Eclipse
The sun loved the moon
so much he died every night to let her breath
Il professor Longbottom
sbatte le palpebre non appena gli chiedo se posso fermarmi qualche minuto per
parlare. Non riesco a interpretare la sua espressione, ma si affretta a sorridere
e a invitarmi a sedere più vicino.
“Ciao, Rose. Vuoi una caramella?”
Il professore di Erbologia
è uno dei miei preferiti, soprattutto perché passa sempre il Natale a casa
nostra e ci dà anche un regalo. In sua presenza, mi sento sempre a mio agio: a
volte mi dimentico di star parlando con un professore.
In questo momento, però, sono un po’
tesa. Lui aspetta che io inizi a spiccicare parola, ma, quando vede che non ne
ho l’intenzione, mi poggia la mano sul braccio e dice, con fare premuroso:
“Come stai, Rose? Che succede?”
Mi trema il labbro inferiore, così lo
mordo per farlo smettere. Dopodiché prendo coraggio e affermo sentenziosa:
“Sono stata Smistata nella Casa sbagliata.”
Per qualche assurdo motivo, lui scoppia
a ridere. Io resto estremamente seria e, di fronte al suo atteggiamento ilare,
faccio per alzarmi. Venire qui, dopotutto, non è stata una grande idea. Il
professore sembra pentirsi della sua reazione e si riprende subito. “Scusa, non
volevo prenderti in giro. Perché dici così?”
“Perché sta andando tutto storto. E non
so cosa fare. E non sono coraggiosa. Affatto.”
“Cosa ti dice di non esserlo?”
“Tu e i miei genitori e i miei zii
avete salvato il mondo, professore. Salvato.
Il. Mondo. Avete affrontato Voldemort senza tanti
preamboli. Mentre io… mi sento… così sbagliata. Per colpa di uno stupido
pettegolezzo, non riesco più ad andare avanti, e stanno succedendo un sacco di
cose e così in fretta, e io non so come comportarmi. Non ho coraggio di
affrontare niente.”
Prendo una pausa dal mio fiume in
piena, poi proseguo. “Quindi non sono Grifondoro. Ma
se non sono Grifondoro, non so che altro potrei
essere. Chi sono davvero io, professore?”
Contrariamente a quanto mi aspettavo,
lui sorride bonario e mi dà un buffetto sulla testa: “Quando avevo la tua età,
ero convinto di essere stato Smistato nella Casa sbagliata. Avevo paura di ogni
cosa, Rose, anche delle più piccole e insignificanti.”
“Tu?!”
“Sì, proprio io” fa una risata e guarda
assorto un punto lontano, rammentando i vecchi tempi in cui era giovane. “E sai
qual era il problema? Non credevo abbastanza in me stesso. Tu sei una ragazza
brillante, sveglia, e, soprattutto, coraggiosa. Devi esserne cosciente, Rose.”
Scuoto la testa, contrariata. “Le tue
sono solo parole per farmi stare meglio. Se fossi così tanto coraggiosa, non
avrei paura di affrontare… tutto quanto.”
“Ed è proprio qui che sbagli!” esclama.
“Non è coraggioso chi non ha paura, ma chi va avanti comunque, anche con la
paura addosso.”
Resto in silenzio ad osservare i lacci
delle mie scarpe. Ho sempre dato per scontato che avere coraggio significasse
non avere paura… ma non sono poi così sicura che mentre zio Harry affrontava Voldemort non ne avesse, di paura.
“Ciò non toglie che va tutto storto,
professore, e io non so cosa fare.”
Sospira a lungo, non risponde subito.
Si alza dalla cattedra e misura le parole con attenzione. “Be’, hai cercato di
sistemare le cose?”
La sua è una domanda innocente e
legittima, ma ha l’effetto di un tornado. Mi ferisce e destabilizza,
lasciandomi ammutolita.
No.
Io non ho provato a sistemare le cose.
Ho lasciato che l’onda degli eventi mi
travolgesse, mi sono fatta risucchiare in un vortice morboso e mi sono nascosta
da tutti.
Non ho chiesto scusa a Lily.
Non ho chiesto scusa a Scorpius.
Non ho chiesto scusa a nessuno.
Ho preteso che loro si avvicinassero a
me, quando sono sempre stata io nel torto. Ho subito senza fiatare e mi sono
lamentata, e lamentata, e lamentata, senza fare niente di concreto.
Loro mi hanno tolto il saluto, ma anche
io l’ho tolto a loro.
Questo perché non so come si faccia ad
aggiustare una cosa così grande e così catastrofica.
Glielo dico e lui fa un altro dei suoi
sorrisi dolci. “Si deve sempre provare a risolvere, però! Per quanto sia
difficile, devi raccogliere tutto il coraggio che hai e andare avanti, per
sconfiggere le tue paure.”
“Ma, professore…”
Lui mi interrompe bonario. “Se devo
essere sincero, ho notato uno strano comportamento nelle ultime settimane.
Tutta quella tensione, nelle mie lezioni… E poi, proprio oggi, Albus è venuto a parlarmi. Mi ha fatto un discorso molto
simile al tuo, sai?”
Rimango di sasso. Albus?
“Gli amici sono la cosa più importante
che abbiamo in questo mondo, Rose! Inizia a piccoli passi. Vedrai che andrà
meglio. Credi in te stessa.”
Annuisco piano, non del tutto convinta.
Ma mi sento un po’ meglio: il professore ha un effetto estremamente calmante.
Dovrei venire più spesso qui. “Grazie mille, Neville… ehm, professor Longbottom!”
Gli sfugge un sorriso intenerito. “Ah,
Rose, un’ultima cosa” dice. “Non potrei ancora dirtelo, in realtà, ma… hai
fatto un compito eccellente. I miei complimenti.”
Mi scalda il cuore. Era da parecchio
che non sentivo dei complimenti sinceri e sentiti. Solitamente, gli altri
professori sembrano dei robot quando dicono di aver apprezzato il mio lavoro… a
lui, invece, brillano gli occhi.
“Ho sempre amato Erbologia”
ammetto. Vorrei trattenermi, ma non posso fare a meno di fargli la domanda che
mi preme di più. “Ehm, scusa la domanda, ma, cioè, ecco, io… ehm… sono andata
meglio di Malfoy?”
Esplode in una risata scoppiettante.
“Sei proprio figlia di tuo padre, eh?”
*
Mi sveglio alle tre e cinquantadue di
notte nel divanetto della Sala Comune, coperta alla buona dal famoso Mantello
dell’Invisibilità che devo ancora restituire a James, al quale appartiene.
Mi ero fermata qui per studiare, ma ho
preso sonno utilizzando, come cuscino, il libro di Pozioni. Quando mi alzo, mi
rendo conto di essere sveglia e scattante. Ho ereditato da mia madre i disturbi
di sonno: o dormo troppo, o dormo troppo poco. In più, fosse per me, dormirei
durante il giorno e sfrutterei la notte per fare altro.
La Sala è immersa nel buio della notte,
la luce fioca della luna lancia qualche raggio sui mobili di ciliegio. Faccio
per affacciarmi alla finestra, quando il mio stomaco inizia a brontolare.
Ma perché cavolo ho
saltato la cena anche oggi?!
Anche se non dovrebbe essere così, dato
che sono un Prefetto, andare alle cucine di notte è per me un’abitudine
costante. Ho sempre fame, ventiquattr’ore su ventiquattro, e non riesco a stare
senza cibo, quindi sono obbligata ad andarci anche a orari improbabili.
Mi avvolgo con il Mantello
dell’Invisibilità, onde evitare incontri spiacevoli con la preside, e mi dirigo
alle cucine.
Una volta dentro, mi accorgo che fa
così strano vedere le Cucine vuote, senza le allegre voci degli Elfi Domestici
a riscaldarle – tuttavia la cosa più
strana di tutte è che Scorpius Malfoy è seduto su un bancone e sta addentando un panino,
in un pigiama di seta blu notte.
Mi fermo sul posto e poi mi ricordo che
non può vedermi. Mi dico che questo è il momento giusto per andarmene, facendo
finta di non aver visto niente. Sul serio, sarebbe sbagliato starmene qui.
Cioè, non posso stare con Malfoy alle quattro di
mattina, in una cucina, da soli. Sul serio, va decisamente contro le mie
morali, soprattutto dopo il casino successo. Eppure le mie gambe sembrano
muoversi da sole e prendono posto vicino a lui, a debita distanza.
D’altronde quando mi
ricapita di beccare Malfoy infrangere le regole?
Dopo essermi seduta facendo attenzione
a non fare rumore, esclamo: “Scorpius Malfoy beccato alle quattro di notte nelle Cucine! Quanti
punti ti costerebbero? Io direi una cinquantina, come minimo.”
Il suono della mia voce lo fa balzare
in piedi e stringere una mano contro il petto, terrorizzato. “Per Salazar, Weasley! Sei tu?”
Ha riconosciuto la
mia voce.
Be’, non dovrei dare troppa importanza alla cosa, dato che non c’è niente di
così speciale nel riconoscere una voce. Giusto?
Mi levo di dosso il mantello e faccio
un sorriso a trentadue denti, divertita. “Per caso è avanzato qualcosa anche
per me?”
“Cosa diavolo ci fai qui?” risponde
lui, ignorando la mia domanda, ancora mezzo sconvolto dalla mia comparsa
improvvisa. Si riaccomoda sul bancone e alza gli occhi al cielo come se non
fosse contento di vedermi.
“Potrei fare la stessa domanda a te, a
dire il vero.”
“Non dirmi che stai organizzando
qualche scherzo come al solito.”
“E con chi dovrei organizzarlo, scusa?
Non so se hai notato che io e James non ci parliamo più.”
“Si è reso conto anche quell’idiota che
è meglio starti lontano…”
“Dai, Malfoy,
passami qualcosa da mangiare!”
“Non prendo ordini da una Weasley.”
“Da Lily sì, però! Ti ricordo che siamo
imparentate, zerbino.”
“Non ricordarmelo, per cortesia.
Ignorare la cosa mi aiuta a non vomitare.”
“Cretino.” Sentenzio e lancio un
incantesimo per prepararmi un panino al prosciutto. Sento gli occhi di Malfoy addosso, ma stranamente stasera lo odio un po’ meno
del solito – forse perché ho scoperto che abbiamo in comune il fatto di andare
in cucina alle quattro di notte.
“Allora” dice dopo, tipo, cinque minuti
di silenzio.
“Allora?” chiedo, titubante. Mi sento
svenire e cerco di nascondere come meglio posso la paura che menzioni il
fattaccio. Sento che potrei morire se lo facesse. A dire la verità, ci sarebbe
una cosa che mi preme chiedergli, ossia se è al corrente del fatto che tutti
pensano che siamo andati a letto insieme. Probabilmente lo è, dato che ha più
contatti col mondo esterno rispetto alla sottoscritta. Comunque, preferisco
restarmene zitta: tanto, anche se lo sapesse, cosa gli cambierebbe? Per scopare
ci vogliono due persone, eppure tutte le colpe sono ricadute su di me. Quindi,
be’, sono io l’unica nella merda.
“Sabato c’è la
partita.”
Ma che cazzo, sembra che lo facciano
tutti apposta a menzionarla di continuo. Partita di là, partita di qua. Ieri ho
mandato Dominique ad avvisare James che ero ancora in squadra, ma lei mi ha
detto che non è esploso di gioia come avrei sperato. Anzi, ha fatto un cenno
del capo che, secondo lei, trasudava tristezza.
“Non dirmelo! Potter è impazzito.
Abbiamo allenamento ogni giorno. Perché la chiamano tutti la partita del
secolo, poi?”
Dovrei essere spaventata o perlomeno
sorpresa dal fatto che io e Malfoy stiamo avendo una
tranquilla conversazione seduti sul bancone delle cucine alle quattro di notte.
“Allenatevi quanto volete, tanto è inutile” ribatte, sarcastico. “Ed è la
partita del secolo perché, be’, vi annienteremo in modo epico.”
Siamo solo un Serpeverde
e una Grifondoro, un Malfoy
e una Weasley, che battibeccano. È così strano e così
ovvio al tempo stesso.
Gli occhi grigiastri di Scorpius sono fiocamente illuminati dalla luce di alcune
candele. Anche al buio, o quasi, è impossibile non notare quanto sia bello. Fa
un sorriso sghembo, convinto di avermi zittito con la sua battuta, e la
fossetta sulla guancia sinistra diventa più marcata. È davvero un peccato che
sia così stronzo.
“Come no, Malfoy.
Nei tuoi sogni.”
“Vuoi scommettere?”
“E cosa scommetti? Uno zellino?”
ribatto, ironica.
“No, non c’è gusto!” si fa serio e
sposta i capelli biondo cenere dagli occhi. Guardo altrove. “Se vincono i Serpeverde, dovrai urlare a tutta Hogwarts
che non abbiamo fatto sesso.”
Rabbrividisco e arrossisco insieme.
Resto zitta per qualche secondo, disorientata. “Lo sai?”
Scorpius inclina la testa,
divertito. “Lo so cosa? Stavo solo
scherzando! È ovvio che non abbiamo fatto sesso.”
Okay, non lo sa.
Fantastico.
“Forse è meglio se ti dico una cosa...”
“Non dirmi qualcosa tipo: “Sono incinta
di tuo figlio” perché potrei morire. Sul serio, per quanto fossi ubriaco, sono
sicuro che non lo abbiamo fatto.”
Non capisco perché debba rendere ogni
cosa così tremendamente imbarazzante. Sento che potrei sprofondare. “Non sono
incinta di tuo figlio! E so che non
sono stata con te, ma... be’, come dire. Tutta la scuola lo pensa.”
Alza le sopracciglia fino
all’attaccatura dei capelli – insomma, si fa per dire. “Molto divertente,
Rose.”
Mi ha chiamato per nome.
Mi ha chiamato per nome.
Mi ha chiamato sul serio per nome?
È una delle prime volte in cui lo fa.
Registro mentalmente il modo in cui lo pronuncia, il suo modo di arrotolare la
r e allungare il suono della s, come se volesse conservare il più possibile
nella sua bocca il suono del mio nome.
Potrei morire, ma adesso non ho tempo
per pensarci. Anzi, non dovrei nemmeno pensarci! “Sul serio. È stato Lorcan a diffondere la
notizia... quindi noi tre siamo gli unici a sapere la verità. Be’, immagino che
lo sappia anche la tua ragazza.”
Pronuncio quell’appellativo caricandolo
di più disprezzo e distacco possibile. Lily Potter si è trasformata nella sua
ragazza, non è più mia cugina. Annuisce. “Perché l’ha fatto?”
Faccio spallucce. “Non lo so, ha un
piano o qualcosa del genere.”
“Dio, quel figlio di puttana non mi è
mai stato simpatico” grugnisce.
Freddo e imperturbabile, Scorpius Malfoy affronta il
problema come ogni altra cosa nella vita: come se non lo riguardasse, e,
soprattutto, come se non gliene fregasse un cazzo.
“E come dovrei
vederti, scusa?”
Penso a mia cugina
Lily, al suo braccio esile sempre avvinghiato a quello di Malfoy.
Penso a Scorpius, al suo modo di accarezzarle i capelli ramati e a
trattarla come una principessa.
Penso a lui che mi
insulta, evita, ignora, disturba.
È un ipocrita.
E lo sono anche io.
“Sono una ragazza
anche io.”
L’alcol deve avermi
ucciso il cervello.
Basta un passo per
annullare la distanza che c’è tra noi due.
Bastano delle labbra
che si sfiorano per cambiare tutte le carte in gioco.
“Non importa” aggiunge dopo qualche
attimo di silenzio, “me ne fotto di quello che dice la gente.”
“Sì, tu puoi anche fottertene” sbotto,
brusca, “ma io no.”
“Ma sei impazzita?!”
“Ma se sei stata tu quella che...!”
inizia, non riuscendo a trattenersi, ma poi sembra pentirsene. Sono stata io ad averlo baciato, ecco
cosa voleva dire. “Senti, mi dispiace. Dobbiamo fare qualcosa.”
Improvvisamente ci ritroviamo complici
in un affare più grande di noi.
Mi spinge via in malo
modo.
Il punto in cui mi ha
toccato scotta ancora rovente.
Cosa ho fatto?
“Oddio, io…”
“Guarda un po’ chi si
vede!”
La voce di Lorcan annuncia l’alba della tragedia.
“Chissà cosa penserà
la tua amichetta.”
“Se Serpeverde
vince, dirai a tutta Hogwarts la verità. Se Grifondoro vince, la dirò io.”
“Ti prego, non farlo!
È stato un errore.”
“Troppo tardi,
Rosie.”
“Sei un degno codardo” arriccio il
naso. “Ti hanno Smistato nella Casa giusta.”
“Paura di perdere, Weasley?”
“Affatto” esclamo. “Inizia già a
scrivere il tuo discorso.”
“Che succede qui?”
Il suono tonante della voce di Gazza ci
distrae dalla nostra conversazione. Afferro svelta il Mantello
dell’Invisibilità e cerco di coprire entrambi, ma distanti come siamo è
impossibile. Sono costretta a rannicchiarmi accanto a Scorpius,
le nostre teste che si sfiorano. Non ho coraggio di guardarlo e sento di essere
arrossita. Il mio mignolo, involontariamente, tocca il suo e faccio un gesto
brusco dettato dal panico. Malfoy mi intima di
smetterla posandosi un dito davanti alle labbra.
“Signor Weasley!
Signor Potter! So che siete voi due.”
Gazza ha ovviamente pensato che si
tratti dei miei cugini Fred e James. Di sicuro non si aspetterebbe di trovare
in una situazione del genere i due Prefetti di Grifondoro
e Serpeverde. Gli bastano due passi per arrivare esattamente
davanti a noi. Disperata, strizzo gli occhi in preda al terrore, per poi
scorgere l’espressione divertita di Scorpius e alzare
gli occhi al cielo. Ma fa sul serio?!
Tre minuti dopo, Gazza decide
finalmente di mollare l’osso. Ho contato ogni secondo che mi separava dalla
libertà con angoscia e, dopo che se n’è andato, balziamo giù dal bancone con
estrema attenzione.
Sarà la milionesima volta che rischio
di essere beccata da Gazza mentre non rispetto le regole, ma di sicuro non mi
sarei mai aspettata che un giorno sarebbe successo con Malfoy
come complice.
“Devo accompagnarti ai Sotterranei,
vero?” sbuffo.
Lui fa un sorriso sghembo ed eloquente.
Dopo esserci salutati in un modo
piuttosto imbarazzante, a metà tra l’astioso e il connivente, torno al dormitorio
con un pensiero fisso: o sabato vinco quella partita, o sarò ancora più fottuta
di quanto non sia già.
*
Non è coraggioso chi
non ha paura, ma chi va avanti comunque, anche con la paura addosso.
Albus è gay.
Faccio ancora fatica a realizzarlo, non
perché non me l’aspettassi, ma perché ho sempre pensato che, se lo fosse stato,
me l’avrebbe detto – lo avevo sempre dato per scontato: niente segreti tra di
noi.
Certo, non ha mai avuto una ragazza e
nemmeno ne ha mai commentata una. A parte questo, però, non avevo mai scorto
altri segnali.
Sento un fastidio continuo alla bocca
dello stomaco, perché avrei voluto che me lo confessasse. Pensavo che si
fidasse di me, che non mi considerasse alla stregua di tutti gli altri. Anche
se ormai io e lui non siamo che polvere e cenere.
Vorrei che Albus
fosse consapevole che io non mi permetterei mai di giudicarlo. Una parte di me
sa che, se anche si convertisse al Lato Oscuro, gli vorrei bene e non
cambierebbe niente, fra noi.
Dai brandelli di conversazione tra lui
e Nott mi è parso subito chiaro che lui si ripudia… e
il tutto perché gli piacciono i ragazzi.
Mi immagino Albus
tentare di fare coming out, a casa. Non oso pensare
alla reazione di James… e di Lily. E di tutti gli altri.
Me lo immagino mentre si inventa gli
scenari più pessimisti e disparati di cosa potrebbe succedere, disperandosi.
Forse, Nott è
la sua spalla su cui piangere.
Vorrei esserlo io.
Ed è per questo che la mattina mi
presento a fare colazione allo stesso orario di tutti gli altri. Mi risuonano
in testa le parole del professor Neville, e mi convinco che devo provare ad
affrontare le mie paure, e soprattutto devo provare ad aggiustare le cose.
Dominique mi fa un cenno con la mano ma
io supero il tavolo dei Grifondoro a testa alta,
dirigendomi da un’altra parte.
Ossia, al tavolo dei Serpeverde.
Ad ogni passo, mi ripeto che niente
andrò storto, che ce la posso fare, che devo credere in me stessa. Ad ogni
passo, conquisto fiducia. Ad ogni passo, raggiungo una versione migliore di me
stessa.
I Serpeverde
sono increduli. Anzi, non solo i Serpeverde. Tutta la
Sala Grande è girata ad osservarmi, sprofondata nel silenzio più teso che io
abbia mai percepito.
Distinguo l’espressione terrorizzata di
Lysander, che tuttavia sventola la mano nella mia
direzione e intima al ragazzo al suo fianco di farsi più in là per farmi
spazio. Quando prendo posto, ho tutti gli occhi puntati addosso, avidi, in
attesa di assistere allo spettacolo più emozionante dell’anno.
“Ciao, Albus.”
È seduto esattamente di fronte a me, con
Malfoy e gli altri vicino. Non ho tempo di osservare
le loro reazioni, ma sento perfettamente, da sotto il tavolo, il calcio di Lysander.
Il mio amico non risponde. Tiene lo
sguardo basso, concentrato a osservare il bacon abbrustolito servitogli da un
Elfo Domestico.
Qualche posto in là, Lorcan osserva la scena gelato sul posto. Qualcosa è andato
storto nel tuo piano, Scamandro?
“Sai, è inutile fare di tutto per
essere accettato nel gruppo se il primo a non accettarti sei tu.”
Il mio tono non è velenoso o
sarcastico, ma sinceramente affettuoso. È evidente che gli sto parlando come se
tra noi nulla si fosse rotto. Albus solleva
impercettibilmente il capo, rifiutandosi però di guardarmi. Se lo conosco
ancora bene, tuttavia, so di averlo colpito nel punto giusto.
“Hai preso le difese di tua sorella e
non posso biasimarti per questo. Ma ti consideravo il mio migliore amico, Albus. E hai preferito compiere la scelta più facile.”
Ancora nessuna reazione. Lysander, al mio fianco, continua a sventolarsi la mano davanti
al viso per non svenire. Malfoy è imperturbabile come
al solito, mentre Nott sembra addolorato, quasi
avesse capito tutto.
“Spero che un giorno cercherai anche tu
di riaggiustare la nostra amicizia.”
Non ho le forze di aggiungere altro. E,
proprio quando ho perso la speranza, Albus alza gli
occhi dal piatto tuffandoli nei miei.
Quel verde smeraldo una volta tanto
familiare ora è come se non lo riconoscessi più.
Mi fredda con lo sguardo, Albus. Gli bastano poche parole. “Vattene. Qui non sei la
benvenuta.”
Penso che normalmente una risposta del
genere mi avrebbe fatto infuriare, scalpitare, perdere le staffe – per questo
motivo, credo, Lysander mi stritola il braccio. Al
contrario, in questo momento mi sento calma. Ferita, certamente, ma non
incazzata – la rabbia ha lasciato spazio alla delusione più profonda. “Ti
ricordi quando tutti dicevano che eri un vigliacco e io ti difendevo sempre,
perché non ho mai creduto che lo fossi veramente? Be’, adesso devo ricredermi.”
Faccio per alzarmi e andarmene, perché
la mia missione si è rivelata un fallimento. Più guardo Albus
e più quel ragazzino che mi prendeva la mano per andare a lezione scompare. Lysander, però, si schiarisce la voce e balbetta: “Lei è
con me, può stare qui.”
Mi sento così fiera le rare volte in
cui Lys tira fuori gli artigli. Gli rivolgo un
sorriso e addento la mia brioche fumante, ma Albus
non intende cedere: “Sei una Grifondoro. E
soprattutto una bugiarda. Ripeto che
non sei la benvenuta, qui.”
Mi convinco di essere finita in un
incubo. Al non può davvero star pronunciando quelle parole. Non oserebbe.
Raddrizzo le spalle e, indicando la mia spilla da Prefetto, dico con quanta più
arroganza mi è possibile: “I Prefetti vanno rispettati, non insultati con
offese che inneggiano all’odio tra le Case, Albus. Meno dieci punti ai Serpeverde.”
Tra le Serpi nasce un violento baccano,
tra chi grida all’ingiustizia e chi declama di voler picchiare “quell’idiota di
Potter”. L’unico serafico, nella folla, è Lorcan, che
si gode la scena a braccia conserte.
C’è qualcun altro di estremamente
tranquillo, qui. Qualcuno che ha evidentemente un piano in testa – ovvero, Malfoy, che alza la voce ed esclama: “Complimenti, Weasley. Meno venti
punti ai Grifondoro per avere abusato del tuo compito
di Prefetto, un gesto dettato da irrazionalità e perdita di controllo, come
sempre.”
“Scusa?!”
Se prima riuscivo a mantenere un
architettato atteggiamento composto, ora Malfoy mi fa
implodere. Dal tavolo dei Grifondoro si elevano
strepiti e urla. In un momento di silenzio, però, sono io a levare la voce:
“Vogliamo raccontare a tutti dov’eri ieri alle quattro di notte, Malfoy? Perché non penso che te la caveresti con venti
punti.”
Scorpius strabuzza gli occhi
e finalmente si lascia scalfire da qualcosa, al posto di restare fastidiosamente
impassibile. “Ma se c’eri anche tu con me!”
Oh cazzo. Oh cazzo oh cazzo
oh cazzo. Non appena pronuncia quella frase, ci rendiamo conto entrambi, con
una smorfia di terrore, di che cosa può sembrare quanto ha detto.
La Sala Grande esplode in esclamazioni
scioccate. Tutti iniziano a scambiarsi sguardi sconvolti. Qualcuno,
addirittura, si passa degli zellini, urlando di aver
vinto la scommessa.
Mi spiaccico una mano contro la faccia,
disperata.
Adesso tutta la
scuola pensa che io e Malfoy, ieri sera, l’abbiamo
fatto.
Di nuovo.
Note dell’autrice
Quanta tenerezza vedere
Neville nei panni di professore!
E quanto bello è stato
descrivere questo primo momento tra Rose e Scorpius,
nelle cucine.
Finalmente si sa cos’è
successo quella fatidica sera…
E sembra proprio che Rose
si sia messa ancora più nei guai, dopo quella confessione in Sala Grande!
Fatemi sapere che ne
pensate!
Giulia