Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
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Autore: Miss_MaD    05/08/2019    0 recensioni
"Senza leggi né padroni,
Solo vivere è importante.
Notte e giorno,
Ogni momento
Perché il tempo è come il vento."
E se tra i re del mondo ci fosse stata una ragazza?
Benvolio estremamente OOC
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Benvolio Montecchi, Giulietta Capuleti, Mercuzio Della Scala, Nuovo personaggio, Romeo Montecchi
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Violenza
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《TI SPOSI? E QUANDO PENSAVI DI DIRMELO, EH? Sono tua sorella, Romeo, ti conosco persino meglio di tua madre, e non ti sei nemmeno preoccupato di dirmi una cosa così importante?!》
Gli occhi di Luna sparavano scintille, era arrabbiata, si, ma soprattutto offesa.

Si erano fermati in mezzo ad una strada secondaria, senza case nè negozi, Luna aveva fatto cadere il cestino a terra per la rabbia, sparpagliando qua e là alcune verdure e un uovo che, nella caduta, si ruppe a metà.
Romeo si era chinato per aiutarla, ma lei lo aveva respinto con una mano in pieno petto, spingendolo:《Non ho bisogno del tuo aiuto! Vai, torna giù in città!》gli disse, quasi urlando, con le lacrime agli occhi, un po' per la rabbia del danno e un po' per ciò che aveva scoperto da Romeo.
Lui le prese un polso e, mentre lei cercava di liberarsi le afferrò l' altro:
《Calmati! Almeno prova ad ascoltarmi!》le disse, secco.
Quando lei si fu calmata, iniziò a spiegare:
《Ti ho chiesto di venire oggi perchè lo sapessi, gli altri non ne hanno la minima idea, nemmeno Benvolio, altrimenti con molta probabilità sarei già a pancia in giù in una pozza di sangue... Per  ora lo sappiamo solo io e te, Giulietta e la sua balia 》concluse, mentre lei nemmeno lo guardava.


《Non sto dicendo che ti perdono,》Disse lei, ancora alterata, qualche minuto dopo, davanti al cancello del giardino di Palazzo Montecchi《ma voglio provare a credere che questa tua grande menzogna e questa idea che ti sei messo in testa valgano la pena》concluse.
《Mi dispiace di non averti avvisato, ma non sapevo davvero come dirtelo.
Quanto a lei, Giulietta è una ragazza fantastica, la vedrai oggi pomeriggio.》le disse Romeo, gli occhi che imploravano perdono: Luna era tutto per lui, non solo una migliore amica, ma sua sorella, la sua confidente, una mamma, una balia, un porto sicuro.
Erano cresciuti insieme tra le stanze del palazzo, e quando Maria, la mamma di Luna, era rimasta vedova, la figlia aveva preso il suo posto, in modo che lei potesse occuparsi della casa. L' ultima cosa che voleva era deluderla o farle del male.
Lei, dal canto suo, aveva sbollito la rabbia praticamente subito: odiava ammetterlo, ma non riusciva a restare arrabbiata con Romeo; fingeva sempre più rabbia del previsto, ma in fondo lo perdonava sempre, anche troppo, probabilmente.
 《Abbracciami, dai》 aveva detto, a braccia aperte, dopo averlo guardato negli occhi. Le loro litigate finivano sempre con un abbraccio, e questa non sarebbe stata da meno.
 Una volta sciolto l' abbraccio, Romeo si era diretto verso le stalle, dove aveva ordinato di far sellare il suo cavallo Ermes, con il quale sarebbe andato, poco dopo, verso casa Capuleti per prendere Giulietta.
Luna, invece, si era diretta a passo spedito verso le cucine, dove aveva svuotato il contenuto del suo cestino, arraffando, in cambio, una focaccia alle verdure, e poi era corsa su per la scala di pietra, verso quella che poteva definire la sua camera: sua mamma abitava fuori dalla città, perciò tornava a casa solamente in poche occasioni, e quella stanza era, ormai da anni, il suo alloggio fisso.
Non era molto grande, nel piano sopra a quello dove erano la stanza di Benvolio e quella di Romeo, ed era arredata in modo semplice: uno scrittoio che fungeva anche da toeletta, un letto e un piccolo mobile. Poche cose, che però Luna non avrebbe mai potuto possedere al di fuori di quella casa.
Si lasciò cadere a pancia in su sul materasso, gli occhi chiusi e le braccia lunghe sopra alla testa che si arrovellava in mezzo a molti pensieri, così tanto che non si accorse di essersi addormentata.
Al suo risveglio, di fianco a lei era sdraiato Benvolio che, appena si accorse che era sveglia, esclamò:

《Ah, alla buon' ora! Il pranzo è già stato servito, mia zia ha chiesto il motivo della tua assenza e ho dovuto inventare una scusa, è appena partita, quindi se ti sbrighi riusciamo a non fare tardi all' appuntamento!》 Un'ora dopo i due ragazzi stavano percorrendo a cavallo una strada polverosa, e già Luna immaginava la beatitudine dell' acqua fresca e cristallina del fiume.
 Quando Benvolio la avvisò che erano arrivati a destinazione, scese immediatamente da cavallo, correndo verso il corso d'acqua felice come una bambina, e scatenando nel ragazzo una forte risata.
《Cosa c'è?》 Domandò lei
Lui scosse la testa in risposta: 《Niente, sei...Sei raggiante》le disse, ma non fece in tempo ad aggiungere altro perché Luna cambiò espressione:
《E voi che ci fate qui?》Domandò, rivolta a Mercuzio che, sorridendo, era sceso da cavallo guardandosi intorno.

《Cosa ci fa lui qui?》aveva domandato a Benvolio, dando volontariamente le spalle al giovane Della Scala. 《Dovremmo esserci solo noi quattro.》
《Ha insistito per venire con noi, Luna, non potevo dire di no: è nostro amico.》
Luna guardò i due ragazzi con sguardo torvo, fece per parlare ma venne bloccata da uno scalpiccio di zoccoli alle sue spalle: era Romeo, che con un agile gesto era sceso da cavallo, andando a salutare i due ragazzi.
Dietro di lui era scesa una ragazzina, avrà avuto si e no quattordici anni, il viso fresco, i capelli chiari e le vesti rosa, con una leggera sopragonna colore del sangue;  "color de' Capuleti ", avrebbero detto i Montecchi e i loro fedeli.

Nonostante le presentazioni inizialmente imbarazzanti, i cinque ragazzi riuscirono a passare un bel pomeriggio, a ridere in mezzo agli spruzzi d' acqua e a parlare.
Luna non lo avrebbe mai ammesso ma quella Giulia, o Giulietta come la chiamava Romeo, non era così male, e tanto meno lo era Mercuzio, quel ragazzo così strano con i ricci color miele e gli occhi che ridevano ogni volta che lui sorrideva.
Non solo non era male ma, anzi, era anche divertente.
   
 
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