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Autore: Servallo Curioso    27/07/2009    1 recensioni
Ham è un dio che vive in un pantheon fatto di ruoli assurdi. Lui, comunque, si sente costretto a quel ruolo fatto di studio e ricerca; privo di azione, fama ed esperienza. Non è capace di accettare la sua natura così impulsiva e sognante, all'opposto del suo ruolo: l'archivista che passa l'eternità nelle sue stanze. Conosce gli dei, conosce la storia, conosce qualsiasi cosa scritta fino a quel momento: ma non conosce il brivido di provare quelle avventure tanto sognate sulla propria pelle. Quando l'occasione finalmente si presenta, Ham, capisce di non essere adatto a quel genere di storie: quelle con l'azione, la paura della morte e il fragore delle armi di sfondo. Questa volta, però, non potrà decidere di ritirarsi: è scoppiata la guerra.
Genere: Drammatico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 24 – Come bravi fratelli

Si lanciarono un occhiata sicura, mentre davanti a loro la situazione andava cambiando.
La perversa, la cuoca e il gatto si ritrovarono ben presto a combattere contro qualcosa che di umano aveva ben poco.
Gambe, braccia, busti e volti. Raffaella si era trasformata in un'intricata rete di arti che la reggevano in piedi, formando una piccola cupola dalla quale svettava una testa di donna. Non amava quella forma, non adorava materializzare tutte le anime possedute, ma la stavano mettendo in difficoltà.
Da quella foresta di carne fuoriuscirono tre teste che rigettarono braccia, dalle quali uscirono altre braccia, che a sua volta evocarono altre braccia. Come tre fruste si avventarono sugli dei, che rapidi evitarono l'attacco avanzando.
Una cosa disgustosa, un essere ripugnante. I tre la pensavano allo stesso modo e così Nima, che si stringeva a Niel dentro il tempio. Osservavano attraverso una finestrella, certi di essere al sicuro.
Per quanto Katyana tagliasse, la nemica si rigenerava; per quanto Manius o Maonis lacerassero quella carne si rimarginava troppo velocemente. Era stato uno spreco di forze inutili. Avevano macellato il suo corpo, sperando che la sola testa di Raffaella fosse un pericolo di poco conto. Avevano però dovuto scontrarsi con quel potere maledettamente infido, che permetteva alla dea del fallimento di rinascere anche dal più piccolo lembo di pelle.
Tagliamole la testa!” ordinò Manius trasformandosi in una grossa bestia dorata. Era in tutto e per tutto uno scorpione gigantesco, con due paia di chele e una lunga cosa munita di lama all'estremità equipaggiata in questo modo riuscì a farsi strada tra le armi di carne che le venivano lanciate contro. Lunghe catene di braccia cadevano su di lei come frecce e lunghe catene di gambe le piombavano addosso come martelli. Gli strumenti dell'animale, per tagliare o schiacciare, uniti alla corazza coriacea sul dorso avevano trasformato Manius in una macchina da guerra. Eppure il suo scopo era quello di prendere tempo, attirando l'attenzione della nemica.
L'idea era buona. Benché la testa potesse rigenerare il corpo, usando le anime rimanenti, sarebbe stata separata da quell'ammasso di corpi e arti. Perdere quell'imponente e ripugnante corpo sarebbe stato come eliminare decine di spiriti in un colpo solo.
Maonis con l'agilità tipica di un felino, arrivò rapido sulla cima della cupola trovandovi il volto di Raffaella, che faceva da punto di origine per tutto. Con i suoi ardigli incandescenti lanciò un attacco capace di lacerare anche una corazza, ma quel colpo non incontrò nessuna testa. La dea aveva ritirato il capo, facendolo sparire, come 'inglobato' dalla cupola stessa. Sicuramente ora andava a comparire da un'altra parte, di quell'intricata rete.
È fuggita!” esclamò il gatto balzando via, verso la base.
Poco male” rispose Katyana alle sue spalle. Mentre il suo alleato assaltava il volto mascolino di quella divinità lei era scattata in alto, caricando un fendente. Atterrò appena, posando le punte degli stivali a una gamba tesa, e fece cadere con forza la spada contro la carne pallida del mostro.
Per la forza impressa e un piccolo potenziamento magico, quel fendente, fu capace di tagliare a metà l'intero corpo, lasciando che le due parti cadessero a terra come il guscio di un uovo rotto.
Il tonfo alzò un mare di polvere, distruggendo quel poco che rimaneva del cortile.
L'intera città ormai stava scappando, spaventata. Solo pochi folli, o coraggiosi, erano rimasti a guardare da una debita distanza.
La voce di quello scontro si stava spargendo rapidamente, cosicché tutto il regno in meno di una giornata fosse in stato d'allarme. Gli dei erano in guerra e gli uomini temevano ciò.
Manius riacquistò la sua forma umana, coprendosi con una camicia chiara e pantaloni di pelle, trasformando le proprie mani in lame affilate.
I tre dei rimasero per un attimo fermi, guardando le due parti attorno a loro. Dovevano scoprire quale delle due era viva, in quale metà si nascondeva Raffaella. Per farlo attesero un attacco.
Dal groviglio di arti che improvvisamente aveva ripreso vita, fuoriuscirono lunghe braccia artigliate e serpentine, incredibilmente rapide.
Dopo di loro è il nuovo corpo della dea a fare capolino. Niente più forme e corpi inutili, solo il suo. Il corpo nudo di una donna incredibilmente magra e le sue braccia, diventate così lunga da sembrare fruste vive. In cuor suo sa che per quanto il suo spirito sia forte non potrà continuare per sempre. Deve uccidere i tre adesso, rubarne l'anima come magra consolazione per quelle perdute e bere il sangue del ragazzo.
Lui l'aveva informata, lui le aveva detto che c'era qualcuno con il loro stesso potere, vicino all'arida piana che ospitava Knossa. Lei come sempre si era fidata ma stranamente aveva incontrato un imprevisto. Per un attimo pensò che era stata una trappola, un piano ben congegnato. Lei era stata usata come esca per allontanare delle presenze dal Palazzo.
E sia, si disse. Se lui aveva architettato questo lei sarebbe stata al gioco. Alla fine erano alleati, quasi amanti. Il mondo si sarebbe piegato al loro volere.
Katyana e Maonis si erano avvicinate troppo. Dal suo busto uscirono delle ulteriori braccia serpentine, che presero in pieno il corpo della cuoca ed evitando il felino per un soffio. Fu un impatto terribile, che sbalzò la dea vittima alcuni metri indietro, spuntante sangue.
Raffaella approfittò dell'occasione, munendo di affilate unghie quei nuovi arti e li scagliò contro la dea a terra.
Sangue e gemiti.
Katyana strinse i denti, mentre il suo corpo venne trafitto da una serie di punte feroci e Raffaella fece lo stesso, quando senti il freddo metallo di Manius attraversarle il petto. La dea del fallimento chiuse gli occhi, sopportando il dolore e reagendo prontamente a quel colpo. Dalla sua schiena uscirono altre braccia, tutte munite di artigli, che tempestarono il corpo della perversa.
Raffaella ritirò tutti quegli arti in eccesso, ansimando stanca e nuda.
Manius vacillò, sul punto di cadere a terra, ma restò in equilibrio. Katyana si rialzò, scagliando maledizione a chiunque, mentre tentava di sopportare il dolore. Maonis le atterrò accanto, pronto a riprendere lo scontro.
Quanta fatica.

Aveva quasi finito di salire le scale, quando su di lui si avventò Miun. Evitò con facilità il colpo e ricambiò ferendola alla spalla. La dea della medicina non aveva mai combattuto in vita sua, ma quasi per istinto, aveva imbracciato le sue armi e si era gettata contro l'invasore.
L'ingresso sembrava deserto, neppure il vento aveva il coraggio di soffiare.
Anche tu?” sospirò Crever stringendo la mano attorno all'impugnatura della spada, mentre l'altra era nella tasca dei pantaloni, a riposo.
Miun attaccò di nuovo, questa volta lanciando i suoi aghi neri e intrisi di veleno. “Ti fermerò con questi!” trovò il coraggio di esclamare. Crever li evitò tutti e la colpì nuovamente con la propria, lama. Questa volta il colpo era stato decisivo, nel ventre. Lei sputò sangue.
Il dio pensò che fosse quasi uno spreco, uccidere tutti questi dei: soprattutto, così velocemente.
Prima Nelunis, al molo, così forte e decisa. Poi c'erano stati Gribio e Diena, apparsi lungo la scalinata. Anche loro, così teneri, avevano terminato la battaglia iniziata alla Foresta Bianca. I loro corpi ora riposavano sulla fredda pietra, riposti a un lato della scala. Infine Miun, la grande esperta di medicine.
Dov'è Revery?” chiese.
L'altra non alzò lo sguardo ma si limitò a rispondergli, con un filo di voce. “Lei non è più con noi da molto. Sei arrivato tardi”. Lui soffiò spazientito. Tirò fuori spada dal corpo della dea e la colpì di nuovo. Avrebbe potuto decapitarla, ma non era nei suoi metodi. Meno sangue versava meglio sarebbe stato, inoltre i corpi interi erano più facili da trasportare e migliori all'aspetto. Questa volta l'affondo la colpì all'altezza del cuore, deciso e violento.
Lui sembrò incupirsi per un attimo, mentre riponeva il corpo di Miun su un lato, così che non ingombrasse l'ingresso.
Qualcuno però aveva assistito alla scena nascosto dietro il portone. Lei lo fissò uscendo, stordita dal suo risveglio. Lui reagì rapido, mettendosi in una posizione di guardia. Gli bastò scorgerla per rilassarsi, quasi sollevato.
Ci crederesti se ti dico che Miun mi aveva appena assicurato che eri morta?” le disse accennando un sorriso.
Revery mosse dei timidi passi verso di lui, mostrando il suo corpo coperto da una corta camicia da notte lilla, e la spada che impugnava. I suoi occhi si concentrarono su Crever. “Forse è così” rispose. “Sono rimasta a lungo in un letto. Ho i muscoli intorpiditi”.
In un letto? Sonno o cose porche?” accennò lui ironizzando.
Credo sia stata una specie di morte, fratello. Ero perduta in uno spazio infinito, priva della voglia di muovermi o cercare un'uscita. Ero sola”.
Lui distolse lo sguardo, perlustrando l'area attorno a sé. “Ma ora sei sveglia”.
Lei annui triste. “Qualcuno mi ha richiamato indietro. È una cosa triste, no?”. Si ricordò il risveglio, quando la luce l'aveva colta di sorpresa irritandola. Si era ritrovata a terra, stesa vicino ad altri corpi. Dopo essersi ripresa aveva sistemato Lorissy e Valanz l'uno accanto a l'altro e li aveva coperti con il lenzuolo bianco del suo letto, posto nell'angolo sotto la finestra. Si era stupita del silenzio, un silenzio preoccupante per il Palazzo ed era uscita da quella sala.
Aveva sentito un brusio provenire dalla parte più interna, ma lei non ne era attratta. Scivolò rapida verso l'uscita, afferrando una delle raffinate spade appese lungo il corridoio centrale. Era tanto che non ne impugnava una, ne aveva perfino dimenticato il peso.
Abbastanza” scherzò lui.
Lorissy e Valanz l'avevano raggiunta, chiamata e svegliata, ma i loro spiriti non erano riusciti a tornare indietro. Ma forse lo sapevano entrambi, anzi, lo avevano sperato.
Ora dobbiamo combattere. Tu non puoi passare”.
La riconobbe, finalmente. Si era presentata come una ragazzina esile e confusa, ma ora era tornata la donna che ricordava: forte e decisa. Una vera guardiana, colei che morirebbe piuttosto che fallire.
Lui le si avventò contro, rimanendo però deluso dopo il secondo attacco.
Le possibilità era due: o lui era diventato incredibilmente forte, o Revery si era indebolita. Aveva già acquisito il vantaggio, lei indietreggiava e sembrava sul punto di cedere.
Si fermò. “Cosa ti succede?” le chiese preoccupato.
Credo di aver perso i miei poteri” disse atona. La cosa non la toccava minimamente, non più. Dopo il suo risveglio si era sentita vuota, perduta. Il suo compagno era morto, insieme a chissà quanti fratelli. Se le emozioni avessero invaso nuovamente il suo spirito sarebbe crollata.
Lui sgranò gli occhi.
Brutta storia”.
Combatterò ugualmente” lo rassicurò, ma Crever era scontento. Contrario a quella scelta.
Non è leale, capisci?” ribatté. Lei sembrò stupirsi.
Da quando ti importa della lealtà?”
Mi offendi, sorella. Io non sono scorretto, sai? E poi questo è uno scontro speciale, dev'essere tutto perfetto”. Si guardò attorno, trovando infine la soluzione ai suoi problemi. Il suo volto si illuminò e Revery sembrò non capire.
Si gettò verso quegli aghi neri sparsi al suolo, intrisi di veleno. Miun aveva detto qualcosa a riguardo. Ottimo.
Con decisione ne prese uno e se lo piantò nella spalla, estraendolo solo dopo alcuni secondi. Ripeté l'operazione altre due volte, strizzando ogni volta gli occhi come un bambino durante una puntura.
Attese alcuni attimi, ma non sentì nulla nel suo corpo cambiare.
La gemella aveva finalmente compreso i gesti di Crever ma era perplessa.
Proviamo, dai” esordì lui, afferrando nuovamente la spada e gettandosi nella lotta.
Lei reagì, trovandosi questa volta contro qualcuno al suo pari. Era però rimasta colpita dalla determinazione e dalle azioni di Crever.

I colpi di spada risuonarono con forza nei corridoi, distraendo appena Chube.
Era ferma, con la sua figura magra e slanciata, coperta da un vestito rosso semplice ma elegante.
Fece dondolare un poco la testa, così da allontanare i capelli neri dal viso.
Non passerai” esclamò.
Colui che le stava davanti sorrise. “Questa non è una tipica frase di Revery?”
Lei annuì. “Sì. In realtà sono lei travestita”. Non c'era divertimento sul suo volto, lei non amava la battaglia. Sporcare gli interni del Palazzo con il sangue di un fratello sarebbe stato un oltraggio, oltre che un lavoro in più per lei in seguito: per pulire.
Eppure nella sua testa lo sapeva chiaramente cosa sarebbe successo. Due enormi forze che si scontravano.
O vivi o muori.
   
 
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