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Autore: Martocchia    10/08/2019    1 recensioni
Sequel di "Ojos de Cielo"
Sono passati pochi mesi dalla scomparsa di Clara, ma tutto sembra essere cambiato nel mondo di Luca: tutto è nero, niente ha più valore per lui, neanche ciò che lo legava così strettamente a "lei". Sì, perché quel nome è impronunciabile per chiunque.
Le persone intorno a lui stentano a riconoscere in quel ragazzo cupo, sarcastico e menefreghista, Luca. Ma delle promesse sono state fatte e delle persone faranno di tutto per mantenerle e per farle mantenere.
Riuscirà Luca a trovare la forza per andare avanti? Riuscirà a cantare. suonare, amare ancora, come lei gli ha chiesto? E se sì. come?
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13 – Far Away
 
Marco mai si sarebbe aspettato di trovare Luca fuori dalla sua classe ad aspettarlo, appena suonata la campanella dell’intervallo, non proprio oggi, ed invece eccolo lì, appoggiato con nonchalance alla parete, braccia incrociate ed un’espressione più serena di quanto lui si potesse aspettare in questa giornata.
Il ragazzo non fa in tempo a salutarlo, che l’amico lo interrompe, staccandosi dal muro ed avvicinandosi a lui, con una richiesta già sulle labbra:
- Ho bisogno che oggi pomeriggio mi accompagni in un posto. -.
 
Quel luogo dal funerale non è assolutamente cambiato: la stessa ghiaia bianca che scricchiola sotto i piedi; gli alti cipressi che adombrano il vialetto; lo stesso rubinetto che continua a gocciolare perché nessuno si è preoccupato di ripararlo; le lapidi in marmo e pietra, dalle forme più diverse, sormontate da statue, pezzi unici, e decorate da fiori e candele.
Marco attraversa il cancello con tranquillità, come ha fatto in tutte le settimane precedenti, per mesi, come avrebbe fatto ancora a lungo. Questa volta però continua a guardare dietro di sé con la coda dell’occhio, per controllare come se la stia cavando il suo migliore amico.
Luca è entrato nel cimitero non senza esitazione, inspirando ed espirando lentamente, mentre i ricordi già gli affollano la mente. Stringe con forza uno spallaccio della custodia della chitarra, per reprimere il forte istinto di scappare il più lontano da quel posto, e cammina a passo più deciso, seguendo l’altro. Marco, quando ha visto lo strumento sulle spalle dell’amico, lo ha guardato interrogativamente, ma non gli ha fatto domande e non ha proferito parola.
Giunti di fronte alla tomba di Clara, Marco guarda nuovamente Luca di sottecchi, cercando di capire quali siano le sue reazioni ed intenzioni, ma la sua espressione è indecifrabile.
- Vuoi che ti lasci un attimo da solo? – gli domanda infine.
L’amico, il quale fino al quel momento non è riuscito fare altro che fissare la lapide, rialza di scatto la testa, con negli occhi un inconfondibile lampo di panico.
- No, resta. -.
Con uno sforzo che gli pare immane muove qualche passo per avvicinarsi alla tomba ed aggirarla fino a trovarsi esattamente di fronte ad essa. Sfiora con la punta delle dita la statua dell’angelo che canta, per poi spostare la propria attenzione sulla foto di Clara: una cascata di capelli castani, scuri e lisci; occhi di un colore particolarissimo, fra il marrone e il verde, che sembrava mutare a seconda della luce e anche del suo umore; gli occhiali che tendevano sempre a scivolarle sul naso; il sorriso, semplice e timido, di chi non ama farsi fotografare.
- Era bellissima. – mormora dopo attimi infiniti di totale silenzio – Non ho mai dimenticato il suo volto. Ogni giorno, in questi mesi, prima di addormentarmi ho ridisegnato nella mia mente i suoi lineamenti, la sua voce… Ma era ancora più bella di quanto mi ricordassi. -.
Dopodiché sposta lo sguardo sul vaso colmo di fiori freschi e le sue labbra si piegano in un debole sorriso.
- Margherite e lavanda. I suoi preferiti. -.
- Lo so. – commenta Marco, sedendosi al fianco della lapide – Le ho portato un bouquet nuovo ogni settimana. Li ho cambiati appena ieri, in vista della giornata di oggi. Così chi fosse venuto a trovarla avrebbe trovato dei fiori freschi e una tomba in ordine. -.
- Grazie. – gli dice Luca, sedendosi a sua volta e posando vicino a sé la chitarra.
- Di cosa? – chiede l’altro confuso.
- Di aver fatto ciò che avrei dovuto fare io. – gli spiega, tradendo nel tono di voce del rimorso.
- Luca, non fartene una colpa. Eri distrutto e capisco perfettamente che tu non te la sentissi di venire qui. Anch’io ci ho messo del tempo per raccogliere la forza e il coraggio necessari. – si allunga verso di lui e gli appoggia una mano su un ginocchio, tentando di incrociare il suo sguardo e trovando infine in esso un’infinità di emozioni diverse, in tempesta: senso di colpa, vergogna, tristezza, ma in fondo a quegli occhi c’è anche del sollievo, della serenità – Vuoi suonare e cantare per lei? – gli chiede, indicando con un cenno del capo la chitarra.
Luca annuisce e con delicatezza tira fuori dalla custodia lo strumento, imbracciandolo, con un movimento naturale ed automatico, ma senza suonarlo, rimanendo con le dita sospese sulle corde.
- Sai, in questi ultimi mesi ho sempre cantato per lei, l’ho sentita cantare con me, me la sono vista accanto, ma mai come in questo momento. Una sensazione così chiara e reale l’ho provata solo quella prima volta in cui ho cantato di nuovo, in oratorio. Da una parte mi spaventa ancora da morire, ma dall’altra… - senza concludere la frase e senza lasciare spazio a Marco per dire qualunque cosa, Luca comincia a suonare e a cantare, con la sua voce limpida, chiara, come il rumore di un ruscello di montagna, che corre fino a valle per immettersi in un fiume più grande e poi ancora fino al mare; ed allo stesso forte e potente come un temporale estivo; eppure è pregna di una dolcezza disarmante, una carezza della mamma sul ginocchio sbucciato del proprio bambino.
 
This time, this place misused, mistakes
Too long, too late, who was I to make you wait?
Just one chance, just one breath
Just in case there's just one left
'Cause you know you know, you know

 
Luca chiude gli occhi, alzando il viso verso il cielo, e in un attimo si sente ricapultato indietro nel tempo: rivede quella che non era ancora la sua Clara, una ragazza qualunque che inciampa sulle scale e a cui lui ha evitato di cadere rovinosamente. Gli sembra di risentire ancora la sensazione del corpo di Clara che impattava contro il suo, il profumo di shampoo sprigionato dai suoi capelli lunghi, quegli occhi che, illuminati da un raggio di sole, un attimo prima erano verdi e quello dopo si scurivano nel marrone, si ingrandivano dallo stupore alla sua proposta di pranzare insieme. Era un libro aperto su cui le sue emozioni apparivano e scomparivano in modo perfettamente leggibile. Infatti, aveva capito subito quanto amasse la propria piccola città, guardando l’incredibile serenità che il suo sorriso e tutta la sua figura emanava mentre osservava il lago in silenzio. Lo aveva affascinato, ricorda di aver pensato che assomigliava ad una di quelle canzoni che ascolti quando vuoi rilassarti, dolce, un po’ malinconica, ma non triste… Serena, proprio come la sua immagine.

That I love you I have loved you all along and I miss you
Been far away for far too long
I keep dreaming you'll be with me and you'll never go
Stop breathing if I don't see you anymore

 
Luca stesso non sa ancora dire con esattezza cosa lo abbia spinto a ricercare subito un contatto con lei… Quando le aveva teso la mano per andare alle loro prime prove del musical, sapeva che quello era un gesto avventato, ne aveva letto la portata anche nello sguardo confuso e incerto di Clara, ma desiderava che lei l’afferrasse, voleva sentire il suo calore, tenere fra le sue quelle mani così piccole e delicate. Nel momento in cui lei aveva allungato le dita incontrando le sue, gli era sembrata la cosa più naturale del mondo, come anche intrecciarle più fortemente e rassicurarla con dolcezza davanti alla sua agitazione; come mettersi davanti a lei per difenderla dai commenti acidi e ingiusti di un Marco molto diverso da quello che sarebbe diventato il suo migliore amico. Il vero shock, il colpo che lo aveva lasciato completamente inerme davanti a lei, era stato sentirla e vederla cantare: occhi luccicanti di gioia profonda, un tipo di sentimento che lui conosceva bene; una forza coinvolgente e contagiosa; un’emotività in grado di inglobarti nel suo mondo, di farti venire i brividi e di farti provare le sue stesse emozioni, collegate con fili invisibili alle parole delle canzoni che Clara cantava. Probabilmente era stato proprio quello il momento in cui lui si era innamorato, già in maniera irrimediabile e totale, di lei.

On my knees, I'll ask last chance for one last dance
'Cause with you, I'd withstand
All of hell to hold your hand
I'd give it all I'd give for us
Give anything, but I won't give up
'Cause you know you know, you know

 
Luca sorride, ripercorrendo ancora quei primi mesi di amicizia, durante i quali aveva cercato di aiutarla ad affrontare la timidezza e l’emotività che sembravano tanto limitarla nel cantare in pubblico. Aveva imparato a conoscerla a poco a poco, amando sempre più i momenti trascorsi con lei, senza però comprendere la reale natura dei propri sentimenti. Aveva provato una rabbia pungente e fastidiosa, quando Clara gli aveva confessato che Marco l’aveva baciata, ma aveva archiviato quel sentimento come semplice istinto protettivo, non gelosia. Ricordava bene, però, il momento in cui il Velo di Maya era caduto: quel giorno Clara non aveva pranzato con lui come sempre prima delle prove, non rispondeva al telefono e si era presentata in ritardo in aula magna, con un’espressione che diceva tutto, tranne che stesse bene. Quando, preoccupato, le aveva chiesto spiegazioni, lei aveva reagito aggressivamente, alzando la voce, come mai le aveva visto fare, dicendo di lasciarla in pace, che non c’era bisogno che si preoccupasse per lei in quel modo visto che lui non era il suo ragazzo. Quell’affermazione aveva colpito Luca come una proiettile: era vero, lui non era il suo ragazzo, ma lui si era comportato come tale, perché avrebbe voluto esserlo. Mentre, seduto sui gradoni della palestra, la stringeva a sé, cantando per lei, avrebbe voluto rimanere lì, in quel modo, per sempre.

That I love you I have loved you all along and I miss you
Been far away for far too long
I keep dreaming you'll be with me and you'll never go
Stop breathing if I don't see you anymore

 
Da quel momento aveva cercato per mesi il momento ed il modo giusto per confessarle i propri sentimenti, ma l’universo sembrava volerglielo impedire. La sera di Capodanno quando l’aveva vista con Marco sul balcone, aveva compreso subito quanto anche lui fosse innamorato di lei, lo si leggeva chiaramente nel suo sguardo quando si posava su Clara. Per cui quella sera si era limitato a regalarle una catenina e si era accontentato della sua espressione raggiante di felicità e del bracciale che lei aveva comprato per lui. Poi era stata male sua nonna e lui le era semplicemente rimasto accanto come qualunque altro amico avrebbe fatto, fino al giorno del suo diciottesimo compleanno. Luca stava raggiungendo il suo limite di sopportazione ed inoltre voleva donarle un giorno di serenità in quel periodo difficile. L’aveva portata fuori a pranzo e le aveva mostrato il suo rifugio musicale. Quando le aveva proposto di suonare il piano, non pensava che sarebbero arrivati a quel punto, ma non erano mai stati così vicini… Lei seduta sulle sue gambe, la schiena aderiva al suo petto, tanto che lui aveva paura che potesse sentire il suo battito accelerato; lo sforzo di tenere ferme le proprie mani sopra quelle di Clara, mentre le guidava sui tasti, era immenso; la sua voce, così vicina, gli aveva fatto tremare il cuore come mai prima. Pensava di essere l’unico a sentirsi in quel modo, eppure, guardandola negli occhi alla fine della canzone, vi aveva letto agitazione e lo stesso profondo desiderio. Aveva accarezzato quel viso e immerso le dita in quei capelli, come aspettava di fare da tempo, ed era arrivato tanto vicino a baciarla… Quando il suo telefono aveva pensato bene di squillare, fra le loro labbra ci sarebbe passata giusto un ala di farfalla. Ormai i suoi sentimenti erano palesi e non aveva alcuna intenzioni di nasconderli ancora.

So far away, so far away
Been far away for far too long
So far away, so far away
Been far away for far too long
But you know, you know, you know

 
Quando però, al termine del funerale della nonna di Clara, aveva visto Marco baciarla ancora una volta, la sua gelosia aveva preso il sopravvento ed era fuggito via, maledicendosi per aver pensato che sarebbe stato possibile. In seguito se ne era terribilmente pentito: se avesse ascoltato Clara, non l’avrebbe costretta ad affrontare da sola la delusione di Marco davanti al suo rifiuto. Si era sentito così in colpa, mentre la sentiva singhiozzare, aggrappata a lui, che la stava portando via dal proprio amico, e anche mentre ballavano insieme nella sua dependance. L’aveva stretta sé, promettendosi che non l’avrebbe più lasciata andare e abbandonandosi al tanto desiderato ed aspettato bacio. Le settimane successive a quel momento erano state per lui un sogno: ogni volta che posava gli occhi su Clara e lei ricambiava il suo sguardo sorridendo, non poteva non sentirsi al settimo cielo, esattamente come un bambino lodato dai propri genitori. Non pensava che avrebbe potuto amarla così tanto, eppure di giorno in giorno i suoi sentimenti per lei aumentavano in modo esponenziale. Era un sogno, sì… Almeno fino all’incidente.

I wanted, I wanted you to stay
'Cause I needed, I need to hear you say
That I love you, I have loved you all along
And I forgive you, for being away for far too long
So keep breathing, 'cause I'm not leaving
Hold on to me and never let me go

 
Luca, stringe le palpebre e canta più forte.
I suoi ricordi di quella sera erano confusi, frenetici. Aveva lasciato Clara rispondere al telefono ed aveva cominciato ad attraversare la strada. Non aveva visto la macchina, se n’era accorto solo sentendo Clara gridare. Si era impietrito: aveva visto la sua ragazza correre verso di lui, aveva sentito una spinta ed era caduto a lato della strada, mentre l’auto impattava contro qualcos’altro. Si era alzato da terra, senza inizialmente capire cosa fosse successo, poi l’aveva vista: distesa per terra, immobile, una macchia di sangue si allargava sull’asfalto. Era corso verso di lei, chiamando il suo nome, prendendole il volto fra le mani, piangendo disperatamente, sporcandosi con il suo sangue. Qualcuno fra i passanti aveva chiamato l’ambulanza e, appena giunti sul posto, i paramedici lo avevano allontanato da lei, nonostante le sue proteste. In ospedale avevano cercato di visitare anche lui, ma aveva smesso di parlare, di sentire e provare qualsiasi cosa. Non aveva neanche le forze di dire che tutto quel sangue che gli stavano chiedendo da dove uscisse, non era suo.
Dopo aver saputo che Clara era in coma, aveva impiegato giorni prima di decidersi ad andare a trovarla. Si sentiva in colpa, lui avrebbe dovuto essere al suo posto, lui si era ripromesso di proteggerla. Ed invece era stato il contrario. Vedendola in quel letto d’ospedale, avrebbe voluto scomparire, tanto era il rimorso e la vergogna, ma non era più in grado di starle lontano. Le sue labbra erano ancora calde quando l’aveva baciata, come anche le sue mani. Sentendo le sua dita stringersi debolmente attorno al suo palmo, aveva inizialmente creduto di sognare, ma i suoi occhi aperti lo avevano riportato alla realtà e la gioia era stata enorme. La sua Clara era di nuovo con lui. Se lei non gli avesse ordinato di andare a scuola, sarebbe rimasto al suo fianco tutto il giorno. Forse se fosse andata in quel modo, quel pomeriggio Clara avrebbe condiviso con lui la verità sulle sue condizioni e non lo avrebbe tenuto all’oscuro, lasciandolo su due piedi. Era uscito dalla sua stanza quasi di corsa. Fuori c’erano la mamma di lei, allarmata davanti al suo viso sconvolto e paonazzo per il pianto; ed il don, che invece aveva uno sguardo grave, come se sapesse già cosa Clara aveva fatto. A Luca la testa vorticava, non riusciva a smettere di piangere e si era accasciato sul pavimento del corridoio, fuori dalla camera, mentre un flusso di medici, parenti e pazienti continuavano a passargli accanto. Aveva sentito Clara urlare, come se le stessero strappando il cuore ed era stato in quel momento che aveva capito che doveva esserci qualcosa sotto, che lei non poteva non amarlo se soffriva in quel modo, esattamente quanto lui, se non di più. Non avrebbe mai immaginato a quel tempo la vera portata di quel segreto e le sue conseguenze nella vita di Luca.

Keep breathing, 'cause I'm not leaving you anymore
Believe it, hold on to me and
Never let me go, keep breathing
Hold on to me and never let me go (Keep breathing)
Hold on to me and never let me go

 
Luca riapre lentamente gli occhi, lucidi di commozione e posa il proprio sguardo su Marco, sul cui viso luccicano molteplici lacrime. Il ragazzo gli sorride comprensivo, anche lui doveva aver ripercorso nella propria mente i ricordi del tempo trascorso insieme a Clara, molti di più rispetto ai suo… L’aveva conosciuta ad 11 anni… Luca sa che i due sono stati insieme per quasi due anni, ma è a conoscenza solo di ciò che Clara gli aveva raccontato, cioè molto poco. Diceva che la maggior parte dei ricordi collegati a quel periodo erano bellissimi, però quelli successivi affatto. L’aveva fatta soffrire molto, rifiutata più volte ed era diventato una persona completamente diversa e non in senso positivo, purtroppo. Si era spesso chiesto, mentre lei era ancora viva, come facesse a provare ancora tanto affetto verso di lui, ma, in fondo, pensandoci, era proprio una cosa da Clara.
- Questa canzone è davvero bella… Mi ha fatto ripensare a tante cose. Avrei dovuto dirle queste parole molto tempo fa. – Marco interrompe il flusso dei suoi pensieri.
- Sono le mie scuse per averla fatta aspettare tanto tempo prima di cantare ancora, di venire qui, di vivere… - spiega Luca – Glielo dovevo e poi spero che quando sarà il mio turno lei mi accoglierà con parole simili, di perdono. -.
- Ti ha già perdonato. Dovresti farti meno paranoie in questo senso. – l’amico gli tira un amichevole pugno su una spalla.
- Il bue che dà del cornuto all’asino. – il ragazzo guarda Marco alzando un sopracciglio e ricambiando il gesto. I due ridono e rimangono ancora qualche attimo in silenzio, per riprendersi da quella valanga di bellissimi e dolorosissimi ricordi.
- Ci credi? Abbiamo quasi finito il liceo… Questi anni sembrano essere passati in così poco tempo… - sospira infine Marco – Immagino il 100 che ci sarebbe stato di fianco al nome di Clara sul tabellone dei risultati. Davvero troppo secchiona… - ridacchia, mentre il suo migliore amico alza nuovamente un sopracciglio, se possibile ancora più in alto.
- Devo ripetermi, o te lo dici da solo? – gli chiede in tono sarcastico.
- Nah, io ho solo degli obiettivi da raggiungere! – si difende Marco.
- Cioè? Penso che tu non mi abbia mai detto cosa vuoi fare l’anno prossimo… -.
Il ragazzo, sorride con fare misterioso e concentra il proprio sguardo, addolcendolo, sulla foto di Clara:
- Ho sempre voluto studiare medicina, ma d’altra parte lei mi diceva sempre che avrei fatto faville anche come psicologo. Ho deciso allora di coniugare le due cose: studierò medicina e mi specializzerò in psichiatria. In questo modo porterò avanti, in una qualche misura, ciò che studiava e amava lei. -.
- Mi sembra una scelta decisamente azzeccata, amico. Clara aveva perfettamente ragione. Basta che non ti metti a dare pugni a tutti i tuoi clienti, altrimenti non so per quanto potresti rimanere nell’albo dei medici. – scherza Luca, facendogli un occhiolino e scatenando un’altra risata da parte di Marco.
- Tranquillo, quelli li riservo solo a te. -.
Dopodiché i due ragazzi si alzano, riservando un ultimo sguardo di saluto alla lapide davanti a loro. Marco tira fuori dalla tasca dei jeans un foglietto piegato in quattro, inserito in una piccola busta di plastica, e lo appoggia sulla tomba, di fronte all’espressione stupita di Luca.
- È la prima poesia che ho scritto a Clara, prima ancora di metterci insieme. Gliel’avevo lasciata in un quaderno di scuola. Me l’ha ridata pochi anni fa, in un ultimo tentativo di farmi cambiare idea su di noi… Sono stato stupido a non ascoltarla… Comunque è giusto che la tenga lei. – spiega il ragazzo, sorridendo malinconicamente, prima di dirigersi verso l’uscita del cimitero.
L’amico lo guarda allontanarsi, per poi guardare la poesia ed infine la fotografia di Clara:
- Verrò di nuovo qui appena rientrato dalla Siria. Ci vediamo presto, amore mio. Tu continua a vegliare su di me. – sussurra. Imbraccia la sua chitarra e si avvia anche lui verso la propria macchina.
 
L’ultimo giorno di liceo è decisamente strano… Non te ne rendi completamente conto, non sei immediatamente consapevole del fatto che dopo 5 lunghi anni non camminerai più per quei corridoi, non siederai più a quei banchi, non litigherai più con il computer e la LIM. È una giornata frenetica, piena di risate, scherzi e cose stupide che però, se non le fai quel giorno lì, non le farai mai più. Classi che decidono di vestirsi in modi strani, fanno trenini per i corridoi e cantano. La scuola sembra diventare un carnevale! Poi il suono dell’ultima campanella, urla di gioia, bottiglie di spumante stappate e per lo più spruzzate addosso ai propri compagni, i clacson delle auto dei maturandi patentati che si sentono per tutta la città. La malinconia arriva solo dopo, in alcuni casi addirittura dopo mesi, quando, su un treno verso l’università, ti ritrovi a pensare che in fondo quel posto che oramai non sopportavi più, un po’ ti manca...
Luca vive questa giornata con gioia, ma senza farsi coinvolgere troppo dalle pazze idee dei propri compagni. Non che le disprezzi, o non si diverta a guardarli combinarne di ogni sotto gli occhi disperati dei prof, ma ha per la testa tanti pensieri, la malinconia sembra averlo colto anticipatamente. In quella scuola ha studiato per soli due anni, ma la sente casa sua più di quanto lo sia stato il liceo milanese in cui è stato prima, forse proprio per la miriade di ricordi collegati a Clara, o magari perché un ambiente così piccolo è più facile che diventi accogliente e familiare.
I suoi compagni di classe lo avevano accolto bene e fatto inserire fra loro con una semplicità incredibile, mentre i professori lo avevano sempre trattato come se anche lui fosse un loro alunno dalla prima superiore. Si erano sempre comportati nei suoi confronti con gentilezza e delicatezza, soprattutto dopo la morte della sua ragazza. Era stato fortunato, non capitano spesso classi del genere, quella di Clara, per esempio, non era assolutamente così. Ha visto le sue compagne di classe entrare a scuola con bottiglie di liquori già mezze vuote, ridendo come solo le persone un po’ brille fanno. Ha aggrottato le sopracciglia un po’ perplesso, ma si è limitato a sospirare. Può capire perché lei non si trovasse affatto bene con loro, erano due mondi totalmente opposti, e può comprendere perché lei avrebbe vissuto quel giorno con grande sollievo.
 
Le due settimane successive, che precedono l’inizio degli esami, trascorrono nello studio matto e disperatissimo dell’ultimo minuto. Luca ha a malapena il tempo di organizzare con don Lorenzo la partenza per la Siria. Per il resto si divide fra la conclusione della propria tesina, il ripasso, i gruppi di studio con Marco ed i suoi compagni di classe, finché inevitabilmente arriva il giorno della prima prova. Nell’aria, all’entrata del liceo, è tangibile la tensione dei maturandi. Chiacchierano fra loro, stringendo fra le mani le proprie tesine, mostrandole agli altri, chi orgogliosamente, chi più timidamente perché l’ha quasi totalmente copiata da Wikipedia ed ha mentito spudoratamente nel riportare le fonti. Man mano che si avvicina l’ora di entrare, i commenti vertono sempre più sull’ipotizzare quali tracce ci saranno, quali tipologie di tema preferirebbero fare e i modi in cui potrebbero copiare. Quando la porta finalmente si apre, cala immediatamente il silenzio, mentre le classi vengono chiamate una alla volta e accompagnate al piano dove svolgeranno tutti gli scritti. La classe di Marco viene chiamata prima di quella Luca, i due si sorridono nervosamente e si augurano buona fortuna, mentre il primo raggiunge i propri compagni.
Finalmente anche la sezione di Luca può entrare nell’edificio e viene portata al secondo piano. Lì la vista delle due file di banchi, disposti ai lati del corridoio, non possono non mettere ansia, ma il ragazzo sedendosi respira profondamente, dicendosi che ormai non ha senso agitarsi: è lì e allora tanto vale fare il meglio che può.
E gli scritti sono passati con questa filosofia uno dopo l’altro, ognuno con le proprie difficoltà particolari: il dover lavorare di fantasia per scrivere qualcosa di decente nel tema; spremersi il cervello per risolvere la seconda prova di matematica; pregare tutti i santi del Paradiso perché le materie della terza prova siano quelle studiate meglio e non quelle lasciate un po’ da parte perché a un certo la voglia e la forza di studiare scompaiono in un buco nero.
I giorni precedenti all’orale Luca li ha trascorsi soprattutto in oratorio ad aiutare, per staccare un po’ la spina e non impazzire a ripassare tutto ciò che ha già ripetuto tremila volte durante l’anno. Mette da parte solo del tempo per perfezionare la presentazione della propria tesina.
Infine il giorno fatidico è arrivato. Luca si guarda un ultima volta allo specchio: jeans scuri, scarpe da ginnastica, camicia bianca e ovviamente il braccialetto regalatogli da Clara al polso. Prima di uscire di casa, saluta con un bacio ed un abbraccio i propri genitori, i quali cercano entrambi di trattenere il magone. Chiusa la porta alle proprie spalle, ritrova ad attenderlo, seduto sul muretto, Marco, sorridente e rilassato, soprattutto perché lui ha finito già da qualche giorno e al suo orale ha fatto faville, esattamente come pronosticato dall’amico.
- Buongiorno, quasi maturato! – lo saluta allegramente, saltando giù dal muretto ed incamminandosi insieme a lui verso il liceo.
- Buongiorno, maturato! – lo ricambia Luca, altrettanto allegramente.
Il suo migliore lo squadra per un po’, finché non gli domanda:
- Ma non sei agitato? Mi sembri fin troppo rilassato… - lo guarda con sospetto.
L’altro ridacchia.
- Certo che lo sono, ma in realtà sono più agitato per il dopo. E poi sai che a me non interessa più di tanto il risultato. Quello che potevo fare l’ho già fatto, questa è solo la ciliegina sulla torta. -.
- E che torta! I tuoi scritti sarebbero stati degni di Clara! – esclama Marco, ma il ragazzo con un gesto gli fa intendere che sta esagerando e di non insistere.
I due proseguono in silenzio fino all’edificio scolastico. Raggiunta l’aula dove si terrà l’orale, ancora occupata da uno dei compagni di classe di Luca, si appoggiano alla parete opposta e lui sventola la tesina come un ventaglio, fra il caldo asfissiante e l’ansia che, suo malgrado, lo sta prendendo, si sente quasi soffocare.
Dopo una ventina di minuti il suo compagno esce dalla stanza sorridendo, provando quell’indescrivibile sensazione di libertà e serenità dopo un anno di studi intensi, ansie e pressioni. La porta dell’aula viene chiusa per discutere la sua valutazione finale e Luca comincia a camminare davanti ad essa, mentre Marco ridacchia, rivedendo di fronte a sé Clara tesissima, prima dello spettacolo, camminare avanti e indietro senza fermarsi.
- Luca, è il tuo turno, vieni. – la prof di italiano del ragazzo si affaccia dalla porta ora aperta dell’aula e gli sorride incoraggiante. Il giovane lancia un’ultima occhiata al proprio amico, in cerca di sostegno, per poi entrare a passo deciso.
Nel complesso Luca è soddisfatto del proprio orale. Certo, all’inizio vedere la schiera di professori seduti, tutti intenti ad ascoltarlo, lo ha un po’ intimorito, ma iniziando a parlare della propria tesina si è a poco a poco sciolto. Il resto del colloquio è filato liscio, senza intoppi ed ha ormai finito. Ha la gola secca per il troppo parlare e si sta letteralmente sciogliendo per il caldo. Terminata finalmente l’ultima interrogazione si alza dalla sedia ed il presidente di commissione gli pone la domanda di rito, che tutti sentiranno al proprio esame di maturità:
- Che cos’ha intenzione di fare l’anno prossimo? -.
Luca sorride, gli occhi brillano in modo incontrollato e la sua prof di italiano fa fatica a crederci. In questi ultimi mesi è cambiato tantissimo, ma non pensava così tanto.
- In realtà questo pomeriggio ho un volo prenotato per la Siria e per un po’ farò volontariato laggiù. -.
- Ah. – è la sintetica risposta dell’uomo, il quale lo guarda con gli occhi sgranati, proprio come tutti gli altri professori.
Senza aspettare altri commenti, il ragazzo si avvicina per stringere loro la mano, soffermandosi solo sulla propria insegnante di italiano, guardandola con grande affetto:
- Grazie per avermi fatto guardare allo specchio. – le dice semplicemente, ma basta a farla commuovere.
Dopodiché esce dall’aula, dirigendosi subito verso le scale e verso l’esterno dell’edificio, seguito da Marco. Al cancello lo attende in macchina don Lorenzo, il quale, appena lo scorge, accende il motore.
Luca si volta verso il liceo, dandogli un ultimo saluto con lo sguardo, per poi rivolgerlo verso il proprio migliore amico. I due si abbracciano di slancio, stringendosi come mai avevano fatto.
- Non fare cavolate, d’accordo? Quando verrò a trovarti insieme al don voglio trovarti tutto intero e vivo! – si raccomanda Marco.
- E tu vedi di passare il test di medicina. -.
- Ovvio! Per chi mi hai preso?! – i due ragazzi scoppiano a ridere.
- Grazie di tutto, Marco. Senza di te non so cosa avrei fatto, forse non sarei qui. – gli sorride grato Luca.
- Non dirlo neanche per scherzo! Non devi ringraziarmi, sei il mio migliore amico, non avrei potuto fare altro. – si abbracciano di nuovo.
Luca apre la portiera della macchina, sale e poi sorride ancora all’altro.
- A presto, te lo prometto. -.
- Ci conto. -.
 
Lorenzo parte e l’auto si allontana sempre più da Marco, che li sta ancora salutando.
- Spero che tu in aeroporto abbia intenzione di cambiarti. Mi metti caldo vestito così. – commenta il missionario, guardando Luca di sbieco.
Il ragazzo annuisce, ridacchiando.
- Allora, sei pronto a questa avventura? – gli domanda ancora il prete.
Stanno scendendo verso il lago e Luca non può fare a meno di dedicare un lungo sguardo ad esso, alle montagne, a quelle strade, che gli sono ormai così familiari. Sono casa sua ed erano la casa tanto amata da Clara. Ma in fondo al proprio cuore sente l’adrenalina pompare, il desiderio di vedere fin dove quel viaggio lo porterà.
- Prontissimo. – risponde deciso, salutando tutto ciò che conosce.

Angolo dell'Autrice

Sono tornata! Luca ha finalmente affrontato la paura di visitare la tomba di Clara ed è stato un nuovo viaggio nei suoi ricordi. E poi ha superato il proprio esame di maturità. Scrivendo quella parte ho rivissuto un po' il mio esame (ed infatti ho mantenuto la mia tipologia di maturità), anche con una certa malinconia. 
Dal prossimo capitolo cambieremo ambientazione e ci addentreremo finalmente nel suo viaggio in Siria, dove sicuramente gli accadranno un sacco di cose.
La canzone che ho inserito in questo capito Far Away dei Nickelback è un brano che io adoro (come tutti quelli che inserisco del resto, ma va beh) e che vi consiglio di tenere a mente, perchè potrebbe ripresentarsi...
Per le prossime 2 settimane quasi sicuramente non riuscirò a pubblicare perché sono via, per cui ci rivediamo a fine agosto/inizio settembre (sempre che il sole di Israele non mi sciolga)!
Buona lettura!
Marta
   
 
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