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Autore: paige95    13/08/2019    4 recensioni
Un amore travagliato quello tra Rose Weasley e Scorpius Malfoy. Le loro due famiglie, come i Capuleti e i Montecchi (per citare una famosa opera di Shakespeare), non accetteranno il repentino avvicinamento tra i due giovani.
Ma chissà se qualcosa prima o poi possa far cambiare loro idea ... senza arrivare al famoso tragico epilogo.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ron Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Le responsabilità, forse troppo grandi, di un’adolescente

 

 

Non si era mai sentito così intorpidito e dolorante. L’ultima volta forse che aveva provato quella sensazione fu ai tempi della scuola, quando durante le partite di Quidditch si aggiudicava un posto in Infermeria. Sentiva dolore ad ogni angolo del suo corpo, eppure il suo cuore continuava a suggerirgli di alzarsi e correre da sua moglie, il pensiero di quella donna aveva tormentato il suo riposo più della sofferenza fisica. Senza pensarci troppo a lungo, diede retta proprio ai suoi sentimenti, ignorando quel martellante malessere. Tenendo le palpebre abbassate, infastidito dalla luce del sole che filtrava i suoi raggi oltre le persiane proprio contro le sue lenzuola candide, tentò con uno sforzo, sopportando le fitte lancinanti che provenivano soprattutto dal ventre, di sollevarsi da quella posizione supina. Dalla fatica che fece comprese probabilmente di essere coricato da diverse ore e ciò lo fece temere maggiormente per le sorti di Astoria. Due delicate mani lo sbloccarono prendendolo per le spalle. Per quanto fosse leggero quel contatto, quel punto del suo corpo ancora indolenzito lo fece sussultare. Avrebbe giurato fosse stata quella sciocca di Hermione Granger, invece quando aprì gli occhi si stupì nel trovare al suo capezzale la figlia del Ministro della Magia. La giovane nuora era leggermente scompigliata, sicuramente reduce da qualche scontro, ma riuscì a cogliere solo quel dettaglio, lo stupore di trovarla al proprio fianco subito dopo il risveglio fu troppo grande.

 
«Rose!»

 
Gli uscì solo una voce sottile e roca, come se le sue corde vocali fossero state a riposo da diverso tempo … forse troppo. Ma quanto aveva dormito? Aveva anche un lieve capogiro che gli provocò confusione. Draco sbatté le palpebre con la speranza che quel torpore alleviasse. La ragazza non si allontanò da lui, era pronta a soccorrerlo nel caso ce ne fosse stato bisogno, specie dopo la reazione di malessere che aveva avuto il suocero.

 
«Come si sente? La prego, deve riposare, ha rischiato seriamente di morire»

 
Quella ragazza era l’unica persona che avrebbe potuto rispondergli tempestivamente, forse avrebbe potuto sfruttare la sua presenza per acquisire qualche informazione che allo stato attuale non avrebbe potuto ricercare personalmente.

 
«Cos’è successo? Dov’è mia moglie?»

 
Le rivolgeva quelle domande esaminandosi e cercando la fonte del dolore più intenso. Intravide una stretta fasciatura all’altezza della vita, i suoi vestiti erano imbrattati di sangue e lui iniziava anche ad avere un vago ricordo del motivo. Comparvero vivide nella sua mente le fiamme dell’Ardemonio e i suoi vani tentativi di domare quel Fuoco Maldetto, almeno fino a che non sopraggiunse Rose a salvare lui e l’intera Scuola. Era stato aiutato da una giovane strega e probabilmente quando era rimasto ferito era stato accompagnato al San Mungo da lei e da suo padre. Non gli fu difficile riconoscere il luogo, le stanze in quell’ospedale erano tutte uguali, tranne per pochi insignificanti dettagli, e lui aveva imparato a conoscerle nel corso dei mesi in cui aveva vegliato il capezzale di sua moglie. Vide di sfuggita un misterioso tubicino rosso uscire dal suo braccio, l’istinto gli suggerì di strapparselo via, ma ancora una volta la nuora placò la sua impulsività con dolcezza, sfiorando le mani dell’uomo.

 
«Papà è un Purosangue, non deve temere niente. Ha perso molto sangue e solo lui ha potuto aiutarla tempestivamente»

 
Non era sicuro di avere capito, gli sembrava troppo inverosimile. Guardava quel sangue con incredulità confluire direttamente nelle sue vene e non seppe cosa pensare. Era riuscito a lasciarlo veramente senza parole, forse una delle poche occasioni della sua vita. Dopo tutto l’egoismo che aveva riservato a quella famiglia, che fosse volontariamente o meno, loro, e in particolare Ron, aveva compiuto senza pensarci un gesto simile. L’ultima volta che si erano incontrati nei corridoi del San Mungo si erano lasciati in modo diverso, Ron era stufo del suo comportamento, perciò Draco non riusciva a capire cosa potesse averlo convinto a risparmiarlo ancora una volta.

 
«Tu mi stai dicendo che … »

 
«Non ha indugiato nemmeno un secondo a offrirsi volontario e la fortuna ha voluto che foste compatibili. Abbiamo pensato che le avrebbe fatto piacere sapere che il sangue fosse di un Purosangue … e non il mio o di mia madre»

 
La fissò esterrefatto, quella ragazza era seriamente preoccupata che lui potesse infastidirsi per una scelta diversa da quella che aveva preso. Rose lo conosceva fin troppo bene ed era rigorosamente rispettosa delle sue idee, il leggero imbarazzo della giovane era forse dovuto al fatto che il suo generoso donatore fosse proprio un Weasley e, per quanto i rapporti tra le due famiglie si fossero stabilizzati, gli ultimi eventi avevano messo a dura prova quel precario equilibrio appena costituito. Rose però non avrebbe potuto prevedere la vergogna del suocero nel risentire l’opinione che altri, e in particolare quella ragazza, avevano su di lui. Draco continuava a restare nel senso comune come l’uomo dalle idee puriste che non riusciva a considerare coloro che avevano origini diverse dalla sua anche egualmente degni di essere chiamati maghi o streghe. Eppure, per quanto forse avesse iniziato a comprendere l’inutilità di quelle rigide categorie per alcuni soggetti entrati a far parte della sua famiglia, non riusciva a negarle del tutto, era più forte di lui, le aveva assimilate insieme al latte materno in giovane età. La vergogna che provava la stava riservando alla nuora proprio perché era ormai entrata a far parte a pieno titolo di una famiglia di Purosangue ed era la madre di due piccoli Malfoy che non avrebbe né potuto né voluto rinnegare solo per quel sangue misto che scorreva nelle loro vene. Il vero fastidio per Draco infondo fu un altro: avevano pensato di salvarlo, quando dall’altra parte dell’ospedale negli stessi istanti la vita di sua moglie era appesa ad un filo e nessuno avrebbe potuto salvare lei donandole il proprio sangue, lo avrebbe fatto lui se solo fosse stato un rimedio sufficiente al suo malanno.

 
«Avrebbe dovuto lasciarmi morire, che senso ha vivere senza Astoria? Avrei preferito la morte, non avrebbe dovuto sprecare il suo sangue per me, lui ha più di una ragione per vivere, io no»

 
Le ferite nell’anima che Draco portava non erano forse visibili, ma per Rose furono ugualmente percepibili e fecero male anche a lei. Come poteva restare impassibile davanti ad una tale sofferenza? Cercò di trattenere la commozione, non le parve opportuno, la sua presenza in quella stanza aveva lo scopo di aiutarlo a risollevarsi fisicamente e psicologicamente, ma in quel modo lo avrebbe solo fatto crollare ancora di più insieme a lei. Ebbe uno scatto strano che stupì il suocero. Il tono di Rose era agitato, la sua voce tremava per lo sforzo di trattenere il nodo che le bruciava in gola.

 
«S-sono solo sciocchezze, lei non è sostituibile, proprio come non la è Astoria. Nel bene o nel male le persone lasciano impronte nel nostro cuore e noi tutti siamo stati preoccupati per voi, quindi anche per lei, signor Malfoy»

 
La fissò nuovamente incredulo per l’opinione del tutto inaspettata che la ragazza aveva esternato, eppure fu talmente inverosimile quel pensiero che Draco attribuì le lacrime della nuora alle sorti di Astoria, una donna che sapeva farsi voler bene da chiunque e in qualunque circostanza. Non fece però in tempo a ribattere a Rose, perché la porta si spalancò all’improvviso, spinta dal poco tatto che caratterizzava Ron. La figlia dell’Auror si asciugò con il dorso della mano le piccole goccioline di sale che erano sfuggite al suo controllo per di non mostrare al padre la sua tristezza.

 
«Rose, sei qui?»

 
«Sì, papà»

 
Nella penombra Ron era riuscito a cogliere solo dopo il profilo della figlia accanto al letto del consuocero. Non comprese il tenore della conversazione che si era appena svolta, nell’atmosfera di quella stanza era rimasto appena un impercettibile nervosismo, subito colmato dal travolgente arrivo di Ron.

 
«Malfoy, ti sei svegliato, come stai?»

 
«Come sta Astoria?»

 
Era preparato a quella domanda e se la stava rivolgendo a lui, significava che Rose non si era sbilanciata nelle notizie. Draco aveva tutto il diritto di essere informato, ma nelle condizioni in cui anche lui riversava era il caso di essere cauti.

 
«Rose, tesoro, ti cerca la mamma. Tra un momento vi raggiungo anch’io. Io e lei ti dobbiamo parlare, mi aspettate qualche minuto?»

 
La ragazza non discusse, obbedì e si avviò a testa bassa verso la porta. Draco seguì i passi della nuora, ripensando per un istante a ciò che gli aveva detto poco prima. Avrebbe desiderato approfondire quel discorso, ma purtroppo non ne avevano avuto il tempo. Ron osservò anch’egli i movimenti della figlia, ma lei fu molto più abile a non mostrare i segni delle lacrime sulle sue guance. Solo quando Rose ebbe richiuso la porta alle sue spalle, Draco si rivolse al consuocero, convinto che il congedo della ragazza non portasse buone prospettive circa la salute di sua moglie.

 
«L’hai fatta uscire con una scusa?»

 
«Una mezza scusa, io ed Hermione dobbiamo davvero parlarle»

 
«Allora non perdere tempo, Astoria sostiene che vi abbia creato fin troppi problemi ed ora sono persino in debito con te»

 
«In debito per un po’ di sangue? Comunque non montarti la testa, non l’ho fatto per te, tuo figlio è nato e …»

 
«Cosa?? E Astoria?»

 
Si era seduto con uno scatto, ignorando totalmente dolore e fiacchezza. L’ultima volta che l’aveva vista gli aveva confessato di avere delle contrazioni, ma lei era la prima a constatare che fosse troppo difficile un parto naturale nel suo stato, ciò poteva solo significare che era stata sottoposta ad un intervento. Le pulsazioni di Draco iniziarono ad accelerare senza che lui potesse controllarle e il suo stato veniva peggiorato dal fatto che le informazioni che gli venivano fornite rimanessero vaghe, ma allo stesso tempo facessero presagire il peggio accompagnate dall’espressione mortificata dei suoi interlocutori.

 
«Weasley, dov’è mia moglie? Se è morta, ti maledirò per avermi salvato … le ho promesso che non l’avrei lasciata morire»

 
«Non si è ancora svegliata dal parto»

 
Era viva o almeno quello era ciò che volevano far credere a lui, eppure necessitava di sentire il suo respiro per tornare lui stesso a respirare. Tentò di alzarsi, animato dalla grinta che solo un uomo veramente innamorato poteva possedere, ma la debolezza giocava a suo sfavore e non gli fece muovere molti passi. Ricadde rovinosamente sul letto proprio quando la determinazione gli aveva dato la forza fisica necessaria. Ron, vedendolo in difficoltà, ebbe l’istinto di fare qualche passo in avanti, ma subito dopo trovò opportuno fermarsi.

 
«Non ho bisogno del tuo aiuto, è già abbastanza umiliante dover convivere con il sangue dei Weasley»

 
Tentò nuovamente di alzarsi, zittendolo e sfoggiando senza troppe remore la sua solita scontrosità, ma lo giustificò, era chiaro quanto fosse agitato per Astoria e non ci fosse spazio nella sua mente per provare ad essere più cortese con quei parenti acquisiti.

 
«Sei troppo debole, Draco. Riposa, ora non puoi fare nulla per lei. Non appena apre gli occhi ti avverto»

 
Lo ignorò e fece un nuovo tentativo come se in quella stanza asettica fosse solo. Si resse stavolta al comodino accanto al letto in cerca di un supporto. Non si scomodò a raccogliere qualche oggetto caduto che le Guaritrici avevano appoggiato per medicarlo e Ron non osò frapporsi tra il consuocero e la sua decisione, preferì restare fermo al suo posto e bloccare la via verso la porta.

 
«Malfoy, se si dovesse svegliare e vederti in questo stato, le prenderebbe un colpo, sei ricoperto di sangue e pallido come un lenzuolo»

 
«Non ti deve interessare, accompagnami da lei»

 
Rischiò di inciampare, l’asta della flebo gli impedì di muovere altri passi e se non voleva strapparsi l’ago dal braccio, fu obbligato a fermarsi nuovamente. Recuperò l’asta di metallo e appoggiandosi tentò di proseguire imperterrito la strada da dove si era interrotto.

 
«Draco, ad Hogwarts sei stato un eroe, dico davvero, non so in quanti avrebbero rischiato la propria vita per salvare quella altrui, ora però devi riprendere le forze»

 
«È stata tua figlia a salvare me»

 
«Ci sarà un premio anche per lei, ma tu devi ascoltarmi. Tuo padre è ancora a piede libero, cerca di darmi retta, altrimenti finisce che ci scappa veramente il morto»

 
Fece ulteriori faticosi passi verso la porta, ignorando totalmente gli avvertimenti di Ron, il quale non sapeva più come trattenerlo se non far valere la sua posizione di membro del Ministero della Magia.

 
«Draco Malfoy, in qualità di Auror, ti ordino di fermarti, altrimenti dovrò arrestarti»

 
La situazione di Draco e della sua famiglia era piuttosto drammatica, eppure le parole del consuocero lo fecero sorridere, per lui quelle minacce erano totalmente assurde.

 
«Sei poco convincente, Weasley»

 
Ron non gli diede altri avvertimenti, estrasse la bacchetta dalla tasca interna della sua divisa e in un colpo gli mise delle manette invisibili ai polsi. Non avendo più la possibilità di tenersi, perse l’equilibrio a pochi passi dal letto e ricadde nuovamente all’indietro.

 
«Io ti avevo avvertito»

 
«Levami immediatamente questi affari

 
«No, Malfoy. Ora ti calmi e resti qui fino a che i Medimaghi lo riterranno necessario. Sarà nostra premura avvertirti qualora le condizioni di tua moglie dovessero subire mutamenti»

 
«Tu non puoi dirmi cosa fare»

 
«Tecnicamente posso, indipendentemente che tu sia un Malfoy o qualcun altro. Ora però lo faccio solo per il tuo bene»

 
Uscì dalla stanza lasciandolo solo con i suoi pensieri. La grinta che lo aveva catturato scemò lentamente e le sue condizioni gli furono tristemente chiare: era trattenuto su quel letto senza la minima possibilità di vedere sua moglie o di provare a salvarla da quel male incurabile come le aveva promesso che avrebbe fatto. Aveva tristemente fallito e la cosa peggiore era che Astoria invece sarebbe stata tanto masochista da essere orgogliosa di lui per aver dato la precedenza a poveri innocenti che non avevano alcuna colpa della sua condizione. Fece un leggero e vano tentativo provando a muovere i suoi polsi verso l’esterno, aveva sottovalutato Ron, era sveglio nel suo mestiere. Non gli restò che sperare afflitto che sua moglie si riprendesse. Gettò un’occhiata verso le sue mani bloccate e fu sempre più convinto che, se Astoria non fosse entrata nella sua vita, in passato gli Auror con quelle stesse manette lo avrebbero scortato fino ad Azkaban.

 
∞∞∞

 
Ron raggiunse sua moglie e sua figlia al quinto piano nella sala per visitatori, ancora con la bacchetta tra le mani. Non aveva pensato di riporla, i suoi pensieri lungo il tragitto erano dedicati ad altro, come ad esempio al fatto che avesse posto in stato di fermo un uomo che desiderava solo stare al capezzale di sua moglie morente. Non era completamente sicuro di aver preso la decisione migliore, ma anche lo stato di Draco non era dei migliori e per il bene della sua famiglia, compresi i parenti acquisiti, doveva a qualunque costo salvaguardare anche la salute di quell’uomo.

 
«Ehi. Finalmente vi ho trovate»

 
Ron riservò sia a Rose che ad Hermione un grande sorriso non appena le vide, ma all’occhio da falco della moglie non sfuggì la presenza fuori luogo della bacchetta ancora impugnata da Ron.

 
«Ero stufa di stare in camera, ora sto molto meglio, non è necessario che io rimanga a letto. Tu come mai hai ancora in mano la bacchetta? È successo qualcosa in questo arco di tempo? Per caso hai avuto problemi con Draco? Rose mi ha detto di averti lasciato solo nella stanza con lui»

 
Lo stupirono le parole di Hermione, gli era parso che fosse felice delle dimostrazioni e delle buone intenzioni di Draco, eppure qualche riserva nei confronti di quell’uomo sembrava continuare ad averla. Ripose immediatamente la bacchetta con un sorriso rincuorante.

 
«Non è successo nulla, tesoro, tutto a posto. Allora, Rose, mamma ti ha già accennato qualcosa?»

 
Hermione negò con un sorriso, facendogli intendere che aveva preferito attendere lui.

 
«Molto bene, hai lasciato a me l’onore. Rose, io e la mamma abbia ritenuto opportuno che tu segua i tuoi desideri e le tue aspirazioni, perciò …»

 
«Davvero, papà??»

 
Non lo fece nemmeno terminare, gli occhi della ragazza brillavano già al solo pensiero di ciò che Ron intendesse. Non fu difficile per lei comprenderlo, erano mesi che pensava alle sue aspirazioni e quelle parole così favorevoli la fecero emozionare.

 
«Davvero cosa?»

 
«Posso diventare un Auror?»

 
«Rose, ci sono delle condizioni»

 
Ci pensò Hermione a placare l’entusiasmo della figlia. La pragmaticità della madre riportò la ragazza con i piedi per terra. Non aveva pensato subito che ci potessero essere dei vincoli da rispettare, eppure avrebbe dovuto prevederlo, infondo era la figlia della più alta carica del Mondo Magico londinese. Rose si voltò seria e con un pizzico di paura verso Hermione in attesa che lei elencasse tutte le condizioni, mentre quest’ultima scambiò un’occhiata complice con il marito, constatando che lui non desiderava dare anche quel genere di notizie alla figlia, quindi lasciò ben volentieri a lei la parte più difficile di quella conversazione. Si sedette e invitò anche Rose a farlo su una poltroncina lì accanto. Ora sì che Rose iniziò seriamente a preoccuparsi, si voltò verso il padre in attesa di conforto, ma lui abbassò a disagio lo sguardo e appoggiò la schiena contro la parete incrociando le braccia al petto con aria colpevole. Era evidente anche a lei adesso che a Ron era toccata la notizia migliore e tutto ciò che sarebbe arrivato in seguito non sarebbe stato altrettanto gradevole.

 
«Tesoro, dovrai necessariamente tornare ad Hogwarts per gli ultimi due anni, diplomarti e frequentare il corso di abilitazione della durata di tre anni, al termine del quale, dopo aver sostenuto l’esame, ti sarà consentito lavorare per l’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia nel Quartier Generale degli Auror. Rose, non è un gioco, non ho alcun dubbio sull’eccellenza dei tuoi voti, ma quel corso ti metterà davvero alla prova e ti preparerà nel migliore dei modi»

 
«Cosa?? Mamma, ma sono in tutto cinque anni! Come faccio a stare cinque anni lontana dalla mia famiglia?! Papà, tu non puoi essere d’accordo. Andiamo, nemmeno tu hai il diploma e quel corso quanto mi può essere utile, sono cresciuta con due Auror e uno Spezzaincantesimi in famiglia»

 
Lo stava supplicando, sperava che almeno lui non fosse favorevole a quella assurda idea, cercava complicità da parte di suo padre, ma Ron non sapeva come aiutarla, come sempre non aveva l’ultima parola su questioni di simile rilevanza né al Ministero né a casa. Hermione, vedendolo in difficoltà e comprendendo la sua posizione scomoda, andò in suo soccorso.

 
«Tuo padre ha affrontato una guerra, Rose, ha visto la morte davanti ai propri occhi, noi stiamo cercando di preservarti da tutto questo. Sappiamo che non possiamo proteggerti per sempre, stai crescendo ed è giusto che tu segua la tua strada, ma devi essere almeno pronta a quello che dovrai vivere con questo mestiere»

 
«Perché, quella che stiamo affrontando ora non è una guerra? Pensavo fosse un premio per aver salvato Hogwarts»

 
Fu in quel momento che Ron si avvicinò alla figlia e scese con un ginocchio ai piedi di quella poltroncina per poterle parlare al suo stesso livello senza rimproveri, ma solo comprensione che sperò ci fosse da entrambe le parti.

 
«Rose, abbiamo capito che hai le potenzialità, ma questo non basta. Quando ti ritroverai da sola a fronteggiare le Forze Oscure, gli insegnamenti che ti sono stati impartiti fino ad ora non ti saranno sufficienti e la fortuna non sempre ti assisterà … posso garantirtelo»

 
«Ma, papà, sono cinque anni lontani dai miei figli. Io non ero ancora nata quando hai frequentato quel corso, ma non credo sia stato piacevole per te stare lontano dalla mamma tutto quel tempo»

 
Certo che non lo era stato. Ron si limitò a posarle con affetto una mano sul ginocchio, comprendendo la sua difficoltà e paradossalmente stavolta fu lui ad essere più comprensivo nei confronti della figlia. Hermione, quando si trattava di regole e di farle rispettare dall’alto del suo ruolo, perdeva ogni sorta di tatto. Fu lui stavolta a distendere la tensione con la quale il Ministro aveva intriso l’atmosfera. Hermione insisteva con il suo tono autoritario, mentre Ron cercava, portando la sua esperienza diretta, di attirare con dolcezza l’attenzione della figlia.

 
«Rose, non transigo, dovrai scegliere»

 
«Tesoro, non sarà facile quel corso, ti metterà fisicamente alla prova, io non metto in dubbio che tu sarai in grado di superarlo, ma non credo che lo consiglierei mai ad una ragazza, specie così giovane. Quelle prove ti aiuteranno a crescere, ma …»

 
Rose non lo fece terminare, gli scostò con arroganza la mano e si alzò con l’intenzione di non restare un minuto di più ad ascoltare gli ordini di sua madre, che non lasciavano spazio neppure al più piccolo compromesso ma solo ad una scelta definitiva e i subdoli tentativi di suo padre di tenerla lontana dal Ministero e da quello che secondo lui era solo un pericolo che avrebbe voluto che lei evitasse. Gettò un’occhiata delusa ad entrambi con gli occhi lucidi, che in quel giorno non avevano quasi mai smesso di lacrimare, per un motivo o per un altro.

 
«Siete dei pessimi genitori! Prima mi volete far credere di volere il mio bene ed ora mi mettete davanti ad una scelta simile?? L’ho capito, sapete? Non sono stupida. Tu, mamma, speri che la lontananza dai miei figli e da Scorpius mi faccia cambiare idea e tu, papà, mi vuoi terrorizzare mettendomi in testa la difficoltà di quel corso e la pericolosità di quel lavoro. Ma vi siete messi d’accordo!? Ma vi rendete almeno conto di essere sleali??»

 
«Rose, lo stiamo facendo per il tuo bene, che male c’è in questo? Vogliamo solo che tu sia sicura della scelta che prenderai. Sarebbe dovuta essere una bella notizia per te, ti volevamo dare la possibilità di realizzare un desiderio, ma non è colpa nostra se questo comporta dei sacrifici»

 
«Non farmi ridere, mamma, sapevate benissimo che non sarebbe stata una bella notizia alle vostre condizioni»

 
Rimasero entrambi scioccati, non era il punto dove sarebbero voluti arrivare, ma non potevano evitare di restare in pena per quella ragazza, specie se quella era un’esperienza che avevano già vissuto e continuavano a vivere ormai da anni.

 
«Rose, hai una famiglia, lascia perdere, non commettere il mio stesso errore. Tu più di altri sai quanto hai sofferto per le mie assenze o quanto è stata preoccupata la mamma per me. Eri presente tutte le volte che abbiamo litigato io e tua madre per questo motivo, perché non hai imparato nulla? Questa divisa presuppone troppe responsabilità, per la tua vita e per la vita delle persone a te care»

 
Ron non lasciò senza parole solo la figlia, anche Hermione lo fissava esterrefatta. Rose però era troppo sconvolta per la scelta che le avevano posto di fronte per riflettere lucidamente su un discorso così diretto e sincero da parte del padre. Ron capì quasi subito di non essere stato in grado di convincerla, i passi della ragazza si muovevano verso le scale pericolosamente e quasi mortificati per non essere riuscita a credergli come avrebbe voluto e dovuto.

 
«Rose, non uscire dal San Mungo, i Mangiamorte sono ancora in giro, ti metti in pericolo»

 
«So badare a me stessa, papà, per quanto sia difficile ancora crederlo, anche dopo che ho salvato la mamma e l’intera Scuola»

 
Non appena la ragazza imboccò le scale, Hermione provò a correrle dietro per fermarla. Ron non riuscì a muoversi, ma rimase in quella posizione rannicchiata. Appoggiò i gomiti sulla poltrona dove appena prima era seduta Rose e si portò le mani sul volto per la disperazione e l’impotenza davanti all’inevitabile destino della figlia. Sentì le urla della moglie che tentavano di richiamare indietro la ragazza e subito dopo un familiare rumore gli fece capire che si era Smaterializzata all’interno del San Mungo senza che Hermione potesse evitarlo.

 
«Rose!»

 
Ron non tentò neppure di fermarla, quando sentì che persino Hermione l’aveva raggiunta troppo tardi per evitare che si Smaterializzasse. Fu inutile per entrambi pensare che quella ragazza avesse ancora sedici anni e non fosse autorizzata a fare uso della magia all’esterno dei territori di Hogwarts. Hermione ritornò sconsolata dove suo marito non aveva ancora trovato la forza di alzarsi, ma quando finalmente lo fece, reduce da una manciata di secondi di riflessione, non ebbe alcuna parola di consolazione verso di lei, anzi riemerse la sua poca sensibilità verso i sentimenti altrui.

 
«È colpa tua, Hermione, sei tu ad aver insistito con il diploma e il corso. Ti avevo detto che ci sarei stato io con lei, le avrei evitato ogni sorta di pericolo, ma pare che tu non ti fida nemmeno di me, quindi hai giustamente preferito allontanare nostra figlia. Lo sapevamo benissimo che non sarebbe stata d’accordo e, non prendiamoci in giro, chiunque si sarebbe ribellato ad una proposta simile. Ho provato a convincerla persino a lasciare perdere le sue ambizioni per farti contenta, ma come vedi non ha funzionato, quindi qual è ora la tua prossima mossa?»

 
«Che cosa?? Pensavo fossimo d’accordo sul fatto che nostra figlia dovesse essere al sicuro. Ron, ha sedici anni, non credi che forse io lo abbia fatto anche per attendere la sua maggiore età e ritardare il momento in cui le avrei affidato qualche missione? Io non so cosa fare, non so nemmeno cosa sia giusto per lei, ma sono sua madre e provo ad evitare che il destino che ha scelto le si ritorca contro. È sempre tutto inutile, lei farà sempre ciò che vuole, il nostro sarà sempre fiato sprecato. Diventerà un Auror che ci piaccia oppure no e vedrai se non deciderà in autonomia anche le modalità»

 
«Infatti ora, dopo la tua brillante idea di metterla davanti ad una simile scelta tra famiglia e lavoro, è proprio al sicuro»

 
Era estremamente sarcastico, ma non capiva quanto la situazione fosse delicata per tutti i soggetti coinvolti, sua moglie compresa. Hermione sorrise nervosamente, anche Ron sembrava essere particolarmente ottuso ed in quel momento il suo carattere, per quanto le fosse noto, la irritò parecchio.

 
«Sai, ha ragione Rose quando dice che siamo pessimi genitori, ma si sbaglia su un punto, tu lo sei non io e, consentimi, in questo momento sei anche un pessimo marito. Stai nuovamente addossando la colpa a me, io non posso essere nel cuore e nella testa di nostra figlia manipolandoli a mio piacimento, per quanto io voglia solo il suo bene»

 
Tentò di afferrarle il braccio per fermarla, ma la mancò, così si affrettò a frapponendosi fra lei e il corridoio per paura che se ne potesse andare in cerca di Rose, prima di aver chiarito con lui.

 
«No, dai, non voglio anche litigare con te. Sono nervoso, stanco e preoccupato e, lo sai, in questo stato divento irascibile e …»

 
«Cafone?»

 
«Sì … avrei detto scortese, ma probabilmente hai ragione tu. Non è colpa tua. Hermione, Rose ha il mio Deluminatore e un modo lo trova per tornare a casa, non dobbiamo preoccuparci … scusa»

 
Le afferrò la mano, ma lei la ritirò rifiutando le sue attenzioni. Era stufa di dover discutere anche con le differenti vedute di suo marito, avrebbe gradito un punto d’incontro almeno con lui.

 
«Ron, finiscila, non è il momento per le smancerie. Ho capito, sei dispiaciuto, ma questo non cambia il fatto che quella ragazza sia là fuori da sola!»

 
«Hai una vaga di dove possa essere? Hermione, tu sei più brava di me a capirla»

 
«Non mi risulta proprio di essere più brava di te, altrimenti ora non sarebbe chissà dove in compagnia di delinquenti che vagano tranquillamente»

 
Hermione si appoggiò al muro, nell’esatto punto in cui poco prima aveva trovato sostegno Ron. Era percepibile l’ansia della moglie, non faceva altro che alzare gli occhi al cielo in segno di preghiera e in cerca della forza per non dare libero sfogo alle lacrime.

 
«Tesoro, la troviamo presto, sta bene, calmati»

 
Ron cercò di impiegare il tono più dolce che conoscesse, ma dopo che lo aveva rifiutato, non si azzardò nemmeno ad abbracciarla per consolarla, sicuramente non avrebbe gradito.

 
«Va bene, senti, vado a cercarla, ovunque sia, prima o poi la troverò»

 
Neanche con quelle parole riuscì a tranquillizzarla. Si avvicinò a lei a pochi centimetri dal suo volto, anch’egli sfinito per mille eventi e motivi a cui pensare contemporaneamente.

 
«Hermione, piangere non serve a nulla. Potrebbe essere dai miei, lì ci sono i bambini, forse desidera cercare conforto in loro. Corro alla Tana»

 
«Ron»

 
Si bloccò prima ancora di allontanarsi di mezzo passo da lei.

 
«Scusa per quello che ti ho detto, non sei un pessimo marito e non so neppure perché Rose ci abbia detto una cosa simile»

 
«È solo arrabbiata, Hermione, perché poniamo degli ostacoli tra lei e ciò che vuole fare, ma ci vogliono delle regole, no? Tu me lo insegni»

 
Lo fissò negli occhi sovrappensiero, riflettendo sulla consapevolezza a cui lui sembrava essere arrivato, ma non sapeva se per compiacerla o se alla fine credesse veramente nella necessità per Rose di una preparazione formale.

 
«Cerca di essere prudente»

 
«Anche tu»

 
Stava per andare, quando Hermione lo afferrò per la divisa – per la quale in quelle occasioni provava solo odio - all’altezza del petto, costringendolo ad aspettare qualche secondo. Gli porse senza alcun preavviso un leggerlo bacio sulle labbra che lui accentuò sfiorandole le guance.

 
«Anche io quando sono nervosa divento scontrosa, lo sai. Non volevo respingerti»

 
«Sono contento che tu stia meglio»

 
Prima che lui potesse sciogliere del tutto la presa su di lei e sbrigarsi a raggiungere la Tana, lei gli bloccò la mano mancina sulla sua guancia.

 
«Non è nemmeno vero che non mi fido di te, voglio solo che Rose sappia difendersi»

 
«Hai ragione, Hermione, una giusta preparazione non può che farle bene e far stare più sereni noi»

 
Sciolse il contatto con lei in una carezza, cercando di non farle percepire la fretta e l’agitazione che si erano impossessati di lui. Non impiegò molto a raggiungere la sua destinazione, benché l’ansia, riuscì a Materializzarsi con successo davanti alla porta della casa della sua infanzia. Bussò con una certa furia e continuò a ripetizione, finché dall’altra parte qualcuno non lo ricevesse. Quando il viso di Molly comparve oltre la porta portava già i segni della preoccupazione. Lo aveva capito da solo, l’insistenza e l’accanimento contro il legno avrebbe senza ombra di dubbio allarmato i suoi genitori, più di quanto probabilmente già non fossero.

 
«Ron»

 
«Mamma, Rose è qui?»

 
«No, tesoro, tua figlia non è qui»

 
Ron ricevette un colpo al cuore con quella notizia. Riponeva la grande speranza di trovarla al sicuro in quella casa con la certezza che i piccoli di casa Weasley e Malfoy potessero farle comprendere quali fossero le sue priorità in quel momento della sua vita. La mortificazione del figlio non sfuggì all’anziana padrona di casa. Molly vide lo sguardo di Ron rivolgersi a terra in segno di resa, ma per quanto la preoccupazione stesse catturando anche lei doveva aiutarlo a riscoprire l’ottimismo perduto.

 
«Non sapete dove sia?»

 
Si limitò a negare con un leggero cenno, ma non aveva la forza di catturare gli occhi della madre. Molly trovò opportuno concedergli qualche secondo per assimilare la notizia che aveva appena ricevuto e si limitò a porgergli una mano sulla spalla. Percepì in quel contatto tutta l’ansia del figlio.

 
«Ron, stai tremando. Entra un secondo, ti siedi, ti calmi e mi racconti»

 
«N-non ho molto tempo, mamma. Rose potrebbe essere in pericoloso e sarebbe solo colpa nostra»

 
«Tesoro, non ti capisco»

 
Ron si appoggiò allo stipite della porta con il cuore sfinito e una mano in volto in cerca della forza per affrontare quella situazione che sembrava complicarsi ogni minuto di più. Non riusciva nemmeno a trovare le parole per descrivere a sua madre cosa stesse succedendo. Gettò un’occhiata al soggiorno della Tana attraverso la porta socchiusa e immaginò i suoi nipotini ignari di ogni cosa. Doveva agire anche per la piccola Astoria e Severus, non c’era il tempo per abbattersi e doveva proteggerli forse persino da due genitori alle prime armi.

 
«Rose ha ragione, siamo dei pessimi genitori»

 
«Ron, qualunque cosa abbiate fatto o detto, io sono certa sia stato solo per il suo bene. Ha sedici anni e per quanto mia nipote possa essere matura e cresciuta, è giusto che voi la guidiate con la dovuta autorevolezza»

 
«Anche costringendola a stare lontana dalla sua famiglia per cinque anni? Mamma, credi ancora sia il suo bene?»

 
«Mi fido di mio figlio e di mia nuora, mi fido dell’educazione che state trasmettendo a Rose e mi fido della splendida ragazza che state crescendo. Sono certa che anche vostra figlia sarà consapevole delle vostre buone intenzioni»

 

∞∞∞

 
Difficilmente Ron l’avrebbe trovata. Non sapeva neanche lei spiegare come fosse arrivata proprio lì, era il luogo più triste che conoscesse, eppure uno dei pochi in cui nessuno le avrebbe chiesto di fare una scelta che avrebbe influenzato la sua vita e quella dei suoi cari. Seduta sull’erba bagnata da un leggera pioggerellina caduta in quell’umida giornata, Rose fissava in posizione di raccoglimento la lapide lucida di fronte a lei. Continuava a leggere e a rileggere quel nome e quelle due date.
 

Frederic Gideon Weasley
1 Aprile 1978 – 2 Maggio 1998

 

Il calcolo dava sempre lo stesso risultato, suo zio Fred aveva solo vent’anni quando perse la vita durante la Battaglia di Hogwarts. Vedere con i propri occhi su quella tomba le conseguenze della Seconda Guerra Magica rendeva quel conflitto molto più reale rispetto alle sole letture riportate sul libro di Storia della Magia. Non era inoltre una comune vittima, lui era un parente stretto, era parte della sua famiglia ed era morto per mano degli stessi Mangiamorte che lei desiderava tanto affrontare ricoprendo il ruolo di Auror. Aveva tutto tranne che paura, il coraggio della sua Casa difficilmente veniva a lei meno, anzi la voglia di vendicare quegli innocenti era vivida nel suo cuore. Non lo aveva conosciuto e in seguito le avevano raccontato poco di lui, ma se conosceva lo zio George probabilmente non doveva avere una personalità tanto diversa, infondo erano gemelli. Già, gemelli, proprio come i suoi bambini, Astoria e Severus. Un lampo nella memoria fece comparire i loro visi nella mente di Rose. Erano così piccoli, necessitavano ancora delle cure costanti della loro mamma e i suoi genitori la obbligavano a scegliere tra i suoi bambini e le sue ambizioni, senza rendersi conto che una via più facile, che non avrebbe sacrificato nessuno, esisteva.

Rose era circondata dal silenzio più assoluto, l’unico rumore che sentiva era causato dai suoi mille pensieri. Aveva il terrore di ferire emotivamente qualcuno, ma allo stesso tempo continuava ad avere sedici anni, una vita davanti a lei e mille prospettive per il futuro che non potevano essere ridotte solo dal fatto che troppo presto con Scorpius aveva costruito una famiglia. Era consapevole che il ruolo di madre avrebbe influenzato tutti gli altri possibili ruoli che avrebbe potuto ricoprire, ma non voleva arrendersi ancor prima di provarci, non desiderava precludersi alcuna opportunità. Si rivolse all’unica persona che in quel momento non l’avrebbe contraddetta, ma solo ascoltata.

 
«Zio, non so cosa fare. Mamma e papà non mi capiscono, loro giudicano e ordinano senza comprendere fino in fondo cos’ho nel cuore … non volevo rispondere loro male, ma non ho bisogno della loro protezione. Desidero solo un po’ di pace e vorrei che la trovasse anche la mia famiglia. È assurdo, vero? Mi lamento proprio con te che sei morto così giovane. Scommetto che se potessi, mi rimprovereresti dicendomi che solo alla morte non c’è soluzione. Hai ragione, ma qual è la soluzione migliore per tutti?»

 
Per quanto Rose necessitasse di rifugiarsi in solitudine tra i suoi pensieri, qualcuno di molto vicino a lei era riuscito a seguirla fin lì senza che se ne accorgesse. Il tono di voce di quel ragazzo fu talmente dolce che fu impossibile per lei dispiacersi per la sua presenza.

 
«Amore»

 
Non si voltò, non ce ne fu bisogno, aveva avvertito la mano del marito sulla sua spalla e lei subito l’aveva catturata in cerca del suo affetto. Rose non disse nulla e dal silenzio che era sceso tra i due giovani sposi comprese che Scorpius aveva capito osservando la lapide per quale ragione lei si trovasse proprio davanti a quella tomba, fu più difficile però per lui comprendere il motivo della necessità del suo raccoglimento, per giunta proprio in un luogo tanto tetro e isolato. Sapeva bene che Rose non aveva mai avuto l’opportunità di conoscere quello zio e gli risultava strano pensare che lei si fosse rifugiata proprio lì in un evidente momento di sconforto.

 
«Cosa fai qui? Ti stavo cercando, ho visto che hai sceso di corsa le scale e poi ti sei Smaterializzata. Qui è pericoloso, non è conveniente rimanere. Cosa dici, ce ne andiamo?»

 
La ragazza rimase pensierosa continuando ad osservare le date di nascita e di morte di Fred, ma lo fece senza lasciare la mano di Scorpius ancora a contatto con la sua spalla.

 
«Aveva appena compiuto vent’anni quando è morto, era troppo giovane per morire»

 
«Rose, lo siamo anche noi e se non ce ne andiamo subito faremo la fine di tuo zio»

 
Solo allora si decise a voltarsi verso di lui. Lo fissò per qualche infinito secondo negli occhi, lasciandolo perplesso. Si alzò e quando Scorpius ebbe capito le sue intenzioni, le porse quella stessa mano per aiutarla.

 
«Mi hanno chiesto di tornare ad Hogwarts e di frequentare il corso per diventare Auror … i miei genitori»

 
Gli diede quella notizia non appena si fu rimessa in piedi, le loro mani erano ancora intrecciate quando lo stupore si dipinse sul volto del ragazzo. Rose lo comprese, era pressappoco stata la sua stessa reazione.

 
«Immagino tu abbia cambiato idea, non diventerai un Auror»

 
A differenza di ciò che le avevano proposto i suoi genitori, le parole di suo marito non furono affatto una sorpresa, lui infondo non era mai stato pienamente d’accordo ed ora aveva anche una scusa per ostacolarla. Rose non rispose, per lei la risposta era scontata e lui, per sua sfortuna, capì quale potesse essere.

 
«Preferisci passare anni lontano dalla tua famiglia, pur di diventare un Auror?? Ti prego, dimmi che ho inteso male»

 
«Noto con piacere che non ti importa un bel niente delle mie aspirazioni»

 
«Rose, ti interesserà sapere che prima che mi dicessi di essere incinta anche io avevo delle aspirazioni, ma per te ho dovuto stravolgere la mia vita!»

 
Stava subendo troppe delusioni nell’arco di poche ore e tutte da coloro che amava di più. Non si sarebbe mai aspettata che le avrebbe rinfacciato di esserle stato accanto, ciò andò oltre ogni sua aspettativa.

 
«Assomigli a tuo padre quando parli così e questo mi fa paura»

 
Scorpius si accorse solo dopo di aver esagerato e di aver detto qualcosa che non aveva nemmeno mai pensato.

 
«Rose, scus …»

 
Non gli diede la possibilità di scusarsi, in pochi secondi era riuscito a ferirla come mai aveva fatto da quando si frequentavano.

 
«È colpa tua se sono rimasta incinta, Scorpius. Ricordi? O ti devo rinfrescare la memoria?»

 
«Tesoro, io non ti sarò mai grato abbastanza per questo, ma credevo anche che per te stare con me non fosse un sacrificio»

 
«Anche io credevo che non lo fosse per te»

 
«Non lo è, mi sono espresso male. Senti, Rose, avevo altri piani per noi. Volendo il cielo che mia madre si riprenda, compiuti diciassette anni desidero tanto vivere insieme a te e i bambini fuori dalla Villa, in una casa tutta per noi. Se tu mi lasci solo però, non ce la posso fare»

 
Leggeva tanto amore nello sguardo di quel ragazzo. Non si stava dimenticando che anche lui aveva sedici anni e viveva le sue stesse difficoltà, decidendo di restare al suo fianco. Non lo stava facendo per dovere, ma perché lo desiderava, nei desideri di suo marito c’erano lei e i loro figli e nient’altro, a differenza sua. Quindi la sbagliata era lei, aveva forse rubato a Scorpius tutta l’ambizione tipica dei Serpeverde e se ne era impossessata lei?

 
«Voglio essere libera di scegliere, Scorpius. Mamma e papà non mi consentiranno di diventare Auror senza il diploma e il corso»

 
«Questi sono solo capricci e una moglie e madre non fa capricci. Rose, cresci, abbiamo due bambini di cui occuparci, non c’è spazio per altro. Abbiamo responsabilità che dall’anno prossimo saranno ancora più grandi»

 
«Hai ragione»

 
Glielo disse con le lacrime agli occhi, era convinta delle parole di Scorpius, ma lei non si sentiva pronta, percepiva solo una grande oppressione da ogni parte. Non riusciva, era troppo giovane per essere in grado di tenere insieme ogni aspetto della sua vita. Sentiva una valanga travolgerla da un momento all’altro, la mente le suggeriva di rallentare e di attraversare una fase alla volta seguendo il suggerimento di sua madre, ne avevano bruciate fin troppe insieme. Con la morte nel cuore, la stessa che si respirava in quel luogo, sfilò dal suo anulare la fede ancora lucida e la mise sul palmo della sua mano porgendola a Scorpius. Fissò incredulo quell’anello insieme a lei e poi incrociò i suoi occhi mortificati. Le sussurrò solo due parole incredulo e rassegnato per quel gesto.

 
«Che significa?»

 
«Avevi ragione, è stata una follia credere che tra noi sarebbe funzionata»

 
«Rose, stai facendo tu la follia ora lasciandomi. Abbiamo due figli, i nostri bambini …»

 
«Io dovrò stare via per un po’, tranquillo, nessuno te li porta via»

 
Non riusciva a credere che lei lo stesse facendo, aveva sempre contato sul buon senso di quella ragazza, ma in quel momento non riusciva a capire cosa l’avesse spinta ad una decisione tanto drastica.

 
«Rose, non farmi questo, ti prego. Facciamo insieme tutti i sacrifici che vuoi, non mi importa. Voglio solo stare con te, vivere con te, non ti allontanare da me. Cinque anni lontani da noi, Rose! Ma come credevi l’avrei presa?! Pensavi davvero che avrei fatto i salti di gioia??»

 
«Credevo mi avresti compresa! Scorpius, sono una ragazza di sedici anni con due figli! Conosco le mie responsabilità e non ho alcuna intenzione di esimermi, ma io e te dobbiamo rallentare il nostro rapporto, stiamo correndo troppo»

 
«Rose, ho anche io sedici anni! Sapevamo che non sarebbe stato semplice, ma ci siamo ripromessi di affrontare insieme le difficoltà. Come puoi credere che io riesca a trascorrere cinque anni a crescere due figli senza di te?! Volevo solo una famiglia normale con te, nulla di più. L’anno prossimo saremo maggiorenni, quindi liberi di stare insieme come e dove vogliamo»

 
«Mi chiedete tutti di scegliere, ma io non voglio scegliere tra la mia famiglia e i miei desideri, Scorpius»

 
«Credo sia il prezzo per essere diventati grandi. Io ti amo, Rose, e non mi pento di nulla. Voglio stare con te, ma l’ultima cosa che voglio è intrappolarti in una vita che non vuoi, se ricordi te lo dissi anche il giorno del nostro matrimonio»

 
Gettò un’occhiata alla fede che Rose teneva ancora tra le mani. Rose gliela porse, costringendolo a prenderla, perché in caso contrario sarebbe caduta tra i fili d’erba.

 
«Ci abbiamo provato. È per me un periodo pessimo, scusami, non ho saputo fare di meglio e probabilmente sono stato orribile come marito»

 
Rose si sentì in colpa per avergli anche lei dato un dolore. Scorpius aveva ragione, stavano crescendo, ma lei stava ancora imparando e purtroppo imparare presupponeva anche commettere degli errori. Non avrebbe dovuto sposarlo, avrebbe dovuto attendere almeno la maggiore età, tutto in quel momento sarebbe stato più semplice oppure, ancora meglio, da ritorno da quel corso avrebbe potuto dedicarsi alla sua famiglia, imparando a conciliarla con il lavoro come una perfetta moglie e madre. Ma doveva ancora imparare e sperimentare per capire quale fosse la strada giusta per lei e per chi le stava intorno. Lo aveva ferito senza volerlo, lei lo amava, gli sarebbe mancato immensamente insieme ai loro figli, ma loro non si meritavano una moglie e una madre infelice. Non li avrebbe abbandonati, chiedeva solo un po’ di spazio per riscoprire se stessa, per crescere e trovare il suo posto nel mondo prima che nella sua famiglia. Non poteva crescere due creature, se lei per prima sentiva la necessità di maturare.

 
«Questo non è vero, Scorpius»

 
«Cosa farai ora? Tornerai dai tuoi genitori?»

 
Stavolta fu Scorpius a dover cercare di non cedere alla disperazione. Non metteva in dubbio il fatto che Rose ci sarebbe stata per loro, era una ragazza ligia ai suoi doveri, ma non riusciva a sopportare che lei volesse interrompere la loro relazione, quando era l’unica cosa che gli dava la forza per affrontare le numerose preoccupazioni della sua vita. Rose si gettò tra le sue braccia, quando vide che era prossimo a crollare emotivamente e gli sussurrò dolcemente all’orecchio stringendolo forte.

 
«Tua madre si riprenderà, vedrai, ne sono sicura»

 
«N-non mi lasciare, Rose, ti prego. Tutto quello che vuoi, sopporto ogni cosa da te, ma non questo. Come faccio senza di te tutti quegli anni? Come faccio una vita senza di te?»

 
Si scostò leggermente da lui e prese il suo viso tra le mani per poterlo guardare negli occhi e tranquillizzarlo. Scorpius approfittò di quella posizione per porgerle un bacio sulle labbra.

 
«Scorpius, siamo in un cimitero»

 
Si convinse dopo le sue proteste a mollare a malincuore la presa su di lei.

 
«Non lasciarmi senza di te, Rose. Avevo così tanti progetti per noi»

 
«Scorpius, io non sono nata in una delle famiglie più ricche del Mondo Magico, devo lavorare per mantenere i miei figli»

 
«Non hai bisogno di lavorare, lo hai detto tu, la mia è tra le famiglie più ricche»

 
«Scorpius, io voglio lavorare e tu questo lo sapevi fin dall’inizio. La mia famiglia mi ha insegnato questo, mio padre e mia madre hanno sempre lavorato al Ministero e così si sono potuti sposare e avere figli. Non mi farò mantenere da te e non succederà nemmeno per i nostri figli, non resterò chiusa tutto il giorno alla Villa o in qualche altro posto, voglio contribuire per la mia famiglia. Voglio essere indipendente anche da te e insegnare questo anche ad Astoria e Severus … sono certa che un giorno mi ringrazieranno e capiranno se sarò un po’ più assente per loro»

 
«E che bisogno c’è di lasciarci?»

 
Lo aveva distrutto, questo era evidente, una crisi del loro matrimonio in quel momento della sua vita aveva dato il colpo di grazia al suo animo. Rose iniziava a sentirsi un mostro, ma continuava a ripetersi che la sua decisione non era infondata, aveva le sue ragioni e non era semplice nemmeno per lei quella scelta.

 
«Come pensi di tenere in piedi un matrimonio con cinque anni di lontananza?»

 
«Rose, noi abbiamo due figli, non lo spezzi così facilmente un legame, non basta la tua volontà»

 
«Ma nemmeno voglio tenerti legato a me, quando puoi avere qualcosa di meglio di me»

 
«Rose, ti aspetterò»

 
«Hai solo sedici anni»

 
«Non mi importa di nessun’altra»

 
Le porse la sua fede, sperando di convincerla che il loro rapporto avrebbe resisto a qualunque ostacolo. Lui ci credeva, aveva sempre creduto in loro e proprio da quell’amore aveva trovato la forza necessaria per superare le difficoltà, grandi o piccole che fossero. Rose indugiò, incantata dal luccichio della sua fede nelle mani di suo marito.

 
«Coraggio, rimettila, non voglio che ad Hogwarts qualche mascalzone in preda agli armoni ci provi con te. Forza, Rose, non voglio perderti e pare che io debba rimandare di cinque anni l’inizio della nostra vita insieme»

 
«Scorpius, non sarà facile»

 
«Io mi fido ti te, se anche tu ti fidi di me non abbiamo nulla da temere, la lontananza non mi spaventa»

 
«Scorpius, il matrimonio non è un gioco, noi ci siamo seriamente impegnati e non voglio nel modo più assoluto disonorarlo in qualche modo, piuttosto preferisco interromperlo»

 
«Rose, non ti tradirei mai!»

 
«È una responsabilità troppo grande e noi siamo così giovani»

 
«Rose, per quanto io sia giovane ho ben presente le promesse che ti ho rivolto sull’altare, ero sincero e non le trasgredirei mai ... A meno che non sia tu quella ad aver paura di non riuscire a tenere fede a quelle promesse»

 
L’avrebbe amato per sempre in qualunque luogo si sarebbe trovata, non sarebbero importati i chilometri che li avrebbero divisi, solo l’età giocava a loro sfavore. Si stava pentendo solo ora di averlo sposato, non era il momento, lui aveva avuto ragione fin dall’inizio ed ora anche lui subiva le conseguenze di quella scelta avventata. Se solo l’avesse ascoltato quel giorno … ora riusciva a comprendere più lucidamente le parole del suo promesso, ma allora desiderava solo diventare sua moglie senza attendere, senza pensare che forse a sedici anni avrebbe potuto darsi anche altre opportunità, benché fosse diventata una Malfoy e quindi avesse a disposizione un immenso patrimonio. Voleva innanzitutto seguire il piccolo grande sogno di essere un Auror, per lei non era un semplice mestiere da imparare, e forse crescendo un giorno i suoi figli sarebbero persino stati orgogliosi di lei, esattamente come Rose lo era di suo padre e di suo zio.

 
«Scorpius, ho difficoltà a leggere il futuro, non so cosa succederà, non voglio ferirti»

 
«Lo stai già facendo»

 
«Scorpius, io ti amo ed è l’unica certezza che mi è rimasta»

 
«Certo e chissà per quanto mi amerai, vero?»

 
Lo aveva reso lei scettico, era ovvio che lasciandolo non potesse fidarsi dei sentimenti che Rose invece sentiva per lui. Non riusciva però a capire che restando insieme avrebbero commesso un nuovo errore. Avrebbero recuperato al suo ritorno, ma ora era il passo più saggio da compiere se non volevano complicare la situazione.

 
«Ti amerò sempre, ho solo paura che la nostra giovane età possa farci commettere qualche sciocchezza»

 
«No se non vogliamo. Tu hai paura che io ti faccia soffrire, ma cosa potrei fare con due bambini di cui occuparmi?»

 
Le prese la mano per infilarle quella fede con la forza, sperando così di convincerla a ripensarci, ma lei si tirò indietro, dimostrandogli convinzione. Credendo di essere stata troppo severa, posò la mano sulla sua, proprio quella che teneva l’anello.

 
«Rose. Non farei mai nulla di sconveniente e se anche tu mi ami come dici, so che non lo farai nemmeno tu»

 
«Mi dispiace, ma non me la sento. Se sarà destino, tra cinque anni ci sarà ancora tempo per noi e potremo vedere crescere insieme i nostri bambini»

 
Lo oltrepassò interrompendo i vani tentativi di Scorpius di farla ritornare su quella decisione. Tentò di fermarla nuovamente, ma era incredulo che ciò stesse davvero succedendo. Avrebbe fatto qualunque cosa nonostante la lontananza pur di non perderla, mentre lei come sempre aveva scelto la strada per lei più semplice.

 
«Bambini che non conosceranno nemmeno la faccia della loro madre. Ti perderai i loro anni migliori e per cosa poi, per orgoglio? Per i tuoi sogni? Potrai divorziare da me, ma non potrai smettere di essere la loro mamma. Non faranno in tempo a conoscerti quando avranno la possibilità di ricordare, sarai per loro un’estranea e quando tornerai saranno grandicelli»

 
«Meglio se si dimenticano di me, così non soffriranno per la mia assenza in questi anni. Tu non vuoi che segua la mia strada, che senso ha stare insieme così? Ed hai ragione, una moglie non abbandona così suo marito. Se sarà destino, ci daremo un'altra occasione»

 
«Rose sei forse impazzita?? Abbandoni i tuoi figli, prima ancora di me»

 
«Saranno sempre nei miei pensieri e li rivedrò presto»

 
«Loro hanno bisogno della tua presenza! Io non posso sostituirti»

 
Rose aveva la morte nel cuore per ciò che stava facendo, ma non sapeva esprimere a lui quanto ci stesse male, l’adolescente che era in lei contrastava con l’amore materno. Doveva concederle il tempo di mettere ordine nella sua vita e sarebbe tornata da lui.

 
«Scorpius, non è un addio se vorrai aspettarmi, ma io non posso chiederti anche questo. Meriti qualcuno che ti sia accanto sempre, ma non riesco a sostenere qualcun altro, se prima non sto bene con me stessa. Mi mancherai immensamente e mi auguro tu ci sia ancora al mio ritorno, sia per me che per i nostri bambini che immagino desidereranno i loro genitori uniti. Te la caverai ed io non sarò totalmente assente. Sei un bravo papà … vado da loro ora»

 
Lo lasciò davanti a quella tomba a fissare la fede, disperato e impotente di fronte a quella scelta. Non avrebbe potuto recriminarsi nulla, non era colpa sua, questo continuava a ripetersi per non impazzire dal dolore.

 

∞∞∞

 

Era ritornato al San Mungo senza essere riuscito ancora a dare un senso al gesto di Rose. Sovrappensiero fece roteare tra le dita la fede di sua moglie, ignorando persino la strada che stava percorrendo. Sentiva un grande vuoto dentro, il dolore che provava nell’anima era talmente grande che ogni suono intorno a lui risultava ovattato. Stava sopportando troppe sofferenze in un singolo giorno. Erano riusciti a far nascere suo fratello, ma sua madre non si era ancora svegliata dall’operazione; suo padre aveva riportato gravi ferite, lanciandosi direttamente e incoscientemente nell’Ardemonio ed infine Rose lo aveva lasciato per inseguire i sogni di un’adolescente, ma cosa poteva recriminarle? Lei era un’adolescente, non poteva di certo smettere di sognare solo perché aveva due figli. Era assurdo che proprio lui avesse cercato di farglielo capire il giorno del nostro matrimonio, come se fosse stato abbastanza lungimirante da prevedere il futuro che li avrebbe attesi e che lei così responsabile avesse deciso di lasciarsi guidare dal destino e dai sentimenti. Era giunto ormai alla certezza che per loro tutto sarebbe potuto andare per il meglio, era sicuro che la presenza di quella ragazza non lo avrebbe mai abbandonato ed aveva già progettato una vita insieme a lei, convinto che quel desiderio fosse condiviso. Aveva probabilmente riposto troppe aspettative nella loro storia, perché Rose non era pronta a scommettere tutto su di loro, lei aveva bisogno anche di altro … lui invece aveva bisogno di lei. Come avrebbe fatto a resistere cinque anni sapendola per la maggior parte del tempo lontana da lui? Quei bambini non li avrebbero separati del tutto, Rose non li avrebbe abbandonati, ma non sarebbe mai stato lo stesso che averla accanto a sé ogni giorno. L’amava, desiderava fosse felice, se lui non era sufficiente a renderla felice doveva forse anche accettare il rischio di perderla. Non avrebbe mai smesso di sperare che sarebbe ritornata da lui, di rivedere il suo sorriso nelle vesti di Auror come lei tanto desiderava. Sarebbe stato in pensiero per lei, lo sarebbe stato per il destino della madre dei suoi figli, ma almeno sia quei bambini che lui l’avrebbero vista finalmente felice al loro fianco. Girò l’angolo con una certa enfasi, era distratto, i suoi occhi erano velati, perciò non riuscì ad accorgersi in tempo della persona che gli stava venendo incontro e ad evitare l’impatto. Chiunque fosse stata la persona contro cui si era scontrato, le aveva fatto volar di mano una giacca. Fece per raccoglierla mortificato.

 
«M-mi dispiace, mi perdoni, ero distrat …»

 
Si bloccò, quando vide cosa stava tenendo tra le mani. Era una divisa familiare e sul petto sotto le luci del corridoio splendeva il simbolo del Ministero.

 
«Scorpius»

 
Alzò solo in quel momento gli occhi su quel ragazzo. Si stupì di vederlo ed era talmente frastornato che si ricordò tardi che lui ormai aveva conseguito il diploma già da un anno.

 
«James. Cosa ci fai qui?»

 
«Sono qui con la mamma per papà. Tranquillo, niente di grave. Tu stai bene? So cosa è successo ai tuoi genitori, mi hanno informato a grandi linee»

 
Aveva notato l’umore del cugino acquisito ed era sinceramente dispiaciuto per lui. Scorpius si limitò a restituirgli la divisa di Harry e ad abbassare lo sguardo. James fece lo stesso e notò l’anello che Scorpius non aveva smesso di stringere tra le dita.

 
«Scorpius, di chi è?»

 
«T-tua cugina mi ha lasciato»

 
«Stai scherzando?! Per quale ragione le è venuta un’idea simile?»

 
«I tuoi zii la obbligano ad una preparazione per diventare Auror e sostiene che non riusciremo a tenere in piedi il nostro matrimonio così»

 
Il maggiore dei Potter non riuscì a credere a ciò che aveva appena sentito, rimase talmente scioccato da non sapere risollevare l’evidente malumore di Scorpius. Il caso volle che l’intervento di James non fosse necessario, quando a pochi passi dai due ragazzi Draco rivelò la sua presenza.

 
«Parlo con tua suocera, tranquillo»

 
Doveva aver ascoltato la breve conversazione tra i due cugini in silenzio. Scorpius si voltò verso il padre e lo vide con una mano contro al muro, pallido. Un rivolo di sangue gli scorreva lungo il braccio e i suoi polsi erano viola come se avesse fatto pressione contro qualcosa. Si reggeva a malapena in piedi e Scorpius non indugiò a soccorrerlo. I sentimenti del ragazzo contrastarono, fino a poco prima era arrabbiato con suo padre per le sofferenze che aveva fatto patire a sua madre in quella lunga assenza, mentre lei si spegneva giorno dopo giorno.

 
«Papà, ma cosa … dovresti essere a letto. Sanguini! Ma che hai fatto, ti sei tolto la flebo?!»

 
«Sto bene, accompagnami da Hermione, non so dove sia»

 
«No, papà, io ti riporto in camera e innanzitutto fermo questo sangue»

 
Stava per recuperare la bacchetta, quando si accorse di avere ancora la fede di sua moglie tra le mani. Draco colse l’indugio del figlio.

 
«Non preoccuparti, troviamo una soluzione. La convinco ad evitare quella preparazione, ci penso io»

 
«Io te l'avevo detto che non era il momento di sposarci, volevo annullare tutto»

 
Draco si sentì in colpa per la sofferenza del figlio, lo aveva convinto a non abbandonarla sull’altare ed ora si sentì in dovere di rimediare. Astoria riponeva piena fiducia nel suo ruolo di padre e lui non se la sentì di deluderla di nuovo.

 
 

Continua …

 
 



Ciao ragazzi!

 
Sono come di consueto in ritardo, ma alla fine arrivo :D Perdonatemi <3

 
Complico tutto ciò che si può complicare … ma arriverà il momento in cui andrà tutto per il meglio 😊

 
Tra le mille disavventure di questo capitolo è meglio che io non aggiunga altro XD Mi limito a ringraziarvi come sempre per la costanza con cui mi seguite e ad auguravi un buon Ferragosto <3

 
Alla prossima!
Baci
-Vale

   
 
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