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Autore: Mary P_Stark    30/07/2019    2 recensioni
Cosa succederebbe se gli dèi dell'Olimpo e gli eroi greci camminassero tra noi? Quali potrebbero essere le conseguenze, per noi e per loro? Atena, dea della Guerra, delle Arti e dell'Intelletto, incuriosita dal mondo moderno, ha deciso di vivere tra noi per conoscere le nuove genti che popolano la Terra e che, un tempo, lei governava assieme al Padre Zeus e gli Olimpici. In questa raccolta, verranno raccontate le avventure di Atena, degli dèi olimpici e degli eroi del mito greco, con i loro pregi, i loro difetti e le loro piccole stravaganze. (Naturalmente, i miti sono rivisitati e corretti)
Genere: Commedia, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4.
 
 
 
 
 
La mano poggiata sul seno bronzeo di Giulietta Capuleti, Apollo storse il naso non appena Alekos gli ebbe fatto la foto e, nel toglierla, il dio borbottò: «Poi mi dovrete spiegare come, questo rito barbaro, possa portare fortuna in amore. Potrei capire se potessi toccare i seni veri di una giovane donna, …ma una statua?»

Mentre alcune ragazze nei pressi ridevano sommessamente delle sue proteste, Apollo si scansò per lasciar spazio al resto dei postulanti, in fremente attesa di poter replicare il gesto propiziatorio.

Disgustata, la divinità si avvicinò al nipote per ammirare la foto appena scattata da Alekos e mormorare contrariata: «Ai nostri tempi, i postulanti erano più composti.»

Alekos si limitò a sorridere allo zio, mostrandogli la fotografia per distrarlo e Apollo, apparentemente soddisfatto del risultato, domandò: «Athena e Artemide, dove sono finite? Non vogliono rendersi ridicole anche loro, con questo gesto insulso?»

«Credo siano andate a provare l’ebbrezza di scrivere una lettera d’amore» ironizzò il ragazzo.

Apollo scosse il capo e replicò: «Ma se hanno già i loro uomini al seguito…»

«Non so che dirti, zio» si scusò Alekos, facendo spallucce.

«Perché non posso avere due sorelle normali?» si lagnò il dio, sospirando poi di sollievo quando vide ricomparire Felipe ed Érebos, allontanatisi alcuni minuti prima per fare incetta di vino locale.

L’arrivo a Verona – così da poter vedere il Rally delle Due Valli a cui avrebbe partecipato Achille – era avvenuto tre giorni addietro e, in quel breve periodo di tempo prima della gara, la famiglia allargata di Athena si era data al turismo spicciolo.

Se Achille ed Efesto si erano defilati per raggiungere il team e delineare gli ultimi ritocchi all’auto – oltre a montare il nuovo silenziatore – il resto del gruppo era rimasto in zona per godersi un giro per la bella cittadina italiana.

«Ebbene? Siete infine riusciti nel vostro intento?» domandò Apollo, portandosi accanto ai due uomini assieme ad Alekos.

«Tutto fatto. Abbiamo concordato una spedizione oltreoceano di una cinquantina di bottiglie, tra vino Soave e Bardolino» dichiarò soddisfatto Felipe.

Érebos si disse a sua volta soddisfatto del risultato dell’acquisto ma, quando non vide Athena al fianco del figlio, la sua gioia si smorzò un poco per diventare preoccupazione.

Ad accorgersene per primo fu Apollo che, canzonatorio, dichiarò: «Caro il mio Erry… devi darti una calmata, o anche a un dio Ctonio come te verrà un infarto. Pensi davvero che possa succedere qualcosa alla tua amata?»

Érebos si accigliò un poco, a quel commento, e replicò: «Quando anche l’aria che respiri ti sarà meno cara della donna che ami, allora ne riparleremo.»

«Ti sei lasciato traviare da quest’atmosfera romantica, amico mio» ribatté Apollo, scanzonato. «Lascia che Athena si diverta anche senza di te… dopotutto, non siete gemelli siamesi.»

La divinità Ctonia scosse il capo per l’esasperazione, e asserì: «Non ho mai detto che non può divertirsi senza di me, Apollo, ma mi è parso curioso non vedere lei e Arty, e così mi sono preoccupato per la bambina in arrivo.»

A quell’accenno, Apollo tornò serio e dichiarò: «Credimi …se fosse successo qualcosa ad Arty o alla piccola Cynthia, te ne saresti accorto, perché io non sarei stato così calmo e tranquillo.»

Nel sentire il nome della bambina non ancora nata, Felipe sorrise divertito e domandò: «Stamattina è Cynthia?»

Scrollando le spalle, Apollo chiosò: «Credo che lo sarà per i prossimi due giorni, non di più. Già se ne lagnava poco prima che Alekos mi fotografasse con quella statua pagana dell’amore.»

Felipe ridacchiò di quel commento e, nell’osservare la fila alla statua di Giulietta, si domandò cosa ne pensasse Apollo di coloro che credevano fossero loro, gli dèi pagani.

Le due dee ricomparvero proprio in quel momento e, nel sistemare le loro lettere tra i pertugi formatisi nei secoli tra i mattoni del muro di quel cortile così speciale, dissero soddisfatte: «Direi che siamo a posto, adesso.»

«Avete soddisfatto la vostra voglia di romanticismo?» le prese in giro Apollo, raggiungendole assieme agli altri.

Artemide lo fissò malissimo, replicando irritata: «Abbiamo scritto due lettere di incitamento per Achille e Alessandra. Razza di insensibile che non sei altro.»

Apollo si accigliò un poco, a quel commento, e borbottò: «Avresti dovuto parlarne con Afrodite, piuttosto. Saresti sicuramente stata più che certa dei risultati, invece di sdilinquirti appresso a una dea dell’amore inesistente e fatua.»

Artemide lo mandò al diavolo con un gesto della mano, ribattendo: «Non sai stare al gioco, Apollo.»

«Di che gioco stai blaterando, scusa? Stavamo parlando di divinità, non di giochi» brontolò il dio solare, fissando costernato la sorella

Sospirando pesantemente, Artemide replicò allo sguardo del fratello con uno pieno di esasperazione, e gorgogliò: «E’ un modo di dire, fratello! Dio, aggiornati!»

Apollo fece per replicare ma Alekos, afferrando la sua mano, gli sorrise con candore e domandò: «Zio Apollo… andiamo a fare le foto all’Arena?»

«Tutto quel che vuoi, nipote» gli concesse Apollo, lasciando perdere la discussione con la sorella per poi indirizzarsi verso l’uscita.

Athena sorrise divertita nell’osservare la scena, e chiosò: «Ormai è assodato. Alekos è un calmante vivente.»

«Ha sicuramente capacità terapeutiche, nel suo sorriso» assentì Érebos, orgoglioso.

«Per riuscire a incantare così mio fratello, deve avere per forza delle doti sovrannaturali» convenne Artemide, sbattendo sorpresa le palpebre. «Lui non si tirerebbe mai indietro, di fronte a un battibecco con me, se le cose fossero normali.»

Felipe, allora, li fissò incuriosito e domandò: «Pensate davvero che sia possibile? Non è più facile pensare che le persone gli vogliano soltanto bene?»

Le tre divinità scossero il capo all’unisono, come guidate da un’unica mano e Athena, sorridendo all’ex cognato, disse: «Può essere come dici tu, in effetti, ma avverto sempre un pizzicore sotto pelle, quando succedono cose come queste e, visto il legame che abbiamo, può essere sintomo dell’uso di un qualche genere di potere. Come se sfruttasse i miei per poter ottenere pace e tranquillità.»

Artemide ammiccò alla sorella e celiò: «L’esatto tuo contrario, quindi.»

Athena la fulminò con lo sguardo, replicando: «Non fare come il tuo gemello. Non è davvero il caso di punzecchiarmi su questa cosa.»

«Povera sorella… non potrai insegnare L’Arte della Guerra al tuo tesorino» ciangottò per contro Artemide.

La dea della guerra sospirò, si passò una mano sul viso e, in un borbottio, disse: «Sopportarti per i prossimi otto mesi sarà uno strazio… lo so già.»

Artemide sghignazzò con aria vagamente perfida e Felipe, sorridendo spiacente ad Athena, mormorò: «Porta pazienza…»

Scuotendo il capo, Athena si allontanò per raggiungere Apollo e Alekos ed Érebos, ammiccando all’indirizzo della dea silvana, chiosò: «Ho idea che Alekos dovrà fare gli straordinari, oggi.»

«Già» ammiccò la dea, prendendo sottobraccio il suo uomo.
 
***

Efesto si era detto più che deciso a voler sovrintendere gli ultimi lavori sull’auto di Achille e negli ultimi tre giorni, dacché erano partiti da Monterey, a ciò ci era attenuto.

Aveva partecipato a ogni sessione di allenamento, collaborato coi meccanici e offerto consigli utili per migliorare la registrazione del motore.

Il tutto era avvenuto sotto gli occhi sorpresi e sempre più eccitati di Alessandra Corinzi, navigatrice di Achille e sua fiamma segreta.

L’alta e flessuosa venticinquenne si era dichiarata entusiasta di conoscere Efesto e, quando ne aveva scoperto la competenza in materia, si era persa in una dissertazione con il dio in merito alle prestazioni degli ultimi modelli di Subaru.

Achille aveva gradito non poco la gentilezza del dio, così come la sua pazienza nel rispondere alle mille domande di Alessandra. Pur non avendolo potuto presentare come fratellastro – sarebbe stato impensabile spiegare la loro parentela – Achille lo aveva fatto figurare come un suo prezioso e caro amico, ed Efesto a questo si era attenuto.

Armato di pazienza infinita e molta professionalità, il dio del fuoco aveva offerto preziosi consigli così come battute scherzose e, per tutto il tempo, Achille aveva studiato con occhio attento il dio.

L’immagine di quell’uomo faceto e ciarliero ben si discostava da quella del dio burbero e solitario che lui aveva conosciuto nei tempi antichi, e quel miracoloso cambiamento era tutto dovuto all’amore che Artemide e Athena gli avevano donato.

Era stato sciocco, nelle sue vite passate, a pensare che l’amore genuino e offerto a cuore aperto potesse essere una banalità. Ora, dinanzi a lui, stava la prova che, invece, aveva un potere immenso.

E lui desiderava saggiarlo sulle dita in prima persona. Ma, primariamente, dovevano vincere quella stramaledetta gara, così Alessandra avrebbe potuto portare il trofeo sulla tomba del padre.

Il Rally delle Due Valli era sempre stata la gara preferita di Giancarlo Corinzi, e Achille voleva rendere onore alla sua memoria portando alla vittoria sua figlia, che tanto lo aveva amato.

«Ehi, Achille… Terra chiama Achille… ci sei?» esordì la voce di Alessandra, facendo capolino nella mente del semidio.

Riscuotendosi e affondando imbarazzato nello sguardo corvino della donna, Achille borbottò: «Dio, scusa… mi sono perso a riguardarmi mentalmente il tracciato, e sono andato in oca.»

Ridacchiando, e mostrando due tenere fossette sulle gote rosee, Alessandra asserì: «Beh, finché vai in oca qui, tutto bene, ma vedi di non farlo in gara. Io so leggere bene, ma al volante sei tu il mago.»

«Non temere. Stavolta porteremo a casa quella coppa» le promise lui, dandole una pacca sulla spalla.

Lo sguardo della giovane si addolcì, a quelle parole e, rivolgendo uno sguardo alle colline verdeggianti tra cui si sarebbe svolta la gara, mormorò: «Se non dovessimo riuscirci, andrebbe bene comunque. Il campionato di categoria è nostro, però…»

Achille strinse maggiormente la presa e replicò: «Te l’ho promesso e, a costo di fare un patto col diavolo, avrai quel trofeo.»

Lei ammiccò grata al suo indirizzo e, facendo un cenno in direzione dell’officina in cui i meccanici stavano lavorando, disse: «Il tuo amico è davvero un guru della meccanica. Ma dove lo hai tenuto nascosto fino a ora?»

Sotto l’Etna, a forgiare armi?, pensò Achille, replicando però ad alta voce: «Efesto è un tipo che si concede di rado ma, stavolta, ha voluto intervenire di persona perché desidera anche lui che noi vinciamo questa gara.»

«Beh, di sicuro se ne intende. Ha una competenza tecnica quasi imbarazzante» sorrise deliziata Alessandra, prima di celiare: «Comunque, è curioso che tu e lui abbiate nomi così …mitici

«Anche il tuo lo è. E’ il femminile di Alessandro che, da quel poco che so di Epica, non è esattamente un nome da poco. Basti pensare ad Alessandro Magno, il più grande condottiero che la storia ricordi» sottolineò Achille, replicando con falso sussiego.

«Okay, hai ragione… ma i pass che hai richiesto per i tuoi amici sono davvero particolari. Ammettilo» lo punzecchiò lei, afferrando la lista di nomi che teneva nella tasca della sua tuta da lavoro.

Scorrendoli per un attimo con lo sguardo, ridacchiò divertita e disse: «Allora, abbiamo Athena Parthenos, Phoebe Basileia, Febo Basileia, Efesto Basileia… sono parenti, tra l’altro?»

«Zio e nipoti» ammise Achille, sospirando.

«Poi non è finita… abbiamo un Alekos Parthenos-Rodriguez e …squillo di trombe… Érebos Chthoníos… ora, se le mie memorie di Epica non sono così scarse, abbiamo un chiaro esempio di gente con dei grossi disturbi della personalità. L’unica persona normale nella tua lista, è il signor Felipe Rodriguez!»

Okay, forse sarebbe stato davvero il caso di non dare i loro nomi veri…, pensò sconsolato Achille. Il punto sarebbe stato spiegare a divinità come Apollo i motivi pratici per non utilizzare il proprio vero nome.

No, meglio rinunciare in partenza e fare finta di niente.

«Provengono da famiglie in cui l’amore per l’epica era davvero forte» borbottò il semidio, sperando che le bastasse come spiegazione.

Quando però Alessandra non gli rispose, Achille la scrutò con curiosità e, nel notare il suo sguardo fisso verso qualcosa che aveva alle spalle, si volse insospettito e infine comprese.

A ben vedere, quattro divinità come Artemide, Apollo, Athena ed Érebos non passavano di sicuro inosservate, icore o non icore a risplendere nelle loro vene.

Le chiome ramate di Athena, Apollo e Artemide brillavano come oro fresco di conio, sotto il sole di quel meriggio appena iniziato, creando un’immagine di perfezione davvero imbarazzante. Messi assieme, davano l’idea di aver rubato la maggior parte della bellezza disponibile al momento della loro nascita.

Il dio Ctonio, invece, sembrava essere il loro esatto contrario, la pelle chiara e i capelli lunghi e corvini a identificarlo come una creatura della notte, altrettanto affascinante e altrettanto misterioso.

Nel complesso, era uno spettacolo davvero degno di nota e, pur se Felipe era un bell’uomo, il confronto con le divinità al suo fianco era a suo discapito.

«Non mi avevi accennato al fatto che erano tutti top model» brontolò a bassa voce Alessandra, ovviamente colpita dalla loro bellezza ultraterrena e vagamente turbata all’idea di presentarsi loro in tuta da meccanico.

«Infatti, non ci lavorano» sottolineò Achille, prima di veder comparire anche Alekos, rimasto alle spalle del gruppetto di adulti.

Subito, un sorriso si aprì sul viso del semidio – era curioso come si fosse già affezionato al ragazzo – e Alekos, correndogli incontro, lo abbracciò con calore ed esclamò: «Scusa il ritardo, Achille! Ci siamo persi a comprare delle calamite, e così siamo partiti tardi da Verona.»

«Tranquillo, tanto la gara sarà domani… al momento stiamo facendo solo dei ritocchi all’auto» lo rassicurò lui, prima di presentarlo ad Alessandra: «Lui è Alekos, figlio di Athena.»

Alessandra strinse la mano protesa di Alekos e disse: «Tanto piacere, Alekos. Spero davvero che domani tu possa divertirti.»

«Sono sicuro che sarà così. Ho visto alcune vostre gare, e siete bravissimi. Non potete che vincere» replicò allegro Alekos, prima di scorgere Efesto nel garage poco lontano e domandare: «Posso andare a guardare mentre lavorano? Sarò bravissimo, lo prometto, e non toccherò niente.»

«Non c’è problema. Io avevo la tua età, quando ho cominciato a lavorare sul mio primo cambio» gli sorrise Alessandra, lasciando che corresse via. «E’ un ragazzino davvero solare.»

«Puoi dirlo forte. Ha un carisma davvero singolare» annuì Achille, prima di dare il benvenuto ai suoi ospiti.  

Alessandra, quindi, fece la conoscenza del curioso gruppo di amici di Achille ma, prima ancora di poterli invitare a visionare l’auto con cui avrebbero gareggiato, una voce pimpante attirò l’attenzione dell’intera compagnia, sorprendendoli.

Abbigliato come un otaku di prima categoria, Hermes si avvicinò al gruppo con passo dinoccolato, l’aria compiaciuta e un sorriso così sfrontato da far venire il prurito alle mani.

Sulle spalle, un simpatico zainetto con le effige di Neon Genesis Evangelion faceva coppia con il berretto di Dragon Ball, il tutto accompagnato da una maglietta di Saint Seiya e scarpe dipinte col personaggio di Totoro, dello Studio Ghibli.

Se Achille e Alessandra rimasero senza parole, a quella vista davvero inconsueta, Athena e Artemide si passarono le mani sul viso, esterrefatte, Érebos preferì evitare commenti e Apollo borbottò un laconico: «Lo sapevo che sarebbe venuto… figurati se non si presentava.»

«Ehi, parentato! Come state?» esclamò un sorridente Hermes prima di inchinarsi dinanzi ad Athena, offrirle una statuina dalle graziose fattezze e aggiungere: «Per voi, Lady Isabel. Con tutto il mio affetto e rispetto genuino.»

«Lady… Isabel? Ma che cavolo stai dicendo?» gracchiò Athena, afferrando con attenzione la statuina che Hermes aveva estratto dal suo strampalato zaino per studiarla da vicino.

Hermes sbuffò offeso, borbottando: «Non lo sai che è il nome italiano della dea Atena?! Aggiornati!»

La statuina offertale da Hermes raffigurava una giovane donna dai lunghi capelli viola, e indossava una strana armatura dorata e dotata di ali, nonché armata di uno scettro tondeggiante e uno scudo.

Di per sé, Athena la trovò carina, ma non riuscì comunque a immaginare cosa avesse a che fare lei con quell’action figure.

Sbattendo le palpebre, la dea quindi replicò sempre più confusa: «Hermes, da che mondo e mondo, Atena è Atena. Punto. Nel culto romano è stata chiamata Minerva, ma la sostanza era identica. Non ho mai sentito parlare di una Isabel.»

Esasperato, il dio scosse il capo ed esalò: «Oh, kami-sama! Devo renderti edotta sul mondo di Saint Seiya, ho già capito… anche se forse non ti piacerà sapere che Lady Isabel non è esattamente amata, dai fan della saga. Però hanno anche ragione, … in certi casi, è stata davvero stronza.»

Ciò detto sghignazzò e Athena, cominciando a irritarsi, assottigliò lo sguardo e sibilò: «Hermes, se non vuoi che ti riduca alla grandezza di questa statuina… molto carina, tra l’altro, grazie per avermela regalata ma… dimmi cosa ci fai qui, e cosa c’entro io con questa statuetta colorata.»

«Come… cosa ci faccio qui?!» esclamò per contro Hermes, apparentemente scioccato. «Cioè, è avvenuto l’evento del secolo… no, del millennio, e io non dovrei esserne partecipe?!»

Ora tutte le divinità, oltre ai tre mortali, lo fissarono senza parole e lui, non potendo far altro che spiegarsi, aggiunse laconico: «Apollo e Achille che hanno fatto pace. Non credete che sia un evento di per sé biblico?»

«Di certo non biblico, anche quanto» sottolineò Apollo, lanciando un’occhiata dubbia all’indirizzo di Achille, che ancora stava osservando Hermes con occhi fuori dalle orbite. «E comunque, caro mio, hai scioccato a morte i nostri ospiti. Magari, se ti presentassi – e avvisassi – prima di fare queste piazzate, eviteresti di sconvolgere le persone.»

Hermes, allora, si volse per sorridere ad Achille e Alessandra e, con un inchino svolazzante, disse: «Io sono Hermes DiMaia, tanto piacere.»

«Di… Maia?» gorgogliò confuso Achille.

«Suona bene, no? Mia mamma ha sempre avuto un nome splendido…» sottolineò Hermes prima di esibirsi in un elegante baciamano con Alessandra e aggiungere: «Lietissimo di fare la tua conoscenza, incantevole fanciulla.»

Perdendo la pazienza, Athena scostò Hermes da una costernata Alessandra e domandò feroce: «Blocca il tuo fiume di parole per un secondo e rispondi chiaramente, per una volta; perché sei conciato come un bambino di sei anni? E perché sei qui, ora? Sul serio

«Non sono conciato come un bambino, ma ho solo fatto incetta di cosucce carine nel quartiere di Akihabara, a Tokyo, mentre visitavo la mostra per il trentennale di Saint Seiya… da qui la splendida maglietta» sottolineò Hermes, afferrandone i lembi per mostrare meglio i cavalieri d’oro sopra disegnati. «Da quella mostra viene anche la tua statuetta, visto che Saint Seiya narra le vicende dei Cavalieri di Atena. Dato che ero in zona, a fine mostra ho pensato di restare qualche mese e fare un po’ di spese folli, così ho girato tutti i negozi della zona, ho visitato il Museo Ghibli, mi sono fermato per una fiera del fumetto e ho partecipato a diversi Q&A di alcune idol. Quando, però, ho chiamato a casa tua e non ho trovato nessuno, ho sentito Anita per sapere se andava tutto bene, così lei mi ha parlato della gara. Per questo sono qui.»

Athena lo fissò senza parole e Artemide, curiosando con sguardo critico il suo zaino, storse il naso e borbottò: «Potevi almeno prendere quello con l’Unità 02! E’ il più bello!»

«Scusa se io preferisco quello di Shinji» brontolò per contro Hermes, levando il mento con fare scocciato.

«Non hai gusto» sbuffò Artemide, infilando una mano nello zaino per ravanarvi dentro.

«Ehi, dico!» esclamò contrariato Hermes, cercando di fermarla.

«Voglio vedere se hai portato un regalo anche a me!» protestò Artemide.

«Se anche ti avessi preso qualcosa, non te lo darei mai, a questo punto!» sbottò scocciato Hermes, scostandosi dalle mani di Artemide.

«Perché non ho dei parenti normali?» si lagnò Athena, fissando i due fratelli lottare al pari di due bambini piccoli, prima di udire la risatina di Alessandra.

Tutti si volsero verso di lei, anche i due litiganti e la giovane, tergendosi una lacrima di ilarità, disse: «E’ la cosa più bella, stravagante e folle che abbia mai visto… pagherei per avere una famiglia così.»

«Vedi?!» esclamò Hermes tutto soddisfatto, indicando Alessandra con espressione gioiosa.

«Sta di fatto che non hai portato una statuina anche a me» si lagnò Artemide, mentre Felipe scuoteva il capo con espressione incredula.

«Non è colpa mia se non hanno pensato di fare una action figure di Artemide… ma ce ne sono di Apollo, però» sottolineò Hermes, facendo la gioia del dio ma gettando nello sconforto la dea silvana.

«Sei un ingrato» sbottò Artemide, dandogli le spalle e afferrando Felipe a una mano per allontanarsi sdegnata.

Felipe mimò uno ‘scusa’ all’indirizzo di Alessandra mentre veniva praticamente trascinato via e la giovane, nel tornare a osservare l’ultimo arrivato, domandò: «La fiera era bella come ho potuto vedere su Youtube?»

Hermes si illuminò, a quelle parole e, presa sottobraccio Alessandra, cominciò a spiegarle per filo e per segno tutto ciò che aveva potuto vedere – e acquistare – presso la mostra trentennale di Saint Seiya.

Nel vederli allontanarsi per dirigersi verso il garage, Achille esalò: «E’ passato un tornado, o cosa?»

«Più o meno, …dire Hermes e dire ‘catastrofe naturale’ è uguale» sospirò Athena, reclinando stancamente le spalle in avanti.

Érebos, dal canto suo, disse ad Achille: «Non mi preoccuperei. Hermes fa il buffone, ma è buono come il pane.»

«Basta che Alessandra sia contenta. Dopotutto, è raro sentirla ridere, e con voi lo ha fatto» asserì Achille, scrollando le spalle per poi invitare il gruppo rimasto a dirigersi verso il garage.

«Sei davvero messo bene, se parli così. Un’anima completamente persa» celiò Apollo, fissandolo pieno di scherno.

Prima di poter replicare, Achille scoppiò a ridere quando Athena centrò la collottola di Apollo con uno schiaffo, a cui seguì un ‘sei il solito insensibile!’ detto a gran voce.

I due iniziarono immediatamente a battibeccare in merito alla libertà di espressione ed Érebos, sorridendo a un divertito Achille, chiosò: «Se non altro, non ci si annoia mai, con loro.»

«Poco ma sicuro» assentì il semidio.
 
***

Sorseggiando una tisana all’ombra della veranda dell’albergo dov’erano ospitati per quella notte, Alessandra sorrise nel veder giungere Achille con passo lento e tranquillo.

La serata era stata allegra e vivace, condita di battute, battibecchi scherzosi e dialoghi ai limiti del surreale.

La compagnia di amici di Achille si era dimostrata davvero alla mano, pur se Alessandra aveva faticato non poco a non perdersi in contemplazione di Apollo e di Érebos, a suo modo di vedere di una bellezza davvero ultraterrena.

«Stai facendo riposare le orecchie?» domandò Achille, fermandosi a poca distanza da lei per poi poggiare gli avambracci sul parapetto di legno della veranda in stile chalet alpino.

Sorridendo divertita, Alessandra replicò: «E’ più che certo che sanno divertirsi, assieme. Sembrano davvero molto affiatati. Ma sono tutti parenti?»

«Più o meno. Érebos è il compagno di Athena, Felipe è quello di Phoebe e Apollo è suo fratello. Contemporaneamente, Apollo e Phoebe sono i fratellastri di Athena, ed Efesto è lo zio di Apollo, Athena e Phoebe.»

«Wow. Una bella famigliola allargata, a quanto pare» esalò Alessandra, sgranando gli occhi. «E Alekos? E’ il figlio di Érebos e Athena?»

«No, in effetti. E’ il figlio del primo matrimonio di Athena. Sposò Miguel, il fratello di Felipe, che morì in mare dopo alcuni anni dalla loro unione» le spiegò Achille, vedendola spalancare la bocca per il dispiacere.

«Oh, cielo! Perdere il padre in così tenera età. Non oso immaginare come possa essere stato, per lui e per la madre… però, ho visto che va molto d’accordo con Érebos, perciò penso che si vogliano molto bene» mormorò lei, pensierosa.

Non hai neppure idea di come sia stata l’infanzia di Alekos, pensò tra sé Achille, tornando col pensiero a ciò che gli avevano detto di lui. Il viaggio verso l’Oltretomba tra le braccia di Thanatos, la vita-non vita con Persefone e Ade, il Sentiero di Orfeo, la sua nuova esistenza nel mondo dei terreni… ce n’era abbastanza per uscirne pazzi, e Alekos aveva solo tredici anni!

«Sono una famiglia unita, sì» assentì alla fine Achille. «E ora, con l’arrivo di un altro bebè, Alekos dovrà fare il fratello maggiore per il cuginetto.»

Alessandra annuì lieta, dichiarando: «Phoebe è davvero una forza della natura! E’ molto fortunata ad avere un uomo come Felipe al fianco. Sembrano amarsi molto.»

Achille assentì muto, preferendo non incamminarsi su quel sentiero pericoloso in particolare. Parlare d’amore con lei equivaleva a piantarsi una pallottola in testa.

Chi avrebbe potuto tacere, affrontando un simile argomento proprio con l’oggetto del suo desiderio?

Alessandra, però, lo cercò con lo sguardo, inclinando il capo verso di lui, e i suoi corti e lisci capelli corvini le carezzarono il viso illuminato dalla luce della luna.

Achille non poté sfuggire a quegli occhi e lei, titubante, domandò: «Sei sicuro che far venire qui Athena sia stata una scelta saggia?»

Completamente frastornato dalla sua domanda, Achille strabuzzò gli occhi ed esalò: «Che? Scusa? Che intendi?»

«Beh, mi pare evidente che lei ti piaccia, e molto. Però dovresti pensare a qualcun altro, perché fissarsi su una donna sposata – o accompagnata, se preferisci – non può far bene alla salute.»

Alessandra lo disse con tono così serio e preoccupato che Achille non poté che scoppiare a ridere di gusto, passandosi una mano sul viso per la comicità della situazione.

Certo, lui amava Athena, ma come un postulante può amare la propria divinità. Di un amore puro e disinteressato. Mai, neppure in mille vite, avrebbe voluto la dea tra le sue braccia come, invece, desiderava Alessandra.

Ovviamente ne riconosceva la bellezza – solo un cieco non avrebbe apprezzato la perfezione di Athena – ma il suo interesse per la dea non aveva risvolti amorosi o sessuali. Lui doveva rispetto a colei che gli aveva concesso i suoi favori, e avrebbe fatto di tutto per esserne degno, in qualsiasi sua reincarnazione.

Tergendosi lacrime di ilarità, Achille perciò esalò: «Oddio, credimi, Ale… tra me e Athena non c’è mai stato nulla, né mai ci sarà, e non perché lei ama Érebos. Semplicemente, perché io non la amo come tu pensi. Per me, lei è una donna da ammirare. Ha fatto cose, per me, che io non potrò mai ripagare, perciò le porto molto rispetto.»

Sbattendo sorpresa le palpebre, Alessandra arrossì leggermente e mormorò: «Ops… scusa. Ho completamente frainteso, allora.»

Achille, però, scosse il capo e replicò: «Farei di tutto, per lei e per suo figlio, ma perché penso sia giusto farlo. Meritano tutto ciò che io potrò mai dare loro.»

Alessandra, allora, gli batté una mano sull’avambraccio e chiosò ammirata: «Sei davvero una persona nobile d’animo, Achille. E’ bello sapere che sei mio amico.»

Lui si limitò a sorridere, preferendo non soffermarsi troppo su quell’angosciosa parola. Amico.

Non aveva davvero intenzione di finire come Jorah Mormont in Game of Thrones, friendzonato a vita dalla sua amata Daenerys Targaryen.







N.d.A.: innanzitutto, ringrazio NemoTheNameless per la dritta su Saint Seiya, che mi ha fatto venire in mente la scena con Hermes e soci. Questo mi ha anche permesso di darvi una connotazione temporale, visto che la mostra per il trentennale si è svolta nel 2016, e che potete trovare qui.
Per chi fosse curioso di conoscere i gadget che Hermes ha acquistato, li potete trovare qui, qui, qui e qui.
Abbiamo infine conosciuto Alessandra che, oltre a essersi dimostrata una ragazza amante dell'allegria, denota anche una sincera curiosità e un occhio attento ai particolari. Ha infatti notato il legame tra Achille e Athena, pur se lo ha ovviamente travisato. Avrà anche notato altro? Quell'amico, sarà reale, o sarà un pungolo lanciato verso Achille?
Lo scopriremo presto.
  
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