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Autore: KwamiHunters    10/08/2019    1 recensioni
Dopo anni di lotte contro Papillon e Mayura, l'arrivo improvviso di una persona legata al passato di Fu aiuterà Ladybug e Chat Noir nella lotta contro il male. Riuscirà Gabriel ad ottenere i Miraculous per salvare la vita di Emilie?
Genere: Commedia, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Blind Hearts Saga'
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Capitolo 10 - Blind Hearts - KwamiHunters

 
 
 
Blind Hearts - Capitolo 10
 

 

Tornare a scuola il lunedì mattina non era stato facile. Per tutto il tempo in cui erano rimaste da Marinette, le sue compagne di classe avevano fatto supposizioni di ogni tipo su chi potesse essere il fantomatico C. del biglietto. Inizialmente ci aveva scherzato, cercando di minimizzare, ma poi le domande si erano fatte più insistenti e in cuor suo la giovane sperava che le amiche si fossero stancate di ricevere un secco "No" ad ogni loro congettura.

Dopo le ore di matematica e scienze in cui nessuno sembrava più ricordarsi di quella storia, Marinette ed Alya avevano utilizzato l'ora libera per spiegare ai ragazzi il loro piano per il festival scolastico e la divisione dei ruoli. Furono tutti entusiasti delle soluzioni trovate e si resero conto in fretta che l'unico ragazzo disponibile per il premio del bacio fosse Adrien. 

«Ironico» affermò Nino a fianco a lui «Amico, devi darti una mossa».

Il modello da una parte si sentì sollevato, grazie a quella ruota truccata non avrebbe dovuto baciare nessuno, quello che lo preoccupava leggermente era che potendo scegliere concretamente a chi concedersi, Marinette avrebbe potuto decidere di dare una possibilità a Luka.

La ragazza stava elencando materiali come legno e chiodi per poter costruire lo stand, ma Adrien continuava a stropicciare il bordo della sua camicia per cercare di non dare a vedere il suo nervosismo. 

«Abbiamo solo un problema» disse infine Marinette richiamando l’attenzione di tutti «Se nessuno dovesse vincere il bacio sarà palese la nostra manomissione».

«In effetti...» concordò Alya sedendosi sulla cattedra «Sarebbe bene che ne venga vinto almeno uno nelle fasi iniziali, così da invogliare le persone a partecipare». 

«Esatto… così ho pensato che forse… una coppia che non si è ancora esposta al pubblico potrebbe risolvere questo problema» disse guardando in direzione del banco di Sabrina e Chloé.

Entrambe sussultarono e la guardarono strabuzzando gli occhi. A Max poco dietro di loro scappò una risatina nervosa e la biondina capì che la frecciatina non fosse riferita a lei e Luka.

«Forse potresti chiamare il tuo “C”» propose Alix portando le mani sotto al mento, per poi guardarla in modo angelico.

Marinette si stampò una mano in faccia scuotendo la testa esasperata «Non di nuovo...» mormorò tra sé.

«Di cosa stanno parlando?» bisbigliò Adrien a Nino.

«Non ho fatto in tempo a metterti al corrente» spiegò subito l’amico «Alya e le altre hanno trovato per caso un biglietto tra gli appunti di Marinette. Qualcuno che la ringraziava e le diceva che è meravigliosa. Firmato: C.»

Adrien si lasciò sfuggire un rantolo strozzato, così l’altro si premurò di tranquillizzarlo «Non è Couffaine. Lei sabato sera ha fatto un’arringa molto convincente per spiegare che non si trattasse di Luka. Ha ammesso che si sono baciati un anno fa… ma la cosa è finita lì».

Il giovane modello trattenne il fiato. Lo stomaco gli si contorse e la sensazione amara che percepiva in bocca gli dimostrò per l’ennesima volta quanto la ragazza fosse importante per lui. Alzò gli occhi verso di lei e la vide angosciata ed esausta. La colpa era tutta sua, con quel biglietto l’aveva messa in difficoltà e vedeva che mantenere il silenzio assoluto sulla faccenda la stava esasperando. Qualunque cosa fosse accaduta non avrebbe mai ammesso che quel biglietto fosse di Chat Noir, sapeva che la sua lealtà non sarebbe mai venuta meno.

«Beh, pensateci» concluse Marinette «Cercate di completare i compiti che vi ho assegnato entro questo fine settimana».

Alya batté le mani incoraggiante «Forza! Il tempo a disposizione è poco, ma ce la possiamo fare». 

Le due ragazze tornarono a sedersi ai loro posti e Nino imitò Adrien nel girarsi verso di loro.

«Direi che siamo a buon punto» esclamò il ragazzo con il cappellino rosso «Vedrete che lo stand andrà alla grande».

«Lo spero» sorrise Marinette.

«Ha fatto i salti mortali per far funzionare tutto» riconobbe l’amica appoggiando una mano sulla sua spalla «Sono certa che sarà un successo».

Una pallina di carta arrivò sul banco della ragazza, lei la srotolò lentamente e appena lesse che cosa vi era scritto sopra iniziarono a tremarle le mani.

Si alzò in piedi e si rivolse verso la parte sinistra dell’aula da dove era arrivato il foglietto «Sono stufa» disse in tono sommesso «Vi ho già detto che non ho intenzione di parlarne, dateci un taglio».

Sospirò profondamente e senza guardare in faccia nessuno uscì dall’aula. 

Alya stiró il foglietto stropicciato e lesse il nome «Alix avevamo deciso di smetterla… e comunque: Chevalier? Davvero?» esclamò alzando gli occhi al cielo. 

«Avanti!» disse l’altra incrociando le braccia al petto «Anche tu sei curiosa di sapere chi ci sta nascondendo.»

«La state sfinendo» le interruppe Adrian alzandosi in piedi «Se non ve ne parla avrà le sue buone ragioni. Rispettate la sua decisione». Detto ciò decise di seguire Marinette fuori dall’aula mentre in classe calò il silenzio e restarono tutti senza parole.

Nel frattempo la ragazza si era rifugiata negli spogliatoi. Era mentalmente stanca, sfinita, sperava con tutta se stessa di non sentirne più parlare. Tikki e Mullo stavano cercando di tirarla su di morale, quando le due creaturine volarono a nascondersi nella sua borsa. Qualche secondo dopo sentì un lieve battito di nocche sulla porta.

«Marinette, posso entrare?»

Alla ragazza mancò il fiato: che voleva Adrien da lei proprio adesso?

«Mari...» sentì chiamare ancora.

«Entra» rispose esitante dando le spalle agli specchi e i lavandini.

«Hey» disse avanzando mentre si guardava in giro con circospezione per controllare che non vi fossero altre persone «Tutto bene?»

La giovane incrociò le braccia intorno al busto per nascondere il tremore delle mani «È stato un fine settimana intenso».

«Ho visto» le sorrise «Avete davvero fatto un buon lavoro per il Festival».

«Grazie...» rispose con un filo di voce «Adrien, perché sei qui?»

«Sostegno morale?» buttò lì il ragazzo.

Gli occhi della giovane si velarono di lacrime e appena se ne rese conto si voltò di schiena affinché lui non potesse vederle. Si aggrappò al marmo per scaricare la tensione e all’improvviso si sentì avvolgere dalle braccia del giovane. Trattenne il fiato mentre un milione di farfalle sembravano vorticare come un tornado nella sua pancia.

La stretta del modello si fece più forte intorno alla vita e il respiro caldo di lui le solleticò il collo. «Non devi sempre essere forte» le sussurrò a bassa voce «Sono qui… sono qui per te».

Le sfuggì un singhiozzo e alzando gli occhi verso lo specchio trovò lo sguardo di Adrien a scrutarle l’anima. Era così serio, così profondo da farle quasi timore.

Si girò sentendo che le sue mani la stavano lasciando fare, ma restavano su di lei protettive e tangibili, come mai aveva osato pensare nemmeno nei suoi sogni.

Lo sentì risalire provocandole un brivido lungo la schiena e le regalò un sorriso caldo. Appoggiò le mani sul suo viso e con i pollici le asciugò le lacrime che non riusciva più a trattenere, così la attirò a sé con dolcezza fino a farle appoggiare il mento sulla sua spalla. 

Il giovane la strinse ancora di più mentre si inebriava del suo profumo «Non sopporto vederti piangere» le sussurrò all’orecchio con voce calda e suadente.

Marinette si aggrappò alla sua camicia con forza, stropicciandola con le dita. Nascose il viso contro la sua spalla, ancora incredula per cosa stesse accadendo in quel momento. Le emozioni la stavano sopraffacendo, ma in un certo modo non si era mai sentita meglio. Sentiva Adrien davvero vicino per la prima volta dopo anni, potersi crogiolare nel suo caldo abbraccio la faceva sentire felice. Avrebbe dato qualunque cosa per poter fermare quell’istante per sempre, forse si era davvero arresa troppo presto con lui.

La porta si aprì con un cigolio per poi richiudersi subito dopo «Scusate!» sentirono dire ad alta voce dall'altra parte.

La ragazza iniziò a tremare tra le sue braccia ed Adrien si allarmò per la reazione. Si scostò leggermente per tentare di confortarla quando la risata cristallina di lei lo fece restare di stucco. Cercò di trattenersi, ma non poté fare a meno di contagiare anche lui.

Era una situazione strana in effetti e il leggero rossore sulle guance di Marinette glielo confermò.

«Grazie» sorrise sincera «Però ora credo sia meglio andare» concluse staccandosi a malincuore. Cercò di fare un passo indietro, ma i lavelli le impedirono di spostarsi oltre.

«Solo un attimo» la trattenne facendole scivolare le mani lungo le braccia, fermandosi solo quando arrivò ai polsi «Mercoledì… andiamo ai Jardin d'Acclimatation

Marinette lo guardò interdetta: la stava davvero invitando ad uscire?

«Dovevamo studiare per il compito di letteratura inglese» fu la sua flebile risposta.

«Possiamo farlo nel tragitto» disse Adrien «Sono certo che troveremo delle ottime idee per l’allestimento dello stand del festival, del resto è un Luna Park. Hai decisamente bisogno di staccare un po’ da tutto e tutti e se devo essere sincero farebbe bene anche a me».

«Io non...»

Il ragazzo fece scorrere su e giù i pollici, accarezzandole con dolcezza la pelle che le sembrava incandescente sotto quel tocco fermo ma gentile «Fallo per me» fu la flebile richiesta a cui lei non seppe dire di no.

 

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Mathieu si sistemò la giacca sopra la t-shirt stampata prima di suonare il campanello del centro massaggi. Non capiva da dove arrivasse il lieve stato di euforia che lo stava facendo fremere davanti alla porta. Forse era sapere che dopo la seduta sarebbe stato meglio, o forse erano i dépliant sulle università di lingue straniere che aveva riposto con cura nella tasca interna della giacca.

«Buon pomeriggio» Priyanka aprì la porta sorridendo e lo fece accomodare.

«Buon pomeriggio a te» ricambiò allegro «Come stai?».

«Bene, grazie» rispose guardando verso il corridoio «Il nonno arriva subito» precisò riportando l’attenzione su di lui «Tu stai meglio?»

«Sono ancora bloccato» esclamò portando una mano dietro la schiena «ma sono certo che più tardi starò meglio».

L’uomo si perse negli occhi di Priyanka: così espressivi, così brillanti. Avrebbe speso volentieri delle ore per coglierne le sfumature. Cercò però di non imbambolarsi, per non sembrare un maniaco e goffamente estrasse dalla giacca gli opuscoli che trattavano le università che potevano interessarle.

«Sono le migliori» le sorrise porgendo i due dépliant «Sorbonne-Nouvelle e Paris-Sorbonne. Ci sono corsi diversi, ma è tutto spiegato qui sopra».

«Sei stato davvero gentile a ricordartene» ringraziò con un sorriso che le illuminava il viso «Li leggerò subito».

«Sai, ho degli amici che studiano o lavorano in queste due università. Se volessi visitarle potrei accompagnarti» buttò lì sperando di non sembrare troppo invadente.

«Davvero?» chiese stupita «Non ti creerei disturbo?» 

«Ma no, figurati!» disse allegro «Non te lo avrei proposto altrimenti».

La ragazza estrasse lo smartphone dalla tasca degli shorts in jeans che stava indossando. Picchiettò con l’unghia sulla cover, un po’ incerta, poi si decise a parlare «Posso avere il tuo numero? Così da accordarci più facilmente?»

Mathieu annuì e digitò subito i numeri sul display «Gli amici mi chiamano Matt» le suggerì per impostare il nome in rubrica.

«Quindi adesso siamo amici, Matt?» chiese lei sorridendo.

Lui alzò le spalle in imbarazzo, non sapendo bene cosa risponderle «Sei appena arrivata a Parigi da quello che ho capito» buttò lì infine «Se ti andasse di uscire qualche volta, ho un gruppo di amici con cui stiamo provando a fare il giro di tutti i pub della città».

«Tutti?» domandò stupita e divertita allo stesso tempo «A quanti siete arrivati?»

«Ne abbiamo stimati duecentottanta e siamo arrivati a centodiciassette. Ci stiamo lavorando da più di tre anni».

«È pazzesco!» esclamò «Verrò molto volentieri!»

«Sabato andiamo allo Stand-up Comedy Bar, in rue des Saint-Peres» continuò felice di poter trascorrere altro tempo con lei «Il nome del locale credo sia piuttosto esplicativo».

«Non sono mai stata ad uno spettacolo di Stand-up, credo che sarà divertente».

Chevalier stava per rispondere, ma venne interrotto dall’arrivo del signor Chan, accompagnato dalla sua alunna con i codini.

«Marinette» disse stupito di trovarla lì. Quella mattina era stata piuttosto schiva nei confronti della classe, non aveva praticamente sollevato gli occhi dal foglio e non aveva alzato la mano per rispondere ai suoi quesiti nemmeno una volta. In compenso aveva visto il giovane Agreste sbirciare più volte nella sua direzione e assicurarsi di come stesse. Inoltre, non gli erano sfuggiti i pettegolezzi di una ragazzina del primo anno, che raccontava alle sue amiche di aver visto il modello abbracciare la sua compagna di classe nei bagni degli spogliatoi. Doveva sicuramente essere successo qualcosa.

«Professor Chevalier» lo salutò la ragazzina con un sorriso mesto in viso.

«Stai bene?» si preoccupò inevitabilmente «Non mi sembri molto in forma oggi».

La vide lanciare un’occhiata indecifrabile all’anziano a fianco a lei, ma poi si sforzò di sembrare tranquilla «Sì, nessun problema. Ora devo andare, vi ho rubato fin troppo tempo».

«Scusami» si congedò Priyanka seguendo la giovane lungo le scale.

«Bene giovanotto, iniziamo?» domandò retorico il signor Chan facendogli strada nel suo studio.

 

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«Marinette!» Priya fermò la giovane prima che potesse allontanarsi troppo «Cosa avete deciso?»

«Se non sarà il Lucky Charm a farmelo capire chiaramente eviterò di coinvolgere ancora Luka. Niente più addestramenti o altro» spiegò a bassa voce guardandosi intorno con circospezione «Per quanto mi riguarda, cercherò di tenere Chat Noir lontano sia da Ladybug che da me. Non posso rischiare di essere akumizzata per i sensi di colpa che ho nei suoi confronti. Non sarà facile, ma a questo punto niente lo è».

«Capisco… e per quanto riguarda la mia proposta? Il nonno ha accettato?» chiese trepidante.

«Ho impiegato molto tempo!» sorrise la giovane «Ma sì, l’ho convinto».

Priyanka abbracciò di slancio la ragazza «Non vedo l’ora!» disse «Voglio davvero potervi aiutare!»

«Intanto studia il Grimorio» la esortò Marinette «Maestro Fu mi ha detto che vuole farti diventare il prossimo Guardiano».

Priyanka annuì esitante «Sai di essere la sua prima scelta, vero?»

«Non ti preoccupare» la rassicurò «Non sono gelosa o qualcosa di simile. Diventare Guardiano è una responsabilità non indifferente e per quanto mi lusinghi la sua precedente proposta, io ora come ora non ne ho le forze. Sono certa che sarai bravissima Priya».

«Mi impegnerò al massimo!» le assicurò «Vi renderò fieri di me».

La Portatrice della coccinella le sorrise felice di vederla così entusiasta, poi la salutò per andarsene.

L’altra rientrò in casa e stringendo fra le mani gli opuscoli che le aveva portato Mathieu andò in camera sua. Era molto portata per le lingue straniere, ma decifrare il Grimorio e la sua lingua antica non era affatto facile. Il nonno aveva iniziato a tradurlo per lei, spiegandole le basi ed ora lei cercava di memorizzare e mettere in pratica i suoi insegnamenti.

Duusu le dormiva placidamente accanto in un piccolo cestino color lavanda. Non le era permesso confrontarsi con il kwami al riguardo, soprattutto perché le ricette contenute nel libro dovevano restare sconosciute alle creature. 

Come metodo mnemonico aveva iniziato a scrivere con l’antico alfabeto i nomi comuni degli oggetti, riempiendo la sua stanza di post-it colorati. Era piuttosto fiera in quanto ormai aveva quasi imparato a scrivere a memoria i numeri. La sua agenda sembrava un pastrocchio di linee e simboli a caso, ma per lei tutto aveva senso. Anche per fare la spesa cercava di segnare il più possibile in simboli e ogni mattina Fu le faceva trovare un biglietto sul frigo con qualcosa di diverso da tradurre. Il post-it di quella mattina recitava: "Brava nipotina". Priya si era sentita orgogliosa dei risultati raggiunti fino a quel momento e felice di aver ritrovato un po’ di serenità nella sua vita.

La ragazza lesse in breve tempo entrambi i volantini sulle due università ed iniziò a riflettere su cosa volesse davvero fare dopo... 

Dopo aver restituito il Miraculous a Duusu.

Dopo aver aiutato gli Eroi di Parigi a sconfiggere Papillon e Mayura.

Dopo aver dimostrato a suo padre di potersela cavare senza il suo aiuto.

Dopo aver accettato sé stessa e il suo passato.

«A cosa pensi?» sentì la voce della creaturina arrivare limpida alle sue orecchie.

«Sorbonne Nouvelle» disse indicando l’immagine «Lingue straniere applicate, potrei girare il mondo e fare la traduttrice. Oppure organizzare Tour e fare la guida turistica».

«Qualunque cosa pur di non restare nello stesso posto per troppo tempo» le fece notare il piccolo kwami del Pavone.

«Con il lavoro di mio padre non siamo mai rimasti nello stesso posto per più di tre anni. Non mi sorprende di essere una giramondo. Non facevamo in tempo a chiamare un luogo casa che già dovevamo rimpacchettare tutto» ricordò con nostalgia.

«Ti manca Taiwan?» chiese Duusu attenta alla risposta della sua amica.

«Al massimo mi manca Yuàn bó» sorrise Priya complice.

«Potresti tornare a Taipei» le suggerì il kwami «Nulla ti vieta di fermarti in un luogo adesso».

«Vedremo» sospirò «Per ora pensiamo a te» disse lasciandole una carezza sulla testolina.

 

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Gli scricchiolii che Mathieu percepì provenivano dalle sue ossa. Il signor Chan non gli stava facendo male, ma non poteva negare che minuto dopo minuto quei crepitii erano diventati sempre più inquietanti.

«Tutto bene?» chiese l’anziano facendo pressione sulla sua colonna vertebrale.

«Io… sì, credo di sì» rispose leggermente sovrappensiero.

«Abbiamo quasi finito per oggi» si sentì dire «Giovedì potrebbe andare bene per la prossima seduta?»

Il giovane annuì lasciandosi sfuggire un sibilo strozzato mentre il terapeuta premeva al centro della sua schiena.

«Vedrai che starai meglio» lo rassicurò subito.

Chevalier provó a distrarsi e concentrarsi su altro. Si era interrogato su che cosa potesse essere successo alla sua alunna e nel corso della seduta era arrivato alla conclusione che, forse, aveva sbagliato ad intromettersi tra lei e Adrien.

«Come conosce Marinette?» chiese al vecchino.

«È come se fosse una seconda nipote» rispose l’anziano «Sei preoccupato per lei?»

«Per lei, per i miei alunni, per i miei amici, per le persone a cui tengo...» elencò sommariamente «Parigi non è il posto in cui vorrei far crescere i miei figli, al momento».

«Perché rimani?» si sentì chiedere «Parigi non è l’unica città al mondo».

«Scappare e lasciare che siano gli altri a risolvere i problemi non è nel mio stile. Sento che nel mio piccolo sto aiutando».

L'uomo sorrise, una smorfia strana a dipingergli il volto «Abbiamo finito» lo informò «Vado a preparare una tisana depurativa, puoi rivestirti». Sparì per tornare qualche minuto più tardi seguito dalla nipote che portava il vassoio con il tè al posto suo. 

«Grazie» esclamó rivolto ad entrambi appena appoggiarono la tazza in ceramica sopra il tavolino intorno a cui si erano seduti.

«Sorbonne Nouvelle» sentì dire dalla giovane ed entrambi la guardarono in modo interrogativo «Credo che sia l'università che fa al caso mio…» 

«Hai già deciso?» le chiese Chevalier stupito. 

«Tendo ad avere le idee molto chiare» gli sorrise lei «Ma mi farebbe piacere avere una tua opinione e poterla visitare prima di iscrivermi sarebbe fantastico». 

«Sembra quasi un appuntamento» ridacchió il signor Chan allontanandosi volutamente per lasciarli soli.

Mathieu sentì il volto in fiamme, ora capiva bene cosa provassero i suoi alunni ogni volta che li stuzzicava. 

«È un appuntamento?» chiese Priyanka piegando leggermente la testa di lato, senza cercare di nascondere il suo divertimento nel vederlo così in difficoltà. 

«Vuoi… tu vuoi che lo sia?» balbettò imbarazzato, bevendo il liquido ustionante per non dover aggiungere altro. 

«Vediamo come va, Matt... e potrebbe diventarlo» affermò la ragazza per poi soffiare delicatamente sul suo tè fumante. 

 

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«Marinette, farai tardi» la informò Tikki svolazzandole intorno. 

«Sì può sapere come hai fatto a convincermi ad indossare questi pantaloncini?» esclamò la ragazza continuando a guardarsi allo specchio «Sono troppo corti, Adrien penserà sicuramente male» borbottò rovistando nell'armadio. 

«State andando ad un Luna Park» affermò Mullo per supportare la coccinella «Farà caldo e devi vestire comoda, hai un fisico invidiabile» continuò incrociando le zampine «Non capisco da dove derivino le tue insicurezze. Di solito vai in giro ricoperta solo da una tutina ultra aderente». 

La ragazza emise un verso strozzato «Ma nessuno sa che sono io… ho una maschera!»

Mullo scrolló la testa esasperato, non capiva affatto come quello potesse essere un problema. Era abituata a risolverne di ben più importanti. Poi un sorrisino malefico gli si dipinse in volto «Le calze» disse in maniera pacata «Quelle finte parigine con il gatto disegnato sopra alle ginocchia: sono scure e coprenti. Al posto della maglietta bianca potresti mettere quella nera che hai cucito il mese scorso, quella con le zampine verdi sulla schiena, così sembrerà un accostamento voluto». 

Tikki si trattenne dal ridere, aveva capito perfettamente che cosa stesse cercando di fare il suo amico. Non era sicura che provocare Adrien a livello subliminale fosse un bene, ma in un qualche modo avrebbe potuto aiutare a sbloccare la precaria situazione tra i due.

«Non ricorderà troppo Chat Noir?» chiese la ragazza dubbiosa mentre infilava le calze suggerite dal piccolo topolino. 

«Non ti ho mica suggerito di vestirti di rosso e pois neri» ribatté l’altro alzando le spalle «Quello sarebbe un outfit rischioso.»

Tikki le portó la maglia che aveva suggerito l'altro, così la infilò in fretta. La sistemò sotto la salopette in jeans e valutò se tenere le bretelle sulle spalle o lasciarle sciolte ai lati. Scelse l'ultima opzione e visto che non poteva fare a meno di abbinare ogni cosa secondo la mise più appropriata, si legò in vita una felpa nera e scelse una vecchia borsetta a tracolla in denim in cui poter trasportare comodamente i due kwami.

Sciolse i capelli pettinandoli con cura e infilò un basco in jeans con visiera. 

«È la felpa di Chat Noir?» domandò la coccinella ammirandola dall'alto.

«È la felpa "per" Chat Noir» precisó Mullo sornione «Quella che non ha ancora avuto il coraggio di dargli».

Marinette alzò un sopracciglio verso il topo, capendo finalmente che la stava deliberatamente provocando.

«L'ultima volta non era finita» si giustificó sulla difensiva «Mancava il campanellino sull'aggancio della zip e non era ancora arrivato il colore per tessuto fosforescente. Adesso sarebbe pronta, è vero… ma non l'ho più visto e dopo quel che è successo non sono sicura che sia saggio fargliene dono. Devo prendere le distanze da lui e fargli un regalo non è il modo giusto».

«Hai ragione» concordò Tikki «Ora però sbrigati a mettere le scarpe, ho visto la macchina di Adrien parcheggiare qui sotto».

Mullo afferrò il libro di Romeo e Giulietta e se lo trascinò dentro la borsa di Jeans.

«Andrà tutto bene» disse la giovane facendosi coraggio da sola, mentre si specchiava per l’ultima volta «Ci divertiremo, sarà una giornata tranquilla e divertente».

I due kwami si scambiarono un’occhiata speranzosa e subito Marinette aprì la botola per poi scendere le scale.

Appena Sabine la vide sorrise amorevole, la sua bambina era davvero diventata una splendida ragazza.

«Tesoro, stai benissimo» le disse, vedendola tranquillizzarsi immediatamente alle sue parole.

«Non sono troppo...» la giovane cercò una parola, ma il suono del campanello la fece sobbalzare.

«Sei bellissima» la rassicurò con una carezza sul volto.

«Grazie!» esclamò allegra. Vide dal citofono il compagno di classe e gli aprì l’entrata principale per farlo salire. Si presentò alla porta più rilassata di quanto avrebbe mai pensato di poter essere in una situazione simile ed aspettò che la raggiungesse.

«Ciao Adrien» lo salutò sorridendo dall’alto del pianerottolo.

Il ragazzo però non rispose… non subito.

 
 
 

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Note dell'autrice 
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui, fatemi sapere cosa ne pensate e se non volete perdervi gli aggiornamenti vi consiglio di aggiungere me o la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.

 

Come andrà questo primo "appuntamento"? Marinette riuscirà a sciogliersi un po'? E Adrien deciderà di uscire definitivamente dalla friendzone o manderà tutto a rotoli come al solito?

Grazie a TossTheFeathers che condivide i miei scleri. Abbiamo anche fondato la "Lega degli Chevalier" e non è detto che presto qui, o in una one-shot di approfondimento non vediate spuntare il suo Zack ;) Tenete gli occhi aperti!

 

Ancora grazie a tutti!
A presto! KwamiHunters

 

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