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Autore: Martocchia    03/08/2019    1 recensioni
Sequel di "Ojos de Cielo"
Sono passati pochi mesi dalla scomparsa di Clara, ma tutto sembra essere cambiato nel mondo di Luca: tutto è nero, niente ha più valore per lui, neanche ciò che lo legava così strettamente a "lei". Sì, perché quel nome è impronunciabile per chiunque.
Le persone intorno a lui stentano a riconoscere in quel ragazzo cupo, sarcastico e menefreghista, Luca. Ma delle promesse sono state fatte e delle persone faranno di tutto per mantenerle e per farle mantenere.
Riuscirà Luca a trovare la forza per andare avanti? Riuscirà a cantare. suonare, amare ancora, come lei gli ha chiesto? E se sì. come?
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12 – Ci sono anch’io
 
Cara Emma,
a suo tempo ti avevo promesso che non appena avessi capito cosa avrei fatto del mio futuro te lo avrei fatto sapere. A lungo termine non ho ancora le idee chiare, ma riguardo il futuro prossimo ho fatto una scelta, forse stupida e avventata, ma mi sembra la cosa più giusta fatta dalla morte di Clara.
Il don mi ha fatto conoscere un suo amico, un missionario che lavora in Siria, il quale mi ha raccontato tutto ciò che fa laggiù, la realtà di quei luoghi. All’improvviso è stato come se un lampo illuminasse il buio e mi permettesse di vedere un mondo che fino a quel momento avevo ignorato.
La parte difficile è stata convincere i miei genitori…
 
La fatidica conversazione era avvenuta due settimane dopo aver comunicato la propria decisione a don Lorenzo. Fino a quel momento Luca non ne aveva avuto il coraggio e sembrava che non fosse mai il momento adatto: sapeva bene quale sarebbe stata la reazione… Panico, panico assoluto! Eppure confidava nella fiducia che sua madre aveva riposto nel giudizio di don Tommaso quando si trattava di aiutarlo ad uscire dal suo limbo di dolore e solitudine.
Quella sera entrambi i suoi genitori erano a casa e a quanto pare erano di buon umore. I viaggi di lavoro del padre si erano diradati, permettendo loro di gustarsi un po’ di serena vita familiare. Luca, allora, prendendo coraggio, dopo cena aveva fatto sedere entrambi sul divano, mentre lui si era accomodato sulla poltrona, davanti a loro, tormentandosi l’orlo della maglietta, senza sapere bene come iniziare il discorso.
- Cosa succede, tesoro? – aveva domandato sua mamma, notando il suo disagio – È insolito che tu rimanga qua dopo cena invece di andare nel tuo covo a cantare… Lo sai che con noi puoi parlare di tutto, vero? -.
Il ragazzo le aveva rivolto un timido sorriso, mentre suo padre si era limitato a scrutarlo con espressione interrogativa. A causa dei suoi continui viaggi non era stato in grado di stargli molto vicino dopo la perdita di Clara ed era un fatto di cui si rammaricava immensamente. Il figlio che in quel momento si trovava davanti era molto diverso da quello che aveva lasciato prima di partire: aveva negli occhi i segni del lutto e della sofferenza, ma sembrava essere più forte, maturo… Adulto.
-  Mamma, papà, non so esattamente come fare questo discorso… Andare dritti al punto mi pare sia la cosa migliore. Dopo la maturità ho intenzione di partire insieme ad un missionario amico del don e trascorrere un periodo in Siria ad aiutare come posso. -.
Luca non aveva mai visto i propri genitori rimanere così attoniti. Non osava proferire parola, preferendo lasciare loro il tempo necessario per metabolizzare la sua affermazione, ma intanto li guardava, spostando lo sguardo da uno all’altro con preoccupazione.
- C-come? – aveva infine domandato sua madre, balbettando confusa.
- Immaginavo sarebbe stata questa la reazione… - aveva sospirato lui per tutta risposta.
- Figliolo, sono fiero del fatto che tu voglia aiutare persone che sono in grandissima difficoltà, ma ti rendi conto di voler andare in un paese in guerra? – aveva invece chiesto suo papà, chinandosi verso di lui, con sguardo grave.
- Non cercate di spaventarmi, ci ha già provato don Lorenzo. So esattamente a cosa vado incontro. – aveva replicato Luca deciso.
- Temiamo solo che tu abbia preso questa decisione troppo avventatamente… - aveva proseguito il padre. Era finalmente tornato e doveva separarsi così velocemente dal figlio?
- Non è solo entusiasmo missionario, se è quello che intendete. – il tono del ragazzo si è fatto più brusco. Perché non volevano capire? Perché non gli lasciavano prendere in mano la propria vita ora che aveva il coraggio di farlo?
Sua mamma si limitava a guardarlo con occhi colmi di interrogativi e preoccupazioni. Guardandoli Luca si era reso subito conto della paura più grande della donna: che quello fosse solo un altro modo per farsi del male, per rincorrere la morte.
- Mamma. – il giovane si era alzato dalla poltrona per inginocchiarsi davanti alla madre e guardarla dritto negli occhi – Non sono più quel ragazzo, hai capito? Ora voglio vivere. – le aveva parlato dolcemente, prendendole una mano fra le sue – Lo so, sembra una contraddizione, ma in questo momento io ho bisogno di questo, necessito anche della batosta, per imparare a vivere pienamente come voleva Clara.  -.
La donna lo aveva fissato per un lungo istante senza dire nulla. Il suo bambino in Siria? Cosa cavolo gli passava per la testa? Eppure la luce nei suoi occhi sembrava bruciare di impazienza, fuoco all’acqua.
- Va bene. – aveva detto infine, continuando a guardarlo.
- Ma cara… - aveva cercato di ribattere il marito, interrotto da un suo gesto.
- Se davvero pensi che questo viaggio ti possa aiutare a riprendere completamente e a riflettere sul tuo futuro, allora vai. Mi fido di te e di don Tommaso, perché immagino ci sia anche il suo zampino. Ma devi tornare da me, d’accordo? – lo aveva ammonito, prendendolo fra le braccia e Luca aveva annuito, sciogliendosi in quell’abbraccio, mentre suo papà si era limitato a dargli leggere pacche sulle spalle e ad accarezzare con tenerezza la schiena della moglie.
 
Ma alla fine ce l’ho fatta… Dopo gli esami partirò per la Siria. Non so per quanto resterò laggiù, il tempo necessario immagino, fino a quando non sarò pronto a prendere in mano le redini del mio futuro e a condurlo verso una direzione precisa. Molti pensano che debba essere la musica, che io abbia il talento necessario per comporre e fare strada, ma voglio che rimanga solo una passione, il mio canale di sfogo. Se diventasse anche il mio lavoro, ho paura che alla lunga io debba trovare una via di fuga ulteriore.
Per ora mi concentro su questa nuova avventura che mi attende. In don Lorenzo ho visto un uomo che ha sofferto molto, ma incredibilmente forte, con una tempra invidiabile. È questa forza che voglio imparare e a quanto pare si può acquisire solo donandosi agli altri come fa lui, come aveva sempre fatto anche tua cugina, era questa la sua via. Voglio percorrerla anche per lei, con lei, che è sempre insieme a me, lo percepisco. È strano, in questo momento mi sembra di sentirla ridere…
E poi ho questa idea che mi frulla in testa… Le persone che vivono laggiù si portano scolpite nell’anima ferite indicibili, che non hanno nulla a che fare con la mia. Mi chiedo se per far guarire la mia piaga sia necessario imparare a lenire quelle degli altri, portando loro la luce necessaria. Tu che ne dici? Sono sulla via giusta? Lo spero.
Io fremo di impazienza!
Ti prometto che appena tornerò a casa, verrò a trovarti per raccontarti tutto, anzi, magari ti scriverò anche da là quando avrò l’illuminazione del secolo sul mio futuro.
Per adesso non posso fare altro che affidarmi alle tue preghiere.
Grazie per tutto ciò che hai fatto per me (porterò con me il ciondolo di Clara)!
Un abbraccio,
Luca
 
Il ragazzo rilegge per un’ultima volta la lettera, accertandosi di aver scritto tutto ciò che voleva far sapere ad Emma. È seduto di fianco ad una delle entrate laterali del Teatro Sociale di Luino, per approfittare della brezza leggera, caratteristica delle serate di tarda primavera. Guarda con occhi cupi fuori dalla porta, non che ci sia qualcosa di interessante da vedere, solo muro, ma anche quello non era affatto un bel ricordo per lui…
- Ehi, tutto a posto? – Luca alza la testa di scatto, preso di sorpresa. Sopra di lui, nella penombra delle quinte, si staglia la figura slanciata di Marco, perfetto nei suoi abiti di scena.
- Io… Sì, va tutto bene. È solo la memoria a farmi brutti scherzi. – risponde il giovane, sospirando e rimettendo la lettera nella propria busta.
- A chi lo dici… - sorride malinconicamente l’amico – Io avevo salutato Clara proprio dietro alle quinte, poco prima che voi andaste in scena. È stata l’ultima volta che l’ho vista, che le ho potuto dire che l’amavo ed è stato allora che mi ha fatto promettere che mi sarei preso cura di te. -.
- Ed è stato sempre allora che mi hai detto di andare da lei. Mentre vi osservavo da lontano non sai quanto stessi rodendo di gelosia, vedendo la disinvoltura con cui stavate vicini e vi abbracciavate. – Marco ride, mentre l’altro riporta a galla quei ricordi.
- Posso immaginarlo. -.
- Non avevo capito nulla. -.
- Già, proprio nulla. – l’amico ride ancora più forte.
- Quella sera era bella da mozzare il fiato… - ricorda ancora con un sorriso Luca.
- Non so come dovrei replicare a questo: ho paura di essere picchiato se ammettessi che era bellissima. – commenta l’altro in tono scherzoso, guadagnandosi uno spintone giocoso da parte del suo migliore amico.
I due rimangono per qualche istante ancora in silenzio, ognuno impegnato nel rincorrere i propri ricordi e pensieri. Dopodiché Marco scuote la testa, cercando di riacquistare la concentrazione necessaria allo spettacolo.
- Penso proprio sia ora di andare. Devi aprire tu lo show, come solo tu sai fare. – esclama con entusiasmo.
- Lo apriremo io e Clara insieme, come l’anno scorso. In fondo era una delle sue canzoni preferite, la canterà anche lei con me, ne sono sicuro. – replica Luca facendo sorgere sul proprio viso uno di quei sorrisi in grado di illuminarlo e di fargli brillare gli occhi come zeffiri colpiti dalla luce del sole. L’amico gli porge una mano e lui la afferra prontamente, tirandosi in piedi e scambiando uno sguardo complice con l’amico.
- Allora non vedo l’ora di sentirla cantare. – è l’ultima affermazione di Marco, prima di raggiungere gli altri attori.
 
Il buio è calato nella sala, insieme al silenzio. Sono udibili solo i normali bisbigli di adolescenti, pronti a commentare tutto ciò accadrà e ad incoraggiare i propri compagni coinvolti nel musical.
Luca cammina nell’oscurità fino al centro del palco, dove si trova l’asta con il microfono. È solo, accompagnato semplicemente dalla sua fedele chitarra, mentre ai margini del palcoscenico un altro ragazzo è già seduto davanti alla tastiera, attendendo solo un suo segnale per iniziare a suonare. Improvvisamente un faro lo illumina, versi di stupore si levano dalla platea e lui deve sforzarsi di non strizzare gli occhi a causa della forte luce. È tutto esattamente come l’anno prima, eccetto per il fatto che a calcare la scena per prima, da sola, era stata Clara. Ora può comprendere la sua agitazione, il respiro corto, il battito accelerato, le mani sudaticce, la paura di sbagliare, di non essere in grado di controllare la propria voce.
Il giovane chiude gli occhi, visualizzando nella propria mente l’immagine della propria amata quella sera, con quel vestito lilla e la giacca di pelle nera; prende un grande respiro e comincia a suonare la chitarra.
 
Io
di risposte non ne ho
mai avute mai ne avrò
di domande ne ho quante ne vuoi
E tu
neanche tu mi fermerai
neanche tu ci riuscirai
io non sono
quel tipo di uomo e non lo sarò mai


Riaprendo gli occhi, la vede davanti a sé, sotto il palco, a cantare insieme a lui. Si muove al ritmo della musica e i veli leggeri del suo vestito seguono i suoi movimenti dolcemente.

Non so se la rotta è giusta o se
mi sono perduto ed è
troppo tardi
per tornare indietro così
meglio che io vada via
non pensarci, è colpa mia
questo mondo
non sarà mio

 
Erano questi i pensieri con cui si era avvicinato a lei quella sera, prima dello spettacolo. Lei lo aveva guardato come se lo vedesse per la prima volta, con tanta di quella tenerezza e malinconia nello sguardo, che il dolore e il distacco di quelle ultime settimane erano immediatamente scomparsi dal cuore di Luca. Non aveva potuto fare a meno di dirle quanto fosse bella ai suoi occhi. Si aspettava che lei gli dicesse ancora una volta di stare lontano da lei, di non dire più certe cose; invece lo aveva preso per la cravatta, tirato verso di sé e baciato, supplicandolo a fior di labbra di ascoltarla attentamente durante lo spettacolo.

Non so
se è soltanto fantasia
o se è solo una follia
quella stella lontana laggiù
Però
io la seguo e anche se so
che non la raggiungerò
potrò dire
ci sono anch'io

 
Sapeva cosa significava quella richiesta, era diventato un esperto traduttore del suo linguaggio fatto di note e parole. A seguito di quel bacio così intenso e voluto, in lui era rinata una scintilla di speranza, che gli aveva fatto desiderare come non mai di arrivare in fondo alla faccenda. L’avrebbe ascoltata e capita… Finalmente.

Non è
stato facile perché
nessun' altro a parte me
ha creduto
però ora so
che tu
vedi quel che vedo io
il tuo mondo è come il mio
e hai guardato
nell'uomo che sono e sarò

 
La storia che gli veniva narrata, però, sembrava non avere senso: era chiaro come il sole che lei lo amasse più di quanto lui avesse mai potuto immaginare; nella dolcezza della sua voce, nel tremito della sua mano che afferrava esitante quella di Luca, negli occhi lucidi, non era visibile altro che un amore talmente grande da averla costretta a rinunciarci per proteggerlo. Non avrebbe voluto farlo soffrire, ma il male che lei nascondeva era qualcosa che andava ben oltre le sue capacità di combatterlo.
La sua mente aveva cominciato a mettersi in moto, elaborando le informazioni. Tutto era partito dall’incidente… La verità era lì, palese, davanti ai suoi occhi, ma non poteva accettarla, non poteva essere vera.

Ti potranno dire che
non può esistere
niente che non si tocca o si conta o si compra perché
chi è deserto non vuole che qualcosa fiorisca in te

 
Ma durante l’ultima canzone, cantando “Ti lascerò vivere” i suoi occhi si erano riempiti di lacrime, che avevano cominciato a scendere copiose lungo le sue guance. In quel momento, in cui le guardava più attentamente, erano più pallide rispetto all’inizio dello spettacolo, la fronte imperlata di sudore, lo sguardo sofferente, come se si stesse sottoponendo ad uno sforzo troppo grande per lei. La realtà lo aveva colpito con la forza di un tornado: la sua Clara stava morendo, esito prossimo ed inevitabile. Dentro di lui si era spezzato qualcosa ed era crollato tutto rovinosamente. Al termine del brano Clara era sbiancata ed era scappata via, senza dire nulla, mentre lui la chiamava e le correva dietro, non badando assolutamente a tutte le persone che travolgeva lungo il proprio percorso. L’aveva trovata proprio fuori da quella porta laterale, sorretta dai suoi genitori, i quali parlavano di ospedale – prova inconfutabile che non si era affatto sbagliato –, lei era debole, aveva vomitato, ma appena si era resa conto della sua presenza, della sua richiesta di spiegazioni, i suoi occhi sembrava avessero lampeggiato di panico, misto a sollievo. Non aveva fatto in tempo a dire nulla, perché il suo cuore non riusciva più a sostenerla; aveva urlato di dolore, perdendo i sensi, mentre lui correva verso di lei, la prendeva fra le braccia, piangendo e gridando il suo nome, come se fosse l’unica cosa che contasse al mondo, l’unica parola che conoscesse.

E so
che non è una fantasia
Non è stata una follia
quella stella
la vedi anche tu
perciò
io la seguo ed adesso so
che io la raggiungerò
perché al mondo
ci sono anch'io
perché al mondo
ci sono anch'io
ci sono anch'io
ci sono anch'io.


Angolo dell'Autrice

Incredibilmente sono riuscita a pubblicare un altro capitolo!
A quanto pare Luca ha le idee molto chiare rispetto a partire per la Siria, nulla può fargli cambiare idea!
Nella seconda parte, invece, mi sono lasciata andare ai ricordi, ripercorrendo alcuni momenti degli ultimi capitoli di "Ojos de Cielo", questa volta dal punto di vista di Luca. Scrivere quelle cose in origine era stata molto dura, avevo pianto per tutto il tempo (l'empatia è una brutta bestia!), ma anche questa volta non è stato così semplice...
Infine la canzone che ho scelto penso che abbia un testo ed un significato bellissimi, la adoro. Il classico brano che io mi ostino a cantare, nonostante sia in tonalità maschile e non sia nelle mie corde... Per Luca si avvicinano gli esami, ma prima ancora, l'anniversario della morte di Clara: come si comporterà?
Buona lettura e buona serata!
Marta
 
   
 
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