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Autore: Fanta Gaia    31/07/2019    1 recensioni
Questa è la mi ultima lettera è la scrivo perché tu possa capire chi sei
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ellen


Già devo passarci tutta la mattina a scuola ed ora anche il pomeriggio, perché a Miss perfezione non va bene che io abbia preso a pugni Charlotte, se lo meritava. Sto seduta davanti a lei da quasi due ore ed ho odiato ogni singolo minuto, tengo lo sguardo fisso su di lei sperando che almeno ciò la infastidisca ma continua tranquilla a correggere quei stupidi compiti. La signorina Anderson è forse la persona più banale che io conosca ma a quanto pare l’unica che ha le palle per punire noi intoccabili, questo era il nome che ci eravamo dati, nessuno osava disturbaci ed i professori avevano smesso da tempo di cercare di riportarci sulla retta via, eravamo liberi o almeno questo era quello che ci ripetevamo. Queste due interminabili ore finalmente sono finite e lei alza per l’ennesima volta lo sguardo dai compiti per darmi il permesso di andarmene recupero lo zaino ed esco. Tra me penso che i prossimi pomeriggi saranno identici a questo e lei di sicuro si stancherà e lascerà perdere esattamente come tutti gli altri, mi incammino verso casa, le luci sono spente e questo è già un buon segno probabilmente mia madre non c’è, apro il portone e lascio lo zaino vicino la porta, vado in cucina ed apro il frigo semi vuoto c’è un barattolo di burro di arachidi lo prendo e mi faccio un panino al volo, prima di andarmene di sopra, la scatola della pizza di ieri sera è ancora sul tavolo con alcuni pezzi che stanno andando a male, non ho voglia di mettermi a pulire e la lascio lì può aspettare ancora. Salgo in camera e mi lasciò cadere sul letto, ripesco i figli scritti a mano che tengo nel comodino e prendo una penna, finisco di mangiare mentre leggo le ultime parole che avevo scritto ieri e cerco di ritrovare quello stesso pensiero. A riportarmi alla realtà è stata mia madre che sbatte la porta al piano di sotto, e sola non si sentono altri rumori oltre i suoi passi, sbiascicando mi chiama << Ellen >> lascio i fogli sul letto e scendo di sotto
<< Dov’è diavolo eri? >> La puzza di alcool mi arriva in faccia, ignoro la domanda
<< Guarda che casino c’è qui >> comincio a pulire mentre lei va a sdraiarsi sul divano << sbrigati, tra un po’ arriverà jack >> ci mancava solo lui a questa giornata di merda, Jack è il più o meno fidanzato di mia madre, è il suo spacciatore anche se è grazie a lui che ha cominciato anche a farsi ma per ora soltanto di cose leggere. Jack non può perdere tempo vendendo a lei la roba migliore, mi sbrigò a riordinare perché non voglio incontrarlo . Rientro nella mia camera e torno a scrivere semi sdraiata sul letto quando la porta si apre, ci mancava solo che gli dase le chiavi, chiudo a chiave la mia e torno a scrivere mi addormento con i fogli sul viso ma ne ne accorgo soltanto la mattina dopo, li risistemò velocemente e mi preparo per andare a scuola, non passo neanche per la cucina scendo e prendo lo zaino che è rimasto dove lo avevo lasciato. Charlotte è vicino gli armadietti con il suo Club di amiche, ha cercato di nascondere con il trucco l’occhio nero che gli ho fatto, ne vado fiera visto che nonostante i suoi preziosi prodotti di bellezza non sia riuscita a nasconderlo del tutto. La oltrepasso lanciando giusto un’occhiata, anche se dovessi passare il resto della mia vita in punizione ne è valsa la pena, entro in classe è c’è la mia professoressa preferita ovviamente sono sarcastica, la signorina Anderson siede dietro la cattedra con un sorriso smagliante ed i capelli in perfetto ordine, la ignoro quando mi saluta, me ne vado al mio banco in ultima fila che nessuno osa occupare butto lì zaino e ne tiro fuori un quaderno senza copertina, prendo la penna mangiucchiata che tengo in borsa e comincio a scarabocchiarlo mentre lei comincia la sua lezione. Il mio disegno non stava venendo male quando lei mi interrompe chiamandomi << signorina Stuart, sa dirmi che cosa voleva farci notare Pirandello con queste parole? >>
<< Probabilmente che la sua lezione è noiosissima >> la classe scoppia a ridere, ma lei resta in passibile mi sorride dolcemente
<< No, mi dispiace ma Pirandello … >> smetto di ascoltarla, ora oltre che a tenermi tutto il pomeriggio a scuola vuole pretendere che io ascolti anche. Il resto delle lezioni passa tranquille, gli altri insegnanti sanno esattamente come comportarsi con noi, ma la mia giornata non è finita torno nella classe della signorina Anderson sperando di trovarla vuota ma lei è già lì teneva dei libri sulla cattedra vicino un pacco di biscotti mi sedetti, lei si avvicinò con un libro in mano, lo Poggio sul tavolo ed io lessi il titolo “uno nessuno centomila” << penso che Pirandello ti possa piacere >> mi avvicina il libro
<< No >> glielo spingo indietro
<< Potresti almeno dargli un’occhiata >>
<< Non mi interessa >> mi stava irritando, ma la cosa che più mi dava fastidio che più la trattavo male più lei restava calma e gentile
<< Io lo lascio qui, vuoi dei biscotti? >>
<< No, e non ho intenzione di leggerlo >> prese un altro dei libri sulla cattedra e lo lesse mentre aspettava che trascorressero quelle due ore, io mi limitai a fare passare lo sguardo dall’orologio a lei.
Dopo tre settimane in cui andava avanti quella storia non ne potevo più, perché non lasciava perdere, ero al limite della sopportazione ed esplosi quando mi porse per l’ennesima volta un libro che secondo lei mi sarebbe piaciuto leggere << la vuole smettere >> urlai << non me ne frega un cazzo dei suoi stupidi libri e odio spendere il pomeriggio qui, non serve a niente e lo sa benissimo perché continua ad insistere. Mi lasci in pace >> non si era mossa neanche di un millimetro, ed io buttai giù il banco ed uscì dalla stanza, non so come mi raggiunse e mi afferrò un braccio << la tua punizione non è ancora finita >>
   
 
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