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Autore: Inquisitor95    12/08/2019    1 recensioni
“Valerio e Mirco sono due ragazzi molto diversi, il primo viene da una bella famiglia piena d'amore, mentre il secondo viene da una famiglia distaccata. Valerio è un ragazzo semplice, mentre Mirco è caotico. Il destino di questi due ragazzi si intreccia nel momento in cui si presenteranno nella redazione giornalistica per il quale lavora Valerio e nel quale Mirco inizierà.
Due persone diverse che si troveranno a collaborare e mentre intorno a loro si muovono problemi e situazioni, entrambi troveranno nell'altro un amico e un confidente. Ma quanto i fili del destino si intrecciano e la ruota comincia a girare, non c'è modo di fermarla, e da un'amicizia potrebbe nascere ben presto qualcos'altro...”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mirco

Capitolo Sei

giovedì 23 Maggio

 

 

 

Controllo l'orario dall'orologio che si trova appeso in alto sopra la porta di vetro dell'ufficio del direttore; la luce è molto più debole rispetto a qualche ora fa quando c'erano altre persone tra assistenti e capi redazione. La sera è ormai scesa visto che sono quasi le undici e finalmente il mio turno sta per finire.

“Fare lo spezzato non è poi così male come sembra. Ma almeno mi sono potuto riposare nel pomeriggio.” dico ripensando alla breve pausa di alcune ore.

Sono uscito dall'ufficio che erano le due passate, tra la pausa pranzo e il terminare quello che avevo lasciato incompleto; poi sono ritornato che erano circa le sette.

Al mio ritorno, ho subito notato l'assenza delle persone che avevo conosciuto durante il pranzo. Mi è sembrato molto strano che il Primo Assistente non restasse fino alla chiusura dell'ufficio e alla stesura finale del giornale, ma credo che il mio ruolo sia anche questo.

Ritorno a guardare il computer cercando qualcosa da fare, aspetto inutilmente che arrivi qualche altra e-mail e allora colgo l'occasione per guardarmi in giro: la scrivania del Primo Assistente davanti a me sembra essere stata lasciata in ordine dal ragazzo.

Guardo le altre postazioni quasi tutte spente, ne conto meno di una decina che sono ancora accese e immagino dipenda dai vari ruoli ricoperti. La sezione del giornale che parla di moda e gossip ha lasciato l'ufficio che erano le nove e avevano già consegnato tutto, ho sentito.

I miei pensieri vengono interrotti dal suono di notifica del cellulare, vedo che qualcuno ha scritto vari messaggi sul gruppo “I ragazzi del Vicoletto”.

“Ho proprio bisogno di un bel poker tra amici!” penso tra me e me e ancora una volta guardo l'orologio aspettandomi che la lancetta si sia mossa, ma non è stato così.

La porta dell'ufficio del Signor Cattaneo però si apre lo stesso istante in cui abbasso gli occhi e ne vedo fuori uscire il direttore che mi è stato presentato questa mattina dalla zia di Alessia; è stato grazie a Veronica che ho avuto una possibilità di entrare in un ufficio del genere.

In effetti, oltre il padre di Alessia, tutti gli altri membri della sua famiglia mi amano, sanno che sono un ragazzo con la testa sulle spalle e mi do da fare come posso.

«Giornata lunga eh?» mi chiede il Signor Cattaneo, dietro di lui esce anche Veronica, la bionda e sexy zia di Alessia mi fa l'occhiolino poi passa oltre salutando il proprio capo. Faccio un mezzo sorriso.

«Non così tanto, signore.» rispondo. «Sono abituato a ritmi più faticosi, ma devo dire che lavorare qui mi stimola più di molti altri posti. Usare la mente fa bene.» continuo cercando di scherzare un po'.

L'uomo dai capelli brizzolati fa una mezza risata, sembra davvero divertito. Poi vedo qualcosa comparire tra le sue mani e lo avvicina a me poggiandolo sulla scrivania.

«Questo qui è il menabò. È una piccola anteprima del giornale di domani, se vogliamo definirlo in questo modo. Solitamente lascio che sia Valerio, il Primo Assistente, ad occuparsene ma in questi giorni gli ho lasciato qualche sera libera così da dare spazio anche a te.» mi dice, prendo il giornale tra le mani e capisco benissimo cosa intende con “anteprima” del giornale.

Decine e decine di fogli si trovano impilati e legati tra di loro, incollati o tenuti fermi con graffette in modo da costruire quella che sembra la pagina di giornale del “Libero Pensiero”. Il titolo è assente, ma immagino che questo compito spetti alla tipografia.

«Devo consegnarlo in tipografia, deduco.» dico, è normale che uno dei due assistenti debba aspettare fino all'orario di chiusura per questo compito.

Se il menabò non arrivasse in tipografia, probabilmente il giorno seguente non ci sarebbe alcun giornale da far uscire e sarebbe una gravissima perdita di denaro.

«Precisamente. Non è molto distante da qui. È una grossa responsabilità e in generale sono piuttosto riluttante nell'affidarlo a qualcuno di cui non mi fido. Però Veronica ha messo una buonissima parola su di te e se si fida lei allora così farò io.» dice il Signor Cattaneo osservandomi con i suoi occhi scuri, abbasso ancora lo sguardo sul giornale.

Ha la mano ancora poggiata sul menabò, sull'anulare c'è un anello d'oro molto semplice con una riga d'argento; la fede matrimoniale dice che l'uomo è sposato da almeno venticinque anni ma ho subito notato dell'intesa tra lui e Veronica stamattina quando sono arrivato in ufficio.

«Conti pure su di me.» dico prendendo il menabò tra le mani e avvicinandolo a me; a quel punto spengo il computer e so di poter andare via.

«Ci vediamo domani allora.» dice il Signor Cattaneo, anziché andare via però rientra nel proprio ufficio, spegne la luce ma non lo vedo uscire.

Scrollo le spalle e prendo la mia roba assicurandomi di non lasciare nulla ma soprattutto di non dimenticarmi del giornale che mi è stato consegnato. Prendo l'ascensore e digito direttamente il tasto per il parcheggio dei dipendenti, prendo le chiavi della macchina e nel mentre controllo il cellulare per leggere le notifiche.

Per lo più si tratta di Leo che ha pubblicato link di una pornostar che ha deciso di far il giro di alcune città e la nostra è proprio tra quelle che ha deciso di visitare. Dai successivi messaggi mi pare di capire che sia un suo fan.

In un'altra chat Alessia mi dice che stasera sarà presente al poker di gruppo e viene con Eva che passa a prenderla. Gli ultimi messaggi invece sono da parte di Franz.

 

°Franz:

Ehi appena finisci di lavorare porta qui

il tuo culo. Abbiamo bisogno di un quarto

giocare e un bel poker tra amici ti farà bene.

°Mirco:

Ehi, sto salendo in macchina. Devo prima

passare dalla tipografia a lasciare il menabò.

Sono subito da voi.

°Franz:

Menabò? Che diavolo è?

°Mirco:

Lascia stare, non avevo capito neanche io

finché il direttore non mi ha spiegato che cazzo era!

 

Il successivo messaggio di Franz si limita ad essere composto da emoticon con la faccina che ride. Non ho bisogno di rispondere ulteriormente quindi mi infilo in macchina e accendo il quadro lasciando che l'auto si riscaldi un po' prima di lasciare il parcheggio.

Accendo la radio cercando canzoni che mi piacciano, più che il solito rock ho voglia di un po' di rap. Canticchio cercando di stare al passo della velocissima canzone le cui parole si susseguono una dopo l'altra, mi perdo solo alla fine della canzone quando finalmente arrivo in tipografia dove mi stanno già aspettando. Consegno il fascicolo all'operatore che sembra piuttosto annoiato di aspettare.

Entro nuovamente in auto e sfrecciò alla volta della Villa, muovendomi tra le vie notturne della città.

Passano più o meno dieci minuti quando mi metto il centro della città alle spalle ed entro nelle zone di periferia, passo anche davanti alla tavola calda dove lavora Lily che dovrebbe essere di riposo oggi per cui la troverò alla Villa. Qualche minuto più tardi sono hai margini della città dove si trovano i grandi palazzi di periferia e alcune vecchie villette ormai disabitate, tutte eccetto il nostro rifugio.

La Villa è il posto dove noi possiamo incontrarci senza dare fastidio a qualcuno, se mettiamo la musica troppo alta, nessuno ci fa problemi. Se urliamo o ci divertiamo troppo, non dobbiamo dare conto a nessuno, è il nostro angolo di paradiso e venire qui dopo una giornata di lavoro è liberatorio e mi fa sentire bene.

Supero il cancello che è stato lasciato aperto per permettere il mio ingresso; trovo la macchina sportiva e grigio metallizzato di Eva che è passata a prendere Alessia diverse ore prima. Poi c'è il vecchio catorcio di Franz; una piccola bicicletta rosso fiammante che appartiene a Leonardo, abitando qui vicino viene sempre senza l'auto.

Un motore nero con uno stampino bianco che recita il nome di Lily si trova parcheggiato accanto ad un'auto nuova di zecca che appartiene a Giovanni e altre due macchine. “Ci sarà un bordello di gente!” commento sarcasticamente.

Scendo dall'auto ricordandomi all'ultimo minuto che sono vestito ancora da ufficio e che probabilmente tutti i presenti mi prenderanno in giro; mi limito al togliermi la cravatta dal collo e la abbandono in auto prima di entrare nella Villa le cui mura si perdono con l'oscurità intorno ad essa.

«È qui la festa!?» chiedo entrando all'interno del largo salotto pieno di divani, poltrone e un tavolo col piede traballante, saluto i presenti con la mano e cerco subito con lo sguardo dove si trova Alessia.

Lei ed Eva sono sedute su uno dei divani insieme a Melissa e Aurora, stanno leggendo una rivista e ridono tra di loro mentre Alessia si sta passando lo smalto rosso sulle unghie. Quando entro, tutte e quattro le ragazze alzano lo sguardo e Alessia, da che era coricata comodamente sul divano, si alza appena richiedendo il mio saluto.

Mi avvicino e la bacio in bocca.

«Ciao amore.» mi saluta lei. «Com'è andata?» chiede mentre saluto anche le altre che mettono da parte la rivista, solo Eva si avvicina a me e poggia una mano sul mio petto.

«Bene, mi aspettavo di peggio.» mi limito a dire con un tono allegro, mi allontano dal primo gruppo.

Mi sposto lungo il salotto avvicinandomi al tavolo con piede traballante, oltre di esso e vicino allo stereo musicale si trova Leonardo con Oscar e Armando: il ragazzo dai capelli rossicci si volta appena e si alza di scatto quando mi vede avvicinare, chiude i pugni mentre alza le braccia come per mettersi in posa da combattimento; anch'io imito il suo gesto e ci salutiamo sferrandoci qualche pugno senza forza.

«Che cazzo ti hanno messo addosso?» chiede Leo ridendo per la camicia e il pantalone, lui è vestito con un semplice jeans e una maglietta a maniche corte, nonostante sia fine maggio fa ancora fresco durante la sera e specialmente alla Villa visto che è in periferia.

Ma so benissimo che Leonardo sembra non avvertire il freddo come fanno le persone normali. «Sta zitto!» dico, saluto gli altri ragazzi e gli do le spalle lasciando che armeggino ancora con lo stereo, la musica che suona è uno degli ultimi pezzi di un qualche cantante che però non seguo.

Attorno al tavolo rotondo poco più distante e al centro della cucina ci sono gli altri: Franz indossa sempre la giacca di pelle nera e mi fa l'occhiolino quando mi avvicino, resta serio e scruta attentamente la carte che ha in mano. Alla sua destra si trova seduta Lily, la mia migliore amica mi fa un sorriso non appena mi vede e si alza abbandonando la partita e le carte sul tavolo.

«Ehi fustacchione! Stai benissimo vestito così. Quasi quasi ti salterei addosso.» dice mettendomi le mani sulle spalle e si volta verso Alessia nell'attesa di una reazione.

La mia ragazza però non sembra intenzionata a rispondere, o forse non ha sentito. «L'idea quasi mi alletta...» dico scherzando un po' con la ragazza, lei mi risponde con una pernacchia e poi ritorna seduta.

Faccio il giro del tavolo passando dietro di lei, allungo il braccio per scambiare un saluto con Franz e poi continuo trovando Giovanni: come me anche lui ha tratti molto chiari ma tendenti comunque al castano, si alza per salutarmi ma non arriva neanche alle mie spalle, ricambio il saluto che mi fa e alzo lo sguardo sui due ragazzi restanti, si chiamano entrambi Matteo, che noi distinguiamo chiamando “Matty” e “Teo” così da non confonderli. Da poco tempo hanno fatto un anno di fidanzamento... sono i gay del gruppo.

«Siediti. Abbiamo appena iniziato!» dice Giovanni invitandomi al posto libero davanti Franz. Il ragazzo con la giacca di pelle sembra non essere d'accordo.

«Cazzate! Prima finiamo la partita. Ho praticamente vinto. Al prossimo giro potrete pagare con quello che indossate!» dice lui mentre il giro di carte va avanti, seguo comunque l'invito di Giovanni e mi siedo osservando il gioco; la prima a cedere è Lily.

«Io non intendo rischiare ancora. Passo la mano.» dice la ragazza gettando le due carte sul tavolo e tenendole coperte in modo che gli altri non possano vederle. I suoi occhi castani si poggiano poi su di me. «Allora? Ci vuoi parlare del tuo nuovo lavoro? Che cos'è questa figata?» chiede riferendosi ancora una volta al mio vestiario.

Franz alza lo sguardo verso di me come per seguire il discorso mentre continua a giocare facendo attenzione alle mosse di Giovanni. Sto per parlare quando vedo una birra comparire da sopra la mia spalle e vedo che si tratta di Leonardo.

«Lavoro in una redazione. Un giornale. Un bell'ufficio con una bella scrivania. Il mio boss sembrava soddisfatto del mio lavoro, al primo giorno mi ha già affidato il menabò che è una grossa responsabilità.» dico senza dilungarmi troppo nei dettagli, non voglio dire loro che è anche grazie alla zia di Alessia se sono riuscito ad ottenere il posto.

«Menabò?» chiede Leonardo, stavolta non sono io a risponde ma Giovanni che è quello più intelligente tra tutti noi essendo uno studente di medicina. Anche Eva interviene da lontano restando seduta.

«So che a settembre la mia università organizzerà uno stage per collaborare con alcuni giornali in cui vi è anche una sezione per la moda. Potremmo essere colleghi ben presto.» dice la ragazza bionda continuando a farsi le unghie, annuisco distrattamente, non commento il fatto che l'università in questione sia di stilismo e moda e nel “Libero Pensiero” c'è solo una piccola sezione.

«E dicci un po': i colleghi come sono? Qualche bella figa per me?» chiede Franz ridacchiando mentre mescola le carte e le lancia ai giocatori tra cui io, alle sue spalle Teo gli porge un piatto con un toast sopra.

Rifletto qualche istante per far affiorare i ricordi della mattina e del pomeriggio: non ho avuto modo di conoscere molte persone però durante la pausa pranzo mi sono seduto con gli altri assistenti, tutti maschi purtroppo.

«Qualche tipa in giro c'è. Per lo più oggi ho conosciuto il Primo Assistente e altri galoppini. Sembrano tutti delle fighette!» dico sarcasticamente, la cosa fa scoppiare a ridere Leonardo mentre Franz fa un mezzo sorriso. Giovanni e Lily annuiscono senza proferire parola

«Fighette? Cioè?» chiede Leonardo in un attimo in cui si riprende dalla risate, nel frattempo lo vedo armeggiare con qualcosa tra le mani e riconosco il rullare della cartina per farsi una sigaretta.

«Sembrano tutti dei leccaculo. Il Primo Assistente forse si salva.» rispondo ancora una volta, le mie parole echeggiano nella mente come se fosse un eco: è stato lui a mettere un punto all'inizio di una lunga discussione con Davide.

“Credere in Dio... non ha portato nulla alla mia famiglia, anzi, ci ha portato un aborto, mio padre che si scopa un'altra donna e che dopo tutto perde il lavoro. Mia madre depressa, io e mia sorella che mandiamo avanti la famiglia” penso stringendo le due carte tra le mani, lancio un'occhiata sulle figure che ci sono rappresentate, la prima mano è contro me.

«Non ci sto.» dico poggiandole a faccia in giù sul tavolo.

«Che ti aspettavi di trovare in un giornale? Potevi capitare in un covo di froci! Senza offesa ai gay e lesbiche presenti. » dice Leonardo coprendosi subito dopo la bocca e riconoscendo la possibilità di aver turbato i tre presenti.

«Succhiami il cazzo che non ho, Leo!» dice Lily per prima.

«Tanti sappiamo bene che sei un finocchio represso, gioia.» dice Teo facendo delle smorfie, Matt non dice nulla, come se la cosa gli fosse scivolata senza sentirla.

Tutti sappiamo che Leonardo non ha nulla di male contro le ragazze, ma semplicemente non capisce l'amore tra due maschi e spesso dice solo cazzate.

«E dai, lo sapete che vi voglio bene.» dice il ragazzo cominciando a fumare la sigaretta, fa un paio di boccate poi me la passa gentilmente e la fumo anch'io.

Poche boccate mi fanno ritornare a respirare come non ho potuto fare nelle ultime quattro ore visto che non posso toccare neanche il pacchetto delle sigarette a lavoro. «Sembra un'eternità che non fumo, cazzo.» dico a mo' di battuta e creando una risata generale.

«Comunque l'importante è che ti trovi bene. Forse sei l'unico che riuscirà a fare carriera tra di noi.» dice Franz facendomi segno di passargli la sigaretta, mi alzo dalla sedia passandogli l'oggetto e anche lui dà alcune boccate.

«Guarda che io sto studiando proprio per questo. L'anno prossimo potrei non essere qui con voi, se tutto va bene.» dice Giovanni quasi attaccando Franz, tra i due non scorre molta simpatia e non mancano di farlo notare.

«Forse ti va bene, coglione.» dice in risposta Franz. Il ragazzo non sta più neanche a sentirlo visto che durante l'ultimo giro della partita tira giù le proprie carte rivelando la mano vincente e fa un gestaccio col dito medio a tutti noi.

La serata passa velocemente tra una birra e una sigaretta, il poker di pochi minuti si protrae fino alle tre del mattino quando finalmente decidiamo di staccare e di andarcene ognuno a casa propria per dormire.

«Signori, grazie a tutti. È stato bello giocare con voi dopo un'interminabile giornata di lavoro.» dico quando sono sulla porta d'ingresso, Alessia al mio fianco ha gli occhi semichiusi visto che si è addormentata molto tempo fa.

«Lily, sicura di poter guidare?» chiede Giovanni, anche lui ormai vicino all'uscita e con Leonardo accanto che prende il giacchetto leggero.

Lancio un'occhiata alla ragazza che ha bevuto qualche birra di troppo, ma Lily è una ragazza responsabile e so benissimo che in questi casi non mette marce più alte delle seconda; per esserne certo le faccio un cenno.

«Tranquillo, Mirco. So tornare a casa. Grazie per il pensiero, amore.» dice lei barcollando e aggrappandosi alla parete più vicina. La guardo ancora ma mi rassicura.

«Va bene, Franz chiudi tu allora?» chiedo al ragazzo con la giacca di pelle che sta ancora ordinando la cucina. Mi fa cenno di sì e tutti noi usciamo dalla Villa uno per uno infilandoci nei propri mezzi di trasporto.

Essendo l'ultimo arrivato con l'automobile sono il primo a lasciare il vialetto salutando i miei amici con un ulteriore colpo di clacson. Al mio fianco Alessia tiene la fronte schiacciata contro il finestrino, i suoi occhi azzurri sono aperti appena. Sembra pensierosa.

«Stai male? Non sembri essere con me stasera.» dico riferendomi allo stato di assenza nel quale si trova, metto la terza e attraverso l'incrocio il cui semaforo non funziona vista l'ora tarda.

«No, tutto bene. Mi sono addormentata male, tutto qui.» dice lei facendo una breve pausa e staccandosi dal finestrino. Si avvicina a me e mi stringe la mano che tengo sul cambio. «Ti piace il nuovo lavoro?» chiede.

Nessuno dei presenti me lo ha chiesto per tutta la serata anche se in qualche modo credevo che fosse una domanda sciocca. Mi fa piacere però che lei me l'abbia chiesto.

«Direi di sì; mi piace fare qualcosa di pulito. Sembra un bel posto.» rispondo guardandola di sottecchi, lei fa un sorriso e lascia la mano stretta nella mia, ritorna seduta diritta sul sedile e restiamo così finché non arriviamo all'angolo che svolta per casa sua.

Fermo l'auto e restiamo qualche istante ancora all'interno del mezzo. Ci scambiamo un'occhiata l'uno con l'altra e mi avvicino a lei baciandola sulle labbra, ricambia il bacio e sento ancora il sapore dolciastro del lucidalabbra sulla lingua. Automaticamente le stringo la mano e la allontano dal cambio lasciandola scorrere sulla mia gamba, prima in maniera dolce e poi richiedendo ancora più attenzioni.

Sto per guidare la sua mano tra le mie gambe quando la ragazza però si ritrae quasi infastidita. «Non ho voglia di farlo oggi, sono stanca ed ho mal di testa, Mirco.» dice lei interrompendo anche il bacio.

Ritorno seduto al mio posto con l'adrenalina che mi percorre tutto il corpo e la rabbia che mi sento dovunque: sono ormai troppe volte in cui Alessia ha mal di testa. Stringo con forza il manubrio e il mio respiro si fa più pesante, cerco di trattenermi ma lei se ne accorge.

«Possiamo ripetere questa scenata ogni volta!? » dice lei quasi urlando, sobbalzo appena visto il tono acuto della sua voce e mi giro verso di lei guardandola con sfida.

«Fai come vuoi, Alessia. Ma se stai sempre così male allora dovresti farti controllare quella cazzo di testa!» dico pieno di rabbia, nel momento stesso in cui ho finito di parlare me ne sono già pentito.

La ragazza mi guarda male e i suoi occhi chiari sembrano affilati come lame di ghiaccio per quanto fanno male; non aggiunge altro, scende dall'automobile in silenzio.

«Cazzo... stupido!» mi dico, ormai è tardi, faccio retromarcia sulla via e me ne torno a casa.




Angolo dell'Autore
Ok, devo dire che sono molto saltuario, lo riconosco. Da che non pubblico per giorni interi a che pubblico ogni due giorni (quasi, non sto a farmi i conteggi)
Vorrei adottare questa nuova soluzione: se riesco a correggere un capitolo allora lo pubblico, indipendentemente dalla coppia. (All'inizio volevo pubblicare sia il capitolo di Valerio che di Mirco nello stesso giorno) 
Vediamo se funziona e magari riesco a giostrarmi meglio con l'editing dei capitoli. So di aver presentato tantissimi personaggi in questi sei capitoli, questo perché penso sia normale che, essendo un racconto ambientato ai giorni nostri e che parla di due ragazzi, ci siano un sacco di persone intorno a loro. Ma tranquilli, vi spoilero che molti di questi non saranno altro che comparse (OPS...)
E niente, vi saluto con questo nuovo cap. Fatemi sapere che ve ne sembra finora dei due personaggi e se uno dei due vi ha preso particolarmente.
 

  
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