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Autore: Esca_    08/08/2019    2 recensioni
Hermione vide Joyce, se stessa, e un nuovo risvolto della sua vita, positivo o negativo che fosse. Holden.
Era pericoloso, lo sapeva, ma avrebbe potuto aiutarla ad andare avanti.
Andare oltre Ron e Michael, oltre tutto ciò che aveva scritto e che si portava dentro. Oltre tutto ciò che nemmeno lei sapeva di avere dentro di sé.
Nonostante tutto, però, era pur sempre Malfoy, serpe o furetto che fosse.
E lei, poi, era una Grifondoro come mai lo era stata prima. Fiera e testarda come sempre, mai disposta ad abbassare la testa.
Forse, però, questa volta sarebbe stata costretta a farlo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO VIII - ARROSTO PER CENA

 

Anche Draco stava pensando ad Hermione, al momento del loro incontro.
Si era reso conto solo allora di quanto lei si fosse fidata di lui, lasciandogli quei pensieri così intimi.
Loro non erano due persone normali, lo sapevano bene entrambi.
Lei era la Mezzosangue. La Mezzosangue che gli aveva anche dato un pugno, in particolare.
E lui, beh, lui era Draco Malfoy. Si spiegava da sé.
Lei, la Mezzosangue, aveva affidato quella parte così delicata di sé a lui, Draco Malfoy.
Pensava esattamente a questo quando si guardarono e lui annuì, come a ringraziarla di quella fiducia.
Io sono tutto, ma non un traditore. Fidati di me, Mezzosangue, fallo per una volta.
Si rese conto quasi con orrore di essere ormai totalmente preso da quella storia.
Bastava così poco per farlo ossessionare?
Era davvero così infelice?
I suoi sarebbero diventati delle belve, se solo avessero saputo che dipendeva per così poco da una ragazza. Da quella ragazza, poi.
Sua madre, forse, lo avrebbe anche capito. Lei era sempre stata la più umana della famiglia, in fondo.
Ma suo padre, lui proprio no. Anzi, lo avrebbe costretto subito in uno di quei matrimoni combinati dai quali era finalmente riuscito a fuggire.
Come se fosse normale, poi, sposare sua cugina.
Si ritrovò a sperare che la sera arrivasse il prima possibile.
Non voleva saperne di sigarette, feste e alcol. Voleva solo stare da solo con la Mezzosangue.
Si bloccò di scatto a quel pensiero.
No, non con la Mezzosangue.
No, no, no.
«No, hai capito?» disse guardando Blaise, per ribadire meglio il concetto.
«Draco, se vorrò fare yoga stasera sono affari miei e basta. Non impicciarti.»
Anche Blaise aveva notato la stranezza del suo amico, ma si divertiva a prenderlo in giro fino a quando non avesse vuotato il sacco. Lo conosceva bene, prima o poi lo avrebbe fatto.
Intanto, divertirsi un po’ non faceva male a nessuno.
Draco scosse la testa confuso, tornando al proprio esame di coscienza.
Per una volta nella vita, non aveva cattive intenzioni.
Sapeva di non voler far soffrire la Mezzosangue, anche se non lo avrebbe mai ammesso a voce alta.
Si era persino dato dello stupido, per essersi inventato quel ricatto idiota. Non aveva mai pensato di ricattarla. E poi, all'inizio non sapeva nemmeno chi ricattare.
Anche la Granger lo avrebbe capito, prima o poi.
Si alzò dal tavolo senza aver quasi toccato cibo.
Sentiva la pergamena nella sua borsa, pesante come non mai. Sembrava aspettare con lui il volgere della sera, quel momento idilliaco in cui sarebbero stati solo lui, il suo baldacchino ben protetto da sguardi indiscreti e la sua pergamena.
Non osava leggerla prima. Anche questa era stata una dura verità da ammettere, ma aveva paura di come avrebbe reagito, anche se non si aspettava
nulla dalla prima pagina di un libro.

Era davvero arrivato a questo punto?
A quanto pare, vecchio mio, sì, pensò la sua coscienza per lui.

La cena, finalmente, arrivò senza troppi indugi.
Al sicuro dal suo tavolo, Draco spiò la Mezzosangue, osservando per la prima volta i suoi lineamenti.
In realtà, si rese conto di conoscerla già. Dopo tutti quegli anni, aveva imparato le sue abitudini senza nemmeno rendersene conto.
Non si stupì di vederla spostarsi i capelli sulla schiena, o di mordersi un labbro con fare stanco.
Lo fa quando è nervosa, registrò la sua mente.
Era colpa sua, lo sapeva.
Però, si rese anche conto che, dentro di sé, lei era rimasta la bambina boriosa del primo anno.
Nella sua testa, lei non era mai cresciuta, perché non gli era mai importato nulla di lei.
Adesso, il ghigno saccente da undicenne era diventato un paio di labbra carnose e sorridenti, le gambe piccole e sottili si erano trasformate, chissà quando, in gambe lunghe e slanciate.
Solo i capelli erano rimasti uguali, notò sorridendo.
Sembrava quasi fargli tenerezza, così tranquilla e indifesa, protetta dai suoi amici Grifondoro.
Peccato che fosse una mezzosangue, altrimenti sarebbe andata diversamente tra di loro, forse.
Draco sospirò per l’ennesima volta in quella giornata.
Sì, era davvero disperato se era arrivato a considerare la Mezzosangue come una persona.
Peggio, come una ragazza carina.
Poggiò le mani sugli occhi, sperando che quella lotta interiore avesse finalmente fine.
C’era solo una soluzione.
Blaise.
Si girò deciso verso il suo amico.
«Blaise, senti qua. Tu stai morendo di fame e davanti a te c’è un arrosto che hai assaggiato appena e che ti sembra buonissimo. Però, lo ha fatto il tuo nemico giurato. Quindi, da una parte vorresti che quell’arrosto non finisse mai, perché è buono e ti farebbe passare la fame. D’altra parte, è del tuo nemico, quindi vorresti finirlo subito per non averci più a che fare. Ma è buono. Credimi, davvero buono. Ma è del tuo nemico. Tipo, l’ultima persona al mondo dalla quale vorresti un arrosto. Che fai?»
Blaise lo guardò per qualche secondo, cercando di decifrare il messaggio in codice del suo amico.
«Ha a che fare con il modo con cui guardavi Hermione prima?»
«Io. Guardare la Mezzosangue. Guardare la Mezzosangue come se mi piacesse. Non prendiamoci in giro. Rispondimi, che fai? Mangi l’arrosto con calma o lo divori e scappi via?»
Blaise gli si avvicinò con fare sornione.
«Amico, non ho mai detto che la guardavi come se ti piacesse. Se vogliamo dirla tutta, io mi gusto l’arrosto boccone per boccone. Se mi fa stare bene l’arrosto, mi fa stare bene il nemico. C’è poco da fare.»
No, non era la risposta che stava cercando.
Decisamente no.
Continuò ad arrovellarsi andando in camera sua.
Finalmente, si trovò in quello che aveva battezzato il suo nuovo Paradiso personale.
Lui, il suo letto e i fogli della Granger.
Mancava ancora qualcosa, ma avrebbe trovato una soluzione, prima o poi.
Stendendosi comodo, iniziò a leggere.

Chi aveva dato il permesso ai fiori di essere gialli? E agli alberi di essere verdi?
Chi, in tutto questo universo assurdo e catastrofico, aveva permesso al mondo di essere colorato, quando lei vedeva tutto nero?
Come si permettevano gli altri di ridere, quando lei piangeva?
E poi, soprattutto, come diavolo si permetteva Michael a stare lì ad ingozzarsi di cibo, mentre lei gli  chiedeva di parlare?
Ma insomma, era l’unica a voler fare qualcosa per salvare il loro rapporto?
Come aveva fatto a non notare la sua tristezza, la sua malinconia, qualunque cosa fosse?
Cazzo, aveva passato giorni a rispondere alle domande preoccupate dei suoi amici.
Aveva risposto a tutti, meno che all’unica persona che avrebbe dovuto chiederle qualunque cosa.
O preoccuparsi. Interessarsi, almeno.
E invece, quello sembrava il suo destino.
Lei a chiedergli di parlare e lui ad ingozzarsi di patate e salsiccia.
Ormai non faceva più caso a quelle poche smancerie che lui le aveva riservato tanto tempo prima.
Non le importava più, ormai. Non contavano più nulla.
Che differenza faceva, allora, continuare a stare insieme?
Sarebbe stato così per tutta la vita, se fossero diventati entrambi Auror?
Poteva davvero farsi questo?
Per la prima volta, Joyce pensò ad una vita senza tutta quella rabbia verso Michael. Senza tutto quel rancore per le sue fisime irrisolte.
Non ne poteva davvero più di addormentarsi piangendo, ossessionata dal pensiero che lui non avesse solo guardato le gambe di Nancy, ma fosse andato oltre.
Che aveva lei, che non andava?
Cosa avevano di più le altre ragazze?
Lei aveva persino provato ad essere sensuale ai suoi occhi. Si era vestita attillata per un po’, aveva accorciato l’orlo della gonna e aveva fatto la carina con lui.
Come sempre, però, se n’erano accorti tutti, ma non Michael.
«Stai bene così, Jo.» erano state le sue uniche parole.
Niente di più, niente di meno.
Anche James sembrava essersi ammutolito per qualche secondo.
Aveva avuto l’impressione che persino la cricca di quell’idiota di Holden stesse bisbigliando qualcosa su di lei.
Allora, per la prima volta nella sua vita, Joyce si era sentita stupida.
Stupida perché si era abbassata a quell’umiliazione di fronte all’unico ragazzo che non la stava guardando e, probabilmente, non lo avrebbe mai fatto per davvero.
Stupida perché aveva pensato che fosse un buon modo per far tornare le cose come prima.
Stupida perché, quella, non era lei.
Stupida e basta.
Si ricordò con amarezza che la notte in cui se n’era accorta aveva pianto più del solito.
Era stato un colpo basso. Troppo basso, forse.
Ricordando tutto quel dolore, iniziò a farsi strada un’idea nella sua mente.
Era davvero possibile, che non fossero destinati a stare insieme, come tutti avevano predetto?
E se ci fosse stato qualcun altro, lì fuori, ad aspettarla?
Guardò per l’ultima volta Michael e scosse la testa.
James le strinse una mano sotto il tavolo, sorridendole triste.
Lui la capiva anche senza parole.
Michael alzò la testa confuso.
«Jo, scusa, stavi dicendo qualcosa?»
«No, Michael, non dicevo niente. Niente di niente.»
Joyce si allontanò dai suoi amici, sentendo dentro di sé che qualcosa stava cambiando.

Draco lesse l’ultima frase a ripetizione.
Dove si era nascosta la Granger, per tutto questo tempo?

 
  
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