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Autore: Elos90210    03/08/2019    0 recensioni
Prospettiva: l’angolazione, il punto di vista da cui viene considerato un fatto, un problema, esaminata o valutata una situazione, errore di giudizio, di valutazione, riguardo a fatti, situazioni, dati che non vengono considerati nel giusto rapporto rispetto ad altri elementi di confronto. In prospettiva, in lontananza (nel passato o nel futuro) e secondo una particolare ottica:
"guardare, vedere le cose in prospettiva; le cose sono fatti e i fatti In prospettiva sono appena cenere"
Montale.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Dopo due noiosissime ore di latino, e aver visto quell’arpia della Scorselli non vedo l’ora di tornare a casa.

Okay, a scuola non ho molti amici, non mi piace quello che studio e la mia famiglia non è come quella del mulino bianco, ma chi l’ha mai detto che è facile essere me?

Nessuno.

Ci sono giorni in cui vorrei restare in camera mia, al sicuro, rintanata sotto le mie bellissime coperte tema Star Wars, senza vedere o sentire nessuno; altri in cui mi sento talmente bella che esco dalla porta di casa pronta per spaccare il mondo. Dipende tutto da come mi alzo, da come mi tratta la gente, perché si belli miei ora vi illuminerò la giornata, ma se prendete a pesci in faccia una persona non aspettatevi di certo abbracci e arcobaleni, nossignore.

Se c’è una cosa che ho imparato nella mia giovane vita è: tratta gli altri come vuoi essere trattato.

Ma come sono saggia, posso farmi i complimenti da sola; peccato che non segua sempre queste mie perle di saggezza, perché si ecco forse lo devo ammettere sono un pochino lunatica, ma giusto un poco quel tanto che basta.

 

Ad esempio, oggi Raffa deve restare fuori perché a gli allenamenti, così invece di prendere il pullman armata di cellulare e cuffiette, camminerò fino a casa pronta all’ennesima strigliata di mia madre.

In casa mia va così, loro hanno scelto per me tutto e io mi devo adattare alle loro decisioni perché per loro sono troppo incosciente e immatura, perennemente con la testa tra le nuvole.

Che poi io mi chiedo cosa ci sia di male nell’essere un po’ sognatrice, in fondo non faccio mica del male a nessuno.

È da qui che scaturisce ogni mio problema, per loro tutto quello che faccio è sbagliato, quindi non importa quanto io mi impegni rimarrò per sempre la figlia scapestrata a cui non si può dare fiducia, una buona a niente.

Di conseguenza io provo a impegnarmi, a migliorare, ma dopo una vita fatta di urla e rimproveri ho deciso di vivere a modo mio, più loro cercano di incatenarmi in una realtà che non voglio più io mi ribello e faccio di testa mia.

Che può sembrare una bambinata, ma è l’unico modo per sopravvivere in quella casa di matti.

È dalla terza superiore che ho iniziato a lavorare in un piccolo bar qua in centro, per mettere via qualche spicciolo, quel che basta per poter studiare finalmente quello che mi appassiona davvero, l’arte, la fotografia.

Ci sono finita quasi per caso con Lello, quel ragazzo ha sempre e perennemente fame, così siamo entrati in questo locale un po’ eccentrico scritte al neon, disegni sulle vetrine e dentro non era da meno. Tavolini in ferro con sedie dai tanti colori diversi, mi ricordo che mi incantai ad osservare le bottiglie che pendevano dal soffitto illuminato.

Quel locale non poteva che essere gestito da una tipa tutta fuori dalle righe, capelli di due colori diversi, piercing al sopracciglio e qualche tatuaggio qua e là, ma di una dolcezza infinita.

Ancora non so spiegare come iniziai a lavorare li, ma fatto sta che a Susi serviva una barista e io ero nel posto giusto al momento giusto. Se ci ripenso sento ancora le urla dei miei e le mille minacce quando tornata a casa tutta contenta raccontai del mio pomeriggio, ma come ho già detto più loro mi danno addosso più io vado per la mia strada.

Ma se non mi sbrigo a tornare a casa, questa volta in ritardo a lavoro ci arrivo davvero.

 

Arrivata a casa non trovo nessuno, prima di salire in camera passo dalla cucina, dove trovo un post-it dove mi informano che mamma starà in ambulatorio fino a tarda sera mentre papà è impegnato con la squadra e la società come tutti i pomeriggi.

Non perdo tempo sono già in ritardo, saluto Spritz e sulle note di Material Girl salgo in camera mia per cambiarmi, mentre canto a squarcia gola, spero solo che dopo questa non scoppi il temporale.

Pronta con la mia divisa, questa volta mi tocca davvero prendere l’autobus nel mentre chiamo Susi.

–Ehi bella, mi chiami perché? –

Neanche il tempo di fare due squilli che sento già la squillante voce di Susi, incredibile come sia sempre piena di energia, io passerei le mie giornate a letto davanti a una buona serie Tv.

– Veramente sono sull’autobus, sto per arrivare e mi annoio quindi bella snoiami –

Il bello di Susi è che anche se ha 7 anni più di me, è forse una delle poche che mi capisce davvero, con cui posso parlare veramente di tutto. Da quando ho iniziato a lavorare con lei, la mia vita ha preso una nuova piega, sono più aperta, meno scontrosa (certo nei limiti del possibile), ma con lei ho davvero smussato dei lati del mio carattere, cosa che non credevo possibile.

In fondo lei è così, aspetto da dura super sexy, con un cuore di pasta frolla. È una pazza innamorata dell’amore con il folle obbiettivo di trovarmi il ragazzo perfetto, mi spiace per lei ma in tutti questi anni ancora non c’è riuscita; sono una tipa difficile io.

-Allora, visto che ti devo snoiare, ho litigato con Alessandro, ma so già che tra un paio di giorni vinto dal rimorso e dal senso di colpa tornerà a chiedere perdono. Ma questo lo sai già anche tu, invece non sai che da oggi abbiamo un nuovo cameriere, mamma mia questo sì che è un machupicio come si deve, lo dovresti vedere. Alto, bello, occhi verdi, veramente molto bello, ha due occhi che mamma mia e i capelli scuri. Se non fossi fidanzata me lo farei, ti ho già detto che è veramente bello –

Oh no, ci risiamo è partita per la tangente e adesso chi la ferma più, ecco l’unico difetto se così lo possiamo chiamare è che si lei è fidanzata, ma gli occhi ce li ha e mamma mia se guarda bene; è da anni che cerca di accoppiarmi con quelli che lei definisce machupici.

Machupicio, essere di sesso maschile dotato di incredibile bellezza, e tanti addominali.

Scoppio a ridere mentre me la immagino sbavare su questo fantomatico ragazzo.

– Si okay, Susi ho capito è bello, ma mi spiace, lo sai anche tu io ho gusti difficili, non bastano un bel sorriso e qualche addominale per farmi perdere la testa –

– Vedremo, intanto te lo becchi stasera per il turno, e mi raccomando istruiscilo per bene, che questo lo voglio nello staff –

Ormai è arrivata la mia fermata, così mentre scendo dal pullman la saluto, e inizio la ricerca delle chiavi per aprire il locale inghiottite dalla mia borsa.

Si il martedì stiamo aperti solo il pomeriggio e la sera, anche se dopo tutti questi anni non ho ancora capito bene il perché.

Passo i successivi cinque minuti con il braccio infilato nella borsa, alla ricerca delle chiavi perdute, e si che ho attaccato qualsiasi genere di portachiavi per non perderle, ormai sono più grosse le chiavi della borsa, ma niente da fare sono un caso cronico.

Dopo minuti di ricerca sento finalmente uno dei tanti pon-pon attaccati e posso aprire il locale; quella smemorata nemmeno mi ha detto a che ora arriverà il fantomatico machupicio, le mando un whatsapp mentre inizio con la mia solita routine.

Attacco la mia playlist anni ottanta e a passi di musica, cantando come una campana stonata inizio a pulire e preparare il locale.

 

– Boccardi, se continui così potrebbe pure iniziare a piovere –

Sobbalzo, mentre il bicchiere che avevo in mano precipita rovinosamente a terra, non ci credo, non può essere.

Ero così concentrata sulla canzone che nemmeno mi ero resa conto che davanti a me ho niente che di meno di Alberico Tramelli.

–Questo è un incubo, io ti denuncio per stalking! Ammettilo mi stai pedinando, perché non è possibile –

Che cosa ci fa lui qui, e prima a casa e poi a scuola, anche a lavoro no, vi prego no.

– Ascolta Tramelli, non so se vedi ma siamo ancora chiusi, e tra poco deve arrivare un nuovo ragazzo, quindi ti pregerei di uscire senza farmi salire il nervoso –

Lo vedo ridere sotto i baffi, mentre non fa nulla di quello che gli ho gentilmente, e sottolineo gentilmente, chiesto; ma anzi si siede comodamente su uno dei tanti sgabelli al bancone.

– Vedi Boccardi, si dà il caso che da oggi anche io lavorerò qui, quindi non vedo il perché dovrei andarmene –

Per tutto il tempo gli rimane quell’odioso sorrisetto stampato in volto, mentre io ad ogni sua parola sento il mondo cadermi addosso.

Non è possibile, non può essere lui il nuovo cameriere, altro che machupicio questo è un vero e proprio idiota.

– Allora Boccardi, cosa devo fare o già il mio primo giorno devo fare un reclamo –

Lo odio, io non lo sopporto.

E da oggi ci dovrò lavorare insieme.

Sento il telefono vibrare e vedo un messaggio di Susi che mi invita ad essere gentile e disponibile con il nuovo arrivato, informandomi che per i prossimi mesi lavoreremo insieme, per istruire al meglio il microcefalo qui davanti.

Prima di girarmi ancora verso di lui prendo un grande respiro, prevedo dei mesi davvero lunghi.

È arrivato il momento di chiedere un aumento.

 

Il resto del pomeriggio passa con io che spiego a Tramelli come svolgere il lavoro, mentre lui cerca di infastidirmi in ogni modo, quello che non sa è che da oggi ho io il coltello dalla parte del manico così prima di aprire il locale al pubblico gli elenco i suoi compiti.

– Molto bene, vedo che mi hai seguita attentamente, quindi per oggi potrai spazzare per terra, pulire i tavoli, controllare e pulire i bagni una volta chiuso il locale, svuotare i bidoni e lavare bicchieri e piatti sporchi –

Concludo il tutto con un adorabile sorriso che esprime tutta la mia soddisfazione mentre lui mi fulmina con lo sguardo, ma si è appena reso conto che qui il capo sono io.

Concludiamo così il nostro pomeriggio con io che servo i clienti e lui che pulisce il locale preparandolo per la sera, la sera è forse la parte più impegnativa infatti verso le otto arriva in nostro soccorso Susanna che dopo aver salutato Tramelli si fionda subito da me.

– Hai visto che bel manzo ti ho trovato, dimmi anche tu non è bellissimo –

Mi spiace per lei ma questa volta ha proprio toppato alla grande, Tramelli di bello per me non ha proprio niente, anzi tutto il contrario proprio non lo sopporto.

– Certo Su, hai trovato proprio un bel esemplare di idiota, di quelli in via d’estinzione –

– Okay tesoro, o tu da piccola sei caduta dal seggiolone o hai prosciutti sugli occhi perché quello è un figo da paura –

Si un figo da paura con un cervello grosso come una nocciolina.

– Quello lo conosco da quando sto nella culla e ti assicuro che è un idiota di prima categoria, mi dispiace ma proprio non lo sopporto, anche solo guardarlo mi sale il nervoso –

Uno strano luccichio si fa strada negli occhi di Susi prima di sparare la cagata del secolo.

– Cara mia, non te lo ha mai detto nessuno che chi disprezza compra, chi si odia si ama! Questo è tutto per te, ascolta la vecchia Su –

Quando fa così quasi mi da sui nervi, io innamorata di quel microcefalo mai nella vita.

Non le rispondo nemmeno e vado dietro al bancone pronta per una caotica serata al Hell.

 

Sono ore che servo cocktail, questa sera il locale è pieno e io corro da una parte all’altra con vassoi pieni di bevande dai diversi colori, non mi sono ancora fermata un attimo.

Va bene che non sono un asso in matematica, ma facendo due conti se va bene finiremo alle 3 del mattino questo vuol dire che domani avrò due occhiaie allucinanti.

Prendo l’ennesimo vassoio, pronta a servire il prossimo tavolo quando sento una mano afferrarmi il polso.

– Signorina io e i miei amici vorremmo ancora qualche bottiglia, adesso –

A volte capita che alcuni clienti siano un po’ troppo espansivi, ma ehi rischi del mestiere.

– Certo porto questi e arrivo subito –

Faccio un bel sorriso e mi trattengo dal mostrare una faccia disgustata quando il quarantenne, si sofferma un po’ troppo sulla gonna della divisa.

Finisco il tavolo che avevo iniziato e vado da Susanna pronta a chiedere le bottiglie che quell’uomo aveva ordinato, quando vedo Alberico farlo al posto mio.

Sono stupita, stamattina la merendina, adesso mi “salva” dal quarantenne arrapato, che qualcuno gli abbia dato una botta in testa.

Lo vedo guardarmi e per una volta gli concedo un timido sorriso prima di tornare ai miei tavoli.

Continuo a servire cocktail, portare bottiglie e accontentare tavoli finche l’ultimo cliente non esce dal locale sono le tre passate quando finalmente posso sedermi e rilassarmi sullo sgabello.

– Mamma mia, questa sera è stata davvero pesante, ma quanti erano?! –

Voglio solo andare a casa, buttarmi sul letto e dormire fino a domani pomeriggio.

– Non ne ho idea Marti, ma è stato un bell’inizio vero Alberico? –

Non mi interesso della conversazione, non mi interessa cos’ha da dire quello li voglio solo andare a casa mia.

– Va bene ragazzi, vi lascio andare e per domani ci penso io a pulire voi venite pure verso le sei, buonanotte –

Presto attenzione solo a quel venite alle sei, saluto Susanna e esco dal Hell pronta per andare a dormire finche non sento qualcuno chiamarmi, sono le tre passate del mattino cosa vuole ancora da me, io voglio solo tornare dal mio letto.

– Cosa c’è Alberico, sono stanca voglio andare a dormire –

Glielo urlo mentre continuo a camminare dal locale a casa mia è quasi mezz’ora a piedi e io sono già in ritardo.

– Ma ti fermi, sono quasi le tre e mezza dove vuoi andare così a piedi, vieni ho la macchina –

Non ho le forze per mettermi a litigare, ma alla parola macchina le trombe nella mia testa iniziano a squillare mentre un coro di voci angeliche intona Hallelujha.

Lo seguo fino al suv nero parcheggiato non molto lontano, salgo sulla macchina appoggiando la testa aò finestrino pronta a partire.

 

– Boccardi, Martina, ti vuoi svegliare, Boccardi –

Sento qualcuno che mi chiama, ma sono troppo stanca voglio dormire e domani mi devo alzare presto, ignoro la voce per ritornare nel mondo dei sogni.

E poi qui è così caldo e si sta così comodi.

   
 
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