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Autore: Tatystories    09/08/2019    1 recensioni
Maya è una ragazza come tante che però deve fare i conti con una sedia a rotelle, con un vicino fastidioso e con una realtà celata nella sua memoria che si ripete fin dai tempi più antichi e che prevede la lotta del bene contro del male, di Madre Natura contro Caos e di cinque Elementi contro forze oscure e diaboliche. Passione, magia e mistero...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La verità

- Buongiorno Maya, pensavo che stamattina non ti saresti più alzata. Per tua fortuna è domenica… i gemelli ti aspettano in cucina.
Che notte! Ho passato la notte a rivoltarmi nel letto a causa di sogni a metà tra l’assurdo e il passionale. Talvolta ero tra le braccia di Lukas e i baci diventavano così infuocati da trasformarci in fiamme che si fondevano, ma poi il fuoco veniva spento da una manciata di terra che lo soffocava fino a farlo morire. In altri sogni invece mi sentivo cullata tra le braccia di un essere di luce calda e amorevole. In altri ancora non riuscivo più ad alzarmi dalla sedia a rotelle, insistevo fino a ferirmi mani e gambe, ma ero incollata alla sedia che mi tratteneva con catene lunghe e pesanti. Mi sono svegliata mezz’ora fa e la prima azione che ho compiuto è stata alzarmi per verificare se quanto accaduto ieri è stato un enorme sogno ad occhi aperti. Ce l’ho fatta, quindi è tutto reale. Ora devo fare i conti con questa lunga giornata, al momento mi sento più stanca di ieri sera e spero proprio che i gemelli stamattina siano particolarmente tranquilli perché mi scoppia la testa. Il silenzio che proviene dalla cucina mi fa ben sperare, strano che la mamma li lasci soli per la colazione. È sempre un momento abbastanza complicato perché da quando hanno smesso di usare il biberon e cominciato a bere il latte con la tazza la situazione ha preso una piega tra il comico e il drammatico. Comico quando sputacchiano cereali nel tentativo di fare canestro nella tazza altrui, drammatico quando bisogna ripulire il tutto. Entro in cucina e la scena è più che comica, forse addirittura esilarante, almeno fino a quando non mi rendo conto di come sono vestita. I gemelli sono ben seduti sulle rispettive sedie una accanto all’altra, di fronte c’è Lukas – che probabilmente si è convinto di essere il benvenuto in questa casa – che ha una cannuccia in bocca con la quale sta sparando riso soffiato al cioccolato nelle bocche dei bambini. Non so se ridere o piangere. Si voltano e quei buffi faccini sporchi e divertiti mi sorridono, sono adorabili e io sono perdutamente innamorata di loro. Con tono divertito sollevo il braccio per mettere la mano sugli occhi fingendo costernazione. Il mio gesto genera l’ilarità generale, ma solo dopo che Lukas mi fa un cenno verso il basso ne capisco il motivo. La maglietta extralarge che uso come pigiama si è sollevata oltre il rispettabile, mostrando generosamente le mie mutandine che come tutte le altre che possiedo propongono animaletti in molteplici versioni simpatiche e colorate. Ok, sono molto imbarazzata. Tiro il bordo della t-shirt fino alle ginocchia, dovrei girare la carrozzina e andarmene, ma penso che mi basterà infilarmi con le gambe sotto il tavolo per risolvere il problema. Provvedo in fretta e mi ritrovo accanto a Lukas perché l’altro lato è completamente occupato dai gemelli che non hanno ancora smesso di ridacchiare.
- Erano orsetti come l’altra volta
- No, erano puzzole
- No, erano gattini
- Maya, cos’eran…
Ma Lukas li blocca.
- Non osate fare a Maya una domanda del genere! Siete ometti ormai e dovete imparare che non si fanno certe domande alle donne.
Poi si rivolge verso di me, si avvicina piano fissandomi. Sono persa nei suoi occhi che non sono infuocati come spesso accade, ma nemmeno nocciola dorati. Questa volta posso vedere piccoli bagliori luminosi che guizzano e mi ipnotizzano. Sono così presa a fissarli che non mi accorgo della mano di Lukas posata sulla mia gamba che ovviamente è di nuovo nuda perché la maglia si solleva ad ogni movimento. Quando le sue dita fanno una leggera pressione sento il fuoco passare dalle mani alla coscia e brividi arroventati percorrono le gambe dandogli forza ed energia. Mentre il mio corpo reagisce al tocco senza che io possa farci nulla, Lukas mi sussurra all’orecchio con voce a mala pena percepibile:
- Sebbene potrei fare carte false per assistere a questo spettacolo ogni mattino, forse è meglio se vai a metterti un paio di pantaloni perché non mi basta sapere le tue gambe sotto il tavolo per evitare di pensarci.
Ora il fuoco ha raggiunto anche il viso che sono certa è rossa come un peperone, mai mi sono sentita così imbarazzata e arroventata, nemmeno nuda davanti a Chicco. Prendo la sua mano e la sbatto sulla sua coscia, giro la carrozzina e vado in camera mia. Sento i gemelli lamentarsi e chiamarmi a gran voce, ma ho bisogno di vestirmi e sciacquarmi il viso con acqua fredda, anzi gelida e spero che nel frattempo Lukas se ne vada.
- Maya vieni a salutare i gemelli. Lukas li porta al parco giochi.
È mia madre che mi avverte della partenza dei piccoli. Vorrei davvero evitare di riveder Lukas, ma farei nascere inutili sospetto se non salutassi i bambini. Sono già alla porta e pronti con le loro giacchine. Si avvicinano alla sedia a rotelle e mi saltano in braccio tutti insieme. Con aria da angioletti e tono supplichevole mi chiedono di andare con loro al parco gioco. Anche questa volta mi sento intrappolata, non posso proprio dirgli di no, li ferirei e non capirebbero il motivo. Tanto meno posso spiegargli che non sopporto la vicinanza di Lukas che in due giorni pare essere diventato lo zio migliore del mondo. Provo con una scusa banale.
- … ma lo zio vuole stare un po’ da solo con voi… partirà presto…
Si voltano e guardano Lukas, sembra che vogliano domandargli qualcosa, ma lui li anticipa.
- Mi farebbe invece molto piacere se venissi con noi.
Speravo prendesse la palla al balzo, invece pare proprio abbia tutta l’intenzione di mettermi in difficoltà. Avrei preferito stare a casa, ma ho comunque delle domande a cui deve rispondere su quello che è successo ieri e forse questa è l’occasione giusta. A convincermi definitivamente la banale, ma attendibile constatazione che in un luogo pubblico, con i gemelli al seguito non può certo accadere nulla... soprattutto nulla di bollente.
Prendo la giacca leggera ed esco di casa spingendo vigorosamente la mia carrozzina, Lukas mi segue con i gemelli alle calcagna. Il parco è a poche centinaia di metri da casa mia ed è raggiungibile da una stradina poco trafficata. Ora che so che posso camminare vorrei poterci arrivare con le mie gambe, ma devo avere pazienza, fare un passo alla volta in tutti i sensi. I gemelli chiacchierano senza sosta, si capisce subito che Lukas ci sa fare con i bambini perché sebbene sia loro zio, non lo conoscono affatto. Si contano sulla punta delle dita di una mano le volte in cui si sono visti. A suo favore però le telefonate. Tre volte a settimana e ogni volta ha sempre parlato con ognuno di loro per almeno cinque minuti, anche quando nemmeno sapevano parlare, faceva lunghi monologhi raccontando di sé, dei nonni e di chissà cos’altro. Me lo ha raccontato Viola in un’occasione in cui sono arrivata a casa loro proprio durante una di queste conversazioni a senso unico. I gemelli avranno avuto circa un anno o poco più, dicevano solo poche parole e una di queste era proprio “io kas” che tradotto significa “zio Lukas”. Al telefono c’era Pippo che invece di ascoltare lo zio leccava il cellulare lasciando lunghe scie di bava. Viola è fervente seguace della scuola “è tutta salute”, mia madre un po’ meno quindi non sono abituata a certe scene disgustose. Ogni tanto smetteva di leccare il telefono per urlare “io Kas”. Non so cosa stesse dicendo Lukas, ma quando ho scoperto della sua strampalata abitudine ho pensato fosse uno zio molto dolce e lo penso ancora. Come zio sembra proprio perfetto, come vicino di casa un po’ meno. Sono solo felice che non resterà a lungo, dovrei essergli grata per avermi spronata a camminare, perché è questo che penso sia successo. Ho provato a darmi da sola delle risposte alle numerose domande che sono nate spontanee dopo la scena di ieri sera e l’unica risposta sensata è stata questa. Probabilmente avevo bisogno di qualcuno che mi insultasse e non che mi blandisse come hanno fatti tutti quanti in quest’ultimo anno. Non ne esco particolarmente bene se questa è davvero la spiegazione giusta, perché significa che sono più cocciuta di quanto credessi e tutto quello che hanno detto i medici in questi mesi è verità, mentre quello che dichiaravo io, cioè che i miei piedi erano ancorati a terra e non mi permettevano di sollevarmi, era solo il parto di una mente sotto shock e psicologicamente instabile. Eppure io ne ero certa, ero convinta di non riuscire a farlo. Avevo la sensazione di avere pesanti catene o robuste radici che mi aggrovigliavano i polpacci e si conficcavano nel terreno fino a raggiungere il centro della terra, incatenandomi a questa carrozzina. L’altra spiegazione che ho preso in considerazione per qualche secondo riguarda eventuali super poteri. Non parlo certo di poteri come quelli di Superman o l’Uomo Ragno, ma di qualcosa più simile ad un santone. Non posso dimenticare i suoi occhi infuocati e lo sforzo per mantenere il contatto visivo. Però Lukas ha più l’aria di un Batman moderno che di un santone, quindi l’ho esclusa velocemente e sono rimasta ferma sulla prima ipotesi cioè la necessità di una persona che mi sfidasse piuttosto che accondiscendere ad ogni mia richiesta.
In pochi minuti siamo al parco e ci dirigiamo verso l’area riservata ai più piccoli, è tutta recintata con uno steccato di legno di media altezza. Sono sempre piuttosto nervosa quando li porto qui da sola seppure non ci sia il rischio di perdere d’occhio i bambini grazie a quest’accortezza. Il parco è davvero molto grande e diverse aree sono raggiungibili solo passando dai prati, sarebbe difficile per me correre dietro ai gemelli con la sedia a rotelle -  altro rimpianto, che mi sta succedendo? - Oggi però c’è Lukas quindi sono più serena, anche se in realtà so che potrei alzarmi e camminare e forse anche correre. Uscire all’aria aperta mi ha dato una sferzata di energia… o forse è la vicinanza di Lukas? Lo guardo negli occhi, sono nocciola chiaro, molto diversi da quelli di ieri sera. Mi guarda a sua volta e piano piano noto il cambiamento. Fino a questo momento li avevo visti color miele, nocciola, sfumati di dorato o infiammati di fuoco rosso e intenso, ma non avevo visto il progressivo cambiamento. Sono incredibili, qualcosa tra il magico e il mitologico, tra l’assurdo e l’incomprensibile.
- Sono loro?
Mi esce dalla bocca senza filtro, ma tanto prima o poi dovevo affrontare questo argomento e sinceramente sono sempre più convinta che in qualche modo Lukas è parte di tutto quello che mi sta accadendo.
- Loro chi?
Vuole che sia più chiara, ma ha già capito di cosa parlo. Guardo i gemelli, stanno giocando sullo scivolo che ovviamente non usano come conviene, ma come se si trattasse di un burrone pericoloso e mentre Giacchy e Pippo sono in cima alle scale e tendono un braccio ciascuno, Roby ha risalito lo scivolo e finge di lasciarsi cadere aggrappandosi ai fratellini per essere salvato. Anche io avevo bisogno di un braccio teso per uscire dal mio tunnel personale? Però un sacco di persone, dai miei genitori ai dottori, fino ad amici e compagni e non per ultimo Chicco, hanno teso un braccio verso di me in questi lunghi mesi, ma nessuno è riuscito a portarmi in cima allo scivolo. Sono sempre rimasta lì appesa esattamente come Roby che non permette del tutto ai fratellini di salvarlo perché rimanere lì appeso è molto più divertente. Quindi per me era divertente rimanere inchiodata su questa sedia? Forse non divertente… cosa mi ha detto ieri sera Lukas?
- “… stai rannicchiata su quella sedia a rotelle recitando la parte dell’inferma…”
Quindi è la paura che mi ha bloccato. Ma la paura di cosa?
- “… solo per paura di quello che hai visto quella sera…”
Cosa ho visto e quando? Di cosa parlava? Quale sera? Quella dell’incidente?
- “Puoi far finta con gli altri, ma non come me. Io so chi sei.”
Chi sono? Maya, una ragazza di diciotto anni che per uno stupido incidente è finita su una sedia a rotelle perché un proiettile si è conficcato nella colonna vertebrale escludendo per sempre la possibilità di camminare… ma che miracolosamente, contro ogni parere medico, ha ripreso la sensibilità delle gambe. Chi sono davvero?
Lukas non ha perso nemmeno un secondo dei miei ragionamenti, non li ho pronunciati ad alta voce, ma devono essersi materializzati nei miei occhi, perché non smette di fissarli. Rispondo alla sua domanda, sono pronta per la risposta.
- I tuoi occhi. Sono loro che mi trasmettono l’energia necessaria per alzarmi?
-  Si.
Netto e secco, senza spiegazioni, solo un’ammissione, ma ho bisogno di più, molto di più.
-  Chi sei? Un santone? Uno di quelli dotati di energia positiva?
Mi guarda dapprima stupito, poi pensieroso e infine divertito. I suoi occhi stanno continuando la mutazione e le prime fiamme compaiono e scompaiono ad intermittenza.
  • È questo che pensi? Tutto quel arrovellarsi ti ha portato a questa conclusione? Che io sarei un santone?
Scoppia in una risata, amara e beffarda. Si è avvicina e quasi non me ne sono accorta. Si piega per arrivare alla mia altezza, scosta un ciuffo dietro l’orecchio e mi sussurra all’orecchio:
- Mi aveva avvertito che sei ancorata con profonde radici sia da sveglia che da dormiente, ma non posso credere che non riesci ad abbattere le tue difese. Ti ho dato tutto quello di cui avevi bisogno per ricordare e scoprire la verità.
Torna di fronte a me, a pochi centimetri dal mio volto, gli occhi sono sempre più simili al fuoco puro e brillano in modo disumano. Non capisco nulla di quello che dice. Chi lo aveva avvertito? E cosa significa che ho radici profondi? La mia era una metafora, ma sembra che lui parli di radici vere… Quale verità devo scoprire?
Chiudo gli occhi. Mi sento disorientata, immagini fugaci cominciano ad alternarsi nella mia testa. La sera dello sparo, una luce abbagliante, il confortevole profumo di primavera, una voce leggiadra e materna, poi paura e dolore, ma infine sollievo. Questa è la sera che devo ricordare? Chi era quella luce? Cosa voleva da me?  Riapro gli occhi e gli occhi di Lukas sono un incendio potente, mi sfiora le labbra con lo sguardo. Lo so, sta per baciarmi, di nuovo.
- Maya! È da ieri che ti cerco! Ma che fine ha fatto? Perché non hai risposto ai miei messaggi? Chi è lui?
La voce di Chicco mi fa ripiombare nella realtà. Cerco di ritrovare un briciolo di stabilità perché per un attimo sono finita in una realtà parallela dove l’assurdo aveva preso il posto della realtà.
- NO, adesso NO!
È solo un bisbiglio, ma lo distinguo perfettamente, Lukas si allontana infuriato, ma gli occhi sono tornati nocciola.


Madre natura

Forza figlia mia, svegliati. Allontana la tua vita terrena e torna ad essere la mia Terra. Bella come la rugiada del mattino, preziosa come le pietre del suolo e fidata come le radici delle piante. Forza figlia mia, ho bisogno del tuo aiuto, ma per darmelo devi tornare ad essere te stessa. Fuoco è potente, ma lo vedo, lo percepisco, la sola vicinanza non ti basta. Il contatto visivo non ti risveglia, dovrà entrare nella tua anima e per farlo dovrò lasciarlo libero dalle catene che gli ho imposto, solo per svegliarti, solo per quello, poi torneranno più potenti perché questa volta non dovrà accadere, questa volta NO.
   
 
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