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Autore: Esca_    12/08/2019    2 recensioni
Hermione vide Joyce, se stessa, e un nuovo risvolto della sua vita, positivo o negativo che fosse. Holden.
Era pericoloso, lo sapeva, ma avrebbe potuto aiutarla ad andare avanti.
Andare oltre Ron e Michael, oltre tutto ciò che aveva scritto e che si portava dentro. Oltre tutto ciò che nemmeno lei sapeva di avere dentro di sé.
Nonostante tutto, però, era pur sempre Malfoy, serpe o furetto che fosse.
E lei, poi, era una Grifondoro come mai lo era stata prima. Fiera e testarda come sempre, mai disposta ad abbassare la testa.
Forse, però, questa volta sarebbe stata costretta a farlo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO IX - OCCHI NEGLI OCCHI

 

Come tutte le altre volte da quando era iniziato quel folle rapporto con Malfoy, Hermione non sapeva cosa aspettarsi dalla sua giornata.
Non sapeva se qualcuno l’avrebbe trascinata in un’aula all’improvviso, o se avrebbe trovato la sua storia appesa per tutti i muri della
scuola.

Ogni mattina che passava, però, si sentiva stranamente più tranquilla.
Malfoy non avrebbe fatto nulla, Veritaserum o no.
Ginny la prese a braccetto nel corridoio, portandola verso la Sala Comune.
«Allora, ne hai parlato con Harry?»
«Lo conosci, Gin. Si è fidato come al solito, mi ha dato la boccetta e si è accontentato di qualche parola qua e là. Gli ho detto solo che sto cercando di capire se Malfoy mi sta ingannando o meno. Ho tutto sotto controllo, però.»
«Non cambia mai, quel ragazzo. Prossimo passo, capiamo come fregare il furetto?»
«Sai una cosa? Non sono sicura che la userò, per il momento credo mi fiderò e basta. Assurdo, ma vero. C’è troppo in ballo per lui.»
Ginny si bloccò, mettendole una mano sulla fronte.
«Tu, fidarti di Malfoy. Hermione, hai la febbre?»
«Non ho la febbre, mamma Weasley! Sembra diverso rispetto alle altre volte, tutto qui. Il mio istinto mi dice di fidarmi, almeno per il
momento.»

Poco dopo, Ginny sogghignò.
«Sì, il tuo istinto ti dice bene. Il furetto è distrutto.»
Hermione alzò lo sguardo e lo trovò vicino alle scale dei Grifondoro a fumare una sigaretta con fare nervoso.
Gli si avvicinò titubante.
«Malfoy non puoi fum…che ci fai qui?»
Niente più bacchettona, solo te stessa, si ripeté a denti stretti.
Lui alzò la testa di scatto, colpito da quell’approccio improvviso.
«Joyce, cioè, Granger, dobbiamo parlare. E tu che hai da guardare?» si voltò verso Ginny, che se la rideva senza problemi.
«Io? Ah, Malfoy, niente. Mi diverto solo a guardare voi due. Vi lascio, piccioncini.»
Scappò per le scale prima che uno dei due potesse protestare per quel nomignolo assurdo.
Draco la trascinò nell’aula di Trasfigurazione.
«Eccome se mi sente, dopo. Malfoy, non ho tempo da perdere. Insultami, così ti rispondo a dovere e la facciamo finita.»
«Insultarti? Macché, voglio parlarti del libro. Granger, mi serve un’altra pagina.»
«No, Malfoy, non erano questi i patti.» Hermione lo guardò decisa, sentendo però qualcosa dentro di sé che iniziava già a vacillare.
Forse, continuare quello scambio avrebbe fatto bene ad entrambi. Sotto sotto, non le dispiaceva come voleva far credere. Ci stava provando persino un po’ di gusto.
«Mezzosangue, non vedi dove siamo? Nell’aula dove è iniziato tutto! È destino, non credi? Parola di Malfoy, se non fossi così disperato non mi abbasserei ad implorare una come te. Leggere quelle parole è stato come trovare una parte di me. Mi serve l’altra pagina.»
Hermione lo guardò intensamente, colpita da quel cambiamento improvviso.
«Ti ricordavi dell’aula.» sussurrò.Draco stesso parve rendersene conto in quel momento e alzò lo sguardo sorpreso.
«Sì, diciamo di sì. Granger, lo so che non vuoi, ma ti sto pregando in nome del karma o di come vuoi chiamarlo tu. Ti prego, Granger, permettimi di leggere il resto.»
Nel pregarla si era avvicinato più del dovuto, mettendole le mani sulle spalle.
Si studiarono in silenzio per un po’.
Se non fosse stato lui, Hermione avrebbe quasi detto che aveva una presa dolce, senza dubbio diversa da quella impacciata di Ron.
O che aveva degli occhi di un grigio stupendo, che sembravano rispecchiare il suo animo così tormentato.
O che non erano mai stati così vicini.
Allo stesso modo, Draco notò per la prima volta le pagliuzze scure nei suoi occhi dorati. Come aveva fatto a non accorgersene prima?
Percepì le ossa delle spalle sotto il suo tocco e si ritrovò di nuovo a pensare a quanto fosse cambiato il suo fisico, dall’ultima volta che lui ci aveva davvero fatto caso.
Era quasi diventata una donna.
E, a dirla tutta, non si vergognò di pensare che era bella.
Senza metafore romantiche, senza paragoni iperbolici. Era bella e basta.
E lui non lo pensava mai di nessuna.
Le si avvicinò ancora di un passo.
«Granger. Hermione, ti prego, lasciami entrare.»
Hermione staccò finalmente lo sguardo dal suo, sentendo dentro una tempesta grigia come i suoi occhi.
Si allontanò quasi di scatto, conscia all’improvviso di quella vicinanza ai limiti dell’inverosimile.
«Stasera, dopo cena. Nel bagno dei Prefetti.»
Scappò via prima di sentire una risposta, lasciandolo solo, ancora più confuso di lei.

«Ginny Ginny Ginny avevi ragione ho fatto un macello e adesso lui vuole le altre pagine e io non so che fare insomma da una parte mi va ma dall’altra ci siamo guardati in modo così strano che non so e poi lui è Malfoy e io…»
Ginny rimase a guardarla sbigottita per qualche secondo, dimenticandosi di essere in accappatoio.
«Non so se ridere perché avevo ragione o prenderti a bastonate perché non sei sicura di volerglielo dare. E poi scusa, che significa “ci siamo guardati in modo così strano”? Herm, ci stavate provando?»
«Provando chi, lui con me? Draco Malfoy con una misera Mezzosangue? Ma sei pazza? Mi ha solo guardata, ho esagerato prima. Però
non avevo mai notato i suoi occhi, dovresti proprio vederli.»

«Sì, come no. Non ci tengo, grazie. Ti prego, dimmi che continuerai a dargli le pagine.»
«Stasera metterò un punto. Sarò ferma e decisa e la chiuderò qui, una volta per tutte. Mi sono esposta troppo.»
Ginny scosse la testa e sbuffò spazientita.
«Herm, credimi, dormici su.»
Le chiuse la porta in faccia senza aspettare una risposta.
Hermione alzò le braccia all’aria indispettita. Possibile che nessuno la ascoltasse?
Scese in Sala Comune, convinta di voler studiare un po’, ma si bloccò alla base delle scale.
Ron stava allungando una mano sulla gamba di Lavanda, mentre le sussurrava qualcosa all’orecchio.
Quindi era quello il suo standard.
Lavanda Brown.
La stessa che lo chiamava Ronron e che aveva come obiettivo massimo nella vita riuscire a capire l’arte della Cooman.
Un magone le salì lento in gola.
Ormai era andata, non c’era più nulla da fare.
Dall’altra rampa delle scale spuntò Harry, che si bloccò con lei a quella vista.
«Herm, ascoltami.»
«No, Harry. Avrei voluto ascoltare prima, ma non adesso. Non me ne frega più nulla.»
Lasciò di nuovo la sala, rifugiandosi nella sua camera, mentre Ron alzava lo sguardo impallidendo un po’.
«Harry, amico, credi abbia visto qualcosa?»
«Ron, amico, io credo solo che tu sia un idiota fatto e finito. Davvero Ron, complimenti, continui a farla soffrire e non te ne accorgi mai.»
Detto questo, anche lui lo lasciò, con Lavanda a richiamare di nuovo l’attenzione su di sé.
Cercando di salire nel dormitorio femminile per parlare con Hermione, Harry trovò Ginny in pigiama.
«Ti serve una mano, Harry?»
«Io…vorrei parlare con Hermione. Puoi farmi salire?»
Ginny lo raggiunse, dando un’occhiata a suo fratello.
«Ce ne vuole di coraggio, per passare da Hermione a quell’oca della Brown.»
«È un idiota, ormai glielo ripeto da anni. Un po’ come me alla fine, non faccio mai ciò che dovrei in questi casi.» La guardò brevemente e Ginny immaginò come si fosse sentita Hermione poco prima, aggiungendoci anni di amore ricambiato e silenzioso.
«Già, Harry. Dovresti muoverti, potresti arrivare troppo tardi.»
Harry le strinse la mano, cercando di dirle con gli occhi tutto il dolore che provava per lei, la tortura a cui si sottoponeva da anni solo per lei, unicamente per lei.
«Non può succederti nulla, Ginny. Non me lo perdonerei mai.»
Si girò per andarsene e la guardò un’ultima volta.
«Ah, comunque, stai meglio senza trucco.»
Così, la lasciò in mezzo al corridoio, a portarsi allibita una mano verso il viso.
Prima o poi sarebbe stato davvero troppo tardi.
Per ora, però, si sentiva ancora sulle nuvole.

  
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