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Autore: Gaiaww    08/08/2019    1 recensioni
"Chi sono io? Ciò che vedo allo specchio, ciò che penso o ciò che dicono?"
La storia di un ragazzo sospeso tra due costrutti opposti e la propria realtà, diversa da entrambi. A cosa lo porterà la volontà di chi, forse inconsciamente, ha determinato dal principio cosa avrebbe dovuto essere?
Matthew Lloyd, futura stella del pattinaggio su ghiaccio, è un ragazzo di sedici anni da sempre addestrato all'amore per la sua disciplina... ma cosa prova davvero? Nessuno si è mai posto questa domanda. Nessuno, tranne forse una persona...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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>> Lydia, non trovi anche tu che la discussione sul forum di canto di oggi pomeriggio sia stata insolitamente divertente?

 

Matthew sorrise nuovamente all’arrivo del messaggio. Erano trascorsi solo cinque giorni dalla prima presentazione di Ariel, e ogni giorno il suo umore non faceva che migliorare. Sdraiato sul letto, si rigirava tra le dita una ciocca bruna di capelli, accuratamente piastrata. Il trucco non lo aveva, ma i residui del mascara sulle ciglia inferiori erano ancora evidenti. Nella sua mente vagava ogni sorta di riflessione confusa avuta nei giorni precedenti sulla sua identità, su chi fosse e chi volesse essere veramente. Non lo sapeva davvero, le possibilità erano infinite. La vita gli stava ruotando attorno, senza prima avere il suo consenso sulle decisioni che prendeva, agendo in autonomia rispetto alla volontà del ragazzo. Era uno dei pochi casi in cui Matthew si comportava secondo l’istinto, e forse l’unica volta nella quale per lui sarebbe andato bene tutto, ma al tempo stesso non lo avrebbe soddisfatto nulla. La cosa per lui più difficile da capire era forse il perché le sue identità fossero differenti a seconda dell’ambiente in cui si trovava. Notò con consapevolezza che ad ogni nuovo incontro provava a presentarsi come una ragazza, specie sul web, dove nessuno avrebbe avuto modo di confermare il suo genere, mentre con gli amici e con Marco continuava a sentirsi… se stesso? Era quello il vero Matthew? O era solo la versione adattata ad un ambiente chiuso e per nulla apprensivo? Era per colpa dei pregiudizi che solo online si definiva come una ragazza? Oppure era proprio perché il parere di chi lo circondava non potesse toccarlo, il suo cambio d’identità su internet? Era uno sfogo, un capriccio? Semplicemente, si sentiva Matthew in alcuni momenti e Lydia in altri.

 

Un messaggio da parte di Logan giunse al telefono del sedicenne poco dopo, ma Matthew lo ignorò prontamente, malgrado si fossero lasciati con la promessa che si sarebbero messi d’accordo per il weekend appena liberi da ogni impegno. Solo, il minore era occupato. A sprecare ore preziose del suo pomeriggio che avrebbe dovuto passare a studiare, invece di parlare con uno sconosciuto, ma era pur sempre un impegno che si era preso per la propria felicità.

 

~

Quel sabato tra ragazzi aveva sciolto la tensione di Matthew, sfinito già alle prime luci del tramonto. Avevano deciso che avrebbero passato la serata e la notte a casa di Marco e Valentina con tutto il gruppo di amici. I signori Galanti, genitori dei gemelli, avevano lasciato loro la possibilità di attrezzare le rispettive camere con brandine, sacchi a pelo e lettini da campeggio, così scomodi che il fatto che il mattino seguente non si risvegliassero con la schiena a pezzi era da considerarsi un miracolo.

 

Il gruppo al completo, formato da Matthew, Logan, Ymir, Juliette e i due gemelli, si presentò davanti all’abitazione di questi ultimi appena prima delle otto, dopo aver cenato in un fast food a pochi isolati da essa. I genitori di Marco li avevano aspettati a casa, ma avevano informato i ragazzi che sarebbero usciti quasi subito, perché li attendeva una serata con una coppia di amici di vecchia data che negli ultimi tempi non avevano mai avuto l’occasione di vedere.

Valentina prese per mano Logan e fece strada agli altri ragazzi, spiegò dove fossero il bagno e le camere da letto e consigliò agli altri di posare le cose per la notte al piano di sopra.

 

~

 

«Dai Matthew, tocca a te! Gira la bottiglia!» Il bruno afferrò titubante la bottiglia di birra ormai vuota, la fece roteare con il pollice e il medio e attese ansioso che si fermasse. Sentiva caldo, sia per l’effetto dell’alcol ingerito durante tutta la serata, sia per la troppa vicinanza di Marco, che dopo i primi due drink cominciava ad essere troppo espansivo con chiunque.

«Ogni vin fa alegria se el se beve in compagnia!» canticchiava Marco nel proprio dialetto, reggendosi in posizione eretta grazie all’aiuto di Matthew, che gli sussurrava di stare tranquillo all’orecchio mentre lanciava occhiatacce a Logan, il quale li osservava divertito, dall’altra estremità del circolo in cui erano seduti. Valentina, Ymir e Juliette si erano allontanate per prendere altre patatine, ma si erano fermate a chiacchierare in cucina, abbandonando l’italiano ai due amici.

 

Matthew riuscì, con l’aiuto di Logan, a portare Marco nella sua stanza, dove lo adagiò sul letto e aspettò che si riprendesse un poco. L’odore di alcol gli invadeva le narici. Sul comodino vi erano impilati quattro libri dalle copertine consunte, una scatolina di pasticche per la tiroide e una lampadina che emetteva una luce calda e fioca. Marco continuava a parlare da solo, guardando il soffitto candido e rivolgendosi ad esso come ad un interlocutore adirato. Il pattinatore restava ad osservarlo imbarazzato, mentre Marco si avvicinava sempre di più al bordo del letto, ma quando Matthew pensò che stesse per cadere, il ballerino afferrò il minore per i fianchi e lo fece sdraiare accanto a lui.

I loro corpi cozzavano ritmicamente, mentre l’odore di alcol si impossessava furiosamente di tutta la stanza. Le mani del maggiore sfioravano l’altro, incerto sul da farsi. Matthew amava davvero quella sensazione di calore e serenità che gli trasmetteva Marco, ma era la cosa giusta da fare, sapendolo ubriaco? Decise di non preoccuparsene, non era lui a dover badare alla vita degli altri.

Il ballerino lo sorprese poco dopo, quando salì sopra di lui e, accarezzandolo, premette le proprie labbra sulle sue.

 

“Cosa cavolo sta facendo? Se non la finisce mi ci metto pure io, ma poi non sono sicuro che andrà tutto bene. Non è nemmeno cosciente, domani non si ricorderà nulla, ma se adesso lo fermassi probabilmente ci rimarrebbe male… no, poverino, sarebbe così ingiusto… Lo lascerò fare: del resto, forse ne ha voglia anche lui.”

 

Matthew si lasciò baciare il collo e le clavicole, chiudendo gli occhi e, beandosi di quel contatto tanto desiderato, si abbandonò al piacere e non pensò a nulla, se non a se stesso. Marco, per quanto ubriaco, seguiva una procedura specifica, studiata e ripetuta, ma al minore non risultava squallido o banale: era il suo primo vero bacio, le prime carezze da una persona amata, da qualcuno che, forse, gli voleva davvero bene.

 

I racconti di Logan, durante i quali mi immedesimo più in Valentina che in lui, le esperienze raccontate, la mia stessa vita non basteranno mai a trovare un’altra occasione in cui io mi sia sentito così. Non sento il dolore sulla mia pelle delicata dei tuoi canini, che pur non essendo eccessivamente aguzzi fanno male per la forza e la passione che ci stai mettendo, non sento bruciare, percepisco solo il calore del tuo corpo sopra il mio, le tue mani grandi che cingono i miei fianchi e i tuoi capelli troppo lunghi che mi solleticano il viso. Sarà perché ti amo, ma mi sta piacendo moltissimo, come mai ho apprezzato nient’altro”.

 

«Sei bellissima stasera…» mormorò Marco con l’espressione imbambolata. Matthew annuì e si lasciò baciare, ancora, fino a che non cedette al sonno e si addormentò.

~

 

Logan e Marco ancora dormivano, quando Matthew si svegliò. Non ci pensò più di tanto, ma seppe con certezza di non aver mai avuto un risveglio più brusco di quello. Aveva improvvisamente aperto gli occhi, sudato e dolorante, come se avesse riposato su un tappeto di piccole pietre dure e roventi. I capelli appiccicati al collo madido lo irritavano e non poco, ma la presenza accanto a sé del ragazzo con cui aveva osato la sera prima lo tranquillizzò. Il volto angelico di Marco, per il quale scorrevano rivoli di bava secca e goccioline di sudore, si trovava pericolosamente vicino al suo.

«Pssst. Logan! Svegliati, piccola talpa!» Allungò il piede fuori dal materasso e stuzzica l’amico, cercando di smuoverlo e, magari, farlo cadere a terra: ce l’aveva ancora con lui per quella volta che, nella stanza rosa, l’aveva abbandonato quando ancora dormiva, lasciandogli il letto pieno di serpenti di gomma. Da quel giorno ogni volta che dormivano insieme cercavano di sorprendersi a vicenda con scherzi di pessimo gusto, ma Matthew lasciava rare volte la vittoria all’amico: sapeva essere molto vendicativo, quando voleva.

Il moro mugolò infastidito e si voltò dalla parte opposta, facendo imprecare Matthew. Aveva bisogno di aiuto, non poteva muoversi, intrappolato com’era dalle robuste braccia di Marco!

 

Poco dopo, Logan si svegliò di soprassalto. Strizzò le palpebre un paio di volte e inforcò gli occhiali sul comodino di Marco, poi, voltandosi verso i due ragazzi, sorrise maliziosamente al suo migliore amico e scoppiò a ridere, silenziosamente.

Non bastarono due occhiatacce di Matthew e un cuscino premuto sul viso per fermarlo. Ogni volta che posava lo sguardo sul corpo avvinghiato e l’espressione intontita di Marco sorrideva, sogghignava e non si controllava più.

«Grazie davvero per la collaborazione, Mackenson. Il tuo migliore amico soccombe al peso di un bufalo addormentato e tu resti lì a guardare? Davvero, bravo amico che sei.»

«Beh, intanto Marco è un ballerino di danza classica, non credo sia appropriato definirlo un “bufalo”. Andiamo, non sembra una delle dodici principesse danzanti? E poi fino a ieri sera non sembrava ti dispiacesse la sua vicinanza… o sbaglio?» Matthew si morse il labbro e guardò a terra.

«Non sembrava in sé… non era in sé. Credimi, Logan, per quanto ieri potesse piacermi la sua compagnia, adesso me ne pento. Mi sento sporco, sbagliato; ho approfittato di un ragazzo incosciente che probabilmente una volta svegliatosi non ricorderà nulla, o crederà sia stato soltanto un sogno. Non lo dovevo fare, ma l’ho fatto, e credimi, il rimorso mi sta uccidendo.»

 

Logan annuì comprensivo e lo aiutò a liberarsi senza svegliare Marco, che continuava a dormire profondamente. Lo accompagnò al bagno per darsi una sciacquata al viso e si recarono in cucina, dove le ragazze avevano già iniziato a fare colazione.

 

~

 

«Puoi raccontarmi cosa è successo?» Matthew e Logan si trovavano ora soli, seduti sulle altalene in un parco del paese mentre sorseggiavano un milk-shake. «Ero nell’altra camera con le ragazze, ho pensato avreste preferito restare soli. Quando sono entrato già russavate entrambi.»

Il minore gli prese un braccio e lo strinse, senza riuscire a cingerlo con le sue mani troppo piccole.

«Non penso nascerà mai qualcosa tra noi due, siamo troppo diversi… e lui è troppo etero.»

«Talmente etero che quando ha visto che non ti opponevi ha continuato. Comunque non è questo che ti ho chiesto. Allora, cosa avete fatto? Il mio bro sta bene?»

«Adesso sì» Matthew arrossì violentemente, cercando di nascondere il viso tra i capelli. «Ci siamo… solo baciati.»

«Niente morsi?»

«Forse uno…» Aggiunse incerto il bruno. Logan alzò un sopracciglio «okay, forse due. Più di due. A me è rimasto il segno, a lui spero di no: non saprei come giustificarlo.» Logan gli spostò i capelli dal volto paonazzo e gli scoprì il collo pallido marchiato da piccoli segni rossi.

Il minore sospirò. Non stava per niente bene. Il modo in cui si era sentito quando lo aveva chiamato “bellissima” lo preoccupava, ma aveva troppa paura per confessarlo a Logan.

 

~

 

Matthew aveva il terrore di incontrare i suoi amici nei corridoi. Da quella sera aveva cercato di distaccarsi il più possibile per l’imbarazzo che potesse accadere qualcosa di spiacevole che gli potesse rovinare tutti i rapporti che si era costruito fino a quel momento. Marco non sembrava aver dato molto peso al succhiotto ritrovatosi sul collo quella domenica mattina, ma non ricordando nulla di ciò che aveva fatto la sera precedente non gli importava: del resto era ubriaco e supponeva lo fosse anche la persona autrice di quel segno, come poteva pretendere che qualcuno potesse chiarire la sua confusione? Nel dubbio, lasciava correre.

 

Per i muri dei corridoi dell’ala ovest iniziavano a correre poster e volantini che annunciavano la festa di Halloween della scuola, organizzata tutti gli anni dai gruppi di canto e teatro per i ragazzi dal nono anno in su.

Era un’occasione per indossare un costume fuori dagli spettacoli senza che la signorina Wickelman stesse costantemente ad urlare di mangiare meno e stare più composti.

 

Mancavano solo due settimane alla festa, e Matthew non vedeva l’ora: forse quella sera, celato dal buio e dai suoi modi femminili, avrebbe potuto finalmente incontrare Ariel.

 

~

 

 

>> Ho bisogno di parlarti.

 

Matthew prese in mano il cellulare e cominciò a mandare messaggi ad Ariel, quando finalmente rispose:

 

>> Dimmi tutto cara, sono qui.

 

Matthew raccontò la storia di Marco ad Ariel, mentre già una lacrima solcava il suo viso leggermente truccato. Non fece il suo nome, però, per evitare di infangare una reputazione ancora pulita, per non cacciarlo in situazioni delle quali non aveva colpa.

 

>> Dal tuo messaggio non mi sembra poi così tragica come situazione. In fondo tra voi c’è stato solo qualche bacio, dico bene? Non farne un dramma, le cose sono due: o resterete amici o continuerete per altro tempo con baci rubati nella notte, poi qualcuno prenderà in mano la situazione e allora non potrai che essere felice.

 

Come vorrei che avessi ragione, Ariel…” sospirò Matthew, spegnendo la luce e calandosi sotto le coperte. Era quasi passata l’una, quando la ragazza si addormentò.

   
 
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