempo libero avrò a causa delle problematiche di cui ho già parlato. Comunque, devo dire che sono soddisfatta di questo capitolo! Finalmente conosciamo il nome del don: ho tardato tanto a rivelarlo semplicemente perchè, essendo ispirato ad una persona vera, a cui tengo moltissimo, non avevo idea di quale nome dargli oltre a quello vero. Alla fine sono riuscita a trovargliene un altro che mi soddisfasse :)
Da questo capitolo parte la svolta e fra poco cambieremo decisamente scenario, grazie alla coraggiosa scelta di Luca, che chissà dove lo porterà.
Inoltre ci tengo a precisare che tutto ciò che ho fatto dire a Lorenzo durante la cena non sono cose inventate, ma, purtroppo, più reali che mai e mi scuso anch'io, perchè esattamente come il mio personaggio, tendo un po' a inalberarmi affrontando questi discorsi, soprattutto a causa delle cavolate che leggo e vedo sempre più spesso... Da credente è difficile non perdere la calma ogni tanto!
Detto ciò... Buona lettura e al prossimo capitolo!
Marta
   
 
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