Eclipse
E forse il fatto che
la luna non potesse mai avere il sole era il motivo per cui lo amava così tanto
“Giù, giù, giù!”
Nessuno avrebbe mai
creduto possibile che la Sala dei Corvonero si
sarebbe trasformata nell’ambiente adatto alla festa del secolo.
Ma soprattutto,
nessuno avrebbe mai creduto possibile che io, Rose Weasley,
avrei perso il controllo.
“Vai col settimo
giro, Potter!”
A sfidarci, attorno
al tavolo, siamo rimasti solo io e mio cugino James. Lo sfiora un attimo di
esitazione, ma
subito dopo versa il Firewhiskey nei nostri due bicchieri. Dopo averli sbattuti
l’uno contro l’altro, è di più il whiskey che cade sul pavimento che quello che
beviamo.
Mi reggo ad Al, che è
a metà tra il disperato e il preoccupato: non riescono a calmarlo neanche i
miei abbracci smielati.
La partita di Quidditch
contro i Serpeverde è tra meno di una settimana e
sono un fascio di nervi per plurimi motivi. Innanzitutto, volerò vicino a Scorpius e Lily. Poi, tutta Hogwarts
mi guarderà. E, in più, devo essere concentrata e vincere, sennò Potter avrà un
motivo in più per odiarmi.
Contrariata, mi trascino in Sala Grande
nel momento stesso in cui i Grifondoro iniziano a
mangiare. Me ne sarei stata volentieri in camera, ma quando mi colpisce una
fame da lupi è difficile resistere ai crampi. Strizzo gli occhi per capire dove
sedermi, e, non appena noto che Dominique mi ha riservato un posto accanto a
lei, mi nasce un sorriso spontaneo sulle labbra. “Domani iniziano gli
allenamenti, Ro” mi avverte, “Secondo quel coglione di James è la “partita del
secolo”.”
Non avevo dubbi: secondo lui, tutte le
partite di Quidditch sono “del secolo”. James si
nutre di Quidditch e di scherzi – d’altronde, con zio
Harry e zia Ginny come genitori, non è che abbia
molte alternative. James… gli lancio
un’occhiata fugace. Sta ridendo a bocca aperta, divertito come al solito.
Inspiro profondamente e mi costringo a distogliere lo sguardo per non soffrire
oltre. Una volta, il posto accanto a lui era sempre riservato a me.
Improvvisamente Fred, seduto – o
meglio, stravaccato – davanti a noi, sventola la forchetta in aria: “Non
deludetemi, cugine”. Noto che si è sporcato il maglione con del sugo e mi lascio sfuggire una smorfia disgustata, mentre lui ride di
gusto – fortuna che a Fred non importano certe cose, sennò mi odierebbe anche
lui.
“E come potremmo deluderti?” sbuffa
Dominique. “Siamo bravissime. Un talento puro.”
E modeste,
soprattutto.
In realtà, non posso contraddire mia cugina: mio padre sostiene che il Quidditch scorra nel sangue Weasley.
Tutti noi sappiamo giocare piuttosto bene. Io sono stata l’ultima ad
avvicinarsi a questo sport, soprattutto per colpa di mia mamma, che l’ha sempre
considerato una distrazione dagli studi. Quando i miei cugini ci giocavano, mi
tenevo distante, a sfogliare un libro; poi, una mattinata d’inverno, James mi
aveva costretta a cavalcare una scopa e afferrare una Pluffa
e il resto è storia. Il Quidditch è l’unica cosa che
riesce a farmi sentire libera da tutte le preoccupazioni che mi schiacciano
sulla terraferma.
Mia madre, inizialmente, non poteva accettare
che cavalcassi una scopa, ma alla fine si era inorgoglita vedendo i risultati e
mi aveva spinto a dare del mio meglio nelle partite. “Poveri illusi, non ci
batterete mai” esclama Roxanne, apparendo dal nulla dietro
il fratello e appoggiandosi sulla sua spalla col mento. “Non con una Cercatrice
come me nella squadra avversaria.”
“Che paura, Serpe” borbotta Fred.
“Staccati.”
Lei non lo ascolta – come sempre,
d’altronde – e continua. “Il destino è segnato: vinceremo la Coppa!”
“Ti sei dimenticata del nostro
Cercatore” trilla Dominique, legandosi distrattamente le ciocche bionde in una
treccia disordinata. “Non vi lascerà mai vincere.”
Roxanne fa il suo sorriso
malandrino, un po’ storto, e mi fa un cenno. “Ro? Possiamo parlare?”
Sgrano gli occhi. “Dici a me?”
Esplode nella sua risata scoppiettante.
“Conosci altre Ro, forse?”
“Vabbè” mormoro, “dimmi pure.”
“In privato”
strizza l’occhio, scombina i capelli a Fred e mi prende sottobraccio, com’era
solita fare.
“Rose, ti
riaccompagno in stanza. Non sei in te.”
La voce di Albus è sovrastata dalle urla scatenate degli studenti, che
stanno buttando all’aria ogni cosa capiti loro sotto tiro per ballarci sopra.
Faccio finta di non averlo sentito e mi dirigo al centro della pista
improvvisata, trascinando Lily con me.
“Adoro quando ti
lasci andare!” chioccia la mia cuginetta, danzandomi attorno.
E proprio nel
baccano, proprio nel mezzo del divertimento, proprio quando riesco finalmente a
sentirmi libera e leggera…
Ecco che si avvicina Scorpius Malfoy.
Appena siamo fuori, al sicuro da
sguardi indiscreti, comincia a parlare: “Sei molto triste, vero, Rose?”
Vorrei mentirle, anche se non ce n’è
bisogno – mi sento confusa e indecisa sul da farsi. Cosa vuole da me Roxanne? È la più solitaria, tra i cugini, o meglio è
l’unica che si è costruita molte amicizie al di fuori del “clan Weasley-Potter”, come ama chiamarlo lei stessa.
Ciononostante, siamo sempre state vicine, soprattutto d’estate… ed è l’unica
che non mi ha tolto il saluto.
Annuisco piano. Stranamente, lei mi
stringe in un abbraccio fraterno. “Lo sai che io ci sono. Ci sono sempre
stata.”
“Perché mi dici questo?” tentenno.
“Perché non mi odi come gli altri?”
Ci sediamo sull’erba umida, vicino alla
capanna di Hagrid, e mi rivolge un sorriso illuminato
dalla luna. “Nessuno ti odia per quello che hai fatto, cuginetta. È solo che
Lily ha più potere di te.”
“Mi dispiace, Xanne”
mormoro. “Mi dispiace così tanto.”
“Amore, torno tra
pochissimo. Devo sbrigare una faccenda.”
Scorpius si è avvicinato
all’orecchio di Lily.
Il mio mondo
s’incrina.
Inizio a barcollare,
non so se per l’alcol o per la scena a cui sto assistendo.
Mi convinco di essere
pazza: li ho sempre visti insieme, e non mi era mai capitato nulla di simile.
Eppure, ora, sembra
proprio che la gelosia mi stia divorando lo stomaco.
“Non devi dirmelo” dice, “so che sei
dispiaciuta. Ma, vedi, Rosie, non dovresti nemmeno esserlo... sono cose che
capitano tutti i giorni. Eri ubriaca. Non eri in te.”
“Io...”
Non mi dà il tempo di dire nient’altro.
Roxanne si fa seria e mi afferra saldamente le mani,
guardandomi negli occhi: “Rose, c’è una cosa che devo dirti. Ma prima devo
sapere la tua versione della storia. Devi confermarmi… quello che ho già
intuito da sola.”
Sbatto le palpebre, allibita. Non ho
voglia di tirare fuori quella storia, non ho voglia di rievocare i fatti, di
pensare alle labbra di Scorpius sulle mie. “Cosa vuoi
che ti dica? Ci siamo baciati. Anzi, l’ho baciato io. Lui…” mi s’incrina la
voce e non riesco più a proseguire.
Mia cugina annuisce, comprensiva e
compassionevole: “Proprio quello che pensavo.” Dopodiché, socchiude gli occhi e
inspira a fondo, come se avesse paura di dirmi qualcosa – o come se cercasse il
modo adatto per dirmelo. “La colpa non è
tua.”
Inarco un sopracciglio. “Dove vuoi
arrivare?”
“A Lorcan Scamandro, ovviamente” scuote la testa, pensierosa.
La sua risposta mi lascia spiazzata.
Anche se ancora non capisco, però, la domanda che mi preme più farle non
riguarda Lorcan, Lily, o chicchessia. “Roxanne, perché lo stai facendo?”
“Oh, andiamo. Mi stai simpatica. Sei la
mia famiglia! Perché non dovrei farlo?” inclina il capo.
“Anche gli altri sono miei cugini ed
erano i miei più grandi amici. Al, per esempio.”
Sospira. “Il fatto è che loro non
capiscono. Io sì. So esattamente cosa provi.”
“In che senso? Come puoi?”
“Sono anch’io la Weasley
sbagliata, Ro” pronuncia queste parole con amarezza incredibile. “Dovresti
saperlo. L’unica Serpeverde, la delusione della
famiglia. Non ho nemmeno i capelli rossi...”
Quando il Cappello Parlante aveva
urlato: “Roxanne Weasley,
SERPEVERDE!”, in effetti, tutta la Sala si era ammutolita. La figlia di due Grifondoro, una Weasley, Serpeverde. Nessuno se l’aspettava e Roxanne
aveva paura di scriverlo ai suoi genitori, che apparentemente non le avevano
fatto pesare la cosa, ma ogni Natale nonna Molly si lascia scappare – o meglio,
lo fa di proposito – che tutti i Mangiamorte erano Serpeverdi e tutti gli Auror Grifondoro, cosa non vera, per altro.
“Ci piaci così” le sorrido.
“Non è vero” mormora, “Se vi sto
simpatica, è solo perché assomiglio ai Malandrini, nonostante la mia Casa.”
Roxanne è scatenata,
irrefrenabile, divertente, un uragano di guai, ma allo stesso tempo furba,
ambiziosa, precisa. Un po’ maliziosa, a volte. Difficilmente dice la verità, ma
so di poterle credere, so che mi vuole bene. “Pensavo che te ne fregassi.”
“Eccome se lo faccio” ridacchia,
facendo spallucce. “Non ho tempo di prestare attenzione a stupidi pregiudizi!
Torniamo a noi.”
So che è ferita, ma so anche che è
storia passata – andiamo, noi abbiamo sempre abusato di averla in famiglia.
Soprattutto Hugo e Lucy, un po’ deboli, dicono a chi li disturba “guarda che
mia cugina è Serpeverde” –, quindi passiamo al
presente. Abbassa la voce. “Il fatto è che, Rose, Hogwarts
non parla male di te per un bacio. È
un bacio, andiamo! Tutti facciamo cose di questo tipo, di continuo, soprattutto
se ubriachi…” Mi guarda dritto negli occhi. “Lorcan Scamandro, Rose. È colpa sua. È andato a dire a chiunque che vi ha visto scopare, non scambiarvi
un bacio.”
*
Mio padre mi aveva avvisato fin dal
Primo Anno di stare alla larga da Scorpius Malfoy – e io avevo obbedito pazientemente, prendendo le
sue parole alla lettera. Quando lo guardavo, non vedevo né un ragazzo, né un
possibile amico, ma solamente qualcuno da battere
a ogni costo.
Nel corso degli anni ci siamo
ostacolati a vicenda, ognuno preso a essere migliore dell’altro. Era come se
mandassimo avanti una tradizione illogica, iniziata dai nostri genitori.
Studiavamo gli uni i voti dell’altro, con invidia
e sprone a dare di più, sempre di più.
Non posso nemmeno contare quante
nottate ho passato in bianco a studiare con il solo scopo di battere Malfoy. Non mi ero mai presa la briga di conoscerlo per
davvero, ma ero sicura di detestarlo con tutto il mio cuore – forse perché
l’uno mostrava all’altra solamente il lato più fiero, cinico, saccente, e odioso.
Nel momento stesso in cui Lily si era
fidanzata con lui, però, avevo iniziato a vederlo sotto una luce diversa.
Certo, era sempre il nemico da sconfiggere, e certo, continuavo a detestarlo,
ma ho iniziato a farmi più domande sul suo conto. E, soprattutto, ho iniziato a
notare quanto fosse maledettamente attraente, con quel ciuffo ribelle e le
spalle larghe.
Lily mi parlava di uno Scorpius a me sconosciuto, uno Scorpius
dolce, gentile. Ogni qualvolta li vedessi insieme, era come se una morsa mi
stringesse lo stomaco – e ne avevo parlato con Al, che aveva sorriso eloquente
e detto che tifava per il nostro matrimonio fin da quando avevamo dodici anni.
Nonostante tutto, mai avrei pensato di
essere capace di una cosa simile. Ho
provato, più volte, a ricostruire dettagliatamente gli eventi, io che sfioravo
le labbra di Scorpius e Lorcan
che rideva, divertito, dietro l’angolo, minacciandomi che Lily avrebbe saputo
tutto in pochi minuti. Ho provato a ripercorrere gli attimi che precedevano il
bacio, le mie parole balbettate: “Mi vedrai sempre come una Weasley,
non è così?”. Ma più ci penso, più penso agli occhi confusi di Scorpius e al suo indietreggiare, più penso alle sue
sopracciglia aggrottate e al suo smarrimento, e più mi sembra di rammentare un
sogno e non la realtà.
*
Lorcan Scamandro
è disteso sui gradini dell’ingresso, le mani affondate nelle tasche dei jeans
neri, intento a socchiudere gli occhi e godersi i raggi del sole che gli
lambiscono il viso. È il classico bello e dannato, il tipo di cattivo ragazzo
che porta solo guai – e sono convinta che tutte le ragazze di Hogwarts abbiano una pericolosa e irrazionale cotta per
lui.
Ho come l’impressione che mi stia
aspettando da un po’. Quando mi vede arrivare come una furia, gli occhi
fiammeggianti e la bacchetta saldamente impugnata tra le dita, non è
minimamente scosso. Anzi, mi sorride sornione. “Oh, finalmente! Aspettavo
questa visita da un bel po’. Come va, Rosie?”
Rosie. È l’unico a chiamarmi
ancora così. È da quando ho undici anni che ho proibito a chiunque di usare
quel soprannome odioso e di sostituirlo, piuttosto, con “Ro”. Lui, ovviamente,
non mi ha ascoltato, dato che ama infastidirmi… be’, ama infastidire un po’
tutti, in realtà.
“Scamandro”
sentenzio, “sei un uomo morto.”
Mi scaglio contro di lui, la bacchetta
che sfiora la sua gola e il mio naso a un centimetro dal suo. “Cosa credevi di fare?” continuo,
imperterrita, versandogli addosso tutta la rabbia e il risentimento che ho
covato in due settimane. “Che cazzo credevi di fare, Scamandro!
Dimmi cosa cazzo ti ha spinto a rovinarmi la vita!”
Lorcan non è minimamente
scalfito, anzi, ha l’espressione di chi si sta divertendo un mondo: sorriso
storto, fossette annesse, occhi brillanti. “Wow. Stavo iniziando a credere che
ti avessero Smistata nella Casa sbagliata, dopo tutti quei giorni che hai
passato a nasconderti. Volevo addirittura proporti di venire a Serpeverde! Avrei condiviso volentieri la camera con te,
Rosie… e invece, ecco spuntare il tanto decantato coraggio Grifondoro!”
Nessuno al mondo riesce a infastidirmi
come Lorcan. Trattengo il respiro e subito dopo passo
all’attacco. “Sei una testa di cazzo, Scamandro!”
“E tu sei sempre più fine, Rosie”
allunga una mano per sfiorare una ciocca dei miei capelli rossi, caduti a
cascata sul suo petto. Mi ritraggo, disgustata, la bacchetta sempre puntata
alla sua gola, e dico a denti stretti: “Non osare
chiamarmi così.”
Mi chiedo cosa potrebbe cancellargli
quell’odiosa espressione soddisfatta sul volto. Forse solo una Maledizione
Senza Perdono potrebbe farlo. Ripenso alla dolcezza di Lys…
come diavolo possono due gemelli essere tanto diversi?
“Oh, giusto, non sei più abituata a
sentire il tuo vecchio soprannome. Perdonami, volevo essere garbato, ma se
insisti userò il tuo nuovo nomignolo…” esclama, sprezzante, per poi sussurrare:
“E ti chiamerò troia.”
Mi ribollono nel sangue umiliazione,
rabbia, confusione, e odio, odio puro. Nessuno può permettersi di ferire il mio
orgoglio, soprattutto non Lorcan Scamandro.
Fisso il mio sguardo nel suo e perdo il controllo. “Stupeficium!”
Vola qualche metro più in là e atterra
sul terreno in modo sgraziato. Il petto mi si gonfia d’orgoglio, perché sono
finalmente riuscita a togliergli dal volto quell’espressione soddisfatta e
fiera. Ora è maledettamente incazzato.
Balza in piedi, passandosi una mano tra i capelli biondo sporco, e per un
attimo temo che tirerà fuori anche lui la bacchetta. “Smettila di giocare a
fare la bambina cresciuta.”
Le sue parole mi scivolano addosso, e
lo raggiungo nuovamente con una falcata. “Stupef…”
“Signorina Weasley!”
Merda. Mi fermo sul posto,
gli occhi sgranati e un’espressione colpevole dipinta sul volto. A parlare è
stata la preside McGrannitt, spuntata non si sa come
dal nulla. Questa è la volta buona che mi espellono sul serio.
“Mi vuole spiegare cosa sta succedendo
qui? Perché ha la bacchetta rivolta contro il signor Scamandro?”
Il viso mi si tinge dello stesso colore
dei capelli. “Io… ehm… stavo solo…” balbetto inutilmente.
“…Scherzando!” stranamente e
illogicamente, Lorcan accorre in mio aiuto, vedendomi
in palese difficoltà. Gli lancio una stilettata con gli occhi e lui prosegue,
amabile. “Ci scusi, Signora Preside, non intendevamo fare nulla di male. Sa che
Rose si fa prendere facilmente la mano, no?”
Avrei qualcosa da ribattere, anzi,
avrei molto da ribattere, ma sono
costretta a tenere a freno la lingua e annuire affabile. Nella mia testa sto
pianificando il modo adatto per ammazzare Lorcan e
programmando di imparare l’Avada Kedavra, ma ora, davanti alla McGrannitt,
devo essere la solita e perfetta Rose Weasley. Se mia madre lo viene a sapere…
“Lo spero vivamente” la McGrannitt stringe gli occhi con l’aria di una che non si è
bevuta una sola delle parole di Lorcan. “Altrimenti
mi vedrò costretta a contattare i vostri genitori. Il che sarebbe davvero un
peccato, visto che sono in ottimi rapporti. Vedete di seguire il loro esempio.”
Non aggiungiamo altro, né io né Lorcan. La preside fa per andarsene, ma prima di lasciarci
aggiunge: “Signorina Weasley, quasi dimenticavo:
quella puntata al petto è una spilla da Prefetto. Agisca di conseguenza.”
Rabbrividisco. Non appena se ne va,
realizzo in che guai mi sto cacciando da quando, quella sera, ho baciato Scorpius. Saltare le lezioni e tentare di ammazzare alunni
di certo non si addice alla Prefetto-perfetto Rose Weasley
di una volta… Mi domando in cosa mi sto trasformando, se in una versione
migliore o peggiore di me stessa. Per la prima volta, inizio a pensare che
l’espulsione da Hogwarts rappresenterebbe una manna
dal cielo – se me ne andassi da qui, forse, potrei finalmente iniziare tutto di
nuovo, da qualche altra parte. Certo, questo significherebbe dire addio
definitivamente anche ai pochi che mi restano accanto, ma onestamente inizio a
pensare di non avere più scelta.
La rabbia di qualche secondo fa si sta
esaurendo per lasciare spazio unicamente alla rassegnazione. Mi giro verso Lorcan, rendendomi conto che ormai non ho più armi. “Dimmi
solo perché l’hai fatto.”
Scamandro sembra, in qualche
modo, sorpreso dalla mia domanda. Per una volta, non sorride compiaciuto.
“Perché il fine giustifica i mezzi. Dovresti conoscermi, Rosie, no?”
“Dio Santo, Scamandro,
se non la smetti con quel soprannome…”
“Tranquilla, ti tirerò fuori dai guai
quando il mio piano sarà completato.”
“Ma che cosa stai dicendo?” ho la voce
stanca. La verità è che sì, conosco Lorcan Scamandro e conosco i suoi piani subdoli per ottenere
qualcosa, ma non credevo che sarei mai diventata vittima di uno dei suoi
progetti meschini. In più, non ne vedo il senso.
“Niente che ti possa riguardare”.
“Mi riguarda eccome, visto che sono io nella merda!”.
“Prima o poi dimenticheranno. Quando il
mio piano sarà attuato, ti tirerò fuori. Fino ad allora... in bocca al lupo,
Rosie. O meglio: in bocca ai lupi”.
Se ne sta andando e non ho nemmeno la
forza di fermarlo. Non ho la più pallida idea di cosa fare: parlargli è stato
totalmente inutile, non ho neanche scoperto il motivo per cui abbia detto ad
ogni mago che sono andata a letto con Scorpius.
Mi guardo attorno e vedo solo solitudine. In mezzo a folle e folle di
studenti, mi sento incredibilmente isolata. Tutti mi fissano e, per quanto
cerchi di evitarli, i loro sguardi sono eloquenti. Non serve che aprano bocca
per capire cosa passa loro per la mente: Rose è una puttana, Rose è una traditrice,
Rose non si merita di essere figlia di Ron e Hermione.
Ho passato sedici anni della mia vita a
prestare attenzione a ogni mia minima mossa e dettaglio della mia figura per
non deludere le aspettative di tutti. Ho nascosto ogni mio difetto e aspirato a
una perfezione impossibile, plasmandomi pian piano un mondo di plastica, finto
ma bellissimo da vedere. Sono stata diligente, studiosa, educata, posata… il
tutto perché fissata con quest’idea di essere perfetta. La perfetta Rose Weasley.
Ho sempre riflettuto sulle mie azioni e
difficilmente mi sono abbandonata all’impulsività.
L’unica volta che è successo, è
scoppiato il finimondo.
Sospiro. Mi chiedo se sia davvero
giusto che sia un solo, banale errore a distruggere per sempre l’immagine di
noi stessi che ci eravamo creati con tanta cura.
Note dell’autrice
Eccoci al nuovo capitolo!
Finalmente pare si sia fatta chiarezza su quanto successo e sul motivo per cui
Rose è tanto disprezzata dagli studenti di Hogwarts.
Chissà cos’ha in mente
quella Serpe di Lorcan Scamandro…
Scusate se i primi
capitoli risultano brevi, prometto che nel corso della storia si allungheranno.
Spero di aver suscitato
un po’ di curiosità in voi lettori! Grazie a tutti coloro che hanno iniziato a
seguire questa storia. Vi do un abbraccio!